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Hazel

by Route66

(nona parte)

I personaggi di Xena e Gabrielle sono di proprietà della MCA/Universal Pictures, pertanto non intendo infrangere nessun Copiright.
Questo racconto è opera della fantasia. Nomi, personaggi, luoghi e avvenimenti sono prodotto della mia immaginazione o, se reali, sono utilizzati in modo fittizio. Ogni riferimento a fatti o persone viventi o scomparse è del tutto casuale.
Potete scrivermi a questo indirizzo: us.route66@hotmail.it

Mac si risvegliò per prima dopo la caduta. Aveva preso una bella botta sul fianco. Tastò il pavimento attorno a sé finchè non sentì un braccio.
-“Valery? Valery sei tu?”, la strattonò.
La ragazza emise un gemito di dolore.
-“Stai bene?”
-“C-credo di si…non si vede nulla qua sotto”.
Anche gli altri pian piano si ripresero. Si sentì la voce del Prescelto ordinare ai suoi di fare luce.
Colin aveva approfittato del momento per raggiungere Mac.
-“Ehi, slegami forza”
-“Brutto figlio di un cane! Tu mi hai tradita”
-“Mac non è esattamente così…se mi lasciassi spiegare…”
-“Spiegare cosa?”, continuò sussurrando, “Hai agito alle mie spalle, ti sei dimenticato della nostra amicizia, per l’ebbrezza del comando?”
-“No. Per te. Volevo portare a termine la missione, ma tu eri perennemente ubriaca. E ho fatto quello che avrebbe fatto qualsiasi amico: salvarti il culo”
-“Io non la vedo così”
-“Per favore slegami. La mia punizione l’ho già scontata…cadere a mani legate in una voragine non è il massimo”, disse provando a scherzare, ma l’amica non cedette. “Mac…Gabriel alla fine ha messo in pericolo tutti…”
-“Già!”, scattò lei, “Ma se fosse successo qualcosa a Valery…l’unico responsabile saresti stato tu. Non ti avrei mai perdonato per questo”, disse dura.
Jacob riuscì ad accendere una debole fiammella. Valery tagliò il cordino che legava Colin. L’uomo si girò e la vide, sorpreso.
-“Non è il momento di fare questi discorsi”, susurrò la ragazza ai due.
Mac le rivolse uno sguardo arrabbiato e si alzò.
-“Cos’è questo posto allora?”, disse poi il Prescelto.
-“Quello che cercavi no?”, disse ironico Colin.
-“Sta zitto idiota”, lo ammonì.
Colin sorrise mostrando le mani libere. Il Prescelto gli rivolse una smorfia e passò avanti.
-“Perlustrate, forza”, ordinò ai suoi uomini.
-“Io non capisco una cosa”, disse poi Colin, “Tutto questo parco risale alla metà del settecento, e anche gli altri posti con cui abbiamo avuto a che fare qui a Vienna appartengono tutti a secoli successivi al periodo di Von Salza. Come è possibile che gli indizi siano legati a questi luoghi?”.
-“Nei libri è scritto che nel cinquecento lo stato teutonico si dissolse in seguito all’avanzata della riforma luterana, ma l’Ordine sopravvisse sotto l’ala protettrice della monarchia asburgica, presso cui si rifugiarono gli ultimi cavalieri rimasti fedeli al cattolicesimo”, gli rispose Mac.
-“Quindi chi custodiva la spada la portò fin qui e la nascose per secoli in questi posti?”, domandò ancora poco convinto.
Mac alzò le spalle. C’era qualcosa che non tornava neppure a lei.
-“Basta parlare ora”, disse stufo il Prescelto alzando la pistola contro i tre amici. Fece un cenno col capo indicando il tunnel buio.
I tre esitarono.
-“Serve luce”, disse Mac.
Jacob si fece largo e affiancò la donna. Lentamente avanzarono nel cunicolo. Dopo qualche metro Mac si fermò di scatto.
-“Dà qua”, disse a Jacob, afferrando l’accendino.
Prima sulla parete destra poi su quella sinistra, la debole fiammella diede vita ad una scia luminosa che si protrasse fino in fondo.
-“Fiaccole collegate tra loro”, esclamò Colin.
-“Bene, adesso è tutto molto più nitido”, disse il Prescelto avanzando bruscamente.
-“Fermo”, lo bloccò Mac. “Guarda”, indicò ai lati.
-“Fori per frecce”, notò Valery.
-“Sganciati la spada”, disse la donna a Jacob.
-“Vuoi scherzare?”
-“Non serve che un maiale faccia oink per essere riconosciuto”
-“Ripetilo se hai coraggio”, disse rabbioso provando a sfoderare la spada, ma il Prescelto lo bloccò.
-“Fa come ti dice”.
Controvoglia il giovane eseguì gli ordini. Mac afferrò l’arma e la gettò a peso morto davanti a lei. In un istante una serie di frecce ad altezza delle ginocchia andò a conficcarsi nella parete opposta.
Pian piano scavalcarono gli ostacoli e proseguirono. Jacob recuperò la sua spada con una smorfia.
La compagnia si inoltrò ancora.
-“E ora questa cos’è?”, disse poco dopo Valery.
Una corda cadeva dal soffitto fino a terra proprio nel mezzo del cunicolo. Gli altri si guardarono attorno, ma sembrava tutto normale: in quel tratto non c’era altro.
Mac provò a strattonarla leggermente, ma non accadde nulla.
-“Forse è meglio se cerchiamo di capirne il senso…”, disse.
-“E’ solo una vecchia corda”, fece eco uno dei cavalieri, “Andiamo avanti”, disse superando gli altri.
Quando sorpassò la fune si sentì un rumore sordo. Il giovane sentì il pavimento aprirsi sotto i suoi piedi e cadde in una buca profonda costellata da spuntoni acuminati.
Gli altri indietreggiarono impauriti. Poi il Prescelto si sporse appena.
-“E’ sempre stato un ragazzo irruento”, commentò con freddezza. “Come passiamo oltre?”, disse infine.
-“Beh ora sappiamo a cosa serve la corda”, disse Mac afferrandola.
Tornò indietro qualche metro, poi prese una rincorsa. Velocemente, aggrappata saldamente alla fune, si ritrovò dall’altra parte del fossato. Lasciò la corda, che ritornò dal lato opposto.
-“Forza”, disse poi.
Uno alla volta, anche gli altri la raggiunsero non senza esitazione.
-“Vediamo di arrivare alla spada senza altri morti”, disse duro Jacob.
Poco più avanti Valery si soffermò ad osservare alcune incisioni sulle pareti. Mac la raggiunse.
-“Cosa sono?”
Raffiguravano volti di persone, perlopiù donne.
-“Hey guardate”, disse Colin, “La nostra Hazel”.
Gli altri lo raggiunsero sulla parete opposta.
-“Data di nascita e morte, e figli avuti”, notò Mac.
-“Questo…è chiaramente l’albero genealogico di Hazel…”, disse Valery affascinata. “Guardate”, disse poi spolverando le incisioni piene di polvere.
-“Questa era sua figlia, che a sua volta ebbe dei figli…fino ad arrivare a…i primi dell’ottocento. Poi ci sono delle tavolette rotte”, notò Mac.
-“Ogni suo discendente doveva aver avuto premura di aggiornare questo albero genealogico. Anche se non capisco perché qui sotto”, disse Colin aggrottando la fronte.
-“Che stai pensando?”, chiese Mac all’amica.
-“Che evidentemente Von Salza prima di morire non affidò la spada e i documenti dell’Ordine ad un cavaliere, come si è sempre creduto. Ma ad Hazel. L’unica che ritenesse degna di tale onore. Lei li custodì e li nascose per tutta la sua vita. Poi probabilmente prima di morire li affidò a qualcuno di cui si fidava ciecamente”
-“Sua figlia”, esclamò la donna.
Valery annuì.
