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UNA NUOVA VITA

sesto episodio

di Enemek

Il silenzio aveva invaso la stanza, Xena accarezzava delicatamente il viso di Olimpia che non accennava ha nessun movimento “No non è possibile…Olimpia ti prego non mi lasciare” ripeteva con voce tremula, cercando di non essere soffocata dalle lacrime che le avevano annebbiato la vista.
Dopo qualche minuto la voce di Sascia distolse l’attenzione di Xena “Finalmente stai pesando il dolore di Olimpia! Non doveva finire così, lei doveva vincere il duello, ma purtroppo Antinea ha preso il sopravvento e la situazione è precipitata” Xena fissò il vuoto, tenendo Olimpia tra le braccia “lei si fidava di te e tu l’hai abbandonata”-“Abbandonare significa lasciare sola una persona, io sono sempre rimasto qua”-“lei non meritava di morire”-“Chi lo merita! Neanche il peggior nemico”-“Riportala in vita”-“Mi dispiace, ma non aiuto chi sceglie di togliersi la vita”-“tu l’hai spinta ha questo, con tutti i tuoi ragionamenti” Xena alzò lo sguardo fulminandolo “Dimmi come faccio a riportarla in vita”, dentro di lei una furia devastante stava per esplodere “C’è solo un modo. Ma non credo che tu possa riuscirci”-“Dimmelo”-“Devi farle bere…il mio sangue. Prima che il suo corpo si raffreddi, altrimenti non avrà nessun effetto”.
Xena si scusò per lo scatto e rifoderò l’arma “Perché ridi?”-“E’ buffo, questa scena, l’abbiamo già vissuta tempo fa, ricordi?” anche Xena ricordò con piacere quella sera, che decise di portarla con se “Già è buffo”-“Ascolta Xena, mi dispiace per questa situazione che per colpa della mia decisione per il momento non posso dirti nulla, ma ti prego fidati di me. Io non ti farei mai del male, sei la mia vita è come se facessi male a me stessa”-“Lo so Olimpia questo non lo metto in dubbio, ma…”
Cercò di colpirlo, ma l’uomo schivava ogni sua mossa “Xena, perché invece di fare spazio all’ira non cerchi di ragionare”-“Con le persone come te, c’è poco da ragionare” Xena continuava ha colpirlo ma in vano, riusciva solo a sfiorarlo “Olimpia si fidava di te e tu non l’hai aiutata”.
Sascia schivò un colpo di Xena, afferrò la sua mano, che impugnava la spada e sfruttò la velocità del colpo nel farle finire la lama ad un centimetro dalla gola della guerriera “Come vedi non è facile sconfiggermi”-“Ma bravo ,vuol dire che m’impegnerò di più, nello staccarti la testa, bastardo!”. Sascia lasciò la presa e si allontanò di scatto, perché sapeva che se non l’avesse fatto Xena lo avrebbe colpito con un calcio allo stomaco.
Di nuovo Xena si scagliò contro di lui, facendo roteare la sua spada, ma i suoi colpi continuavano ad andare a vuoto “Anche di te si fidava Olimpia, eppure sei riuscita ad abbandonarla”-“Sta zitto Sascia non nominare il suo nome”-“Perché credi di essere meglio di me. Cerca per una volta sola, di dare ascolto alle intuizioni della tua anima”-“Sei riuscito ad ingannarla, non farai lo stesso con me”-“La tua rabbia ti porterà alla rovina, non era riuscita ad insegnarti qualcosa?” in quel momento un flash la riportò indietro “Se ti ho incontrato c’era una ragione…”
Tornò in sé, incurante del ricordo attaccò Sascia.
La sua spada continuava a colpire ha vuoto ed incominciava a dare segni di stanchezza, sapeva benissimo che l’uomo era molto più superiore.
Si guardò in giro e correndo andò a raccogliere il chacram, lo lanciò facendolo roteare negli angoli della stanza in modo da tenere l’attenzione di Sascia occupata. Nel frattempo la guerriera recuperò il sais conficcato nella parete e l’altro che si trovava vicino al corpo di Olimpia.
Si chinò e guardò per un attimo la sua amica…
Poi si posizionò davanti a Sascia; riprese il chacram, afferrò i due sais nelle mani e appoggiò le punte dei pugnali sulla sua fronte “Vediamo…se hai capito le mie intenzioni” Sascia rimase stupito per la sua intenzione.
Con tutte le forze sia fisiche che emotive, Xena affondò i sais oltrepassando i suoi occhi.
Il viso di Xena era una maschera di sangue, lanciò un sais in direzione dell’uomo che lo schivò ha fatica “Cosa c’è.. hai perso il tuo istinto?” lanciò il secondo che strisciò la sua spalla “Bene, direi che adesso sei diventato normale, per non dire comune” Xena avanzò verso Sascia “Tu eri curioso di sapere chi tra me e Olimpia era più forte? Ti accontento subito” gli diede un destro in pieno viso “Io ho sempre adorato le battaglie, avvolte creandole volontariamente. So come si uccide, come si taglia la gola ad un uomo o come si trafigge il suo torace e tempo fa lo facevo anche con gusto. Poi ho deciso di cambiare, ma ha fatica perché la cattiveria l’ho sempre tenuta in disparte, dentro di me per non soccombere, con le persone come te che non si meritano nulla” un altro colpo fece cadere a terra l’uomo “In questo campo posso dire di essere la più forte” lo raggiunse e gli diede un calcio in pieno stomaco “Olimpia per me è stata sempre un esempio di bontà, di altruismo, di amore e anche se ultimamente per colpa del mio egoismo è stata assalita da quella rabbia che le ha soffocato il cuore, lei riesce ha battermi mille volte”. Si chinò, l’afferrò per la gola tirandolo su di peso, Sascia sentiva la mano di Xena stringere sempre più forte, sapeva che ormai non poteva più competere con la forza smisurata della guerriera che mirava ad ogni costo a riportare in vita la sua amica.
Doveva fare qualcosa, sentiva l’aria mancargli, cercò con quel poco di voce che aveva di parlare “Devi…fidarti di colei…che è riuscita ad insegnarti…qualcosa…”

Lasciò Sascia facendolo cadere a terra “Olimpia cosa stai cercando di dirmi? Aiutami, ti prego ho bisogno di te…”

La sua mente era invasa da tanti ricordi che si susseguivano ha raffica, fino a quando… “Un momento…in tutto questo tempo, non ho mai sentito la voce di Evi… e questo perché, tu non l’ha conosci. Quindi…tutto questo è frutto della tua mente…” sentiva la mente schiacciata da mille perché.
Xena era stanca mentalmente, cadde a terra in ginocchio esausta “Se tutto questo non è reale, allora perché io sento tanto dolore. Cosa stai cercando di farmi capire?”.
Passò qualche minuto, Sascia cercò di riprendersi aspettando qualche reazione da parte della donna “Se Olimpia si fidava di te Sascia, allora mi fiderò anch’io. Ma ti prego dimmi che Olimpia sta bene che non è morta perché io non riuscirei a vivere, come ci è riuscita lei. Anche in questo è molto più forte di me”.
Xena rimase in silenzio, l’uomo non accennava ha darle nessuna risposta.
Quando in quell’istante calde mani accarezzarono il suo viso.
Il sangue provocato dal taglio scomparve ed una voce familiare cullò il suo animo “Sono qua…è tutto finito Xena”
La guerriera fu travolta da un immensa gioia, prendendole le mani “Olimpia…Perdonami ti prego ora so quanto male posso averti fatto, mi dispiace” Olimpia pose le punte delle sue dita nelle labbra di Xena “Adesso basta chiedere perdono, tutto quello che è successo ormai non ha più importanza. Il rancore e la rabbia non sono più in me, l’importante adesso è che stiamo insieme.
Apri gli occhi… Coraggio, il dolore non lo senti più, non è vero?” Xena aprì gli occhi e vide ancora una volta gli occhi splendenti da lei tanto amati “Olimpia sei tornata” così il loro istinto le unì un abbracciò caloroso.
Dopo qualche minuto Olimpia aiutò Xena ad alzarsi e vennero raggiunte da Sascia “Finalmente posso tirare un sospiro di sollievo. Devo confessarvi che per un attimo ho temuto per la mia vita”, il volto di Xena era perplesso “Io non capisco, vuoi dire che non abbiamo vissuto in un sogno?”- “Non tutti i sogni sono frutti della mente, avvolte sogniamo ad occhi aperti. Ci sono persone che pur dormendo fanno cose reali in ambienti diversi”-“Come i sonnambuli?”-“Esatto Olimpia, io sfrutto le menti per creare luoghi o persone a mio piacere, sempre per aiutare chi è in difficoltà ed è in preda all’insicurezza, nel prendere sagge decisione. Nel caso di Olimpia, doveva liberarsi da questa rabbia repressa che l’avrebbe portata ad una continua sofferenza, ma per fortuna tutto si è risolto”-“Già, dovevo fare semplicemente quello che Olimpia ha fatto con te”, Xena si voltò guardando calorosamente l’ amica, Sascia si sentì di troppo “Direi di andare tutti a riposare, dato che domani siete di partenza”-“Credo proprio che ci fermeremo un altro po’, che dici Olimpia ti va?”-“Certo volentieri”, Sascia sorrise e le lasciò da sole.
Olimpia guardò Xena teneramente “grazie”-“per cosa?”-“Di esserti fidata di me!”-“Dovevo farlo molto prima, invece di portarti a tanto. La paura di averti persa in quel modo e aver capito quanto avevi sofferto…”-“Abbiamo capito entrambe quanto sia importante la nostra presenza”-“Già ed io ti prometto” le strinse le mani e si avvicinò “che d’ora in poi le mie scelte saranno esclusivamente per il tuo bene e per la tua felicità, te lo prometto” i loro volti si trovarono talmente vicini che i battiti dei loro cuori soffocarono i loro respiri…
Ma all’improvviso Xena si allontanò presa da un capo giro “Ti chiedo scusa io…”-“Che cos’hai? Ti senti male?”-“No va tutto bene è stato solo un attimo, niente di ché”-“Ci conviene andare a riposare”-“Si forse è meglio”.
Così tornarono nella stanza, in silenzio.
Nessuna di loro diceva niente, quel momento tanto atteso per entrambe e sfuggito di mano, le aveva lasciate smarrite, specialmente per Xena.
Si sdraiarono nel letto aspettando che sopraggiungesse il sonno.
Dopo qualche ora Xena si alzò e andò davanti alla finestra, i raggi luminosi della luna riflettevano il suo viso, inaspettatamente agitato.
La mente della guerriera era assalita da uno strano ricordo, che cercava in tutti i modi di farsi spazio nella sua testa, ma non capiva perché.
Un flash la riportò indietro, quando Olimpia giaceva a terra priva di vita e lei si chinò nel baciarle delicatamente le labbra. In quel momento ricordò le parole di Amos “Ve lo siete detto troppo spesso”.
Perché quelle parole e perché Amos, cosa c’entrava?
I suoi pensieri vennero cancellati dalla voce di Olimpia “Che fai, lì in piedi? Non riesci ha dormire?”-“Sono un po’ agitata, ma tu dormi non preoccuparti”, Olimpia non insistette e tornò a dormire.
Dopo qualche minuto di riflessione, Xena intravide la sagoma di Sascia fuori in giardino, sentì il bisogno di parlargli così lo raggiunse.
L’uomo stava seduto con le gambe incrociate a meditare “sapevo che saresti venuta”-“Non potevo andare a dormire senza averti ringraziato e scusarmi per averti colpito”-“figurati è solo un graffio e poi il merito non è solo mio! Anche tu sei stata determinante, sei tu che l’hai portata da me. Olimpia non sarebbe mai venuta contro il tuo volere”-“Mi dispiace se ti ho giudicato male”-“Se avessi avuto il tuo stesso temperamento mi sarei comportato nello stesso modo”, Xena rimase in silenzio “Non sei venuta solo per questo. Parla Xena, allontana da te l’imbarazzo che stai provando”-“C’è qualcosa nella mia testa che mi assilla”, Sascia l’invitò a sedersi “Raccontami tutto, abbiamo tutta la notte a disposizione”.

