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L'essenza della fine

Di Miro


Avvertenze: i personaggi di Xena, Gabrielle eccetera appartengono alla MCA/Renaissance.
Questo è un racconto scritto per puro divertimento e non si vuole quindi infrangere nessun diritto di Copyright.

Subtext: bè, se si parla di Xena…Nel finale, da sub, diventa “Main”…


Violenza: qualcosina.


Consigli di lettura: direi che è adatto a tutti ma, siccome c’è qualcuno che potrebbe offendersi allora diciamo pure che se non vi piace potete benissimo lasciar perdere.

Avvertenze 2 (la vendetta): la nostra Xe è passata a miglior vita (?). Vabbé cerchiamo di non pensarci…L’inizio comunque, parte da una foto vista su www.ausxip.com in cui c’è Gabrielle che, su una nave, guarda il mare aperto con il chakram di Xe appeso alla cintola…Mi sono anche preso la libertà (Come tutti coloro che scrivono storie su Xena e Gab) di alterare un pochino il finale nel senso che il corpo di Xena non è stato cremato, lei non é stata decapitata…

Indirizzo e-mail per critiche, suggerimenti e altro: charliegolf2000@yahoo.co.nz


Ed ora andiamo ad incominciare…


Un silenzio assoluto.
La nave solcava velocemente il mare e, in pochi giorni sarebbe tornata a casa. La giovane donna, non riusciva ancora a farsi una ragione di cosa fosse successo. Era tutto così strano. La sua amica non era al suo fianco.. Era morta come avrebbe voluto, combattendo con onore, per salvare quarantamila innocenti anime da un malvagio signore, Yodoshi. Lei aveva in tutti i modi cercato di aiutarla ma, tutto era stato inutile. Il destino si era compiuto. Gabrielle guardò l’orizzonte. Una lacrima le scese sulla guancia. Cercò di cacciare dalla sua mente gli ultimi istanti di vita dell’amica ma, più tentava e più quelle immagini tornavano nei suoi pensieri. Il corpo di Xena trafitto dalle frecce dei samurai, il sangue che usciva dalle ferite, i disperati tentativi di Gabrielle di bloccare le emorragie, il volto di Xena che s’impallidiva sempre più e poi, le sue ultime parole “Ti voglio bene, Gabrielle”. Xena aveva poi chiuso gli occhi per sempre, un dolce sorriso dipinto sulla sua bocca. Gabrielle era rimasta senza parole poi, realizzato ciò che era accaduto aveva ceduto allo sconforto e si era messa a piangere dalla disperazione.
Il corpo di Xena era stato ricomposto da alcuni monaci che, lo avevano anche cosparso di particolari unguenti che ne avrebbero impedito la decomposizione. Gabrielle affermò che il desiderio di Xena era di riposare in Grecia, ad Anfipoli accanto a suo fratello Lyceus. I monaci, la avevano poi aiutata a depositare il cadavere della sua amica in una bara finemente decorata “Che cosa stanno a significare quei caratteri?” aveva domandato Gabrielle ad un monaco mentre la bara era sigillata “L’essenza della fine…sarà l’inizio” aveva risposto il religioso.


La nave arrivò al porto di Atene sotto un diluvio spaventoso. Pareva che anche gli spiriti del cielo stessero piangendo la scomparsa della sua amica. Gabrielle cercò il capitano per pagargli il trasporto ma, egli fu inamovibile “No, Gabrielle. Voi non mi dovete niente. Non credo sia il caso di chiedervi un compenso. Mi sembra sia il minimo che io possa fare per onorare la memoria di Xena” aveva detto. Insieme si erano poi diretti nella stanza dove Gabrielle aveva dormito, la bara posta sull’altro letto. Avevano poi caricato il feretro su un carro che Gabrielle aveva trovato “Gabrielle, che dire? Non riesco a trovare parole” aveva detto il comandante. La giovane gli aveva stretto il braccio, incapace di rispondere, gli occhi rossi e ancora gonfi di lacrime.


Arrivò ad Anfipoli due giorni dopo, sotto un sole che spaccava le pietre. Entrando nel villaggio, era stata salutata con espressioni di gioia che erano diventate subito di stupore e, talvolta di tristezza quando gli abitanti di Anfipoli avevano visto la bara. Si diresse alla locanda. Toris la vide arrivare. Non disse una parola, anche lui incapace di reagire alla notizia che lo aveva colpito con la violenza di un maglio.
Entrarono nella locanda. Gabrielle si sedette ad un tavolo mentre Toris si diresse in cucina. Gabrielle sospirò è passato ancora poco tempo, mi manchi Xena, il dolore è così forte da farmi svenire. Amica mia, te ne sei andata come avresti voluto ma, avrei tanto voluto dirti che…le lacrime le scesero dagli occhi impedendole di pensare. Una mano si posò sulla sua spalla. Gabrielle si voltò e vide una giovane donna che la fissava “Xena!” esclamò piangendo. La ragazza le sorrise “No, Gabrielle. Io purtroppo, non sono Xena. Io mi chiamo Lydia e sono la figlia di Toris” aveva risposto la donna. Gabrielle rimase esterrefatta: Lydia era l’immagine riflessa di Xena. Solo qualche primavera in meno. Gli stessi occhi, gli stessi capelli…Toris uscì dalla cucina portando un vassoio con pane alle noci, formaggio e del sidro “Gabrielle, mangia qualcosa. Sei ridotta ad un cencio” “No. Non ho fame” “Ascolta, questo tuo atteggiamento è inutile. Credi che Xena, sarebbe felice di vederti ridotta così? Ti stai facendo solo del male e, ciò che è ancora più grave ne stai facendo a lei che certamente ne soffrirà dai campi Elisi. Gabrielle, – Toris le prese una mano stringendola tra le sue – Xena mi ha sempre parlato di te nelle occasioni in cui siete tornate ad Anfipoli nei vostri viaggi e, mi ha sempre detto di quanto fosse stata fortunata a trovare un’amica come te e, di quanto desiderasse la tua felicità. Cerca di onorare la sua memoria vivendo felicemente anche per lei”


Gabrielle si svegliò il giorno seguente avvertendo una strana sensazione. Qualcosa che non riusciva a spiegare. Pensò subito che ciò era dovuto agli eventi degli ultimi giorni. Si lavò e, dopo essersi vestita scese nella sala da pranzo. Quel giorno, sarebbe stato forse il più duro di tutti: Xena avrebbe dovuto essere accompagnata alla sua ultima dimora. La notte precedente non era riuscita a dormire: aveva continuamente pianto, chiamando l’amica, parlandole come se fosse al suo fianco, come se fosse tornata dal Giappone con lei. Un rumore improvviso la distolse dai suoi pensieri. La porta della locanda si schiantò, e alcuni individui armati entrarono “Dateci tutto quello che avete” intimò ai presenti quello che doveva essere il capo. Gabrielle non si mosse. Toris e Lydia iniziarono a prendere i pochi soldi che avevano raccolto in quegli ultimi giorni. Uno dei ladri guardò Gabrielle “Ehi, ma tu sei l’amica di Xena vero? Bene, bene. Con te ci divertiremo dopo” “Non credo proprio che lo farete” Toris e Lydia rimasero esterrefatti: Gabrielle si era alzata dalla sedia ma, la voce con cui si era rivolta ai briganti…Con una rapidità incredibile Gabrielle afferrò il chakram della sua amica, da cui non si era mai separata, lanciandolo in aria. Il cerchio, sibilando, andò a colpire i briganti alla gola uccidendone due e riducendo gli altri tre a mal partito. Gabrielle si avvicinò ad uno di loro e, eseguì il famoso “tocco” di Xena “Ho interrotto l’afflusso di sangue al tuo cervello. Hai pochi istanti di vita. Parla: chi vi manda, dunque?” “Ghhhhhh…Il nostro padrone è…Talion”
Gabrielle eseguì il tocco nuovamente ma, stavolta per ripristinare l’afflusso di sangue al cervello. Il brigante annaspò in cerca d’aria. Gabrielle lo afferrò per il bavero della blusa “Ti conviene dire al tuo signore Talion che se è in cerca di guai, bè li ha trovati. Ora andate – disse rivolta ai superstiti – e portatevi via anche i loro cadaveri” i briganti rimasti raccolsero i corpi dei compagni e, montati sui cavalli galopparono via. Toris e Lydia erano rimasti in silenzio, senza proferire parola: la voce e gli atteggiamenti di Gabrielle erano in quel breve e violento scontro erano stati identici a quelli di Xena!La giovane Amazzone barcollò un attimo aggrappandosi al bordo del tavolo con grande fatica. Toris le fu subito accanto per sorreggerla “Gabrielle, ti senti bene?” fu la domanda “Sì ma, cosa è successo?” “Hai affrontato i briganti. Hai lanciato il chakram di mia sorella e ne hai uccisi due poi, hai usato il suo “tocco” per capire chi era il loro capo” rispose Toris. Gabrielle si sedette, la testa che girava ancora “Ma che cosa dici? Io che avrei lanciato il cerchio di Xena? Non è possibile. La sola volta che ho provato a lanciare qualcosa, era un piatto in una cella. Ho fatto finta che fosse il chakram ma, mi è tornato indietro e mi ha colpito in testa facendomi un bernoccolo…ohi se ci penso mi fa ancora male” Toris e Lydia sorrisero. Xena aveva più volte raccontato quell’episodio. Lydia si avvicinò “Gabrielle, vorresti raccontarci qualche episodio particolarmente divertente delle vostre avventure?” “Lo farò con piacere Lydia ma, adesso c’è qualcos’altro cui dobbiamo pensare” rispose.


