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Diffida degli dei che portano doni

di R.Doriana

Disclamer: tutti i personaggi qui trattati non mi appartengono, essendo di proprietà della MCA. Mia è la storia, ma non intendo guadagnare denaro grazie ad essa, tanto meno infrangere in alcun modo le regole del copyright.
Subtext: per come la vedo io, ciò che nella serie era "subtext" qui è da considerare "maintext". In parole povere, le nostre due eroine provano un sentimento che va al di là della semplice amicizia. In questa storia, quindi, il loro rapporto sarà inteso tale. Nonostante ciò, non ci saranno scene esplicite (se siete in cerca di quelle, conoscerete sicuramente altri links a cui affidarvi), ma solo fugaci accenni.
Spoilers: la serie è terminata :'( , quindi non si possono dare anticipazioni alcune… Ad ogni modo, questo racconto prende il via al termine di "Seeds of faith". Nel racconto si parte dal presupposto che Ares e gli altri dei sapessero già cosa significasse per loro la nascita del figlio di Xena (senza aspettare le Parche in "God fearing child").
Note: alcuni dei dialoghi a cui si fa riferimento sono presi da quelli in lingua originale, per evitare la contraffazione di quelli in lingua italiana. :6
Ringraziamenti: grazie a Dany, che m'ha chiesto esplicitamente di scrivere una ff seguendo un suo suggerimento. Spero d'aver dato degnamente voce alle tue richieste…

Critiche costruttive, pareri e (perché no?) spunti per altre storie, saranno ben accetti: red_doriana@yahoo.it

 

Seduta sulle coperte vicino al fuoco del loro accampamento serale, Gabrielle sorseggiava piano l'infuso d'erbe appena preparato. La sera era ormai calata, le stelle s'erano accese, brillanti, nel cielo ed una brezza frizzante soffiava dai monti vicini. Poco distante, Xena dormiva profondamente, quasi nascosta dalle pesanti pelli usate per proteggersi dal freddo durante la notte. Prendeva molte più precauzioni, ora che stava per diventare madre.
Con un sospiro, la ragazza soffiò via il vapore che si sollevava dalla tazza in leggeri involti di fumo…
Avrebbe voluto farle lei quel dono… Un figlio: che cosa grande! Paradossalmente, l'unica cosa che il suo amore non era in grado di creare. Ed ora, la persona a lei in assoluto più cara, la sua Compagna, era in attesa di una piccola, nuova vita. Una vita con la quale lei non aveva nulla a che vedere.
Aveva capito subito, quando Xena aveva annunciato la propria improvvisa maternità, che doveva trattarsi di un intervento divino. In cuor suo aveva pregato che non fosse un nuovo colpo di testa di Ares, pronto ad architettare di tutto pur di portargliela via. In tal caso, ne era certa, nonostante fosse una semplice mortale, avrebbe sicuramente trovato il modo per fargliela pagare…
Invece, la stessa Xena aveva negato qualsiasi coinvolgimento del dio della guerra nel concepimento della sua creatura. Anzi, proprio qualche giorno prima, l'aveva dichiarata "padre" ufficiale del bambino…
- Gabrielle ha fatto il lavoro… - al ricordo di quelle poche parole Gabrielle sorrise tra sé: che sensazione formidabile aveva provato allora! Sentendo la dichiarazione della sua Compagna era arrossita, sì, ma in cuor suo aveva esultato, soprattutto di fronte allo sguardo, a metà tra il furioso e l'incredulo, sfoderato dal dio della guerra.
"Beccati questa… Lei è mia e di nessun altro al mondo, umano o divino che possa essere!" aveva pensato in quel momento, reggendo con fierezza lo sguardo di Ares, il quale aveva tentato una battuta di spirito sulla sua disponibilità a pagare pur di assistere al concepimento…
"Sbruffone" si era detta alzando un sopraciglio "Sarcastico solo perché sai che non potrai MAI prendere il mio posto…".
Sì, in cuor suo aveva sempre desiderato formare una famiglia con Lei, magari costruirsi una casa e cercare una vita più tranquilla, che permettesse ad entrambe d'invecchiare pacificamente, circondate da figli e nipoti amorevoli.