Gli occhi di Olimpia vennero svegliati dalla luce del sole, cercò con una mano la presenza di Xena ma lei non c’era. Si alzò dal letto notando che l’amica si era addormentata nel letto più piccolo “perfetto! Spero solo che non diventi un abitudine” disse tra se a malincuore.
Si vestì e uscì dalla stanza, percorse il corridoio ed entrò in una sala dove trovò Sascia “Olimpia, buongiorno! Vieni…siedi accanto a me”-“buongiorno a te”-“Non c’è giornata migliore che iniziarla con una bella tazza di latte appena munta”-“Ti ringrazio”, la giovane beveva in silenzio “delizioso! Peccato che il buon risveglio non riesco ha vederlo” Sascia abbassò lo sguardo, un minuto di silenzio li avvolse “Ti prego Sascia, dimmi che le mie paure non si sono avverate?”-“Purtroppo Olimpia sapevi benissimo che sarebbe accaduto, conosci molto bene Xena. Stanotte è venuta da me e abbiamo parlato”-“Si è ricordata tutto?”-“devo dire che le tue intuizione sono state precise. Xena è una donna piena d’amore e un po’ troppo gelosa, ma vedrai che supererete anche questo”-“Già che stupida! Quello che mi aspetta, in confronto a questo è una sciocchezza”-“Olimpia l’importante è pensare al presente. Il futuro lo risolveremo strada facendo”-“Sono contenta di averti accanto”, Olimpia le sorrise dolcemente e Sascia le accarezzò la mano “Allora mia cara oggi ho deciso di farvi un regalo prima che voi partiate. Chiedetemi l’impossibile ed io lo esaudirò. Naturalmente lo dirò anche allo tua amica”- “Sei sempre pieno di sorprese”, Olimpia non ci pensò molto, in cuor suo aveva sempre avuto un desiderio “Sai Sascia nonostante conosca da tanto tempo Xena, non sono mai riuscita a sapere il giorno del suo genetliaco, così pensavo a qualcosa di speciale”-“Perfetto chiedi pure”.

Anche Xena venne informata di quest’idea da parte di Sascia, ma voleva pensarci bene così si prese del tempo. Passarono diversi giorni, Olimpia si diede da fare per organizzare la sua sorpresa in gran segreto e Xena ne approfittò per stare sola con se stessa. Stranamente le due amiche prese dalle loro cose, non si accorsero di trascurarsi a vicenda.
Una mattina Xena dormì tutto il giorno e venne svegliata in fretta e furia dalle serve di Sascia “santo cielo che succede?”-“Abbiamo l’incarico di prepararla per la cena”-“Quale cena?”-“Quella in suo onore preparata dalla vostra Olimpia” Xena arrossì nel sentire quella frase “vostra Olimpia”.
“E dove sta?”-“ Ha detto di dirvi che l’attende all’ingresso della sala dei banchetti”-“Una cena in mio onore?” era curiosa così non fece altre domande e si lasciò preparare.
L’abbigliamento era del tutto in stile orientale. Aveva un chimono bianco panna con dei disegni color oro, i capelli li lasciò sciolti appena raccolti da un piccolo fermaglio.
Raggiunse Olimpia che la stava aspettando. Anche l’amica indossava un chimono, color verde smeraldo con dei ricami color oro “Olimpia, sei bellissima” la giovane si voltò imbarazzata “ti ringrazio anche tu non scherzi, come sempre”.
Olimpia rimaneva davanti la porta tenendola chiusa, Xena si accorse della sua agitazione “Olimpia sono curiosa di sapere cos’ hai architettato”-“tra un po’ lo scoprirai. Ma prima voglio dirti una cosa”-“dimmi pure”-“Innanzi tutto, voglio chiederti scusa”-“per cosa?”-“In questi ultimi giorni ho avuto un po’ da fare e mi dispiace di averti un po’ trascurato, ma il motivo sta dietro questa porta. Inoltre mi scuso con te per non essere mai riuscita ha scoprire il tuo genetliaco”-“Olimpia è una mia scelta, lo sai che non mi piace quel tipo di ricorrenza”-“Si lo so ed è per questo che stasera ho voluto regalarti questa serata particolare, per dimostrarti quanto tengo alla tua felicità e che…” si avvicinò di più “nessuno potrà mai allontanarmi dal mio amore che provo per te. Questo regale è per dimostrarti quanto ti amo” era titubante ma alla fine le diede un piccolo bacio sulle labbra “Per tutte le volte che non te l’ho detto, buon genetliaco amore mio” fece un respiro profondo si voltò ed aprì le porte.

