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Incroci

di Route 66

(decima parte)

Potete scrivermi a questo indirizzo: us.route66@hotmail.it (siate buoni, è il mio primo racconto!).

MIAMI - FLORIDA 2 GIORNI DOPO

L'elicottero privato atterrò sulla pista dietro la villa, lasciando scendere i tre passeggeri. Gabriel si fermò un attimo ad osservare davanti a sè e gli vennero gli occhi lucidi.
-"Finalmente a casa". Kate le posò una mano sulla spalla.
Tre minuti dopo erano nell'atrio. Il maggiordomo, ancora incredulo, li accolse con tutti gli onori di casa.
-"Signor Walters deve perdonare il mio volto da stoccafisso, ma ancora non ci credo". Gabriel rise.
-"Non preoccuparti Gilbert....anche io non mi capacito ancora di essere qui"
-"Vi faccio preparare un bagno e qualcosa da mangiare....", guardò verso Mac, "...anche per l'ospite?"
-"Si, Gilbert...è il minimo per la persona che ci ha salvato la vita"
-"Vi ringrazio", sussurrò Mac.
-"Sentiti come a casa tua. Kate, le mostri tu la stanza? Io mi assento per qualche minuto", la ragazza asserì col capo.
Gabriel si incamminò col maggiordomo in un'altra sala.
-"Le faccio preparare la camera matrimoniale....sa, la signora....si era disfatta di molte cose", disse timido Gilbert.
-"No. Faremo diversamente". Il maggiordomo lo guardò curioso.


Kate e Mac stavano camminando per il lungo corridoio del piano di sopra.
-"Dunque....è così che vive un milionario", disse Mac.
-"Già. Niente male, no? Ma ti confido che a volte tutto questo mi sta un pò stretto"
-"Stretto non è proprio la parola che comunica tutto ciò, ma...."
-"Eppure è così. Che te ne fai di un castello se poi non puoi viverci in armonia con la tua famiglia? E comunque quando hai una casa troppo grande finisci per non incontrarti mai con chi ci abita", sorrise, introducendo l'amica su una grande terrazza. Mac restò incantata.
-"Io ci starei bene anche da sola....è meraviglioso".
Le due lasciarono che lo sguardo si perdesse qualche minuto tra le villette affacciate sull'Indian Creek, incorniciate dalle stradine alberate e dai giardini di piante tropicali.
-"E' così strano essere qui, dopo il mese d'inferno che abbiamo passato....mi sento fuori posto", disse Kate.
-"Immagina me"
-"Se può confortarti, io che ci sono nata in quest'ambiente, ancora devo abituarmi!", sorrise. Una cameriera le raggiunse, interrompendo la conversazione.
-"Le camere sono pronte e anche il bagno"
-"Grazie Maria". Si ritrovarono a percorrere nuovamente il corridoio.
-"Sai, ripensavo a tutto quello che è successo durante il viaggio, nel laboratorio....è buffo come in un solo mese la mia vita sia cambiata totalmente. Questa esperienza mi ha lasciato un segno molto profondo"
-"Mi spiace che ti abbia sconvolto. Purtroppo le cose brutte vengono sempre tutte insieme"
-"Si, è vero. Mi sono accorta che a volte viviamo accanto a persone che crediamo di conoscere, ma che in realtà non sono come sembrano. Mia madre, Luke....questo viaggio mi fatto capire tanto...anche su me stessa...sono come rinata, come se i miei occhi vedessero ora per la prima volta"
-"Beh, non tutti i mali vengono per nuocere, come si dice. Francamente penso che la verità sia un bene anche quando fa male"
-"Una cosa non mi spiego: che intendeva Kasparov quando ti ha detto "sei come tua madre"?"
-"Ehm....non ne ho idea.....ma che vuoi che importi? E' un pazzo e come lui anche quello che dice"
-"Credi sia ancora vivo?"
-"Lo conosco da tempo ormai e so che riesce sempre a cavarsela. Ce l'avrà fatta anche stavolta".