La bara fu posta nel mausoleo accanto a quelle di Cyrene e Toris. Gabrielle aveva assistito al rito funebre senza dire una parola. Pareva di avere una statua di fronte. Rispose meccanicamente a ciò che le era detto.
Improvvisamente, Gabrielle fu come scossa da una strana sensazione. La stessa che aveva provato quando si era alzata nella mattinata. Come se qualcuno volesse dirle qualcosa, volesse entrare nei suoi pensieri. Si premette le mani sulle tempie prima di svenire.

“Ehi, Gabrielle, va tutto bene?” Toris le toccò una spalla. L’amica di Xena aprì gli occhi “Dove sono? Toris, - si rivolse al fratello di Xena – cosa mi è successo?” Lydia entrò nella stanza in quel momento con un vassoio con della frutta “Non lo so, Gabrielle. Eri con lo sguardo perso nel vuoto. Rispondevi senza pensare a ciò che ti dicevano poi, improvvisamente ti sei messa le mani sulle tempie e sei svenuta. Abbiamo chiamato un guaritore per cercare di capire cosa sia successo”rispose Toris.
L’uomo giunse in quel momento nella taverna. Lydia lo accolse e, gli spiegò il motivo della chiamata. Ippocrate, questo era il suo nome, ascoltò attentamente anche dalla voce di Gabrielle il succedersi degli eventi. Si mise a camminare pensoso per la stanza poi, si fermò all’improvviso “Io ho delle nozioni, seppur certamente limitate, che mi fanno affermare che ciò che è accaduto, è senz’altro dovuto ad una sommatoria di fattori tra cui possiamo mettere il dolore per la perdita dell’amica, la stanchezza, il fatto di essere tornati da un lungo viaggio che, assieme ad altre cose, di cui onestamente ignoro l’esistenza, hanno dato quest’evento in ogni modo, mia cara Gabrielle, il consiglio che ti posso dare, e che desidero tu segua, è quello di cercare di continuare a vivere. Anche per la tua amica alla quale sono sicuro volevi molto bene e, soprattutto, quando senti che in te c’è qualcosa che non va, quando ti senti triste per ciò che è successo in questi giorni, sfogati. Cerca qualcuno con cui parlare. Il tenersi i propri dispiaceri dentro di se, può alla fine dare dei guai molto seri”


L’episodio fu dimenticato e, una luna era passata quando, trasalendo, Lydia entrò nella locanda “Il…il…il…”Toris guardò la figlia “Lydia, calmati. Che cosa è successo?” Lydia si sedette per riprendere fiato. Gabrielle le portò subito dell’acqua “Il mausoleo. Sono stata al mausoleo per cambiare i fiori e…e…ho visto la tomba di Xena profanata. La cassa era vuota. Il suo corpo non c’era più”
Fu come se qualcuno avesse tagliato a tutti la lingua. La notizia li aveva lasciati senza parole.
Certo Xena aveva avuto molti nemici in vita ma, considerato anche il lasso di tempo in cui erano rimaste nelle bare di ghiaccio in cui Ares l’aveva messa con Gabrielle, molti di loro dovevano certamente essere morti, se non tutti. Chi aveva dunque avuto interesse a fare questo sfregio alla sua memoria?
Toris si voltò verso Gabrielle, la quale aveva nel frattempo nuovamente assunto un’espressione assente “Gabrielle? Gabrielle stai bene?” “Che cosa? Uh, sì Toris, sto bene. Stavo solo pensando come voi a chi può essersi reso responsabile di quest’atto. Lydia, dicci cosa hai visto” “Io sono arrivata al mausoleo e, come sono entrata, ho visto la tomba dove si trovano i resti di Lyceus e di Cyrene aperta mentre, la bara di Xena era stata scoperchiata.”Scoperchiata?Vuoi dire che qualcuno ha preso il corpo senza prendere la cassa?” domandò Gabrielle, Lydia le fece un cenno affermativo con la testa “E’ strano. – Gabrielle si alzò – Fossi stata io, non avrei corso il rischio di farmi scoprire a profanare un sepolcro. Avrei preso la cassa con il corpo e poi, una volta lontano lo avrei tolto dalla bara ma, rimanere lì rischiando…Non riesco a capire questo comportamento. Dimmi Lydia, la cassa com’è stata aperta?” “E’ stata forzata. Il coperchio era in pezzi” Gabrielle guardò verso una finestra, un triste sorriso sul suo volto Xena, amica mia, non ti lasciano in pace neanche morta…una lacrima le scese sul viso.
Ancora quella sensazione strana…ancora qualcuno che cercava di intromettersi nella sua mente. Decise di resistere fino allo stremo. Immediatamente eresse le barriere mentali come Xena le aveva insegnato ma, fu inutile. Era come se, chi cercava di condizionarla, conoscesse alla perfezione le sue difese. In pochi, che lei sapesse, erano a conoscenza di questi schemi di difesa: Xena, era morta. C’era poi Ares ma, perché il dio della guerra avrebbe dovuto tormentarla? Poi, chi altri?
Si rilassò e, lasciò che questi pensieri le attraversassero il cervello. Erano sensazioni dolci, di ricordi di momenti felici e…improvvisamente tutto sparì. Toris le stava toccando un braccio “Gabrielle, cosa è successo? Ancora quelle sensazioni strane?” “Sì ma, questa volta ho cercato di usare qualche schema di difesa mentale come Xena mi ha insegnato ma, è stato inutile. Sembrava che, chiunque fosse, conoscesse le mie difese a menadito. Ho deciso di assecondare quest’entità e mi sono trovata in un turbinio di sensazioni dolci, di ricordi di gioia poi, tu mi hai toccato il braccio ed è tutto finito” “Gabrielle, che ricordi erano?” “Rivivevo alcuni dei momenti più felici passati con Xena. E’ stato meraviglioso” “Sai – Lydia si avvicinò – può anche essere che Xena, dai campi Elisi voglia cercare di dirti qualcosa” Gabrielle si alzò e camminò pensosamente per la sala “Può anche darsi che sia come tu dici, Lydia ma, c’è una cosa che non riesco a capire. Questi ricordi, queste avventure, avrei dovuto vederle con i miei occhi e invece, le vedevo con gli occhi di Xena” Toris e la figlia la guardarono, un’espressione di dubbio sui loro volti “Che intendi dire?” fu la domanda del fratello di Xena “Non mi sono spiegata bene. Ho rivissuto quei momenti, dal punto di vista di Xena. Era come se, guardassi le cose con i suoi occhi, capite?”