La sala era illuminata da milioni di candele, torce e candelabri giganti.
Entrarono trovandosi di fronte un grande tavolo rotondo ben apparecchiato, in quel momento la sua attenzione fu rapita dall’applauso di tante persone che si erano nascosta al lato destro della stanza, sorprendendo la festeggiata “Sorpresa!”.
Xena sgranò gli occhi, era qualcosa d’inverosimile, di straordinario, la gioia esplose nel più profondo del suo cuore “Ma cosa…” Xena si voltò guardò Olimpia che le sorrise dolcemente, notando i suoi occhi pieni di commozione.
La donna cercava di trattenere la sua emozione ma alla fine cedette dalle lacrime, quando tra gl’invitati sbucò Seleuco. Il giovane andò di corsa ad abbracciare la madre “Madre, madre mia”-“Seleuco figlio mio che gioia, tu qui !”
Fu un attimo molto intenso, anche Olimpia alla fine si commosse.
Dopo qualche secondo un altro ospite si fece avanti “Ehi sorella, ti piace questa sorpresa?” Xena alzò lo sguardo, dopo che si era chinata per abbracciare il figlio “Linceo!” baciò la fronte del figlio e si lanciò tra le braccia del fratello. “Ragazzi un po’ di contegno. Specialmente tu signorina”, avrebbe riconosciuto questa voce tra mille “Madre anche tu?”, Xena era euforica lasciò le braccia del fratello per passare immediatamente tra quelle della madre.
Olimpia rimaneva in silenzio ammirando la gioia della sua guerriera, Sascia le si avvicinò “sono veramente colpito dal tuo gesto. Ma so anche il perché l’hai fatto”-“Davvero?”-“Sai benissimo che Xena le ha già viste tutte queste persone. Sei una donna dalle mille qualità, ma una le batte tutte” la donna lo guardò incuriosita “L’amore che provi per Xena è fortissimo e grande. La tua gioia è vederla felice e quale cosa può donare tanta felicità, se non rivedere coloro che si amano” Olimpia sorrise.
Nel frattempo Xena stava salutando Aristarco; Sascia continuò “per questo mi sono permesso d’invitare qualcuno che conosci molto bene” le poggiò le mani sulle spalle facendola voltare in direzione della porta. Dove vide entrare i suoi genitori, Olimpia scoppiò a piangere, correndogli incontro e abbracciandoli calorosamente “mamma, mamma! Che gioia!” attirando l’attenzione degli altri invitati e di Xena.
Avrebbe voluto starle vicina, ma preferì non invadere la sua intimità con i suoi, anche perché sapeva che il padre non l’aveva mai accettata.
Passarono diversi minuti, dopo che Olimpia si era rilassata tra le braccia del padre e veniva cullata dalla voce della madre “figlia mia, sei una persona meravigliosa”-“mamma, papà non sapete quanto mi siete mancati. Aver saputo della vostra morte e non avervi potuto vedere è stato doloroso”-“Adesso basta non importa, io e tuo padre stiamo bene e siamo orgogliosi di te. Specialmente quando te e Xena avete riportato Selina a casa”, il padre si voltò verso la guerriera “Già, Xena!” ed andò verso di lei. Olimpia si preoccupò, della serietà che aveva il padre nel pronunciare il suo nome così lo raggiunse seguita dalla madre. L’uomo si fermò davanti a Xena che lo guardava preoccupata per la probabile scenata che si aspettava da un momento all’altro “Xena, ormai non dovrei più far caso, nel vedere mia figlia e notare ogni volta la tua presenza” Olimpia si mise sotto braccio al padre “per favore, papà non cominciare, per favore”, l’uomo continuò fissandola mentre lei rimaneva in silenzio. Non voleva urtarlo ne tanto meno mancare di rispetto a Olimpia.
All’ improvviso l’uomo tese la mano a Xena “ma devo accettarlo, adesso mi rendo conto, quanto tu possa far parte integrante della vita di mia figlia e voglio ringraziarti per esserle accanto e per aver salvato la vita a mia nipote” Xena rimase sorpresa, Olimpia strinse con affetto il braccio del padre “grazie Papà”. Il volto di Xena si distese “Non devi ringraziarmi, Olimpia è tutto per me ed è un dovere ed una necessità proteggerla e sono contenta delle tue parole” così i due si strinsero la mano.
Ora che la tensione era sparita, l’atmosfera gioiosa della cena tornò a rincuorare i cuori di tutti.
Xena tese la mano a Olimpia “Vieni con me, voglio farti conoscere alcune persone” Olimpia sorrise sentendosi desiderata dalla sua Xena,e si congedò dai suoi “Olimpia ti presento Aristarco”-“Piacere di conoscere il padre di Seleuco” in quel momento il ragazzino si mise sotto il suo braccio e la donna lo baciò calorosamente sulla testa; mentre Aristarco si complimentava con Olimpia per aver trasformato una donna di guerra, in una guerriera di giustizia.
Olimpia lusingata ad un certo punto si sentì osservata, da una donna che per tutto il tempo rimase in disparte. Si voltò rimanendo colpita dalla sua eleganza ma soprattutto dal suo portamento, capendo chi fosse si rivolse a Xena a voce bassa “è lei?” Xena si voltò e guardando chi fosse i suoi occhi si distesero per la contentezza “Si è lei, Lao mà”.
La donna con tutta la sua eleganza si avvicinò “ Xena, finalmente posso conoscere di persona la tua anima gemella” Olimpia era imbarazzata, ma nello stesso tempo contenta “Il piacere è tutto mio. Sono felice di conoscere la donna che ha salvato la vita a Xena” la guerriera rimase colpita da quell’affermazione e le strinse forte la mano “Tu mia cara Olimpia hai fatto di più. Sei riuscita a fare qualcosa di veramente difficile. Xena è una donna meravigliosa e tu sei riuscita ha renderla ancora più splendente” le disse concludendo con un tenero sorriso “Adesso però smettetela, mi farete arrossire” disse Xena abbassando lo sguardo.
L’attenzione delle donne fu rapita dalla voce di un uomo “Ciao Xena è da tanto che non ci vediamo” si voltò “Marcus anche tu? Guardò Olimpia stupita, poi osservò la donna che teneva sotto braccio, elegante ma alquanto particolare.
Xena la guardò cercando di capire chi fosse “Marcus la signora è tua madre?” (WOOPY GOOBERT) Olimpia non riuscì a fermarla in tempo, quando la donna offesa esplose dalla rabbia “Ehi, ma che diavolo dici? Ti sembro così vecchia?” Olimpia intervenne cercando di risolvere la situazione “No non voleva offenderti, si è semplicemente sbagliata”-“No Olimpia, non mi sono sbagliata. Se non è sua madre allora chi è?” Olimpia non riuscì a rispondere che la donna esplose di nuovo “Ma tu guarda questa, che arroganza. Senti un po’ bellezza… anche se sei una principessa guerriera non mi fai mica paura!-“davvero! Tu sicuramente non lo fai a me!” la situazione stava precipitando Olimpia ripensò a quello che aveva detto “Scusa che cosa c’entra che se non è la madre non può essere invitata?” la donna rispose al posto di Xena “Perché pensa di dover conoscere la madre del suo promesso sposo!” Xena non ci vide dalla rabbia “Sentimi bene” puntandole il dito contro “Sentiamo cosa hai da dire!” Olimpia si mise in mezzo cercando di sistemare la situazione “Xena per favore basta. Lei ha tutti i motivi per stare qua”-“AH si e perché?”-“Perché lei è il tramite di questa festa, è grazie al suo aiuto che ho potuto invitare tutti quanti”, Xena fu costretta ha calmarsi “capisco! Potevi dirmelo prima!”-“Ho cercato…che dici! Lei è la veggente Oda Mae .
La veggente rimaneva in attesa, tenendo le braccia nei fianchi e il piede che batteva il tempo aspettando con impazienza di sentire le sue scuse.
Ma Xena era troppo orgogliosa non sarebbe mai scesa ha tanto, così Olimpia la prese da una parte “Ascolta ti prego, ti devi scusare con lei”-“E perché mai. Se lei si presentava, senza fare la regina della festa, forse tutto questo non succedeva”-“Ti prego Xena ho impiegato due giorni per convincerla ad aiutarmi”.
Nel sentire quelle parole, Xena si arrese “E va bene. Ma lo faccio solo per te” Olimpia le sorrise. Le due donne si avvicinarono ad Oda che con aria vittoriosa aspettava in paziente “Mi scusi” le disse Xena ha bassa voce “Cosa hai detto? Scusa ma sono vecchia e non ci sento bene” Xena alzò gli occhi al cielo, ma dovette sottostare alla sua ripicca “Ho detto che mi dispiace, scusa!” alzando la voce. Oda soddisfatta cambiò umore “Figurati cara, può succedere. Bene mi è venuta un leggero appetito, quand’è che si mangia?” si allontanò da Xena e Olimpia che rimasero stupite dal suo comportamento “Olimpia, è proprio strana quella donna”.
Sascia attirò la loro attenzione “Ragazze guardate chi è venuta ha trovarvi?”
Quando si voltarono per guardare la presenza di quella persona, il loro stato si agitò all’istante “Evi che ci fai qui?” le chiese Xena terrorizzata,seguita da Olimpia “Sascia perché è venuta anche lei? Cosa le è successo?”- “Calmatevi… Evi sta bene, l’ho invitata io perché volevo conoscerla e poi è una presenza importante,no?” Evi intervenne abbracciando Xena “tranquilla madre, sto bene”-“Sta semplicemente facendo un bel sogno”.
L’atmosfera si placò e l’armonia ritornò gioiosa come all’inizio.
Ma era il momento più importante, che Olimpia stava aspettando. Prese la mano di Xena, allontanandola da tutti gl’invitati.
La guardò negli occhi “Xena ascolta. Io ho richiesto la presenza di un'altra persona”-“Di un'altra? E chi sarà mai?”-“ E’ stato difficile ma alla fine è venuta e vorrei che ascoltassi quello che ha da dire”-“Ma certo Olimpia e chi sarebbe?” le chiese Xena incuriosita.
Olimpia le indicò una ragazza, con un lungo chimono color crema che si trovava dietro le sue spalle. Xena si voltò scoprendo con stupore chi fosse “Akemi?” la ragazza s’inchinò in segno di saluto, si ricompose rimanendo con lo sguardo rivolto verso il basso “E’ un onore per me trovarmi di fronte la tua presenza e quella di Olimpia” Xena rimase stupita per l’idea che ebbe Olimpia “Aver avuto la possibilità di potermi rivolgere a te, è stato un dono che non potevo rinunciare” la ragazza si vergognava di guardare gli occhi freddi della guerriera.
Xena rimase in silenzio, vedere Akemi la sorprese completamente, con voce risentita si rivolse alla giovane “Parla”- “Ho fatto un grandissimo errore, me ne rendo conto; Mi sono lasciata trasportare dalla gelosia” Xena risentita interruppe “gelosia di cosa? Akemi in tutto il tempo che abbiamo passato insieme, tu mi hai usato per arrivare al tuo scopo”-“Mi dispiace, ma tu sai meglio di chiunque altro cosa ti porta a fare la vendetta. Mi hai aiutato nonostante il tuo cuore ripudiava quel sentimento che ho visto esplodere verso la tua amica Olimpia”-“Per colpa della tua menzogna lei ha sofferto in un modo indescrivibile. Ho rischiato di perderla e tutto per colpa del tuo egoismo”-“mi dispiace! Hai ragione ad essere arrabbiata con me, non merito nessun perdono, questo lo sapevo ma Olimpia ha insistito così tanto che dopo quello che le ho fatto passare, l’unico modo per farla felice era quello di venire ha provare a chiedere il tuo perdono” la voce di Akemi incominciò ha farsi più rauca, come se volesse trattenere le lacrime. La forte determinazione che stava avendo Xena nei confronti della ragazza, non le dava nessuna speranza.
In quel momento sentì la sua mano intrecciarsi con quella di Olimpia.
Xena si voltò notando il volto di Olimpia, capì alla perfezione quello che le stava chiedendo amorevolmente.
Dopo qualche secondo, il viso di Xena si distese dal calore dei suoi occhi, baciò la sua mano e si avvicinò ad Akemi.
Con la mano sotto il mento le alzò il viso “Guardami Akemi! Io credo che sia meglio cancellare tutto questo rancore, per amore di Olimpia ma anche per il nostro. Il passato ormai non conta più” l’agitazione e la commozione esplose nel cuore della piccola Akemi che scoppiò in un pianto liberatorio, abbracciando teneramente Xena.
Lao mà raggiunse Olimpia “Non sai quanto mi renda felice vedere che tu riesca a far capire all’istante a Xena, quello che non sono riuscita ha fare io”-“Cosa?” Xena le raggiunse “Ad insegnarmi a trascendere i limiti terreni, smettendo di volere, di desiderare, di odiare, perché il nostro spirito non cerca il proprio benessere e perché lo scopo dell’esistenza è servire gli altri e vivere per gli altri” Lao mà continuò “E’ riuscita ad amare chi lei odia” gli occhi di Olimpia e Xena s’incontrarono abbracciando con dolcezza i loro sorrisi.
Sascia vide che tutti erano presenti così diede inizio al banchetto, ma Olimpia lo interruppe “Aspetta Sascia manca una persona” l’uomo si guardò in torno “E chi?” si sentì una persona entrare di corsa “Aspettate, sto arrivando” Olimpia gli corse incontro felicissima “Corilo, che gioia vederti” anche Xena li raggiunse “Non cambierai mai testone!”.
Questa volta Sascia potè dare inizio al banchetto, la tavola venne in bandita da mille prelibatezze. Gl’invitati si misero seduti.
All’estremità opposte, sedute l’una di fronte all’altra c’erano Xena e Olimpia.
Alla sua destra, Olimpia, aveva i suoi genitori seguito da Corilo, Evi, Linceo e la madre finendo dalla parte sinistra di Xena. Mentre il suo lato destro era occupato da Seleuco, Aristarco, Lao Mà, Akemi, Marcus, Oda e Sascia, terminando dal lato sinistro di Olimpia.
La sorpresa di Olimpia fu veramente particolare e magica, gl’invitati trascorsero una serata felice e distesa, parlarono tra di loro delle loro gioie e come la sofferenza ed il loro dolore ormai faceva parte del passato.
Olimpia rimase per un attimo assorta nei suoi pensieri, osservando con gioia ogni persona lì presente. Era tranquilla, la sorpresa era riuscita, con quanta gioia vedeva la sua Xena parlare felice e distesa con tutte quelle persone. Poi si rivolse a Sascia “Scusami, mi spieghi una cosa?”-“Dimmi pure Olimpia”-“Se tutte queste persone sono spiriti, come fanno a mangiare con gusto?”-“Perché è quello che il tuo cuore vuole far vedere, per rendere questa serata perfetta. E’ vero loro non gustano le pietanze come lo facciamo noi essere viventi, ma è il tuo desiderio che li fa comportarsi da viventi”-“Come sempre hai pensato ha tutto”-“Certo le cose devono essere perfette” Olimpia gli sorrise “Grazie Sascia, di tutto”.
L’attenzione della donna fu attirata da Corilo che per tutta la serata, non aveva fatto altro che raccontare al padre di Olimpia tutte le loro vicende e le sue eroiche imprese. Olimpia era felice stava trascorrendo una serata fantastica e finalmente era riuscita a conoscere tutti coloro che avevano fatto parte della vita di Xena.
Anche lei in quel momento osservò Olimpia, spiandola in silenzio.
La serata finì con dispiacere di tutti, ripromettendosi che il loro prossimo incontro sarebbe avvenuto più tardi possibile.
Xena e Olimpia rimasero da sole, nella grande sala “Non trovo le parole per ringraziarti, Olimpia”-“L’importante è che ti sia piaciuta”-“Piaciuta? E’ stata meravigliosa, non lo dimenticherò mai” si creò un atmosfera particolare, Olimpia le andò più vicino sperando in un avvicinamento da parte di Xena, ma appena l’amica sentì la troppa vicinanza, una sensazione d’imbarazzo la fece allontanare “Ci conviene andare in camera, è stata una serata piena di emozioni”. Olimpia non obbiettò così tornarono nella loro stanza.
Il silenzio che le accompagnava, sembrava essere un grido disperato nel poter soddisfare il bisogno di un contatto da parte di entrambe.
Si cambiarono le vesti, con qualcosa di più comodo, Olimpia andò davanti la finestra, ammirando la luna brillare alta nel cielo stellato.
Xena la raggiunse, fermandosi dietro le sue spalle. Sentiva il suo cuore battere velocemente, come avrebbe desiderato stringerla circondando il suo corpo con le sue braccia, ma qualcosa la bloccava. In quell’istante Olimpia si voltò verso di lei “Allora! Ti senti un po’ più rilassata adesso?”-“Si adesso va meglio”-“Lo sai Xena anche a me è piaciuta questa serata, specialmente per il fatto di averti fatto felice”-“Olimpia in tutte le cose che fai mi rendi felice” in quel momento in poi si accorsero che le parole non servivano più, Olimpia si avvicinò notando che anche Xena andava verso di lei.
I loro volti erano così vicini che mancava così poco, che le loro labbra si potessero toccassero ma alla fine Xena si allontanò.
Olimpia ci rimase male, ma sapeva benissimo il motivo del suo stato “Non credi che dovremmo parlare?” Xena si voltò guardandola in preda all’agitazione “Di cosa?”-“Di quello che ti sta accadendo”-“Per favore Olimpia non adesso, non voglio rovinare questa serata”-“Va bene come vuoi, allora ci conviene andare a dormire” Olimpia si sdraiò nel letto grande, mentre Xena si distese in quello piccolo “Adesso non riesci più, neanche a dormire con me?”-“Ti prego non chiedermi nulla, sto cercando di sforzarmi”-“Ed invece ti chiedo di dormire qui, in questo letto. Per favore non faremo accadere nulla. E’ stata una bellissima serata non farmela finire tra le lacrime”. L’implorazione di Olimpia fece demordere Xena, così si distese con lei.
Olimpia si voltò dandole le spalle “Buonanotte Xena” la donna guardava la sua schiena, non avrebbe voluto farle, questo ma era più forte di lei.
Passò un ora, ne Olimpia e Xena chiusero occhio, si giravano e rigiravano cercando sempre di mantenere una certa distanza .
Dopo qualche ora Olimpia sentì il respiro profondo di Xena, si voltò ed incominciò a guardarla, era così distesa la sua espressione.
Stava dormendo su di un fianco, tenendo la mano fuori la coperta, Olimpia non ci pensò due volte, si avvicinò e appoggiò la mano sulla sua, il calore della sua pelle invase il suo cuore in una totale tranquillità, così chiuse gli occhi e si addormentò.
Mancava un paio d’ore prima che il sole sorgesse, Xena si svegliò con il solito dolore al braccio. Aprì gli occhi e si accorse che Olimpia si era addormentata accanto a lei, girata di schiena usando il suo braccio come cuscino.
Xena cercò di alzarsi senza svegliarla.
Ma nel muoversi Olimpia si girò verso di lei, continuando a dormire…
Xena si bloccò, non voleva che si svegliasse… ed in quel momento… rimase affascinata dalla bellezza.
La veste si era attorcigliata fino alla vita, lasciando scoperte quelle gambe ben affusolate e così definite…
le spalline erano scese, mostrando il seno quasi scoperto….
I suoi occhi seguirono la morbidezza del suo collo…
ed in quel momento avrebbe desiderato avere l’istinto di una baccante, nel poter morderla per soddisfare il suo desiderio….
Il suo cuore incominciò ad accelerare…
il desiderio di sentire la sua morbida pelle…
sentirne il sapore, con le sue labbra…
e soddisfare quell’ardente desiderio di poterla toccare sentendola sua…
la stava facendo impazzire….
Ma non poteva…
perché quel desiderio stava combattendo una pazza gelosia, che le accecava la mente.
Poteva solo rimanere in silenzio, guardare il suo volto così dolce, come un angelo.

