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La stagione virtuale di Enemek

Prefazione

Naturalmente la maggior parte dei personaggi da me qui citati, appartengono alla MCA\Universal pictures, non voglio infrangere nessun copyright.
L’altra parte dei personaggi, sono attori dello spettacolo, che molti di voi conoscerete.

All’inizio ho pensato di crearli con la mia immaginazione, ma poi riflettendoci leggere un racconto dove tutti vedono i stessi volti dei personaggi da me inseriti, è più interessante.
E poi io sono sicura che un giorno, vedremo le nostre Lusy e Rennè insieme con qualche attore famoso.

Vorrei ringraziare con tutto il mio affetto possibile, “colei” che mi sta aiutando nel domare le mille parole, i mille pensieri e le mille pagine che non fanno altro che navigare in un mondo astratto ed irreale di questo mondo. Grazie a te…

Questa è la mia settima serie, da qui il mio racconto prosegue quella straziante puntata, che vide la principessa dividersi dalla “sua” amazzone.
Dico SUA , perché concordo nel sostenere che tra le due donne, c’era più che una semplice amicizia.
Quindi nel racconto sono presenti scene d ‘intimità fisica, (oltre che a scene di violenza e sangue), se questo crea imbarazzo o nervosismo vi consiglio di cambiare lettura.

Per qualsiasi commento eleonora58@aliceposta.it


UN NUOVO AMICO

Era una splendida giornata, il cielo era limpido, non c’era nuvola che rovinasse lo splendido paesaggio circostante.
L’aria era frizzante i fiori emanavano un soave profumo, la giornata era perfetta.
E’ qui che incontreremo la vita di un giovane, che senza volerlo si ritrovò ad aiutare le vite di coloro che fecero l’impresa di mille battaglie.
Il suo nome era Amos, (Tom Welling. Clark di Smallville) giovane giramondo che amava conoscere mille posti e mille persone.
La sua abilità era di instaurare un dialogo aperto con chiunque, forse perché il suo viso emanava fiducia e difficilmente la gente che lo incontrava era inospitale o sgarbata. Aveva il dono di convincere chiunque, che era possibile anche ad un asino volare.
Amava moltissimo ascoltare le storie narrate dai famosi poeti, riguardanti persone forti, gloriose e uniche nel loro genere, per poi narrarle a sua volta.
Una fra le tante era Xena, che lui ammirava in modo particolare come persona e come donna guerriera. Il primo a narrargli le sue vicende fu suo padre,che purtroppo morì.
Dovunque andava non c’era luogo che non parlasse di lei. Aveva saputo della sua morte; gli sarebbe piaciuto poter parlare o anche solo poter conoscere la sua amica e compagna di viaggio, Olimpia.
Ma era un impresa difficile, perché era passato del tempo dalla morte di Xena e di Olimpia si sapeva solo che era andata in Egitto e le voci di una sua possibile morte si facevano sempre più frequenti, perché nessuno era più riuscito ad incontrarla; era come sparita nel nulla.
Molti sostenevano che dal gran dolore, per la perdita dell’amica, si era lasciata morire, altri invece asserivano che si era uccisa per disperazione. Vere oppure no, Amos non dava mai peso alle voci, gli piaceva costatare le cose di persona e darne poi un’opinione. Per lui era come un bel racconto, bisognava solo aspettare, per avere un finale degno di nota.
Una mattina si svegliò con uno strano desiderio, di tornare nella sua nazionalità nativa, in Grecia. Non capiva, ma ultimamente era il suo istinto a fargli da guida, come se avesse l’impressione di avere un angelo custode che gli indicava la via, ma per dove e perché?
Raggiunse un villaggio molto popolato da gente festosa ed il clima gli piacque moltissimo.
C’era un mercato e la cosa strana, era che tutti vendevano qualcosa che ricordava le avventure della principessa guerriera.
Fermò un passante “Scusi, ma questa è Amphipoli ?” –“No ragazzo, è la prossima città che incontri”. Era strano! Perché proprio da queste parti si trovava, aveva sempre desiderato visitarla,ma non aveva mai avuto il coraggio, forse per paura di scoprire cose brutte sul conto delle sue eroine.
Si fermò davanti ad un teatrino di marionette, che stavano inscenando una vicenda di Xena.
In quel momento la sua attenzione fu rapita, dalla presenza di una persona che gli stava accanto. Non riusciva a vederne il volto, perché indossava un mantello con un grande cappuccio. Ma riusciva a sentire il suo pianto, nonostante la persona tenesse la mano davanti la bocca.
Il cuore di Amos fu colpito da un senso di dispiacere, era come se desiderava confortare quella persona, pur non conoscendola. Così appoggiò la sua mano sulla sua spalla.
Di colpo questa persona si girò bruscamente ed il cappuccio scivolò via, scoprendo il volto leggiadro di una fanciulla.
Gli occhi di entrambi per un attimo s’incontrarono e una voce dentro di lui disse “ E’ lei”.
Lui scosso si voltò per capire chi avesse parlato, ma non vide nessuno “ chi è che parla ? Lei chi? Chi sei?”.
In quel frangente la ragazza con il cappuccio scomparì tra la folla.
Amos si mise le mani tra i capelli cercando di non perdere il controllo, fece dei respiri lenti cercando di calmarsi.

