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FELICITA’…O QUASI

(di Aurora)

- Era ora che ti accorgessi di me…-
- Ho avuto sempre un debole per te, ma era pericoloso starti vicino…e lo e’ ancora…-
- C’è forse una possibilità che un giorno noi due staremo insieme? Che so… una su cento-
- E’ più probabile una su mille-
- Allora ho ancora qualche speranza…-

La strada era ripida e scoscesa, terribile per chi fino a poco prima era solito spostarsi ovunque con un semplice pensiero…Eppure Marte si sentiva…Come avrebbe potuto dire…Felice…si felice…Sorrise compiaciuto sentendo quella parola risuonargli nella mente, fino a raggiungere le sue labbra dove scomparve, trasportate via da un profondo sospiro. Finalmente era a conoscenza di quel sentimento tanto cercato dagli uomini…Il dio era convinto che non sarebbe cambiato nulla tra lei e la sua guerriera preferita, ma adesso sapeva che anch’ella provava qualcosa per lui e la cosa lo divertiva…oltre che rallegrarlo…Era un po’ come una piccola vittoria personale.

-Allora? Dove sei stata di bello?- Olimpia raggiunse Xena che era ricomparsa dal folto degli alberi con un’espressione impassibile stampata in faccia
-A cercare Marte- il bardo, senza darlo a vedere, aggrotto le sopracciglia
-E…L’hai trovato?-
-Si, si. Hai un’idea di dove potremmo passare la notte?-
perché l’amica evitava l’argomento? Olimpia la guardò di sottecchi per un secondo, tanto che la guerriera nemmeno se ne accorse…sospirò
-C’è una taverna qui vicino, usciti dal bosco: l’ho vista mentre stavamo venendo da questa parte…-
-Non preferiresti tornare dalle amazzoni?- Olimpia alzò il viso guardando Eve che da quando erano partite non aveva aperto bocca, e la indicò con un cenno del capo all’amica
-Già, hai ragione: non sarebbero molto felici di rivederla…- allungò il passo, fino a raggiungere la figlia –E’ tutto a posto Eve?- la giovane trasalì alla domanda
-Si madre…Ho solo bisogno di pensare un po’…-
-Preferisci rimanere sola?-
-Te ne sarei grata…- Eve sorrise posando dolcemente gli splendidi occhi verdi sulla madre e Xena, dopo averle stretto delicatamente la spalla, tornò da Olimpia. Trovò anche lei pensierosa e guardò entrambe le donne inarcando un sopracciglio, ma non disse nulla, per evitare di sembrare l’unica…come avrebbe potuto dire…Felice? Abbassò lo sguardo a terra: felice era una parola grossa…forse troppo…ma sicuramente era contenta. Riusciva ancora a sentire sulle labbra quelle del dio, morbide, carnose…non sapeva cosa l’avesse spinta a mostrargli quello che c’era nel suo cuore, eppure era contenta di averlo fatto. Protese le braccia verso l’alto e stirò la schiena sospirando
-Ci vuole proprio una dormita…Non credi anche tu Olimpia?- la guerriera si volse verso l’amica –Olimpia?-
-Eh, cosa Xena? Ah, si: hai ragione…- e di nuovo tutto piombò nel totale silenzio. Xena lasciò ricadere le braccia sui fianchi con gesto sconsolato, quindi scosse la testa e continuò a camminare.