Gabriel si stava riabituando alla propria camera, quando entrò Gilbert.
-"Signore, anche l'ultima valigia è pronta. Cosa devo farne?"
-"Lasciale nell'atrio"
-"Non vuole che prepari un'altra camera?"
-"Mio caro Gilbert oggi è l'alba di un nuovo giorno! Ho intenzione di apportare dei cambiamenti radicali riguardo a molte cose! Credo che dovrai abituarti a non vedere più Julia tra queste mura, tanto per cominciare"
-"Ci proverò signore", disse abbozzando un sorriso di complicità.
-"Bene....ora non resta che rilassarmi nel mio bel bagno, ma prima vorrei dare questo alla signorina Mac. Dove sono?", chiese facendo svolazzare un assegno.
-"Al piano di sopra....ehm...se permette signore...rimanderei qualsiasi programma per la mattinata"
-"Ma io non ho programmi, sono appena tornato e voglio godermi un pò di riposo"
-"Beh, allora dovrà rimandare anche il riposo...."


-"Allora...ehm...ci vediamo dopo. Sentiti a tuo agio e non farti problemi per nulla, la camera è tutta a tua disposizione, puoi restare quanto vuoi", disse Kate all'amica.
-"Ti ringrazio...".
In quell'istante arrivò agitato Gabriel.
-"Kate mi spiace interrompervi"
-"Che succede? Che hai?"
-"A quanto pare c'è ancora qualcosa da sistemare! Tua madre....oggi terrà la cerimonia per autoeleggersi presidentessa"
-"Come?! E cosa vuoi fare?!"
-"Ancora non lo so....ma di certo fermarla!"
-"Vengo con te"
-"Bene, allora non c'è un minuto da perdere! Ah, quasi dimenticavo....Mac questo è tuo, anche se non credo basterà mai per ringraziarti". L'uomo lasciò l'assegno nelle mani della ragazza. Mac lo aprì e rimase senza parole.
-"Signor Walters...io non...."
-"Oh, adesso non c'è tempo per fare la modesta! Accetalo e basta!", e corse fuori.
-"Mac, scusami tanto....è importante che vada con lui.....ci vedremo quando torno", guardò l'amica negli occhi come se volesse una certezza, ed uscì.

1 SETTIMANA DOPO

La vita di Gabriel e Kate era tornata alla normalità. L'azienda aveva finalmente ritrovato il suo presidente che, spinto da una nuova forza interiore, aveva voluto dare un taglio netto con l'immagine del passato. Inanzitutto licenziando Julia Walters la quale, oltre a veder andare in fumo la sua bella cerimonia fastosamente organizzata, si ritrovò letteralmente in mezzo alla strada.
-"Gabriel è vero, ho sbagliato! Ma l'ho fatto per l'azienda, per noi!"
-"Ne sono certo Julia, peccato non sia più quello d'un tempo...magari saresti riuscita a convincermi"
-"Non puoi cancellare la nostra vita insieme solo per un piccolo errore! Noi siamo una famiglia!"
-"Curioso che tu lo dica....perchè mentre elencavo tutti i tuoi piccoli errori, come li chiami, puntualmente mi chiedevo dove fosse implicito che eravamo una famiglia: quando ti sei portata a letto svariati uomini, quando hai deciso di votarti a party e festini vari, quando hai tralasciato i tuoi doveri di madre o quando hai ordinato a Luke di non farmi tornare a casa per rubarmi l'azienda?", Gabriel scese la scalinata con tranquillità, seguito da una Julia più che isterica.
-"E va bene! Vogliamo essere fiscali? Si, sono colpevole! Povero piccolo Gabriel, l'uomo perfetto che non sbaglia mai! In questo Kate ha preso tutto da te! Io sono sempre stata Satana e voi i poveri angioletti caduti nelle mie spire! Ma non si sono visti mai tutti i sacrifici che ho fatto e tutte le umiliazioni subite per arrivare in cima! Forse non sono stata mai presente, ma almeno non vi ho fatto mai mancare nulla! Se non fosse stato per me l'azienda starebbe ancora annaspando tra quelle quattro società che galleggiano nella feccia!"
-"Ti ricordo che quando ti ho raccolto attaccata al posteriore di uno dei tanti imprenditori a cui giravi intorno, la mia azienda era già inserita tra le leader del settore. E sbagli se pensi che io sia perfetto: il primo grande errore l'ho commesso quando ti ho sposata!".
Arrivarono nell'atrio. Gilbert stava aspettando vicino la porta aperta.
-"Non ti permetterò di farmi questo! Sono tua moglie e membro associato dell'azienda! Ti farò restare col culo per terra!", urlò.
-"E' qui che ti sbagli...vedi, hai commesso tutta una serie di reati che rendono nulla qualsiasi tua rivendicazione in merito....i miei avvocati sono già al lavoro, le carte per il divorzio saranno pronte a giorni e ti conviene non opporre resistenza se non vuoi che il giudice ordini un risarcimento....e considerando i fatti di cui sei complice e colpevole, beh....non credo si tratterebbe di briciole"
-"Brutto pez...! Ti accorgerai cosa significa mettere i piedi in testa a Julia Sinclair! E tu, idiota, porta le mie valigie in macchina, che aspetti?!"
-"Hmm...francamente credo che non mi muoverò di un solo passo....se posso permettermi, in tutti questi anni ho sempre fatto il mio dovere pur non sopportadola...e ora che finalmente ci liberiamo di lei....beh, rimboccati le maniche vecchia gallina acida!".
Gabriel lo guardò divertito. Julia era un pezzo di tizzone incandescente.
-"Idioti! Me la pagherete! Eccome se me la pagherete! Sentirete ancora parlare di me, potete giurarci!", disse trascinando a fatica le valigie fuori casa.
-"Ah, Julia...dimenticavo: dovrai chiamare un taxi, le macchine sono accidentalmente fuori uso!".