Figli… Che senso d'impotenza di fronte a questo strano scherzo della natura. Non poteva far a meno di richiamare alla mente le parole di sua madre: "Solo l'amore tra un uomo ed una donna può permettere la nascita di una nuova vita, che arriva a benedire l'unione perfetta tra i due sposi".
Gabrielle mascherò il proprio disappunto di fronte a quel ricordo ravvivando il fuoco con gesti nervosi.
"Non è giusto!" pensò, "Sposai Perdicus senza provare per lui più amore di quanto ne provassi per un semplice amico eppure, se non fosse morto e fossi rimasta la sua sposa, mi sarebbe capitato anche più di una volta di concepire un figlio con lui… Invece, ora che ho accanto a me l'Amore della mia vita non sono in grado…". Rimescolò di nuovo con stizza i ciocchi di legno, che sfrigolarono, lasciando svolazzare nell'aria un turbinio di scintille rosso acceso.
Non sapeva dire se fosse il polverio luminoso del fuoco o un'inconfessata voglia di piangere dovuta alla rabbia a pungerle gli occhi in quel momento: tutto ciò che poteva dire di se stessa era di sentirsi inutile ed impotente… "Impotente", rise amaramente tra sé, "proprio il termine adatto in questa circostanza…".
Ad acuire il suo malessere erano stati principalmente gli avvenimenti dei giorni precedenti: la morte di Eli, la sua lite con Xena a riguardo, la tentazione di Ares… Soprattutto, però, era stata la notizia che il figlio della sua Compagna era stato concepito per intercessione di Callisto e che ora ne era la sua nuova incarnazione, a lasciarla senza forze.
Callisto. Il loro incubo personale fin dall'inizio della loro vita insieme. Ogni volta che si era manifestata sulla loro strada aveva portato con sé dolore e morte e desolazione. Invece, ora, redenta dall'ennesimo sacrificio di Xena, si era eretta allo stato di Angelo e aveva barattato le proprie azioni ignobili del passato con la nascita di una nuova creatura, proprio dal grembo di colei che era stata la sua peggior nemica... A volte la vita riserva scherzi particolarmente sadici a chi si aspetta troppo da lei…
- La verità è che sei gelosa di essere stata tagliata fuori dal gioco, proprio quando si faceva più interessante. - una voce le arrivò distinta, ma senza che nessun corpo l'avesse emessa.
- Sento puzza di ratti… Vieni fuori, so chi sei! - rispose Gabrielle, riconoscendo subito in quelle poche note di scherno il dio della guerra.
- Sempre gentile, vedo. - con un barbaglio blu Ares fece la sua entrata nell'accampamento. D'istinto, Gabrielle volse lo sguardo verso Xena, che dormiva poco distante.
- Non preoccuparti: la "mammina" non può sentirmi… Solo tu avrai l'onore di colloquiare con me, stasera. - Gabrielle fece una smorfia di disgusto, ma il dio la ignorò, proseguendo - Allora, come ci si sente ad essere la semplice comparsa innamorata della grande attrice? Lasciata fuori dai grandi giochi come al solito, eh? Non ti stancherai mai di essere messa in disparte davanti a tutte le occasioni importanti? - Il dio stirò le labbra in un sorriso beffardo e si avvicinò di qualche passo.
- Sta fuori dalla faccenda, Ares - Replicò bruscamente Gabrielle scattando in piedi. In pochi istanti aveva estratto dai calzari i sais e, facendoli roteare abilmente tra le mani, li aveva posizionati in atteggiamento difensivo. - Non sono dell'umore giusto, stasera. -
- Già, si vede. Ad ogni modo, nonostante ciò che pensi, sono venuto a proporti un accordo. - Il dio della guerra si avvicinò con fare confidenziale alla giovane donna. Gabrielle non poté fare a meno di alzare la guardia, non del tutto convinta dalle intenzioni della divinità.
