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L'urna del potere

di Xenafun

prima parte

INTRODUZIONE

Xena: -Non ti lascerò mai, rimarrò sempre al tuo fianco!-.
Con un sobbalzo la giovane amazzone si svegliò. Non riusciva a non pensare a quelle parole, echeggiavano nella sua mente da quando aveva lasciato il Giappone. Spaesata, Olimpia si guardò in torno: era in una stanza buia e fredda. Si ricordò di essere nella cabina della nave che doveva portarla in Egitto. Erano passati mesi prima di prendere la decisione di intraprendere il viaggio che avrebbe dovuto fare con Xena.
Si alzò dal letto e andò verso il tavolo dove era poggiata la sua borsa. Da lì prese un vaso che strinse forte al petto; mentre le lacrime le tagliavano il viso, uscì dalla cabina e andò sul ponte della nave.
“.......Non ti lascerò mai.........”
Quelle parole ancora suonavano nella sua mente. Era spaventata, e molto arrabbiata con Xena perchè l’aveva lasciata sola.
“.......rimarrò sempre al tuo fianco!.....”
Questo le aveva promesso! Pensandoci, sferrò un pugno contro il bordo della nave, poi cadde a terra piangendo.
Ormai non faceva altro che piangere. Non riusciva a pensare ad altro che alla sua amica che l’aveva lasciata e questa volta per sempre.
L’alba era ormai vicina e i marinai iniziarono a svegliarsi. Uno di loro si avvicinò alla donna che si era addormentata. Notò che aveva un urna stretta sotto il braccio, la portava sempre con se. Poggiò la mano sulla spalla, e con voce calma disse:
Marinaio1: -Ehi!Svegliati! E’ la terza volta che ti trovo qui! Sveglia!-
Con gli occhi gonfi dalle lacrime Olimpia aprì piano gli occhi.
Olimpia: -Chi, che...-
Marinaio1: -Su avanti alzati! Stiamo per attraccare!-
Olimpia: -Siamo arrivati in Egitto?- disse mentre si alzava a fatica strofinandosi gli occhi stanchi.
Marinaio1: -No. Ci siamo fermati per recuperare un pò di scorte!- l’uomo fece un sospiro e poi disse: - senti non so cosa sia successo in Giappone ma suppongo, da quello che tieni in mano e da come ti comporti da quando siamo partiti, che è morto qualcuno a te molto caro. Ti do un consiglio; la vita continua!Chiunque c’è nell’urna non credo che ti voglia vedere in questo stato!Credo che voglia che vivi la tua vita senza preoccuparti di lui o di lei!-
Olimpia: -Hai ragione. Ma non ce la faccio!- così dicendo si mise a piangere e si appoggiò al marinaio che dall’inizio del viaggio le era stato vicino. Prese un bel respiro e poi disse: -ora vado a prepararmi.Grazie-
Marinaio1: -non preoccuparti. Comunque la nave ripartirà tra due giorni; si puntuale-
Olimpia: -ok!- così dicendo si avviò verso la sua cabina.


CAPITOLO I

Olimpia scese dalla nave. Quel posto la rallegrò molto; notò subito che i cittadini erano felici e spensierati. La città era viva, si stavano preparando a qualcosa di bello! “forse ci sarà una festa!” pensò l’amazzone.
Così tra bancarelle e spettacoli, per un momento la giovane amazzone si dimenticò di essere triste. Avvicinandosi ad una bancarella di dolci, Olimpia sentì della musica proveniente da uno stretta stradina proprio dietro quella bancarella. Il mercante, visto che la donna era attratta da quel suono le spiegò che alla fine di quella strada c’era lo spettacolo più importante di tutti. La donna non resistette e s’incamminò presso quella strada. Qualche metro più avanti, iniziò a sentirsi strana. Infatti il suo intuito non era molto favorevole a continuare il percorso; così si girò decisa a tornare indietro quando apparse un uomo con l’aria poco gentile. Mentre continuava a fissarla, l’uomo lentamente si avvicinò alla donna ma Olimpia, con abilità, prese i sais dai calzari pronta a difendersi. All’improvviso cadde a terra in avanti stordita.
Quando sì svegliò aveva un gran male alla testa, portò la mano dietro la nuca e scoprì un bel bernoccolo. Ancora stordita si alzò, si guardò in torno, sì accorse di un bastone vicino a lei “è quello che mi ha procurato il bernoccolo” pensò strofinandosi la testa dolorante. Dopo aver recuperato i sais, fece per recuperare la borsa ma quella era sparita.
Olimpia: -Xena!- esclamò spalancando gli occhi dal terrore. Gli aggressori dovevano aver preso la borsa con dentro l’urna contenente le ceneri della Principessa Guerriera. Spaventata corse verso la piazza dove si svolgevano i festeggiamenti cercando i briganti che l’avevano aggredita ma inutilmente. E mentre pensava sul da farsi, gli andò contro un uomo incappucciato che la fece cadere a terra.
Olimpia: -Ehi! Sta più attento!- disse. Poi guardò meglio l’uomo pensando d’averlo già visto: -ma tu sei…- abbassò lo sguardo e vide la sua borsa tra le mani dell’incappucciato ma intanto l’uomo sentendo arrivare qualcuno scappò via.
Uomo1: -eccolo lì! Prendiamolo!-
Uomini: -si!-
Olimpia: -Ehi! Torna qui! Quella è la mia borsa!- e così dicendo si alzò e seguì l’uomo.
L’uomo s’infilò in una via, scorse la testa per vedere se era ancora inseguito.
Uomo: -Uff! Per fortuna!- poi guardò la borsa, prese l’urna la osservò estasiato ed esclamò – Finalmente!- ma in quel momento li piombò addosso una donna.
Olimpia: -Ti ho preso!- disse afferrando l’uomo.
Olimpia: -cosa credevi di fare eh?!- poi li tolse il cappuccio e con stupore esclamò
-Autolico!-
Autolico: -Sorpresa!- disse preoccupato.