In quel momento, un lampo di luce illuminò la stanza e lui apparve.
Gabrielle lo vide e, istintivamente portò la mano al fianco dove teneva il chakram della sua amica “Ehi, ehi, ehi. Mettilo giù. Non ho intenzione di fare del male a nessuno” “Ma certo, sono la prima a crederti. Quando sei apparso, in tutti questi anni, non hai portato altro che guai e disgrazie. Ora cosa vuoi?” “Che cosa voglio? Voglio renderle omaggio” questo era troppo, anche per Gabrielle. Prese il chakram e si lanciò contro di lui. Lo afferrò per il bavero del gilét e lo spinse contro il muro, premendo il chakram contro il suo collo “La tua sfrontatezza Ares, non conosce limiti. Osi mostrarti qua dopo aver fatto sparire il suo corpo?” il dio della guerra rimase senza parole. Gabrielle vide lo stupore per quanto gli aveva detto dall’espressione sul suo volto “Sapevo che era morta e, ne ho pianto la scomparsa. Volevo venire a portarle l’ultimo saluto ma, ho pensato che la mia presenza sarebbe stata inopportuna” disse Ares. Gabrielle allentò la presa. Ares si sedette vicino ad un tavolo “Hai detto che il suo corpo è stato trafugato?” “E’ così. Lydia – con un gesto Gabrielle indicò la figlia di Toris – si è recata stamattina al mausoleo per cambiare i fiori e ha trovato il sarcofago aperto e, la cassa di Xena forzata. Il suo corpo non c’era più” “Dove è morta?” fu la domanda del dio della guerra “In Giappone. E’ morta combattendo Yodoshi, per liberare quarantamila anime dalla dannazione” rispose Toris. Ares si strofinò il mento, un’espressione di dubbio sul volto che, improvvisamente s’illuminò “Potete portarmi al mausoleo?” chiese.


Il dio della guerra osservò l’interno del sepolcro. La bara in cui il corpo di Xena era stato deposto non era stata spostata. Vide il coperchio. Notò subito che qualcosa non andava: se, le cose fossero andate come Gabrielle diceva, il legno avrebbe dovuto assumere una piega diversa. Invece… Si girò verso Toris e Gabrielle che lo avevano accompagnato “Potete aiutarmi a rimettere assieme il coperchio? Voglio capire cosa ci fosse scritto sopra” Ti posso aiutare io, Ares. I monaci che ricomposero il corpo di Xena mi dissero che, il significato di quelle scritte era ‘l’essenza della fine…sarà l’inizio’.Perché lo volevi sapere?E’ qualcosa che ha a che fare con la scomparsa del corpo di Xena? Se è così ti prego, dicci cosa dobbiamo fare per riavere il suo corpo ad Anfipoli”il tono di voce di Gabrielle era supplichevole “Non posso aiutarvi in questo, mi dispiace. Dovrete trovare voi la soluzione. Sappiate comunque che, mai frase fu più vera di quella” Sparì così com’era venuto: in un lampo di luce.


Toris fu svegliato quella notte da un rumore sordo. Rapidamente prese una spada e scese nel locale da pranzo. Vide Gabrielle davanti ad una finestra aperta. La donna si voltò verso di lui: Toris non poté vedere chiaramente lo sguardo nei suoi occhi a causa della poca luce “Gabrielle, cosa succede?” “Toris, aiutami, ti prego, aiutami ritrovare me stessa” la voce che udì lo lasciò senza parole. Quella era la voce di Xena! “Gabrielle, non è divertente imitare la voce di Xena, smettila” “Toris, aiutami”. Gabrielle cadde per terra priva di sensi. Toris chiamò la figlia urlando “Lydia, scendi subito. Gabrielle si è sentita male”


Ohi, la mia testa…E’ come se ci fosse passata sopra un’intera legione romana…Lentamente Gabrielle riaprì gli occhi e vide Toris e Lydia che la fissavano dubbiosi “Che cosa è successo?”chiese “Non ricordi niente?” Gabrielle scosse la testa in segno di diniego “Stanotte ho sentito un rumore. Sono sceso nella sala da pranzo e ti ho visto davanti ad una finestra spalancata. Mi sono avvicinato e ti ho domandato cosa fosse successo. Ti sei voltata e mi hai detto di aiutarti a ritrovare te stessa ma, avevi la voce di Xena Ti dissi di smetterla di scherzare ma tu mi dicesti di aiutarti poi, sei svenuta. Gabrielle, cosa sta succedendo?” “Non lo so, vorrei tanto potervelo dire ma non lo so”Gabrielle si premette le punte delle dita sulle tempie come per aiutarsi a ricordare.


Stava facendo un bagno rilassante quando la vide apparire sulla porta. Gli occhi blu, totalmente privi d’espressione, lo sguardo assente. Cautamente si diresse verso di lei. Non riusciva a credere a ciò che aveva davanti agli occhi Ma allora le voci che ho sentito…la donna dallo sguardo assente improvvisamente cadde a terra. Afrodite le fu subito vicino. La prese tra le braccia e le pose una mano sulla fronte. Non era febbricitante. Le pose una mano al centro del petto per sentire se il cuore batteva. Il battito era presente ma, era assai debole. La accompagnò al letto. Con un gesto della mano le tolse gli indumenti con cui era arrivata al suo tempio, e li sostituì con una camicia da notte più comoda e fresca. La schiaffeggiò dolcemente, come per svegliarla, senza riuscirci Devi essere molto debole e stanca amica mia. Dove sei stata?Ti credevano morta e invece…improvvisamente ricordò quelle voci sentite riguardo al villaggio di Anfipoli. Afrodite sentì che ci doveva essere senza dubbio una connessione tra il ritorno di Xena e quegli strani eventi.
Bisognava capire quale fosse.


La porta della locanda si aprì. L’anziana donna, il volto coperto dalle rughe, il passo debole ed incerto, avanzò nella sala. Toris le andò subito incontro offrendole il braccio “Vi prego – disse all’anziana donna – appoggiatevi pure a me. Vi accompagnerò a quel tavolo, – con un gesto del capo lo indicò –che è il più vicino” “Sei molto gentile – la donna gli sorrise – ad aiutarmi. Così questa è la locanda di colei che fu la madre della leggendaria Xena” la donna si avventò, dopo essersi seduta, su una brocca d’acqua e del pane “Sì – disse mestamente Toris – e purtroppo anche la leggendaria Xena non è più tra noi” “Come?Che cosa è questo che mi dite? Non può essere” “Vi assicuro che è così. In Giappone, ha combattuto contro Yodoshi decidendo di sacrificare la sua vita perché quarantamila anime potessero essere libere” l’anziana fece un cenno d’approvazione con il capo “Da lei ci si poteva aspettare soltanto questo e, ditemi, vi prego: la sua amica Gabrielle, è morta pure lei?” “No. Lei è tornata con il corpo di Xena ma, ieri, qualcuno ha profanato il luogo in cui riposa e ne ha trafugato il corpo” la vecchia inorridì “Cosa? Chi può essersi reso responsabile di tanta efferatezza?”domandò “Non lo sappiamo ma, vi assicuro che se finisse nelle mie mani…” “No – la vecchia alzò una mano – fareste solo il suo gioco e vi mettereste al suo livello” Toris rifletté un attimo: la risposta della vecchia, per quanto non gli piacesse, era sensata. Gabrielle era nel frattempo scesa nel locale. Salutò l’anziana avventrice e, si diresse verso la cucina. Toris prese spunto da quello, per raccontare anche gli strani eventi degli ultimi giorni che riguardavano lo strano comportamento di Gabrielle “Sapete – la vecchia donna fissò Toris – può anche darsi che la vostra amica si sia talmente affezionata a Xena, da credere di essere lei” “Ma questo, non spiega il perché della sua voce. Il giorno in cui arrivò dal Giappone con la salma di Xena, dei briganti entrarono nella locanda. Gabrielle si alzò e parlò con la voce di mia sorella. E’ questo che non so a spiegarmi” ribatté Toris con un tono di voce preoccupato.