-“Hazel era incinta quando morì Von Salza, guardate le date… E’ per questo che non sposò mai Federico”, gli amici rimasero perplessi dall’ipotesi della ragazza, “Fuggì non appena lo scoprì e si rifugiò qui a corte, sotto falso nome probabilmente, e fece perdere ogni traccia di sé. Ecco perché sotto la statua che la raffigurava non c’era la data di morte”, disse rivolta a Mac.
Poi continuò:
-“Hazel tramandò questo segreto solo alle sue eredi, che restarono per generazioni legate alla famiglia reale. Perciò non abbiamo tenuto conto di un passaggio importante. E cioè che molti membri della casa reale asburgica fecero parte dell’Ordine…anzi: da un certo periodo in poi la carica di Gran Maestro fu appannaggio esclusivo della dinastia degli Asburgo”, sorrise e scosse il capo come se tutto fosse diventato chiaro. “Se ho ragione io…la risposta a tutto è sempre stata Hazel”.
-“La spada, i documenti, il medaglione e quant’altro sono sempre stati qui a Vienna. Ecco come si spiega il fatto che gli indizi e gli oggetti stessi riposassero sotto punti chiave simbolici degli Asburgo e dei Teutonici”, disse infine Mac, dopo che l’ultimo tassello era stato chiarito. “Appartenevano all’Ordine…”
-“E all’Ordine dovevano restare…”, disse Valery completando l’amica.
Le due si guardarono negli occhi soddisfatte.
-“Stupide sciocche”, sibilò il Prescelto, rompendo quel momento. “Mi sembra di sentire le stesse blasfemie di Ablack… Anche lui la pensava così. Ma la verità è che Von Salza fu la rovina di tutto”, disse arrabbiato, “Fu un disonore per l’Ordine il suo comportamento sacrilego e irrispettoso. Meritava di essere bandito, ma per quel pazzo di Federico era intoccabile…era il suo pupillo. Almeno quel giorno ebbe ciò che si meritava”
-“Che intendi dire?”, chiese Mac.
-“Che si meritò la morte che ha avuto. Un traditore ripagato con la sua stessa moneta”
-“Perché? Che significa?”, incalzò Colin.
-“Il 20 Marzo 1239 era a Salerno, per conto di Federico…affari diplomatici. Il Papa approfittò proprio di quella occasione per dare una lezione ai suoi due uomini più scomodi: Federico e Von Salza come sapete si erano votati alla setta Sufi…cosa a dir poco vergognosa per il Pontefice e la Chiesa. Il Papa ordinò al sovrano di porre fine a tutto ciò, pena la scomunica. Ma Federico era un uomo testardo e poco incline ai comandi… Sua Santità d’altro canto non poteva permettere che qualcuno si opponesse alla sua volontà, tantomeno il re che doveva sottostare al potere ecclesiastico. Così ordinò a qualcuno di uccidere Von Salza… Fu un monito per il sovrano e la fine di un personaggio scomodo. Quel giorno, mentre Von Salza moriva, Federico venne scomunicato per la seconda volta senza poter dire addio al suo caro amico”, sorrise compiaciuto.
-“Scommetto che chi lo uccise fu qualcuno dell’Ordine… Diciamo qualcuno di quelli contrari alle idee di Von Salza”, disse dura Mac.
L’uomo si limitò a guardarla soddisfatto.
-“Bastardo! Come puoi approvare quegli sbagli del passato?!”, urlò Valery, “Sei un folle!”, disse dimenandosi. Ma Mac la trattenne.
-“La spada tornerà nelle mani di un diretto discendente di chi la meritava, cioè io”, sibilò puntando la pistola. “Ora datevi da fare”.
Senza fiatare oltre, continuarono ad avanzare nel cunicolo. Poco dopo la strettoia sfociò in una camera molto ampia, quadrata, che le fiaccole illuminavano per intero. A parte questo, non vi era altro.
-“Non c’è nulla qui”, notò Jacob, “Non ditemi che abbiamo smosso mari e monti per…una stanza vuota”, sibilò.
Il Prescelto fece per entrare, ma Mac lo bloccò.
-“Fermo. Non possiamo rischiare che ci siano altre trappole”.
L’uomo si voltò a fissarla.
-“Io avrei una mezza idea per scoprirlo”, disse con crudeltà.
Alzò la pistola contro i tre amici e fece un cenno del capo ai suoi. Jacob e il compagno sfoderarono le loro spade e avanzarono spingendo Mac, Valery e Colin ad entrare.
-“Cosa vuoi fare?”, chiese Colin.
-“Vigliacco fino all’ultimo!”, urlò Valery.
-“No: previdente. È diverso”, rispose secco l’uomo.
I tre avanzarono incerti. Mac osservò la stanza qualche istante, indecisa sul prossimo passo.
-“Ehi guardate a terra”, disse poi Valery.
Alcuni mattoni recavano delle incisioni.
-“Simboli cosmici ed esoterici”, notò la donna.
-“C’è una frase qui…è in latino”, disse Valery, “Dice: Entrate nella stanza dei cerchi durante il giorno per scoprire la pietra custodita nel luogo sacro”.
Le due amiche si guardarono dubbiose.
-“Mi gira un po’ la testa”, disse Colin.
-“Anche io non mi sento troppo bene”, aggiunse Mac.
-“Mac, questa stanza usa le stesse simbologie di Castel del Monte”, concluse poi Valery. “Guarda su quella parete: un doppio cerchio che ne ingloba quattro”
-“Cosa sono?”
-“Sono cerchi magici, rappresenta i quattro elementi: aria, fuoco, terra e acqua. E’ un simbolo paragonabile ad un circuito magico o ad un mandala orientale. Ecco perché ci si sente male: amplifica le correnti terrestri”
-“Resta con lui”, disse Mac
-“Cosa vuoi fare?”, chiese l’amica preoccupata.
La donna non rispose e avanzò lentamente. Scrutò il pavimento un istante. Poi si mosse in punta di piedi.
-“Mac fa attenzione”, disse Valery.
Prima un passo, poi un altro, un altro ancora e infine l’ultimo: la donna raggiunse illesa quasi la metà della stanza.
-“Venite. Mettete i piedi dove li ho messi io”.
Imitando la donna, anche Valery e Colin avanzarono e la raggiunsero.
-“Ben fatto: bisognava camminare sulle mattonelle con i quattro elementi”, disse Valery. “Hey i malesseri sono scomparsi”, notò.
-“Avanti sbrigatevi”, urlò dal fondo il Prescelto.
-“Figlio d’un cane”, borbottò Colin tra sé e sé. “Che facciamo ora?”
A terra, davanti ai loro piedi, una striscia di mattonelle di diversa fattura dalle altre, recava un’altra frase in latino.
-“Vediamo…”, disse Valery provando a tradurla, “Dovrebbe essere più o meno così: Dato il pericolo cedi il passo a chi sa”
-“Cos’è questo?”, chiese Colin.
Al centro del pavimento vi era un quadrato messo in rilievo da un bordino di pietra. Al suo interno erano appoggiate quattro tavolette, ciascuna con inciso un simbolo diverso.
-“Dobbiamo dare la combinazione giusta a queste”, esordì Mac indicando le piccole pietre. “Vanno inserite in quei fori, probabilmente”.
Ad ogni angolo del quadrato, vi erano quattro sagome delle dimensioni delle tavolette.
-“Accidenti…ci sono almeno un bel po’ di combinazioni. Come facciamo ad indovinare quella esatta al primo colpo? Se sbagliamo scatterà sicuramente una trappola”, disse ansioso Colin.
-“Zitti, lasciatemi concentrare”, esclamò nervosa Valery.
La tensione la stava divorando.
-“Un disco celeste, una luna, un falco e un pentacolo”, disse poi ad alta voce passando in rassegna le tavolette.
I tre amici restarono pensierosi qualche minuto. Valery socchiuse gli occhi e si concentrò, cominciando a ripetere tra sé e sé tutto ciò che le passava per la mente.