CAPITOLO II

Olimpia: -ma che ci fai qui! E soprattutto perché hai la mia borsa!- rifletté un attimo e disse:
Olimpia: -tu mi hai aggredita!- esclamò prendendoli l’urna dalle mani con lo sguardo pieno di rabbia.
Autolico: -no non sono stato io!-
Olimpia: -e allora chi è stato!?-
Autolico: -ehmm….sono stati….quelli che mi stavano inseguendo! Sì sono stati loro!-disse giustificandosi.
Olimpia: -e perché ti inseguivano?-
Autolico: -bè…ecco…vedi….- ma prima di finire la frase si sentirono delle urla.
Uomo2: -eccolo! Lo trovato! Venite ragazzi è qui dietro!-
Autolico: -senti Olimpia ti spiegherò tutto più tardi ma ora per favore lasciami andare! Ti prego!-
Olimpia: -no!-
Autolico: -cosa!?- disse incredulo -quelli mi vogliono far fuori! E se non te ne vai se la prenderanno anche con te!-
Olimpia: -lo so. Ho detto no perché ti aiuterò. E poi mi darai una spiegazione per tutto questo!Intesi?!- rispose arrabbiata.
Autolico: -ok te lo prometto!- e incrociò le dita dietro la schiena.
Olimpia prese i sais e intanto arrivarono gli altri uomini muniti di bastoni, pugnali e altre armi.
Uomini1: -ora ve la vedrete con noi.-
E iniziò la battaglia. L’uomo che aveva parlato si scagliò contro l’amazzone che con un calcio lo piegò e gli sferrò un pugno sulla schiena atterrendolo. Intanto Autolico ne atterrò un altro ma vedendo che contro di lui ne stavano venendo altri, scappò con l’urna.
Olimpia: -Autolico!- tirò un pugno -torna qui!- un calcio -dammi una mano!- e liberandosi dalla presa di due aggressori con una capriola all’indietro, corse inseguendo Autolico.
Olimpia correva ma non riusciva a vedere più la figura del Re dei Ladri. Si voltò dietro; gli uomini la stavano raggiungendo. L’amazzone in fretta si nascose in un vicolo alla sua destra. Era affannata. Poi aspettò che il gruppo passasse, e decise di continuare la ricerca di Autolico….dall’alto! Con un balzò saltò sul tendone di una bottega e poi sul tetto. Come un felino la giovane amazzone continuò la sua ricerca saltando da un tetto all’altro. Poi si fermò; non poteva più continuare, la distanza del tetto dove stava e quello opposto era troppa. Così, con un salto, scese e corse verso il bosco dove aveva visto entrare Autolico.
Il Re dei Ladri, intanto, correva tra gli alberi cercando un posto dove nascondersi.
Trovò un grosso cespuglio e si nascose lì. Improvvisamente li piombò a dosso una donna.
Autolico: -Ah!- esclamò. -ma è possibile che io e te dobbiamo incontrarci sempre così!maledizione!- disse con il suo modo sarcastico. Ma notò che all’amazzone non era molto piaciuta la battuta anzi, Olimpia lo prese dalla tunica e lo batté contro un albero.
Olimpia: -perchè sei scappato! E soprattutto ora mi dirai perché quegli uomini ce l’hanno con te, e perché continui a rubarmi l’urna di Xena!-
Autolico: -senti Olimpia io…- ma non fece in tempo a finire la frase che subito l’amazzone prese uno dei suoi sais e lo portò alla gola del Re dei Ladri.
Autolico: -va bene, va bene. Se mi lasci andare ti dico tutto!- l’amazzone lasciò la presa e poi disse:
Olimpia: -Non qui. Non è sicuro. Mentre ti cercavo ho notato una specie di tempio abbandonato da quella parte.- disse mostrando un sentiero alla sua sinistra. Si riprese l’urna e la ripose nella borsa recuperata in precedenza.