Gabrielle stava preparando un pezzo di carne quando le immagini tornarono a fare capolino nella sua mente. Cercò di rilassarsi ma, le scene che rivedeva erano tante, troppe e sempre rivissute con gli occhi di Xena. Gabrielle rivisse la loro crocifissione, la battaglia con i demoni a fianco dell’arcangelo Michele, la nascita di Eve…Si sforzò di capire, senza peraltro riuscirci, il perché di questo. Improvvisamente, così come erano apparse, le immagini sparirono, lasciandola esausta. Gabrielle si appoggiò ad uno spigolo e si sedette a terra.
Lydia la vide entrando nella cucina e, le fu subito accanto “Ancora le visioni, vero?” “Sì. Più cerco di capire il perché di questo e più le visioni si fanno più frequenti e intense”Coraggio amica mia, coraggio, stai soffrendo, lo so ma, non posso purtroppo trovare altro modo di parlarti…Gabrielle si alzò di scatto “Xena! Xena ti prego, cosa vuoi dirmi?Xena, rispondimi” “Gabrielle, stai calma, Xena non è qui. Devi rassegnarti. E’ morta” Gabrielle scosse il capo “No. Non è morta. Ho sentito la sua voce. Mi affermava che non riusciva a trovare altro modo per parlarmi e che le spiaceva di farmi soffrire” Lydia la guardò negli occhi: era davvero convinta di ciò che diceva. La giovane donna si preoccupò e andò a chiamare suo padre.


Afrodite tornò al suo tempio. La visita che aveva fatto alla locanda di Cyrene aveva confermato alcuni suoi pensieri. Guardò il corpo di Xena, che lei stessa aveva deposto in una bara di cristallo per preservarlo…Gabrielle è viva ma Xena no – pensò – e soffrono entrambe…Come posso aiutarle? Improvvisamente, un ricordo le balenò nella mente. Sul suo volto iniziò a disegnarsi un sorriso.


“Adesso stai esagerando, Gabrielle. Posso capire che tu sia sconvolta per la morte di mia sorella ma, affermare che lei ti abbia parlato, è troppo. Devi fartene una ragione: lei non tornerà!” disse Toris in preda alla rabbia e allo sconforto. Gabrielle non disse una parola: si alzò ed uscì dalla locanda. Si diresse alle stalle e, preso un cavallo vi montò in sella e galoppò fino al bosco. Arrivò nel punto in cui, tanti anni prima, aveva chiesto a Xena di poter girare al suo fianco per tutto il mondo conosciuto. Quei ricordi, quei momenti, quelle sensazioni, iniziarono a mulinarle per la mente. Sentì le lacrime formarsi negli occhi. Non cercò di fermarle “Xena, amica mia. Ho sentito la tua voce, dove sei? Ti supplico, rispondimi. Io sto impazzendo. Ti prego, dimmi che devo fare. Io ti voglio bene, forse, anzi, sicuramente ho un sentimento nei tuoi confronti che non sono in grado di spiegare e che va ben oltre di ciò che può essere un’amicizia tra due persone, anche se molto forte ma, ti assicuro che non ce la faccio. Non posso continuare a sentire la tua voce senza poter far niente. Xena, aiutami” Gabrielle continuò a piangere fino a quando, vinta dalla stanchezza si addormentò.


Afrodite rovistò in mezzo a tutte le pergamene che si trovavano nel suo tempio fino a quando, non trovò ciò che stava cercando “Ti ho trovato finalmente – disse tra sé e sé sorridendo – e adesso, se tutto è come spero…” la dea dell’amore lesse attentamente il contenuto del papiro fino alla fine. Si fermò un attimo a riflettere guardando il corpo senza vita di Xena nella bara di cristallo no, non posso essere così egoista. Xena e Gabrielle avrebbero fatto lo stesso…


Gabrielle si svegliò che il sole era già alto nel cielo. Sospirò ricordando gli eventi del giorno precedente e, si diresse verso uno specchio d’acqua per lavarsi. Rinfrescatasi, montò in sella al cavallo e si diresse verso Anfipoli. Non si accorse che, alcuni uomini nascosti la stavano osservando. Uno di loro fece un segnale. Qualcosa la colpì alla schiena facendola cadere. Rapidamente tre uomini balzarono fuori dei cespugli “Pensavi che non ci saremmo ricordati di te vero, piccola sgualdrina? Ora pagherai per ciò che hai fatto al nostro compagno” disse uno dei tre, quello che probabilmente doveva essere il capo. Gli altri due la tennero ferma mentre il capo iniziò a svestirsi. Gabrielle spalancò gli occhi per il terrore, incapace di reagire o di chiedere aiuto. I vestiti le furono strappati di dosso mentre il capo dei tre briganti le allargò le gambe, la bava che gli scendeva dalla bocca come un animale affamato “E ora…” “Ehi, bei maschioni…” i tre si voltarono di colpo: una visione paradisiaca stava davanti ai loro occhi. Una donna come non se n’erano mai viste. Una sottilissima vestaglia metteva in risalto, casomai ce ne fosse stato bisogno, un corpo con le curve giuste nei punti giusti. Un top e un paio di slip, che lasciavano ben poco all’immaginazione completavano il tutto. I lunghi capelli biondi, cadevano formando dei riccioli sulle spalle. La donna sorrise maliziosamente ai tre uomini “Andiamo, non vorrete fare quello che penso io, spero” disse la sconosciuta “E perché non dovremmo? Questa donna ha ucciso due dei nostri amici e a momenti faceva lo stesso con un altro” “Suvvia, datemi retta, lasciatela andare. Non vorrete paragonare la sua bellezza alla mia, spero” la donna si avvicinò al gruppo ammiccando e ancheggiando. Agitò una mano e, istantaneamente i tre banditi furono trasformati in tre maiali “E ora vi conviene darvela a gambe prima che vi faccia tutti e tre arrosto” urlò infuriata. Afrodite si avvicinò. Gabrielle la guardò negli occhi “Se non fossi arrivata tu…” “Eh già – Afrodite sorrise – meno male. Come stai Gabrielle?” domandò la dea dell’amore aiutandola ad alzarsi “Come vuoi che stia? Non sai quello che è successo a Xena?” Afrodite finse di non sapere niente “No, cosa le è accaduto? Eve sta male?”
Gli occhi di Gabrielle si riempirono nuovamente di lacrime mentre abbracciò la dea dell’amore “Xena è morta in Giappone, mentre combatteva contro Yodoshi e il suo esercito per liberare quarantamila anime dalla dannazione eterna. Io non ho potuto far niente per salvarla, maledizione. Ho solo potuto raccogliere il suo ultimo respiro, la sua ultima carezza e le sue ultime parole. Mi ha detto ‘ ti voglio bene Gabrielle ’ poi ha chiuso gli occhi e se n’è andata per sempre. Io le volevo bene, mi manca così tanto che a volte sto male e, come se non bastasse, qualche giorno fa il suo corpo è stato trafugato dalla tomba in cui riposava. Come si può essere così crudeli? Come si può infierire fino a questo punto su una persona? Perché non la lasciano riposare in pace?” Afrodite le carezzò i capelli sorridendo “Tu credi che lei sia felice nel vederti così dai campi Elisi?” “Afrodite, come posso continuare a vivere? Senza di lei, la mia vita ha perso il suo senso” “Gabrielle, – Afrodite le sollevò il viso – cosa era Xena per te?” una domanda diretta. Alla quale bisognava dare una risposta altrettanto diretta “Xena, era tutto per me. Lei era,come potrei dire, l’altra parte della mia anima, la mia luce nell’oscurità, così come diceva che io ero la sua…Le volevo davvero bene”E avresti tanto voluto che tra voi ci fosse qualcosa di più di una semplice amicizia vero? Perché gli umani sono così ottusi e così paurosi quando si tratta di ammettere i propri sentimenti? Oh, non mi ci abituerò mai pensò la dea dell’amore. Afrodite esaminò Gabrielle per vedere se aveva riportato qualche lesione seria, non trovando, a parte qualche contusione, niente “Bene, Gabrielle. Direi che, a parte qualche graffio non c’è niente di grave. Vuoi che ti accompagni al villaggio?” “Sì, ti ringrazio ma, ti suggerirei di cambiati d’abito. Sai, una donna bella come te, può far venire, anche al più onesto degli uomini, quantomeno delle idee strane. E’ meglio non farle venire, queste idee strane agli uomini onesti”


