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Hazel

by Route66

(nona parte)

I personaggi di Xena e Gabrielle sono di proprietà della MCA/Universal Pictures, pertanto non intendo infrangere nessun Copiright.
Questo racconto è opera della fantasia. Nomi, personaggi, luoghi e avvenimenti sono prodotto della mia immaginazione o, se reali, sono utilizzati in modo fittizio. Ogni riferimento a fatti o persone viventi o scomparse è del tutto casuale.
Potete scrivermi a questo indirizzo: us.route66@hotmail.it

La mattina dopo

-“Allora, che novità ci sono?”, chiese Gabriel entrando nella sala.
Gli altri erano tutti seduti lì da qualche minuto. Stavano aspettando che Adam e Stella parlassero.
-“Stamattina abbiamo finito di analizzare i documenti”, iniziò l’uomo.
-“Oltre alla corposa parte iniziale, ci sono alcuni scritti finali che trattano di tutt’altra cosa”, intervenne Stella.
-“Esatto. Il fascicolo, se così vogliamo definirlo, era contrassegnato da questo simbolo sulla pagina iniziale”, Adam mostrò la figura sullo schermo.
Era una croce stellata.
-“Cos’è?”, chiese Mac.
-“Un simbolo esoterico”
-“Cioè?”, domandò Colin.
-“Beh le discipline esoteriche, ermetiche o occulte come preferiamo, erano per un ristretto numero di iniziati e si distinguevano da quelle essoteriche che invece erano rivolte a tutti”, spiegò Stella.
-“So la differenza tra questi termini”, rispose Colin, “Intendevo sapere se avevate individuato a cosa facesse riferimento”
-“In queste pagine abbiamo scoperto che i Teutonici intrattennero in Terra Santa rapporti con la setta Sufi. Questo a testimonianza che gli “infedeli” non erano visti solo come nemici da sconfiggere, ma come guerrieri da rispettare e da cui imparare. Infatti è scritto che da essi assimilarono l’arte della terra di Khem”
-“Che significa?”, chiese Gabriel.
-“Khem era chiamato anticamente l’Egitto”, spiegò Mac.
-“Esatto. Ma non sappiamo qui a cosa si riferissero di preciso. Come sapete gli egiziani furono pionieri in molte cose, non ultimo lo studio dell’alchimia e delle pratiche magiche”, disse Adam.
-“Andiamo, non ditemi che credete a queste sciocchezze!”, esclamò Gabriel.
Ci fu un attimo di silenzio. Gli amici si guardarono con arrendevolezza.
-“Non conta che ci crediamo noi”, disse poi Adam, “Ma che l’abbiano fatto i Teutonici, Von Salza e lo stesso Federico II, trasformandolo nel loro credo personale. Questo si ricollega certamente all’idea che aleggiava attorno alla spada e al medaglione, ai loro poteri straordinari”
-“Che altro sappiamo di questa setta?”, chiese Valery.
-“I suoi discepoli erano adoratori del culto unico cristiano-ebraico-mussulmano e praticavano una diretta conoscenza di Dio, senza intermediari di tipo clericale. La loro, quindi, era un’indagine personale, da conseguire tramite una lunga disciplina spirituale e mentale che poteva aprire la via esoterica verso Dio. I Teutonici furono tramite fondamentale tra Federico e la setta e sono descritte strane riunioni che l’Imperatore teneva all’interno di Castel del Monte”
-“Ecco che ritorna Castel del Monte”, disse Valery, “Anche Ablack si era dedicato allo studio di quel luogo. E a quanto pare anche il professor Kildare”, sospirò.
Stella le posò una mano sulla spalla per confortarla.
-“Allora facciamo i bagagli e andiamo lì: sarà la nostra prossima meta!”, esclamò Colin.
-“No, sarebbe un passo inutile”, disse Mac, “Ablack ci ha speso anni interi e non è approdato a nulla. Perderemo solo tempo prezioso”
-“Allora cosa proponi?”, chiese l’amico, “Gli indizi ci hanno condotto a questi dannati documenti e i documenti dovrebbero darci la chiave per la spada ma non dicono altro!”, scattò nervoso.
-“Beh, in realtà…”, disse piano Adam, “Ho inserito il simbolo nel database. Con l’aiuto di Josh e un po’ di fortuna siamo riusciti a trovarlo ed è saltato fuori questo”.
Lo schermo alle loro spalle proiettò alcune immagini.
-“Cos’è?”, domandò Mac.
-“La chiesa di S. Leonardo, vicino Foggia, in Italia”, rispose Stella.
-“Era un monastero”, continuò Adam, “Fu fondato attorno all’anno 1000 e affidato da papa Alessandro IV all’Ordine teutonico nel 1261”
-“Bene. Allora si parte”, concluse la donna.