Aspettò qualche secondo, la sua attenzione si fermò su quel teatrino. La scena che stava vedendo e che aveva fatto commuovere la ragazza, non l’aveva mai letta in tutte le sue pergamene.
Così preso dalla curiosità aspettò che finisse, per poter parlare con l’autore.
Finita la scenetta, vide uscire un uomo di mezza età, che girava tra la folla per ritirare qualche denaro.
Amos gli andò incontro, donandogli qualche monete
“Complimenti, è stato molto bravo!” l’uomo lo ringraziò chinandosi.
Amos si accorse che l’uomo era straniero “Da dove venite, buon uomo?”-“ Vengo dalla terra del sol levante”. Amos accompagnò l’uomo, che iniziò a mettere a posto il suo teatrino.
“E’ una terra lontana!” –“ Si abbastanza, ma il mio lavoro è fatto di lunghi viaggi e non mi pesa questo” –“ le deve piacere molto, è da tanto tempo che lo fa?” –“ No da poco, prima facevo un altro mestiere” –“ Bhè qualsiasi cosa fosse, credo che non compensi l’emozione che si prova nel narrare le vicende di tanti eroi” –“I miei racconti descrivono solo le avventure della principessa guerriera” –“Fantastico allora saprà tutte le pergamene a memoria!”- “Si le ho lette tutte”.
Amos cercò di arrivare al punto “Scusi, posso farle una domanda?”- “ Dimmi pure ragazzo”- “Il racconto che ha fatto oggi, non l’ho mai letto in nessuna pergamena” –“ Lo so, perché la poetessa Olimpia non l’ha mai scritto o se l’ha fatto non sono mai state trovate le pergamene”, Amos era sempre più curioso “Allora il racconto è tutto frutto della sua fantasia!”.
L’uomo si fermò guardando il ragazzo con aria triste “No non è frutto della mia fantasia.
La conosco perché io c’ero”.
Amos rimase un attimo sorpreso.Chi era l’uomo che aveva di fronte?
“Vuole dire che lei, ha visto la principessa guerriera l’ultima volta che era in vita?”- “ Io facevo parte dell’armata che attaccò la città di Higuchi e ho visto morire la principessa guerriera di fronte i miei occhi”, Amos era sempre più attento alle parole dell’ uomo “La prego, mi racconti cosa accadde quel giorno”, l’uomo venne colpito dall’interesse di quel giovane e non poté rifiutarsi, così l’invitò ha sedersi accanto a lui
“Ricordo quel giorno come se fosse ieri. La nostra armata era la più forte di tutto l’impero, io facevo parte degli arcieri, ma credimi figliolo se Xena ci avesse attaccato con solo dieci uomini di più ci avrebbero sicuramente battuti.
Il suo coraggio, la sua tenacia nel combattere ci fece temere la sconfitta.
La notte quando scende il silenzio,riesco a sentire il suono del tamburi, che preannunciavano la battaglia. Io e i miei compagni, non sapevamo un gran che del nostro nemico, sapevamo solo che era una donna e che dovevamo ucciderla. Dopo tante battaglie passate, quella fu la prima volta che rimasi inerme di fronte al nemico, perché non volevo in cuor mio uccidere quella guerriera.
Riuscì a far esplodere tutta la polvere nera che avevamo e da li capimmo che non era da sottovalutare.
Lanciammo più di 500 frecce, ma non riuscivamo a fermare la sua avanzata.
Quando la vedemmo arrivare, l’attaccammo come fanno i lupi con la loro preda, ma lei era una furia, neanche le frecce che trafiggevano il suo corpo riuscivano ad arrestare la sua corsa.
Vedevo i miei compagni affrontarla e perire all’istante. In quel momento capì da dove veniva la sua forza.
All’inizio credevo che fosse una divinità del suo regno, ma non era così.
Mentre sferrava ogni attacco, lei gridava un nome OLIMPIA.
Quel nome le dava un coraggio ed una forza mai vista prima”, il silenzio invase i due uomini, poi l’uomo proseguì
“Era una scena terrificante, il sangue le colava da tutte le parti.
Per quanto mi riguarda, non feci niente, mi misi in disparte a guardare;
non era una battaglia, ma un massacro.
La lotta terminò quando la guerriera si trovò esausta di fronte al nostro comandante, che non esitò a tagliarle la testa”, Amos era pietrificato “ Ma è terribile”-“Legarono il corpo per i piedi e la trascinarono al nostro accampamento, mentre il nostro comandante si compiaceva del suo trofeo che teneva alzata per farlo vedere a tutti noi.
La sera stessa, mentre stavo di guardia, non lontano dal corpo della guerriera, sentì delle grida ( ridatemi la sua testa) così mi precipitai nel luogo in cui vidi, il mio comandante prima parlare e poi duellare con una donna bionda ”, Amos si sorprese “ Ha sfidato quell’uomo?” –“Certo, doveva riprendersi il corpo della guerriera e poteva farlo solo sconfiggendolo. Ma la cosa più bella oltre a riuscirci è che lo disonorò non uccidendolo. Io e i miei compagni lasciammo che la donna , prendesse ciò che le apparteneva.
Ma quando si trovò di fronte alla testa della guerriera, non riuscì ha prenderla con le mani, così mi feci avanti e l’aiutai, nel fasciare tutto il corpo per poi portarlo via con se.
Era straziante vederla fasciare il corpo e piangere a dirotto.
In quel momento capii che il legame tra loro ara talmente profondo, che ne anche la morte sarebbe riuscita ha dividerle.
Dopo quella sera la nostra armata si sciolse, ormai avevamo ripudiato il nostro comandante, così io andai in cerca di quella donna.
Ero stato colpito dalla forza di quella guerriera e dalla tenacia che la donna bionda ebbe nei suoi confronti, volevo saperne di più, così la cercai.
Dopo qualche ora di cammino fui attirato da una forte luce, provocato da un grande fuoco, mi avvicinai e trovai la giovane donna che stava bruciando il corpo della guerriera.
Prima che mi potessi avvicinare lei mi bloccò puntandomi la sua katana
-Cosa vuoi?- io m’inchinai
- perdonate la mia intrusione, ma volevo sapere una cosa-
- Parla- mi chiese puntandomi l’arma, io mi alzai
- Volevo sapere quale vostra divinità riesce a darvi così tanto coraggio e forza nello sfidare un intero esercito-
- Spiegati meglio –
- La guerriera mentre combatteva invocava un nome –
- Quale nome?-
- Gridava il nome di Olimpia- la giovane amazzone abbassò la katana e si mise una mano davanti la bocca per trattenere il suo dolore, con voce tremula pronunciò il suo nome
- Xena -, girò il suo sguardo verso il fuoco che lentamente perdeva la sua forza
- Olimpia non è una divinità, è il mio nome-.
Passai tutta la notte con lei, l’aiutai ha raccogliere le ceneri della sua amica e nel frattempo le raccontai come si era svolta la battaglia”.
L’uomo si alzò e ricominciò a sistemare le marionette.
Amos era sempre più preso dalla storia “ E allora…cosa successe?! Cosa fece Olimpia?”, l’uomo continuò “ Olimpia mi disse cosa doveva fare . Non le importava cosa avrebbe incontrato, avrebbe affrontato perfino la morte per la sua amica. Niente e nessuno avrebbe impedito di riportarla in vita”- “ Voi l’ accompagnaste ?” –“ No, andò da sola, non volevo invadere la sua determinazione. Ma ormai volevo vedere se sarebbe riuscita nel suo scopo e così. conoscendo i boschi come le mie tasche, la raggiunsi .”
L’uomo raccontò ad Amos ogni avvenimento, l’uccisione del suo comandante da parte di Olimpia, e la morte di Yodoshi da parte di Xena e l’addio delle due donne.