Gabrielle evitò di dire chi fosse la donna che, adocchiata da tutti a causa della sua bellezza era entrata con lei nel villaggio. Si mantenne molto sul vago “E’ un’amica che ho conosciuto qualche luna fa, prima di partire per il Giappone con Xena”disse ad un passante. Insieme, entrarono nella taverna. “Toris, Lydia. Vorrei presentarvi…” “Brunhilde. Io amica di Gabrielle. Io viene da terra di Nibelungo” Gabrielle la guardò e scoppiò a ridere “Cosa succedere, Gabrielle? – domandò Afrodite trattenendosi dal ridere a sua volta – Tu ricordare qualche cosa?” Gabrielle si asciugò le lacrime che si erano formate “No, non è niente, Brunhilde. E’ che pensavo a…” Gabrielle ricominciò a ridere. Anche Afrodite non riuscì più a trattenersi “Oh, tu ricorda quella cosa divertente e buffa, sì?” Afrodite ricordò quando, per un incantesimo da lei fatto, l’anima di Xena era finita nel corpo di una bambina. Gabrielle e Afrodite, fingendosi due alquanto improbabili gemelle, avevano dovuto cercare un olio magico che avrebbe sciolto il sortilegio. Toris e Lydia guardarono stupiti, ma anche felici, Gabrielle e la sua amica che ridevano calorosamente. Era la prima volta, da quando Gabrielle era tornata dal Giappone, che non la vedevano così allegra e felice “Scusate, non vorremmo disturbare – Lydia interruppe le risate – ma, vorreste spiegarci il motivo di tanta ilarità?” Afrodite e Gabrielle si voltarono. La dea dell’amore rimase stupita nel vedere l’esatta copia della principessa guerriera lì nella locanda “Tu le somigli tantissimo, Lydia” disse “Lo so – replicò la figlia di Toris – me lo dicono tutti. Anche Gabrielle mi ha confuso con lei”


Mangiarono della carne accompagnata da verdura, il tutto innaffiato da abbondante sidro. Dopo il pranzo Gabrielle decise di uscire seguita da Afrodite. La dea dell’amore, che ancora non si era rivelata, le sedette accanto “Vuoi parlarmene?” le chiese “E’ difficile. Ogni volta che ci penso, mi chiedo perché. Lei ha detto che era destino ma, mi ha anche detto che, siamo noi a costruircelo. Ha avuto una vita non proprio esemplare ma, si è rimessa in gioco. Il destino, se lo stava plasmando da sé. Perché non lo ha fatto anche in quest’occasione? Perché? Avrebbe potuto chiedere il mio aiuto. Avrei potuto mandarla nel mondo degli spiriti. Sono un’amazzone, dopotutto e certi rituali li conosco oppure, avrei potuto usare il suo famoso “tocco”. Non lo so, Afrodite. Perché?Ti prego, aiutami a trovare una risposta” “Xena temeva per la tua vita. Forse, questo l’ ha indotta a fare come hai raccontato” “Ma non è possibile. Cerca di capire che, lei, si è, come dire, arresa. Avrei potuto farla tornare in vita: non lo ha voluto. Ha detto che le anime erano libere dai crimini di Yodoshi ma, non dai suoi e che quindi lei, doveva rimanere nella terra degli spiriti per scontare i suoi peccati. Tu non sai cosa voglia dire questo. Io era alla fonte della forza, avevo la coppa in mano, era piena dell’acqua che avrebbe potuto salvarla e lei, non lo ha voluto. Averla lì al mio fianco e non poter fare niente. Vederla svanire nel nulla…Perché non ti sei lasciata aiutare Xena? Maledizione!”Gabrielle scoppiò in un pianto disperato. Afrodite non poté fare altro che stringerla sé e consolarla “No, Gabrielle. Non fare così. Lei ora è…” “No Afrodite. Sta’ zitta. Avrebbe dovuto tenere anche in considerazione i miei sentimenti” “Gabrielle, purtroppo le esigenze dei molti, contano più di quelle dei pochi, o di uno solo. Io sono convinta che lei abbia sofferto tantissimo nel fare quella scelta e che se avesse potuto, sarebbe tornata al tuo fianco. Non credo che Xena si sia arresa tanto facilmente a questa situazione. Ascolta, ti ricordi cosa è successo quando…” “Sì. Xena mi ha accarezzato la guancia, sfiorandomela con la mano destra e mi ha detto‘ ti voglio bene Gabrielle ’ poi, ha chiuso gli occhi per sempre. Non sai quanto abbia pianto in quel momento. E’ come se, il mondo ti crolli addosso. Vedere la persona che si ama morire tra le tue braccia…” Gabrielle si bloccò: davvero aveva pronunciato quelle parole? Davvero aveva ammesso la natura dei suoi sentimenti verso Xena?
Afrodite sorrise “Oh, finalmente hai ammesso ciò che provavi da quando l’ hai vista per la prima volta. Ce n’è voluto di tempo eh?” Gabrielle tenne lo sguardo verso il suolo “Se solo l’avessi fatto prima…” “Ascolta, se anche tu avessi ammesso questi tuoi sentimenti prima di quanto è successo, la situazione non sarebbe cambiata. Xena ha, ehm voglio dire, aveva la testa più dura di una pietra” “Afrodite – Gabrielle alzò lo sguardo fino ad incontrare quello della dea dell’amore – cosa volevi dire quando ti sei corretta?” “Bé sai, io faccio finta che lei sia sempre al nostro fianco, che non sia mai morta. Fintanto che ne serberemo il ricordo nei nostri cuori, Xena non morirà mai” “Afrodite, cosa stai cercando di nascondermi?” la dea dell’amore sospirò. Era venuto il momento di dire la verità.
“Ciò di cui sto per parlarti, mi costerà molto ma, dopo aver visto cosa tu stia provando per la scomparsa di Xena unitamente all’amore che hai per lei mi ha fatto capire che, vale la pena di correre questo rischio. E’ una storia di cui si è ormai persa ogni traccia, è un rituale molto antico. Si chiama ‘ Il rituale del nuovo inizio ’. Non è cosa che possano certamente far tutti. Solo chi ne è a conoscenza può usarlo” il viso di Gabrielle,segnato dalle lacrime, si illuminò di speranza “Vuoi dire che…” “Aspetta – Afrodite alzò una mano sorridendo – lasciami finire. Lo spirito vivente di chi lascia il mondo può essere trasmesso ad un’altra persona e, in seguito, rientrare nel corpo cui apparteneva appunto con il rituale del nuovo inizio. Io penso che Xena, abbia considerato questa possibilità” “Ma perché? Perché tutto questo trambusto? Yodoshi era stato sconfitto e…” “E come tu mi hai detto le quarantamila anime erano libere ma, dai suoi crimini. Dobbiamo chiederci se, abbiano perdonato Xena per ciò che ha loro fatto” “Ma – il bagliore di speranza che si era manifestato sul volto di Gabrielle, sparì lasciando nuovamente posto allo sconforto e alla disperazione – perché? Che cosa ha fatto?” “Gabrielle, non sai forse che Xena ha praticamente distrutto la città di Higuchi dandola alle fiamme? Ci furono…” “Quarantamila morti. Sì, Xena mi disse di quest’episodio. Si rifiutarono di farla passare, aveva in mano un’urna funeraria con le ceneri di una sua amica e, l’urna finì per terra. Il contenuto fu sparso al suolo. Xena, in un impeto di rabbia prese una torcia e, iniziò ad appiccare il fuoco alla città” disse Gabrielle sconsolata “O almeno così dovrebbe essere” disse Afrodite. Gabrielle rimase di sasso “Che hai detto? Vuoi dire che non sarebbe stata Xena ad appiccare…” “Non ho detto questo. – si affrettò a spiegare la dea dell’amore – Ciò che volevo dire, è che Xena, potrebbe aver reagito così, spinta a farlo” “Afrodite, stai cercando di dirmi che qualcuno potrebbe aver usato la fiducia di Xena, il suo amore per compiere una vendetta contro gli abitanti della città di Higuchi? Ma se allora è così, Xena è innocente. Sta scontando una pena per qualcosa che non ha commesso. Non è giusto, perché devi soffrire amica mia? Perché?” le lacrime iniziarono nuovamente a scenderle sulle guance.
Afrodite le carezzò i capelli “Gabrielle, chiunque sia il responsabile di quanto è successo, ha fatto leva sul senso di responsabilità e d’onore che Xena aveva. Ecco perché lei non ha voluto tornare a vivere accanto a te” Gabrielle guardò la dea dell’amore, le fiamme che uscivano dai suoi occhi “No, Afrodite. Non mi arrenderò così facilmente. Lotterò con tutte le mie forze per riaverla la mio fianco. Lei è ciò che ho di più prezioso, è tutta la mia vita e se dovessi impiegare tutte le primavere che mi rimangono per passare anche un solo istante con Xena vicino a me, lo farò”lo sguardo di Gabrielle ed il suo tono di voce non lasciavano adito a dubbi. Partì il giorno dopo. Toris e Lydia la abbracciarono “Sei davvero sicura di ciò che fai?” le domandò il fratello di Xena “Sì. Più che mai” rispose Gabrielle.


