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Incroci

di Route 66

(terza parte)

Potete scrivermi a questo indirizzo: us.route66@hotmail.it (siate buoni, è il mio primo racconto!).

IBARRA - ECUADOR

Due giorni dopo, l'equipaggio, spossato dal viaggio e provato dalle insormontabili incompatibilità caratteriali, si apprestava a mettere finalmente piede a terra. Chi pensa che la frase "è meglio viaggiare in barca solo con gli amici più stretti" sia solo una sciocchezza, probabilmente non ha mai navigato con degli sconosciuti. O peggio non ha mai fatto da paciere tra due fuochi. Ed era proprio quello che toccava a Kate. Dalla sera della cena con relativa ramanzina, le cose erano tutt'altro che migliorate. Ormai sia Luke che Mac cercavano ogni pretesto per attaccarsi e, consci del fatto che la ragazza avrebbe messo fine alle loro discussioni, sembrava quasi che si dessero appuntamento altrove per potersi rimbeccare. Se Kate avesse potuto, avrebbe fatto un tuffo e abbandonato quella barca di dannati, ma a mente fredda si era convinta che non sarebbe stata una buona idea.
Quando la terra ferma fece capolino davanti ai loro occhi, tutti e tre seppero per la prima volta cosa volesse dire essere naufraghi.
Una piccola insenatura accolse l'imbarcazione e il contatto dei piedi con la sabbia dorata fu la sensazione più bella degli ultimi giorni. Tre uomini erano sulla riva ad aspettarli. Luke aveva predisposto che si aggregassero a loro dei boys locali in modo da alleggerire il carico sulle spalle. Mac non aveva obiettato: in fondo non aveva tutti i torti e poi c'erano meno possibilità che il giovane avesse a che fare con lei.
Questa volta per raggiungere Ibarra nell'entroterra della regione si sarebbero affidati solo alle loro giovani gambe, cosa che sconvolse non poco sia Kate che Luke. Ma questi erano i fatti ed era noto a tutti che l'impresa non sarebbe stata una scampagnata. In due giorni di cammino sarebbero giunti a destinazione e Mac sapeva di non poter pretendere troppo dai suoi compagni, per cui fissò delle tappe in più sul percorso, cercando di alleggerire i carichi e tagliando per scorciatoie.
Luke si guardò i piedi: due scarponi sformati erano i suoi nuovi compagni di viaggio che Mac, controvoglia ma costretta, aveva scovato per lui. Di certo non poteva affrontare un tragitto del genere, tra foresta e montagna, con le sue scarpe tirate a lucido, per quanto avrebbe voluto vederlo steso a terra che si massaggiava i piedi doloranti. Ma quando era partito Luke si aspettava tutto tranne che finire nelle mani di una cacciatrice di taglie, che percorreva rotte di contrabbando, o di camminare per miglia e miglia tra disagi di ogni sorta.
Kate stava indossando a fatica il suo zaino e rimase a fissare Mac: questa volta aveva portato con sè qualcosa in più di una semplice sacca. Le tasche dei pantaloni erano goffe e Dio solo sapeva cosa contenevano. Alla vita una cintura reggeva una fila interminabile di munizioni, nonchè una frusta arrotolata su un lato; sulle spalle un'imbracatura di pelle si intrecciava sotto le braccia per terminare in due fondine. Il tutto appesantito dal carico dello zaino che, poteva giurarci, nascondeva altre sorprese.
-"Aspetta ti aiuto", Mac le era andata incontro vedendola in difficoltà, ma Kate era ancora imbambolata. "Tutto bene?"
-"Si...credo. Ma come fai a portare tutto quel peso?"
-"Non è poi così pesante, sai?", rispose abbozzando un sorriso, "Ecco fatto. In marcia gente".


I due giorni di cammino passarono più velocemente di quanto avevano immaginato. I tre uomini che gli accompagnavano si erano rivelati piuttosto volenterosi e avevano facilitato anche la camminata al resto del gruppo. Mac era stata più silenziosa che mai, limitandosi a parlare con una delle guide e cercando di evitare sia Luke che Kate. Il giovane era ben contento di non averla tra i piedi e aveva cominciato ad esporre a Kate tutta una serie di pensieri che gli affollavano la mente di recente, tra cui quello di fare un viaggetto loro due soli. Kate, dal canto suo, era rimasta stupita dagli atteggiamenti di entrambi.
Una volta giunti nei pressi di Ibarra, Mac finalmente parlò:
-"E' meglio se ci accampiamo fuori della città. Eviteremo fastidi"
-"Non ti viene in mente che invece i fastidi possiamo averli stando qui fuori all'aperto piuttosto che in un comodo hotel?!", sbottò Luke.
-"Non credo sia una saggia idea e comunque abbiamo il necessario per poter sostare qui", Mac cercò di mantenere la calma.
-"Me ne frego di quello che abbiamo con noi! Stiamo camminando da due giorni e non ce la facciamo più, vogliamo solo mangiare e dormire in un posto decente!"
-"Stammi bene a sentire, credi che io mi diverta a farvi vivere come dei ricercati? Ma il fatto è che non possiamo rischiare di trovarci nei guai! Se qualcuno sta seguendo suo padre sta anche mettendo insieme il puzzle e noi ora ne facciamo parte!"
-"Sai che ti dico? Se prima ho cercato di convivere con questa tua specie di girl power ora ne sono arcistufo! Mettiamola così: questa spedizione la finanzio io e io decido d'ora in avanti come procedere. Discorso chiuso". Luke prese lo zaino e raggiunse gli uomini che erano rimasti in disparte ad osservare la scena.
Kate, che non era affatto intervenuta, si avvicinò a Mac sfiorandole il braccio in segno di comprensione, ma la donna lo ritirò con rabbia e si incamminò.