Manfredonia, Foggia – Italia

Priorato di S. Leonardo

-“Il posto è questo”, disse Mac alzando lo sguardo dalla cartina.
Dinanzi a loro, la chiesetta giaceva tranquilla nel silenzio della campagna. Alcuni fedeli stavano avanzando verso l’entrata.
-“Entriamo anche noi a dare un’occhiata”, propose Valery. Colin e Josh annuirono.
Poco dopo si ritrovarono davanti al portale riccamente decorato. Mentre osservavano le numerose raffigurazioni, il prete, un ometto esile e con il volto ormai segnato dal tempo, li notò.
-“Entrate forza, la funzione sta per cominciare, non state lì impalati”, disse sorridendo nel suo dialetto locale.
I quattro amici non capirono una sola parola, ma dai gesti che aveva fatto intuirono che li stava invitando ad entrare.
-“Controlleremo dopo questi bassorilievi. Evitiamo di dare nell’occhio”, disse Mac.
Dopo un paio d’ore, finita la messa, le panche si svuotarono pian piano.
-“Chi è che parlicchia italiano tra noi?”, chiese Mac.
Valery e Josh si tirarono indietro.
-“Colin se non erro eri tu quello che si vantava dei suoi anni giovanili in Italia…”
-“Ehm…si ma…è passato tanto tempo…non ero poi così bravo”
-“Beh vedi di rispolverarlo in fretta”, disse lanciando un’occhiata al prete che si stava avvicinando.
-“Siete ancora qui”, sorrise l’ometto, “Non mi sembra di ricordare i vostri volti…siete della parrocchia?”
Colin si schiarì la voce.
-“Ehm…salve! No, siamo turisti, parliamo poco la lingua”
-“Ah bene! Turisti! Da dove venite? Qual buon vento vi porta da queste parti?”, domandò allegro.
-“Siamo americani. Abbiamo visitato la zona e così eccoci qui”, rispose impacciato Colin.
-“Americani”, sorrise ancora, “Dovete scusarmi ma anche se oggi tutti parlano la vostra lingua, io sono un po’ in là con gli anni. Ma il mio amico padre Giuseppe ne sa più di me, ha viaggiato, è più giovane…”.
Colin lo fermò prima che si dilungasse oltre.
-“Vorremmo guardare ancora un po’ la chiesa se non le dispiace”
-“Certo certo, fate pure. Se avete qualche domanda potete bussare alla canonica, troverete il mio amico. È un po’ scontroso, ma è una brava persona”, disse sempre sorridendo mentre si incamminava fuori.
-“Che tipo simpatico”, esordì Valery.
-“Si ma torniamo a noi: il simbolo”, disse Mac.
-“E’ sulla facciata dell’ingresso, andiamo”.
In breve furono di nuovo davanti al portale.
-“Lo schema di questo portale mi ricorda molto le maestranze francesi”, disse Valery.
-“Ecco il nostro simbolo”, indicò rapidamente Colin, “E’ molto sbiadito”
-“C-cosa sono t-tutte queste r-rappresentazioni?”, chiese Josh curioso.
-“Dunque vediamo”, la ragazza esaminò la lunetta per qualche minuto. “Il toro, la cerva, il centauro, il drago, l’aquila…persino queste sculture di due leoni ai nostri lati: sono tutti simboli allegorici per il fedele che si accingeva ad entrare”
-“Avete dato uno sguardo all’interno prima?”, disse Mac, “C’erano i gigli federiciani e le croci nere”.
Valery annuì.
-“Eppure non so come decifrare questo simbolo”, disse osservandolo, “Questa potrebbe essere una fonte di luce. E questo il suo raggio che cade tra…due linee che non ho idea di cosa siano”, disse poco convinta della sua teoria.
-“Ci sei vicina”, disse poi una voce da dietro l’anta del portoncino.
Poco dopo sbucò un prete.
-“Salve”, disse Valery impacciata, “Ci scusi, non volevamo disturbarla”
-“Ormai è troppo tardi”, rispose burbero l’uomo.
Doveva trattarsi di padre Giuseppe.
-“Ho sentito che volavano teorie”, disse ancora, “Chi siete? Studiosi?”. L’uomo li fissava con occhi sbarrati.
-“Si…in un certo senso…”
-“Beh è strano. Perché se così fosse, dovreste conoscere il fenomeno che avviene in questo posto da secoli. Invece mi sembra che non sappiate il significato di quel simbolo”
-“Lei lo conosce?”, chiese stupita Valery.
-“Venite dentro”, disse l’uomo. Poi si voltò e fece per entrare.
Nel fare questo, protese le mani tastando le ante di legno. Gli amici capirono che era cieco. La voce possente del prete riecheggiava nel silenzio della chiesetta.
-“Ogni anno, da millenni, ad ogni solstizio d’estate, proprio quando il sole è nel suo punto più alto, un raggio passa attraverso la volta della cupola e va a colpire un punto del pavimento”, disse indicando un foglio affisso a parete come se riuscisse a vederlo.
-“Accidenti che sciocchi”, disse Colin, “Non l’avevamo letto”
-“Dov’è allora il mistero se questo fatto è di dominio pubblico?”, sussurrò Mac all’amica, “Tra l’altro siamo anche fuori stagione”
-“E’ come quello che avviene nella cattedrale di Chartres, in Francia”, disse Valery rivolgendosi al prete.
L’uomo annuì.
