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IL GIOCO DI ARES

By Patry

Quasi tutti i personaggi presenti in questo racconto, sono di proprietà della MCA/Universal Picture e non è mia intenzione violare qualsiasi sorta di copyright. Vi auguro una buona lettura. Naike76@virgilio.it


Xena aprì gli occhi, era l'alba e come faceva sempre ogni mattina, si girò sul suo fianco desto per vedere Gabrielle dormire. La guerriera rimase sorpresa nel vedere le coperte disfatte e così si mise a vagare con lo sguardo alla ricerca della barda. La ricerca ebbe esito negativo, così decise di alzarsi.
Non molto lontano vide due uomini a terra, si avvicinò e scoprì che erano morti. Non riuscendo a vedere da nessuna parte l'amica, la guerriera, iniziò a preoccuparsi e decise di affrettare il passo seguendo delle tracce di sangue sull'erba.
C'era una leggera nebbiolina che ricopriva il prato, ma riuscì a distinguere la sagoma di un albero e una persona inginocchiata alle sue radici.
Iniziò a correre sperando che quella donna fosse Gabrielle, ma prima di riuscire a scoprirlo, la sua attenzione fu catturata da un altro corpo disteso per terra. L'uomo aveva il collo spezzato e una ferita alla mano sinistra, più in là c'erano un arco e delle frecce. Xena proseguì fino ad arrivare in prossimità dell'albero, un improvvisa gioia attraversò la guerriera nel vedere che la donna era Gabrielle.
Si avvicinò e le mise una mano sulla spalla. "Stai bene?" La barda non si mosse, sembrava non averla sentita.
Lo sguardo di Gabrielle era cupo e le lacrime scendevano numerose dalle sue guance.
Xena si avvicinò ancora di più e vide un'altra donna seduta vicino all'albero, con la schiena appoggiata al tronco. Si sforzò inutilmente nel cercare di vederle il viso ma un'ombra glielo impediva, tutta l'immagine della donna era un po' sfuocata e non riusciva a capirne il motivo.
Nessuno sembrava notare la sua presenza, ad un certo punto la donna allungò una mano alla barda che l'afferrò con dolcezza. La guerriera si accorse che la donna stava cercando di dire qualcosa alla sua amica, ma non ci riuscì e cadde priva di sensi. Gabrielle prese il corpo senza vita della donna e lo strinse a sé.
Xena non aveva mai visto la sua amica disperarsi in quel modo, le lacrime le scendevano senza controllo.
"Non mi puoi lasciare! Io non posso vivere senza di te…..Xena, Xenaaa!"
La guerriera fece un passo indietro, nulla aveva senso, lei era lì, non era morta.
"Gabrielle, sono qui, vicino a te, guardami io…." Le parole le morirono in gola, quando una luce le rivelò il volto della donna ai piedi dell'albero, il corpo che non riusciva a mettere a fuoco era il suo, quella donna era lei, era Xena.

"Svegliati, Xena è ora di andare." La guerriera aprì gli occhi, davanti a lei c'era Gabrielle, che la guardava stupita.
La barda non riuscì a trattenere un tenero sorriso, quando i suoi occhi incontrarono quelli di Xena, di solito era sempre lei che non riusciva a svegliarsi e la guerriera, tutte le volte, era costretta a chiamarla ripetutamente.
Quella mattina era successo qualcosa, il suo sorriso si spense sulle labbra, nel momento in cui si accorse di intravedere una cosa insolita nello sguardo di Xena. Quegli occhi blu che lei non si stancava mai di guardare, ora erano come spenti, un brivido le scese lungo la spina dorsale quando per un attimo, vide la paura negli occhi della guerriera.
Gabrielle si avvicinò e si mise seduta accanto a Xena, lo sguardo era fisso sul viso dell'amica e senza pensarci, la prese tra le sue braccia. La guerriera chiuse gli occhi e per la prima volta si lasciò andare nell'abbraccio della barda.
"Va meglio adesso?" Le chiese Gabrielle, accarezzandole una guancia.
Xena arrossì leggermente, quando si rese conto di essersi mostrata così vulnerabile agli occhi dell'amica. "Sì, sto bene. E' meglio se ci prepariamo per il viaggio."
Dopo aver sellato Argo, Xena, montò sul cavallo e allungò una mano per aiutare Gabrielle a salire. Quando le mani della barda si strinsero al suo corpo, la guerriera ritrovò la stessa sensazione d'abbandono che l'aveva colta di sorpresa, qualche istante prima.
Si misero in viaggio e improvvisamente il silenzio che si era creato tra loro, fu rotto da una domanda di Gabrielle. "Xena, perché non mi parli del tuo sogno?"
La guerriera sapeva che alla fine avrebbe dovuto affrontare l'argomento, ma non se la sentiva, l'immagine di sé ferita che tenta invano di dire qualcosa a Gabrielle, le causava un nodo in gola. Era combattuta non sapeva cosa dire all'amica, l'unica soluzione fu la verità.
Nella loro amicizia non c'era spazio per le bugie, Xena l'aveva imparato presto, il loro rapporto si basava su basi che la guerriera non aveva mai considerato. Il rispetto, la fiducia e l'amore erano le colonne portanti della loro relazione. La parola amore associata a Gabrielle la faceva sentire stranamente bene.
"Ho sognato che ero ferita e che morivo cercando di dirti qualcosa." Il tono della voce della guerriera fu molto deciso.
La barda si strinse ancora di più a Xena, si avvicinò al suo orecchio e parlò con un tono rassicurante. "Non ti preoccupare, il tuo sogno non si avvererà, perché io non permetterò a nessuno di portarti via da me."
Quelle parole scaldarono il cuore della guerriera e un leggero sorriso apparve sulle sue labbra.