Alla fine le uniche camere disponibili erano quelle di una modesta pensione. Un pò misera per i gusti di Luke, ma sempre meglio che dormire nella foresta. Il giovane, senza neanche interpellare gli altri, si piazzò nella matrimoniale con Kate. Stranamente era piuttosto euforico e non faceva che cercare la sua compagnia.
-"Oh, piccola! Non dirmi che ce l'hai ancora con me per stamattina?!". Erano entrambi sul grande letto a due piazze e Kate si era girata dandogli le spalle.
Vedendo che la giovane non rispondeva, incalzò: "Andiamo, se l'è meritata! Non posso credere che con tutti i mezzi a disposizione dobbiamo viaggiare come barboni! Ho cercato di avere il meglio e dovrei sentirmi anche in colpa?"
Kate si voltò e lo fulminò con lo sguardo: "Ti odio quando fai così. Sai essere l'uomo peggiore di questa Terra", e si rigirò.
-"Hmm...ora fai l'imbronciata ma forse so io come calmare il tuo spirito", così dicendo si avvicinò alla ragazza cominciando a baciarle il collo.
-"No, Luke! Non è con qualche effusione che puoi sperare di cancellare quello che è successo oggi!". Kate si alzò e indossò un maglione sulla t-shirt.
-"E ora dove diavolo vai?!"
-"Vado a prendere un pò d'aria fresca!", e sbattè la porta alle sue spalle.
-"Ah! Chi capisce le donne è bravo!". Luke si gettò rassegnato sul cuscino e dopo poco si addormentò.

Kate scese le scale di legno decrepito che portavano in quella che doveva fungere da hall. I padroni avevano lasciato accese alcune luci e, seppur a malapena, si riuscivano a scorgere le sagome del mobilio. Di fronte al banco della reception, dietro cui il custode si era addormentato, c'era una piccola saletta. I divani che la arredavano erano ormai dei pezzi d'epoca, ma c'era una calda atmosfera. Negli angoli delle piccole palme conferivano quel tipico aspetto esotico all'ambiente e in fondo, vicino alla grande vetrata a tutta parete, c'era un pianoforte che aveva visto tempi migliori. Muovendosi piano per non svegliare il custode, la giovane si avviò al piano e sedette sullo sgabello. Notò che al bancone del bar c'era ancora un garzone che stava finendo di sistemare i bicchieri.
-"Non le spiace vero?", disse sottovoce, alludendo al piano.
-"No, figurati", sorrise il ragazzo.
Kate posò le dita sui tasti color avorio e scoprì con stupore che, nonostante l'aspetto, il piano era accordato e in buono stato. Rimase a far ondeggiare le mani per un pò, creando una morbida melodia. Poi il ragazzo sussurrò: "Molto brava. Scusa ma ora vado a dormire, tu resta se vuoi. Ti lascio in compagnia", disse facendo un cenno con la testa.
Kate si voltò e vide che su uno dei divani in penombra c'era Mac. Era semisdraiata e aveva una bottiglia di cognac quasi vuota in mano.
-"Da quanto è qui?", chiese.
-"Da quando abbiamo finito di servire la cena. Il bar apre a quell'ora".
Il giovane se ne andò e Kate si alzò per raggiungerla.
-"Mac che fai qui?"
-"Non sapevo fossi così brava col piano...", Kate la guardò severa, "Si stava un pò stretti in camera. E tu invece?"
-"Già, anche da me si stava un pò stretti", rimase un istante in silenzio, "Mi dispiace per oggi"
-"Non preoccuparti. Sono abituata a gente come lui. Sapevo che saremmo arrivati a questo"
-"Domani proverò a parlargli...magari a mente fredda..."
-"No...è dall'inizio che voleva farlo, mettermi con le spalle al muro e far valere la sua autorità. Non tornerà sui suoi passi", la donna fece un altro sorso di liquore.
-"Mac, dammi questa bottiglia. Vorresti ubriacarti per Luke?!"
-"Già, sarebbe il colmo no? Ma ti assicuro che lui è l'ultimo dei miei pensieri"
-"E ti andrebbe di dirmene uno?". Mac guardò Kate negli occhi.
-"Hai degli occhi bellissimi"
-"Hmm....ti ringrazio anche se non credo che tu ti stia votando al cognac per i miei occhi"
-"Ho sonno....ci vediamo domani ok?". Posò la bottiglia sul tavolino e si sdraiò sul divano. Chiuse gli occhi senza neanche aspettare la risposta della ragazza.
Kate le tirò su la coperta che aveva ai piedi e le scostò una ciocca di capelli dal viso.
-"Buona notte", sussurrò.