-“Anche se personalmente trovo che qui la cattura del raggio avvenga in modo più elaborato che a Chartres”, disse spostandosi agilmente tra le panche. Si fermò indicando sopra la sua testa.
Josh guardò stupito Colin: si muoveva come un qualsiasi vedente. Probabilmente conosceva questo posto meglio delle sue tasche.
-“Vedete lassù? Di sicuro meglio di me”, ironizzò, “Quello è un foro gnomonico”
-“Cioè?”, chiese Josh.
-“Nelle meridiane uno gnomone è quella parte dello strumento che proietta la propria ombra sul quadrante. Nelle meridiane più complesse, come quelle a camera oscura in questo caso, lo gnomone è costituito dal foro gnomonico: di solito si tratta di un foro circolare realizzato sul tetto o sulla parete di un grande edificio, mentre il quadrante ne occupa il pavimento o la parete opposta”, spiegò il prete.
-“Quindi il misterioso simbolo in realtà sta ad indicare questo fenomeno”, disse Mac come per spiegarlo a se stessa, “E precisamente dove cade il raggio di sole?”
-“Qui”, il prete indicò sul pavimento, “A metà tra i due pilastri prospicienti l’ingresso laterale, ossia quello col portale decorato. Una misura sicura perché i pilastri sono inamovibili e se anche fosse stato cambiato il pavimento, il raggio di sole sarebbe caduto sempre in quel punto, finchè la chiesa fosse rimasta in piedi”, disse.
-“Dunque tutto ciò è stato solo uno strumento di computo temporale?”, domandò Mac.
-“Se cercate misteri qui, non siete né i primi né gli ultimi, ma sicuramente altri quattro sciocchi che stanno perdendo il tempo della loro vita.”, rispose burbero, “L’unico vero mistero è come abbia fatto l’esecutore di tale progetto a portarlo a termine con tanta precisione. Il suo è stato un vero capolavoro, oltre che di tecnica anche di eleganza, lasciatemelo dire. Chiunque fosse stato doveva intendersi alla perfezione di meccanica celeste: inanzitutto ha scelto il punto in cui far cadere il raggio catturato”, spiegò, “Poi ha individuato la direzione sud dove il sole passa a mezzogiorno, infine ha osservato la massima altezza cui l’astro giungeva il 21 giugno. Oltre a ciò, quando arrivò il momento di perforare la volta della chiesa, che tra l’altro ha il suo notevole spessore, dovette stare attento a forare il punto esatto, non potendo poi correggerlo più”
-“Beh in effetti è senz’altro ammirevole”, concordò Colin.
-“E non si è limitato solo a questo”, continuò Giuseppe, “Il suo lavoro è stato ancora più accurato perché, una volta realizzato il foro, lo ha diaframmato dalla parte interna con un piccolo rosoncino a undici raggi, affinchè il raggio di sole non si disperdesse ma giungesse concentrato sul pavimento arricchito dai petali di luce filtrati attraverso il rosoncino”.
Gli amici alzarono lo sguardo verso l’alto per cercare di vedere il dettaglio di cui parlava il prete.
-“E’ un peccato che non sia il periodo giusto”, disse Valery affascinata dal racconto dell’uomo.
-“Già. Vorrà dire che tornerete in estate”, alzò le braccia Giuseppe. “Intanto è ora di chiudere, mi dispiace”
-“Possiamo tornare qui domani?”, chiese Mac, “Vorremmo avere più tempo pe…”
-“Per risolvere il vostro mistero?”, disse sarcastico l’uomo.
-“No noi…”
-“Siete così prepotenti e presi da queste credenze blasfeme da mancare di rispetto ad un luogo sacro come questo?”.
Il suo volto era severo e per un attimo gli occhi sbarrati gli conferirono un’aria terrorizzante. I quattro amici non seppero cosa rispondere.
-“In ogni modo domani la chiesa è chiusa”, disse tornando normale.
-“Beh allora…grazie dell’ospitalità”, disse Valery impacciata.
Il prete stava avanzando verso di loro, indirizzandoli pian piano verso l’uscita.
-“Si…grazie ancora di tutto, è stato molto gentile”, ribattè Colin.
-“Un’offerta?”, disse Giuseppe indicando la cassettina quando furono vicino la porta.
-“Uh…si…certo”, Colin si passò le mani in tasca e trovò qualche centesimo.
-“Grazie”, disse l’uomo e gli chiuse il portoncino in faccia.
Una volta fuori, si ritrovarono sotto una leggera pioggerella. Con rapidità rientrarono nell’auto lasciata poco distante.
-“Accidenti che tipo strano”, disse Mac.
-“Già…non sapevo come prenderlo”, concordò Valery.
-“Ora che facciamo?”, chiese Colin.
-“Di certo non possiamo aspettare tre mesi per risolvere la faccenda, anche se non vi nego che il prossimo indizio potrebbe giustamente essere legato al fenomeno del solstizio”, disse Mac.
-“Non r-resta che t-tornarcene a V-vienna”, disse sconsolato Josh.
-“Na na…c’è ancora domani”, disse Mac.
-“Ma il p-prete ha d-detto che la chiesa è c-chiusa…”
-“Appunto”, rispose con un sorriso furbo la donna.


