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Il mito di Aci e Galatea

di Dangerous Prey


Aci era un pastorello figlio del Dio Fauno e della ninfa Simete che crebbe tra le vallate e i pendii dell'Etna dove era solito pascolare il suo gregge.
Ma spesso la sua presenza infastidiva i Ciclopi che abitavano le grotte del vulcano.
Tra questi il più infastidito era Polifemo che non aveva certo a simpatia il ragazzo.
Così Aci per evitare le ire del Ciclope decise di pascolare il suo gregge più a valle.
Ma si sa l'arsura delle giornate della Trinacria non è cosa facile da sopportare, nè per gli uomini nè per gli animali e Aci fu costretto a risalire nelle zone dei Ciclopi facendo attenzione a non farsi vedere.
Mentre si dissetava ad una fonte gli parve di scorgere nell'acqua la figura di una bellissima fanciulla.
Pensando che fosse un riflesso di scatto si voltò per vederla meglio ma niente, dietro di lui non c'era niente.
Tornò a guardare l'acqua e di nuovo quella stupenda visione , si girò di nuovo e ancore niente.
"Che sortilegio è mai questo" penso allora il giovane "sarà forse opera di qualche terribile maga che vuole ingannarmi come ha fatto Circe con Ulisse?".
Torno a guardare nella fonte ma non vide più niente.
Così ridiscese per la vallata ma il pensiero di quella giovane donna non lo lasciò.
Neanche il Dio Hypnos quella notte fu magnanimo e Aci rimase tutto il tempo a pensare alla fanciulla.
La mattina molto presto, prima ancora che il Dio Apollo portasse il suo carro dorato nel cielo, Aci si diresse di nuovo al luogo dell'incontro e poco prima di arrivare scorse in lontananza un piccolo gregge apparentemente
abbandonato.
Avvicinandosi ancora di più vide la figura di una fanciulla che non riconobbe finchè non gli fu vicino.
Il pastore non riuscì a proferire parola allora toccò alla ragazza parlare.
"Mi chiamo Galatea" disse " sono figlia del Dio Nereo e di Doride, ti ho visto ieri alla fonte dove per natura divina dimoro".


"Vengo quì solo per occuparmi del mio gregge, tu piuttosto che ci fai quì non sai chi abita in quelle caverne?"
"Lo so" rispose Aci "ci abitano i Ciclopi e tra questi il più cattivo è Polifemo".
"Povera me" disse allora Galatea "è proprio a lui che io sono promessa sposa, ha fatto bene l'Odisseo a cecarlo anche se è servito a poco visto che Poseidone Dio dei mari e suo padre gli rigenerò l'occhio".
I due parlarono e parlarono seduti per ore sotto un castagno e alla fine si amarono tutta la notte.
Ma la passione non gli permise di avvertire il pericolo.
Dei boati enormi si sentivano in lontananza.
"E' il vulcano che lancia i suoi sassi" disse Aci.
Persino Apollo avendo capito il pericolo ritrasse i raggi del sole per prolungare la notte ma poi costretto da Zeus dovette far nascere l'alba.
I boati furono sempre più vicini finchè non si stagliò davanti alla coppia la figura imponente di Polifemo.
Infuriato per il tradimento della sua futura sposa, il Ciclope prese con una mano un masso vicino a lui e con l'altra il giovane pastore poi con uno scatto lo scaraventò a terra con tutta la sua forza e per finirlo gli lanciò sopra il masso.
Il sangue di Aci cominciò a scorrere copiosamente e mano a mano che incontrava la terra la scavava.
Più passava il tempo più il sangue aumentava fino a trasformarsi in un piccolo fiumiciattolo che scese lungo il pendio dell'Etna fino ad arrivare in mare colorandolo di rosso. Si racconta che Galatea a quella vista supplicò gli dei di salvare il suo amato e che gli dei impietositi trasformarono allora Aci in un piccolo fiume che ancora oggi corre verso il mare.
Così i due amanti si possono incontrare lì dove Aci trasformato in fiume tocca il mare, dimora divina di Galatea e di tutte le Nereidi.
Di seguito alcune foto e alcuni versi riguardanti il Mito.





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