Mac si svegliò in camera che era già mattino inoltrato e con un forte mal di testa. Come fosse arrivata fin lì era un mistero, perchè l'ultima cosa che ricordava era di essersi addormentata giù nella sala da tè. L'enigma fu svelato dopo che trovò un biglietto vicino al letto. Kim, la guida, avvertito dal garzone del bar, l'aveva portata via prima che arrivassero i clienti dell'albergo per la colazione. Doveva dire che con Kim aveva instaurato subito un buon rapporto. Lui non parlava bene inglese, ma entrambi conoscevano lo spagnolo. Le aveva raccontato che per mantenere la sua famiglia doveva arrotondare lo stipendio facendo saltuariamente da guida ai turisti, perchè con il suo lavoro di operaio a Quito non riusciva ad arrivare a fine mese. Quando parlava della sua condizione non ostentava rammarico nè disperazione, ma forza di volontà e tenacia. Era tipico delle grandi persone, umili ma coraggiose. Mac ne aveva conosciute poche nella sua vita.
La mattina era soleggiata e faceva piuttosto caldo. Il gruppo aveva già fatto colazione e aspettava nella piazzetta antistante l'albergo. La donna prese al volo una barretta di cioccolata nello zaino e raggiunse gli altri.
-"Bene, ora ci siamo tutti", esordì acido Luke.
-"Dov'è Kate?", chiese Mac ignorando la frase del ragazzo.
-"E' andata a riempire la sua borraccia. Che si fa?"
-"Beh, cominciamo a cercare in giro". Mac prese la carta che aveva con sè e parlò con la guida.
-"Cosa dice?", esordì qualche minuto dopo il giovane, sentendosi escluso.
-"Ho chiesto alcune delucidazioni sul posto"
-"E allora?"
-"Allora ci divideremo come stabilito in gruppi di due", Mac alzò il volto dalla carta e rimase cupa.
-"Che c'è ora?!"
-"Kate ci sta mettendo troppo tempo". La donna si incamminò, accelerando il passo man mano che si avvicinava.
Raggiunta la fontana, raccolse la borraccia da terra. Subito arrivarono anche gli altri.
-"Dov'è?!", incalzò Luke. Mac esaminò qualche secondo il terreno intorno a loro, poi disse: "E' stata presa"
-"Cosa? Vuoi dire che l'hanno rapita?".
Mac non rispose, si limitò a dire qualche incomprensibile frase in spagnolo alla guida che, dopo aver asserito col capo, prese a correre con gli altri due uomini in una direzione.
-"Andiamo. Dobbiamo ritrovarla"
-"Già, ma come? Qui intorno ci sono chilometri e chilometri di foresta! Potrebbe essere ovunque!"
-"Tanto per cominciare non è qui! Vedi? Abbiamo già escluso una possibilità!", disse Mac con tono ironico.
-"Brava, riesci a fare del sarcasmo anche in situazioni del genere!"
-"Senti, sarai anche tu che hai i soldi, ma ora come ora non sei in grado di trovare Kate senza di me, quindi sta zitto e seguimi". Luke non obiettò. Si incamminarono con passo svelto, inoltrandosi nella foresta.