I due s’incamminarono verso il tempio. Entrarono. Il tempio si presentava vuoto e abbandonato da tempo. “Sicuramente c’è stato un terremoto” pensò l’amazzone notando il pavimento distrutto e un paio di colonne a terra. Si sedette su una di esse, accavallò le gambe e guardò Autolico con aria minacciosa.
Olimpia: -ti ascolto- disse la giovane.
Autolico: -ok. Inizio a dirti che tu sei in grave pericolo- disse sedendosi accanto a lei.
Olimpia fece per rispondere ma Autolico alzò la mano e iniziò a raccontare.
Autolico: -tutti sanno della morte di Xena. Soprattutto i delinquenti. Due settimane fa, si è svolto una gran riunione di tutti i ladri, briganti, signori della guerra di tutto il mondo conosciuto. Naturalmente c’ero anch’io. Nella riunione si è deciso una specie di “gioco”: una “caccia al tesoro”- disse guardando l’amazzone. Avvicinò lentamente la mano alla borsa di Olimpia cercando di prendere l’urna. Ma l’amazzone se ne accorse in tempo e diede uno schiaffo ad Autolico che per poco non cadeva.
Olimpia: -quindi Xena sarebbe un trofeo da vincere vero?!- disse incredula.
Autolico: -Olimpia, per favore cerca di capire…- rispose giustificandosi.
Olimpia: -e cosa devo capire eh? Xena è morta! E non può nemmeno riposare in pace che un branco di malfattori spostati cerca di rubare l’urna per un “gioco”!-. Così dicendo fece per andarsene ma Autolico la fermò da un braccio beccandosi un pugno.
Autolico: -Olimpia! Aspetta!- gridò. -lo vuoi capire che sei in pericolo?questo non è un vero gioco!- aggiunse.
Olimpia: -ah no? E allora cos’è?- chiese ancora più incredula e arrabbiata.
Autolico: -Olimpia chiunque s’impossesserà dell’urna di Xena non solo vincerà questa caccia ma comanderà, diventerà il Re di tutti i ladri, guerrieri, malfattori che esistono. Conosco questo campo Olimpia, non guarderanno in faccia nessuno. Sono spietati, crudeli faranno di tutto pur di ottenere quello che vogliono-.
Olimpia guardò Autolico sorpresa. Non riusciva a crederci. Eppure era vero.
Olimpia: -perché? Perché proprio Xena?-
Autolico: -non c’è bisogno che te lo spieghi, tu lo sai. Xena era, ed è, considerata un trofeo! Tutti volevano possederla e tutti volevano vendicarsi di ciò che ha fatto nei loro confronti da quando ha incontrato te.-
Olimpia: -e allora tu che centri in questa storia? Non sei come loro!-
Autolico si avvicinò all’amazzone poi rispose con il suo tono sarcastico.
Autolico: -sono un ladro! Rubo tutto ciò che ha un gran valore e quell’urna ne ha!-.
Poi le venne in mente una cosa a cui non aveva pensato. Era troppo presa dal fatto dell’urna che non si accorse di questo particolare.
Olimpia: -posso farti una domanda?- disse l’amazzone.
Autolico: -si certo.-
Olimpia: -scusami ma tu non dovresti…bè….non dovresti essere morto?- disse un po’ imbarazzata per la domanda troppo diretta.
Autolico: -in teoria….si- rispose. Poi vedendo lo sguardo interrogativo di Olimpia, aggiunse: -è successo più o meno quando ho saputo della vostra presunta morte. Diciamo solo che ho “seguito il vostro esempio”- disse mostrando una piccola bottiglietta rinchiusa in un sacchetto allacciato alla cintura.