-“Cosa stai bisbigliando?”, le domandò Mac.
-“Associazioni d’idee.”, rispose l’amica, “Siamo di nuovo davanti ai quattro elementi. Tutto qui ruota intorno ad essi”, rivelò Valery, “Gli elementi di cui tutto si compone e da cui tutto trae vita”.
-“Ok ma come li sistemiamo?”, intervenne Colin, “Questa sarà l’Acqua”, disse prendendo la tavoletta col cerchio azzurro, “E il falco l’Aria. Dove li metto?”
-“No aspetta aspetta”, disse Valery. “Non è così”
-“Cerchiamo di sbrigarci”, sibilò Mac.
-“D’accordo, dunque”, la ragazza prese un lungo respiro, “L’Aria è legata alle figure di Giunone o del pavone, mentre nella tradizione cinese al drago blu o verde rappresentato da una tavoletta rotonda blu di giada”
-“Bene, il disco celeste allora è l’Aria”, ribadì Mac.
-“Mac prendi il rilevatore di Josh e attiva la bussola”, disse ancora Valery. “Poi poggialo al centro del quadrato”.
L’amica eseguì quanto le era stato chiesto. Dopo pochi secondi, l’ago della bussola digitale indicò il nord.
-“Adesso sappiamo a quali punti cardinali corrispondono i fori”, disse Mac.
Valery annuì.
-“L’Aria è simbolo di creatività, di libertà, di pensiero e la sua direzione è l’Est”, concluse.
Mac posizionò la prima tavoletta nel foro secondo quanto detto dall’amica.
-“Ok, ora gli altri”
Valery passò al simbolo successivo.
-“Questo è l’Acqua.”, disse sicura, “Ad essa sono legate le figure di Nettuno, ninfe, folletti…e la Luna. La luna è la signora delle acque, rappresenta la ciclicità, il femminile per eccellenza, la vita, la fertilità”.
Gli amici annuirono.
-“L’Acqua è associata ai ricordi, i sogni, l’intuito, le emozioni…e la sua direzione è l’Ovest”, disse.
La ragazza posizionò anche la seconda tavoletta.
-“Ora tocca a queste”, disse Colin.
-“Il falco e il pentacolo”, evidenziò Mac. “Per gli Egizi il falco rappresentava Ra, il dio Sole…Helios per i Greci, Apollo per i Romani… Tutte richiamano il fuoco, lo slancio vitale, la luce e tutte le qualità ad esso associate quali la forza, il coraggio, la passione.”, disse la donna, “Non può essere che Sud”, concluse cercando la conferma a quanto aveva detto nello sguardo di Valery.
L’amica annuì. Mac posizionò anche la terza tavoletta.
-“Resta il pentacolo… La Terra.”, disse Valery prendendo la piccola pietra tra le mani. “L’elemento di tutta la natura: minerale, vegetale, animale. Alcuni la considerano il più sacro tra gli elementi. Essa è fertile, creativa, nutriente, rigogliosa, solida, potente. La sua direzione è il Nord”.
Con gesto quasi solenne incastrò l’ultimo tassello al suo posto. I tre amici si allontanarono di qualche centimetro, in attesa che accadesse qualcosa.
Poco dopo il quadrato vibrò. Lentamente scorse, lasciando come una botola aperta. Da qui emerse pian piano una colonna di pietra, simile ad un altare. Al centro vi era inciso lo stemma dell’Ordine e in cima giaceva conficcata la spada di Von Salza.
Il gruppo rimase qualche secondo rapito e spaesato. Finalmente dopo tante fatiche ce l’avevano fatta. La luce, filtrata attraverso un sapiente gioco di cunicoli nella stanza, faceva brillare l’elsa, interamente d’oro massiccio, e parte della lama nitida come uno specchio.
-“E’…meravigliosa…”, disse Valery rapita.
-“E’ proprio così”, convenne Colin.
Il Prescelto, che era rimasto in fremente attesa fino ad ora, si lasciò scappare un gemito di meraviglia davanti a tanto splendore. Senza indugiare oltre si spinse a grandi passi verso la spada con i suoi due cavalieri. Quando Mac li vide, gettò un urlo.
-“No! Fermi!”.
Ma era troppo tardi. Nel percorrere il tragitto senza camminare sulle giuste mattonelle, i tre sprovveduti avevano messo in moto le trappole che giacevano in quel luogo da centenni.
Una fiamma fuoriuscita dal pavimento, carbonizzò in pochi istanti il primo cavaliere. Jacob osservò atterrito la scena dietro di lui e iniziò a correre con il Prescelto. Qualche secondo dopo, ad ostacolarli si manifestò un getto d’aria fortissimo, proveniente chissà da dove, che gli impedì di correre verso gli altri. I due si buttarono a terra sperando di limitare l’effetto del vento. Passati alcuni minuti il soffio cessò. Jacob e il Prescelto si alzarono e corsero verso il centro della stanza raggiungendo gli altri.
-“Che diavolo è stato?!”, chiese terrorizzato il Prescelto.
-“Non ne ho idea ma credo che non sia finita qui”, disse Mac.
E nemmeno finì la frase che delle forti scosse da terra li fecero perdere l’equilibrio. In pochi istanti il pavimento della stanza non esisteva più. Solamente l’area centrale con l’altare e loro attorno restò sospeso nel vuoto, sorretto da una qualche colonna di terra.
Quando anche il terremoto e il rumore cessarono, tutti si ripresero.
-“Santo cielo…”, commentò Colin osservando quello che era accaduto.
Anche gli altri restarono ammutoliti. Mac si alzò, mosse qualche passo verso il bordo del quadrato e gettò uno sguardo giù: buio totale. Poi osservò l’accesso al cunicolo da cui erano venuti: era troppo lontano anche solo per tentare un salto. Nel muoversi, notò che il quadrato si inclinava. Gli altri sussultarono. Il fazzoletto di terra su cui si trovavano era in bilico, quindi dovevano restare al centro per non farlo cadere.
-“Magnifico…siamo su gigantesca pedana mobile, bloccati su un burrone senza fondo e in una stanza senza vie d’uscita”, borbottò Colin.
-“Ma almeno abbiamo trovato la spada”, disse il Prescelto lanciandosi su di essa.
Gli altri lo fissarono sconcertati.
-“Non fare movimenti bruschi o cadremo tutti!”, lo ammonì Mac.
Ma l’uomo era accecato dal desiderio. Con quanta più forza aveva in corpo stava tentando di tirare fuori la spada conficcata nell’altare ottagonale.
-“Sarà incastrata dal tempo…”, disse affannato mentre il sudore cominciava a imperlargli la fronte.
Riprese fiato per qualche secondo poi ricominciò.
-“Jacob, vieni qui. Aiutami”, disse nervoso.
Entrambi i cavalieri provarono in ogni modo ad estrarre l’arma ma invano.
-“Smettetela!”, disse ancora Mac, “La spada ora è l’ultimo dei nostri problemi!”
Il silenzio calò nella sala, come se si fossero resi conto della loro condizione per la prima volta. Mac restò pensierosa per qualche istante, poi esclamò.
-“L’acqua!”
-“Come?”, chiese Valery.
-“L’acqua. Manca l’acqua! Il fuoco prima, poi l’aria e poi la terra…ci manca solo l’acqua. E non so da dove arriverà”, concluse Mac.
Gli altri inorridirono. Di certo non pensavano che la loro fine dovesse avvenire tramite i quattro elementi. Poco dopo un fruscio lontano ma inequivocabile ruppe il silenzio.
-“Che facciamo?!”, chiese elettrico il Prescelto.
-“Non possiamo fare nulla…”, disse Mac.
E sul finire di quelle parole un grande getto d’acqua proveniente dal cunicolo da dove erano venuti sfociò nel profondo burrone. Negli occhi di ciascuno si materializzò un guizzo di terrore.
-“Siamo spacciati”, disse Colin.