-"Vorrei capire in base a cosa stiamo andando da questa parte!". Luke era un bagno di sudore, gli scarponi pieni di terra, e desiderava solo tuffarsi nella sua piscina privata a Miami.
-"Stiamo seguendo queste orme, se ancora non te ne sei accorto", rispose Mac, continuando a farsi largo tra il fogliame.
-"Già le orme! Non so come tu faccia a capirci qualcosa, c'è solo fango qui!"
-"Sono due uomini, di cui uno a cavallo. Forse hanno un rifugio all'interno. Si stanno inoltrando parecchio"
-"Non sapevo che fossi anche una Giovane Marmotta! Sei sicura che non ci perderemo?!"
-"Non ci perderemo"
-"Beh, qui è tutto così uguale che mi sembra un labirinto". Luke superò Mac e prese a osservare la vegetazione, poi si girò con un sorriso beffardo: "Non pensi che questo tuo stile di vita sia piuttosto demodè?!". Mac lo scrutò con aria interrogativa.
-"Voglio dire, fare l'avventuriera mercenaria è un pò ridicolo ai giorni nostri! Ci sono altri modi per fare soldi sai?"
-"Per esempio come fai tu?"
-"Per esempio. E non metteresti neppure a rischio la tua vita"
-"Cos'è, un'offerta di lavoro?"
-"Ah ah ah ah, no! No per carità! Anche se forse un posticino in azienda te lo troverei..."
-"Tu credi di essere più furbo degli altri, non è vero?"
-"Beh, credo che, per essere dove sono, ci sia voluto un pò più di una semplice competenza in materia. Quindi...si"
-"Accidenti, mister modestia in persona"
-"Questa è la società. Le regole sono crude e la gente non guarda in faccia a nessuno"
-"E' questo il tuo slogan? Se vuoi qualcosa ottienila con ogni mezzo, anche a scapito degli altri?"
-"Mi dispiace svegliarti dai tuoi bei sogni, ma si, è così". Luke si fermò un attimo, aveva il fiato corto e si appoggiò ad una roccia.
-"Beh, a me dispiace dirti che ora non sei nella tua bella società. Sei in terra straniera, nella foresta, e che tu ci creda o no, anche qui ci sono delle regole. Ma del tutto nuove dalle tue: qui sopravvive il più forte". Lo fissò negli occhi e per un secondo le sembrò di percepire un guizzo di paura nello sguardo del giovane.
Luke fece un sorso dalla sua borraccia, poi disse: "E' per questo che hai portato dietro tutto un arsenale? Quella per esempio a che ti serve? E' per le belve feroci?!", indicò la frusta alla cintola della donna e rise di gusto alla propria battuta.
Mac con un gesto fulmineo la srotolò e sferrò un colpo rapido all'altezza del braccio del giovane. Luke rimase con gli occhi sbarrati per la paura, che divenne sollievo quando vide ai suoi piedi un serpente semimorto.
-"Tanto per cominciare, serve per questi. Ora muoviamoci".

Dopo aver seguito le tracce per un pò i due si fermarono.
-"Che c'è?", chiese Luke. Dal tono della sua voce Mac riusciva a percepire delle vibrazioni di timore.
-"C'è del fumo. Ci siamo". Fece segno al giovane di stare zitto e di seguirla.
Appostati dietro la vegetazione, videro una casa di legno dal cui comignolo usciva del fumo. Fuori c'erano una moto e, legati ad un albero, due cavalli. Mac sfoderò una pistola e disse sussurrando:
-"Tu resta qui in silenzio. Se non mi vedi uscire entro venti minuti, scappa". Più chiara di così non poteva essere e Luke non ebbe bisogno di aggiungere altro. La vide allontanarsi come un felino: silenziosa e circospetta.
Raggiunta la casa, Mac esaminò il perimetro come meglio potè, girando intorno ai quattro lati: due uscite su due lati opposti, tre finestre di cui una illuminata. Si sporse appena per riuscire a vedere dentro: c'erano tre uomini che giocavano a carte.
Girò su un lato, tagliò alcuni fili della moto e raggiunse l'ingresso principale. Sfoderò la seconda pistola, salì gli scalini e assestò un calcio deciso alla porta che, per tutta risposta, si aprì sbattendo.
-"Mac!"
-"Kate! Tutto bene? Tu alza le mani e non muoverti. Vai contro il muro". Nel frattempo gli uomini nella stanza accanto, sentendo il trambusto, erano comparsi.
-"Fermi voi, se non volete ritrovarvi un bel decoro al centro della fronte".
L'uomo che era con Kate aveva alzato le mani e si era messo contro il muro, con un'aria più incredula che impaurita.
-"Mac metti giù le pistole, queste persone non vogliono farmi del male"
-"Ma che...? E allora perchè ti hanno rapita?"
-"Rapita? Loro mi hanno solo accompagnato fin qui, volevano farmi vedere una cosa".
La donna abbassò finalmente le armi, mostrando un' espressione piuttosto sorpresa.

