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Le avventure del giovane Corilo

di Corilo il Magnifico

Nota : I personaggi di questo racconto sono copyright alla MCA/Universal Pictures.


Molto tempo fa, ad Atene, vivevano i signori della guerra. Il loro era un bellissimo castello. Lo avevano avuto, uccidendone il legittimo proprietario. I signori della guerra avevano fatto erigere, a due passi dalla ricca abitazione, un tempio dedicato alla loro divinità preferita : Marte. Ogni settimana, i signori della guerra portavano doni preziosi al loro dio.
Un giorno, ebbero tre gemelli, a cui diedero nome : Ceneo, Corilo e Giacinto. I signori della guerra furono così felici che organizzarono una festa, in nome di Marte. Furono presenti tutti i cittadini, anche perché, gli era stato detto dai signori della guerra, se non fossero intervenuti, avrebbero fatto una brutta fine.
Il giorno del loro sesto compleanno, i gemelli furono interpellati dai signori della guerra.
Domandarono : <<Cosa volete fare da grandi ?>>
Ceneo rispose :<< L'assassino.>>
Corilo intervenne :<<Ma se tu fai l'assassino, io cosa faccio ?>>
<<Fai silenzio !>> rispose Ceneo, dandogli un pugno in faccia.
I signori della guerra non parvero molto soddisfatti.
Si rivolsero a Giacinto :<<E tu cosa vuoi fare ?>>
<<Non lo so.>>
I signori della guerra dissero :<< Oggi uscirete da soli. Chi dimostrerà di essere nostro degno successore, riceverà in dono una spada.>>
<<Una delle vostre spade ?>> chiese, entusiasta, Corilo.
<<No, sciocchino. Una di quelle rubate all'armaiolo.>> risposero i genitori.
<<Ma non sono uguali ?>> insistette Corilo.
Tutti lo fissarono in silenzio.
<<Andate ora !>> ordinarono i signori della guerra.
Rimasero soli.
Lui chiese a lei :<< Sei sicura che siano figli miei ?>>
Lei lo fissò. Lui aveva lo stesso viso dei bambini.
Lei rispose :<< Sicurissima !>>
I tre fratelli lasciarono il castello. C'era musica in piazza. Giacinto corse a vedere.
Ceneo disse :<<Ma dove va quell'idiota ?>>
Corilo rispose :<< Forse vuole derubare il musicista.>>
Ceneo colpì il fratello sulla testa.
<<Scemo ! Quanti soldi credi possa avere uno che chiede la carità, suonando ?>>
Corilo si massaggiò la testa.
<<Ahi ! E io come posso saperlo ?>>
<<Andiamo a dare fuoco a qualche casa.>>
<<Ma non fa già abbastanza caldo ?>>
<<Scegliamo una casa.>>
<<Questa va bene ?>>
<<Stupido allocco ! Quella è una casa di pietra.>>
<<Ma potremmo bruciarla dall'interno.>>
Ceneo rimase sorpreso.
<<Bravo Corilo ! Finalmente dimostri di essere mio fratello. Quando i nostri genitori sapranno che abbiamo bruciato una casa di pietra, dall'interno, regaleranno una spada a tutti e due.>>
<<E Giacinto ?>>
<<Lascialo perdere. Pensiamo a noi, ora.>>
Silenziosamente, Ceneo e Corilo si avvicinarono alla casa. Trovarono una finestra aperta.
<<Bene !>> disse Ceneo <<Io vado dentro. Tu rimani qui a controllare che non venga nessuno.>>
Corilo annuì.
Ceneo sparì all'interno della casa. Dopo qualche minuto, il fumo uscì dall'abitazione.
Corilo, preoccupato, iniziò a gridare :<<Ceneo ! Ceneo ! Dove sei ? Esci fuori ! Ceneo !>>
Ceneo uscì.
<<Cosa gridi, fesso ?>>
Si voltarono. Erano circondati da cittadini furibondi.
Un uomo gigantesco chiese loro :<<Avete dato fuoco alla mia casa ? Come avete osato, mocciosi ?>>
<<Quelli sono i figli dei signori della guerra. Diamo loro una bella lezione.>> gridò qualcun altro.