Cavalcarono fino ad una radura e lì, vi trovarono degli uomini armati.
Xena fece scendere Gabrielle da Argo e poi al galoppo raggiunse i guerrieri. In fondo erano solo in due e la guerriera voleva risolvere la faccenda da sola. Con un salto in avanti smontò da cavallo e si ritrovò davanti al primo uomo che iniziò il combattimento. Xena rispose all'attacco estraendo la spada, nel frattempo l'altro uomo si era spostato alle sue spalle. La guerriera se la stava cavando abbastanza bene, nonostante il doppio attacco. Ad un tratto un colpo improvviso la fece cadere a terra, ma con gran prontezza di riflessi, riuscì a contrattaccare e a sferrare un calcio all'uomo che le stava di fronte. Con grande forza il guerriero alle sue spalle, la colpì con l'elsa della spada sulla testa e per un attimo perse conoscenza.
Gabrielle estrasse i sais e ne lanciò uno contro l'uomo che stava ancora per colpire Xena. La guerriera aprì gli occhi giusto in tempo per vedere il suo assalitore disarmato dal colpo della barda.
"Adesso sei mio!" Ringhiò Xena, prima di sferrare una serie di pugni, che intontirono l'uomo fino a farlo cadere. A quel punto la guerriera si girò per vedere Gabrielle combattere. I suoi occhi furono rapiti dai movimenti dell'amica.
Un rumore alle sue spalle, la fece tornare alla realtà. "Ho l'ordine di ucciderti ed è quel che….." Il guerriero non riuscì nemmeno a terminare la frase che si ritrovò con il pugnale di Xena conficcato nel petto.
Gabrielle se la cavava piuttosto bene, senza fatica e con un solo sais a disposizione, riusciva a tenere a bada l'uomo. La barda poteva sentire gli occhi della guerriera su di lei, la cosa la riempiva d'orgoglio, sapeva che era migliorata e non voleva deludere la sua insegnante.
Ancora una volta Xena era incantata dalla bellezza di Gabrielle, il suo corpo snello, lo sguardo così serio e attento. Ogni suo muscolo era pronto a vibrare tutte le volte che sferrava un attacco ed ogni volta la guerriera sentiva un colpo al cuore.
All'improvviso un flashback la riportò al suo sogno, alle parole non dette, ci aveva pensato tutto il giorno, ma forse ora aveva capito. Il suo sguardo si posò di nuovo su Gabrielle, mentre la sua mente rivedeva la scena finale di quell'incubo che tanto l'aveva sconvolta. Sapeva che il motivo della sua paura non era la morte, ma erano i sentimenti che lei provava per l'amica. Finalmente aveva avuto il coraggio di ammetterlo a se stessa, ma doveva ancora affrontare il passo più difficile, doveva aprirsi alla barda, come mai aveva fatto nella sua vita.
Gabrielle colpì la spada dell'uomo disarmandolo. Subito dopo gli diede un calcio in pieno stomaco, il guerriero si ritrovò a terra vicino alla sua spada, tentò di afferrarla, ma il gesto fu vano perché la barda lo finì infilzandolo con il sais.
Xena stava ancora ammirando le gesta dell'amica, quando improvvisamente udì un sibilo che mise in allarme i suoi sensi. La guerriera si rese conto che ormai era troppo tardi, riuscì solamente a fare qualche passo indietro prima di essere trafitta da una freccia. Il suo orgoglio ferito le permise di rimanere in piedi anche se con un equilibrio precario, prese il Chakram e lo lanciò verso l'uomo appostato su un ramo. Il guerriero stava per tirare un'altra freccia, quando fu colpito alla mano sinistra. Nel tentativo di recuperare l'arco, scivolò e cadde dall'albero morendo sul colpo.
Gabrielle preoccupata, corse in aiuto di Xena, la freccia l'aveva colpita alla gamba. La barda prese il braccio dell'amica e lo appoggiò sulle sue spalle cercando di sostenere il peso della guerriera.
Entrambe non riuscivano a nascondere l'angoscia che in quel momento si era celata nei loro volti.

Le ragazze avevano raggiunto l'albero e Xena con gran fatica si era seduta, appoggiando la schiena contro il tronco.
La mano della barda accarezzò la guancia della guerriera. Gabrielle sapeva che altri pensieri affollavano la mente dell'amica e in qualche modo doveva farla reagire.
"Noi possiamo cambiare il nostro destino! Me l'hai insegnato tu Xena, ricordi?"
"Non ho combattuto come dovevo, io mi sono distratta e un guerriero che si rispetti non può assolutamente permettersi una cosa simile durante un combattimento!" La voce di Xena era dura, ce l'aveva con se stessa, aveva commesso un errore imperdonabile.
La barda guardava la freccia che aveva trapassato la coscia della guerriera, la ferita era profonda, ma non sembrava niente di grave. "Dimmi cosa devo fare per estrarre la freccia."
"La devi spezzare e poi spingere finche non sarà uscita del tutto."
Xena, era pronta ad attutire il dolore stringendo nelle mani le radici dell'albero. In quel momento era pronta a tutto, tranne che per la domanda di Gabrielle.
Le mani della barda erano strette alla freccia, pronte a spezzarla, quando con voce sottile si rivolse alla guerriera. "Da che cosa sei stata distratta?"
"Tu mi hai distratta! E' colpa tua!" Un rumore di legno spezzato echeggiò per la radura e una smorfia di dolore comparve sul viso di Xena.
Gabrielle estrasse la freccia senza problemi. "Colpa mia? Io, stavo solo combattendo."
Il sangue iniziò a fuoriuscire dalla lacerazione, la barda non perse tempo e strappò un pezzo del suo vestito per tamponare la ferita.
All'improvviso la guerriera prese la mano di Gabrielle e la strinse fra le sue. "Lo so che non è colpa tua, sono io che ho sbagliato. Sono rimasta affascinata da te, mi hai stregato Gabrielle."
"Xena devi avere la febbre." Un leggero sorriso era nato sulle labbra della barda, i suoi occhi si erano posati su quelli della guerriera e per qualche secondo, si fece cullare da quel blu profondo che tante volte l'aveva incantata.
Il tempo non prometteva niente di buono, delle nubi scure si erano fatte largo nel cielo.
"Xena dobbiamo trovare un riparo per la notte. Ce la fai ad alzarti?"
"Certo! Non sarà una freccia a fermare la principessa guerriera." Aveva usato un tono scherzoso, mentre la barda, come risposta alle sue parole, l'aveva abbracciata e baciata su una guancia.