-"E allora la borraccia per terra? Il fatto che sei sparita così nel nulla?", Mac cercava di rimettere insieme i pezzi.
-"Ah, la borraccia! Quella mi sarà caduta quando sono salita a cavallo!". Kate sorrise e raccontò i fatti.
-"All'inizio quando mi si avvicinò quest'uomo ebbi un pò di timore, mi chiedeva di seguirlo e sinceramente poteva essere chiunque", indicò uno dei tre che Mac aveva visto giocare a carte. "Poi quando mi ha detto che riguardava mio padre mi son detta: al diavolo, forse riuscirò a scoprire qualcosa"
-"Ti rendi conto che avresti potuto cacciarti nei guai?!", Mac aveva uno sguardo severo.
-"Si, ma ho voluto rischiare lo stesso"
-"Io non ci sto capendo niente". Luke era seduto su una sedia e si passava il fazzoletto sulla fronte umida, ancora agitato.
-"Però qualcosa non mi torna. Come sapevano che eri tu la figlia di Gabriel Walters?"
A quel punto l'uomo che era con Kate parlò.
-"Grazie a questa", mostrò una foto che ritraeva Kate con suo padre prima che sparisse, "Io sono Burt e ho aiutato suo padre qui in Ecuador".
L'uomo era sulla quarantina, il volto scuro dal sole e segnato di certo da molte vicende. La sua voce emanava tranquillità e sicurezza, forse per questo Gabriel aveva fatto affidamento su di lui, pensò Mac.
-"Che vuol dire ha aiutato? Si può sapere che diavolo sta succedendo? Perchè inseguono suo padre e soprattutto dov'è ora?!", disse la donna con decisione.
-"Gabriel sta scappando e vi sta lasciando degli indizi. Il mio compito era quello di dare a Kate questo", aprì un mobile di legno scuro da cui prese un diario piuttosto malconcio e chiuso da lacci. Kate lo prese e lo guardò, poi lo strinse a sè, come se in realtà stesse abbracciando suo padre. L'uomo continuò:
-"Non chiedetemi altro perchè in effetti non so altro. Faccio parte di questa storia ma sono solo un tassello, come molti altri. Lui sapeva che sua figlia si sarebbe messa sulle sue tracce e per questo ha fatto in modo che lo riuscisse a seguire".
Gli occhi di Kate erano velati di lacrime, era contenta ma allo stesso tempo aveva paura, perchè man mano che metteva insieme i pezzi si rendeva conto che suo padre era davvero in pericolo.
-"Io invece credo che tu ci stia nascondendo qualcosa, non è così uomo della foresta?!", sbottò Luke, "Avanti, tu sai molto di più di quello che vuoi farci credere! Dov'è il signor Walters?!", così dicendo si lanciò sull'uomo prendendolo per la gola.
-"Fermati! Sei fuori di testa?!", Mac era corsa ad intervenire. Lo staccò da Burt in tempo, prima che potesse fargli davvero del male.
-"Brutto figlio d'un cane! Dì la verità, l'hai rapito per ottenere un bel riscatto!", Luke continuava a scalpitare sotto la presa ferrea di Mac.
-"Basta Luke, finiscila! Burt ci sta solo aiutando!", ora negli occhi di Kate c'era rabbia.
-"Ora piantala! Andiamo a prendere un pò d'aria", Mac aprì la porta e lo spinse fuori. Poi Kate parlò:
-"Mi dispiace.... non era in sè". L'uomo si massaggiò la gola.
-"Dispiace a me. E' chiaro che non è una siutazione facile. Kate, posso solo dirti che tuo padre è in gamba e sa cavarsela. Quando mi ha parlato di te aveva negli occhi una luce....ti ama tanto e ha fiducia in te, sa che lo troverai".
Burt prese le mani della ragazza nelle sue e la guardò negli occhi, "Ha bisogno d'aiuto e solo tu puoi darglielo. Prendi questo diario e trovalo". Una lacrima rigò il volto della giovane.
-"Grazie Burt", disse abbracciando l'uomo. In quel momento entrò Mac.
-"Dobbiamo andare". La ragazza prese con sè il diario, avviandosi alla porta.
-"Kate...sta attenta. Il nemico è ovunque e ha tanti volti. Anche quello che ti appare sincero può rivelarsi fatale". Tacque qualche secondo poi aggiunse:
-"Percorrete le vie meno battute. Se siete andati in giro a fare domande sanno già che siete qui".
La ragazza guardò l'uomo negli occhi per un'ultima volta e uscì. Burt sospirò e si appoggiò al tavolo. Mac era rimasta ad osservarlo.
-"Allora, chi sei tu? Per chi lavori?", lo guardava fisso, aspettando una risposta esaustiva, e la ebbe.
-"Diciamo che aiuto le persone in difficoltà".
A Mac non serviva altro: nei suoi occhi poteva riconoscere solo la fierezza di chi combatte per la causa giusta. Prima di uscire lasciò sul tavolo delle monete.
-"E quelle per cosa sono?"
-"Devi scusarmi, ma avevo manomesso la tua moto". L'uomo sorrise, ricambiato.
-"Buona fortuna".