Amos aveva gli occhi lucidi, sentiva una fitta al petto.
In quel momento riuscì a capire in piccola parte, quello che aveva provato la giovane Olimpia e la sofferenza che provò Xena nel doverla lasciare.
L’uomo guardò Amos “ A cosa pensi ragazzo?” –“Penso che non è giusto. Insomma perché una persona deve rimanere per forza in un luogo, dove il perdono dei propri sbagli è la prima regola da seguire !”.
L’uomo riprese le sue mansioni “ L’unica cosa che possiamo fare è ricordarle per come erano ed accettare la scelta di una donna che per redimere se stessa a sacrificato il suo bene più prezioso”.
L’uomo sorrise ad Amos “Adesso però devi scusarmi ma il mio stomaco reclama” –“ Certo, non voglio più trattenerla, la ringrazio tanto” –“Grazie a te, ragazzo, è sempre un piacere parlarne con qualcuno è come se mi togliessi un grande peso” –“ Non mi dica che si sente in colpa?”, l’uomo abbassò lo sguardo “Avvolte penso che assistere ad una morte così atroce ci rende colpevoli per non aver fatto nulla per impedirlo. Ma è difficile sfuggire al proprio destino.”
La voce dell’uomo era malinconica, Amos si accorse in quel momento che per quell’uomo raccontare quella vicenda era uno sfogo vitale.
I due si salutarono, così Amos lo vide andar dietro il suo teatrino e prepararsi qualcosa da mangiare.
Già, mangiare qualcosa era quello che doveva fare anche lui, visto che il viaggio era stato lungo.

Entrò nella locanda della città, c’era molta gente e i tavoli erano tutti occupati ed il locandiere gli fece una proposta
“ C’è quel tavolo occupato da una sola persona, altrimenti devi aspettare”.
La fame era tanta, così andò verso quel tavolo. Si fermò lì davanti e vide che la persona che stava seduta, stava a capo chino mangiando lentamente una minestra
“Scusami, posso sedermi in questo tavolo? Sai ho tanta fame, non ce la faccio ad aspettare tanto…”, lei non rispose.
Amos lo prese come un si, così si sedette.
Nel locale il rumore era fastidioso, ma lo snervava di più il silenzio di quella ragazza.
Si trovava davanti una persona che di parlare non ne voleva proprio sapere.
Cercò di rompere il ghiaccio
“Quello che mangi è buono?”, niente risposta
“ No perché non vorrei pentirmi di essere entrato qui, ho una fame!”, niente comunicazione
“ Certo che qui si starebbe meglio se le persone parlassero a bassa voce, non trovi?” niente, Amos incominciò ad innervosirsi e parlò tra se ( ma guarda questa che ignorante, non mi ero mai trovato in una situazione del genere) fece un altro tentativo
“ Sai io vengo da lontano e mangiare un buon boccone è una grande preoccupazione, è buona la tua minestra?”.
Venne l’oste per prendere l’ordine e quando chiese cosa volesse ordinare, la persona di fronte rispose con un solo “SI”, ma per lui fu come un grido di vittoria “Sii, certo che è buona che domande”, l’oste lo guardò stranamente, “prendo la stessa cosa ”, poi se ne andò alzando gli occhi al cielo, erano tante le persone strane che venivano in locanda e per lui, Amos era uno dei tanti. Adesso era contento,uno spiraglio si era appena visto, non poteva mollare
“ Trovo che sia interessante parlare con i viaggiatori, per poter scambiarsi molte informazioni” niente risposta , ma in effetti non era stata una domanda
“ E’ la prima volta che vieni da queste parti?” attese qualche secondo….e poi il miracolo “ No” – “ Allora abiti qui?” – “No”-
La sua disinvoltura nel rispondere in quel modo, incominciava a snervarlo, ma era molto paziente e queste cose erano come sfide da vincere per Amos, ( e va bene, se credi di farmi cedere ti sbagli) “Sei venuta a trovare qualcuno in particolare?”- “ Si”- (bene cambiamo parole)
“ Hai qualche parente?”- “No”- ( se dice un altro no, me ne vado. Che cavolo! Se non voleva conversare poteva dirlo)
“ Amici?” – “ Si, un amica”. Amos non poteva crederci tre parole consecutive,che gioia!
Queste si che erano soddisfazioni, ma poi si alzò di scatto, capendo che forse aveva fatto qualcosa di sbagliato, “ mi dispiace, allora stavi aspettando un’ amica ed io ti ho occupato il posto, devi perdonarmi non volevo…scusami”, stava per alzarsi quando la persona lo fermò
“No tranquillo, non verrà. Puoi rimanere”.
Fu in quel momento che Amos si accorse che era una ragazza.
Venne paralizzato dalla sua bellezza, capelli biondi, occhi color smeraldo e quel suo sguardo… in quel momento capì che davanti a lui, c’era la ragazza che poco prima avrebbe voluto consolare.
L’oste portò la minestra, ma Amos al piatto fumante non dava più retta e la ragazza se ne accorse “Che fai non mangi più? Guarda che è molto buona, è un piatto rinomato qua!” .
Amos tornò in se “Ah, si certo hai ragione”, mangiò due cucchiai, ma poi preferì parlare con lei “ti fermerai tanto qui? – “ no domani parto, vado ad Amphipoli”- “ ma guarda ! Anch’io sono diretto da quelle parti, che coincidenza”- “ già che strano!”.
A rovinare quell’atmosfera, si presentò un grosso ciccione ubriaco, che per tutto il tempo aveva fissato la ragazza
“Ehi bellezza, la vuoi la compagnia di un vero uomo?”, Amos cercò di fare la parte del difensore, ma di lasciar perdere quell’individuo non ne voleva sapere, così prima che potesse dire altre cose senza senso, la ragazza sfilò dallo stivale un pugnale, scaraventando il tizio sul tavolo e con il pugnale alla gola gli disse “se non vuoi morire, vattene!”.
Amos rimase un attimo turbato, come faceva una così dolce ragazza ad avere tanta rabbia?
“perché reagisci così ? Era solo un ubriacone, non avrebbe fatto del male a nessuno”,
come la prima volta i loro sguardi s’incontrarono “ tu credi? Sono loro i primi banditi da tenere d’occhio, possono fare molte cose senza volerlo e poi… io voglio vivere!”.
Ma perché quella frase?
In quel momento lei prese le sue cose e se ne andò.
Non poteva finire così, non sapeva neanche il suo nome,così la raggiunse fuori della locanda “Aspetta…posso sapere il tuo nome?” – “Mi chiamo Anfitea” nel sentir quel nome Amos rispose istintivamente “ no…non è il tuo nome” gli disse con aria delusa.
La ragazza lo guardò fulminandolo, come osava non crederle.
Lui rimase senza parole, non capiva perché aveva risposto in quel modo, non conosceva quella ragazza come poteva asserire ciò.
La ragazza si avvicinò minacciosa, lui cercò di rimediare allo spiacevole equivoco
“ ti prego perdonami, non volevo, sai ultimamente dico cose così… E’ che sei così bella che questo nome non ti si addice proprio”, la ragazza si tranquillizzò.
Era stato bravo, in un attimo avrebbe compromesso tutto. La ragazza lo salutò dicendogli che forse si sarebbero rivisti ad Anfipoli.
Perché aveva detto quelle cose, eppure non era ne anche una persona che aveva potuto scambiare o assomigliare ad un'altra, già conosciuta. Non capiva . Era meglio tornare in locanda finire la sua minestra e andare a riposare visto che il viaggio era stato pesante e tutto si sarebbe tranquillizzato.