Ceneo e Corilo fuggirono, inseguiti da mezza città.
Ceneo afferrò Corilo. Si nascosero dietro un'altra casa.
Ceneo disse a Corilo :<< Sarà meglio che ci dividiamo. Se proprio hai fretta di crepare, fallo da solo.>>
<<Ma Ceneo...>>
<<Shh ! Parla a bassa voce ! Sono qui vicino. Dividiamoci, ora. Ci rivedremo a casa, se sarai ancora vivo.>>
Corilo divenne triste. Aveva deluso suo fratello e avrebbe probabilmente deluso anche i suoi genitori. Si aggirò per Atene. Una vecchia faceva la spesa al mercato.
Corilo pensò :<< I miei saranno orgogliosi di me se deruberò una povera vecchia indifesa.>>
Corilo si avvicinò alla vecchia. Afferrò il sacco dove teneva le sue compere. La vecchia si voltò.
<<Oh, ecco un bravo giovanotto.>>
<<Cosa ?>>
<<Non ce la facevo più a portarlo. Pesa troppo per una povera vecchia indifesa.>>
<<In effetti...>>
<<Ragazzo, accompagnami per il mercato e porta i miei sacchi, per favore.>>
<<Va bene.>>
La vecchietta comprò di tutto, dalla frutta alla verdura, dalle vesti agli ornamenti. I sacchi aumentarono sensibilmente di peso. Corilo era allo stremo delle forze.
Pensò : <<O adesso o mai più !>>
Si allontanò con i sacchi.
La vecchia gridò :<< Al ladro ! Al ladro !>>
Nuovamente Corilo si ritrovò circondato dagli ateniesi. Mollò tutto. Corse via. I cittadini lo presero a calci e a sassate. Finalmente Corilo li seminò. Vide la piazza. Giacinto cantava mentre il musicista suonava uno strumento a corde. La gente che passava di là rimaneva incantata. I due stavano facendo un bel po' di soldi. Corilo si avvicinò.
<<Giacinto, cosa fai ?>>
<<Canto, non senti ?>>
<<Ma pensa se ti vedessero mamma e papà.>>
<<Ci ho già pensato ma non m'importa. Non è che sei geloso perché non sai cantare ?>>
<<Io non so cantare ? Ora vedrai !>>
Giacinto si rivolse al musicista.
<<Maestro, mio fratello vuole cantare.>>
<<Bene ! Se è intonato come te sarà un piacere accompagnarlo.>>
Giacinto disse a Corilo :<<Quando sei pronto, puoi cominciare.>>
Corilo non sapeva proprio cosa cantare.
Aprì la bocca e gli uscì :<< Sono un guerriero Detto il magnifico
Sono un gran girovago
Se incontro il nemico Certo lo combatterò
Con la mia splendida
Splendida spada
Vittoria -- vittoria io avrò
Ooooohhhh
E attraverso le foreste Le mie glorie canterò
Sono il grande Corilo
Paura -- paura non ho
Corilo il guerriero Corilo il magnifico
Corilo il guerriero Corilo il magnifico
Tutti lo adorano A tutti è simpatico
E' un gran girovago Amato dalle donne
Va per le foreste A combattere il nemico
Sono un guerriero Sono il magnifico
Tutti mi adorano A tutti son simpatico
Sono un gran guerriero Sono un gran girovago.>>
La folla si disperse.
<<Mai sentito niente di simile !>>
<<E' peggio di una campana !>>
Il musicista disse a Corilo :<<Credo non sia il caso di continuare. MI spiace ma non hai la classe di tuo fratello.>>
Giacinto disse a Corilo :<< Non te la prendere ! Magari ti insegnerò io a cantare.>>
Corilo rispose :<<Ho altro da fare io !>>
Se ne andò, offeso.
Prese la strada del ritorno. Vide un'altra casa di pietra. Le porte e le finiestre erano aperte.. Al suo interno c'era di tutto : armi, cibo, ecc...
<<Questo sì che è un bel bottino !>> esclamò, felice.