Kate finì di caricare l'ultimo scatolone in macchina e si fermò a guardare per l'ultima volta il suo appartamento. Aveva deciso di venderlo: lì dentro c'erano troppi ricordi brutti legati al passato. Anzi, ora che ci pensava, non riusciva a ricordare nessun bel momento trascorso tra quelle mura. Avrebbe dato un colpo di spugna anche in quel caso. E poi non vedeva l'ora di tornare a vivere con suo padre nella casa in cui era nata. Chiuse la porta e saltò in macchina.
Passando per il quartiere, sorpassò l'edificio dove c'era lo studio di Colin. Guardò in su: le imposte erano calate. In fondo quel locale le era sempre sembrato disabitato e anche ora magari poteva esserci qualcuno. Chissà...forse Colin e Mac stavano ridendo e scherzando davanti ad una bottiglia di whiskij. Era passata una settimana da quando l'aveva vista. Dopo quel giorno a casa sua era sparita nel nulla, senza salutarla, senza dire una parola. Beh, in fondo il suo lavoro l'aveva fatto ed era stata pagata per questo, perchè avrebbe dovuto restare? Eppure.... Scacciò questi pensieri dalla testa e accelerò.
Appena arrivata a casa si chiuse in camera oscura. La settimana prossima sarebbe andata a New York per esporre i suoi lavori e doveva finire di sviluppare ancora parecchi rullini. All'ultimo momento, di ritorno dalla loro avventura, aveva deciso di basare la mostra sulle foto scattate durante il viaggio. Che fossero piaciute o meno ai committenti e al pubblico poco importava: aveva passato il mese più intenso della sua vita e lo aveva documentato, avrebbe trasmesso le emozioni che aveva vissuto senza riserve.
Quando gli occhi diedero segno di stanchezza, abbandonò il lavoro e raggiunse il padre nel soggiorno. L'uomo era seduto sul divano e leggeva assorto.
-"Ehi, la mia bambina", Kate gli diede un bacio e si sedette accanto a lui. "Hai un'aria distrutta! A che punto sei?"
-"Penso che ce la farò. Che leggi? Ancora miti e leggende?"
-"No, veramente credo che per un pò mi darò ai romanzi d'amore. Sai, tutte quelle storie folkloristiche, le avventure, gli intrecci e le congiure....ne ho avuto abbastanza. Invece ho bisogno di ritrovare la fede nell'amore...", mostrò la copertina del libro. Kate sorrise, poi ritornò pensierosa.
-"Stai pensando ancora a Mac, vero?"
-"E' che...non so, è sparita così...avrei voluto salutarla almeno"
-"Sicura?"
-"Che intendi?"
-"Sicura che saresti stata pronta a salutarla?". La ragazza scrollò le spalle e raggiunse la finestra.
-"Ci conosciamo così poco e pretendo già di essermi attaccata a lei. Credi sia normale?"
-"Beh, non ci sono regole che stabiliscano un tempo dopo il quale voler bene. Voi vi siete conosciute in una situazione particolare, avete concentrato in un mese quello che due amici vivono in uno-due anni, anzi avete condiviso un'esperienza che non accade nella quotidianità"