Poco dopo

-“Porc’! Il cunicolo era la nostra unica via di salvezza”, disse Mac cercando di sovrastare il rumore assordante dell’acqua.
-“Non possiamo attraversarlo, il getto è troppo forte!”, continuò Valery.
-“Da dove viene tutta quest’acqua?!”, chiese stupito il Prescelto.
-“Non ne ho idea…Forse parte delle condutture che irrigavano giardini e fontane sono state utilizzate per questa trappola”, ipotizzò la ragazza.
-“Dovremmo ostacolare il cunicolo con qualcosa, ma è praticamente impossibile”, disse Colin.
-“No. Non ce la faremmo mai. E scommetto che non servirà neppure aspettare che il getto si interrompa: quando accadrà saremo già sommersi”, rispose Mac.
Qualche minuto dopo l’acqua aveva già raggiunto la piattaforma su cui si trovavano.
-“Che facciamo?!”, urlò terrorizzato Jacob.
Mac e Valery si guardarono sconfortate.
-“Deve esserci una via d’uscita Mac…”, le sussurrò l’amica.
-“Ho paura di no…”, rispose, mentre l’acqua cominciava a bagnare i piedi.
Tutti abbassarono lo sguardo al primo contatto dell’acqua fredda.
-“Toglietevi le cose ingombranti di dosso: fra poco saremo sommersi, i vestiti ci appesantiranno”, comunicò Mac con rassegnazione.
-“Ma l’acqua è fredda e non voglio lasciare la mia spada qui!”, disse rabbioso Jacob.
-“Non essere sciocco”, lo fulminò il Prescelto, mentre si sganciava il mantello.
Pian piano ognuno si liberò delle cose superflue.
Mentre l’acqua arrivava alla cintola, ognuno cominciò a fare i conti con i brividi di freddo.
-“Mac…”, la chiamò Colin saltellando verso di lei.
La donna si voltò con occhi comprensivi.
-“Ti giuro che non mi sarei mai aspettato di dover morire annegato a Vienna”, disse provando a fare una battuta.
La donna sorrise appena, combattendo con i denti che le battevano. Poi l’amico si fece serio.
-“Mi dispiace per come sono andate le cose…”
-“Lo so…”
-“Non avrei dovuto… Ho sbagliato tutto”
-“Non è colpa tua se siamo finiti in tutto questo”. Mac vide l’amico annuire poco convinto. “Ascolta… Non ce l’ho con te. Sei stato un vero amico. E non potrei desiderare di avere nessun altro al mio fianco in un momento come questo”, disse infine.
Gli occhi dell’uomo si illuminarono e accennò un sorriso. Poi l’abbracciò brevemente dandole una pacca sulle spalle.
Ora l’acqua aveva sommerso l’altare con la spada e in breve si ritrovarono a nuotare per mantenersi a galla.
-“Non posso credere che moriremo così…”, disse Valery.
-“Dobbiamo provare a fare qualcosa accidenti! Non voglio morire! La spada è lì sotto, a pochi metri da me e non posso averla!”, urlò impazzito il Prescelto.
-“Sta zitto idiota! È colpa tua se siamo in questa situazione! Comincia a fare le preghiere di rito perché lassù qualcuno ti darà ciò che meriti!”, lo ammonì Colin.
Quando ormai mancava poco al soffitto, erano già tutti stremati.
-“Mac…”, Valery si avvicinò alla donna tremante.
-“Cerca di restare sveglia, aggrappati alla parete”
-“Non ce la faccio più Mac…”.
La donna provò ad abbracciarla meglio che potè e iniziò a strofinarla per farle calore, ma era tutto inutile.
-“Ti prego…cerca di non abbandonarmi per prima…”, le sussurrò Mac anche lei stremata. Poi la baciò.
Per qualche secondo le loro labbra restarono incollate producendo uno strano calore nei loro corpi. Valery abozzò un lieve sorriso.
-“Mac…grazie di tutto…di avermi protetta e amata in questi mesi…e…”
-“Schhh”, la donna la interruppe. “Grazie a te… Grazie di aver fatto parte della mia vita anche se per poco…”, le sorrise, “E di avermi fatta rinascere”.
Dopo essersi scambiate un tenero sguardo, come rinvigorita da ciò, Mac si scosse.
-“Che vuoi fare?”, le chiese Valery stupita.
-“Voglio vedere se il cunicolo ha smesso di buttare acqua o quantomeno se il getto si è affievolito”
-“Mac non andare”
-“Farò presto, sta tranquilla”, prese un bel respiro e si inabissò.
Con difficoltà, scese qualche metro al di sotto fino a raggiungere il cunicolo. Il forte getto d’acqua la strattonò lateralmente, ma la donna restò ancorata alla parete. Con la delusione nel cuore, gettò un ultimo sguardo alla spada che giaceva sommersa dinanzi a lei, ancora illuminata da un flebile fascio di luce, e risalì più veloce che potè.
Gli altri la aspettarono impazienti. Ma quando videro la sua espressione nel riemergere, capirono che era davvero finita.
-“Non importa Mac…hai fatto del tuo meglio per tutti noi”, disse Valery accarezzandole una guancia.
-“Ma che commozione”, le derise il Prescelto, “L’unica cosa che sapete fare è abbandonarvi a momenti smielati come un film di quarta categoria?”.
I tre amici lo fissarono duri. Poi aggiunse:
-“Il mio destino non è di morire con voi nullità in questo luogo dimenticato da Dio… Io sono il Prescelto!”, disse invasato, “Non appena mi ricongiungerò alla spada di Von Salza, il suo potere mi salverà…uscirò di qui e avrò il potere assoluto!”
-“Tu sei pazzo”, gli fece eco Mac.
Ma l’uomo si immerse velocemente. Gli amici sgranarono gli occhi.
-“Cosa spera di fare?! Morirà di certo!”, disse agitato Colin.
Jacob era già semisvenuto per poter obiettare qualcosa.
-“Lasciatelo stare…anche noi moriremo fra poco, non ha senso affannarsi per lui”, rispose la donna.
-“L’unica cosa positiva è che Josh non è con noi adesso”, aggiunse l’amico, “Almeno quel povero ragazzo non ha pagato per le nostre idiozie. Il mio unico rimpianto è di non potergli dire addio”.
Per qualche secondo ci fu un silenzio di tomba, che conferiva alla situazione un’aria ancora più macabra. Poi, mentre ormai i volti erano quasi del tutto sommersi, si sentì un rumore sopra le loro teste.
-“Cos’è stato?”, chiese Colin, “Avete sentito?”.
Neanche lui era convinto che fosse reale, forse erano già semimorti e il cervello cominciava a giocare brutti scherzi. Gli altri non risposero. Poi si sentì ancora il rumore, più forte, più continuo.
Mac si riprese dal torpore.
-“L’ho sentito! Cos’era?”
-“Non lo so, ma forse c’è una possibilità”, disse Colin.
-“Strattona Jacob, fallo riprendere prima che sia tardi!”.
Poi iniziarono a gridare aiuto all’unisono, più forte che poterono.
-“Valery che fai?!”, Mac vide l’amica che stava per immergersi.
-“Vado di sotto”
-“No, non esiste”
-“Mac il Prescelto non è ancora risalito. Devo”
-“NO! Non hai forze, non ce la faresti a caricartelo!”.
Valery la guardò dolcemente per l’ultima volta, poi si immerse. Mac rimase con gli occhi persi, impotente.
-“Mac, non possiamo badare a loro”, disse Colin richiamandola. “Dobbiamo chiedere aiuto. E da solo non ce la faccio”.
Mac notò che Jacob era svenuto e l’amico lo stava sorreggendo. Facendosi forza lo aiutò a reggere il peso e insieme continuarono ad urlare.
Proprio quando l’acqua riempì completamente la camera e le loro teste finirono sommerse, il soffitto cedette.