Le ragazze trovarono rifugio in una vecchia capanna abbandonata. Gabrielle adagiò Xena sul letto. La ferita della guerriera non si era rimarginata e la stoffa ormai era impregnata di sangue.
La barda accese il fuoco, puoi prese dalla sella di Argo una sacca contenente delle erbe medicinali e delle bende. Tornò ai piedi del letto per controllare le condizioni di Xena, le posò una mano sulla fronte e in quell'istante la guerriera aprì gli occhi. "Credo che ci vorranno dei punti. So, che non ti farà piacere saperlo, ma dovrai essere tu a farlo."
"Xena, io non l'ho mai fatto, potrei sbagliare qualcosa, io…."
"Ho fiducia in te Gabrielle, so che ce la puoi fare. Nella mia sacca troverai tutto quello che ti serve."
La barda prese tutto l'occorrente, fece un grosso respiro e con ago e filo alla mano iniziò a richiudere la ferita. La guerriera sopportò ma alla fine fu vinta dal dolore e svenne. Gabrielle preparò un impasto con le erbe e lo applicò sulla ferita ricucita ed infine bendò il tutto.
Xena stava ancora dormendo, quando le sembrò di sentire delle voci a lei molto familiari.
Aprì gli occhi e vide due persone, cercò di mettere a fuoco le immagini ed ebbe un sussulto quando riconobbe in una di loro la sua barda. C'era qualcosa di strano nell'aria, Gabrielle parlava piano con il proprio interlocutore, la guerriera pensava che non volesse svegliarla ma la distanza tra i due corpi stava diminuendo. Xena si rese conto che l'amica, stava abbracciando l'uomo non ancora riconoscibile al suo sguardo. Le immagini si facevano sempre più chiare nella sua mente, quando una cosa del tutto inaspettata le causò una fitta al cuore. Con orrore vide Gabrielle baciare Ares.
Dalla sua bocca uscì un sibilo, "Ares" e poi fu buio e silenzio, ad un tratto Xena si svegliò.
Nella stanza non c'era alcun segno della presenza del Dio, c'era solo la barda seduta su una sedia, con la testa appoggiata al letto della guerriera. Il suo respiro era calmo e regolare. Quella visione ispirò molta tenerezza a Xena che iniziò ad accarezzarle i capelli.
"Vorrei stringerti a me, abbracciarti, sentire l'odore dei tuoi capelli, sentire il battito del tuo cuore accanto al mio."
"Lo vorrei anch'io!" Gli occhi di Gabrielle erano aperti ed erano entrati di prepotenza in quelli della guerriera. Xena non sapeva cosa fare, la barda aveva udito le sue parole e n'era felice perché anche lei provava le stesse emozioni.
Le guance della guerriera arrossirono. Leggermente preoccupata Gabrielle mise una mano sulla sua fronte per accertarsi che non avesse la febbre.
"Ho fatto solo un brutto sogno, sto bene."
La barda nel frattempo si era alzata e messa la sedia vicino al tavolo, si era avvicinata al letto. Il cuore di Xena batteva sempre più veloce, fino a che Gabrielle si sdraiò accanto a lei.
"Xena, raccontami il tuo sogno."
"Ho sognato che tu baciavi Ares, sembrava così vero che io…."
"Che tu, cosa? Dimmelo Xena!"
"Ero gelosa! Perché ti amo Gabrielle e il solo pensiero di non averti vicino mi fa stare male."
"Ora, sono qui." La barda si strinse alla guerriera e le loro labbra s'incontrarono per la prima volta.
I baci si facevano sempre più appassionati, il respiro affannoso e i battiti dei loro cuori avevano subito un'accelerazione improvvisa. I loro corpi vibravano sotto il tocco delle rispettive mani.
"Anch'io ti amo Xena."
"Oh, ma che bella coppia!" Una risata aveva accompagnato l'entrata di Ares.
Le due ragazze si ricomposero e si misero sedute sul letto.
"Non badate a me, continuate pure!" Xena lanciò un'occhiata minacciosa ad Ares, che rispose con un sorrisetto di sfida.
"Sono qui per te Xena, ho saputo che stai morendo e ……." Ares non fece in tempo a finire la frase per colpa della guerriera che lo zittì.
"Vattene!" Urlò Xena cercando invano di alzarsi dal letto e per lo sforzo, sul suo viso comparve una smorfia di dolore. La spada appoggiata al letto cadde, il rumore del metallo contro il pavimento di legno risuonò per la stanza.
Gabrielle con un balzo superò Xena, scese dal letto, prese la spada e con aria di sfida si rivolse ad Ares: "Ti hanno informato male, è stata ferita da una freccia ma non sta morendo, ora te ne puoi anche andare!"
"Ma come, Xena non te l'ha detto?" Ares sfoderò la spada e con un colpo improvviso disarmò la barda. "Che cosa avrebbe dovuto dirmi?" Domandò con un filo di voce.
"Bè, per esempio che la freccia era avvelenata, non te n'eri accorta vero Gabrielle? Credevo che ormai fossi una guerriera, non hai imparato proprio niente, povera piccola."
Il Dio della guerra sapeva benissimo che le sue parole avevano ferito la barda nel profondo.
"Xena è vero?" Il viso di Gabrielle si era oscurato, ma gli occhi rimasero fissi in quelli dell'amica alla ricerca di una risposta.
"Si, è vero, non volevo farti preoccupare per questo non ti ho detto niente."
Ares si avvicinò alle spalle della barda. "Sai, che cos'è divertente?" Gabrielle non rispose, rimase immobile piena di rabbia.
Il Dio si avvicinò ancora di più e si chinò verso la barda per sussurrarle qualcosa: "Sai, in pochi conoscono l'antidoto e Xena non è fra questi, quindi perché non le dici addio per sempre?"
La guerriera era inerme, avrebbe voluto affrontare Ares in combattimento, fargliela pagare per come stava trattando Gabrielle, ma la sua attenzione fu catturata da un luccichio proveniente dalle guance della barda.
"E tu, mia piccola Gabrielle, non ti sei accorta di niente? Non sei nemmeno riuscita a proteggere la donna che dici d'amare!" Ares si mise a ridere, mentre la barda non riuscendo a trattenere la rabbia uscì dalla capanna sbattendo la porta.