Il giorno dopo

La chiesetta giaceva lì, come l’avevano lasciata il giorno prima. Senza problemi forzarono una delle vecchie porte sul retro. In silenzio, i quattro amici cominciarono a dare un’occhiata intorno con fare piuttosto incerto.
-“Sapete”, disse Valery come una maestra che dà un imput ai suoi allievi per iniziare un ragionamento, “La prima cosa che mi è venuta in mente venendo qui ieri è che c’è un’altra chiesa, nelle vicinanze di questa, che apparteneva ai Teutonici. Conoscevo già Santa Maria di Siponto e pensavo che fossimo diretti lì prima che partissimo. Una particolarità di quel posto è che è a forma di cubo, una pianta alquanto strana per un classico edificio di culto perché il quadrato è il simbolo della Terra in contrapposizione al cerchio, simbolo celeste. Il legame con la terra comunque non è casuale: gli ordini cavallereschi erano fortemente legati alla figura della vergine dall’iconografia bruna, spesso addirittura trafugate dalla Terrasanta. Questo mi ha fatto ripensare al legame di Federico con la setta Sufi…”
-“Cioè?”, chiese Mac.
-“Forse l’idea dell’imperatore era quella di una “religio” unica che avrebbe tolto potere alla Chiesa che in quel periodo era sempre più legata ad una visione temporale e materiale. Magari pensava di suggellare una pace tra i popoli, senza più guerre o crociate, con un unico culto, un sogno di fraternità sotto il segno della Vergine Maria. Ecco quindi le numerose chiese in Europa dedicate alla vergine bruna, non ultima quella di S.Maria”
-“E questo come ci aiuta?”
-“Beh non so se può aiutarci, ma sto elaborando i concetti per sviscerare l’argomento”
-“Hmm, vediamo…”, disse Mac pensierosa, “Di sicuro tutto questo ci dice che la presenza di simboli e significati esoterici, legati diciamo così ad un aspetto terreno, in questi luoghi sacri è significativo del fatto che sia i Teutonici sia Federico II professavano una fede a metà strada tra quella puramente cattolica e quella legata a culti più terreni”, concluse assecondando i ragionamenti dell’amica.
-“Esatto”
-“Se fossi stato nel Papa…non avrei gradito”, esclamò Colin dal fondo dell’abside.
-“Beh, in effetti Federico fu più volte scomunicato… Magari dietro i motivi storici giunti fino a noi in realtà si celavano motivazioni diverse”.
Mac si abbassò per ispezionare il pavimento oggetto del fenomeno astronomico.
-“Qui comunque non c’è nulla. Né un segno, né un foro… Il pavimento è integro”
-“Io credo che al di là della sua funzione puramente pratica, questo fenomeno potesse avere un ulteriore significato”, disse Valery.
-“Quale?”
-“Avete mai sentito parlare di Omphalos?”
Mac annuì.
-“Il concetto di “ombelico” ricorre in molte culture megalitiche, anche nella Bibbia… L’idea di una proiezione in terra di un centro celeste, il “loco” dove risiedono gli dei e tramite cui l’uomo può avere contatti con loro”, rispose la donna.
-“Esatto. In questa accezione quindi, tale simbolo sarebbe un segnale per il sapiente, un modo per indicare l’omphalos del luogo sacro, in cui il divino si unisce con il terrestre. L’omphalos stesso diventa simbolo di antichi culti, in particolare di quello della vergine bruna, di cui dicevo poc’anzi, se ci rifacciamo ad Omero per esempio, che chiama l’isola di Ogigia omphalos appunto, e dove Ulisse incontra una dea, Calipso, che lo rigenera e lo rinvigorisce”
-“Stando a tutto questo ragionamento quindi S. Leonardo diventa l’omphalos della comunità cristiana, protetto dai cavalieri”, concluse Colin. “Tutti questi discorsi sono affascinanti, non c’è che dire… Ma siamo qui da ore ormai, sono le quattro e non vorrei passarci la notte”.
Proprio mentre diceva queste parole, avvenne qualcosa di inaspettato.
Un raggio di sole entrò prepotentemente nella chiesetta da un foro nella facciata ovest e andò a colpire un punto dell’abside.
-“Cos’…?!”, Mac rimase sbalordita.
Dalla loro posizione tra le due colonne, riuscivano chiaramente a vedere il raggio che in qualsiasi altro punto della chiesa era come invisibile.
-“Che accidenti è questo?!”, le fece eco Valery.
-“Cosa? Che c’è?!”, domandò ansioso Colin.
-“Un raggio. Ma non quello di cui ci ha parlato il prete”, precisò Mac.
Colin e Josh parvero non capire. Poi raggiunsero le amiche.
-“Ma oggi non è il solstizio!”, esordì confuso Colin.
-“Infatti. Proviene da un altro foro gnomonico, guarda”, indicò Mac, “E’ sulla parete ovest”
-“Che data è oggi?”, chiese Valery.
Josh controllò il suo orologio.
-“Il 21 m-marzo”, disse.
-“L’equinozio di primavera!”
-“Perché padre Giuseppe non ce ne ha parlato?”
-“Perché forse non ne era a conoscenza neppure lui. Comunque ora non importa. Guardate”, disse Mac, “Dobbiamo sbrigarci prima che sparisca”.
Rapidamente i quattro amici si diressero nel punto indicato dal raggio. Illuminava una rappresentazione stilizzata della Madonna affissa in basso sulla parete dell’abside, proiettando un medaglione di luce solare.
Colin fece per prendere quel ritratto ma Valery lo fermò.
-“No aspetta!”, disse.
Poi come se sapesse qualcosa sconosciuto agli altri, tirò fuori dalla maglia il suo ciondolo, se lo sfilò dal collo e dolcemente lo mise sotto il raggio di sole. Come in una piccola eclisse, i tre elementi furono allineati tra loro. L’ombra che comparve delineava strani segni.
-“Che…cos’è?”, chiese Colin strizzando gli occhi.
Valery non ebbe dubbi.
-“Una mappa”.