-"Pensi che stia reagendo come una bambina e che aspettando un pò di tempo mi passerà?"
-"Questo non posso saperlo, tesoro. Ma puoi scoprirlo tu: raggiungila e parlale"
-"Ah...non lo so....chissà dove sarà ora...e poi..."
-"E poi?"
-"Lei...non mi hai mai dato motivo di pensare che la nostra amicizia potesse continuare anche qui. Voglio dire, in tutto il tempo che siamo state assieme, sono stata sempre io a cercare un contatto...non hai mai fatto un passo verso di me". L'uomo chiuse il libro.
-"Forse i segni c'erano, ma non hai saputo coglierli. Se questa vicenda ci ha insegnato qualcosa è proprio questo: non sempre sappiamo leggere la realtà attorno a noi". Kate rimase pensierosa, con gli occhi persi all'orizzonte. Gabriel la raggiunse e le posò una mano sulla spalla.
-"Kate, lo so che dopo quello che è successo sei sfiduciata verso tutto e tutti, che l'amore e l'amicizia ti sembrano solo un miraggio..."
-"Già"
-"Ma forse guardi gli eventi dall'angolazione sbagliata. In questa storia non ci sono stati solo tradimenti e bugie. Pensa a quello che abbiamo vissuto: durante il percorso abbiamo avuto accanto persone che ci hanno aiutato ad andare avanti, che ci hanno offerto la loro amicizia e comprensione e alla fine siamo ancora qui. Certo, un pò ammaccati e feriti, ma molto più forti. Tutto il male che abbiamo conosciuto non è servito perchè vedessimo il marcio che c'è nel mondo, ma per farci accorgere che esistono persone buone, che c'è ancora speranza". Kate guardò il padre.
-"Come fai?"
-"Come faccio cosa?"
-"Ad essere così, nonostante ti abbiano fatto cadere più volte". Gabriel ritornò a sedersi.
-"Mi conosci, lo sai che sono un sognatore", accese la tv, " e tu sei troppo giovane per smettere di credere nell'amore"
-"Che dovrei fare?"
-"Va da lei, cercala, parlale, picchiala, offendila, o non fare nulla, resta qui....insomma segui il tuo cuore"
-"E' così semplice?"
-"E' così semplice, si".
Kate rimase in silenzio, pensierosa. Gabriel fece un pò di zapping, poi si mise comodo per ascoltare il notiziario. La ragazza lo baciò di nuovo e si avviò alla porta.
-"Sono state arrestate oggi diverse persone che contribuivano ad alimentare il mercato nero di antichi manufatti egiziani. Sembra che alcuni di essi ricoprissero cariche di spicco nella Biblioteca di Alessandria e che abbiano favorito il traffico illecito di molti preziosi destinati al mercato europeo e statunitense. Le autorità, che hanno potuto scoprire e arginare in tempo i danni grazie a documenti e prove schiaccianti pervenute anonimamente, hanno espresso tramite la stampa tutta la loro gratitudine per chiunque fosse stato l'artefice di questo gesto encomiabile. Passiamo ora allo sport....".
Kate sorrise.
-"Alla fine ce l'ha fatta", mormorò.
-"Come dici tesoro?"
-"No, niente. E' una lunga storia".