Cercò di distrarre la mente , ma quel desiderio stava avendo la meglio…
senza nessun controllo la sua mano incominciò a seguire il profilo della gamba di Olimpia, sentendone il calore….
Ma in quel momento nella sua mente, s’intromisero immagini di due corpi divorati dalla passione che facevano danzare quelle calde lenzuola, accompagnate da gemiti di piacere.
Cercò di togliere quella scena dalla testa, e per fortuna Olimpia nel sonno si girò allontanandosi “Se continuo così… impazzirò”.
Xena sentendosi libera, si alzò dal letto, coprì Olimpia e si vestì, uscendo dalla stanza.
Le sembrava di soffocare, aveva un disperato bisogno di aria fresca.

Olimpia si svegliò, non meravigliandosi dell’assenza di Xena.
Si vestì e raggiunse Sascia “buongiorno!”-“Buongiorno a te cara Olimpia”-“hai visto per caso Xena?”-“Si la tua amica sta cercando di scappare da se stessa”-“Dov’è adesso”-“Sono più di cinque ore che passeggia nel giardino. Credo che sia meglio che voi parliate”-“Già lo credo anch’io. Ti ha detto per caso qualcosa?”-“Diciamo che non vuole, accettare il fatto che sia accaduto veramente”, Olimpia capì che la situazione era al quanto complicata “Ascolta Sascia io, penso che sia meglio…”-“E’ meglio che faccia preparare la carrozza. Anch’io credo che sia giunto il momento che torniate a casa, anche perché dovete stare un po’ da sole” Olimpia sorrise, Sascia era sempre riuscito a toglierle le parole di bocca.
Olimpia salutò l’amico e raggiunse l’uscita quando fu bloccata “Xena! Stavo venendo da te”-“Allora ti ho risparmiato la fatica!”-“Non ti ho trovato in camera e allora…”-“Si, non riuscivo a dormire così volevo fare quattro passi”-“Io invece vorrei fare quattro chiacchiere”-“va bene Olimpia come vuoi,andiamo in giardino”-“Xena se per te va bene io vorrei partire oggi, tornare a casa”-“Va bene Olimpia , come vuoi”.
Le due donne arrivarono in giardino, rimanendo in silenzio.
Xena cercò di deviare l’argomento “Oggi è veramente una bella giornata” Olimpia le andò vicino rassicurandola e posò la sua mano nel suo braccio “Xena, non è stato un sogno!” la guerriera alzò gli occhi al cielo in segno di disapprovazione “Olimpia non voglio parlarne”-“Perché? Non puoi scappare dalla realtà!”-“Non sto scappando…è solo che ho bisogno di tempo…per”-“Cosa? Accettare il fatto”-“Sto cercando di eliminare questa gelosia, che mi sta divorando ogni volta che ci penso”-“Non credi che sia meglio parlarne invece di scappare?”-“Olimpia per favore, non insistere”-“E’ una cosa che ci riguarda e non voglio lasciar correre. Perché tu non riesci ad accettare l’idea che è successo”-“Olimpia io sono contenta che sia accaduto, ma è la situazione in generale che non riesco ad accettare e il “con chi” è successo, che mi da ancora più fastidio” Olimpia la guardò dritta negli occhi “Io non ho fatto l’amore con Amos”.
Nel sentire quella frase Xena si agitò e lasciò Olimpia da sola in giardino.