"Ora vuoi dirmi perché sei qui?" Domandò Xena con tono impaziente.
"Non posso far visita alla mia principessa guerriera?"
"Ho come il presentimento che tu centri qualcosa con tutto questo, non è vero Ares?"
"No Xena, così mi offendi, non potrei mai ucciderti. Quella freccia non era per te! Purtroppo quei mercenari erano degli idioti, degli incompetenti. Quando vuoi un lavoro ben fatto, te lo devi fare da solo!" Ares finì il discorso con un sospiro pieno d'insoddisfazione per la mancata riuscita del piano.
"Se non ero io il tuo bersaglio, allora chi volevi uccidere?"
"Gabrielle!"
"Perché lei? Che diavolo ti passa per la mente Ares!"
"Le cose stanno così, se Gabrielle muore tu ritornerai quella di un tempo e finalmente staremo insieme!"
"Ne sei così sicuro?"
"Ti conosco bene Xena, ne sono sicuro…..però ora sei tu quella che sta per morire, quindi devo cambiare i miei piani. Sarei curioso di sapere cosa ne sarà di Gabrielle quando resterà da sola, forse potrebbe prendere il tuo posto, non mi dispiacerebbe."
La guerriera era sempre più furiosa, il Dio della guerra si stava divertendo a giocare con la sua vita e quella della barda.
Ares era ai piedi del letto con uno sguardo fisso verso la guerriera.
Il viso di Xena aveva assunto un'espressione seria, ad un tratto inarcò il sopracciglio sinistro.
"Cosa!"
"Ormai manca poco Xena, mi stavo chiedendo e se io avessi l'antidoto?" Ares scrutava gli occhi della guerriera con fare curioso.
"Cosa dovrei fare per vivere."
"Rinuncia a Gabrielle e vivrai, a te la scelta Xena."
"Ho già fatto la mia scelta e niente mi farà cambiare idea!"
La guerriera in preda alla collera afferrò un cuscino e lo tirò verso Ares che scomparve, proprio nello stesso istante in cui Gabrielle aprì la porta ed entrò nella stanza.
"Pensavi di ferirlo con quello?" Il sorriso della barda riempì il cuore della guerriera.
"Era l'unica cosa che avevo a portata di mano." Xena rispose sorridendo, facendo cenno alla barda di sedersi accanto a lei.
"Sei riuscita a farlo sparire con un cuscino…….. Non è da tutti!" Le ragazze si guardarono e scoppiarono a ridere. Gabrielle si era avvicinata a Xena e per un po' rimase a guardare il soffitto abbracciata alla sua guerriera.
"Ares ha ragione, io non sono in grado di proteggerti come tu fai sempre con me."
"Oh, Gabrielle, lo sai che non è vero."
"Non sono quello che vorrei essere!" La voce della barda assunse un tono duro.
Xena si girò per vedere il viso dell'amica, ma la barda si mise seduta sul letto.
"Xena, tu hai bisogno di avere al tuo fianco una persona in grado di difenderti se necessario e di aiutarti in battaglia, una guerriera proprio come te. E io non lo sono!"
Gabrielle si alzò di scatto ma Xena fu più veloce, le afferrò la mano e con forza la strinse a sé.
"Tu, sei e sarai la mia guerriera, non ho bisogno di nessun altro al mio fianco!"
Gabrielle stampò un bacio di gratitudine sulla fronte dell'amica. "La tua fronte bolle, credo che tu abbia la febbre Xena."
La guerriera si fece improvvisamente seria e guardando la barda negli occhi disse: "Non c'è molto tempo, devi tornare indietro e portarmi la punta di quella freccia."
Gabrielle sapeva che quello che aveva detto Ares riguardo al veleno era vero, purtroppo Xena non conosceva nessun rimedio, ma il Dio della guerra non sapeva che c'era ancora una possibilità.
La loro ultima speranza era un villaggio amazzone, forse lì, avrebbero trovato qualcuno in grado di aiutarle.
"Gabrielle, stai attenta."
"Xena, non sono una bambina! So quello che devo fare, fidati, andrà tutto bene."
La barda, preparò la sella di Argo e si diresse verso la porta.
"Un'ultima cosa." La voce della guerriera richiamò la sua attenzione.
"Cosa?" Gabrielle si diresse verso il letto.
"Un bacio!"
Le ragazze rimasero in silenzio, guardandosi finché Xena, cercò di alzarsi dal letto, ma lo sforzo fu inutile, ormai le forze l'avevano abbandonata. La barda vide gli occhi blu della guerriera riempirsi di rabbia e dolore. Gabrielle stava assistendo ad una scena straziante, prese la mano di Xena e la strinse forte, poi si chinò e la baciò così dolcemente che per un istante entrambe si persero l'una nell'altra.

Argo galoppava veloce, attraverso il bosco, finché arrivò alla radura che aveva segnato il destino di Xena. La barda tirò con forza le redini, scese da cavallo e si mise a cercare la punta della freccia. I suoni della battaglia echeggiavano ancora nella sua testa quando fu distratta da qualcosa.
"Ares, so che sei qui, fatti vedere!"
Il Dio della guerra apparve davanti a Gabrielle.
"Non bastava Xena, ora anche tu riesci a sentire la mia presenza, tutto questo comincia ad irritarmi!"
"Non ho tempo da perdere, lasciami in pace!" La barda era infastidita da quella presenza.
"Stai forse cercando questa?" Ares mostrò con fare soddisfatto la punta della freccia avvelenata.
"Dammela!" Gabrielle allungò il braccio per prendere l'oggetto dalle mani del Dio.
"Sei sicura che questa sia la via giusta per salvarla? Cosa farai una volta che Xena avrà capito di che veleno si tratta? Ah, già il villaggio amazzone, è lì che hai intenzione di portarla?"
"Come fai a saperlo, nemmeno Xena n'è al corrente."
"Oh, mia piccola barda, ti sei forse dimenticata che sono un Dio? Ora dimmi, credi che le amazzoni riescano a sopravvivere ad un attacco da parte della mia armata?"
"Perché fai tutto questo?"
"Lo faccio per aiutarti, ormai non c'è speranza per Xena! Ma perché gli umani si affaticano tanto a cambiare ciò che è stato scritto!"
"No, per quello che tu hai scritto! Per quale motivo l'hai fatto, sentiamo, forse per gelosia?"
La supposizione della barda aveva colpito il suo avversario che cercò di negare l'evidenza.
"Io geloso? Di chi, di una ragazzina bionda? Che sciocchezze!" Il Dio scomparve lasciando a terra la punta avvelenata ancora sporca del sangue della guerriera.
Gabrielle l'avvolse in un pezzo di stoffa e la mise nella sacca sulla sella di Argo. Subito, montò sul cavallo e lo spronò al galoppo.