NEW YORK - 7 GIORNI DOPO

-"Che giornata meravigliosa! La mostra sarà un successone!"
-"Papà non esagerare. Secondo me invece non richiamerà così tante persone"
-"Oh, piantala di essere modesta! La verità è che sei un'artista e oggi se ne accorgeranno tutti! Ah, ho invitato alcuni amici imprenditori, sarà un evento!"
-"A proposito, sicuro che non ti ho creato problemi per il lavoro?"
-"Ma scherzi?! Non me la sarei persa per nulla al mondo!". Il taxi sfrecciò per la strada affollata.
Arrivarono alla galleria prima dell'apertura al pubblico. Quando entrò nella sala Kate rimase a bocca aperta: avevano fatto un ottimo lavoro. Non poteva descrivere quello che provava: vedere per la prima volta i suoi lavori esposti in un'importante galleria d'arte era la realizzazione di un sogno.
-"Tesoro, sono fiero di te. Non importa come andrà oggi: quello che sognavi è diventato realtà".
La giovane si mosse tra le immagini, guardandosi attorno. Le foto sembravano galleggiare nell'aria, per via delle strutture trasparenti che le supportavano e che facevano apparire tutto l'allestimento come una dimensione incorporea.
-"E' perfetto".
A metà mattinata la sala era già piena di visitatori, a dispetto di quello che credeva Kate. Gli ospiti si rivelarono più che soddisfatti: i curatori della mostra avevano pensato a tutto nei minimi dettagli e le foto suscitarono un consenso generale. Nel pomeriggio la ragazza pensò di svignarsela all'insaputa di tutti: certo era molto contenta di come stava andando, ma era troppo snervante dover star dietro a tutti coloro che volevano complimentarsi o discutere della sua tecnica fotografica. Senza contare che per la serata era stato organizzato un cocktail party riservato a personalità competenti in materia: un'altra seccatura! Ma questo era il rovescio della medaglia: bisognava comunque intrattenere i rapporti sociali.
Dopo un'oretta di sonno in albergo si svegliò pronta per affrontare qualunque cosa. Si cambiò d'abito e arrivò al ricevimento fresca come una rosa.
Verso mezzanotte anche gli ultimi invitati andarono via.Quando le luci si spensero, Kate si sedette sfinita: dopotutto era stato meno tragico di quanto credesse, a parte per quell'artista siriano che non le aveva lasciato un attimo di respiro.
Finalmente ora un pò di pace. Si guardò attorno: le luci soffuse facevano sembrare tutto irreale. Gabriel le posò un bacio sulla testa.
-"Ecco la mia grande artista. Hai visto che avevo ragione a puntare tutto su di te?"
-"Già. E' andata bene"
-"E' andata bene?! E' stato un successo! Ma sono a pezzi, torniamo in albergo?"
-"Io...resto ancora un pò. Ti raggiungo dopo"
-"Ok, ma non fare tardi. Complimenti ancora tesoro". Rimase sola.
Si incamminò attraverso quel piccolo dedalo di foto, scrutandole ancora una volta. Una di esse catturò la sua attenzione. Era quella che aveva scattato a Mac quando erano a Manaus, aspettando che Marvin arrivasse con la barca. Sorrise, ripensando a come era riuscita a strappargliela contro la sua volontà. Quegli occhi....Si impose di pensare ad altro. Entrò nella sala adiacente e guardò dalla finestra.
Era strano, pensò Kate, passi una vita a sognare qualcosa, a convogliare le tue energie per realizzare un desiderio e quando questo accade non riesci a goderlo nella sua totalità. Una volta aveva letto una frase: i sogni sono imperfetti, diventano reali, perdono libertà. E ora ne capiva il significato: nel realizzarsi, il suo aveva perso qualcosa, era vero. Ma per come la vedeva lei ne aveva guadagnato qualcos'altro. Non era come se l'era immaginato: era stato ancora meglio. Aveva provato tante di quelle emozioni che invece nei suoi sogni non poteva sentire. Si diresse felice verso l'ingresso. Alcuni organizzatori erano ancora indaffarati a sistemare la sala. Li salutò, ringraziandoli.
-"Signorina Walters". Uno degli addetti la chiamò. "Mi scusi, quasi stavo dimenticando! E' che ho avuto molto da fare"
-"Non preoccuparti, dimmi"
-"Questo è per lei, lo hanno lasciato oggi. Spero non sia importante, come le ripeto me ne ero scordato". L'uomo le consegnò un biglietto. Kate lo aprì.
-"Lo sapevo che non mi sbagliavo quando ho detto che erano dei capolavori. Grazie di tutto.". Sbarrò gli occhi.
-"Chi le ha dato questo?! Era una donna alta, sulla trentina, capelli scuri....?!"
-"Si....mi sembra di si", disse l'uomo colto di sorpresa dal cambiamento improvviso della giovane.
-"Quando lo ha lasciato?!"
-"Oggi, nel pomeriggio....a dir la verità sono arrivati tanti omaggi che....", indicò alle sue spalle, ma quando si voltò vide solo la porta che dondolava, "Accidenti!".
Kate si ritrovò a correre per strada come una furia in cerca di un taxi, anche se a quell'ora si potevano contare sulle dita di una mano. Ne prese uno al volo mentre svoltava l'angolo.
-"Dove la porto a quest'ora, bella fanciulla?"
-"All'aeroporto! E di corsa!". Prese il cellulare dalla tasca e compose il numero dell'albergo. Dall'altro capo sentì una voce assonnata.
-"Si?"
-"Papà sono io, dormivi?". Gabriel scattò in piedi, agitato.
-"Che succede? Tutto ok?"
-"Si, tranquillo! Sto andando all'aeroporto....Mac....ricordi quando ti dissi che non aveva mai fatto un passo verso di me? Beh....l'ha fatto, invece"
-"Kate, io non ci sto capendo nulla, ma.....sono felice che per una volta tu faccia una pazzia". La ragazza sorrise.
-"Grazie".