Cercò posto in una locanda per dormire la notte, amava la natura ma quando poteva evitare di dormire all’aperto sceglieva sempre un letto morbido e confortante.
Ma quella sera, dormire era l’ultima cosa che poteva fare, i pensieri rimbombavano nella testa, il suo comportamento continuava a non capirlo “perché?” quel nome,si chiedeva.
Continuava a pensare alla morte di Xena, alla sofferenza che aveva dovuto affrontare la sua amica. Si girava in continuazione senza trovare un po’ di tranquillità, sentì l’aria gelare la stanza. Borbottando un po’ per non aver chiuso la finestra si alzò, ma quando si accorse che era già chiusa rimase immobile cercando di pensare a qualcosa di logico.
In quel momento una voce di donna parlò dietro di lui
“ Salve Amos”, lui rimase immobile cercando di non fare movimenti bruschi che potessero infastidire l’intrusa.
Lentamente si girò per vedere chi fosse “ chi sei?”, non c’era molta luce ma riusciva ad intravedere la fisionomia di una donna con un lungo vestito bianco e i capelli neri molto lunghi
“ Non aver paura non voglio farti del male” – “ Ah si! E cosa vuoi da me, io non ti conosco vero?”- “ No, non mi conosci di persona, ma abbiamo già comunicato più di una volta”.
Non capiva di cosa si trattava così le chiese più spiegazioni
“Io sono uno spirito, che ha bisogno del tuo aiuto”, Amos lentamente cercò il bordo del letto per potersi sedere, visto che si sentiva mancare
“ Uno spirito? E cosa devo fare per te?” – “Sono io che ho cercato di portarti qui. Sono io che ti dico quello che devi dire per me”–“ Allora non sono pazzo, sei tu quella voce dentro di me!”- “ Si, ho bisogno di te perché ho visto come riesci ad istaurare dei dialoghi aperti con chiunque e riesci ad essere anche molto convincente”–“ Ti ringrazio, anche se non so se prenderlo come un complimento o un pericolo. Sei un angelo che ha lo spirito di una persona che chiede vendetta?” – “ Niente di tutto questo. Voglio che mi aiuti a far cambiare idea ad una persona, per me importante”, Amos cercò di guardarla meglio per capire chi fosse questo spirito “ il suo nome è Olimpia ” – “ Olimpia? Ma non è l’amica della famosa principessa guerr….”
Alla fine capì chi aveva davanti . La donna si avvicinò di più “ Il mio nome è Xena e quella guerriera sono io”.
Lo stupore fu talmente forte per Amos che sentendo quel nome si alzò di scatto, ma le sue gambe incominciarono a tremargli, così tornò ha sedersi.
Rimase un attimo in silenzio, poi si fece forza e le domandò: “ma io dove la trovo Olimpia?” – “L’ hai già trovata, è la ragazza che hai conosciuto sotto il nome di Anfitea” , Amos non capiva il perché della falsa identità “ Per quale motivo mi avrebbe mentito?” – “ perché si rifiuta di essere quello che è stata” – “ ma questo non ha senso! Olimpia viene descritta da tutti come una grande persona, viene ricordata per il suo modo di vivere e…” continuò lei “ e di amare a tal punto di odiare!” – “ Odiare? No ,Olimpia non farebbe una cosa del genere a te che sei sua amica. Cento pergamene attestano il contrario, non posso crederci, non voglio crederci” – “ Allora facciamo un patto, se lei si chiama veramente Olimpia tu mi aiuterai, se invece come tu credi non è lei io sparirò e ti lascerò in pace!” – “Affare fatto”.
Finito di parlare la guardò più attentamente e si accorse di quanta bellezza, emanava la sua persona o il suo spirito. Quegli occhi color cielo, brillavano di una luce particolare.
Amos sapeva che scommettere con uno spirito andava sempre a finir male, ma in quell’ occasione non volle crederci.
Lo spirito di Xena scomparve lentamente, davanti ai suoi occhi.
Si guardò intorno, cercando di far finta di nulla, come se questi incontri si facessero tutti i giorni, si rialzò dal letto ma la tensione, ormai svanita, lo fece cadere per terra… svenuto!