- So che non ti fidi di me, posso capirti. Ma durante questi giorni hai potuto sperimentare quale sia il mio potere… -
- Come no! Uccidere persone inermi e disarmate fa parte delle tue imprese più encomiabili, Ares… Ne ho avuto una dimostrazione con Eli. - Gabrielle scoccò il proprio commento caustico guardando Ares dritto negli occhi e proseguì - Qualsiasi sia l'affare che vieni a propormi, non m'interessa. In questo momento, l'unica cosa veramente importante per me è Xena, e il bambino che deve nascere… -
- Che non è tuo… - l'interruppe il dio, con un sorriso di sfida. - Fa male, eh? Pensi che non abbia sentito i tuoi pensieri poco fa? Dimentichi che sono un dio, dopotutto… "Impotente…proprio il termine adatto in questa circostanza…" - la scimmiottò - Bene, mia cara ragazza, io ho la possibilità di rendere i tuoi sogni realtà… - Ares lasciò la frase in sospeso, per aumentare l'attesa, poi riprese - Il figlio che Xena sta per dare alla luce causerà la fine degli dei dell'Olimpo. Si da il caso che io sia uno di loro e l'idea di interrompere la mia esistenza per colpa di un lattante non mi va affatto a genio… Questo lo sai già. -
Gabrielle rivolse al dio uno sguardo interrogativo - Se cerchi qualcuno per scaricarti la coscienza ed affrontare la fine con l'animo in pace, hai sbagliato persona, Ares. Non ti posso essere d'aiuto alcuno. Ora vattene, prima che Xena si svegli e ti faccia pentire d'essere venuto fin… -
- Xena, Xena, Xena… Sempre lei nei tuoi pensieri, vero? Ma credi di occupare ancora un posto privilegiato nei suoi, Gabrielle? Ora c'è un bambino, una creatura tutta sua, solo ed unicamente sua. Che posto pensi di meritarti nella sua scala di preferenze, ora, Gabrielle? -
Il dio della guerra si era fatto serio nella sua esposizione ed aveva puntato uno sguardo penetrante sulla ragazza. Gabrielle abbassò le braccia e, di conseguenza, i sais. Li infilò di nuovo nei calzari e, voltando le spalle alla divinità, tornò a sedersi accanto al fuoco. Passarono alcuni lunghi momenti di silenzio. Ares aspettava pazientemente dall'altra parte dell'accampamento, Gabrielle poteva vederlo distintamente al di là del fuoco. Le seccava ammetterlo, ma quella divinità così indisponente e sbruffona aveva messo il dito nella piaga: la verità era che avrebbe fatto di tutto pur di essere davvero il "padre" della creatura di Xena. Le venne in mente una discussione fatta tempo prima, quando Xena non sapeva di essere incinta o, forse, non lo era ancora.

- Se bastasse una sola delle nostre notti d'amore per poter concepire un figlio, pensi che non darei tutta me stessa per quella notte, Xena? - le aveva confidato quella sera mentre, accanto al fuoco, discutevano sulla possibilità di metter su famiglia in qualche villaggio amazzone. - In passato ci siamo tolte a vicenda i figli che il destino aveva voluto concederci… Abbiamo superato insieme quei momenti, non è detto che non si possa trovare, insieme, una soluzione a questo problema… -
Xena si era alzata ed era andata ad aggiungere altra legna al fuoco. Parlare di Solon le era ancora difficile, nonostante fossero ormai passati due anni dalla sua morte…
Gabrielle aveva aspettato che tornasse a sedersi ed aveva ripreso: - So che molte amazzoni cercano "padri" per i loro figli nei villaggi attigui al loro territorio. Una volta che il concepimento è avvenuto, quegli uomini fanno ritorno alle loro case e non possono accampare alcun diritto sul nascituro…A meno che non sia maschio, s'intende…- .
Xena aveva interrotto bruscamente il suo silenzio: - Non potrei permettere che qualcuno ti tocchi mentre io me ne sto fuori dalla tenda ad aspettare "che il concepimento avvenga"… Impazzirei, Gabrielle! Finirei per uccidere quel disgraziato…- .
Gabrielle le aveva preso le mani, stringendogliele con dolcezza: - Lo so, amore, anch'io non potrei tollerarlo, se fossi tu dentro la tenda… Ma non c'è altra soluzione, vedi? Io… Io non posso… Anche se vorrei tanto, dopo ciò che Hope e la mia leggerezza ti hanno causato, io vorrei davvero…- .