Arrivò a Miami che era mattino. Quando giunse da Colin era distrutta: aveva le occhiaie e le mancava il fiato. Bussò con le ultime forze rimaste.
-"Kate! Che gioia! Accidenti, stai peggio di me quando sono ubriaco", la fece accomodare.
-"Ti ringrazio, c'è Mac?"
-"No che non c'è....lei non ama questo posto, dice che sembra uno scantinato", si accese un sigaro, "Sempre esagerata! Che posso fare per te?".
Kate battè un pugno sulla scrivania.
-"Maledizione! Non ne faccio una buona! La tempestività non è mai stata il mio forte! Avrei dovuto raggiungerla quello stesso giorno in cui è sparita! Stupida!"
-"Ehi ehi! Calma, ragazza! Che ti prende?"
-"Ho perso la mia occasione", disse con gli occhi lucidi.
-"Suvvia! Come sei drammatica!", Colin sorrise, "Mac è così: sempre sfuggevole. Anche io l'ho vista qualche giorno fa quando mi ha portato l'assegno e poi è sparita"
-"L'assegno?"
-"Già, quella sciocca mi ha lasciato il compenso che spettava a lei....non l'ha nemmeno incassato, ha detto una cosa del tipo -è cambiato tutto- ed è corsa via", Kate lo guardava attonita, "Mi chiedo a volte se la mia vicinanza non le abbia insegnato niente! Quando imparerà che fare la romantica non serve a nulla?! Comunque, ehm...immagino che devo ringraziare te per il denaro.....se può confortarti, una bella fetta....l'ho spedita a chi ne ha più bisogno di me".
Kate era come imbambolata.
-"Dimmi dov'è!", si scosse improvvisamente.
-"Non lo so...se fossi in te proverei al porto, anche se forse...sarà troppo tardi"
-"Grazie mille", ed uscì di corsa.