Ritrovarono Kim con gli altri due boy sulla via del ritorno, sollevato di notare che stavano tutti bene. Ripresero il cammino diretti alla barca. Avevano da percorrere parecchie miglia nella foresta e per giunta l'umidità era aumentata notevolmente, rendendo la calura insopportabile.
-"Ci fermiamo qui per la notte, ormai è tardi per continuare e per giunta siamo tutti stanchi". Mac posò lo zaino a terra e gli altri la imitarono.
Qualche ora più tardi Luke aveva ripreso la sua abituale calma e stava convogliando nuovamente le sue energie in quelle attività che riuscivano a proiettarlo lontano dal gruppo: il suo lavoro davanti al pc, interrotto sul più bello a causa degli eventi, lo riassorbì, come pure le telefonate di lavoro che, grazie al telefono satellitare, poteva continuare a ricevere anche nella foresta. E proprio dopo una di queste, annunciò agli altri che doveva rientrare a Miami.
-"Cosa? Stai scherzando?!", Kate era incredula.
-"Mi dispiace Kate, ma è davvero importante. La società ha bisogno di me, verranno degli importanti compratori da Washington"
-"Ma certo, la società ha bisogno di te", disse la giovane facendosi scura in volto.
-"Senti, cerca di capire, sono affari molto seri. E poi qui non sono di grande aiuto, Mac sa cavarsela egregiamente da sola". La donna era rimasta in silenzio ad osservare la scena.
-"E non pensi a me? Ho bisogno del tuo supporto!"
-"Mi dispiace, Kate. Ma ormai è deciso. Domattina prenderò il primo volo per Miami", e chiuse il discorso.
Quando calò la sera Kim accese un fuoco. Era rimasto ben poco cibo negli zaini, le provviste erano state dimezzate durante il tragitto d'andata. Tuttavia le scorte di frutta che avevano portato i boy bastarono a calmare i crampi di fame che, passata la tensione, si erano fatti sentire.
Dopo aver mangiato crollarono tutti. Indubbiamente erano stati dei giorni faticosi. Solo Mac rimase sveglia: non si sentiva sicura e preferiva tenere gli occhi aperti. Le parole di Burt l'avevano lasciata un pò titubante e mille domande le affollavano la mente. In effetti la possibilità che li stessero tenendo d'occhio l'aveva messa in conto già da quando aveva capito che dietro la sparizione di Gabriel ci fosse un tentativo di fuga. Chiunque fossero le persone da cui scappava di certo ora sapevano che loro lo stavano cercando. Avrebbe voluto sapere qualcosa di più che riuscisse a far luce sul fatto, ma per ora non sarebbe arrivata a nulla di plausibile. Per esperienza sapeva che questi casi dovevano seguire un loro percorso: a tempo debito tutti i nodi sarebbero venuti al pettine. Fissò il diario che Kate stringeva a sè. Forse lì c'era la soluzione a tutto o quantomeno la risposta a molti interrogativi. La luce del fuoco danzava sul volto sereno della ragazza. Ora, mentre dormiva, sembrava quasi che tutto quello che avevano passato fosse stato solo un sogno. Si domandò quanto ancora avesse dovuto soffrire.
Mentre tutti questi pensieri le affollavano la mente, vide che l'amica stava avendo un sonno piuttosto agitato: parlava appena e si rivoltava nel suo sacco.
-"No! Papà, noooo!", la ragazza si alzò di scatto, con la fronte sudata e il respiro affannato.
Mac la raggiunse, facendo piano per non svegliare gli altri.
-"Kate...tutto bene? E' stato solo un brutto sogno", si inginocchiò, posandole le mani sulle spalle.
-"Io...si...ho avuto un altro incubo". A queste parole Mac si chiese se Kate avesse ogni notte questo genere di sogni.
-"Tuo padre?"
-"Si, ancora....che moriva", la ragazza si passò una mano sugli occhi per cacciare via le lacrime che volevano uscire.
-"Kate...guardami", Mac le alzò il volto e la costrinse a perdersi nei suoi occhi, "Ti prometto che lo troveremo. Lui è vivo, capito? Vivo".
Kate si rese conto che quello sguardo era molto più che una promessa, era una conferma. Abbracciò l'amica, ringraziandola.
Superato il primo momento, in cui imbarazzo e stupore facevano a gara per il primo posto, Mac la cinse con le sue braccia, infondendole di nuovo coraggio.