Apparve davanti a lei verso sera. Gabrielle scattò come una pantera brandendo il chakram “Gabrielle, non ho intenzione di farti del male. Credi che se avessi voluto attaccarti ti avrei lasciato il tempo di reagire?” fu la sua domanda “Sai, certe abitudini sono difficili da dimenticare - rispose l’amica di Xena – che vuoi?” “Voglio aiutarti. Voglio cercare di darti, diciamo così, qualche suggerimento che potrebbe tornarti utile. Dovrai batterti contro un avversario che userà l’inganno e la menzogna, che cercherà in tutti i modi di sfuggire ad una giusta pena” Gabrielle lo guardò stupita “Ares, tu non hai mai fatto niente per niente. Cosa vuoi in cambio?” “Ti potrà parere strano ma – il dio della guerra sospirò – non voglio niente. A parte ovviamente la tua sincerità. Perché in questi anni non le hai detto niente? Cosa t’impediva di farlo?” Gabrielle tenne lo sguardo verso il suolo, nessuna risposta.
Ares si avvicinò “Gabrielle, tu avevi, ed hai tuttora, una paura spaventosa che, qualora Xena venga a conoscenza dei tuoi reali sentimenti nei suoi confronti, ti possa respingere. E’ così?” le lacrime iniziarono a scorrerle sul volto “Sì. Avevo paura di cosa potesse succedermi poi, il viaggio in Giappone, il rischio di perderla mi fecero capire che, dovevo rischiare. Giurai a me stessa che, alla fine di questo viaggio avrei parlato con Xena e, le avrei detto tutto. Invece…” “Non ne hai avuto la possibilità. Non ti preoccupare, Gabrielle. Io sono sicuro che Xena provasse per te, le stesse sensazioni che tu provavi e tuttora provi per lei e credo anche che, avrà sentito i tuoi discorsi ed i tuoi pensieri. Comunque, direi ora di parlare d’altro: sono venuto ad offrirti il mio aiuto. Lo accetti?” “Perché vuoi aiutarmi Ares? Vuoi che Xena torni in vita per poterla tormentare ancora?” “no. Ti potrà sembrare strano ma, quando ho visto la forza del legame che c’era e che c’è tuttora tra voi, ho compreso che non avrei avuto molte speranze di riaverla al mio fianco poi, vedendola combattere contro di me quando quella pergamena fu riportata alla luce me ne diede la conferma definitiva. Ho deciso di darti una mano perché onestamente, credo che voi due siate fatte l’una per l’altra” “Ares, io non so che dire” “E allora non dire niente” il dio della guerra agitò una mano: subito uno scoppiettante fuoco si materializzò davanti a loro “Quando arriverai in Giappone, dovrai senz’altro combattere contro colui o colei, che hanno fatto sì che Xena finisse dove ora si trova. Potrà senz’altro accadere che tu abbia ad usare un’arma e in questo Xena è stata tua incomparabile maestra ma, ricordati che tu hai un’arma che lei non ha, o che perlomeno non è in grado di usare così bene, se non in certe situazioni…” “Ares!” ribatté Gabrielle che aveva capito il senso della frase “Scusami. Era solo una battuta – il dio della guerra alzò la mano in segno di scusa – comunque, penso che dovrai sconfiggere gli avversari con le parole più che con le armi: cosa avevi capito?” “Lo sai benissimo cosa avevo capito e comunque, ti assicuro che è molto capace anche in quello…” Ares rimase senza parole “Che cosa credevi, che anche se non le ho detto niente…-Gabrielle rise- no, tra noi non c’è mai stato niente ma, solo gli dei tutti sanno quanto avrei voluto che ciò accadesse” “Bé, sta a te far sì che succeda” Ares sparì.


Gabrielle si svegliò il giorno seguente più che mai decisa a lottare per Xena. Durante la notte, un meraviglioso sogno: Xena che tornata in vita la abbracciava, i loro sguardi che s’incrociavano, le loro labbra che si avvicinavano sempre più…Fino ad un’esplosione finale di gioia e piacere con Xena che pronunciava quelle quattro magiche parole “Io ti amo Gabrielle”. Salì sul suo cavallo e, si diresse verso Atene. Da lì avrebbe preso poi una nave per l’Egitto e, successivamente un’altra per il Giappone. Era quasi in vista della città quando Afrodite apparve “Ehi, Gabrielle, che stai facendo?” domandò con un sorriso sulle labbra tale che avrebbe ridotto in brodo di gelatina chiunque “Afrodite. Sto andando ad Atene. Da lì poi…” “E quanto tempo hai intenzione di metterci? Meglio darsi una mossa” attorno a lei un turbinio di luci multicolori.


Si trovò in una pianura che riconobbe subito. Era quella in cui Xena aveva combattuto la sua ultima battaglia. Scacciò subito i pensieri tristi dalla mente e, si diresse al monastero da cui parecchie lune fa se n’era andata riportando in Grecia il corpo di Xena. Arrivò che il sole stava ormai tramontando. Uno dei monaci all’ingresso la riconobbe subito e la salutò con calore “Gabrielle, bentornata al nostro monastero. A cosa dobbiamo questo piacere?” Gabrielle scese da cavallo “Salute a te, Kenjii. Sono tornata per liberare l’anima della mia amica dal suo luogo di dannazione” il giovane monaco la fissò “Gabrielle, tu stessa hai detto, quando andasti via, che Xena non aveva voluto che tu la riportassi in vita perché doveva rimanere lì a scontare la sua colpa di aver distrutto…” “Quando tornai in Grecia – Gabrielle entrò nel monastero assieme a Kenjii – parlai poi con Afrodite, la dea greca dell’amore. Mi disse che, c’era una possibilità che il comportamento di Xena fosse stato provocato da qualcuno che l’ ha usata” Kenjii guardò Gabrielle con un’espressione di dubbio sul volto “Se è così, allora, Xena sarebbe innocente. Bisognerà quindi che tu trovi chi ha fatto questo e che gli spieghi le sue responsabilità, convincendolo ad andare al posto della tua amica” Gabrielle annuì col capo “E’ questo ciò che ho intenzione di fare” “Ed io ti aiuterò.Ora però, va’ a riposarti. Il viaggio deve essere stato senz’altro lungo”


Gabrielle si svegliò il giorno seguente piena d’energia. Aspettò l’arrivo di Kenjii ed insieme andarono verso il tempio. Entrarono e si diressero verso l’altare sacro “Gabrielle, ciò che ti accingi a fare, richiederà un grosso sforzo da parte tua” “Lo so Kenjii e ti assicuro che sono pronta a fare qualsiasi cosa pur di riavere Xena al mio fianco” Kenjii guardò Gabrielle. Avvertì una presenza strana nella stanza: una presenza che aveva avvertito parecchie lune fa e che credeva mai più si sarebbe ripresentata. Sorrise, quando quella presenza si materializzò e si mise al fianco di Gabrielle “Non avevo il minimo dubbio a riguardo” Kenjii le spiegò in ogni minimo particolare ciò che avrebbero fatto. Gabrielle si mise in ginocchio, le mani unite in segno di preghiera, concentrandosi come le era stato detto di fare.