Vienna – la sera stessa

-“Dunque siete riusciti a trovare l’ennesimo indizio?”, chiese Gabriel alla donna.
Mac vide l’uomo in uno stato pietoso. Evidentemente la condizione della figlia gli aveva tolto ogni spinta vitale.
-“Si, ma per adesso nessuna novità. Josh ci sta lavorando da ore”
-“Bene…”, disse poco convinto.
Aveva gli occhi persi nel vuoto e la testa affollata chissà da quali pensieri.
-“Come sta Kate? Ancora niente?”, azzardò Mac.
L’uomo scosse appena il capo.
-“E’ stata… Non doveva entrare in questa storia”, disse poi, “E’ colpa tua se è successo tutto questo”, disse duro fissando la donna.
Mac sgranò gli occhi.
-“Non è colpa mia. È stato il caso a metterla sulla nostra strada. Avresti dovuto tenerla tu lontana dalla missione”
-“Ah no”, i suoi occhi erano fiammeggianti, quasi folli, “Tu…tu e quel dannato fascino che eserciti su di lei… E’ per te che è rimasta… E’ per te che ha voluto infilarsi in qualcosa che non le competeva! E per dimostrarti cosa poi? Sono davvero curioso…sono…accidenti!…mi irrita e mi fa andare fuori di testa immaginare quello che c’è tra voi! Quella strana alchimia di sentimenti e relazioni interpersonali! Come può una persona come lei perdere il senno e fare cose così assurde per una come te?!”, disse come impazzito.
La donna lo guardò senza parole.
-“Ti sbagli. Se è rimasta qui è perché ha scoperto che suo padre le ha mentito per una vita intera”, disse dura, “Lei non ha fatto nulla per me, come credi tu…perché io per lei non ho mai rappresentato nulla di importante”, fece una pausa cercando di trovare la forza di dar fiato a ciò che provava e che non aveva mai detto, “Lei non si è mai messa in gioco per me, non mi ha mai dimostrato quanto ci tenesse. Lei non mi ha mai amato.”, sentì un brivido dentro di sé, “Quindi puoi stare tranquillo una volta per tutte”.
L’uomo si placò, paralizzato dalle parole della donna. Poi capì qualcosa. Che entrambi erano più ciechi di quanto pensassero. E che nessuno di loro due conosceva davvero Kate.
Si portò una mano sulla fronte, come se la testa stesse per scoppiargli dall’emicrania.
-“Esci fuori di qui adesso per favore”.
La donna annuì.


Il giorno dopo

Lo stridio del telefono che squillava fece svegliare di soprassalto Mac. Prima di rispondere guardò accanto a sé: il letto era vuoto. Forse Valery era già alla base. Afferrò il cellulare e rispose.
-“Mac, Josh ha decifrato la mappa”, disse Adam.
-“Perfetto arrivo subito”.
Rapidamente si vestì, prese le sue cose e uscì dal cottage. Poco dopo raggiunse gli amici nella sala computer. Trovò Josh davanti la sua postazione insieme ad Adam e Stella.
-“Allora?”, disse impaziente.
-“Ecco guarda”, Adam le indicò sullo schermo senza perdere altro tempo, “Abbiamo inserito il disegno della mappa nel database analizzando l’orografia del territorio risalente al periodo poco prima e subito dopo Von Salza. Ci è voluto un po’ per questo. Comunque confrontandola con quella planetaria attuale è saltato fuori questo”.
Mac osservò incerta.
-“Dove si trova?”
-“Schonbrunn”, rispose Stella.
-“E’ sempre qui a Vienna”, notò Mac, ormai cosciente che era una certezza costante e provando quasi un senso di stanchezza. “Bene. Andiamo allora. Dove sono gli altri?”
-“In realtà cercavamo Colin e Gabriel prima, ma sembrano spariti nel nulla. Nessuno ne sa niente.”, disse Adam, “Valery non era con te al cottage?”.
Un brivido corse per tutto il corpo di Mac.
-“No…”, rispose a fatica.
-“Allora dove…?”, chiese Stella perplessa.
Ci fu qualche secondo di silenzio.
Mac fece lavorare il cervello a mille, poi qualcosa si fece largo in lei e fu come fulminata.
-“Accidenti…”, esclamò preoccupata.