La barda spalancò la porta e come una furia entrò nella capanna cercando l'amica.
"Xena ho la freccia!" Gabrielle si avvicinò al letto, con la mano asciugò il sudore dal viso pallido della guerriera, che in risposta al contatto con la sua mano, aprì gli occhi.
Ad un tratto dall'altra stanza, entrò un vecchio. La barda non esitò nello scrutare l'intruso.
L'uomo indossava una vecchia tonaca con un cappuccio che gli copriva il viso, lasciando intravedere solo una lunga barba bianca, se ne stava ricurvo appoggiato solo al bastone che usava come sostegno per camminare.
"Chi sei?" chiese Gabrielle stupita dalla presenza dell'uomo.
"Giovane donna, io sono Suez, una specie di guaritore, c'è chi mi chiama sciamano, chi santone, ma sono solo un povero vecchio che abita in questa baracca."
"Puoi fare qualcosa per la mia amica?"
Suez prese la freccia dalle mani di Gabrielle e n'annusò la punta.
"Ah, lo riconosco, questo è il veleno degli Dei, è molto potente….."
La barda si avvicinò al vecchio domandandogli il significato di quel nome.
"Devi sapere, che questo veleno fu creato dagli Dei tempo fa, è un'arma molto efficace e se usata nelle giuste dosi, può uccidere anche un Dio."
Il vecchio prese lo zaino, appoggiato sul tavolo e ne esaminò il contenuto con fare molto serio.
"Ogni tanto, sparisco per giorni alla ricerca d'erbe rare…..Oh, ecco qui, quello che stavo cercando."
Suez prese una radice e la mise a bollire in una pentola con dell'acqua, poi vi aggiunse delle foglie e delle strane erbe, il tutto sotto l'occhio vigile di Gabrielle.
"Sai chi ha usato questo veleno?" Il vecchio interrogò la barda, che per un attimo si era distratta guardando Xena dormire.
"Sì, è stato Ares, il Dio della guerra!"
"La tua amica deve essere molto forte, se un Dio ha scelto di ucciderla in questo modo. Non ti preoccupare, una volta che avrò messo questo mio intruglio sulla sua ferita, vedrai che guarirà."
Un leggero sorriso apparve sul viso della barda che ringraziò il vecchio con molta gratitudine.
Con passo veloce raggiunse il letto, avvicinò le sue labbra all'orecchio di Xena e, con molta dolcezza sussurrò: "Devo combattere una battaglia, non vorrei lasciarti, ma il destino ha in serbo una dura prova per me e so che tu mi sarai vicina. Ti amo."
La barda salutò la guerriera con un bacio sulle labbra, poi si diresse verso Suez.
"Devo andare al villaggio amazzone qui vicino, perché fra poco si scatenerà un attacco da parte di Ares e io voglio esserci!"
Il vecchio mise una mano sulla spalla di Gabrielle.
"Che motivo avrebbe il Dio della guerra di combattere contro le amazzoni?"
"Il motivo? Lui vuole Xena, l'ha sempre voluta, ma avendo capito di non aver speranza, si è messo a giocare con le nostre vite. In fondo è quello che gli Dei hanno sempre fatto con gli uomini!"
La voce della barda era dura e piena di odio.
"Mi occuperò io della tua amica, non ti preoccupare sarà al sicuro."
Il vecchio abbracciò la barda che per risposta lo ringraziò, poi aprì la porta e uscì dalla capanna.
Suez guardò Gabrielle allontanarsi in sella ad Argo, poi mormorò: "Vai, giovane donna, il gioco è appena incominciato."

Quando Gabrielle arrivò ad una valle prima del villaggio, si accorse che un gruppo di soldati per lo più mercenari, stavano combattendo contro delle giovani amazzoni, la barda estrasse i sais e senza un attimo d'esitazione, saltò addosso ad un uomo disarmandolo. Le giovani guerriere con l'arrivo di Gabrielle presero fiducia nelle loro forze, presero in mano la situazione e una dopo l'altra riuscirono ad eliminare i proprio aggressori.
Dall'alto di una collina, Ares osservava la scena scuotendo notevolmente la testa, all'improvviso, preso dall'ira, scagliò un colpo verso Gabrielle. La barda fu scagliata contro il tronco di un albero, l'impatto le fece cadere i sais dalle mani. Il Dio della guerra n'approfittò per avvicinarsi e prendere le armi di Gabrielle.
"Vediamo cosa farai senza questi!" Ares stringeva ancora i sais nelle mani, quando uscirono delle lingue di fuoco che riuscirono a liquefarli in un istante. Poi, con ghigno beffardo, scomparve.
La barda, si alzò da terra, con sguardo malinconico, guardò a quel che rimaneva delle armi, poi, prese coraggio e si avvicinò alle amazzoni.
"Ho bisogno di parlare con la vostra regina!"
"Solo una persona di pari rango può parlare con la nostra sovrana." Una ragazza dai capelli lunghi e biondi parlò guardandola negli occhi e con aria di sfida aggiunse: "Chi credi di essere?"
"Mi chiamo Gabrielle e sono anch'io una regina amazzone!" La voce della barda assunse un tono irritato, per via del tempo che stava perdendo in discorsi inutili.
"Non hai l'aria di essere un'amazzone!" La ragazza bionda non credeva alle parole di Gabrielle.
"Smettila Shana!" Un'altra guerriera, si mise tra la barda e la ragazza bionda.
"Lei è una regina Amazzone ed è anche la barda che accompagna Xena nei suoi viaggi. Ti ringrazio per il tuo aiuto, ora ti accompagneremo dalla nostra sovrana."

Xena aprì gli occhi, ormai il sole stava tramontando e l'ultimo spiraglio di luce faceva capolino dalla finestra. Si guardò intorno, il fuoco era acceso, ma la stanza era deserta, non c'era traccia del vecchio e nemmeno di Gabrielle, poi, ad un tratto si ricordò le parole che la barda le aveva sussurrato all'orecchio prima di partire. "Devo combattere una battaglia, non vorrei lasciarti, ma il destino ha in serbo una dura prova per me e so che tu mi sarai vicina. Ti amo."
"Non puoi combattere da sola, non te lo permetterò!" La guerriera si mise seduta sul letto, poi appoggiò i piedi a terra e cercò di alzarsi. La ferita le faceva male e per restare in piedi fu costretta a cercarsi un punto d'appoggio, vide un bastone sul tavolo, lo prese e, zoppicando uscì dalla capanna.

Quando Gabrielle arrivò al villaggio, fu scortata dalla regina, un'amazzone entrò per informare la sovrana della visita. Qualche minuto più tardi la barda, ebbe l'invito ad entrare.
"Lasciateci sole!" Furono le prime parole della regina, che se ne stava seduta sul trono nell'attesa della sua ospite.
Gabrielle avanzò nella stanza e si trovò davanti ad una donna bellissima, alta con un corpo muscoloso e lunghi capelli neri. Quegli occhi, quello sguardo, del tutto simili a quelli della sua amata, se non da un piccolo particolare, il colore verde.
"Il mio nome è Tara e ora, dimmi perché sei qui!"
La barda le raccontò tutto quello che era successo e le spiegò anche di aspettarsi un attacco da parte di Ares.
"Per colpa tua, mi ritrovo a dover fronteggiare l'ira del Dio della guerra!" Disse la regina.
"Mi dispiace, ma sapeva che sarei venuta in questo villaggio a chiedere aiuto." La voce della barda assunse un tono mortificato.
"Ho sempre combattuto Ares e non è un caso che abbia scelto questo villaggio. Se arriverà fin qui, ci troverà pronte ad affrontarlo." Gli occhi di Tara s'illuminarono al solo pensiero di iniziare la battaglia.
Gabrielle si avvicinò alla finestra e scrutò il cielo rischiarato da una luna piena e splendente.
"Cosa c'è che non va?"
"Stavo pensando a Xena, non so che darei per sapere come sta." Il suo viso, assunse un'espressione preoccupata.
Tara tranquillizzò la barda, promettendo che avrebbe mandato delle amazzoni, dove aveva lasciato l'amica. Poi, la fece accompagnare nella capanna accanto.