CAPITOLO III

In quel momento entrarono gli uomini che li avevano inseguiti prima.
Uomo3: -vi abbiamo trovato.- disse sogghignando.
Uomo1: -quell’urna mi appartiene!....ci appartiene- disse correggendosi accortosi degli sguardi maligni dei compagni.
Autolico: -che ti dicevo?- disse indicando i guerrieri.
Olimpia rivolse uno sguardo ad Autolico poi ai guerrieri e aggiunse.
Olimpia: - non permetterò a nessuno di rubare l’urna di Xena- disse prendendo i sais -la difenderò fino a quando non la porterò dove desiderava che la seppellissi: ad Anfipoli accanto al fratello! Voi tutti dovrete passare sul mio cadavere!- disse sfidandoli e mettendosi in posizione di difesa.
Uomo2: -bene bella biondina! Noi l’abbiamo chiesto gentilmente ma se la metti così. All’attacco ragazzi!!-
Uomini: -siii!!!-
Autolico: -oh no!- esclamò.
Così ebbe inizio una nuova battaglia. Immediatamente due uomini si scagliarono contro l’amazzone che atterrò colpendoli con l’impugnatura dei sais. Intanto tre uomini avanzavano velocemente contro Autolico che non avendo armi per difendersi, si guardò intorno ma appena uno dei tre si avvicinò troppo agitando un bastone, il Re dei Ladri li sferrò un pugno e recuperò l’arma del guerriero che cadde a terra stordito. Poi atterrò gli altri due colpendoli contemporaneamente con il bastone, mentre Olimpia cercava di difendersi da altri aggressori. Purtroppo iniziarono a diventare troppi anche per lei e subito venne circondata.
Uomo2: -sei in trappola biondina.-
Autolico: -Olimpia! Lanciami la borsa!- le gridò.
Olimpia: -no! Non permetterò a nessuno di prenderla! Tanto meno a te!-
Autolico: -in questo momento non ti puoi permettere di essere testarda! Avanti lanciami la borsa!-
Olimpia: -ti conosco Autolico! Chi mi dice che una volta avuta la borsa non scapperai con l’urna eh?-
Autolico: -te lo prometto! Non andrò da nessuna parte!-
Olimpia: -so che me ne pentirò!- disse. Poi si sfilò la borsa e la lanciò ad Autolico.
Olimpia: -ecco prendi!-.
Autolico: -ehi!Volete l’urna?- disse rivolgendosi ai guerrieri che circondavano l’amazzone, -venite a prenderla, è qui!-
Olimpia: -cosa stai facendo! Brutto farabutto che non sei altro!-
Uomo1: -non mi va di giocare! Dammi quella borsa Autolico!-
Autolico: -dovrai venire a prendertela Erseo-.
Uomo1: -forza uomini prendiamolo!- disse mentre lui e i suoi uomini si avvicinarono ad Autolico.
Autolico:-Olimpia al volo!- così dicendo lanciò la borsa all’amazzone che riuscì a recuperarla in tempo non sapendo cosa volesse fare il Re dei Ladri.
Uomo4: -ehi! C’è l’ha la biondina!-
Ma prima che i guerrieri potessero raggiungerla, corse via con la borsa stretta al petto seguita a ruota da Autolico e dai guerrieri.
Olimpia corse fuori dal bosco e si avviò verso il villaggio, si voltò per vedere la situazione. Non c’era nessuno. Poi con sorpresa si trovò a correre a fianco ad Autolico.
Autolico: -allora? Che si fa?- disse sorridendole e continuando a correre. Ma vedendo lo sguardo sorpreso dell’amazzone disse: -non sei l’unica ad essere così veloce sai?-
Olimpia gli volse un sorriso e poi aggiunse: - sono rimasti in pochi. Affrontiamoli!-
Autolico: -ma che sei pazza!?- guardandola aggiunse: -no, non stai scherzando. E sia! Come vuole lei Regina!- si fermò e fece un’ inchino. Anche Olimpia si fermò e insieme aspettarono i guerrieri.
Ad uno ad uno, i guerrieri caddero a terra privi di sensi e così finì quella battaglia ma soprattutto la faticosa giornata.
Il giorno dopo Olimpia andò al porto attendendo la partenza. Finalmente sarebbe andata in Egitto come avrebbe dovuto fare con Xena. E pensandoci una lacrima scivolò sulle guance rosee dell’amazzone.
Autolico: -Olimpia!-
Olimpia si girò e vide il Re dei Ladri corrergli incontro.
Olimpia: -Autolico cosa ci fai qui?-
Autolico: -mi chiedevo se stavi andando anche tu in Egitto- chiese prendendo fiato.
Olimpia: -si. Ti vuoi unire a me?- chiese.
Autolico: -oh! Si grazie! Sai qui non c’era più niente da fare magari in Egitto trovo qualche oggetto prezioso da sgraffigna…ehm…si vengo volentieri con te!-disse correggendosi in fretta notando lo sguardo fulmineo di Olimpia.
Così Olimpia la Regina Amazzone e Autolico il Re dei Ladri, intrapresero il viaggio verso l’Egitto insieme.





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