Riaprì gli occhi. Si trovava in una valle immersa nella nebbia. Il silenzio assoluto vi regnava. Sentì dei passi. Istintivamente portò la mano al chakram lanciandolo senza voltarsi nella direzione del rumore. Il sibilo dell’arma sì interruppe improvvisamente “Sapevo che saresti tornata” Gabrielle si voltò e le lacrime scesero dagli occhi senza che cercasse di interromperle “Oh Xena, come pensavi che avrei potuto vivere senza di te? Come potevi pensare che ti avrei lasciato qua a scontare una pena per colpe che non sono tue?” la principessa guerriera strinse la sua amica a sé, una cosa che non faceva da tanto tempo “Gabrielle, è inutile. Non cercare di suscitare in me false speranze. Io ho distrutto la città di Higuchi e io, sono la sola che deve scontare questa pena”la voce di Xena rotta dall’emozione e dai singhiozzi “No Xena. Questo non è vero. Tu sei stata usata. Qualcuno si è approfittato di te. Ha usato il sentimento che la legava a te per far sì che il suo malvagio obiettivo fosse realizzato. Tu, hai fatto tutto ciò che quella persona si aspettava e, una volta sconfitto Yodoshi, hai accettato di liberare le anime dalle colpe che credevi fossero tue rimanendo a soffrire al suo posto ma non è così, Xena. Tu non dovresti essere qui. Dovresti essere al mio fianco oppure, tra le anime beate” “Gabrielle –Xena scosse tristemente il capo- è inutile. E’ il mio destino. Io l’ ho accettato” “No Xena –Gabrielle era in preda all’ira – il tuo destino non è questo. Il tuo destino è…-era venuto il momento della verità- il tuo destino è di stare al mio fianco. Il tuo destino è di attendere il nostro momento insieme” Xena rimase senza parole: aveva compreso ciò che Gabrielle le aveva detto. Aveva finalmente capito che, ciò che lei provava Gabrielle, era ricambiato “Sì Xena – Gabrielle sorrise- è proprio così. Io credo di averti amato dal primo momento che ti ho visto ma, avevo paura.Avevo paura che i miei sentimenti fossero sbagliati, fossero…Avevo tanta paura di perderti – le lacrime continuavano a scendere dagli occhi di Gabrielle – perciò decisi di nascondere queste mie sensazioni. Quando arrivammo qua in Giappone, mi ripromisi che, al termine di questo viaggio ti avrei parlato. Avevo deciso di fare chiarezza, ma…”Xena le sollevò il viso con una mano “Gabrielle…io…”le labbra di Xena toccarono quelle di Gabrielle per un momento che parve infinito. Non era come quando Gabrielle l’aveva riportata in vita dal regno di Ade, era qualcosa di più dolce, più intenso. Il loro tenero bacio fu interrotto da un rumore improvviso. Xena si voltò improvvisamente, si mise davanti a Gabrielle, come per proteggerla “No Xena, questa volta tocca a me – disse Gabrielle sorridendo – tu mi hai salvato tante volte. Permettimi di sdebitarmi” “Ti voglio bene, Gabrielle”Xena le carezzò una guancia. Gabrielle le strinse una mano sorridendo e si diresse verso la fonte del rumore “Io so che sei lì in mezzo alla nebbia. E so anche chi sei. Tu sei colei che dovrebbe stare al posto della mia compagna, a soffrire per le anime di coloro che morirono nell’incendio di Higuchi. Non é forse vero, Akemi?” lo spirito si materializzò “Sapevo che alla fine qualcuno avrebbe compreso cosa era successo e sapevo anche che, saresti tornata ma, ho preso le mie precauzioni” nella mano sinistra di Akemi, si materializzò un’urna “Il corpo della tua amica, non è più al tempio di Afrodite. E’ qui, in quest’urna e, disgraziatamente solo l’acqua della fonte della forza sul monte Fujii potrà far sì che ritorni alla forma originale ma, senza ceneri…Niente Xena” Gabrielle decise di tentare con le parole. Usare la violenza, era fuori discussione: troppo era il rischio di perdere i resti della sua amica “Akemi, io so bene cosa tu provi contro di chi ti ha ucciso e lo comprendo ma, ciò non giustifica il tuo comportamento. Hai agito usando il sentimento che ti legava a Xena. Hai fatto sì che l’ira che dentro di lei covava, esplodesse fino a raggiungere cosa ti eri prefissata e adesso, vuoi che lei rimanga qui, a soffrire per colpe non sue? Con che coraggio lo fai? Non hai nemmeno un briciolo di rimorso?” “Rimorso? Tu osi chiedere a me cosa sia il rimorso? Cosa dovrei dire io quando mio padre mi fece soffrire le pene dell’inferno? Quando i miei resti sono stati sparsi nel vento? Ad ogni modo, io non occuperò il posto della tua amica.Su questo puoi esserne certa. Se non posso averla io, allora nessuno la avrà” Gabrielle abbassò lo sguardo, gli occhi rossi. Xena, dietro di lei rimase come immobile. Improvvisamente, una luce splendente dissolse ogni traccia di nebbia. Una donna bellissima, avvolta in un velo bianco, stava sopra di loro. Lentamente, discese fino a terra. Guardò, il viso privo di espressione, Xena, Gabrielle ed Akemi “Non esiste amore più grande di chi, arriva a rischiare la vita per coloro che ama” disse. Si voltò verso Gabrielle “Ragazza, tu hai rischiato la vita in tutti questi anni a fianco di questa donna. Perché?” “Inizialmente, volevo scoprire il mondo, volevo fare nuove esperienze, vivere nuove avventure. Poi, ho capito che, nei confronti di questa donna- con un gesto della mano indicò lo spirito di Xena- da parte mia c’era qualcosa di ben più forte dell’amicizia che ci univa” “La amavi” Gabrielle annuì “E’ così. E la amo tuttora. E sarei pronta a gettarmi nel fuoco pur di farla tornare a vivere. Se mi fosse chiesto di rinunciare alla mia vita per vivere anche un solo istante, con lei al mio fianco come compagna, lo farei”la voce di Gabrielle era rotta dall’emozione. Xena non tentò neanche di fermare le lacrime che le scendevano dagli occhi: finalmente, aveva capito i sentimenti che Gabrielle provava nei suoi confronti. La donna splendente si voltò verso Xena “Il tuo pianto: perché? E’ forse successo qualcosa di grave ed irreparabile?” “Sì – la voce interrotta dai singhiozzi e dalle lacrime- ho finalmente trovato l’altra metà della mia anima, la mia compagna per la vita ma…” “Ma il tuo senso del dovere ti spinge a rinunciare a lei?” Xena annuì “L’interesse dei molti, conta più di quello dei pochi. O di uno ma, non sempre ciò è vero. In questo caso l’interesse di uno conta più di quello dei molti” la donna splendente si voltò verso Akemi “Tu hai fatto sì che questa donna – indicò Xena- facesse quello che avevi in mente. Tu hai fatto sì che questa donna soffrisse al posto tuo. Tu hai fatto sì che fosse divisa dalla sua compagna. Tu ora pagherai con la sofferenza eterna ciò che hai fatto”un gesto della mano e Akemi sparì urlando in un mare di fiamme. La donna splendente si voltò verso Xena e Gabrielle “Quando l’amore è così forte come il vostro, non vi è niente che possa tenere divise due persone. Xena di Anfipoli, tu hai avuto una vita molto travagliata, in passato: hai distrutto, combattuto, incendiato, razziato. Ma hai purtroppo anche sofferto molto: i tuoi due compagni, il tuo primo figlio, i tradimenti chetai dovuto subire…Hai comunque accettato di rimetterti in gioco. Di intraprendere un lungo cammino verso la redenzione. Hai accettato di sacrificare anche i sentimenti che provavi per questa ragazza, per Gabrielle al fine di compiere il tuo cammino incurante del fatto che, dall’altra parte avevi una persona che era pronta a sacrificarsi fino all’estremo per aiutarti.” “Aspetta, tu non sai cosa voglia dire avere davanti a se la persona che si ama e aver paura di perderla, di vedere respinti i propri sentimenti…Io la amo, non posso vederla soffrire o ancora peggio, morire. Non potevo farlo – Xena cadde sulle ginocchia piangendo-non potevo pensare che, qualora fosse stata ferita o uccisa, sarebbe stata colpa mia” “Xena, Ti prego, guardami negli occhi – Gabrielle le accarezzò una guancia -Xena, credi che io non abbia accettato in tutti questi anni, i rischi, le gioie, le delusioni e quanto altro, la vita con te mi ha dato?”la principessa guerriera annuì “Bene. Allora, se ho accettato questo, vuol dire che ho anche accettato che, avrei potuto non tornare più a casa” “Gabrielle, io ti voglio bene. Non posso sopportare il fatto di vederti ferita o ancor peggio morta. Tu non sai cosa io abbia provato quando, durante la guerra in Tessalia, il tuo respiro si è fermato. Avrei voluto tagliarmi la gola e seguirti nell’Ade.Non potevo accettare di vivere senza di te. Gabrielle, io…”Xena non riusciva a dire quelle parole. La donna splendente sorrise: capiva bene cosa Xena stesse attraversando ma, avrebbe dovuto trovare in lei le parole “Gabrielle, io ti amo”la principessa guerriera sentì come un enorme peso che le era tolto dal cuore. Gabrielle corse incontro alla sua amica abbracciandola e piangendo “Xena, oh Xena – nessuna delle due fermò le lacrime - tu non sai cosa voglia dire per me sentirti pronunciare queste parole, tu non sai, quanto abbia aspettato questo momento” Xena strinse a sé l’amica, quasi come ad impedirle di lasciarla: gli sguardi si incrociarono per un tempo che parve infinito poi, come pochi istanti prima le loro labbra si incontrarono. Entrambe le donne poi, si voltarono verso colei che doveva essere una dea “Il mio nome è Amaterasu. Sono la dea del sole. Xena, tu hai accettato di soffrire nel regno del regno degli spiriti, affinché le anime che Yodoshi teneva prigioniere, come conseguenza di un gesto del quale ti sei addossata la colpa, potessero essere libere. Ma, non sapevi che, qualcuno, approfittando del tuo senso dell’onore ti aveva utilizzato. Akemi decise di vendicarsi di chi l’aveva fatta soffrire e perciò, decise di fare leva sui tuoi sentimenti nei suoi confronti per raggiungere il suo scopo. Quando poi, tu hai combattuto come spirito contro Yodoshi, rinunciando alla tua vita e liberando così le quarantamila anime dalla dannazione, Akemi era anche certa che tu avresti rinunciato a tornare in vita per scontare la tua pena per l’eternità. Commise però un errore – Amaterasu si voltò verso Gabrielle – sottovalutando questa donna. Lei, non si è arresa. L’amore che ha sempre avuto per te, l’ ha indotta ad affrontare un viaggio lungo ed insidioso per riaverti al suo fianco” “Amaterasu – Xena teneva gli occhi verso il suolo – io non so se sono degna del suo amore” “Xena, la scelta che hai fatto, il rinunciare ai tuoi sentimenti nei confronti di Gabrielle, per scontare questa pena, è stato l’atto finale del lungo cammino che iniziasti molti anni fa sulla difficile strada della redenzione. Ora, questo cammino è compiuto. Andate in pace” tutto attorno a loro fu luce.