La guerriera aveva camminato allungo quella sera, la stanchezza aveva preso il sopravvento e così decise di fermarsi. Accese un piccolo fuoco e decise di riposare per qualche ora, ma prima di addormentarsi guardò la luna in cielo e i suoi pensieri andarono a Gabrielle, poi i suoi occhi si chiusero e fu buio e silenzio.
Rumori improvvisi di cavalli al galoppo, risvegliarono la guerriera dal torpore che il sonno aveva portato con sé. Riconobbe un paio di amazzoni che le venivano incontro e una di loro le assicurò che erano venute per portarla al villaggio, per ordine della loro regina.
"Avete visto Gabrielle?"
"Sì, ti porteremo da lei." La ragazza scese da cavallo e aiutò la guerriera ferita a montare in sella.

La barda dormiva nel suo letto, quando condussero Xena alla capanna. Zoppicando si avvicinò a Gabrielle, con la mano le spostò una ciocca di capelli dal viso e sussurrò: "La mia piccola guerriera." Accostò il suo viso a quello della barda, poi chiuse gli occhi e la baciò dolcemente sulle labbra, Gabrielle rispose al bacio con altrettanta dolcezza che pian piano divenne passione.
"Dovresti svegliarmi sempre così." Disse la barda sorridendo maliziosamente all'amica, poi aggiunse: "Vieni qui!"
La guerriera si distese sopra Gabrielle e iniziò a baciarle il collo, le guance ed in fine le labbra. Un improvviso calore avvolse i loro corpi, la barda si mise a slacciare l'armatura di Xena e poi tutto il resto fino a che non fu totalmente nuda. La guerriera fece altrettanto con la barda e per un istante i loro corpi furono accarezzati soltanto dagli sguardi pieni d'amore di entrambe.
Nessuna parola solo qualche sussurro e la luce della luna per rendere indimenticabile la loro prima notte insieme, non più come amiche inseparabili, ma come compagne per la vita e anche oltre.
Dalla sua finestra la regina osservò le ombre provenienti dalla capanna accanto, poi, sussurrò: "Ben tornata Xena!"
La guerriera aprì gli occhi all'alba, circondata dalle braccia di Gabrielle che dormiva profondamente con la testa appoggiata al suo seno. La barda si mosse nel sonno e involontariamente con la gamba colpì la ferita di Xena che emise un piccolo gemito di dolore.
"Mi dispiace, scusami Xena." La barda controllò la gamba della guerriera.
"Non importa, sto bene." La voce dell'amica fu così dolce che Gabrielle si mise a riempirla di baci.
"Bel modo di incominciare la giornata." Disse la guerriera con un sorriso.
Anche la barda rise prima di baciarla, poi, con la lingua scese sul collo fino ad arrivare al seno, mentre le mani scorrevano lungo i fianchi della guerriera che approvava ogni gesto con leggeri sospiri. Nella sua bocca aveva imprigionato un capezzolo che continuava a leccare e mordicchiare, mentre con una mano si occupava dell'altro accarezzandolo dolcemente. Dopo un po', scese lungo la pancia e con le mani allargò delicatamente le gambe di Xena e iniziò a sfiorarle lentamente le cosce con le dita per poi continuare con la lingua, finché bussarono alla porta.
"Dei, proprio adesso!" Gabrielle si avvolse in un lenzuolo e scese dal letto in direzione della porta.
"A me lo dici?" Rispose Xena molto scocciata, coprendosi con una coperta.
La barda aprì la porta e con stupore si trovò davanti alla regina che le spiegò il motivo della sua visita.
"Alcune amazzoni che stanno di guardia oltre il fiume, hanno individuato dei movimenti strani nel bosco, ho dato ordine ad un gruppo di guerriere di controllare la zona."
"Va bene, il tempo di vestirmi e sarò subito da te." Ma Tara non era intenzionata ad andarsene, infatti, entrò nella stanza e si diresse verso la guerriera fissandola negli occhi. Gabrielle seguì la scena senza fiatare, curiosa del comportamento dalla regina. Xena sembrava conoscere la ragazza che le stava di fronte, il suo viso, aveva assunto un'espressione alquanto sbalordita.
"Tara, non avrei mai pensato che ci saremmo riviste." Disse la guerriera sorridendo.
"Nemmeno io. E' un piacere rivederti, che fai, non abbracci una vecchia amica?"
Xena si alzò in piedi, lasciando cadere la coperta e abbracciò Tara con molta passione, la cosa ovviamente non sfuggì all'occhio vigile della barda, che rimase perplessa dal gesto dell'amica.
"Hai proprio una brutta ferita!" La regina fece sedere la guerriera sul letto in modo da esaminare meglio il taglio sulla gamba. Xena le parlò dello strano vecchio che l'aveva curata, secondo lei solo in parte, perché sì, il veleno non l'aveva uccisa, ma le aveva quasi paralizzato una gamba. Secondo Tara, il veleno era ancora presente all'interno del suo corpo e si offrì di metterle a disposizione la curatrice del villaggio per riuscire a risolvere in fretta la situazione.
La regina si alzò e dopo aver scrutato con molta attenzione il corpo di Xena, esclamò: "Sei ancora più bella di quanto mi ricordassi." Salutò Gabrielle e uscì dalla capanna.
"Ti sei accorta che sei nuda?" La barda era molto irritata dall'accaduto.
"Bè, non è la prima volta che mi vede nuda! Ora scommetto che vorrai delle spiegazioni." Nel frattempo la guerriera si stava rivestendo.
"Certo! Da quanto la conosci?"
"Tutto è successo molto tempo fa, ma ora non è il momento di parlarne, cerca di capire Gabrielle dobbiamo pensare a prepararci nell'eventualità di una battaglia." L'espressione della barda era indescrivibile, si rivestì velocemente senza dare uno sguardo all'amica e come una furia uscì dalla stanza.

Nel frattempo in un cimitero oltre il fiume, il Dio della guerra era occupato a formare un'armata.
"Sorgete o nobili guerrieri, è il vostro Dio che vi chiama!" Dalla terra iniziarono ad uscire delle dita, poi delle mani ed in fine lo scheletro di alcuni guerrieri morti in battaglia.
"Credi di vincere usando un gruppo di ossa? Ah, ah, non ti credevo così stupido!" Un vecchio coperto da una tonaca si era avvicinato ad Ares.
"Come osi vecchio, ti potrei uccidere con un solo gesto!" Il Dio era furioso.
"Ares non riconosci più tuo padre?" Il vecchio si tolse il cappuccio e si mise a guardare in direzione dei guerrieri.
"Hai preso il veleno degli Dei senza il mio permesso, tutto per uccidere una mortale, che spreco."
"Zeus ascolta, io….."
"Silenzio! Volevi soltanto giocare un po', vero? Bene, ora le regole sono un po' cambiate, perché Xena non è morta."
"Ma perché devi sempre rovinare i miei piani, padre!"
"Buon divertimento Ares!" Il re dell'Olimpo scomparve, lasciano il Dio di stucco.
"E' ora di radere al suolo il villaggio amazzone! Nessun prigioniero, le voglio morte!"
Gli scheletri iniziarono ad avanzare in direzione del villaggio, appena usciti dal bosco, trovarono un gruppo di amazzoni ad attenderli, ma, dopo un breve scontro, i guerrieri di Ares ebbero la meglio.