Xena era tornata nella loro stanza, era talmente nervosa che prese una sacca ed incominciò ad infilarci tutto quello che le capitava tra le mani.
Olimpia si fermò sulla soglia della porta, entrò e la chiuse “Xena per favore dobbiamo parlare”-“Non adesso”-“Vuoi sapere come la penso io?” Xena si fermò sospirando “sentiamo”-“E’ stata la notte più bella della mia vita e anche se a te da fastidio pensarci, mi dispiace… ma è successo e non me ne vergogno” Xena riprese ad infilare le cose “Olimpia io non ho detto che me ne vergogno”-“E allora fammi capire, perché il tuo modo di reagire mi ferisce” Xena gettò quello che teneva tra le mani e aspettò qualche secondo, cercando di allontanare da sé l’agitazione.
Si voltò verso Olimpia “L’ultima cosa che voglio è ferirti” si avvicinò di più “Olimpia io non voglio che tu possa pensare che quella sera, quando ancora ero uno spirito e usai il corpo di Amos, venni da te con l’intenzione di farti cambiare idea, seducendoti”-“Xena, questo non l’ho mai pensato”-“Mi fa piacere, perché la verità è ben diversa. Volevo parlare con te e l’unico modo che avevo per poterlo fare, era usare il corpo di Amos. Mi sento terribilmente responsabile, perché dovevo controllare la situazione e me stessa”-“Xena non è stata colpa tua, sono stata io ad insistere”-“Olimpia tu hai seguito semplicemente il tuo cuore”-“E allora vuoi condannarti per questo?”-“No, è solo che ogni volta che il mio pensiero si sofferma a quella notte, io…vedo voi”.
Olimpia si mise una mano sulla fronte, rendendosi conto di quanta sofferenza stava opprimendo il cuore di Xena “Questa è la gelosia che ti fa parlare” Olimpia le prese le mani, l’amica era imbarazzata per lo stato in cui stava e teneva il suo sguardo verso il basso “Ascoltami…quello che è accaduto quella notte è stato qualcosa di meraviglioso, ma se tu la guardi con il cuore vedrai ciò che è successo veramente e quello che hai provato. E’ vero forse dovevamo controllarci, ma per quanto mi riguarda se dovessi tornare indietro non cambierei nulla, perché in quel momento io avevo un disperato bisogno di te. Non volevo che mi lasciassi di nuovo sola, non l’avrei sopportato”. Olimpia le prese il volto con una mano “Xena…guardami, io avevo bisogno di te.
In quel momento, vedevo i tuoi occhi come adesso.
In quel momento guardavo le tue labbra, stringevo le tue mani” si avvicinò posando delicatamente le sue labbra su quelle di Xena.
Un piccolo e tenero bacio le regalò, tenendo entrambe gli occhi aperti.
Olimpia si scostò, sentì circondare i suoi fianchi dalle mani di Xena, che la portava di nuovo tra se “Anch’io avevo bisogno di te”, ancora una volta unirono le loro morbide labbra, assaporando quella sensazione che le faceva accelerare i battiti del loro cuore e del loro desiderio.
Ma nella mente di Xena, tornarono ancora quelle immagini che non sopportava.
Si allontanò all’istante “Scusami…Ti prego, scusami” Olimpia rimase per un attimo in silenzio “Xena non preoccuparti. Vedrai che col tempo ti passerà” Xena cercò di riprendersi, avrebbe preferito continuare, ma non riusciva a togliere dalla mente quell’immagini. Era sempre più nervosa, sapeva che Olimpia aveva ragione ma la gelosia era sempre stata una qualità predominante in lei e dominarla era faticoso.
Riprese la sacca e continuò ad infilare qualsiasi cosa, Olimpia l’ha osservò “Xena, posso chiederti una cosa?” si fermò infastidita aspettando un'altra domanda su il suo stato “Dimmi Olimpia”, si avvicinò accanto e tirò fuori dalla sacca una cosa “Mi spieghi che ci fai con un fular rosa?” le due donne si guardarono negli occhi e subito dopo, allontanarono quella tensione che si era creata con una dolce risata.
Gli occhi di Olimpia erano radiosi nel vedere l’agitazione allontanarsi da Xena “Vedrai che tutto si sistemerà” Xena la guardò notando quanta luce emanava il suo volto “Ti ringrazio per essere così paziente con me”-“Figurati…lo dicono tutti che sono molto forte” Xena fece una smorfia insolita non capendo dove volesse arrivare “ma io non ho detto paziente?”-“Lo so, infatti la pazienza è la virtù dei forti” Xena sorrise di nuovo “hai ragione”-“ Xena, che ne pensi di andare ha rilassarci facendo un ultimo bagno prima di ripartire, invece di soffocare la tua sacca?”-“Si penso proprio che un bel bagno ci farà bene”-“Andiamo principessa guerriera” Olimpia le prese la mano ed uscirono dalla stanza. Passarono la mattinata rilassandosi, tra massaggi e bagni vari, servite e riverite dalle serve di Sascia.

L’ora di partenza arrivò, Xena e Olimpia raggiunsero Sascia all’ingresso della casa. Sascia abbracciò Olimpia “E’ stato un piacere avervi qui”-“Non finirò mai di ringraziarti per quello che hai fatto”-“Infatti non dovrai mai farlo, perché per me è un dovere aiutarti. Lo sai che la tua felicità è primaria, sia per te che per Xena” la guerriera sorrise con affetto e poi l’abbracciò “Grazie di tutto, ti sarò sempre riconoscente per aver salvato Olimpia”-“Ma questo non sarà un addio!” Olimpia abbassò lo sguardo “Già”, Sascia prese una piccola gabbia e la diede a Olimpia “tieni questa è per te”-“Che cos’è”-“E’ una colomba, quando avrai bisogno di me, tu lasciala volare via così lei mi avviserà”-“Sascia, sei magnifico mi sento più sollevata adesso” l’uomo le accarezzò il volto “Ti aiuterò fino alla fine”.
I due si salutarono di nuovo, così Xena e Olimpia si misero in viaggio verso il porto.

Arrivate scese dal carro e presero le loro cose. Trovarono una nave in partenza per la Grecia e salparono senza problemi, sistemarono le loro cose nella loro piccola cuccetta.
Stranamente era sceso tra loro, un freddo gelido d’indifferenza così Olimpia cercò di mandarlo via “Sai Xena, nonostante quello che abbiamo passato da Sascia, sono stata bene e tu?”- “Si anch’io”-“Sascia è una persona splendida non trovi?” Xena le rispose seccata “Certo”-“Xena…che cos’hai?” l’amica sbuffò “Niente, mi spieghi perché ogni volta ci dev’essere qualcosa”-“non lo so, dimmelo tu” Xena non le rispose, continuò a mettere bene le sue cose, Olimpia cercò di cambiare discorso “Che ne dici se ci riposiamo un po’ ” le appoggiò una mano nel braccio e Xena si scostò “Riposati tu io preferisco andare fuori” uscì lasciandola sola.
Olimpia si sdraiò nel suo piccolo letto “pazienza ti prego divora la mia anima”.

Il sole stava tramontando, Olimpia si svegliò indolenzita e nauseata dal movimento della nave. Uscì fuori cercando Xena.
Quando la trovò vide che stava parlando con diversi marinai e stranamente bevendo del vino. Olimpia la guardò stranita, poi si avvicinò “Xena? Che fai?” l’amica le sorrise “Sto chiacchierando, non lo vedi?!”- “E lo fai bevendo?”, non le rispose e guardò la sua tazza brindando alla salute dell’amica “Certo Olimpia, almeno così mi riscaldo” –“Se scendi giù, ti riscalderai lo stesso” Xena s’infastidì “Smettila!”-“Di cosa?”-“Delle tue allusioni”-“sei impazzita! La mia era solo un dato di fatto, nient’altro. Il problema è tuo se ci vedi la malizia” Olimpia scocciata lasciò Xena tornando in coperta.
Era in preda al nervoso, non capiva per quale motivo Xena si stava comportando in quel modo. Sapeva che era una persona gelosa, ma non fino a quel punto.
Era stanca ma allo stesso tempo infastidita, perché doveva passare per quella maniaca? Decisa più che mai, tornò fuori affrontandola nuovamente “Xena! Vuoi venire un attimo?”-“che c’è” i marinai notarono la presenza di Olimpia “ehi.. certo che la tua amica è proprio deliziosa!” Xena la guardò da capo a piedi sorridendo “davvero!” poi si voltò verso il marinaio “Allora guarda da un'altra parte, altrimenti ti cavo gli occhi, con le mie stesse mani” Olimpia rimase sorpresa, Xena la raggiunse lasciandoli brontolare e ridere tra loro “Cosa c’è Olimpia”-“perché non vieni a riposare?”-“perché non ho sonno!”-“perché fai così”-“Olimpia non continuare” il nervoso era troppo per Olimpia che lo sfogò liberando le lacrime, che cercò di trattenere mettendosi una mano tra la bocca “per favore Xena, mi sento sola…e poi fa freddo” Xena la guardò amareggiata “puoi usare la mia coperta, se vuoi!” Olimpia rimase in silenzio, guardandola negli occhi “Va bene, come non detto” si voltò e tornò in coperta.
Era delusa e scoraggiata, cercò di superare la serata dormendoci sopra, così prese entrambe le coperte e si distese sul letto. Un senso di solitudine invase il suo cuore, quanto avrebbe dato per sentire solo la sua presenza.
Avrebbe dato tutto per poter sentire….il pavimento scricchiolare; sentire….la sua presenza avvicinarsi; sentire… l’altra parte del suo letto, lasciata libera, occupata dal corpo di Xena; sentire… le sue mani stringerla e avvicinarla completamente a sé; sentire…. il suo corpo riscaldato dal calore della sua pelle; sentire… il suo respiro riposare tranquillamente sul movimento del suo petto; sentirsi… finalmente non più da sola, ma protetta e al sicuro da quelle braccia forti e così morbide da cadere estasiate in un sonno profondo e tranquillo.