Era mattino presto quando il gruppo riprese il cammino. Mac si sentiva stranamente inquieta. C'era qualcosa nell'aria che la rendeva nervosa. Gli altri, invece, mostravano una calma quasi anormale, merito forse della bella dormita.
A metà starda, le sue inquietudini erano diventate qualcosa di più. E Kim aveva letto nei suoi pensieri meglio di chiunque. Le si avvicinò mentre camminavano, sussurrando per non farsi sentire dal resto del gruppo.
-"La foresta è stranamente silenziosa oggi". Mac si limitò a fare un cenno d'assenso col capo.
-"E' da quando abbiamo ripreso il cammino", disse ancora Kim e tacque qualche secondo per poi riprendere, "Quanti pensi che siano?"
-"Non so, forse una mezza dozzina"
-"Come ci muoviamo?"
-"Ci stanno tenendo d'occhio, sono alle nostre spalle. Facciamo come se nulla fosse per un pò"
-"Dico ai miei di stare davanti, noi chiudiamo la fila"
-"Sta attento, potrebbe essere un segnale per loro". Quando i boy ebbero raggiunto Mac, questa si staccò da loro per parlare con Kate.
-"Tutto a posto?"
-"Si, stamattina mi sento un pò meglio grazie", sorrise.
La donna indietreggiò e riprese a camminare con Kim. Luke notò qualcosa.
-"Ehi, voi due là dietro! C'è qualcosa che non va?" , nello stesso istante Mac sentì qualcosa sibilare nell'aria e le grida dei boy davanti a loro.
-"Che succede?", Kate divenne scura in volto. Vide dietro di lei Kim e Mac che correvano, incitando lei e Luke a fare lo stesso.
Raggiunsero i corpi dei poveretti stesi a terra. Mac si chinò e vide un ago conficcato nel collo di entrambi.
-"Cianuro", lo sguardo di Kim si fece cupo, "Avanti non c'è tempo da perdere. Kim tu va avanti con loro, io vi copro le spalle". In preda al panico più totale, sia Luke che Kate, si affidarono completamente a quello che era stato deciso.
-"Forza", Kim tirò via la ragazza iniziando a correre.
-"Mac!", Kate si era voltata guardando l'amica con occhi timorosi. Mac la tranquillizzò, cogliendo la sua silenziosa domanda, abozzando un cenno con la testa prima di vederla sparire con gli altri.
-"Finalmente un pò di movimento", si disse. Vide un paio di uomini correre nella sua direzione. Sorrise, sfoderando la frusta, che fece un piccolo schioppo per terra. I due si lanciarono su di lei con le armi bene in vista. Con due rapide sferzate la donna fece finire i loro macheti al suolo.
-"Bene! Ora veniamo a noi", lanciò il suo cappello a debita distanza e fece scrocchiare le dita.
Il primo uomo sferrò un pugno che finì a mezz'aria. Mac si abbassò in tempo e lo colpì allo stomaco con un destro ben piazzato. L'altro era riuscito a prenderla per le spalle impedendole di muovere le braccia, ma la donna si divincolò riuscendo a ferirlo in faccia. Una volta libera, gli assestò una scarica di pugni che lo fece cadere sfinito a terra. Il primo uomo, vedendo la scena, era indietreggiato cercando di ponderare le sue scelte. Sfoderò un coltello sperando di impressionare Mac, ma questa, con abilità di gesti, scansò i suoi colpi: corti e ben localizzati, dimostravano che l'uomo, seppur mercenario, non era uno sciocco. Infatti riscì a bloccarla, puntandole l'arma al torace. Per un pò rimasero fermi, le mani che si sfidavano per avere la meglio. Poi Mac con un gesto inaspettato sferrò un calcio al ginocchio del rivale, che crollò, permettendole di conficcargli il coltello nella schiena. Nel frattempo il secondo uomo si era ripreso, anche se ancora barcollante. Prima che la donna potesse fare qualcosa, fischiò. Era un segnale.
-"Accidenti a te!", esordì Mac. Afferrò la frusta, indirizzandola alla gola del nemico e mettendo definitivamente fine alla sua vita. Vide in lontananza un altro manipolo di uomini che la stavano raggiungendo, prese il suo cappello e corse per raggiungere i compagni. Non ci volle molto che li vide davanti a lei, ancora intenti a correre, ma già quasi sfiniti.
-"Kim! Stai attento ai lati! Vogliono accerchiarci!", raggiunse il gruppo, "Ci stanno sbarrando la strada alla barca. Dobbiamo prendere il fiume, è l'unica via d'uscita", Kim le diede un segno d'assenso, poi si rivolse a Kate e Luke:
-"Voi ce la fate?"
-"Non credo che abbiamo scelta", rispose il giovane ancora affannato.
-"Andiamo", ripresero a correre. Mac poteva sentire il rumore degli uomini dietro di loro, che si faceva sempre più vicino, e i fruscii delle piante ai loro lati.
Uno di essi sbucò all'improvviso, Kim se lo ritrovò faccia a faccia, ma fu pronto a reagire schivando i suoi attacchi e stendendolo con un potente gancio.
Tuttavia il diversivo era servito comunque a rallentare la loro corsa, permettendo agli uomini di raggiungere il gruppo. Mac si fermò.
-"Ok, proviamo a combattere, ormai non possiamo far altro", Kim fu d'accordo. Allontanò Luke e Kate e si mise in posizione. Mac contò velocemente: dieci uomini, più o meno.
-"Vogliamo scaldare l'ambiente?", sorrise a Kim.
-"Con piacere".
La donna si sfilò lo zaino e tirò fuori un paio di candelotti.