Svegliarsi dopo aver dormito sul pavimento, con i raggi del sole che gli accecavano il viso, non fu piacevole per Amos che si alzò di scatto, accorgendosi di aver fatto tardi.
Si era deciso, la sera prima che avrebbe fatto una sorpresa nel viaggiare insieme alla ragazza. Ma sicuramente lei era già partita, come fare adesso?
Si precipitò giù nella locanda chiedendo informazioni sulla ragazza, ma era già partita all’ alba. Comprò un cavallo per poterla raggiungere, ormai era diventata una faccenda importante conoscere la verità su tutta questa storia, non poteva mandare tutto a monte.
Fece correre il cavallo più che poteva, poi dopo un oretta di viaggio riuscì ad intravedere la donna da lontano.
Fece in modo di capitargli accanto, facendo finta di niente e farlo sembrare un incontro occasionale, peccato che non aveva calcolato che il suo cavallo era bagnato di sudore
“ Salve, che coincidenza c’incontriamo di nuovo!”, la ragazza lo guardò senza stupirsi più di tanto
“ Già che strano, ma forse il tuo cavallo non è d’accordo”, smascherato alla grande !
L’unica cosa che poteva fare in quel momento, era dirle la verità, che voleva viaggiare insieme a lei. Sorprendendolo, lei accettò la sua sincerità e la sua compagnia.
Camminarono tutta la mattina, parlando di molte cose, ma a lei non le sfuggì mai il nome di Xena. Così Amos decise di metterla alla prova
“ Sai Anfitea, io sono stato in molte città e ho notato che da queste parti non si fa altro che decantare le gesta di una principessa guerriera, ma non mi ricordo come si chiamava…
mi sembra Pedra, no….
Aspetta che ci penso bene… Perla,
si o forse no….Zena,
adesso mi ricordo” con la coda degli occhi cercava di vedere l’espressione della ragazza che sembrava infastidita “ si chiamava Xena” – “ Già è vero, Xena. Sai io la vidi a Roma. Fu il mio primo viaggio, pensa che non dissi niente a mia madre, fu una vera e propria fuga.Vidi Xena in un duello tra lei e Livia è stato grande, pensa che ho pagato 3 monete d’oro un posto in ultima fila e ne ho guadagnate 45 scommettendo su di lei. Mi sarebbe piaciuto conoscerla o magari vederla anche solo da vicino”, stava cercando in tutti i modi di tirargli fuori dalla bocca qualsiasi cosa inerente a Xena e forse ci stava riuscendo “ Aveva dei lunghi capelli neri, i suoi occhi risplendevano il cielo infinito e la sua bellezza emanava lucentezza, coraggio, abilità e tanto amore”.
Amos si accorse che lo sguardo della ragazza si era perso nel vuoto, restò per un istante in silenzio poi con un tono del tutto indifferente continuò
“ Caspita tu si che l’hai vista da vicino. Ma ci hai mai parlato?” – “Si alcune volte, ho viaggiato con lei.” – “Straordinario, allora devi aver conosciuto la sua amica Olimpia, nonché famosa poetessa!”, nel sentir questo nome, il viso della ragazza cambiò umore
“ Si certo, come no! Spero che sia morta e sepolta” – “ Perché dici questo? Io ho letto le sue pergamene e la loro amicizia era vera, erano molto unite. Sono sempre stato colpito dal suo altruismo” –“Ed io dalla sua stupidità” – “ Ma si può sapere che ti ha fatto?” – “Ho le mie valide ragioni”, Amos avrebbe fatto altre domande, se non fosse che la ragazza gli fece notare di essere giunti ad Amphipoli “ Le nostre strade si separano, ti saluto curiosone, ma mi ha fatto piacere conoscerti”, non poteva lasciarla andare proprio adesso
“ Ma veramente io pensavo che almeno questa sera potevamo stare un po’ insieme e magari, offrirti una specialità del posto. Ti prego non dirmi di no!” e si mise in ginocchio.
Lei arrossì , per quel gesto inaspettato e con un sorriso gentile, ma non troppo, accettò l’invito
“ Va bene, dai alzati adesso, ci vediamo stasera prima che il sole tramonti, alla locanda della città”. Così la ragazza si allontanò, senza accorgersi che Amos la stava seguendo, “ma guarda che mi tocca fare” disse fra se.
Mentre la seguiva, la voce di Xena gli parlò “Certo che tu con le donne ci sai fare eh?” –“ Grazie, modestamente ho un certo fascino, che vuoi farci!”. Alla fine si accorse che la ragazza era entrata nella tomba di famiglia di Xena .
Entrò nel corridoio e senza farsi vedere si affacciò, sbirciando per vedere cosa sarebbe accaduto.
La ragazza rimaneva immobile davanti la tomba ed in silenzio.
Ad un certo punto, una persona si presentò alle spalle di Amos
“ E lei cosa sta facendo?”, Amos alzò gli occhi al cielo e si girò. Notò la bellezza di quella donna, che sembrava essere una sacerdotessa “ Stavo aspettando di poter entrare, vede c’è un'altra persona, non posso disturbarla”, la donna incuriosita entrò nella stanza come se fosse anche lei un membro della famiglia e la cosa per Amos si faceva sempre più interessante.
La sacerdotessa si affiancò accanto alla ragazza “Sei proprio tu! Sapessi quanto ho pregato, che tu ritornassi a trovare mia madre, Olimpia” – “Evi, è sempre una gioia rivederti”, le due donne alla fine si abbracciarono teneramente.
“Perfetto, adesso ci sono dentro fino al collo” disse fra se Amos.
Entrò senza fare rumore, facendosi vedere da Olimpia per farle capire che aveva scoperto la sua farsa e che quella sera avrebbe voluto giustamente delle spiegazioni logiche.
La guardò negli occhi sorridendo, lei capì e vide uscire Amos.

Tutta la giornata, Amos la passò passeggiando per la città, ma la sua mente era occupata da mille domande, mille dubbi e tante cose che non riusciva a capire.
Inoltre sapeva di aver fatto la figura dell’idiota per non aver creduto a Xena. Ma perché voleva far cambiare opinione ad Olimpia?
Oh forse era solo quello che voleva da lui, alleviare il suo dolore per la sua mancanza, tramutato come sosteneva Xena, in odio.
Ma come poteva accadere una cosa del genere, voleva sapere, ma doveva aspettare e non era poco.
Aveva bisogno di un po’ di tranquillità, così si allontanò dalla confusione, raggiungendo un posto isolato fatto di alberi ed erbetta morbida.
Si accese un fuoco, mentre il sole era già tramontando. Si sedette li di fronte.
In quel momento arrivò Olimpia, che lo stava cercando “ Amos, non dovevamo vederci alla locanda?” - “Si, scusa Olimpia, ma il tempo è completamente scivolato e poi… volevo starmene tranquillo lontano dal caos” – “Certo capisco…”.Olimpia sapeva bene che lo stato confusionale di Amos, era per causa sua e sapeva benissimo che gli avrebbe dovuto dare delle spiegazioni “ Ti volevo presentare una persona importante per me” si scansò e dietro di lei sbucò la donna che incontrò nel sepolcro “ lei è Evi”, i due si presentarono, poi Olimpia guardò il ragazzo con un aria desolata “ Amos, ti devo fare le mie scuse perché ti ho mentito, io non mi chiamo Anfitea, ma …” ma Amos la interruppe “Olimpia tranquilla, non preoccuparti avrai avuto i tuoi motivi per questo”, il viso di Olimpia si distese.
Così i tre giovani si sedettero intorno al fuoco e parlarono delle loro esperienze di vita, ma Evi non menzionò mai il suo passato.
Amos era stupito dal modo di parlare di Olimpia, era così tranquilla e serena , non riusciva ha riconoscerla, possibile che potesse essere la stessa persona?
Anche la sua bellezza rifletteva energia, alla luce delle fiamme.
In quel momento la mente di Amos fu rapita dalla voce di Xena “ Vedi, questa è la mia Olimpia”. Approfittò in questa occasione di tirare fuori l’ argomento Xena. “ Scusa Evi se te lo domando, ma tu non c’eri quando è morta tua madre?”, l’espressione serena di Olimpia scomparve, il silenzio l’invase, ma Evi rispose tranquillamente non curante che forse poteva dar fastidio ad Olimpia “No, purtroppo. Decisi d’intraprendere un viaggio missionario e quindi le nostre strade si sono divise. Ma ero tranquilla perché sapevo che era in ottime mani” Evi scambiò uno sguardo affettuoso a Olimpia, che contraccambiò.
Amos notò l’agitazione di Olimpia “Come sei venuta ha sapere della sua morte?” gli occhi di Olimpia fissarono il fuoco “La voce della sua morte si espanse oltre le colline, tra le distese vallate,oltrepassando monti, mari e deserti. Ormai il nome della Principessa guerriera non era più sinonimo di distruzione, le persone l’acclamavano come colei che poteva riportare il bene. Per tutti era diventata un esempio di redenzione, di perdono e di altruismo. Dovunque andassi, non c’era abitante che ne parlava, ma io non volevo crederci, fino a quando…” , Olimpia si alzò, interrompendo Evi “ Scusatemi tanto ma io, vorrei andare a riposarmi, il viaggio è stato lungo” Evi si alzò ed abbracciò l’amica, mentre Amos le disse “ma Olimpia non rimani ha dormire con noi sotto le stelle?” – “ no, mi dispiace non è più mia abitudine farlo”, salutò Amos e se ne andò tornando al villaggio, dove aveva preso una stanza.
Anche Evi rimase sorpresa della decisione di Olimpia “che strano quando stava con mia madre era difficile che dormiva al chiuso, a meno che non faceva freddo” – “ già Olimpia non fa più niente di quello che faceva con tua madre” – “ è vero, però almeno è rilassata. Non mi scorderò mai l’ultima volta che la vidi” Evi guardò seriamente Amos “ sapessi in che condizioni l’ ho trovata quel giorno” – “ raccontami Evi, ti prego”.
I due tornarono a sedersi ed Evi incominciò a parlare “ Dovetti crederci a tutte quelle chiacchiere, perché lo spirito di mia madre mi apparve in sogno. Mi raccontò del loro viaggio in Giappone e di tutto quello che era successo. Ma dovevo fare una cosa importante…salvare Olimpia !”, Amos era sempre più curioso “ Dovevo tornare ad Amphipoli e così feci. Ma quello che trovai entrando nel sepolcro di famiglia è stato veramente straziante” – “Olimpia era stata aggredita?” – “No Amos, si stava lasciando morire. La trovai sdraiata ai piedi della tomba, era così pallida, così deperita che un primo momento pensai che fosse morta ma poi riuscì a rimetterla in sesto. In quei giorni ho visto la sofferenza di Olimpia toccare il fondo. Era arrivata al punto di cercare la morte, per la solitudine che invase il suo cuore. Da allora ho compreso quanto il loro legame potesse essere unito. Per me Olimpia è l’altra metà di mia madre, è l’unico legame vivente che mi rimane e non voglio perdere anche lei”.
Nel sentire tutto quello che diceva Evi, Amos desiderava dirle quello che gli stava capitando, ma poi si convinse che era troppo presto “ Secondo te, Olimpia odierebbe mai tua madre?” – “ No, non ci riuscirebbe mai, neanche se si impegnasse. Purtroppo la scelta di mia madre gli ha procurato un dolore profondo e forse questo può portarla ad allontanarsi dal suo ricordo, ma non credo che possa arrivare a tanto”.
Amos rimaneva in silenzio ad ascoltare le parole di Evi, cercando di valutare quanto fossero vere. Poi Evi gli chiese “Ma scusa, perché t’interessa così tanto?” – “C’è un motivo, ma non mi chiedere niente per adesso Evi, non riuscirei a darti delle spiegazioni, visto che non ne ho”.
La ragazza non preoccupandosi più di tanto, non fece più domande “ Va bene come vuoi, vuol dire che quando ne avrai, sappi che sarò pronta ad ascoltarti. Adesso però anch’io sono un po’ stanca, ci vediamo domani”, Amos non la trattenne, anche se avrebbe passato l’intera nottata ha parlare con Evi, di tutta questa storia. Così i due si salutarono.
Lui rimase ancora un po’, davanti il fuoco rapito da i suoi pensieri.
Quante cose aveva scoperto, nella sua mente gli passarono le immagini, di una Xena che combatteva contro i samurai, un Olimpia che rimaneva quasi senza vita accanto alla tomba di Xena.
Il fuoco ardeva velocemente, divorando la legna che ogni tanto Amos, metteva per non farlo spengere.
In quell’ istante il fuoco si bloccò come per magia e un leggero brivido di freddo pervase il corpo di Amos.
Xena gli apparve oltre il fuoco, ma questa volta non era sorpreso, anzi…
“ Finalmente ti rivedo, sai ho molte domande da farti, se vuoi che ti aiuti”, Xena rimase in silenzio “perché vuoi che Olimpia cambi idea?”, ed in quel momento Amos riusciva a leggere lo sconforto negli occhi di Xena
“ Quando vidi quel giorno, quello che avevo causato ad Olimpia con la mia scelta, non riuscì ad accettarlo. Così corsi da Michele…