La mattina sopraggiunse, Olimpia si svegliò e andò su in coperta, non si meravigliò nel notare che il letto di Xena era rimasto in tatto.
Era una bella giornata, dopo qualche minuto di ricerca si accorse di non trovare la sua amica, quando ad un tratto un marinaio si avvicinò dietro le sue spalle “Buongiorno, dormito bene?” Olimpia rispose mantenendo le distanze “certo! Dov’è la mia amica?”l’uomo si avvicinò “Non lo so. Ma perché la cerchi, non ti serve a niente”-“Questi non sono affari tuoi”-“Oh certo…se vedo una bella donna tutta sola, sono affari miei” l’uomo non ci pensò due volte e le afferrò il polso, bloccandole il braccio dietro la schiena.
Il marinaio sorrise per la sua bravura, ma non considerò con chi aveva a che fare “Ti consiglio di lasciarmi stare”-“perché altrimenti cosa mi fai?” ma non seppe mai la risposta, perché sentì la punta di una spada toccare il suo collo “Se non le togli subito le tue luride mani di dosso, ti taglio la testa prima che tu ti possa girare” l’uomo cercò di non fare movimenti bruschi “scommetto che è la tua amica” la lasciò andare alzando le mani “dai stavo solo giocando” Xena lo guardò con aria minacciosa “Va a giocare da un'altra parte”, così il marinaio si allontanò senza fiatare.
Olimpia si toccò il polso, Xena rimise la spada apposto “Ti ha fatto male?”-“No non è niente, me la sarei cavata anche da sola”-“Olimpia questo non sarà un viaggio tranquillo come quello dell’andata”-“E per quale motivo?” Xena si girò in torno “Perché sei al centro dell’attenzione” Olimpia sorrise “ma dai che dici, questa è una tua impressione!”-“Sarà…ma dobbiamo tenere gli occhi bene aperti”-“Come vuoi!” l’amica non diede tanto peso alle supposizioni di Xena.
Si andò a sedere vicino al bordo della nave, facendosi riscaldare dal leggero calore mattutino del sole. L’equipaggio era indaffarato a pescare, Xena aveva raggiunto Olimpia con un po’ di frutta.
Mangiava in silenzio senza mai rivolgere la parola all’amica, mentre mangiava Olimpia la guardava “Come mai, non vai a pescare anche tu?”-“Non mi và …e poi non voglio lasciarti sola” Olimpia sorrise infastidita “Xena te l’ho già detto, so badare a me stessa”-“Lo so, ma preferisco starti vicino”.
Ad un certo punto un altro marinaio si avvicinò “Scusa, ti va di fare un giro sulla nave?” Olimpia lo guardò sorpresa “Ti ringrazio, ma non vi va”, l’uomo imbarazzato se ne andò.
Xena lo guardò senza mai toglierli lo sguardo di dosso “Chi è?”-“Non lo so”-“perché è venuto a chiederti questo?” Olimpia era sempre più infastidita dalle sue domande “ma che ne so!” si voltò dandole le spalle.
Xena finì di mangiare ed incominciò ad affilare la sua spada, tenendo sempre d’occhio gli uomini della nave.
Olimpia aveva passato la mattinata a scrivere, mentre Xena aveva controllato la situazione.
Olimpia si andò a sdraiare giù in coperta, cercando di dormire ma soprattutto di non pensare; ma la sua attenzione fu attratta da strani rumori provenienti sotto il pavimento.
Olimpia si alzò cercando di capire cosa potevano essere, incuriosita andò a riferirlo all’amica “Xena ascolta! C’è qualcosa di strano giù…” ma non fece in tempo a terminare la frase quando un altro marinaio si avvicinò “senti dolcezza, ti va di fare due chiacchiere?” Olimpia lo guardò stranita, si voltò notando lo sguardo minaccioso che Xena puntava all’uomo “No, mi dispiace è meglio di no”, l’uomo si accontentò del suo rifiuto e si allontanò. Olimpia sorrise a Xena infastidita, ritornò ad affilare la sua spada “Qui c’è qualcosa che non mi convince”-“dai Xena non darci troppo peso” così Olimpia cercò di riprendere il discorso iniziale “Ti stavo dicendo…”, ma fu nuovamente interrotta “Ciao bellezza, ti va di conosce l’uomo dei sette mari?” e gli mise un braccio intorno al collo, Olimpia non rispose sapendo benissimo l’ira della sua amica non avrebbe tardato ad esplodere.
Xena agguantò l’uomo e lo attaccò alla parete per il collo “che diavolo pensate di fare te e i tuoi compagni” l’uomo non riusciva a parlare, così indicò da lontano un foglio attaccato ad una porta.
Olimpia precedette Xena, leggendolo “adesso si spiega tutto” Xena lasciò il marinaio raggiungendo l’amica. Afferrò il foglio e lo lesse “Chiunque riuscirà a sedurre la donna bionda, riceverà dieci monete d’oro! Che maiali”-“No, sono semplicemente dei bastardi, io non valgo solo dieci monete” Xena la guardò sbalordita “Olimpia ma che dici?”-“Non sto scherzando, chi diavolo è che mi valuta così poco?” Xena cercò di non darle spago, visto che la situazione che si stava creando le dava molto fastidio. Sapere che qualcuno stava cercando di dare un costo a qualcosa di suo, la faceva imbestialire “Guarda Olimpia il foglio è firmato dal capitano della nave!”.
La sua furia si scaraventò istantaneamente nell’aprire la porta della cabina del capitano, l’uomo si girò di scatto (GEORGE CLONEY) ma non rimase sorpreso “bene bene finalmente sei arrivata” Xena gli si scaraventò addosso, afferrandolo per il collo e avvicinandolo a sé “Ascolta bene, lurido verme, se pensi che ti lasci fare questo sporco gioco ti sbagli di grosso”, l’uomo non era affatto intimorito “lo so, ma era l’unico modo che avevo per farti venire da me” Xena si scostò “Cosa?”-“La tua bellezza mi rende pazzo”-“Tu sei completamente fuori”, l’uomo la circondò la vita con le sue mani “Mi fanno impazzire le donne come te e non si trovano facilmente”, Xena non capiva se l’uomo che aveva di fronte era normale oppure un pazzo squilibrato, così cercò di fare il suo gioco assecondandolo “Davvero! E tu cosa vuoi allora dalla mia amica, visto che vuoi me!”-“Niente, la tua amica è giusto un divertimento per i miei uomini” Xena lo guardò dritto negli occhi “Ma tu guarda…che uomo che sei!”, scaricò tutta la sua rabbia dandogli una testata sul naso e poi una ginocchiata, ha ciò che teneva più caro.
Il capitano si piegò dal dolore non riuscendo neanche ad urlare “Ascoltami bene, se uno dei tuoi uomini cerca, anche solo con un dito di toccare la mia amica, giuro che il dolore che stai provando in questo momento sarà minimo ha quello che ti farò provare se questo accade…Siamo intesi!” l’uomo annuì.
Xena tornò da Olimpia che l’aveva aspettata fuori “Allora…cosa ti ha detto?”-“Che farà il bravo!”-“Ma tu che gli hai fatto?”-“niente di che, l’ho solo avvisato”-“Immagino”.
Tornarono al posto di prima, cercando di dimenticare l’accaduto, “Xena, mi stavo dimenticando quello che cercavo di dirti prima”-“Dimmi pure”-“Ho sentito dei strani rumori in cabina”-“Olimpia se questa è una scusa per farmi scendere giù, non è divertente” Olimpia si offese “Ma che dici? Non sto scherzando e poi , ma per chi mi hai preso? Per una maniaca?” Xena notò la sua agitazione, così alzò le braccia in segno di resa “Ok, Ok scherzavo!”.
Scesero giù, aspettando qualche minuto, ma i rumori strani non si sentirono, così Xena dubbiosa la guardò “Olimpia è normale che senti rumori, come sai stiamo su una barca e questa muovendosi provoca rumori strani, avvolte familiari” Olimpia non si arrese s’inginocchiò e bussò nel pavimento, ma niente.
Xena la guardava a braccia incrociate, poi stanca di aspettare si voltò per andarsene “chiamami quando senti qualche pesce”.
All’improvviso si sentirono dei rumori, Xena si fermò di colpo, sotto gli occhi soddisfatti di Olimpia “Che ti dicevo?” Xena la raggiunse chinandosi “Ci dev’essere qualcuno qui sotto”, tornarono di sopra, cercando un passaggio. Videro un marinaio, seduto sopra ad un grosso mobile a forma di baule piatto “Ehi tu, spostati!” l’uomo guardò Xena senza fare un minimo movimento, continuando a masticare “Vattene donna”, Xena lo stava per agguantare quando Olimpia la fermò “Aspetta!” si rivolse all’uomo in modo gentile “Scusa la mia amica ti prego,vedi…siamo un po’ curiose” l’uomo guardò Olimpia ricordandosi della ricompensa “E’ l’entrata di una stiva?” le chiese la donna bionda con un tono sensuale “Si”-“E cosa c’è dentro?”-“Non saprei”-“E allora perché non andiamo a dare un occhiata”-“io e te da soli?” Olimpia notò l’agitarsi di Xena “certo perché no!” con quella risposta Xena esplose “adesso basta!” e si scagliò verso l’uomo scaraventandolo a terra “Ecco fatto l’entrata è libera” ma il suo gesto fece innervosire tutto l’equipaggio che le circondarono “ecco fatto adesso sarai contenta, potevamo fare per una volta a modo mio? Xena?” –“preferisco a modo mio, più chiaro e sbrigativo. Mettiti da parte Olimpia”-“Non ci penso proprio” Olimpia sfilò i sais dagli stivali, entrambe si misero in posizione d’attacco e quello che Olimpia voleva evitare si realizzò.
Erano dieci marinai armati fino ai denti ma tutti quanti vennero disarmati e bastonati dalle due guerriere, ma alla fine la tranquillità di Xena fu messa alla prova.
Il capitano intervenne a modo suo sentendo tutto quel rumore, riuscì a bloccare Olimpia da dietro le spalle, puntandogli un coltello alla gola “allora Xena, che vuoi fare… continuare?” la donna si fermò all’istante “sta attento…”-“vediamo se così riesci ha capire chi comanda”-“Mi dispiace, ma io non prendo ordini da nessuno”-“Ma io non sono nessuno”-“già è vero, tu sei quello che vuole dominarmi”-“vedo che adesso ti ricordi” Xena cercò di far rilassare l’uomo addolcendolo con la sua voce “ma se tu fai del male alla mia amica, non mi avrai più” l’uomo pensandoci bene allentò la presa sul collo di Olimpia che rimaneva stupita dal modo di fare dell’amica “toglimi una curiosità, mio capitano. Ma noi non ci siamo già visti?”-“Certo è stato in Egitto, alla festa del sacerdote Sascia” Xena capì chi aveva di fronte e si mise una mano davanti alla bocca “ma dai…tu eri quello vestito da soldato romano!”-“Per essere precisi da Giulio cesare” Xena si dimostrò ancora più sorpresa “No! Ma come ho fatto a sbagliarmi, allora adesso… cambia tutto” Olimpia si stava innervosendo nel vedere il suo modo civettuolo “Allora sarai la mia schiava!”-“certo e che ne facciamo della mia amica, perché non la regali ai tuoi uomini che si sono impegnati così tanto!” l’uomo si voltò tenendo sempre Olimpia e guardò i marinai doloranti per la lotta svolta. Xena gettò la spada a terra e si avvicinò con fare sensuale “Che aspetti a scendere con me nella tua cabina…” non credeva alle sue orecchie e tanto meno ai suoi occhi, abbassò la lama del pugnale leggermente e ciò che assaggiò fu tutt’altro che diverso.
La furia di una sorprendente Olimpia anticipò le mosse di Xena che colse l’attimo, dando prima una testata in pieno viso e poi bloccò il braccio che teneva l’arma, si liberò dalla presa e lo capovolse a terra.
Xena sorpresa, ma compiaciuta della reazione dell’amica si avvicinò all’uomo “ Pessima idea quella di travestirsi da romano e per giunta da quel verme schifoso. Ringrazia il cielo che Olimpia abbia agito prima di me perché credimi, se intervenivo io non avresti avuto il tempo di lamentarti”.