-Ecco la taverna!- in lontananza era comparsa una casetta di legno, un po’ mal ridotta, ma meglio che una notte sul suolo duro di quel luogo. Olimpia sembrava essersi ripresa e le sue labbra si arricciarono ai lati in un sorriso che Xena giudicò dolcissimo. La guardò negl’occhi e ricambiò quel sorriso, sentendosi molto legata a lei, ricordando quanto le voleva bene.
-Aspettatemi fuori, vado a chiedere se c’è posto- la guerriera superò Olimpia tirandole uno schiaffetto affettuoso sulla guancia e si diresse verso l’entrata della taverna
-Salve straniera, in cosa posso esserti utile?-
-Cerco una stanza per la notte-
-Sei sola?-
-No, siamo in tre- l’oste la guardò sconsolato
-Ho solo due letti liberi…Non ci sono altre taverne nei paraggi perciò vengono tutti da me…- Xena ci pensò un attimo
-Se avete da darmi un posto nel granaio mi basterà quello e lascerò i giacigli alle due che viaggiano con me…- l’uomo la guardò per un attimo
-Aspetta, vado a chiedere a mio padre se è d’accordo- Xena rimase appoggiata al bancone per qualche tempo, notando irritata gli occhi dei commensali fissi su di sé. Quando l’uomo fu di ritorno cominciava davvero a perdere la pazienza; la prima cosa che chiese fu che le fosse servito qualcosa di forte, poi, attese la risposta dell’oste, il quale, dopo aver riempito un boccale intero, le disse che suo padre era d’accordo a farla alloggiare nella stalla, nella quale c’era a disposizione morbido fieno. Xena sorrise nervosa al suo interlocutore abbandonando il boccale vuoto sul bancone di rozzo legno assieme a poche monete e corse fuori più contenta di togliersi dallo sguardo fisso di quei pervertiti che di avvertire Olimpia ed Eve. Non disse subito che lei avrebbe dormito nel fienile, per evitare che le altre potessero offrirsi al suo posto; il suo presentimento trovò fondamento quando, giunte davanti ai due comodi giacigli, quelle non ne volevano sapere di lasciarla sul fieno. Ma la guerriera fu irremovibile: la luce stava ormai calando e troncò la discussione uscendo dalla stanze
-Vado a prendere qualcosa da mangiare, intendete venire con me?-

Ora si trovavano sedute attorno ad un tavolo, tutte e tre con gli occhi fissi nella zuppa fumante, in silenzio. Nella mente di Olimpia vorticavano possibili discorsi da intraprendere con le altre due, ma nessuna parole uscì di bocca né a lei, né a loro…D’un tratto, nella totale tranquillità del momento, le porte della locanda si spalancarono e fece irruzione un uomo incappucciato, barcollante. Xena strinse nella mano destra il Chakram e lo sollevò tesa; dopo un attimo cominciò a formarsi in lei l’idea di chi potesse essere, inarcò un sopracciglio abbozzando un mezzo sorriso e calò la mano nuovamente sul tavolo continuando, in ogni caso, a stringere l’arma. Olimpia si volse verso l’amica, che adesso stava quasi ridendo
-Che ci trovi di divertente?- la guerriera focalizzò il suo sguardo blu sul bardo
-Marte…- ed effettivamente il forestiero, toltosi il cappuccio, era davvero Marte; il viso ancora sfregiato dai colpi di Xena, intirizzito e malconcio…Eve lasciò cadere il cucchiaio nella ciotola, versando schizzi di minestra sul piccolo tavolo e chiuse gli occhi per un momento, cercando di scacciare, forse, quel dolore che ancora la legava a lui. Olimpia sorrise compassionevole guardando quel povero, presuntuoso uomo che si trovava a pochi passi da lei
-Dici che dovremmo offrirgli qualcosa?- fece a Xena che, però, notando di sfuggita l’espressione di Eve pensò bene di dire
-No…Vediamo come se la cava…-
Marte batté un pugno contro il bancone
-Ehi, c’è qualcuno che serve qui??- si vedeva benissimo che aveva preso freddo e molta pioggia…Xena e Olimpia continuarono a godersi la scena stando in disparte, mentre l’oste era trotterellato dietro il bancone e guardava l’ex dio di traverso
-Hai soldi per pagare?-
-Certo che ne ho…- Marte frugò nella casacca in cerca di qualche moneta, ma la sua espressione di sconforto fece capire che non aveva un soldo…l’oste lo guardò scuotendo la testa
-Non abbiamo niente per te, stranier…-
-Aspetta- Xena si alzò in piedi, sotto gli occhi di tutti
-Xena?! Che ci fai qui?- la donna sorrise dolcemente
-Sembra essere l’unica taverna dei dintorni- si avvicinò a Marte e gli passò nella mano alcune monete tintinnanti. Quel piccolo contatto tra le loro mani scaldò il cuore dell’uomo che le accennò un mezzo sorriso
-Ti ringrazio- Xena lo guardò con aria di sfida
-Non ringraziarmi…- quindi tornò al tavolo, dove finì la poca minestra rimastale. Olimpia trattenne a stento uno sbadiglio
-Comincio ad avere sonno…-
-Vuoi che ti accompagni di sopra?- fece la guerriera premurosa, accarezzandole una mano
-Volentieri…-
-Eve, vieni con noi?- la ragazza si scostò una ciocca dal viso, sorridendo pacata
-No, preferisco fare due passi, vi raggiungo su…-
-Ci vediamo all’ora…-