Si procurò un enorme sacco e si trascinò via quanta più roba potè.
Venne la sera. I signori della guerra erano in attesa dei figli. I tre gemelli giunsero.
<<Bentornati ! Cosa avete portato ?>>
Ceneo aveva un maiale e qualche borsa di soldi. Corilo mostrò l'enorme sacco e lo svuotò davanti ai genitori. Giacinto aveva solo qualche moneta che gli aveva regalato il musicista. Tutti fissarono Corilo.
<<Incredibile.>> esclamarono i signori della guerra :<<Eppure questi oggetti ci tornano familiari... dove li hai presi ?>>
<<In una casa qui vicino.>> rispose Corilo.
Tutto tremò. In breve, la casa si riempì di cittadini inferociti.
<<I tuoi figli hanno fatto molti danni in città, oggi. Devi pagarla !>> dissero a lui.
Si voltò verso i figli :<< Vi siete fatti scoprire ?>>
<<E' stata tutta colpa di Corilo.>> rispose Ceneo.
<<Non è vero !>> disse Corilo.
I signori della guerra dissero ai cittadini :<< Vi avvertiamo ! Lasciate immediatamente il castello o il divino Marte vi punirà.>>
<<Buffone !>> urlò qualcuno.
Ma Marte apparve davvero. I cittadini sobbalzarono.
<<Grazie, divino Marte di essere giunto in nostro soccorso.>> dissero i signori della guerra.
<<Sono venuto per tutt'altri scopi.>>
Tutti si guardarono l'un l'altro.
<<Cosa ci fanno i doni del mio tempio nel vostro castello ?>> indicò ciò che aveva portato Corilo.
I signori della guerra ricordarono che erano gli stessi doni che avevano portato loro al tempio, il giorno prima.
<<Dovete pagarla !>> disse Marte.
Lanciò fulmini su tutta la famiglia.
<<Per questa volta non vi uccido, sarebbe un peccato uccidere signori della guerra che potrebbero far soffrire tante persone, ma che non succeda più.>>
Il dio della guerra scomparve, lasciando la famiglia a terra, bruciacchiata.
<<Ora tocca a noi.>> urlarono gli ateniesi.
Aggredirono la famiglia dei signori della guerra. Se ne andarono quando si ritennero soddisfatti. I signori della guerra si rialzarono in piedi. Aiutarono i bambini.
<<Sei un fallito. Non hai la classe di tuo fratello Ceneo.>> dissero i signori della guerra a Corilo.
Il ragazzo si rabbuiò. Giacinto intervenne :<<Io ho cantato tutto il giorno.>>
<<Cosa ?>> chiesero i genitori.
<<Sì ! Voglio fare il menestrello.>>
<<Sei sicuro di quello che dici ?>> domandò il padre.
<<Certo ! Ho scoperto che mi piace cantare.>>
<<Sei un degenerato. Io non ti voglio più come figlio.>>
La mattina dopo, i signori della guerra portarono Giacinto lontano da Atene e lo abbandonarono.
Giacinto, solo, si mise a piangere. D'improvviso, giunsero Ceneo e Corilo.
Giacinto li fissò :<< Cosa fate qui ?>>
Ceneo disse :<<Prendi questi. Ti serviranno.>>
Gli porse un sacchetto di monete.
Giacinto osservò :<<Ma questi sono di papà !>>
<<Non più. Ora sono tuoi.>> disse Corilo.
Giacinto era commosso.
<<Se vuoi ripensarci e tornare a casa, convinceremo i nostri genitori a riprenderti con noi.>> disse Ceneo.
<<No. So quale è la mia strada e anche voi sapete qual è la vostra. Non vi dimenticherò mai.>>
<<Neanche noi, Giacinto.>> rispose Corilo.
<<Smettetela con queste smancerie. Torniamo al castello, Corilo.>>
Corilo e Ceneo lasciarono Giacinto.
Corilo chiese a Ceneo :<<Ma lui tornerà a casa, vero ?>>
Ceneo rispose :<<Giacinto è un debole. Non è nato per fare il signore della guerra. Non ha la classe dei suoi fratelli.>





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