Olimpia stufa di tutte quelle chiacchiere, intervenne mentre legava il capitano “quella che si deve lamentare qui sono io” si alzò e guardò fissa Xena “Lo sai quanto m’infastidisce il tuo comportamento, specialmente quando fai queste scene patetiche?”, Xena guardò l’amica con un mezzo sorrisetto mettendosi le mani nei fianchi “ma davvero! Eppure mi sono limitata solo nelle parole” Olimpia la fulminò “Che vorresti dire?” Xena si accorse di aver esagerato “Niente lascia stare” stava per allontanarsi quando Olimpia la fermò afferrandole il braccio “Aspetta un attimo, perché non affronti il discorso”-“Olimpia smettila stiamo dando spettacolo”-“Non m’importa nulla, dimmi cosa volevi dire” Xena cercava di mantenere la calma “che forze dovresti cercare di metterti nei miei panni” Olimpia disperata alzò le braccia al cielo “certo mi sembra logico. Io sono sempre quella che deve capire, quella che non deve arrabbiarsi, quella paziente…”-“Abbassa la voce”-“No mia cara non l’abbasso. Mi stai trattando come se avessi la peste e per cosa?”-“Olimpia basta!” Rimase un attimo in silenzio, mentre Xena notava i suoi occhi diventare lucidi “perché permetti alla gelosia di allontanarti da me, Xena” cercò di prenderle la mano ma Xena si scansò “Olimpia ci guardano tutti”-“E allora…da quando ti vergogni. Non ti sei mai fatta problemi simili”-“Adesso è diverso”-“Ma certo, adesso cambia tutto vero!” le lacrime scendevano nel viso di Olimpia che veloce tolse via con la mano “Olimpia non drammatizzare le cose”-“Come no, devo solo far passare del tempo, in modo che a te passino le agitazioni”-“Hai finito” –“Si, tanto non risolvo nulla. Ma sappi che il tuo comportamento mi ferisce profondamente e pensandoci bene… se deve continuare in questo modo allora…non ha senso restare insieme”-“Adesso perché dici questo!”-“Cosa dovrei dire, tu cosa diresti al posto mio, avanti” Xena non rispose “Vedi come sei…quando ci sono problemi preferisci non affrontarli. Eppure davanti ad una guerra non ti tiri indietro…”-“Olimpia per favore, non fare così. E’ una situazione difficile, sto cercando di risolvere, ma non riesco ad uscirne. Quello che ti chiedo è solo un po’ di pazienza”-“Xena ricorda che la pazienza ha un limite” nella discussione intervenne il capitano che giaceva a terra legato “Ma guarda la biondina che temperamento. Se vuoi ti posso consolare io?” Xena lo fulminò con gli occhi, ma Olimpia non si limitò a questo “Tu sta zitto” e gli diede un calcio in pieno stomaco “Così impari ad interrompermi e ha valutarmi solo dieci monete d’oro” prese uno dei sais che stava a terra e andò verso l’entrata di quel passaggio “Lasciamo perdere tanto è inutile parlarne” .
Raggiunse l’entrata che era sbarrata da un marinaio. Olimpia cambiò la presa della sua arma, puntandogli la lama “Togliti di mezzo” l’uomo si allontanò di corsa.
Xena raggiunse l’amica che l’aiutò ad aprire la porta, gli occhi di entrambi si sgranarono dallo stupore. Sotto la stiva c’erano una diecina di donne con tre piccoli bambini. La guerriera prese una scala e li fece uscire tutti “per tutti gli dei questo è disumano” li guardava senza fiatare, quelle povere donne che risalivano dalla stiva. Ad un tratto sentì una rabbia accecargli la mente, andò verso il capitano e lo colpì sul collo premendogli i punti di pressione “Quali erano le tue intenzioni con queste donne?” l’uomo mugugnava senza rispondere “parla bastardo! Ho farai una brutta fine!” l’uomo cercò di parlare così Xena lo liberò dalla presa “ Le donne le dovevo vendere come schiave” il volto della guerriera era disgustato “E quei bambini?”-“Li dovevo vendere ad alcune famiglie ricche che non possono avere figli. Questa è un opera buona non credi?”, il volto di Xena era furioso, prese di petto l’uomo e lo scaraventò nella stiva dove un attimo prima, c’erano quelle donne.
Due marinai si scagliarono contro di lei ma inutilmente perché con un semplice gesto li buttò giù di sotto insieme al capitano “Allora ascoltatemi bene tutti quanti, chi si ribella al mio volere farà la stessa fine. Una notte al freddo e quando arriveremo in Grecia sarete sbattuti nelle prigioni. Decidete voi!”, gli uomini ci pensarono un attimo e alla fine si convinsero che se volevano essere liberi dovevano seguire i consigli della donna “No niente prigione, noi siamo con te!” e ognuno di loro tornò alloro posto.
Xena si voltò verso quelle donne, impaurite ed infreddolite che si tenevano strette tra loro. Andò di corsa nelle cabine occupate dai marinai, prese tutte le coperte e le trasferì in un'unica stanza “Liberate una cabina e datele a queste donne” un marinaio si avvicinò “Ma noi dove dormiremo?”-“Non m’interessa la nave è grande e c’è spazio per tutti. Adesso qualcuno prepari del cibo caldo da dare a queste donne, muovetevi e non fatemi perdere la pazienza”.
I marinai non ci pensarono due volte, di corsa ognuno di loro svolgeva i loro compiti, Olimpia si avvicinò all’amica “Vedi come sei brava a risolvere i problemi degli altri?!” Xena la guardò senza rispondergli “Porto questi bambini a riposare” Olimpia aveva ragione e Xena se ne rendeva conto, si sentì amareggiata per come si era comportata con lei, non riusciva ha dimostrarle l’incontrario di quello che l’istinto gli diceva di fare.
La notte era sopraggiunta, facendo spazio ad una luminosa e grande luna, il mare era calmo. Xena fece un giro di perlustrazione, quando arrivò nella sua cabina, aprì lentamente la porta e sbirciando senza farsi notare vide Olimpia sdraiata nel letto con uno dei tre piccoli bambini, si era completamente rannicchiato addosso cercando protezione e calore.
L’immagine che stava vedendo le riscaldò il cuore, quanto amore Olimpia stava donando a quella creatura, stava raccontando una storiella che lei amava tanto inventare, Xena non si fece vedere, richiuse la porta e ritornò su.
La sua mente era turbata, tanti pensieri l’assillavano. Si sedette per terra, era stata una giornata particolare ed era parecchio stanca. Appoggiò la testa per trovare un po’ di ristoro, sentiva le onde del mare infrangersi sulla nave.
In quel momento sentì in lontananza una musica orientale, cercò di capire da dove proveniva. Alla fine si accorse che più in là c’erano dei festeggiamenti. Si alzò andando in quella direzione e più si avvicinava più si accorgeva che quella musica era la stessa che sentì quando lei e Olimpia si trovarono davanti a Burgank. Aprì bene gli occhi e vide in fondo alla nave, i marinai seduti in cerchio, ammirando al centro il ballo sensuale di una donna “ma che diavolo succede”.
Il suo corpo venne paralizzato quando vide chi era la donna, che tutti cercavano desiderosi di toccare.
Era Olimpia e aveva gli stessi abiti e la stessa capigliatura di quel giorno passato.
La gelosia l’annebbiò la mente, non faceva altro che guardare Olimpia e i suoi movimenti e tutti quei uomini che la spogliavano con gli occhi.
Olimpia si avvicinò ad uno di loro che le accarezzò una gamba, Xena non ci vide più. Sfoderò la sua spada e si addentrò nel cerchio tagliando di netto il braccio del marinaio.
Olimpia si allontanò continuando la sua danza, come se non fosse accaduto nulla, ma alla fine quasi tutti i marinai cercarono di toccarla e a sua volta Xena li colpì.
Xena si fermò guardando la lama della sua spada grondare di sangue, le grida di dolore di quei uomini scomparirono, si sentiva solo il rumore del fuoco che illuminava gli occhi spaesati di Xena e quelli di Olimpia, compiaciuta della sua reazione “xena, ma cosa ti prende” le disse Olimpia avvicinandosi continuando a muoversi in un modo sensuale “Non dirmi che ti da fastidio tutto questo…E’ brutta la gelosia vero? Ti entra dentro come una lama infuocata, che non cessa di bruciare, non è così?” Xena era sempre più confusa, quella non era la sua Olimpia “Marcisce il cuore per renderti pazza, non è così?” il tono di voce che sembrava in un momento essere di Olimpia si tramutò in un altro e quando capì di chi fosse, la ragione le spiegò il tutto “Antinea! Ancora tu”, la donna continuava ad usare il corpo di Olimpia e si fermò “Non sono mai riuscita a starti tanto lontana, lo sai quanto sei importante per me”-“Vattene io non voglio avere niente a che fare con te, quante volte te lo devo dire”-“Credo all’infinito, perché vedi mia cara…tu sei parte di me ormai e sarà difficile che qualcuno ci divida”-“Questo è solo un sogno nient’altro”-“già un sogno vero, perché quello che hai fatto adesso per la tua amichetta è quello che farei io per te. Mi hai reso una donna Pazza di gelosia”-“Cosa vuoi?”-“Farti provare quello che provo io, perché noi siamo uguali. La tua Olimpia riesce ha farti fare cose diverse, da quelle che farebbe il tuo vero istinto distruttivo. Basterà solo eliminarla” Xena strinse i denti “Non osare farle del male, hai capito!” la rabbia stava accecando ancora la sua ragione “Finché Olimpia starà al tuo fianco il mio scopo è quello di farle del male. Vedrai cosa ho in serbo per lei” Xena esplose infilzando con la sua spada il ventre del corpo di Olimpia, la voce di Antinea tornò ad essere quello di Olimpia “Neanche il volto della tua amica riesce a farti calmare. Tu sei come me e non potrai mai cambiare…” vedere il corpo e sentire la voce di Olimpia cadere tra le sue braccia la sconvolsero che riaprì gli occhi accorgendosi che era stato un altro brutto sogno “Per tutti i lumi che cosa mi succede…” si alzò cercando di riprendersi dall’agitazione.
Scese giù in coperta, aveva in bisogno di vedere che Olimpia stava bene.
Aprì la porta ed entrò senza fare rumore, Olimpia si era addormentata e con lei anche quei teneri bambini. Prese le coperte e li coprì meglio, la tenerezza che provava in quel momento vedendo quelle piccole manine aggrappate al corpo dell’amica, era immensa.
Uscì fuori, tutto era tranquillo, tutti dormivano solo due marinai controllavano l’andatura della nave.
Xena cercò un posto isolato, si appoggiò sul parapetto della nave, guardò l’orizzonte illuminato dalla luna. C’erano tante stelle quella sera, ma il suo cuore era amareggiato per tutto quello che le era capitato. Un peso nel petto le fece chinare la testa, liberando quelle lacrime che non avrebbe mai voluto far vedere alla sua Olimpia.
Si portò una mano tra la bocca, voleva controllare la sua agitazione, ma alla fine non riuscì a trattenere quei singhiozzi che l’impedivano il respiro.
La sua vulnerabilità scoppiò tutto ad un tratto, sapeva benissimo che Olimpia stava male per il suo comportamento e quello che si era ripromesso non riusciva ha mantenerlo.
Odiava se stessa, per la sua testardaggine.
La delusione gli aveva amareggiato l’anima, cosa poteva fare…doveva parlare con Olimpia e risolvere la questione insieme a lei, ma il suo orgoglio le impediva di farsi vedere in quello stato.
Ci doveva essere una soluzione, c’era di mezzo nuovamente la condanna di Antinea che non le dava mai tregua ed in quel momento si rese conto che forse, non sarebbe mai riuscita ad eliminarla e così neanche avere la possibilità di vivere in pace con la sua amica.
Questa era la realtà, che quella sera la fece crollare.