Xena l'aveva interrotta ponendole dolcemente un dito sulle labbra: - E' tutto passato e sai che ai miei occhi tu non hai colpe…Il tuo desiderio non fa altro che renderti ancora più importante per me. Non sai quanto anch'io voglia un figlio da te; purtroppo, la natura non ci permette di concepirlo ed io, a mia volta, non accetterei "compromessi" con nessuno. Il "metodo amazzone" non fa per me, Gabrielle…- il dito era stato sostituito dalle labbra della donna - Questo non vuol dire che noi non si possa… - il respiro d'entrambe s'era fatto affannoso - …continuare a cercare di… - Gabrielle si era sentita sollevare da terra e, con movimento fluido, stendere sulle coperte vicino al fuoco - …sperimentare "metodi" del tutto nostri e magari… - il resto della frase, come qualsiasi altro pensiero logico, era stato velocemente inghiottito dalla loro passione.
Nessun altro argomento le aveva interessate, quella notte.

- Una monetina per i tuoi pensieri… - la ragazza fu improvvisamente interrotta dalle parole del dio.
- Ares… Dimenticavo che fossi qui. Vattene: non prendo accordi con gl'imbroglioni. -
- Male, molto male, ragazzina. Ciò che voglio proporti è veramente vantaggioso, credimi. Per entrambi. - Il dio della guerra si avvicinò a Gabrielle passando attraverso il falò, senza dare segno d'accorgersene minimamente - Tu avresti un figlio tuo dalla donna che ami ed io avrei garantita la mia sopravvivenza… Sicura che non t'interessi l'affare? - Ares, ora, si era inginocchiato davanti al bardo che, ostinatamente, teneva gli occhi rivolti verso terra.
La ragazza non poteva credere a ciò che aveva udito: aveva capito bene? "Un figlio mio dalla donna che amo… Mio, mio, mio…" nella testa di Gabrielle, all'improvviso, una sola immagine aveva preso forma: una creatura che portava in sé sia Xena che lei. Un essere nato dalla loro fusione, dal loro amore incondizionato… Quale grande tentazione, che occasione le si presentava davanti… Ma con una divinità dell'Olimpo c'era sempre un prezzo da pagare, Gabrielle lo sapeva bene.
- Cosa vorresti, in cambio del tuo "dono", Ares? - la ragazza aveva alzato gli occhi, puntandoli con fierezza in quelli del dio di fronte a lei - So che non fai mai niente per niente. Chi pagherà per permetterci di ottenere ciò che vogliamo? -
Il dio la guardò maliziosamente poi, sorridendo, rispose - Nessuno di quelli che ami dovrà soffrire. Non Xena, non Joxer, non Lila o i tuoi genitori… Nessuno. Sparirà solo un insignificante, ingombrante, mai voluto bebè… Chi se ne ricorderà più tra qualche mese? -
Gabrielle aveva spalancato gli occhi, stupefatta: Ares era intenzionato a sopprimere il figlio di Xena, che non era ancora nato… Come poteva anche minimamente pensare che lei fosse d'accordo con un infanticidio?
- Tu sei pazzo! - gli gridò schernendolo - La paura ti ha reso folle! Uccidere un bambino? E' il peggiore dei crimini, Ares! Xena non ti perdonerebbe mai … Io non te lo permetterò! - ciò detto, la ragazza estrasse i sais dai calzari e si scagliò contro il dio della guerra. La divinità la scansò facilmente, assestandole un colpo preciso tra le scapole e scaraventandola a terra. Senza fiato per il dolore, Gabrielle si alzo e si rimise in posizione d'attacco, le punte dei sais scintillanti al riverbero del fuoco.