Mac sentì solamente la forza dell’acqua che fuoriusciva per effetto della pressione e che la spingeva verso l’esterno. Senza la piena facoltà dei suoi sensi, percepì di nuovo la luce del sole e il calore sulla pelle. Toccò terra con un tonfo e si ridestò dal torpore. La prima cosa che vide fu l’erba, poi, poco distante da lei, Colin e Jacob nelle sue stesse condizioni. Infine, un altro volto familiare. Quello di Josh.
-“Ma che…?”, provò a parlare.
-“S-state bene?”, chiese Josh correndo dall’uno e dall’altro.
-“Josh?!?”, esclamò Colin steso al suolo.
Il giovane gli porse la mano e lo tirò su.
-“Che mi venga un colpo ragazzo mio!”, rise Colin pieno di gioia.
-“E’ la prima volta che il tuo balbettare è il suono più bello di questo mondo”, esordì Mac rialzandosi.
-“Ma come ci hai trovato?! Come hai fatto a tirarci fuori…?!”, Colin non sapeva cosa chiedere.
-“Io vi ho s-solo l-localizzato… Ma per t-tirarvi f-fuori ho c-chiesto aiuto…”, poi indicò alle sue spalle.
-“Luis?!”, Mac si mise in posizione difensiva, ma era disarmata.
-“Sta calma amica mia…sarebbe da vigliacchi colpirti ora.”, disse l’ometto, circondato dal fratello Xiaolu, da Sophie e da alcuni suoi scagnozzi.
-“Perché l’hai aiutato?”
-“Per uno scambio equo di favori: noi abbiamo dato una mano a lui e lui ci ha portato alla spada.”
-“E tu come…?”, chiese Mac a Josh, ma in quel momento il getto di acqua che continuava a sgorgare dal terreno sputò fuori quello che era rimasto nella cripta.
Gli amici si voltarono verso quel rumoroso sbuffo e videro cadere inerme al suolo il Prescelto. Mac continuò a fissare impaziente la sorgente, come in attesa. Qualche secondo dopo infatti vide ciò che sperava. L’acqua emise un ultimo getto spumeggiante nel quale saltò fuori anche Valery, che brandiva la spada in una mano. Ricadde sul prato anche lei, in fin di vita, ma sana e salva.
Mac corse a rialzarla. L’amica riaprì piano gli occhi e respirò a pieni polmoni.
-“Sei viva…”, disse Mac sorridendo.
Valery l’abbracciò.
-“Hai…la spada…!”, notò stupita la donna.
La ragazza annuì e sorrise. Era sfinita. Poi si guardò attorno.
-“Ma cosa…? Dove siamo?”, chiese Valery.
-“Siamo ancora nei giardini di Schonbrunn”, disse Colin sopraggiungendo con gli altri al seguito. “Ed è merito di questo ragazzo se siamo vivi”, sorrise indicando l’amico.
-“Josh!”, esclamò Valery contenta.
Il giovane arrossì.
-“Q-quando Mac è c-corsa via ho p-pensato bene di m-monitorarla, nel c-caso si f-fosse c-cacciata in q-qualche guaio”
-“Come?”, chiese Mac.
Josh le indicò il polso.
-“Certo, l’orologio!”
-“P-però non p-potevo fare t-tutto da s-solo…così ho c-chiesto aiuto un po’ in g-generale…”.
Colin aggrottò la fronte non capendo.
-“Ho p-portato loro con m-me e ho m-mandato Adam e S-stella ad avvisare anche il G-gran Maestro M-McKnight”
-“Ottimo lavoro”, disse Mac.
Ma prima che potessero dire altro gli uomini del Prescelto erano accorsi in aiuto del loro maestro. Luis lo vide avvicinarsi con aria minacciosa e si tenne pronto.
-“Ottimo lavoro davvero”, gli fece eco il Prescelto, “Peccato che non servirà a nessuno di voi fare fronte comune”.
Con un cenno i suoi uomini si lanciarono su di loro. E mentre tutt’intorno gli uni si scontravano con gli altri, lui e Valery erano rimasti immobili, a fissarsi negli occhi, come due rivali che sanno che è arrivato il momento decisivo.
-“Tu hai qualcosa di mio…”, disse piano il Prescelto con occhi crudeli. Poi estrasse dall’abito il medaglione. “E’ ora che si ricongiungano”
Valery strinse saldamente la spada tra le mani.
-“Io sono la sola e legittima che può brandire questa spada…io sono Hazel!”, disse ferma la giovane, “E tu sei un traditore del sacro Ordine. E pagherai per questo”.
Il Prescelto le riservò un sorriso furbo, poi rapidamente afferrò una spada da terra e in un attimo vennero allo scontro.
Le spade luccicavano sotto il sole del primo pomeriggio e i corpi affannati si muovevano con rabbia. I vestiti ancora bagnati erano un peso ma nulla importava in un momento come quello. Due diverse menti, due diversi animi, due diversi destini si stavano scontrando. Uno scontro ancestrale, una battaglia vecchia di secoli. Ciascuno coinvolto portava con sé una propria eredità, un proprio essere, giusto o sbagliato che fosse, e in quel momento era tutto ciò che lo spingeva a combattere. Valery e il Prescelto, adesso, stavano combattendo la battaglia dei loro avi.
Mac si fermò qualche secondo, dopo aver steso l’ennesimo uomo, per fare il quadro della situazione. Gettò uno sguardo all’amica. La vide poco lontana da lei, che combatteva con una grinta mai vista, con una forza insospettabile, con un carisma che non era il suo.
-“Non pensavo di dover partecipare ad uno scontro… Il tuo amichetto ci ha messi nel sacco”, disse Luis alle spalle della donna, mentre teneva testa ad un uomo.
Mac tornò alla realtà e sorrise.
-“Avanti, lo so che in fondo in fondo sei un uomo dal cuore tenero”, disse liberandolo da un avversario.
Ormai erano rimasti pochi uomini ancora in piedi, ma non demordevano. Colin mise k.o. un cavaliere stordendolo con i suoi pugni. Jacob invece, dopo aver ucciso un paio di uomini di Luis, stava correndo verso Mac.
-“Ah eccoti”, disse la donna vedendolo arrivare, “Ti aspettavo: io e te abbiamo un conto in sospeso”.
Detto questo si lanciarono l’uno sull’altro.
-“Ehi così non vale: io sono disarmata”, disse Mac parando un colpo di spada con una vaso.
-“Problemi tuoi”, rispose l’uomo.
-“Che cavaliere! Sai essere davvero gentile con le donne!”, gli fece eco ironica.
E, schivati alcuni colpi, alzò con un calcio una manciata di ghiaia da terra accecandolo. Rapida disarmò il giovane, gettando la spada lontano da lì.
-“Ecco, ora va meglio”, esclamò.
Jacob più rabbioso che mai si gettò su di lei inferocito.
Nel frattempo Valery e il Prescelto continuavano a lottare. In una danza di colpi che non vedeva un vincitore, i due stavano abbandonandosi alla stanchezza. Valery si fermò per prendere fiato e l’uomo la imitò.
-“Non dovresti affannarti tanto”, le disse, “Anche Kildare e Ablack l’hanno fatto…e guarda ora dove sono…”, rise.
Valery sgranò gli occhi.
-“Li hai uccisi tu?”
-“Si sono affannati tanto…e per tanti anni nella ricerca della spada, dimenticandosi che sarebbe dovuta finire nelle mani del degno erede…”, fece una pausa, “Kildare era testardo e ostinato come te…non ha voluto aiutarmi e ho dovuto ucciderlo. Mentre Ablack era più malleabile…più ingenuo. Ma quando ha saputo della morte di Kildare è diventato ingestibile.”.
Valery non poteva credere alle sue orecchie.
-“Eppure non sai che piacere mi ha dato uccidere quel professorino….Sentire le ossa che si rompevano sotto il mio tocco…la carne trafitta…e il sangue caldo sulle mie mani…”.
A Valery sembrò come d’impazzire. Con un urlo di dolore si gettò di nuovo sull’uomo, lottando con una rabbia che credeva di aver dimenticato.
Le spade cozzavano con ferocia e i colpi si fecero più corti e serrati. Adesso non le importava più nulla di lasciarlo in vita. Non le importava di farsi male. Gli si avventava contro con irruenza senza preoccuparsi delle ferite, ma mettendoci tutta se stessa, opponendogli tutta la sua arma fisica.
Poco distante, gli altri giacevano sfiniti al suolo. Solo Mac e Jacob continuavano a darsi battaglia senza esclusione di colpi. Il parco era diventato il loro campo: statue, fontane, panchine…tutto aveva partecipato nel loro combattimento.
-“Sarà ora che la smettiamo…”, disse poi Mac affannata, parando un colpo del giovane, “Gli altri penseranno che vogliamo l’attenzione tutta su di noi”, ribadì sorridendo.
-“Forse hai ragione…chiudiamola qui una volta per tutte”, Jacob schivò un calcio della donna saltando e, nel farlo, compì una piroetta a mezz’aria, spingendo Mac con le spalle contro un albero.
Il giovane sorrise soddisfatto.
-“Vediamo se ora fai la spiritosa…”, disse trattenendole le gola con il braccio.
Mac provò a divincolarsi ma invano.
-“Devo ammettere che mi hai preso di contropiede…”, disse a fatica.
Jacob continuò a stringere sempre più forte. Mac era allo stremo, il volto livido e senza respiro. Josh comparve in quel momento e rimase paralizzato per qualche secondo. Poi facendosi forza disse:
-“L-lasciala s-stare”.
Jacob non si voltò neppure. Sorrise e rispose:
-“Certo, come no”
-“Ti ho detto lasciala stare!”, urlò il giovane, e con un gesto secco colpì Jacob alla nuca con il suo zaino.
Il cavaliere cadde al suolo, inerme. Mac scivolò a terra lungo il tronco dell’albero, senza più forze. Tossì per riprendere fiato.
-“Accidenti…”, disse affannata, “Deve essere davvero pesante la roba che hai lì dentro”.
Josh sorrise, poi si avvicinò per aiutarla ad alzarsi.
-“E’ già la seconda volta che mi salvi oggi…comincio a farci l’abitudine”, disse la donna.
Il giovane tentò di dire qualcosa impacciato.
-“Josh…non hai balbettato”
-“C-come?”
-“Quando hai urlato contro Jacob…tu non hai balbettato”.
Gli occhi di Josh si illuminarono.
-“E’ vero…”, disse contento.
Mac gli diede una pacca sulla spalla.
-“Andiamo”.
Mentre stavano tornando sentirono l’urlo di Valery e corsero nella sua direzione. Si aspettavano di trovarla ferita, ma appena arrivati videro che la ragazza stava sopra il Prescelto pronta ad ucciderlo. Il suo urlo di disperazione era stato il suo ultimo slancio di forza. E ora avrebbe messo fine a tutto.
-“Valery fermati!”, le gridò Mac da dietro.
L’amica esitò un istante.
-“Non ucciderlo! Tu non lo faresti mai!”
-“E’ ciò che merita!”, rispose urlando.
-“Lo so…Ma la tua anima vale molto più di questo”, continuò. “E poi pensa a Kate. L’antidoto…ci serve l’antidoto…”.
In quella frazione di tempo in cui Valery fu distratta, il Prescelto la disarmò e si impossessò della spada. Rapidamente balzò in piedi. Con un sorriso beffardo sul volto estrasse il flaconcino con l’antidoto, lo mostrò nella mano e in un istante lo frantumò tra le dita.
-“Nooo!”, urlarono gli amici all’unisono.
Poi prese il medaglione che portava al collo e lo innalzò accanto alla spada.
-“Ora…sono miei! Ora avrò il potere!”, esclamò invasato rivolto al cielo.
E mentre il sole andava inabissandosi dietro la collinetta della Gloriette, un bagliore di luce quasi innaturale accecò l’uomo. In quell’istante parve come se quella luce fosse un’energia primordiale, che agiva di vita propria. Il cavaliere si portò le mani agli occhi, lasciando cadere gli oggetti.
In quello stesso istante sopraggiunsero le auto della polizia accompagnate dal Gran Maestro McKnight.
-“Arrestate quell’uomo”, disse senza perdere tempo agli agenti appena le macchine furono ferme.
I poliziotti corsero ad ammanettare il Prescelto ancora spaesato.
Nella confusione che seguì Luis provò ad acciuffare gli oggetti. Ma Mac gli comparve alle spalle.
-“Lascia stare amico… ”, gli consigliò a bassa voce. “Non sei nelle condizioni di potertelo permettere. E’ meglio se vai ora…”.
Luis capì e apprezzò il gesto della rivale.
-“Sai bene che avrai un debito con me…”.
La donna annuì. L’ometto le fece un cenno d’intesa e scomparve tra gli alberi. Mac sospirò: finalmente era finita.