X – Michele ! – lo raggiunse, mentre lui parlava tranquillamente con un altro arcangelo
M – Xena ! Non c’è bisogno che urli così forte ti sento lo stesso-
X –Evita il tuo sarcasmo del cavolo. Voglio tornare sulla terra e non m’importa del legame che ho
con le altre anime. Olimpia ha bisogno di me, devo aiutarla ti prego fammi tornare !. -
Michele si avvicinò e con aria da sufficienza
M – Ma Xena, tu non hai nessun legame. –
X –Ma che dici! Akemi mi ha detto che…- Michele incominciò ha scuotere la testa
M – Xena, Xena, è possibile che sei così ingenua.
X – che vuoi dire – il viso della donna si scurì
M – Mi spieghi come mai, da quando sei qui ancora non hai incontrato lo spirito di Akemi?
X – Perché? – i suoi occhi diventavano sempre più cupi
M – Perché la menzogna ricade sulla sua coscienza e finché non si pentirà non potrà entrare in
questo luogo. - Lo sconforto, la delusione trafissero il suo cuore.
X – Tu lo sapevi e non mi hai avvisato?
M – Ma Xena, una donna come te, forte, dinamica ed intelligente prima o poi ci sarebbe arrivata
da sola…- La rabbia invase Xena, che di colpo afferrò il collo di Michele
X – Tu prega il tuo superiore, che Olimpia non muoia. Perché ti giuro che se le succede qualcosa di
brutto, ti scaraventerò di persona negl’inferi ed il mio unico scopo sarà quello di farti soffrire
ogni secondo della tua vita –
M – Xena calmati, ricorda dove ti trovi. Con il tuo temperamento rischi di farti uscire le corna-
X – Le tue già sono spuntate!

Amos era sconvolto, ma nello stesso tempo era contento per quello che aveva sentito
“ Per tutti i lumi! Lo sapevo che c’era sotto qualcosa di strano. Così puoi ritornare in vita…” si alzò in piedi euforico “ Puoi tornare da Olimpia!”, il tono di voce calmo di Xena lo fece ravvedere
“ Calmati Amos, non è così semplice come pensi” – “ Perché? Michele ti può aiutare” –“ Purtroppo il mio gesto non ha facilitato la situazione. C’è un modo per portarmi in vita, Evi lo conosce. Ma il problema che più mi preoccupa è Olimpia. Amos io ho capito di aver preso una decisione troppo affrettata e sbagliata, non considerando il male che avrei potuto farle e vorrei che lei lo capisse, perdonandomi. Ma si è completamente chiusa in se stessa, non riesco più ha comunicare con lei. Ho bisogno del tuo aiuto, perché sei una brava persona e hai un cuore sensibile, sei determinato ed il tuo modo di fare piace sicuramente ad Olimpia. Sono preoccupata per lei, sta attraversando una strada piena di rancore e odio nei miei confronti. Non voglio che conosca la sofferenza per causa mia e nonostante io viva in un posto meraviglioso, mi rendo conto che ormai senza di lei la gioia e la serenità non esistono più nel mio cuore. Amos, la mia vita è stare accanto a lei, ma se non vorrà più vedere la mia persona, allora non c’è motivo che torni sulla terra”.
Amos rimase per un attimo in silenzio
“ Io credo che Olimpia abbia sofferto abbastanza senza di te, bisogna riportarle il sorriso con la tua presenza, non credi?”, un piccolo e dolce sorriso apparve nel viso della guerriera “ Xena, come facciamo ha riportarti in vita?” – “ Parla con Evi. Grazie Amos sapevo di contare sul tuo aiuto”, Xena scomparve ed il fuoco riprese il suo movimento.
Il ragazzo era euforico per aver saputo quanto la guerriera contava su di lui.
Pian piano la stanchezza lo avvolse completamente e si addormentò con l’immagine riflessa nel cielo, delle sue guerriere insieme felici.

Il sole mattutino illuminò il viso di Amos, che si svegliò di soprassalto.
Con l’euforia di un ragazzino corse al villaggio cercando Evi. Con l’aiuto di alcune indicazioni, la trovò non molto distante.
Si era appartata con alcuni suoi fedeli, per pregare all’aperto.
“ Evi” strillò talmente forte che sia Evi che i suoi compagni di fede, vennero spaventati
“ Amos, per favore… stiamo pregando!”, Evi lo guardò sgranando gli occhi “ hai ragione Evi” si avvicinò lentamente alla donna “devo assolutamente parlarti” – “ Amos adesso non posso, parliamo più tardi” – “ Riguarda tua madre”, i due si guardarono per un secondo senza fiatare, poi si alzarono di scatto. Evi si congedò da i suoi fratelli spirituali e si allontanò con Amos.
“ Amos, dimmi cosa è successo?” - “ Devo rispondere alla domanda che mi hai fatto stanotte.” Amos afferrò le spalle di Evi, guardandola dritta negli occhi
“ Tua madre si è messa in contatto con me. Mi ha detto che tu conosci un modo per farla tornare”, Evi rimase stupita “ Allora è vero…Giorni passati ho incontrato alcuni monaci, mi rivelarono che esisteva un modo per far tornare al mondo terreno uno spirito” – “ ma è fantastico !” – “ No Amos, questo spirito deve essere innocente di morte e mia madre non può tornare” – “ Evi…tua madre è innocente, non ha nessun obbligo riguardo quelle anime” – “vuoi dire che…”
Evi stentava ha crederci “Evi ,tua madre vuole tornare sulla terra. Vuole tornare da voi,da te e …” – “ Olimpia, tornerà da lei! Da me!”.
Evi rimase per un attimo senza parole, non poteva crederci era troppo bello. Poterla di nuovo vederla in carne ed ossa. La felicità era tanta per lei e anche per Amos, che si abbracciarono eccitati per la bella notizia.
Poi lui le chiese “ E’ meraviglioso! Come avviene questo miracolo ?”- “In una notte particolare, quando la luna sposa il sole” – “e quanto dobbiamo attendere?”.
Il viso di Evi si spense di gioia e Amos non capiva perché “domani , Amos domani sera”, adesso anche il volto di Amos si spense “ come domani, così presto. Non dobbiamo sprecare altro tempo prezioso. Dobbiamo avvisare subito Olimpia. Pensa come sarà felice”.
Evi pensò alla gioia che avrebbe provato Olimpia e questo le fece tornare il sorriso e la carica necessaria per affrontare la situazione “hai ragione Amos , non dobbiamo fare in fretta”.