Altrove

-“Bene bene bene…”, mormorò il Prescelto camminando al centro della stanza.
Girava attorno alla sua nuova preda, scrutandola.
Colin si risvegliò in una angolo massaggiandosi la testa. Ricordava solamente che Gabriel gli aveva detto di andare con Valery ad un incontro con un’informatore. Una volta arrivati sul posto era accaduto tutto in pochi secondi: qualcuno l’aveva colpito e da lì il buio totale.
Si guardò attorno. La stanza era in penombra. Sembrava l’ambiente di un castello medievale: pareti e pavimento in pietra, stemmi alle pareti, pochi spartani arredi. Gli ci volle un po’ per mettere a fuoco, poi si voltò verso la luce fioca. Vide una sedia al centro della stanza e Valery legata sopra di essa. Ebbe un sussulto.
-“Ah, vedo che il tuo amico è sveglio”, disse l’uomo.
Valery si voltò con la rabbia negli occhi. Un bavaglio le impediva di parlare.
Due uomini stavano in piedi accanto a Colin con le spade puntate su di lui per tenerlo buono.
-“Che…che succede? Cosa significa?”, disse poi.
Il Prescelto sorrise.
-“Andiamo, non dirmi che non sapevi dove stavate andando quando il tuo superiore vi ha lasciato nelle mie mani. Sbaglio o sei tu a capo della missione?”.
Valery sbarrò gli occhi. Provò a dimenarsi e a dire qualcosa, ma le parole restarono vani gemiti.
-“Io… non capisco… Gabriel non ci avrebbe mai fatto una cosa del genere!”, disse arrabbiato.
Il Prescelto scoppiò in una sonora risata.
-“Dimmi Colin: hai mai avuto figli?”.
L’uomo parve non capire.
-“Per un figlio si fanno cose che molto spesso non hanno alcun significato per il senso comune. Gabriel vi ha mandato qui per uno scambio equo direi. L’antidoto per risvegliare sua figlia in cambio…di te”, disse prendendo il volto di Valery tra le mani.
Poi continuò a camminare. Colin lo osservò: era abbigliato come un cavaliere e traspariva tutta la sua follia.
-“Ha mandato anche te perché ti lasciassi tornare da lui con l’antidoto, ma forse ha pensato bene di non dirti nulla credendo che non l’avresti assecondato in questa pazzia”, ridacchiò.
-“Bastardo!”, scattò Colin, ma gli uomini lo costrinsero a stare seduto, “Perché non è venuto lui allora?! Perché mandare me?!”
-“Beh per non rischiare. Se fosse andato tutto bene saresti tornato da lui con ciò che voleva, ma in caso contrario…lui avrebbe potuto tentare ancora di salvare la figlia in qualche modo. Un buono stratega senz’altro. Tuttavia…non puoi mai prevedere la logica del tuo avversario”
-“Dì la verità: esiste questo antidoto o no?”, domandò Colin duro.
Il Prescelto emise una smorfia.
-“L’antidoto esiste…”, piano fece scivolare nella sua mano una fiala che teneva nell’abito e la sventolò davanti all’uomo, “Ma credo che la terrò ancora per un po’…almeno finchè non finirà questa storia”
-“Brutto figl’…”, Colin scattò in piedi, ma i due uomini lo picchiarono.
Valery si stava dimenando cercando di liberarsi.
-“Cosa vuoi farci?!”, urlò ancora, “Ucciderci?”
L’uomo sogghignò.
-“No. Non sono mai state queste le mie intenzioni…altrimenti sareste già morti.”, fece una pausa, “Volevo lei. E adesso è qui”, disse risoluto fissando Valery negli occhi. Poi le strappò via il bavaglio e la baciò.
Valery cercò di dimenarsi, poi con rabbia gli morse il labbro. L’uomo si allontanò, toccandosi la parte ferita e sanguinante. I due giovani stavano per scagliarsi su di lei, ma il Prescelto fece loro segno di restare dov’erano.
-“Pezzo di merda! Mi fai schifo!”, urlò rabbiosa.
-“Quanta foga”, sorrise l’uomo, “La mia piccola dolce Hazel…”.
Valery sgranò gli occhi.
-“Come…mi hai chiamata?”
-“Hazel”, ripetè compiaciuto, “Tu sai di chi sto parlando… Tu sai chi sei”, disse fissandola.
Valery parve confusa.
-“Io…non lo so più.”
-“Perché non la smetti di fare l’uomo dei misteri e non parli?”, disse Colin in senso di sfida, “Chi è questa Hazel?”
-“Davvero non lo sapete?”, il Prescelto sembrò stupito.
-“Sappiamo che era la promessa sposa di Federico II…ma amava Von Salza”.
L’uomo fece una smorfia.
-“Hazel era molto più di questo. Hazel…era la chiave”, disse invasato. Poi continuò. “Era una giovane donna piena di fascino e carisma. La sua famiglia era povera ma in qualche modo era riuscita a far entrare le figlie a corte. Quando Hazel e Von Salza si incontrarono fu amore a prima vista. Divennero amici e amanti, due anime legate da un filo indissolubile. Condividevano talmente tanto che il matrimonio sembrò loro la giusta evoluzione di quel rapporto. Ma successe qualcosa di imprevisto. Federico notò quella fanciulla e la volle per sé. Per capriccio o per amore, decise che sarebbe stata sua. Ignaro dei sentimenti dell’amico, confidò a Von Salza le sue intenzioni”
-“Si lasciarono perché Von Salza nutriva profondo rispetto per Federico. Troncò ogni rapporto con la donna, abbiamo trovato le sue lettere”, disse Valery.
Il Prescelto sorrise.
-“Non esattamente…”
-“Che significa?”, chiese Colin impaziente.
-“Che quando due anime si appartengono…nulla può dividerle. I due rimasero lontani in un primo tempo. Provarono in ogni modo a dimenticarsi l’un l’altro, ma invano. Hazel doveva combattere contro il volere della sua famiglia, contro ciò che era giusto fare e i doveri da rispettare, contro un amore non corrisposto e tutto ciò che esso non le faceva mai mancare. Von Salza doveva combattere contro il rispetto di certi valori come l’amicizia e la lealtà. Entrambi sapevano tutto ciò. Ma non poterono fare a meno di ritrovarsi. E così finirono per diventare amanti.”, fece una pausa, “Hazel entrò persino tra le donne missionarie dell’Ordine teutonico pur di stare accanto al suo uomo”
-“Come sai tutte queste cose?”, chiese dura Valery.
L’espressione dell’uomo era soddisfatta.
-“I tasselli di questa storia erano tanti… Tra questi c’era anche il diario di Hazel. Giunto fino a noi miracolosamente”
-“Per favore lasciaci andare adesso”, disse stanco Colin.
-“Mi dispiace, ma non è proprio possibile. Ora che ho la chiave”, sibilò l’uomo sfiorando la guancia di Valery.
La ragazza si dimenò.
-“Cosa vuoi da me?! Perché io?!”, urlò sfinita.
-“Perché Hazel era ed è la chiave per la spada di Von Salza e tu hai questo”. Con un gesto rapido le strappò la maglia sul braccio sinistro. “TU sei Hazel”
-“E’…solo una voglia”, disse allibita Valery.
-“Oh no…è molto più di questo!”
-“Tu sei folle”, incalzò Colin.
-“Una profezia ha circolato per secoli nel nostro ambiente… Una profezia annunciata dalla stessa Hazel, che era diventata una figura chiave all’interno dell’Ordine, dando sempre più spessore alle donne… Alcuni dicevano persino che fosse l’unica, oltre Von Salza stesso, a riuscire a maneggiare la spada dell’amato. Altri che con la sua rilevanza e la sua tenacia avrebbe preso il posto del Gran Maestro, ammettendo per la prima volta una donna a questa carica. Ma tutto ciò non piaceva ai cavalieri di rango più alto, che ritenevano queste blasfemie oltraggiose. Quando la tagliarono fuori dall’Ordine, Hazel pronunciò alcune parole profetiche… Ella disse che un giorno sarebbe nata una donna, che avrebbe portato la croce sulla sua pelle, senza che alcuni l’avessero tatuata…che avrebbe portato il simbolo dell’Ordine dentro di sé, perché ella stessa sarebbe stata l’Ordine, e per la prima volta questa donna avrebbe regnato e portato la santa spada…la sola che avrebbe potuto impugnarla”
-“Sono solo idiozie!”, disse Colin furioso.
Vide Valery mesta, che non aveva più la forza di ribellarsi.
-“Per alcuni all’interno dell’Ordine non erano che questo, è vero. Ma per noi…che siamo i legittimi discendenti di quei nobili cavalieri che vollero preservare l’onore e le leggi del nostro santo circolo…per noi è stata ed è una battaglia personale”, disse con occhi da folle. “E adesso che finalmente ti ho trovata, mi condurrai alla spada e ripristinerò il giusto ordine delle cose. Io ne sarò il legittimo possessore e diventerò Gran Maestro”.
Con rapidità i due giovani sciolsero le corde che tenevano legata Valery. Il Prescelto la fece alzare con forza.
Colin si scagliò contro di lui disperato.
-“Lasciala stare!”
Ma l’uomo lo stese con un colpo secco.
-“Ora dimmi dov’è la spada”, disse duro avvicinandosi al volto della ragazza, “Portami da lei”.