-"Hai da accendere? Io non fumo", disse con un sorriso beffardo Kim. Mac estrasse un accendino.
-"Io invece non mi decido mai a smettere", diede fuoco alle due micce. Gli uomini erano ormai a pochi metri e sui loro volti comparve un'espressione terrorizzata quando capirono ciò che stava per succedere.
-"Pronto? Al mio tre. Uno...due...tre!", un boato echeggiò per la foresta.
Mac e Kim si erano gettati a terra. Un fumo denso si era alzato dal punto d'impatto e quando si diradò, videro tre uomini frastornati ma ancora vivi: gli unici che prontamente si erano scansati, gettandosi di lato dal sentiero. Dopo essersi rimessi in piedi, si lanciarono sul gruppo. Mentre due si tenevano occupati lottando con Mac e Kim, il terzo raggiunse Kate e Luke. La donna lo vide correre verso di loro e cercò di liberarsi del rivale. Con una mossa inaspettata, girò su se stessa, affibiando un calcio in faccia all'uomo che per tutta risposta cadde a terra stordito. Poi prese a correre. Vide l'uomo spintonare Luke e tentare di afferrare Kate. Ma la ragazza reagì in modo inaspettato: brandendo il bastone da viaggio di Kim, colpì il mercenario all'altezza del collo, permettendo così a Mac di stenderlo definitivamente.
-"Ben fatto!", disse Mac, sorridendo all'amica ancora incredula. "Andiamo".
Il gruppo riprese la folle corsa, ma ormai mancava poco al fiume. Kim vide lo sguardo di Mac.
-"No, non se ne parla, resto con voi!"
-"Kim, non essere sciocco! Se vai di qua puoi seminare quelli che restano. Noi siamo quasi arrivati e io posso affrontarli da sola"
-"Io vi aiuterò e poi ci saluteremo"
-"No! Ora tu sparisci e subito!". Mac non avrebbe tollerato un'altra soluzione: Kim sapeva che volente o nolente si sarebbero salutati qui. Si fermarono tutti e quattro laddove la foresta si diramava ulteriormente. L'uomo salutò il gruppo e gli augurò buona fortuna.Un solo grazie valse più di mille altre parole di congedo. Quando fu inghiottito dalla vegetazione, Mac si rivolse a Kate e Luke.
-"Ok, ascoltatemi. Abbiamo dovuto fare una deviazione...dobbiamo attraversare il Rio. Ce la fate?". I due avevano ancora il fiatone ma Kate espresse comunque la sua titubanza.
-"Il Rio? Parli del Rio delle Amazzoni? Stai scherzando vero?!", guardò Mac con occhi di supplica.
-"No...ci hanno costretto a deviare, non possiamo arrivare alla barca. Se vogliamo avere una chance dobbiamo passare per il fiume"
-"Cosa?! Ma dico sei fuori di testa?! Siamo praticamente dalla parte opposta alla barca! Vuoi farci perdere nel cuore della giungla?! Senza contare che io domani devo essere a Miami!!", Luke era allarmato.
-"Tu non preoccuparti, una volta arrivati a Manaus prenderai il tuo benedetto volo. Per quanto riguarda la barca, mi metterò in contatto con un amico", la donna guardò i due aspettando che parlassero.
-"Beh, se non abbiamo scelta...", Kate parlò per entrambi.
Mac si guardò intorno, poi disse: "Va bene, allora andia...". Non finì la frase che sentì fendere l'aria sopra le loro teste. Alzando lo sguardo videro due uomini armati che da sopra alcuni alberi stavano per lanciarsi su di loro.
-"Porc'...correte!". Kate e Luke erano impietriti e non riuscivano a muoversi. Mac li spinse con forza, mettendoli in moto. Mentre correvano, una pioggia di colpi iniziò a cadere. Quando la donna vide che si stavano avvicinando quanto bastava si fermò.
-"Che fai? Sei impazzita?!", gridò Kate.
-"State indietro!", rispose Mac. Gli uomini erano ormai giunti sopra di lei. Un colpo aveva forato il suo cappello, passando da parte a parte. "Acc'...Adesso si che siete veramente nei guai".
Mac incrociò le braccia per afferrare le pistole che aveva sotto le ascelle, le puntò in direzione degli uomini sulle liane e prese a sparare con entrambe. Kate rimase impietrita ad osservare la scena. Dopo qualche istante si sentì un tonfo a terra: un uomo era stato colpito e giaceva al suolo. Mac scaricò i due caricatori con un semplice gesto delle mani e ne caricò altri e due che aveva alla cintura con una velocità impressionante. Tornò a puntare in alto e a sparare una raffica di proiettili.
Un secondo uomo cadde a terra morto. Si accorse che un terzo stava arrivando, posò le pistole e afferrò il coltello alla cintura. Si posizionò e rimase in attesa: quando l'uomo fu quasi sopra la sua testa, lanciò l'arma che con una precisione agghiacciante andò a recidere la liana che lo sosteneva, facendolo precipitare ai suoi piedi.
Lo afferrò per la gola, tenedogli un braccio in tensione dietro le spalle. Nel frattempo Kate e Luke l'avevano raggiunta.
-"Allora per chi lavori?"
-"Fottiti!", l'uomo abbozzò un mezzo sorriso.
-"Se fossi in te riproverei", prese a stringere ulteriormente la gola e il braccio con forza. Kate era spaventata.
-"Chi ti manda?", l'uomo era rosso in volto, senza fiato. Guardò alle spalle di Mac, dove i volti di Luke e Kate facevano capolino. Con rapidità estrasse dalla tasca un ago e se lo conficcò nel collo. In un istante morì.





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