"Aspetta, Gabrielle!" Xena cercò di fermare la barda che sembrava non udire le parole dell'amica.
"Per favore ascoltami, ti prometto che quando sarà tutto finito, ti racconterò di me e Tara." La barda fu raggiunta dalla guerriera e costretta a fermarsi.
"lo sai che amo solo te."
Gabrielle, questo lo sapeva benissimo, ma sapere che prima di lei, altre donne erano state legate a Xena, le provoca un senso di fastidio, oltre ad un'immensa gelosia. Ora quella donna tanto bella e forte le era di fronte a dichiararle il suo amore.
"Hai ragione, Xena, ora è tempo di combattere." La barda sorrise, la guerriera capì, che quello era il suo modo per chiedere scusa.
Alcune amazzoni di vedetta annunciarono l'avvicinarsi del nemico, la regina ordinò immediatamente alle proprie guerriere di prepararsi per la battaglia.
Gabrielle fece per prendere i sais, ma poi si ricordò dello scherzetto di Ares, e si mise a pensare come avrebbe potuto risolvere la situazione, che poteva fare una barda con qualche nozione di combattimento senza un'arma?
Xena si accorse che c'era qualcosa che non andava, così chiese all'amica, il motivo della sua preoccupazione e subito fu messa al corrente di tutto.
"Voglio che tu usi la mia spada." Disse la guerriera impugnando l'arma.
"Stai scherzando vero?"
"Ti sembro in vena di scherzi in un momento simile? Ce la puoi fare Gabrielle, inoltre è da parecchi giorni che ti stai allenando con la spada." La barda brandì l'arma offertale da Xena e si diresse verso le amazzoni pronte a creare un'offensiva contro il loro nemico.
"Mi domando, come mai tutte le donne che finiscono a letto con te, alla fine, vogliono che tu sia orgogliosa di vederle combattere!" La guerriera non rispose alla frase di Tara.
"Hai più ammirazione per lei, di quanta ne avessi per me, non è vero?" Ora la regina fissava Xena in volto in attesa di una risposta.
"Erano altri tempi, io ero diversa e anche tu."
"Cosa ti fa pensare che sia cambiata?"
"Il fatto che tu sia qui, a combattere contro Ares…."
"No ti sbagli! Questa per me è solo una piccola vendetta contro colui che ti ha portata via da me!" Tara non aggiunse nessun'altra parola e si diresse verso le proprie guerriere per impartire gli ultimi ordini. Gabrielle era a capo delle amazzoni che sarebbero dovute andare incontro al nemico, per neutralizzarlo prima che avesse la possibilità di varcare le porte del villaggio. Xena non era ancora nel pieno delle sue forze e così sarebbe dovuta restare all'interno del villaggio, anche se non era d'accordo, doveva ubbidire ad un ordine impartito dalla regina delle amazzoni.

Le porte si aprirono e le guerriere al galoppo si diressero verso l'armata del Dio della guerra.
Lo scontro ebbe inizio, i guerrieri di Ares anche se fatti di ossa erano molto forti, non concedevano nulla alle amazzoni, nemmeno qualche distrazione che in tal caso consisteva nella morte. L'attenzione di Xena fu catturata dall'inizio di un altro duello, la barda scese da cavallo e con coraggio, sfidò Ares.
In un primo momento il Dio rise, ma gli occhi di Gabrielle fissi su di lui, lo fecero ritornare serio.
La barda estrasse la spada e corse incontro al proprio nemico. Xena non aveva occhi che per lei, i rumori della battaglia sembravano così lontani, mentre il suono delle spada dell'amica contro quella di Ares erano così forti, da rimbombarle nella testa.
Lo scontro era sicuramente impari, come può un semplice mortale vincere contro un Dio?
Gabrielle fu ferita ad un braccio, ma non aveva alcuna intenzione di perdere, strinse forte la spada cercando di disarmare Ares, ma il gesto fu vano, perché bastò un solo colpo al Dio per fare altrettanto alla sua rivale. Ora la barda era a terra disarmata e ferita, nient'altro bastò a Xena per decidere di andare in soccorso dell'amica.
Chiamò Argo con un fischio e con fatica salì in sella, sotto gli occhi di Tara che le proibì di uscire dal villaggio.
"Se vuoi che rimanga qui a guardare, dovrai uccidermi!" Disse Xena, mentre gridava alle amazzoni di guardia, di aprire i cancelli, le guerriere cercarono un assenso da parte della loro regina che non ebbe altro modo che acconsentire.

"Finalmente ti toglierò di mezzo definitivamente!" Ares stava per dare il colpo di grazia alla barda, quando il Chakram di Xena lo disarmò improvvisamente.
"Prima Zeus e ora anche tu Xena, tenti di rovinare i miei piani?" Urlò il Dio furente.
Gabrielle ebbe il tempo di rialzarsi e riprendere la spada nello stesso momento in cui la guerriera scese da cavallo e la raggiunse.
"Che c'entra Zeus con tutto questo?" Chiese la barda a Xena.
"Credo di aver capito, Gabrielle, non ti dice niente il nome Suez?"
"Ma allora perché ti ha salvata dal veleno?"
"Perché non chiederlo direttamente a lui?" La guerriera stava guardando in direzione di un uomo non molto lontano dal campo di battaglia, per un attimo l'individuo scomparve per poi riapparire davanti a Xena.
"Vuoi sapere perché? Per vedere la faccia che avrebbe fatto Ares in questo momento." Detto questo, puntò un dito in direzione della guerriera, facendola cadere a terra in preda a forti dolori in tutto il corpo, senza la ben che minima possibilità di reagire.
"Ora il veleno è di nuovo in circolo, ma non ti preoccupare, nel giro di pochi minuti l'agonia avrà termine."
Gabrielle incredula andò verso Xena, cercando in qualche modo di alleviare il suo dolore, con rabbia si girò verso Zeus e urlò fra le lacrime: "Perché!"
"Ares voleva la tua amica morta, ma come dite voi umani: occhio non vede, cuore non duole, perciò ho pensato che per lui sarebbe stato fin troppo facile vincere a questo gioco non vedendola morire, ora le cose sono cambiate perché sarà costretto a vedere la sua principessa guerriera spegnersi lentamente."
"Non è giusto!" Urlò la barda in preda alla disperazione.