CASTELLO DI SCHONBRUNN

La residenza estiva degli Asburgo, immersa nell’immenso parco che la avvolgeva, sonnecchiava nelle tiepide ore del primo pomeriggio. I visitatori erano pochi e il palazzo semideserto.
Mac scese dalla moto poco prima dell’ingresso. Aprì la zip della giacca di pelle ed estrasse un apparecchietto. Aveva lasciato gli altri alla base di fretta e furia, senza neanche spiegare. Forse era la partita finale e non poteva metterli in pericolo. Già troppe persone erano nei guai.
Superò il grande cortile d’ingresso sperando che tutto si sarebbe risolto senza troppi danni. Ma in cuor suo sapeva che stava per accadere qualcosa di pericoloso.
Portò per istinto la mano al fianco e sentì la sagoma rassicurante della sua pistola.
Si avviò senza dare nell’occhio verso l’entrata. Attraverso la porta a vetri vide la biglietteria, dove una donna era assorta nella lettura in attesa di nuovi visitatori. Per entrare nel palazzo era necessario fare un ticket, ma l’ingresso al parco era libero.
Evitò di oltrepassare la porta e sgusciò nei giardini. Diversi addetti alla cura del posto giravano qua e là. Appiettendosi contro i muri e scivolando con cautela, si ritrovò nel parco.
Per qualche secondo si ritrovò ad ammirare la grandiosità del posto: il palazzo e davanti il gran parterre che correva fin su la collinetta dove spiccava la Gloriette. Era semplicemente magnifico. Le aiuole erano già state arricchite dei fiori multicolori primaverili.
Tutto questo idillio assumeva un’aria strana pensando a quello che stava per succedere. Guardò sul piccolo schermo del suo apparecchio. C’era la mappa del posto e l’indicazione satellitare. Josh aveva fatto un buon lavoro. Doveva solo seguire le coordinate. Non era certa di quello che avrebbe trovato. Ma l’avrebbe scoperto presto.
Rapidamente si avviò lungo il viale. Raggiunta la grande Fontana di Nettuno imboccò il sentiero a sinistra. Il segnale luminoso si fece sempre più intenso finchè non emise un bip continuo. La donna alzò gli occhi. Davanti a lei c’era un’altra delle opere apposte nel parco dall’architetto di fiducia della famiglia reale. Si trattava di una fedele copia di una rovina romana, con tanto di laghetto e sculture. Senza aspettare oltre, vi si addentrò e cominciò a guardarsi attorno. Il bacino era chiuso in fondo da un possente arco e ai lati da mura classicheggianti. Usando l’apparecchio come uno scanner, iniziò ad esaminare centimetro per centimetro. Se c’erano piccole anomalie del terreno o delle cavità nascoste, l’avrebbe trovate. Senza risultati passò poi alle sculture. Ma anche in questo caso non trovò nulla. Perplessa, ricontrollò sul piccolo apparecchio: il segnale confermava la sua posizione.
Rimase a fissare lo stagno. E se si trovava lì ciò che cercava? A questo punto tanto valeva provarci. Si guardò attorno: non c’era nessuno. Poi lentamente scese in acqua. Era freddina ma fortunatamente arrivava solo fino alle ginocchia.
Iniziò a tastare il fondo poco limpido meglio che potè, ma sembrava abbastanza omogeneo.
-“Neanche una monetina”, borbottò ironica tra sé e sé.
Qualche minuto dopo sentì una risata alle sue spalle.
-“Saresti perfetta per il remake de La dolce vita”, disse sarcastica una voce.
Mac si voltò e capì in un istante chi fosse l’uomo davanti a lei. Senza scomporsi rispose:
-“Non saprei…il biondo non mi dona”.
Si fissarono per qualche istante.
-“Finalmente ci conosciamo”
-“Finalmente”, gli fece eco la donna.
Era un uomo come tanti, robusto, non troppo alto, coi capelli scuri. Un volto anonimo, ma due occhi neri come il petrolio che tradivano la sua crudeltà.
-“Ero passato sperando che potessi aiutarmi…”, disse ancora il Prescelto.
-“Non sai far altro che pedinare?”, lo sfidò Mac.
-“Beh, ho avuto a che fare con persone poco collaborative… Mi hanno solo fatto perdere tempo…”
-“Con me non avrai questo problema”, disse dura la donna e con un gesto rapidò gli puntò la pistola contro.
Il Prescelto non si scompose. Scrollò la testa, poi fece un cenno con le dita.
Due uomini spuntarono alle sue spalle. Avevano Valery e Colin legati e imbavagliati. Mac sbarrò gli occhi.
-“I tuoi amichetti sono in mia compagnia dalle prime luci dell’alba, ma non hanno voluto aiutarmi sull’ultimo indizio… Anche se il tuo socio ha già fatto abbastanza credo”, disse con un sorriso beffardo. “Ho idea che ci siano problemi di comunicazione nel vostro gruppo”.
Mac guardò Colin incredula.
-“Butta l’arma”, disse l’uomo.
La donna gliela gettò vicino ai piedi.
-“Ora dimmi dov’è la spada”, continuò.
-“Sta calmo amico. Sono qui già da un po’ e non ho ancora trovato nulla”, rispose dura.
-“Cosa diceva l’indizio?”
-“L’indizio era una mappa. E indicava questo punto. Ma ho perlustrato tutta la rovina e non c’è traccia della spada”
-“Vuol dire che devi cercare meglio”, rispose puntandole la pistola da lontano.
-“Posso almeno uscire dall’acqua? Comincia a fare freddino”.
L’uomo tentennò qualche istante poi le fece un cenno col capo e Mac uscì dallo stagno.
Vide comparire altri tre uomini. Erano tutti abbigliati in modo buffo, come cavalieri di un’altra epoca.
-“Vedo che hai portato la scorta…”, disse gettando uno sguardo su di loro.
Poi notò un volto che aveva già visto. Era Jacob, il giovane che seguiva il Gran Maestro McKnight.
Il ragazzo vide che lo stava osservando e le rivolse un inchino beffardo. Mac si ricordò dell’inseguimento nei sotterranei e dell’uomo in calzamaglia che aveva fatto lo stesso gesto.
-“Non mi ero sbagliata su di te…”, gli disse con disprezzo, “Pregherò per la tua anima, se uscirò viva di qui”
-“Non perdiamo altro tempo”, la incitò il Prescelto.
-“Voglio che sleghi i miei amici.”
-“Hmmm…non credo sia un’ottima idea, ma potrei almeno allentare il bavaglio”, fece un cenno ai suoi uomini.
Valery e Colin ripresero fiato.
-“Mac!”
-“State bene? Vi hanno fatto qualcosa?”
-“No…sta tranquilla”, le rispose l’amica.
-“Basta così: non abbiamo tutta la mattinata”, disse seccato il Prescelto.
-“Non è così facile. Non posso inventarmi cose che non so!”, rispose Mac.
-“Fa come avete fatto fin ora e sono certo che risolverai il mistero”
-“Prima lavoravamo in gruppo e soprattutto senza qualcuno che ci puntasse armi addosso”, precisò, “Non posso concentrarmi così, ho bisogno di calma”
-“Bene. Noi ce ne staremo buoni buoni qui, in silenzio”.
Il Prescelto e i suoi uomini si piazzarono sulle pietre antistanti la rovina, in attesa. Passarono lunghi minuti, senza che nessuno parlasse. Mac aveva ripreso a perlustrare la zona iniziale solo per prendere tempo. Sapeva che lì non c’era niente, ma stava pensando a come liberare Colin e Valery e uscire vivi da quella situazione.
-“Mi serve collaborazione, non riesco a lavorare senza confrontarmi”, disse dopo un po’, gettando un’occhiata sui suoi amici.
-“Non se ne parla”, rispose deciso il Prescelto.
-“Se vuoi che ti portiamo alla spada devi lasciarci fare come abbiamo sempre fatto”, insistette la donna.