Kate non aveva mai corso così in vita sua, non riusciva più a respirare, le sembrava che sarebbe morta di lì a poco, ma c'era qualcosa dentro che continuava a mettere in moto le sue gambe, che le faceva battere a mille il cuore, che non le permetteva di essere lucida.
Vide la fila interminabile di barche ancorate al molo e per un attimo si sentì persa. Si fermò qualche secondo, provando a respirare a fondo, poi cominciò a passare in rassegna tutte le imbarcazioni a passo sostenuto. Poteva scorgerne parecchie altre che avevano già lasciato il porto. Se Mac fosse stata su una di quelle....
Poi notò qualcosa in lontananza. Affrettò il passo. Il sole le accecava gli occhi, ma vide una figura sulla barca vicina. Quando la raggiunse non c'era nessuno, ma sorrise: avrebbe riconosciuto quel ponte fra mille. Salì gli scalini con le gambe tremanti. Dalla cabina proveniva un forte odore di caffè. Scese sotto coperta, lottando con un'emozione strana e forte che le annebbiava la testa. Mac era in cucina. Quando sentì i passi si voltò di scatto.
-"Kate!". Si aspettava chiunque tranne lei. Rimase impietrita con una tazzina in mano, guardando l'amica ferma sulle scale.
-"Accidenti, sono riuscita a farti restare di sasso", disse affannata. Mac si riprese.
-"Oddio, scusa. E' che eri l'ultima persona che mi sarei immaginata di vedere"
-"Già. Sei sparita come una ladra, dopo quel giorno"
-"Mi dispiace, io non...". Kate la interruppe.
-"Tu cosa? Ti hanno chiamato per un'altra missione? Un tuo parente era in fin di vita? Dovevi salvare il mondo? Perchè, a parte uno di questi casi, non c'era ragione di andartene a quel modo". Mac non rispose: vide Kate sudata, senza fiato, con lo sguardo intransigente. Riprese ad armeggiare in cucina.
-"Scusa, hai ragione"
-"E' tutto qui quello che sai dire? Non ho fatto tutta questa strada, abbandonando la mia mostra a New York in piena notte e correndo come una pazza fin qui per sentirmi dire che ho ragione!". Mac si voltò.
-"E allora cosa vuoi sentire? Ti ho già chiesto scusa, non vedo che altro potrei dirti", prese una cassetta deponendovi degli attrezzi.
-"Tanto per cominciare puoi spiegarmi perchè non hai incassato l'assegno oppure perchè sei venuta fino a New York"
-"Kate...ascolta, imbarcarci in questo discorso non ci porterà da nessuna parte, credimi". Kate la raggiunse esasperata.
-"No! Questo tuo atteggiamento non ci porterà da nessuna parte!", urlò, "Perchè eri alla mostra?! E non dirmi che è stato l'amore per l'arte perchè non è credibile!". Mac non rispose, continuò in quello che stava facendo, poi fece per uscire sul ponte.
-"Perchè non hai preso i soldi? Cosa è cambiato?!"
-"Come, scusa?"
-"Hai detto a Colin che non potevi prenderli perchè era cambiato tutto! Tutto cosa?!", la trattenne per un braccio.
Quando Mac si voltò vide gli occhi velati di lacrime della ragazza, quegli stessi occhi che le fecero crollare le difese la prima volta che li guardò e che la stavano lasciando spiazzata anche ora. Fu un attimo. La prese tra le braccia e la baciò.
Quel bacio....Dio solo sa quante volte avrebbe voluto rubarglielo e ora finalmente si era arresa ad esso. E c'era qualcosa....non una sensazione, ma mille....un calore che non aveva mai sentito, una spinta così forte, l'attesa finalmente placata e con essa la tensione che portava...d'improvviso la mente era come esplosa, non c'erano più regole o stupidi ragionamenti che tenevano.
Poi si fermò, appoggiò la fronte a quella di Kate e chiuse gli occhi.
-"Questo si che cambia tutto", disse Kate, sorridendo. Prese il volto di Mac tra le mani. "Perchè sei scappata?"
-"Avevo...paura", rispose piano, senza aprire gli occhi. Non ancora. Non ce la faceva.
-"Di me?"
-"Di tutto. E'...è la prima volta". Kate sorrise.
-"Lo è anche per me".
Rimasero qualche secondo in silenzio. Kate prese le mani dell'amica e le intrecciò alle sue.
-"Mac", sussurrò.
-"Hmm?"
-"Apri gli occhi".

FINE





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