I due giovani si affrettarono per raggiungere Olimpia, ma appena arrivarono al villaggio, si accorsero che c’ era qualcosa di strano.
Il villaggio era assediato da una cinquantina di soldati e la maggior parte si era fermata proprio davanti alla locanda dove dormiva la loro amica.
Il padrone della locanda andò a svegliare Olimpia “ Mi scusi, ma giù di sotto ci sono dei soldati che chiedono di parlare con lei, altrimenti distruggono tutto. La prego venga” Olimpia non se lo fece ripetere due volte e uscì dalla stanza.
Amos ed Evi si fecero spazio tra la folla e videro Olimpia uscire dalla locanda.
Appena Olimpia si trovò di fronte al capo dell’armata, seduta sul suo cavallo, un brivido di terrore le pervase l’anima.
Era una donna che conosceva molto bene.
Anche Evi guardandola provava paura “ Amos quella donna non mi piace per niente, un potere oscuro la circonda”.
“ Che gioia immensa rivederti, Olimpia” la presenza di quella donna le fece riaffiorare dei ricordi passati condivisi con la sua Xena ,
“Antinea, non posso crederci ancora tu?” – “Già, come vedi c’è sempre qualcuno che vuole che io ritorni da voi!” – “ e cosa vorresti per l’esattezza questa volta?” – “quello che non vuoi più te” – “il fatto che non desideri più una cosa, non significa che la darei proprio a te” –“ che strano, avrei pensato il contrario, ma forse potrei farti cambiare idea!”.
Fece cenno alle guardie che presero in quell’istante Evi, trascinandola davanti ad Antinea.
La bloccarono puntandole un coltello alla gola, poi si rivolse ad Olimpia
“Vediamo se in questo modo riesci a ragionare. Preferisci trattare o perdere un’altra persona cara?” “Lascia stare quella donna, non centra niente”, Antinea rise per un secondo
“ Ma davvero!” si avvicinò di più con il cavallo “ eppure sono sicura che Xena in passato, ti aveva avvisato di non prenderti gioco di me, Olimpia! … Io so che questa donna è una messaggera di pace!”, Amos tirò un sospiro di sollievo, ma la donna continuò
“Lo so, Olimpia che questa donna si chiama Evi e non è altro che la figlia di Xena” la tranquillità di Amos svanì.
Antinea si chinò verso Olimpia, “ l’altra cosa che so e che mi soddisfa, è sapere che centra Callisto in tutto questo e non tu, povera Olimpia! Anche i miracoli ti sono contro, fra tanta gente proprio lei che ti ha reso vedova e cornuta…”tornò dritta sulla sella e scoppiò in una risata.
L’odio, il disprezzo, la cattiveria crescevano sempre di più in Olimpia.
Ma Antinea non ne aveva abbastanza, d’infierire contro di lei così proseguì
“Quanto avresti voluto, poter condividere una simile gioia con Xena? Eh? Povera illusa”.
Olimpia strinse i pugni, era pronta per scaricare la sua rabbia, ma doveva trattenersi per il bene di Evi, doveva farlo.
Ed in quel momento il cavallo di Antinea si spaventò, nel sentire lo sguardo minaccioso di Olimpia, che fissava la nemica. L’animale indietreggiò, Antinea dovette controllarlo con forza
“Ma guarda, guarda, che forza hai acquisito in tutto questo tempo. Devo dire che la lontananza della tua amica ti ha migliorato. Interessante! La tua forza mentale è cresciuta, sei diventata una guerriera da temere!” le due incominciarono a fissarsi negli occhi minacciose
“Ma non per me, Olimpia” erano pronte a scontrarsi , specialmente per Olimpia che non vedeva l’ora di far ingoiare tutte le cattiverie che le aveva appena detto, ma il pensiero di Evi in pericolo era più forte “Dimmi cosa vuoi Antinea!” le chiese con tutta la rabbia dentro
“Voglio le ceneri di Xena” – “ Tu invece non sei cambiata per niente, t’interessi sempre delle stesse cose. Sei patetica!” , Antinea incominciò ad innervosirsi, fece cenno alla guardia di avvicinare con forza la lama sulla gola di Evi che incominciò ad urlare “Olimpia no, non darle mia madre, ti prego!”,la tensione era al massimo,tutte e tre erano determinate ad avere qualcosa.
Olimpia era in preda al terrore, non voleva che Evi venisse toccata neanche con un dito. Per lei era l’ultimo legame che aveva con Xena, non poteva perderla. Ma una di loro doveva cedere.
Olimpia raggiunse il sepolcro,tutti in quel momento rimasero in silenzio, aspettando per qualche secondo rivedere Olimpia uscire, tenendo in mano l’urna.
Andò verso Antinea e le porse le ceneri.
Amos, Evi e persino Antinea rimasero stupiti dal suo gesto.
Antinea prese l’urna “Davvero sorprendente! Rinunci così facilmente alla tua amica” - “Puoi prenderle, per quanto mi riguarda, sono solo ceneri”, Antinea era sempre più stupita
“Ma dai? Non posso crederci che tu non sai che Xena può essere riportata in vita” scoppiò di nuovo in una risata e poi continuò “E’ così acceso il tuo odio per lei, che non t’interessa più neanche rivederla?” il suo sarcasmo era disgustoso.
Quanto avrebbe voluto, Olimpia, sfilare uno dei suoi sais e infilzarglielo nel petto
“Questi non sono affari tuoi” – “ Si hai ragione, perché la Xena che tornerà sarà diversa, sarà quella di una volta, prima che la tua influenza la rovinasse e poi da quel momento, sarai tu… a non aver più niente a che fare con lei”, con il suo solito sorriso malvagio, come se già pregustasse la vittoria, fece cenno di liberare Evi e si allontanò con il suo esercito.
Evi cadde in ginocchio “ Olimpia perché l’hai fatto?”, Amos corse da lei per sincerarsi del suo stato. Olimpia era rimasta immobile, guardando l’ armata che pian piano si allontanava. Poi si girò verso Evi e le andò in contro. Evi incominciò a piangere “Non dovevi farlo”, Amos cercava di farle forza, Olimpia si chinò verso di lei e l’aiutò ad alzarsi. Le accarezzò il viso dolcemente e con lo sguardo dolce di una madre le disse “Tranquilla Evi, non potrei mai farti un torto del genere. Venite, entriamo dentro, anche perché voglio alcune spiegazioni”.
Tutti e tre entrarono nel sepolcro di Xena.
Olimpia aspettò che Evi si tranquillizzò e poi incominciò a parlare
“Evi mi dispiace averti spaventato, ma prima voglio sapere cos’è questa storia”, lo sguardo di Olimpia divenne serio.
Amos ed Evi rimasero in silenzio per un attimo, entrambi avevano un leggero timore di come avrebbe reagito, ma poi Evi si fece coraggio
“ Vedi Olimpia, abbiamo scoperto che mia madre può ritornare in vita. Credevo che fosse una leggenda, ma oggi ho avuto la conferma che mi sbagliavo. Si dice che quando uno spirito è innocente di morte, ha la possibilità di tornare alla vita, ogni volta che la luna si sposa con il sole”, Olimpia rimase in silenzio guardando Evi, poi rivolse il suo sguardo verso l’angolo della stanza ed Evi continuò “ una volta riportato in vita il corpo ,bisogna dare vita all’anima”, Amos rimaneva in silenzio cercando di studiare ogni espressione di Olimpia , in caso ci fosse stato bisogno d’intervenire.
Olimpia parlava ad Evi senza emozione
“in che modo?” – “Bisogna far bere l’acqua del monte Fuji , per darle la vita”.
In quel momento la mente di Olimpia fu trasportata, in quell’attimo già vissuto in quel monte.
Evi si fermò per un attimo guardando l’espressione dell’amica, doveva stare attenta alle parole che usava, era importante far capire ad Olimpia che non c’era tempo da perdere
“Ma se non le viene fatta bere l’acqua nello stesso giorno, il corpo si sbriciolerà e tornerà ad essere polvere. Olimpia , il tempo è poco perché questo evento capiterà domani sera e se non la sfruttiamo, la prossima capiterà tra molti lustri”, Evi ed Amos notavano il volto assente di Olimpia. Evi incominciò ad esporle la parte importante
“ Ma c’è un'altra cosa, da fare” Olimpia tornò con la mente al presente “ Quale?” – “Deve berla da qualcuno che abbia un legame tra il passato ed il presente. Se lo farai tu Olimpia, mia madre tornerà come l’abbiamo lasciata l’ultima volta, con tutti i suoi ricordi. Ma se è Antinea a farlo o una persona qualsiasi, non sarà più la stessa. Sarà diversa, senza passato e senza la capacità di distinguere il bene dal male. Capisci perché Antinea non deve avere quelle ceneri, questo è il suo scopo”.
Olimpia era senza parole e guardò Evi negli occhi “ Prima hai parlato di uno spirito innocente, che significa?” Evi non riusciva più a continuare, aveva paura della razione negativa che avrebbe potuto avere Olimpia, così intervenne Amos
“Olimpia, Xena è innocente di morte…perché Akemi l’ha ingannata…il prezzo da pagare per quelle anime non esiste, perché Xena morendo ha lavato i suoi peccati con la morte”,finalmente era riuscito a dirglielo.
Un silenzio glaciale invase la stanza, si sentivano benissimo le parole di Olimpia dette sottovoce tra se “ le ha mentito?” portò una mano sopra la bocca, come se volesse soffocare quella disperazione che aveva dentro il suo cuore.
Amos ed Evi continuavano a guardare la reazione dell’amica, poi Evi cercò di far ragionare Olimpia “Antinea non deve riportare mia madre in vita, dobbiamo impedirglielo!”- “Non lo farà, stai tranquilla” le disse Olimpia “quelle che gli ho dato sono ceneri di animale”, Amos ed Evi non credettero alle loro orecchie
“ Cosa?... Vuoi dire che non sono di Xena?”, chiese Amos stupito, così Olimpia spiegò meglio il perché “ Esatto, la prima volta che le portai qui nel sepolcro, il giorno seguente sorpresi un uomo che voleva appropriarsene, solo per la gloria di portarle con se o per poter in seguito venderle al miglior offerente e questa cosa mi dava al quanto fastidio. Il fatto che io non volevo più portarmele dietro, non significava che doveva esserci un'altra persona, per giunta sconosciuta ad averle. Così mi sono messa d’accordo con il capo del villaggio, ogni volta che l’urna spariva lui le doveva sostituire, con altre. Quelle vere le ho nascoste in un altro posto”.
Amos era stupito e sconvolto da quello che aveva appena sentito
“Per tutti gli dei! Olimpia! Ma non vedi che fai le cose pensando esclusivamente per il bene di Xena! L’affetto che provi è bellissimo!”, nel dire queste parole Olimpia andò verso Amos e l’espressione irritata non era affatto positiva
“ Tu credi che sia affetto?”- “Certo tu non vuoi rivederla?”-“ Amos, è Xena che non vuole. Sai quante volte l’ho implorata, pregata, supplicata di poter tornare, di poter cercare insieme un modo per poterlo fare?”, Olimpia era sempre di più agitata
“Ma lei niente…non ha mai voluto sentire ragione, la sua decisione era stata presa e non avrebbe cambiato idea”. Le parole della giovane amazzone erano fredde e disperate.
Amos cercò di controbattere “ Se invece adesso avesse cambiato idea?” - “Proprio adesso che posso fare a meno di lei?”, il sarcasmo invase la sua voce “sarebbe una STUPIDA”.
Olimpia si voltò per andarsene, quando Amos arrabbiato per quello che aveva appena detto, le urlò “Non è una stupida, è solo una persona che si rende conto dell’errore che ha fatto e vuole rimediare, perché ti vuole bene e soffre come te nel vederti in questo stato”.
Olimpia si fermò e ascoltò Amos “ Credi che solo tu stai soffrendo? Io ho visto il suo dolore Olimpia!”, nel dire questo Olimpia si voltò e si avvicinò di più al ragazzo “ Tu…hai visto Xena?” le chiese con voce bassa , Amos non rispose perché aveva capito che forse aveva detto qualcosa di troppo. Il nervosismo della ragazza incominciava a farsi notare
“Ma certo, che idiota che sono stata, dovevo capirlo subito. E’ lei che ti ha mandato da me e adesso che sa di essere libera dal suo dovere…adesso vuole tornare?...E’ PATETICO”, Amos non accettava questo comportamento da lei “Olimpia, Xena già prima di averlo saputo voleva tornare, ma non ha potuto più comunicare con te, perché il tuo rancore ha completamente offuscato la tua ragione”.
Olimpia lo guardò con un sorriso poco piacevole “ Così tu riesci a comunicare con lei…e dimmi, adesso è qui e ci sta ascoltando?” –“ Penso di si”, Olimpia si girò guardando tutta la stanza e cominciò ha parlare alzando la voce “Vediamo se riesci a capirlo! Ti ricordi Xena…quando mi hai raccontato di Akemi. Mi dicesti che lei era riuscita a spezzarti il cuore?! Bè… tu lo hai fatto a me. Adesso…io lo faccio a te”, le urlò con tutta la forza che aveva “NON VOGLIO MAI PIU RIVEDERTI, HAI CAPITO, LASCIAMI STARE. VATTENE DA ME!”.
Le urla rimbombavano per tutta la stanza come un eco.
Dopo un attimo di silenzio, Olimpia stava per andarsene, quando Amos le afferrò il braccio “ Adesso sei tu la stupida, nel dire certe cose. Dopo quello che avete condiviso insieme, dopo quello che avete superato insieme, tu preferisci vederla…MORTA!”.
L’atmosfera era tesa, Evi rimaneva immobile senza fiatare. Quelle parole irritarono tanto Olimpia, che con l’altra mano diede uno schiaffo ad Amos “ Non ti permetto di parlarmi in questo modo. Tu non sai niente, di quello che ha legato in passato me e Xena. Non riusciresti neanche a capirlo. Adesso stiamo bene entrambe…” , le lacrime che aveva cercato di trattenere, la tradirono ed in quel momento la voce di Xena parlò ad Amos “ Mente, lo vedi anche tu adesso”.
Accortasi che le sue emozioni scivolavano sul suo volto, Olimpia lasciò la stanza, vergognandosi di mostrare quella parte di lei ancora legata a Xena.
Amos era scoraggiato, non sapeva cosa fare. Doveva smettere o continuare?
La reazione di Olimpia era stata forte e dura.
In quel momento Evi, che aveva assistito a tutta la scena, si avvicinò poggiandogli una mano sulla spalla per poterlo confortare
“ Non cedere, se mia madre ha scelto te ci sarà una ragione. Adesso lasciamola stare, almeno si calmerà un po. Ma tu non arrenderti, ti prego Amos!”.