-Che stanchezza!- Olimpia si coricò sul giaciglio che cigolò sotto il suo peso
-Abbiamo camminato parecchio oggi…- anche Xena si accomodò accanto all’amica, rimanendo seduta
-Già…- la poetessa appoggiò la testa sulla gamba della guerriera e questa le accarezzo i capelli
-Hai idea, Xena, di quante ne abbiamo passate? E siamo ancora unite…-
-Hai ragione-
-Unite…-
-…Per sempre- Xena chinò la testa e baciò Olimpia sulla fronte; questa le sorrise, tornando a sedersi, abbracciandola –Ti devo molto Olimpia, lo sai-
-E io devo molto a te, siamo pari!- la poetessa sorrise dolcemente, poi la sua espressione mutò in un lungo sbadiglio che fece divertire Xena
-Adesso riposa, starò accanto a te finchè non arriva Eve.-
-Ok, buona notte- Olimpia si coricò e non passò molto tempo che il suo respiro si fece pesante, regolare: si era addormentata.

Eve stava pensierosa a impiastricciare il cucchiaio nel fondo della minestra, essendole ormai passata la fame. Di colpo si alzò, facendo quasi cadere la sedia dietro di lei e si diresse verso Marte, che adesso stava chino su una tazza di passata fumante. La giovane prese tutto il coraggio che aveva in corpo, sospirò, quindi mise una mano sulla spalla dell’uomo, per attirare la sua attenzione. Quello si voltò di scatto e, quando l’ebbe vista, con l’arroganza che non gli era certo passata da mortale, le sorrise
-Eve! Che piacere rivederti!-
-Risparmiatelo Marte!-
-Ok allora, che vuoi?-
-Tu cosa vuoi…da mia madre…- Marte fece una falsa risata
-Xena…Sei gelosa…- ma gli occhi verdi di Livia ricomparvero per un attimo nella bonaria Eve e lui si sentì costretto a star zitto
-Voglio che tu stia lontano da lei, anche ora che sei mortale- sospirò; avrebbe voluto ucciderlo per quello che aveva fatto a lei, per quello che era toccato prima a sua madre, ma tenne i denti stretti, cercando di trattenere i suoi sentimenti
-Tale madre, tale figlia…- l’ex dio scosse la testa, mentre Eve lo fissava sprezzante
-Se in quel cuore di pietra è rimasto un po’ d’amore per Xena, cerca di pensare a quello che ti ho detto: lasciala in pace, non la meriti- si voltò e raggiunse a grandi passi le scale per il piano superiore; una lacrima le si era fermata sulla rosea guancia e cercò di asciugarla prima di essere vista da sua madre
-Eve, è tutto a posto?- Xena sussurrò per non disturbare l’amica e si diresse verso la figlia, abbracciandola
-Adesso si…Ti voglio bene, madre-
-Oh, Eve…- la strinse a sé –Vuoi che resti qui ancora un po’?-
-No…va pure…- sciolsero l’abbraccio
-Ti voglio bene, figlia mia; sono orgogliosa di te-
-Ti ringrazio- la giovane chiuse la porta dietro di sé e si coricò, sorridendo, ora.