- Ragazzina, non mi hai capito… Non potrei mai permettere che Xena mi odi: se le togliessi un figlio lei perderebbe la ragione. Tornerebbe ad essere la Xena di un tempo, certo, ma incanalerebbe tutta la sua rabbia contro di me, e non è questo che voglio. Mi credi tanto stupido? -
Gabrielle inghiottì con fatica, prima di rispondere - Solo uno stupido può pensare di togliere una creatura alla propria madre e farla franca. -
- Ma io farò in modo che la madre non ricordi d'aver mai avuto la creatura in questione… Riporterò il tempo indietro, fino al momento del concepimento. Non posso impedire che avvenga, ma posso sempre causare qualche piccolo "incidente" in modo che la creatura non continui a crescere. Molte madri non portano a termine le gravidanze: è naturale, tra voi umani. Xena non soffrirà per la perdita di un figlio, semplicemente perché non avrà il tempo di rendersene conto. - dichiarò serafico Ares - Capisci perché si tratta di un piano perfetto? - con un sorriso sprezzante il dio continuò - Voi uomini non riuscite a vedere al di là delle vostre scarse possibilità. Sempre a vagliare i pro e i contro in tutte le cose. Avete sempre tra i piedi quella maledetta moralità, che vi rende vulnerabili e stupidi… -
- Sarà, ma la nostra fragilità ci permette di accettare quando arriva la fine, Ares. Tu, invece, sei così attaccato alle certezze del tuo essere divinità da aver paura di un bambino non ancora nato! - Gabrielle accennò ad un sorriso e lanciò i sais contro il dio il quale, afferratoli al volo, li scaraventò indietro, sfiorando di poco il viso della ragazza. Disarmata, Gabrielle attese che Ares facesse la sua prossima mossa.
Anziché sferrare l'attacco, il dio le si avvicinò di scatto - Ricordi nel deserto? Quando ti feci assaporare cosa si provi ad avere il Potere? - alzò le mani e le posizionò ai lati del corpo della ragazza. Gabrielle si sentì pervadere da una carica di energia irrefrenabile: sollevata dalla condizione umana, sentiva l'energia del dio della guerra passarle attraverso il corpo e suscitare dentro di lei una sensazione costante di onnipotenza. Il dolore tra le scapole era passato, così come la sensazione di sconfitta che l'aveva attanagliata fino a pochi istanti prima. Al loro posto, ora, regnava la consapevolezza di un potere illimitato ed assoluto, capace di piegare le volontà altrui ai propri desideri.
- Senti il Potere scorrere nelle tue vene, Gabrielle? Senti com'è facile ed appagante lasciarsi prendere? E' una sensazione meravigliosa, non trovi? Io la vivo tutti i giorni, da sempre… Per te potrebbe essere lo stesso, Gabrielle… - il dio aumentò ancora di più l'intensità dell'energia sprigionata dalle sue mani. Gabrielle chiuse gli occhi ed assaporò il piacere che ne derivava.
- Lasciati andare e fidati. Diventerai il mio Campione. Porterai aiuto laddove vorrai e, nel mio nome, soccorrerai i popoli… - la voce di Ares giungeva suadente alle orecchie della ragazza - La tua Compagna ti darà il figlio che desideri e potrete costruirvi una vita tranquilla e agiata. Avrai il Potere e la Gloria e controllerai il Mondo in mia vece… - lentamente, le mani della divinità si chiusero a pugno e l'alone di energia abbandonò la ragazza.
Gabrielle si sentiva in stato di trance: quella sensazione sconvolgente le aveva lasciato un piacevole formicolio per tutto il corpo… Si scoprì a desiderare ardentemente di poterlo sentire di nuovo.
- E'… esaltante… inebriante… - riuscì a mormorare.
- E' il Potere, Gabrielle - riprese il dio, - lascia che sistemi le cose a modo mio ed assaporerai questa sensazione per tutti i giorni della tua vita…Accetta, Gabrielle e togli a Xena il peso di questa creatura che non ha chiesto, che le è d'ingombro… - Ares s'era portato vicinissimo alla ragazza, fino ad arrivare all'altezza delle sue orecchie, nelle quali sussurrava concitato.
"D'ingombro…" pensò Gabrielle. Come poteva essere d'ingombro? Xena non si era mai mostrata dispiaciuta del suo stato, anzi: quando l'aveva saputo, era corsa ad annunciarglielo, con una felicità ed un candore quasi infantili. L'aveva rivista ridere, finalmente, l'aveva vista rifiorire e rinvigorire col passare dei giorni: quel bambino era stato mandato perché desse a Xena e a lei una nuova occasione per ricominciare a vivere. Il compito di quel bambino era quello di dar un nuovo senso alla loro vita, cancellando le brutture degli anni precedenti: era la risposta ad Illusia, l'antidoto contro il rancore che ciclicamente, anche se sempre più sopito col passar del tempo, le assaliva ancora… Era il riscatto verso Cesare e le sue croci, il corroborante definitivo per il loro rapporto.