L’uomo riflettè qualche istante, poi acconsentì.
-“Ok, slegateli. Ma teneteli sotto tiro”.
Mac si avvicinò agli amici. Non appena fu libera, Valery corse ad abbracciarla.
-“Lui no”, disse poi Mac, rivolto ad uno degli uomini che stava slegando Colin.
-“Ehi ma…”, l’amico restò di sasso.
Insieme a Valery si allontanò di nuovo nella rovina.
-“Che diavolo è successo?”, le chiese sussurrando.
-“Colin…lui era a capo della missione di Gabriel. Sono rimasta di pietra quando l’ho scoperto”
-“Ora capisco…”
-“Gabriel ci ha mandato alla cieca facendoci credere che dovevamo incontrare un informatore alle prime luci dell’alba. Neanche Colin immaginava che saremmo finiti dal Prescelto”
-“Che razza di bastardo!”
-“Mac ascolta…quell’uomo è un folle, mi ha raccontato una storia…”
-“Che storia?”
-“Non c’è tempo ora”, disse apprensiva, stringendole il braccio, “Dobbiamo trovare la spada al più presto e chiudere la faccenda”
-“D’accordo ma non so cosa cercare. Sono in un punto morto”
-“Ok senti…so che non ha senso e che forse è solo frutto delle influenze di quel racconto ma… Fin dall’inizio di questa storia ho sempre seguito più una specie di sesto senso che un concreto susseguirsi di indizi…e forse anche ora…”
-“Ok che hai in mente?”.
Valery gettò un occhio agli uomini seduti tranquillamente poco lontano, che tenevano le armi puntate su di loro. Mac notò che era stranamente agitata.
-“Ehy, guarda me”, le girò il volto, “Parla con me”.
La ragazza prese fiato.
-“E se il punto indicato dalla mappa…non è esattamente questo?”
-“Cosa vuoi dire?”
-“Beh, la mappa risale a secoli fa. Mettiamo caso che chi l’ha disegnata non sia stato preciso. Magari non era un abile cartografo, né aveva strumenti adatti per la misurazione, e per ovvi motivi non poteva rivolgersi a chi di dovere per farla disegnare. Diciamo insomma che abbia abbozzato alla buona e meglio questo schizzo”
-“Ok ma non possiamo perlustrare l’intero parco, ci vorrebbero giorni. E non so neppure come riprogrammare questo dannato aggeggio con le giuste variabili: Josh non è qui ad aiutarci”
-“Si ma rifletti: di quanto mai può aver differito il misterioso disegnatore? Qualche metro? Se già questo calcolo ci ha condotto ad un punto preciso, probabilmente la spada si trova in un altro punto focale nelle vicinanze”
-“Allora forza. Diamoci da fare”.
Le due amiche si avviarono verso gli altri. Il Prescelto le vide arrivare.
-“Allora, avete risolto l’enigma?”, domandò sbadigliando.
-“Tu e i tuoi conoscete questo parco?”, disse Mac decisa.
-“Non nei minimi dettagli”
-“Il luogo non è questo. Dobbiamo cercare qualcos’altro nelle vicinanze. Avete una cartina?”
-“No”
-“Allora ci divideremo lungo quest’asse”, continuò la donna, “Manda un paio di uomini di là, noi cercheremo di qua. Chi trova per primo qualcosa avvisa gli altri”.
Il Prescelto fece un cenno a due ragazzi che si avviarono verso destra. Tutti i restanti proseguirono con Mac e Valery. Colin ormai aveva smesso di protestare.
Non ci volle molto che davanti a loro comparve un’altra opera scultorea. Si trattava di una fontana.
-“La fontana dell’obelisco a quanto pare”, disse il Prescelto indicando l’elemento che sovrastava l’intera opera.
La vasca era circondata da un parapetto guarnito di vasi e al centro una piccola grotta era popolata da divinità fluviali. L’acqua fuoriusciva dalla bocca di un mascherone centrale. Ai lati correvano due scalinate che portavano fino alla scarpata retrostante dove c’era la piattaforma con l’obelisco.
-“Ora si che le cose calzano molto di più…”, esclamò Valery osservando.
-“Che vuoi dire?”, chiese Mac.
-“Che questo obelisco si inserisce meglio nelle linee guida di questa storia. Già per gli egiziani essi erano in collegamento con il culto del sole. Di solito infatti sono coronati da un disco d’oro che rappresenta il sole e simboleggiano il percorso dei suoi raggi fino alla terra. Questo cosa ti ricorda?”
-“L’omphalos”, esclamò Mac.
Valery annuì. Poi continuò a spiegare.
-“Nell’iconografia barocca l’obelisco era il simbolo della stabilità del sovrano e della solidità del suo governo”, la ragazza indicò alla base, “Queste quattro tartarughe simboleggiano proprio questo”.
Gli altri ascoltarono interessati.
-“Guardate in cima”, disse poi.
-“C’è un’aquila”, disse Mac
-“Esatto. Oltre ad essere il simbolo che abbiamo incontrato spesso in questa vicenda, legato com’era ai Teutonici, l’aquila sul disco solare, l’unico essere che potesse avvicinarsi al sole senza subir danno, simboleggiava il sovrano, che mediava fra il cielo e la terra.”, concluse.
-“Sembra che tutto abbia un senso”, notò Mac.
-“Allora che aspettate? Sbrigatevi. Sento che la mia pazienza inizia a vacillare”, disse nervoso il Prescelto.
Mac e Valery si guardarono.
-“Saliamo”, disse infine la donna.
Con calma si avviarono lungo la scalinata fino ai piedi dell’obelisco.
-“Cosa ci dovrebbe essere qui?”, chiese impaziente il Prescelto.
Le due amiche lo ignorarono. Tastavano le superfici in cerca di un segno, di qualcosa che le aiutasse.
-“E’ tutto molto suggestivo ma non vedo nulla di anomalo”, disse poi Mac all’amica.
-“Aspetta…forse qualcosa c’è”, rispose la ragazza. Poi inforcò gli occhiali e si avvicinò allo zoccolo dell’obelisco dove c’era un’iscrizione. “E’ datato 1777. A quell’epoca i geroglifici non erano ancora stati tradotti. Solo nel 1822 verranno decifrati”
Le due amiche alzarono lo sguardo sulla lunga colonna di simboli.
-“Guarda, sono messi a caso, senza un criterio logico.”, continuò la giovane, “E se osservi bene alcuni sembrano…capovolti!”, esclamò.
-“Così il tutto sarebbe passato ancora più inosservato a quell’epoca”, aggiunse Mac.
-“Questa fila…è tutta sbagliata”, disse ancora Valery, assorta nelle sue conoscenze. “Forse…”.
Con un tocco, fece pressione sul primo simbolo della linea. La pietra si mosse con difficoltà, ma lentamente il simbolo fuoriuscì su un piccolo cilindro.
Mac guardò stupita l’amica. Valery le sorrise. Il Prescelto e gli altri si sporsero curiosi.
-“Avanti, fai pressione sugli altri”, disse la ragazza alla donna.
Mac imitò i suoi stessi gesti e tutta la fila di simboli venne fuori su piccoli cilindretti di pietra.
-“Deve essere un sistema a molle”, constatò.
-“Ora ruotiamoli e sistemiamoli nel giusto orientamento”.
Quando ebbero finito si sentì un piccolo clic. Poi restarono tutti in silenzio in attesa.
-“Perché non succede nulla?!”, incalzò il Prescelto.
-“Forse se la piantassi di starci addosso sarebbe meglio!”, urlò Colin che magicamente era riuscito ad allentare il bavaglio.
Provò a dimenarsi ma gli uomini lo tennero stretto e nel trambusto che si creò avvenne tutto in pochi istanti.
La terra sotto i loro piedi tremò per qualche secondo, poi si aprì un passagio in corrispondenza della piccola grotta della fontana. In un baleno tutti vennero inghiottiti da essa assieme all’acqua della vasca e il buio li divorò.





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