Xena spense la lampada che le era stata data per raggiungere il fienile e si coricò, dopo aver tolto l’armatura, sul fieno che, per quanto era stanca, trovò comodissimo. Peccato che non era destinata a dormire a lungo…
Rumori! Si destò di colpo e vide un’ombra buia aggirarsi nel fienile. Intuì quasi subito che si trattava di Marte…aveva scoperto qual’era l’unico inconveniente da quand’era mortale: non riusciva più a sentirlo arrivare prima che comparisse…
-Marte…- lo sentì trasalire, appena, poi vide che si avvicinava. Le accarezzò i capelli, il viso, e lei si fece trasportare dal suo tocco…l’uomo si coricò sul fieno, continuando ad sfiorarle le guance, il collo, in silenzio. In breve lui le fu sopra. Una fitta calda si propagò nello stomaco della guerriera, mentre chiudeva gli occhi, punendosi del fulmineo pensiero che un attimo prima le aveva percorso la mente…era mortale, avrebbero potuto…Scosse la testa per evitare le sue labbra, ma ciò non faceva altro che aumentare l’eccitazione…Tentò di spingerlo via, ma la teneva a terra con tutto il suo peso, continuò a dimenarsi –Ti prego…No…- riuscì ancora a dire in un sussurro…

Finale I

-Marte, ti scongiuro, no!- nonostante il suo corpo fosse già entrato in sintonia con ogni movimento di lui e avrebbe dato qualunque cosa per non fermarlo, appena le fu possibile, lo bloccò con un pugno nello stomaco e scivolò via da sotto di lui. Dalle travi mal sistemate penetrava la luce della luna piena, ma la guerriera non riusciva a vedere il suo volto…Ora lei era sdraiata e un attimo dopo Marte le era nuovamente accanto, sdraiato anch’egli, su un fianco, le guardava il viso, accarezzandole i capelli
-Lo sai? Mi hai fatto male…- una dolcezza che Xena non ricordava di aver mai sentito nella sua voce…socchiuse gli occhi, per scacciare quell’istinto umano che ancora la spronava verso di lui, sospirando
-Ti avevo detto di non ringraziarmi alla taverna…- Marte accennò un sorriso, scuotendo la testa in modo affermativo
-Già…- un attimo dopo le baciò la fronte, facendola sussultare –Non capiterà mai più di ottenere un bacio da te, vero?-
-Mai è una parola grossa…- anche la sua voce era dolce, ma in quel momento non le importava di farsi vedere…debole…anche se di debolezza non si poteva parlare…
-Dici che dovrò ancora aspettare a lungo?- Xena si tirò su, sui gomiti, in modo da avere il viso di lui alla stessa altezza e, senza dir altro, posò le labbra sulle sue, trascinando, poi, quel bacio in qualcosa di più passionale; ma prima che accadesse l’irrimediabile, si fermò, staccandosi da lui
-Adesso non farci l’abitudine, però…- Marte rimase con gli occhi chiusi per un attimo, cercando di non svegliarsi da quel meraviglioso delirio…poi si allontanò un poco, sorridendo quasi disperato nel vedere quant’era capace di farsi desiderare quella donna che aveva rapito il suo cuore ormai da tempo… La guerriera si voltò dall’altra parte
-Buona notte Marte-
-Una morsa alla gola, il battito del cuore così martellante…Allora è questo che voi mortali definite…Amore?- Xena, di spalle, sorrise, ma non rispose alla domanda, si limitò a dirgli
-Dormi, domani starai meglio…-
-Buona notte mia principessa- nuovamente lei sorrise, ma non ribatté più e si sistemò come meglio poteva per star comoda.