Si sentiva smarrita, sola, incapace di alcun controllo “Perché…perché tutto questo?” si ripeteva disperata.
Ad un tratto, una voce dietro di lei la prese alla sprovvista “Xena!”-“Olimpia…non ti ho sentita” le disse dandole le spalle e cercando di asciugarsi il viso .
Xena si voltò e lo sguardo dolce dell’amica le scaldò il cuore, ma l’imbarazzo per come l’aveva trattata la fece arrossire e distogliere lo sguardo “Vuoi parlarne un po’, Xena?” cercò fino alla fine di fare la sostenuta “No è stato solo un attimo, nient’altro” si voltò cercando di non incontrare i suoi occhi, guardando il mare.
Olimpia capì l’imbarazzo che stava avendo e le andò accanto guardando anche lei il mare “Sono qui Xena, non tenere tutto dentro, vorrei aiutarti a portare questo peso” Xena non riuscì più a trattenere le lacrime “Sono un mostro”-“Ma che dici…”-“Si è così, prendo sempre le decisioni sbagliate per te. Vorrei renderti felice ed invece ogni cosa mi sfugge e mi comporto da egoista, facendoti solo del male. Io mi sforzo di fare le cose per il tuo bene, ma poi qualcosa va sempre storto. Quando ci si mette di mezzo lei…” il viso di Olimpia si oscurò “Stai parlando di Antinea?”-“già sempre lei. Mi domando fino a quando la smetterà di farci del male” Xena si voltò e la guardò nel profondo dei suoi occhi “Di farti del male” il cuore di Olimpia s’intenerì sentendo quelle parole, la guardò e le accarezzò il viso “Mi sento così stupida, Olimpia. Cerco di risolvere sempre le cose più difficili e poi quando si tratta di noi, mi perdo come un idiota”-“Tu non sei un idiota e ne anche una stupida” Olimpia la guardava dolcemente “Sei un essere umano, una donna che cerca in tutti i modi di lottare contro il male e nonostante le mille difficoltà, alla fine riesci sempre a portare pace e serenità”-“Già sono brava con gli altri” Olimpia prese il suo volto “Ascoltami…tu sei la cosa più importante per me, affronterei mille tempeste per te ed ho imparato che senza di te sono niente. La tua presenza mi aiuta a vivere… ad affrontare qualsiasi cosa, anche le macchinazioni di Antinea”-“Lo capisci che non ci lascerà mai in pace, quella pazza! Fino a quando dovremmo star male a causa sua, fino a quando” la disperazione aumentava sempre di più, Olimpia cercò di farla sfogare “Vieni qui” e l’abbracciò forte.
Xena si sentì al sicuro tra le sue braccia e lasciò andare il suo dolore, la sua agitazione scivolare via, piano, piano.
Dopo qualche minuto, Olimpia sentì la sua agitazione allontanarsi.
Si sedettero entrambe, appoggiando le loro schiene nel bordo della nave.
Xena appoggiò la testa sul legno, stringendo la mano di Olimpia “Sei tutto per me e non permetterò…al mio carattere di farti soffrire…Ti amo e sono contenta di averti amato quella notte. Voglio renderti felice, sempre… e per sempre” Olimpia era orgogliosa di quelle parole “Alla nostra felicità” Xena sorrise “Già alla nostra”.
La stanchezza emotiva aveva esaurito le forze di Xena che alla fine chiuse gli occhi assaporando quella tranquillità e quella leggerezza che Olimpia le aveva donato.
Xena aprì gli occhi notando che il sole stava illuminando l’orizzonte del mare, si alzò un po’ frastornata e non trovò accanto a sé Olimpia “Possibile che è stato tutto un…”
Scese giù in coperta e si accorse con rammarico che Olimpia stava nel letto dormendo con il piccolo bambino tra le braccia “Per il mio orgoglio di guerriera sono contenta che sia stato un sogno” disse tra se chiudendo la porta.
Fu un viaggio abbastanza lungo, il tempo scorreva lentamente.
Il comportamento di Xena si era calmato, ma Olimpia sentiva sempre un certo distacco, come se l’imbarazzo tra di loro le impediva di comportarsi normalmente, come avevano sempre fatto.
I giorni passarono ed alcune notti i sogni di Xena era assalita dalle macchinazioni di Antinea, decisa più che mai a confondere la sua mente.
Finalmente una tarda mattina si avvistò terra, le due donne s’affacciarono come se l’aria di quella terra così famigliare le aiutasse a rilassarsi “Xena guarda, siamo arrivate” senza esitare Olimpia le prese la mano “Si Olimpia siamo a casa” Xena questa volta non si scansò e le strinse dolcemente la mano.
Olimpia senti una leggera speranza cullare il suo cuore, Xena stava tornando ad essere quella di sempre o era solo la sua impressione…ben presto lo avrebbe capito.
Xena guardò la terra che pian piano si avvicinava, ma gli occhi di Antinea le apparvero davanti come una grande minaccia “Non riuscirai ha portarmela via, Antinea” si disse stringendo sempre più la mano di Olimpia, per guardarla nel profondo dei suoi occhi, scaldandole l’animo con un sorriso.


IN UN ALTRO MONDO

Le mie preghiere sono state esaudite…ho aperto gli occhi ed un leggero spiraglio di luce ha acceso la mia speranza… di potercela fare…





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