- Tu non vuoi eliminare questo bambino perché lo temi… Tu vuoi eliminarlo perché sai che la sua nascita ci unirà ancora di più! - La realizzazione della verità colpì la ragazza con una fitta accecante. Istantaneamente ebbe la netta consapevolezza delle conseguenze che la sua scelta avrebbe provocato: la perdita di un figlio, di nuovo, avrebbe scaraventato Xena nel dolore più acuto, nella disperazione più nera.
Dando voce ai suoi pensieri Gabrielle apostrofò il dio che, nel frattempo, s'era portato accanto al falò - Quando Xena si renderà conto di aver perso un figlio avrà bisogno di tutto l'aiuto ed il supporto possibili ed io, guarda caso, sarò impegnata ad essere il tuo Campione… Magari lontana da casa, proprio in quel periodo. Così farà il suo ingresso il "misericordioso" e "compassionevole" dio della guerra… - la ragazza enfatizzò le parole, mentre piegava le labbra in un sorriso amaro - Oh, che caritatevole, Ares! Già m'immagino la scena: gli abbracci, le parole di conforto e, poi, piano piano, eccole instillato il dubbio sul mio amore per lei: Gabrielle, lontana ed insensibile al suo dolore… Perché è questo ciò a cui vuoi arrivare, vero Ares? - Gabrielle guardava il dio con aria di sfida, certa di aver colpito nel segno.
La divinità fece una smorfia, infastidita. Il bardo riprese - Non ci sarebbe stato nessun bambino, vero? L'avresti allontanata da me, magari convincendola a ridiventare il tuo Campione… Una volta ottenuta la sua fedeltà ti saresti liberato facilmente di me… Bel piano, Ares. Mi avevi quasi convinta, sai? - il dio sbuffò la sua rabbia, restituendo alla ragazza uno sguardo truce - Ma ad un certo punto hai sbagliato: non hai calcolato che il rapporto fra me e Xena non concepisce l'egoismo e non si basa su scelte unilaterali… Infondo, che ne puoi capire? Tu la desideri, ma non la ami! L'amore è donarsi all'altro senza pretendere nulla in cambio. Tu, invece, vuoi sempre qualcosa… - Trionfante, Gabrielle voltò le spalle al dio ed attraversò l'accampamento. Rideva, certa di essere nel giusto e di aver scoccato il colpo finale al dio della guerra.
Ares si schiarì la gola - Come credi…- la voce rabbiosa gli usciva a stento, - Hai fatto la tua scelta. Resta pure nell'ombra per tutto il resto della vita: è quello che ti meriti. - stringendo i pugni, chiuse gli occhi e sparì istantaneamente in uno sfolgorio bluastro.

Gabrielle si distese senza forze sulle coperte accanto a Xena: il confronto con il dio l'aveva lasciata spossata fisicamente ma, soprattutto, mentalmente. Resistere ad una tentazione tale aveva quasi completamente prosciugato le sue energie: nonostante tutto, comunque, la ragazza si sentiva soddisfatta, e in cuor suo era certa d'aver compiuto la scelta giusta.
"Anche se questo significa aver rinunciato ad una creatura mia, oltre che tua, Xena… Una creatura nostra…" pensò sospirando Gabrielle mentre, con la mano, scostava alcune ciocche corvine dalla fronte della Compagna ancora addormentata. "Per un attimo ci ho anche creduto: un bel sogno…".
Gabrielle stette per un po' ad osservare il profilo della donna per la quale, poco prima, aveva rinunciato a tutto ciò a cui un essere umano potrebbe aspirare. Il suo sguardo si posò amorevolmente sull'addome gonfio… No, non le dispiaceva affatto la scelta che aveva compiuto.
"Amerò tuo figlio come se fosse mio, Xena, e vi proteggerò entrambi, anche a costo della mia vita.", la ragazza sorrise tra se e si chinò, sfiorando dolcemente con le proprie labbra la guancia della sua Compagna.