Tara salì a cavallo e raggiunse le amazzoni in battaglia. Era assalita dalla collera, perché altro non poteva fare che sterminare quella specie di scheletri guerrieri, nulla era in suo potere per aiutare Xena. Sul terreno erano presenti molte ossa ma anche corpi di guerriere, morte durante lo scontro.
Estrasse la spada ed eliminò il primo soldato con un colpo solo, nel sentire le urla delle amazzoni, la barda volse lo sguardo in direzione della regina e, immediatamente fu colpita dal suo modo di combattere, tale e quale a quello della sua amica.
"Pensavo di essere la tua unica allieva, ma purtroppo non è così!" Gabrielle Sussurrò.
"Lo sei, tu sei l'unica di cui io mi sia innamorata, l'unica a cui abbia affidato la mia spada, la mia vita e sarà così, per sempre." Nonostante le forze l'avessero abbandonata, Xena era riuscita a dire un'ultima frase alla barda, usando un tono dolcissimo, prima di chiudere gli occhi e perdere conoscenza.

"Padre, non voglio che muoia!"
"Potevi pensarci prima di rubarmi il veleno, non trovi Ares?"
"Non posso vederla così, lei è……."
"Cosa, la donna che ami? Non essere sciocco, lei è soltanto una mortale!"
"Farò qualsiasi cosa per guarirla, sono pronto anche a scontrarmi con te se necessario."
"E così sia, la guerriera vivrà, ma per quanto riguarda te, ne riparleremo sul Monte Olimpo." Zeus ed Ares scomparvero.
Xena aprì lentamente gli occhi e la prima cosa che vide, fu il viso di Gabrielle solcato dalle lacrime, allungò una mano e con le dita le asciugò le lacrime poi, le accarezzò leggermente il viso. Le parole in quel momento erano superflue perché entrambe non avevano bisogno di parlare, tutto era scritto nei loro occhi.
Come per magia, gli ultimi scheletri rimasti in piedi, caddero a terra privi dello spirito che li aveva sorretti durante lo scontro.
Tara raggiunse la barda e con il suo aiuto mise Xena in sella ad Argo, poi tutte e tre si diressero verso il villaggio. La regina consigliò alle ragazze di restare per qualche giorno, almeno fino a che Xena non si fosse del tutto ripresa. Gabrielle e la guerriera accettarono l'offerta.

"Gabrielle, stai bene?" Chiese Xena preoccupata dal silenzio dell'amica.
"Dovrei essere io a chiedertelo……In questi giorni, sono accadute molte cose che mi hanno cambiata."
"Ormai non sei più la fanciulla di un tempo, sei una donna, una barda e da oggi una guerriera." Xena la guardò negli occhi poi, aggiunse: "Sono fiera di te!"
"E' vero ne è passato di tempo da quando ti chiesi di portarmi con te. Il mio sogno era di diventare una barda, di cantare le gesta di grandi eroi e nobili guerrieri……Ora, posso dire di essere andata ben oltre le mie attese, sono una barda che vive le proprie storie e che può narrare le gesta di una nobile guerriera, Xena, la mia principessa guerriera."
Xena andò verso il tavolo e prese qualcosa avvolto in una stoffa e lo porse a Gabrielle. La ragazza tolse il panno e con evidente sorpresa, vi trovò dei sai. Quel regalo inaspettato da parte della guerriera, le illuminò il viso di gioia, sapendo che Xena pensava a lei ogni istante.
"Avevo promesso di raccontarti di Tara….."
"Xena, quello che è successo prima, non ha importanza."
"Sì, ma è giusto che tu sappia la verità: molti anni fa, quando comandavo un'armata, diedi l'ordine di attaccare un villaggio e fu così che la vidi per la prima volta. I contadini scappavano in preda al panico, ma lei no, era immobile proprio davanti a me e mi fissava con aria di sfida. Trovai la cosa molto eccitante e decisi di darle una possibilità, l'avrei lasciata libera, se fosse stata in grado di tenermi testa durante lo scontro."
"Continua! Cosa fece Tara?"
"Vedo che la storia incomincia a piacerti…..Comunque, le diedi una spada e così iniziammo il nostro duello, senza che nessuno dei presenti ci prestasse attenzione. Era evidente che Tara non era una guerriera e per me fu facile disarmarla dopo pochi minuti e fu allora che successe qualcosa di insolito."
Gabrielle, non aveva mai sentito Xena raccontare degli episodi del suo passato in un modo così coinvolgente, tale da farla letteralmente pendere dalle sue labbra.
"Cosa?" Domandò la barda con tono impaziente.
"Bè, notai una ferita all'angolo della mia bocca. La ragazza che era a terra mi aveva colpito così rapidamente, che non me ne accorsi. Decisi di tener fede alla mia promessa, ma Tara, invece di andarsene, si alzò e con un dito mi asciugò il sangue che poi, assaporò nella sua bocca ed infine mi baciò sulle labbra con molta passione, tanto da farmi sanguinare di nuovo il taglio.
Fu così che la presi con me e le insegnai ad essere una guerriera."
"Eri innamorata di lei?"
"No, entrambe eravamo affascinate dalle battaglie, dal sangue. Fra noi c'era solo sesso, almeno per me. A quei tempi credevo che la mia vita dovesse essere così."
"Ma, allora perché vi siete separate?"
"Perché era venuto il momento di fare una scelta, fra lei e colui che mi avrebbe dato un'armata e il suo appoggio per conquistare il mondo."
"Ares!"
"Sì, proprio lui e questo Tara non me l'ho perdonò e solo oggi capisco il mio errore. Credo che lei mi amasse, ma allora ero accecata dalla brama di potere. Sono stata sciocca, Gabrielle!"
"Dunque, come può essere la regina di una tribù amazzone?" La barda balzò in piedi sbalordita.
"Non lo so, ma anche lei è cambiata e come regina si sta comportando bene, non trovi? Tempo fa mi hai dato una possibilità, Gabrielle, ora ti chiedo di darne una anche a Tara."
"Sono d'accordo, in fondo credo d'aver combattuto già abbastanza e poi abbiamo qualcosa in sospeso noi due, ricordi?"
"E come potrei dimenticarlo?"
Xena tirò a sé Gabrielle e la baciò dolcemente, entrambe prese da un'improvvisa eccitazione, iniziarono a riempirsi di baci e carezze. Senza accorgersene, si ritrovarono sdraiate l'una accanto all'altra………

"Mio caro Ares, se vuoi l'amore di quella donna, credo che dovrai metterti in fila e per fortuna che sei immortale perché ci sarà molto da aspettare." Concluse il padre degli Dei con una rumorosa risata.
"Molto divertente padre!"
"Penso che tu, abbia imparato la lezione, devi seguire le mie regole! Devo ammettere che in questi giorni, mi sono proprio divertito, del resto gli uomini servono a questo."
Poi con sguardo rivolto verso gli abitanti di un villaggio aggiunse: "Non credi che siano degli splendidi balocchi?"

Fine





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