Si svegliò quando un raggio di sole le colpì il viso; messasi a sedere, notò Marte, ancora dolcemente addormentato e, presa l’armatura, in punta di piedi uscì all’aria aperta. Respirò a pieni polmoni, stirandosi sorridendo. Si sentiva sollevata in quella tiepida mattina; nulla avrebbe potuto innervosirla. Felice era forse troppo, ma poteva dire di esserci vicina…

Finale II

Ma Marte le soffocò la frase in gola, baciandola con passione; Xena si sentì incapace di reagire e rispose al bacio in preda alla passione repressa per molto tempo. Si sentì sciolta tra le sue braccia, piena di desiderio…Tentò ancora di dimenarsi, riuscì a spingerlo a terra, ma non ebbe il tempo, o forse la voglia, di rialzarsi e lui le fu nuovamente sopra. La baciò ancora, sulle labbra, sfiorando la sua lingua e scendendo poi al collo, in un insieme di brividi e sospiri. Con mano veloce ed esperta le tolse i pochi indumenti che ancora la ricoprivano, baciandole il petto, la pancia e nuovamente il collo…Xena gli sfiorò il torace, sfilandogli il gilet di pelle per sentire il calore di lui sul suo corpo; con una mano slacciò poi i pantaloni, mentre lui l’accarezzava, continuando a baciarla. Il buio li circondava mentre lui la possedette con forza e i loro spasimi si persero nella notte silenziosa…

-Dei!- Xena si svegliò di soprassalto, ritrovandosi senza un indumento che la coprisse, poi vide Marte addormentato ed in un momento tutto le crollò addosso. Cercò i suoi vestiti alla svelta, li indossò e uscì dal fienile, dirigendosi verso il folto del bosco; trovò una roccia sulla quale sedette pesantemente; era l’alba. Si mise una mano sulla fronte, chiudendo gli occhi in un sospiro “Che ho fatto…Dannazione!” non riuscì a pentirsene del tutto…Si sentiva male, però…sporca, ma perché? Perché non lo aveva fermato? Nella sua mente balenarono alcuni attimi di quant’era accaduto e nuovamente un fuoco le avvampò nello stomaco, riaccendendo il desiderio…Sentì il frusciare dell’acqua, non lontano da lei e, un po’ tentennante, lentamente raggiunse la fonte e s’immerse nelle gelide acque, dove rimase a riflettere finchè vide che il sole era alto nel cielo. Olimpia le tornò alla mente: voleva arrivare prima che si svegliassero lei ed Eve. Uscì dall’acqua rivestendosi in fretta e correndo alla locanda, dove decise che era ora di bere qualcosa di veramente forte
-Ne sei convinta? di prima mattina? Andrebbe meglio del latte…- l’oste era troppo impiccione per i suoi gusti, e, visto come si sentiva, non gli conveniva far altre domande; sembrò capirlo quando Xena lo fulminò con un’occhiata
-Dopo prenderò il latte, adesso dammi quello che ti ho chiesto- gli sorrise spazientita grattandosi il mento mentre aspettava il boccale
-Buon giorno Xena!- il saluto di Olimpia la fece trasalire e quasi soffocò per quello che aveva appena bevuto. Schiarendosi la voce per impedirsi di tossire salutò lei ed Eve che la seguiva
-Latte?- l’oste aveva fatto capolino dalla cucina; Xena lo guardò inviperita, ma Olimpia rispose allegramente
-Si, per tutte e tre…-
Come se proprio avessero deciso che non avrebbe dovuto bere quella mattina, mentre sorseggiava il latte caldo, Marte salutò tutte e tre con allegria. Xena tossicchiò, cercando di liberarsi dalla cospirazione dei liquidi assassini, prima di salutarlo
-Marte…–
ma quando Olimpia chiese
-Ti fermi a prendere qualcosa con noi?- fu davvero troppo, Xena si sentì scoppiare, ma evitò di tossire, divenendo tutta rossa
-No…Voglio partire al più presto per la città…non sopporto questi posti desolati…- uscì senza voltarsi più e, quando Xena fu sicura che fosse lontano, sorrise, contenta perché aveva evitato battute che avrebbero potuto allertare le altre due e la prese una sensazione di allegria…Se non proprio di felicità.







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