Xena aprì gli occhi proprio in quell'istante e rivolse a Gabrielle un sorriso senza eguali. Poi, non senza fatica, si tirò a sedere: - Tuo figlio ha deciso di non farmi più dormire, per stanotte. Ha fretta di nascere… - disse ridendo e passando delicatamente una mano sul proprio grembo. Nell'udire quelle parole Gabrielle sentì il proprio cuore fermarsi di colpo: " 'Tuo figlio' ha detto…" la ragazza sorrise tra sé, "Sì, mio figlio…" e guardò con tenerezza la donna che in quel momento, forse inconsapevolmente, le stava facendo il dono più bello di tutta la sua vita.
Fu proprio Xena ad interrompere di nuovo il corso dei suoi pensieri… - Oh! Scalcia come un centauro!! Senti tu stessa… - così dicendo, si appropriò della mano della ragazza e, scostati i lembi della veste da notte, l'appoggiò con delicatezza sulla superficie nuda dell'addome. Quasi come se ne avesse percepito la presenza, il bambino scalciò: un calcio poderoso, che deformò per un istante la perfetta rotondità del grembo della madre. Gabrielle rimase senza fiato.
- Visto? S'è accorto della tua presenza ed ha esultato. Sei importante per lui, come lo sei per me, tesoro… - parlando, Xena coprì con la propria mano quella di Gabrielle, aumentando, con quel gesto, l'intimità della situazione. - Questo bambino è la risposta alle mie preghiere, Gabrielle. E' la realizzazione del nostro desiderio… -.
- Le tue preghiere, Xena? - chiese incredula Gabbielle - Tu hai sempre detto di non credere negli dei dell'Olimpo, che siamo noi gli artefici del nostro destino… -
- Non ho detto di aver pregato gli dei dell'Olimpo, tesoro. Credo debba esistere un'Entità superiore a loro, non solo più potente, ma anche più misericordiosa, più disposta ad ascoltare ed assolutamente meno egocentrica… - rispose Xena, tornando a stendersi sulle coperte, ma mantenendo la mano di Gabrielle dolcemente premuta sul suo grembo.
- Un'Entità tipo il dio di Michele e di Eli…? - chiese il bardo con interesse crescente: le piaceva particolarmente stare ad ascoltare Xena, soprattutto in quelle rare occasioni in cui si apriva completamente e dava corso ai sui pensieri più reconditi.
- Sì, qualcosa del genere… Ad ogni modo, dopo essere tornate dall'Aldilà, nello stesso momento in cui ti ho preso la mano, stese su quella pietra, ho realizzato che il desiderio più grande era proprio quello di darti un figlio. - la guerriera distolse lo sguardo dal viso di Gabrielle e lo puntò nell'infinità del cielo stellato - Una creatura che dimostrasse al mondo intero quanto sia forte il nostro legame… - di nuovo, gli sguardi tornarono ad incontrarsi - e che ti dimostrasse quanto sia immenso il mio amore per te… -.
Gabrielle sorrise ed inclinò lentamente la testa, finche le loro labbra non s'incontrarono. Quando si separarono, fu la poetessa a parlare per prima: - E' il più bel dono che qualcuno m'abbia mai fatto… Non potrò mai ringraziarti abbastanza, Xena. -.
La guerriera sfiorò col dorso della mano il viso di Gabrielle: - Abbiamo tutta la vita davanti, Gab… Mentre io faccio "il grosso del lavoro" - ciò detto batté con delicatezza la mano sul grembo - tu, per sdebitarti, potrai lavarmi la schiena, massaggiarmi i piedi, andare a caccia al posto mio, cucinare i miei cibi preferiti, lucidare la mia spada, strigliare Argo, raccontarmi leggende per farmi addormentare… -
- Va bene, ho capito, mi arrendo! - rise divertita la ragazza - Ma spera che non ci prenda troppo gusto nel coccolarti, altrimenti ti costringerò a rifare "il grosso del lavoro" almeno un'altra mezza dozzina di volte… Sai che ho sempre desiderato una famiglia numerosa… -
Xena rise ed accarezzò i capelli di Gabrielle - Una mezza dozzina di volte… Interessante… E come pensi di riuscire a convincermi? - intrecciando le dita nelle ciocche bionde, lentamente attirò a sé la ragazza.
- Xena, mi conosci: sono una donna dalle molte risorse… - disse Gabrielle sorridendo, mentre si abbandonava all'abbraccio della propria Compagna.

* Fine *

R. Doriana: "Diffida degli dei che portano doni" © 2003





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