Quando raggiunse gli altri, vide che i poliziotti e i paramedici sopraggiunti con l’ambulanza stavano occupandosi dei feriti a terra. Colin e Josh stavano dando spiegazioni ai detective, Valery era seduta sull’ambulanza avvolta in una coperta circondata da Adam e Stella. Ormai era calata la sera e il trambusto della mattina, solo di poche ore prima, sembrava lontano.
-“Maestro”, disse Mac avvicinandosi all’uomo e stringendogli la mano.
Insieme osservarono quello scenario.
-“Non posso credere che sia accaduto tutto questo…”, disse pacato l’uomo.
-“Ormai ho imparato a non stupirmi più dell’animo umano”, gli fece eco la donna.
-“Ci saranno molte persone che dovranno dare spiegazioni”, disse il Gran Maestro duro.
-“Già”, sospirò, “Ma non si aspetti di trovarci qualcosa di logico”.
Con un cenno lasciò l’uomo per andare da Valery. Adam e Stella la videro arrivare.
-“Abbiamo fatto giusto in tempo a quanto vedo”, disse Adam sorridendo.
-“Ci avete messo decisamente troppo”, rispose Mac.
-“Abbiamo fatto il prima possibile. Ma una volta arrivati all’Ordine non ci fidavamo di nessuno, volevamo parlare direttamente con McKnight…e questo ci ha creato non pochi problemi”, disse Stella.
Gli amici videro gli uomini portare via i reperti.
-“Stai bene?”, disse Mac all’amica.
Valery annuì.
-“Io si. Ma Kate…l’antidoto…”, disse cupa. “Mi dispiace Mac”.
La donna provò a farle forza, forse più per se stessa.
-“Non è colpa tua. Abbiamo fatto il possibile…”.
La strinse tra le braccia, rassegnata.


BASE CENTRALE OMEGA - Qualche ora dopo

Gabriel vide Mac percorrere il corridoio della base e capì che era tutto finito. Aveva un aspetto orribile, ma ce l’aveva fatta anche stavolta. L’uomo abbassò lo sguardo, impacciato.
-“Gabriel…”, iniziò la donna con tono minaccioso.
-“Kate si è svegliata”, disse d’un fiato l’uomo interrompendola.
Mac sgranò gli occhi.
-“Cosa?”.
Gabriel annuì.
-“Qualche ora fa”
-“Sta bene? Quali sono le sue condizioni? Che dicono i medici?”
-“Non se lo spiegano. Ora è stabile ma deve essere ancora monitorata. Per loro è strano che si sia risvegliata senza antidoto, ma non impossibile. Hanno detto che di solito non ci si riprende senza aiuto farmacologico e che sono rari i casi in cui l’organismo reagisce alle sostanze velenose. Ma considerando la giovane età e l’ottima salute…”.
Mac sospirò.
-“Grazie al cielo…”, esclamò stremata.
Poi guardò Gabriel.
-“Ascolta… il Prescelto è stato arrestato, la spada è stata trovata ed è in salvo, noi tutti stiamo bene, ma…tu Gabriel dovrai dare spiegazioni a più di una persona e cosa peggiore: portarti dietro il peso delle tue azioni”.
L’uomo riflettè mesto, poi disse:
-“Lo so.”, fece una pausa, “Ma per la prima volta ho agito seguendo il cuore e non per il bene comune. E non me ne pento affatto”.
Mac gli rivolse uno sguardo comprensivo, poi fece per andarsene.
-“Mac…”.
La donna si fermò.
-“Voglio che tu sappia che ho profondo rispetto per te. Perciò…mi dispiace. Per tutto.”, disse infine con sincerità.
Mac annuì, mettendo silenziosamente fine al loro conflitto. Poi andò via.
Gabriel si chiese se l’avrebbe rivista. Poi sospirò. Aveva da fare un’ultima cosa.