La disperazione di Olimpia le invadeva l’anima, doveva scaricarsi altrimenti sarebbe impazzita. Troppe cose aveva saputo, ma ormai “era troppo tardi” si ripeteva tra se.
Prese un cavallo e corse via, come una furia, non sapeva dove, ma lontano da tutti quei pensieri, che le assillavano la testa.
Ma soprattutto lontano, da quel dolore che le faceva tanto male.
All’improvviso, fermò il cavallo. Quello che vedeva in lontananza non le piaceva, così si avvicinò.
Sei malviventi avevano circondato un carro e volevano appropriarsi delle loro provviste.
Ma la cosa che le diede più fastidio, era vedere nel carro un intera famiglia, con due bambini che si nascondevano dietro la loro madre per la paura.
Visualizzata bene la situazione, Olimpia scese da cavallo e si avvicinò a passo deciso. Non vedeva l’ora di scaricare la sua rabbia e quale modo migliore se non farlo combattendo?
Con un sorriso beffardo attirò l’attenzione dei briganti
“Ehi, voi! Siete bravi a prendervela con i più deboli, vero?”, uno di loro la guardò, era alto e grasso “E tu che vuoi, donna! Togliti dai piedi!”, un altro la guardò leccandosi le labbra
“ Ma guarda, guarda che bella puledra! Mi sa tanto che tu voglia essere domata”. Olimpia si accorse che tutti e sei, la stavano squadrando e alla fine la circondarono distogliendo la loro attenzione al carro. Uno di questi, che sembrava il più giovane le disse
“Perché invece di parlare, non cerchi di soddisfare i nostri piaceri ! Anche se mi piacciono di più le piccole fanciulle, mi divertirò prima con te e poi …”, il ragazzo si voltò e fissò la bambina sul carro.
Olimpia notò la scena ed il suo viso emanava solo disgusto
“ Siete solo carne da macello, ma se volete l’ultimo divertimento, perché no?!”, Olimpia si sfilò lentamente i sais e si mise in posizione di combattimento, il ragazzo continuò
“ Mi farai sicuramente, morire di piacere”, la giovane amazzone rise
“ Questo è poco ma sicuro!”.
Olimpia rimaneva calma e fredda, ormai sapeva come doveva affrontare una simile situazione, era diventata un ottima guerriera.
La famiglia rimaneva sul carro, pregando che quella donna sarebbe riuscita a salvarli.
Fu in quel momento che istintivamente senza ragionare chiuse gli occhi e una voce dentro di lei le parlò – NON ASCOLTARE SOLO I SUONI, MA QUELLO CHE C’E’ DIETRO AI SUONI –
in quell’attimo scrollò la testa e urlò “ Noo!! Vattene!!” e si scagliò con tutta la sua rabbia.
Schivò l’arma del primo che l’attaccò, dandogli un destro con il manico del pugnale.
Bloccò con le braccia alte e con i sais incrociati la spada del secondo, dandogli un calcio in pieno stomaco e facendolo atterrare lontano.
Sentì aumentare la vicinanza con il terzo uomo,fece tre passi veloci e saltò portandosi dietro le spalle dell’uomo,così lo infilzò con il pugnale dietro la schiena; che cadde a terra morto.
Il secondo si rialzò e si scagliò infuriato,contro Olimpia.
Avevano sbagliato a sottovalutare quella donna, tanto bella.
Olimpia schivò diversi colpi e alla fine si chinò rotando se stessa ed allungando la gamba contro quella dell’uomo, lo spazzò facendolo cadere a terra.
La famiglia continuava a guardare la scena, ma accadde una cosa al quanto strana.
Il figlio più grande fece notare una cosa ai suoi genitori “ Guardate…la guerriera sta piangendo!”, era strano ma vero, Olimpia mentre combatteva, piangeva. Non avrebbe mai voluto cedere proprio in quel momento,ma la rabbia che riusciva ha scaricare non le impediva di controllare le sue emozioni.
Un quarto uomo si scagliò su Olimpia, alzando la spada e cercando di approfittare del fatto che si trovava piegata, ma Olimpia fece in tempo a togliersi facendo una capriola.
L’ uomo schivandola trafisse con la sua arma la pancia del suo amico.
Rialzandosi velocemente, Olimpia gli tagliò la gola, così che cadde sopra il suo amico morto.
Gli uomini rimasti si fermarono, guardandosi negli occhi per decidere cosa avrebbero dovuto fare, continuare oppure scappare?
Ma vedendo la donna, che nel combattere piangeva, interpretarono quelle lacrime come un cedimento emotivo. Loro non sapevano, perché quelle lacrime scendevano nel suo volto. Così si scagliarono di nuovo contro di lei, sperando nella vittoria.
E mentre Olimpia schivava i colpi dei suoi avversari, parlava con se stessa “Perché…Perché solo adesso vuoi tornare?”
Disarmò con un colpo il primo uomo, dandogli un calcio in pieno volto
“Solo perché sai che la tua scelta, può essere annullata, da quel dovere che è riuscito a portarti via da me”.
Più le sue lacrime scendevano copiose e più la sua rabbia si scagliava contro quegli uomini.
Il primo uomo caduto a terra, cercò di scappare ma Olimpia non glielo permise, lanciò uno dei suoi sais dietro la schiena e cadde morto.
Mentre combatteva a non più di 50 metri distante da lei, c’era lo spirito di Xena che rimaneva a guardare la disperazione della sua amica e ad ascoltare le sue parole.
Accanto a Xena apparve Michele
“ Strano vedere Olimpia combattere con tanta rabbia, non credi?” –“ Il mio errore la sta distruggendo Michele, ho paura di averla persa per sempre” – “ Il tuo prossimo obbiettivo sarà quello di farti perdonare da Olimpia, non sarà facile ma ricordati che finché nel suo volto scenderanno lacrime, ci sarà sempre un posto nel suo cuore. Lo sai meglio di me che a volte le apparenze ingannano” –“ Spero tu abbia ragione, Olimpia sta diventando quello che io ero all’inizio che impugnai una spada”.
In quel momento Olimpia infilzò il quinto uomo, rimase di fronte all’ultimo che era proprio il più giovane.
I due giravano in cerchio, mentre l’uomo la guardava con freddezza, lo sguardo di Olimpia era triste e senza cattiveria, ma nella sua mente continuava a parlare tra se
“ Non mi hai mai ascoltato”.
L’uomo si scagliò, lei schivava tutti i suoi colpi
“ Tu eri sempre quella che decideva tutto”, l’uomo era stremato, la donna le dava filo da torcere.
Gli occhi di Xena erano tristi, non avrebbe mai voluto vedere la sua Olimpia in quello stato, in quel momento la reazione di Xena la fece parlare
“ Basta Olimpia!”, il volto dell’ amica si voltò nella sua direzione, Xena sgranò gli occhi per la prima volta dopo tanto tempo, Olimpia le aveva donato la sua attenzione.
Non fu un momento migliore, perché l’uomo approfittò della distrazione della donna. La colpì facendole cadere l’unico sais che aveva.
L’uomo rise “ Adesso sei mia!”, Olimpia stava in guardia, aspettando la mossa del suo nemico, ma la mente stava da un'altra parte
“ Adesso sarò io ha decidere per Noi”, l’uomo le andò addosso, lei fece tre capriole all’indietro, l’uomo si fermò spiazzato, cosa aveva in mente?
Poi dopo, Olimpia guardò l’uomo con cattiveria, prese la rincorsa verso di lui, e gli saltò sopra superandolo. Nell’attimo che si trovò dietro di lui, si aggrappò alla sua schiena facendolo piegare all’indietro e scaraventandolo per terra, così da trovarsi sopra di lui a cavalcioni.
Fu in quel momento che Xena si meravigliò del gesto che avrebbe fatto, Olimpia gli premette sul collo con le sue dita, stava usando la mossa che aveva sempre usato Xena.
L’uomo giaceva sotto di lei, sentendo il proprio respiro diminuire sempre di più.
La cosa che non capiva erano le lacrime che vedeva uscire dagli occhi di quella bella donna, lei cercò di spiegargli quello che gli aveva fatto e cosa gli sarebbe successo se lei non lo sbloccava, ma le parole erano soffocate da i singhiozzi “ Ho bloccato l’afflusso del tuo sangue al tuo cervello.Morirai in…”, cercò di calmarsi.
Girò lo sguardo e vide la figura di Xena da lontano.
I loro occhi dopo tanto tempo s’incontrarono, Xena era contenta ma temeva una reazione di Olimpia, che sotto voce le disse “ Io non sono come Akemi”.
Guardò l’uomo, che non riusciva più a respirare, così premette di nuovo sul collo e lo liberò dal soffocamento. Si alzò togliendosi sopra di lui, andò verso il suo sais che giaceva per terra.
L’uomo si alzò rimanendo immobile non dicendo nulla e non sapendo che non avrebbe più detto nulla.
Olimpia prese l’arma, guardò Xena che le disse “Olimpia non lo fare, basta”, gli occhi dell’ amica in un primo momento manifestavano tristezza “sono io che decido” e poi la guardò fulminandola. Olimpia si voltò, lanciò con tutta la forza che aveva il suo sais in direzione dell’uomo, che andò a conficcarsi nel suo torace. L’uomo cadde a terra morto.
In quel momento una lacrima scese nel volto di Xena.
Michele che aveva assistito alla scena, cercò a suo modo di aiutare la donna
“ Come vedi riesce ancora a sentirti. Sarà dura, molto dura, ma sono sicuro che ci riuscirai, anche se non so come…” detto questo scomparve.
Xena e Olimpia rimasero per un attimo in silenzio guardandosi.
Per Xena era una gioia immensa, lo sguardo di Olimpia era per lei un calore a cui era stata sottratta da troppo tempo.
Quel calore che dava un abbraccio tanto sperato, una carezza tanto attesa, un bacio ormai dimenticato.
Ma sentiva anche il forte dolore che le dava guardando i modi di agire della sua amica. Già una volta l’aveva vista comportarsi in un modo freddo e spietato, ma allora lo fece per aiutare il suo popolo amazzone, adesso non ne aveva motivo…
No, il suo motivo adesso era combattere contro quel sentimento che le aveva lacerato il cuore per causa sua.
Ormai “tutto era perso” si diceva tra se.
Ma Michele per una volta forse aveva ragione, quelle lacrime gridavano il suo affetto, così decise che non si sarebbe arresa, ma avrebbe lottato per lei, per Olimpia, per loro.
L’ attenzione di Olimpia venne rapita, dalla presenza della famiglia, che prima si trovava nel carro. Raggiunsero tutti insieme la guerriera, per ringraziarla.
I due bambini precedettero i genitori, Olimpia notò la piccola e la guardò emozionata, quando la vide donargli un fazzoletto, mentre il fratello più grande le disse
“ Grazie per aver salvato la mia famiglia, quando sarò grande lo farò io”.
Il volto di Olimpia tornò sereno e si commosse da quell’ innocenza che manifestò il piccolo.
Non avrebbe mai voluto, in passato far vedere quelle cose orribili a degli occhi innocenti. Ma molte cose erano cambiate, aveva capito che la sopravvivenza veniva purtroppo conquistata con la violenza, quella stessa che aveva sempre cercato di combattere con l’ amore.
Tutta la famiglia alla fine la salutarono, ovviamente preceduta da tanti ringraziamenti e mentre vedeva il carro allontanarsi, una parola la rimbombava nella mente, AMORE.
Quante persone per amore avrebbero fatto qualsiasi cosa, Xena invece…
Lo spirito di Xena apparve di fronte Olimpia, ma ormai lei non poteva vederla.
Xena portò la sua mano verso il volto di Olimpia, desiderava tanto poterla toccare, sentire la sua pelle, sentire di nuovo i suoi occhi su di lei, ma ormai tutto era svanito.
Xena continuava a guardarla “Per un istante hai aperto il tuo cuore e sei riuscita ha sentirmi. Per un attimo il tuo sguardo mi ha paralizzato, sapessi quanto soffro nel vederti così, Olimpia io…” in quel momento Olimpia si voltò, allontanandosi da lei.
Recuperò le sue armi e salì a cavallo, Xena la seguì con gli occhi. Un'altra lacrima rigò il suo volto, nel vedere la sua Olimpia andar via “ Non permettere al tuo dolore di divorare la tua gioia, la tua voglia di vivere e di …amare. Se per farti felice, dovrò rinunciare a te…allora lo farò”.


Riuscirà Xena a far cambiare idea a Olimpia?

Amos ed Evi riusciranno a portare Xena al mondo?

Antinea riuscirà a portare via Xena alla sua Amica?

CONTINUA…?





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