Gabrielle si risvegliò nel tempio, Kenjii era al suo fianco. Subito si guardò attorno per cercare la sua amica. Amaterasu apparve nuovamente. Kenjii, la bocca aperta per lo stupore nel vedere la dea del sole, si prostrò faccia a terra. La dea del sole chiuse gli occhi ed alzò le braccia al cielo. In un turbinio di luce, apparve la bara di cristallo in cui il corpo di Xena era stato riposto da Afrodite “Akemi ha tentato un ultimo inganno quando sei andata nel regno degli spiriti – spiegò Amaterasu – ciò che aveva in mano, era in realtà un’urna dove non c’era dentro niente. Afrodite è venuta a chiedere il mio aiuto, perorando la vostra causa e dicendomi che il corpo di Xena era custodito in una bara presso il suo tempio. Io già sapevo cosa era successo ma, volevo vedere se il sentimento che ti univa a Xena sarebbe stato in grado di darti la forza per tentare l’impossibile nel riaverla al tuo fianco ed è stato così. Ora, è giunto il momento che le vostre sofferenze abbiano fine” Amaterasu pronunciò delle parole in una lingua incomprensibile e, lo spirito di Xena si materializzò nella stanza. La principessa guerriera vide il suo corpo nella bara di cristallo dove era stato messo da Afrodite e sorrise a Gabrielle che, gli occhi rossi dalle lacrime, le stava vicino “Non c’è bisogno di piangere Gabrielle. Fra poco ci potremo nuovamente riabbracciare” le disse con una voce dolcissima. La giovane amazzone annuì. La bara di cristallo si smaterializzò lasciando il corpo di Xena come sospeso nell’aria. Un calice comparve dal nulla. In esso stava l’acqua della fonte del monte Fujii “Gabrielle, ora va’. Prendi questo calice - con un gesto Amaterasu indicò il recipiente – e riporta in vita colei che ami” Gabrielle prese il calice e si avvicinò al corpo di Xena. Kenjii le si affiancò Sollevò la testa del corpo della principessa guerriera aprendo nel contempo la bocca. Gabrielle avvicinò il calice alle labbra di Xena e, delicatamente fece in modo che l’acqua le entrasse in bocca. Lentamente, il corpo di Xena cominciò a riacquistare colore. La principessa guerriera riaprì gli occhi. La prima cosa che vide furono gli splendidi occhi di Gabrielle che le sorrideva tra le lacrime “Bentornata alla vita, Xena” disse Gabrielle tra le lacrime “Ti voglio bene, Gabrielle” disse la principessa guerriera “Xena, Gabrielle – la dea del sole le chiamò – le vostre sofferenze sono ora terminate. Addio” la divinità sparì in una luce abbagliante.


Kenjii le accompagnò fino all’uscita del monastero. Si salutarono e, dopo aver promesso solennemente che sarebbero tornate a rendergli visita il prima possibile, si diressero a cavallo verso il porto da cui avrebbero preso la nave che le avrebbe portate prima in terra d’Egitto poi, successivamente, in Grecia. Xena guardò la sua compagna e, si chiese cosa mai avesse fatto per meritare un simile dono, per meritare il suo amore. Rifletté un attimo e poi, decise di non scoprirlo. Ciò che contava, ora, era il fatto che Gabrielle era al suo fianco. Ciò che contava ora, era che nessuno le avrebbe mai più separate.

FINE





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