Il giorno dopo

Arrivò al quartier generale della difesa poco dopo. Senza parlare, mostrò un tesserino e la guardia lo fece passare. Camminò nei corridoi semibui. Più avanti un uomo lo introdusse in una stanza con una grande vetrata a specchio. Era una camera per gli interrogatori. Il Prescelto era seduto, in severa compostezza, senza proferire parola. Non era stato affidato alle autorità cittadine. Di lui si stavano occupando i vertici più importanti. Questo certamente lo lusingava, in un qualche modo.
Appena Gabriel entrò l’uomo sorrise, come se l’aspettasse.
-“Sapevo che saresti venuto a farmi visita”
-“Ho portato anche da bere”, disse Gabriel, mostrando due bicchieri di caffè.
Si sedette di fronte a lui. Per qualche secondo si fissarono senza parlare.
-“Tua figlia è ancora viva?”, chiese il Prescelto sporgendosi sul grande tavolo, con un sorriso beffardo.
-“Non certo grazie a te”
-“Non essere duro… E’ ammirevole che abbia reagito al veleno. Ha sbalordito persino me: nessuno è mai sopravvissuto”, disse ammiccando.
Gabriel capì che si riferiva anche al suo amico morto. Gli fece cenno con gli occhi di bere. Poi assaporò un sorso anche lui.
-“Perché l’hai ucciso?”
-“Perché odio le persone che cercano di fare le furbe. Pensano che gli altri sono stupidi evidentemente…”
-“Era un agente”, disse duro Gabriel.
-“Esatto. Ma beh sai…questo non l’ha scritto nel suo curriculum quando si è infiltrato nel nostro Ordine”
-“Cos’è, aveva scoperto abbastanza per farti sbattere in una cella d’isolamento?”
-“Qualsiasi cosa abbia scoperto…ora non ce n’è più traccia”, fece un sorso di caffè, “Ma ammetto che ha fatto un buon lavoro. Prima si è guadagnato la nostra fiducia e poi ha cominciato a scavare”
-“E’ stato sempre un ottimo elemento”, disse rammaricato Gabriel. “E tu l’hai ucciso”
-“No, non io direttamente. Se n’è occupato Mika, l’antiquario. Le regole dell’Ordine sono dure a volte…è difficile starne al passo. Abbiamo solo anticipato l’inevitabile”
-“Certo, perché lo drogavate!”, disse furioso.
-“No ti sbagli. Non abbiamo obbligato nessuno. Questa era una delle tante regole…”
-“Funziona così tra voi? Vi drogate? Che eroi!”
-“Siamo mangiatori d’arsenico, è diverso”
-“Per me è la stessa cosa”
-“Non essere arrabbiato Gabriel”, disse pacato l’uomo vedendo la collera negli occhi dell’altro.
-“Non hai neanche un po’ di rimorso?”, chiese schifato.
-“Il rimorso non fa parte delle regole del gioco quando sei parte di qualcosa di grande”
-“Già…ne so qualcosa anch’io”, gli fece eco svuotato.
-“Esatto. Ecco perché puoi capirmi. A proposito, ho saputo che ti hanno reintegrato grazie a me”, sorrise, “I tuoi superiori hanno apprezzato il servizio reso alla comunità!”
-“Si”
-“Bene! Come si dice: basta qualche buona azione per lavare la coscienza dalle macchioline del passato! Tutti possono ricominciare”.
Gabriel si alzò, stanco.
-“Non tu. Tu non la passerai liscia. Non pensare che ti andrà di lusso”.
Il Prescelto scosse le spalle e accavallò le gambe.
-“Per chi come te non prova rimorso per gli errori passati, nulla può tornare alla normalità”
-“Non andare via ti prego, cominciano a piacermi i tuoi sermoni!”, disse ironico, “Sai, ti ci vedrei bene in chiesa con un gregge tutto tuo”
-“Non sono degno di tanto, ma avrò pietà per te.”, fece una pausa, “Ti concederò questo ultimo brindisi. Alle nostre anime”, alzò il bicchiere.
Il Prescelto sorrise e lo imitò. Poi ognuno buttò giù d’un fiato il suo caffè.
Quando ebbe finito, Gabriel restò in attesa qualche secondo, fissando l’altro. Poi vide gli occhi del Prescelto sbarrati.
-“Cosa hai fatto?!”
-“Ho solo anticipato l’inevitabile”, lo beffeggiò Gabriel ripetendo le sue parole, “Quando arriveranno gli agenti vedranno solo un pericolo per la società che si è tolto la vita per non subire un processo sfavorevole. E per un mangiatore di arsenico come te, al medico legale non sembrerà certo una novità scoprire che ti sei suicidato con una dose maggiore a quella abitualmente assunta.”, disse freddamente afferrando il bicchiere dell’uomo e accartocciandolo.
Il Prescelto era diventato paonazzo, non respirava più, cercava invano di parlare e gesticolare. Gabriel si avvicinò al microfono a muro e schiacciò un tasto.
-“Agente? Mandi qualcuno: il detenuto si sente male”.
Sempre con occhi di ghiaccio continuò a fissare l’uomo.
-“Che Dio mi perdoni…”, disse infine. E andò via mentre il Prescelto agonizzava sul tavolo.


La mattina seguente

Valery trovò Mac nel cottage intenta a preparare la sua valigia.
-“Posso?”, disse facendo capolino dalla porta.
Mac si voltò.
-“Ehi… Certo”
-“Stai già facendo la valigia? Vuoi dartela a gambe il più presto possibile!”, rise.
-“Beh avrei dovuto farlo all’inizio, ora non ha più senso!”, scherzò la donna. “Come stai?”
-“Benone…tutto sommato. Camminiamo un po’?”
-“Certo”.
Si incamminarono nell’aria tiepida del boschetto. Ora le giornate primaverili riservavano piacevoli sorprese. Non era più freddo come prima. Mossero i passi nell’erba verde smeraldo.
-“Mi mancherà questo paesaggio”, disse Mac, perdendo lo sguardo dinanzi a sé.
-“Mmm…io dico di no!”, sorrise Valery.
-“Forse hai ragione!”, rise.
-“Come stanno gli altri?”
-“Bene penso. Qualche giorno di vacanza e Vienna sarà solo l’ennesima avventura da ricordare davanti ad un bicchiere”
-“Questa storia ci ha lasciati tutti un po’ scossi…”
-“Ti riferisci all’aspetto magico della faccenda?”.
Valery annuì.
-“Mac, tu credi davvero che tutto quello che è accaduto sia stato governato dalla magia?”
-“Vuoi che te lo dica sinceramente?”
-“Si”
-“Beh per me sono solo un mucchio di sciocchezze. Tutta una serie di coincidenze e casualità che hanno creato in ognuno di noi un condizionamento psicologico, aiutate dai momenti di disagio che abbiamo vissuto”.
L’amica restò pensierosa.
-“Aha non lo so… Fin dall’inizio ci sono state tante cose inspiegabili… Tipo tutte le mie sensazioni che mi hanno guidato sempre nella direzione giusta, gli indizi che non sapevate come interpretare ma io stranamente si, la mia somiglianza con Hazel, la voglia sul braccio…”
-“Questo significa solo che hai una grande intuitività, non c’entra nulla con la magia o col fatto che tu stessa sia Hazel. Sai quanti casi ci sono di somiglianze con persone del passato?”
-“E la spada allora? Il Prescelto ha provato con tutta la forza che aveva ad estrarla, ci ha provato anche assieme a Jacob, ma nulla. Poi arrivo io, sott’acqua per giunta, e riesco a sfilarla come se nulla fosse. Solo Hazel poteva estrarla, ricordi?”
-“Beh probabilmente il reperto era indurito dai secoli. Il Prescelto facendo forza più di una volta ha preparato il terreno per te. Con l’acqua che è subentrata successivamente, è stato facile poi rimuoverla dall’altare”
-“Ma quando stavo combattendo contro il Prescelto Mac…mi sono sentita diversa…come se non fossi più io… Come se fossi Hazel”
-“E’ normale che le sensazioni e i sentimenti che ti hanno coinvolta erano legati a lei. L’hai fatta tua, come la sua causa. E quando è stato il momento hai tirato fuori ciò che provavi”
-“Il bagliore però l’avete visto tutti… Quando il Prescelto è caduto al suolo accecato dopo aver avvicinato spada e medaglione”
-“In quel momento è calato il sole dietro la collina. I raggi perpendicolari alla lama hanno creato un riflesso abbagliante”.
Valery sospirò.
-“A sentire te tutto filerebbe”.
Mac sorrise.
-“Tu non sei Hazel”, le posò le mani sulle spalle, “Tu sei Valery Cowper”.
L’amica si arrese.
-“Penso che chiunque essa sia stata ora si meriti di venire finalmente riscattata”, disse poi Valery, “Lei e Von Salza…il loro amore ci ha guidato in tutta questa storia ed ha sfidato i secoli. Meritano di essere ricordati”.
Mac annuì.
-“Che farai ora?”, chiese poi Valery.
-“Si torna a Miami. Tu?”
-“Penso che resterò ancora un po’ qui. Dobbiamo sistemare tutta la faccenda degli scavi e dei reperti. Ci sarà da lavorare per un po’ con le autorità e le scartoffie. Ma per fortuna c’è la squadra con me. Ho intenzione di far si che il merito della scoperta vada al professor Kildare e alla sua memoria.”
-“Si, è giusto così.”, concordò. “Bene. Allora…ci salutiamo qui”.
Valery annuì. Poi le portò le braccia al collo e la baciò con passione. Per un istante sembrò che il bosco ruotasse attorno a loro. Il verde smeraldo e il sole abbagliante tra le fronde si fusero e crearono un atmosfera di astrazione.
-“Mi mancherai”, disse poi staccandosi dalle labbra dell’amica.
Mac ancora frastornata, riaprì piano gli occhi.
-“Mi mancherai anche tu…”
-“Appena rimetto piede a Miami ti chiamo ok?”
-“Ok…”, sorrise la donna.
Valery la lasciò. Le rivolse un ultimo sguardo sorridendo, poi si voltò e andò via.


MIAMI – una settimana dopo

Era bello tornare al sole caldo della propria città. Stranamente da qualche giorno l’umidità era bassa e le temperature erano piacevolmente asciutte. Dopo il rigido inverno viennese Mac era tornata alle sue magliette estive. E alla normalità. Era passata una settimana dalla fine della missione e ognuno stava riassaporando il gusto del dolce far niente. L’avventura era stata pazzesca, ma sembrava lontana anni luce ormai. Aveva prodotto un effetto strano su ciascuno di loro, tanto che sembravano essersi liberati da chissà quanti pesi. Josh era tornato per un po’ dai genitori in Massachussets per raccontare loro l’incredibile storia che aveva vissuto e per mostragli quanto fosse cresciuto. Colin aveva chiuso l’Agatha Investigation per ferie e si stava godendo un po’ di meritato riposo. E Mac…
-“Ecco a lei. Ci sono le spatole, la carta vetrata, le spugne, i barattoli di vernice e quelli di impermeabilizzante”
-“Perfetto”
-“Aspetti: un pennello in più. Omaggio della casa”
-“La ringrazio”, la donna rivolse alla cassiera un sorriso smagliante.
-“Buona giornata”
-“Buona giornata a lei”.
Uscì dal negozio col volto radioso. Tutto sembrava facile, solare, bello e a portata di mano da qualche tempo. Tutto era possibile. Inforcò gli occhiali da sole e si infilò gli auricolari del lettore mp3 regalatole da Josh. Anche se odiava la tecnologia, doveva ammettere che questa diavoleria le andava a genio.
Prese al volo un autobus che passava. Aveva lasciato a riposo la sua moto e la macchina. Voleva camminare, voleva stare in mezzo alla gente. Per la prima volta vide Miami come non l’aveva mai vista. Per la prima volta si sentì viva.
Sorrise trascinata da quest’aria strana e potente che l’aveva invasa da un po’ di giorni. Arrivò al porto poco dopo. Come sempre era affollato di turisti e di merci. Nessun posto era più variegato e multicolore di quello. Superò la banchina principale e svoltò verso un pontile più tranquillo. Poco distante trovò una panchina e vi si sedette. Socchiuse gli occhi e respirò a pieni polmoni. Una lieve brezza le accarezzò il volto. Se avesse potuto sarebbe rimasta lì in eterno.
Un’ombra le oscurò il viso e riaprì gli occhi.
-“Sapevo che ti avrei trovata qui”, disse la sagoma davanti a lei.
La donna sorrise, poi si alzò.
-“Ciao”, Mac la salutò abbracciandola.
-“Ti trovo in grandissima forma, davvero”
-“Neppure tu sei malaccio, guardati”
-“Si ma tu…hai qualcosa di diverso…sembri rinata”.
Mac sorrise imbarazzata.
-“Anche tu…”
-“Beh io di sicuro rinata lo sono!”, ironizzò Kate.
-“Non volevo dire…”
-“Lo so, tranquilla”, fece una pausa, “Fra poco ritorno a lavoro”
-“Certo. Come stai? Come va?”
-“Direi bene. Ho ripreso i miei ritmi. Mi assorbono parecchio. Così forse dimenticherò prima del previsto tutta quella storia”
-“Si…è un bene tornare alla normalità”.
Ci fu qualche secondo di silenzio.
-“Sto provando…a recuperare il rapporto con mio padre”, disse poi Kate.
-“E’ magnifico, sono certa che ce la farete”
-“Beh pian piano…vedremo…”
-“Ti vuole bene: troverete un modo per superare le incomprensioni”
-“Un po’ come per noi…”.
Mac si voltò e la fissò.
-“Esatto”, disse senza paura.
-“Mac…”
-“No non dire niente: siamo state due stupide. Ti chiedo scusa per tutto, anche se in ritardo”
-“Ti chiedo scusa anch’io…abbiamo fatto un cumulo di errori tutte e due senza riuscire a gestirli, come se fossimo due bambine dell’asilo!”.
Le due scoppiarono a ridere.
-“Credo che il problema che ci ha impedito di superare tutto sia stato fondamentalmente uno: il fatto di esserci abbarbicate sulle nostre posizioni senza cedere mai, senza aprirci all’altro, senza fidarci dell’altro. Siamo state due giocatrici solitarie, senza capire che in effetti quando si ama, quando si vive in coppia, è necessario affidarsi dell’altro e non temere di scoprirsi con esso”
-“Già. Forse perché nei rispettivi rapporti precedenti siamo sempre state così, non ci siamo mai aperte completamente, e abbiamo considerato l’altro come un nemico da cui difenderci quando qualcosa andava storto. Non è facile cambiare il modo di essere, ma bisogna necessariamente imparare dagli errori…o si finisce per perdere le persone”.
Mac annuì.
-“Sono contenta che siamo riuscite a parlarne”
-“Anche io”, concordò Kate. Fece una pausa. “Mac…volevo ringraziarti per avermi riportato a casa sana e salva anche in questa avventura”
-“Non ho fatto proprio chissà che…”
-“E riguardo quel giorno…mentre ero in coma…quando mi hai sussurrato quelle parole…”.
Mac rimase sorpresa, paralizzata.
-“Tu…le hai sentite?!”.
Kate annuì.
-“Ero incosciente eppure…mi sono arrivate le tue parole…e mi hanno dato una forza che pensavo di aver perso. Da quel momento credo di aver lottato con tutte le mie energie fisiche e psichiche per risvegliarmi”.
Mac era sorpresa e in confusione totale.
-“Sono contenta, ma…erano solo parole dette in un momento…”
-“Schhhh”, Kate la zittì posandole un dito sulle labbra. Poi la guardò negli occhi. “Ti amo anch’io”, sussurrò.
Entrambe sentirono il cuore in gola per qualche istante.
Poi Kate l’abbracciò. Restarono così pochi minuti, ma sembrò un’eternità.
-“Abbi cura di te Mac”.
La donna sorrise e annuì.
-“Ci vedremo presto Kate”
-“Ne sono certa”, disse la ragazza.
Le rivolse un ultimo sorriso e andò via.
Mac la osservò allontanarsi finchè non scomparve del tutto.
-“Ehi…sbaglio o era Kate quella che è andata via poco fa?”.
Colin comparve alle spalle dell’amica.
-“Finalmente! Sei in ritardo. Si, era lei”
-“Tutto ok tra voi?”.
Mac si rinfilò gli occhiali da sole.
-“Si. Direi di si. Dopo tanto tempo finalmente è tutto ok”, disse felice.
-“Bene. Sono davvero contento.”, disse l’amico. “Che farai ora?”
-“Che farò ora?”, Mac sospirò. Poi un largo sorriso le comparve lentamente sul volto. “Ora ricomincio da me”.
Colin la guardò soddisfatto. Poi le posò una pacca sulla spalla.
-“Ah proposito”, esclamò l’uomo, “Si può sapere perché mi hai fatto venire qui?”.
La donna si avviò verso la barca attraccata dinanzi a loro e lanciò una spugna a Colin.
L’amico fissò l’oggetto tra le sue mani.
-“Che me ne faccio di questa?”.
Mac montò a bordo senza parlare, indicando solamente la sua imbarcazione.
-“Cosa?! No, non se ne parla nemmeno”, protestò Colin.
-“Avanti non fare storie”.
L’uomo salì a bordo sbuffando.
-“Questa è costrizione a lavori forzati”
-“No: queste sono cose che si condividono solo con i migliori amici. Prendi la tua spugna e inizia a scartavetrare come faccio io”
-“Odio essere il tuo migliore amico”, sbraitò.
-“Ti va qualcosa da bere?”.
Colin si bloccò. Mac lo vide sbiancare in volto e sorrise.
-“Ma ti avverto che ho solo limonata”
-“Accidenti! Per un attimo…! Me l’avevi quasi fatta!”
Scoppiarono a ridere insieme. Come due bambini. Sotto il sole.

FINE

 

 





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