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"AMORE VERO - Uno studio sul subtext in XENA WARRIOR PRINCESS"

di A. Scaglioni

QUARTA STAGIONE (1998-1999)

(terza parte)

>>sezioni speciali>>Amore Vero


XENA E L’ISOLA DEGLI SQUALI

Se ricordate nella scorsa stagione si erano poste le condizioni per porsi una domanda interessante: cosa sarebbe stato di Olimpia se avesse incontrato Xena prima della sua trasformazione, quando era ancora la spietata conquistatrice che aveva terrorizzato, distrutto e depredato? In questa storia potremmo trovare una possibile (ed inquietante) risposta. Mentre Xena e Olimpia si riposano e Olimpia pratica massaggi terapeutici sul corpo teso e dolorante della Principessa guerriera…

OLIMPIA(tastando la schiena di Xena): Non riesco a trovarlo.
XENA: E’ lì.
OLIMPIA: Ho…capito. Ho capito.
XENA: Olimpia, smetti di cercare con gli occhi.
OLIMPIA: Va bene… Niente occhi. (Solleva lo sguardo continuando a tastarle i muscoli dorsali.)

XENA: L’hai trovato? Ahhh. (Con un sospiro di piacere.) L’hai trovato.
OLIMPIA(sorridendo): Ho imparato dalla migliore.

Proprio dopo questa scena ad alto grado di “intimità”, le due compagne vengono raggiunte da soldati armati che devono eseguire l’arresto di Xena colpevole di aver causato la morte di una giovane donna, Talia, quando anni prima lei e il suo esercito erano passati a saccheggiare quei luoghi. Xena ricorda l’episodio e nel suo eterno tentativo di emendarsi dal passato di violenza, si lascia condurre via, nonostante le proteste di Olimpia che cerca di spingerla a reagire. La giovane Talia, una ragazza allegra e radiosa (molto simile ad Olimpia) era stata catturata da Xena e lasciata legata in una grotta in riva al mare, in attesa che gli abitanti del villaggio pagassero il riscatto, dove aveva apparentemente trovato la morte divorata dai granchi carnivori che infestavano il posto. Xena, pur non avendo consapevolmente lasciato morire la giovane, si sente ugualmente responsabile e si lascia condannare remissivamente al carcere a vita nel penitenziario dell’Isola degli Squali. Così, Xena si congeda da un Olimpia che ha lottato strenuamente ma vanamente per salvarla.

OLIMPIA: Potevi dire qualcosa in tua difesa.
XENA: Non c’è difesa per quello che ho fatto Olimpia.
OLIMPIA: (…) Sicuramente ciò che puoi fare fuori dalla prigione potrà riparare…
XENA: Cosa? Riparare a cosa? Al dolore che quella fanciulla ha provato mentre veniva divorata viva? (…) Olimpia, lei era come te. Aveva il tuo stesso spirito… e io l’ho ucciso. Cosa può riparare a questo?
OLIMPIA: Xena, se cerchi la redenzione, non la troverai là dentro.
XENA: Non cerco più la redenzione. Olimpia, parliamo sempre della tua ricerca spirituale. Tu dici di aver bisogno di qualcosa che ti faccia sentire completa. Bene, anch’io. (Allunga una mano incatenata per carezzarle il viso, ma viene trascinata via.)

Xena sente che per emendarsi di ciò che ha fatto, non basta il pentimento e il tentativo di fare del bene che pratica quotidianamente. Ci vuole la sofferenza, il sangue e il sacrificio della sua stessa vita, se necessario. Teniamolo a mente, servirà a capire meglio la decisione che prenderà al termine della saga. E nel penitenziario dell’Isola degli Squali avrà modo di mettere alla prova questa sua convinzione. Sull’isola, le detenute vengono poste a vessazione dalle guardie e a prepotenze dalle compagne di prigionia più forti, ma una sorpresa attende Xena: alla direzione della prigione c’è una donna e quella donna, all’insaputa di tutti, è proprio Talia. Sopravvissuta all’attacco dei granchi, che però le hanno strappato un braccio, la donna ha perso molto di più: il suo spirito, quella luce che tanto l’aveva fatta amare dai suoi concittadini, ed è divenuta una spietata tiranna che non esita a disporre della vita e della morte delle povere disgraziate che si trovano nel penitenziario, a cominciare da Xena principale responsabile di ciò che le è capitato e a cui intende farla pagare. Intanto Olimpia, che non conosce la resa, raggiunge la prigione spacciandosi per il nuovo guaritore e incontra Talia che cura per la sua mutilazione.

OLIMPIA: Mettici questo unguento due volte al giorno.
TALIA: Lo farai tu per me?
OLIMPIA: Quando verrò per le cure… sì. Posso? (Rimuove la protesi di legno che Talia porta al posto del braccio.) Questa ferita è vecchia. Richiederebbe maggiore attenzione.
TALIA: Perché sento come se ci fosse ancora?
OLIMPIA: Forse non hai accettato la perdita.
TALIA: E tu che ne sai di perdite?
OLIMPIA: Qualcosa.
TALIA (fissandola negli occhi): Hai un tale calore e bellezza… Anch’io li avevo un tempo.
OLIMPIA: Se te ne dai la possibilità… potresti riscoprire la tua anima.
TALIA: Sciocchezze sentimentali. Qualunque bellezza avessi in me, è stata distrutta il giorno in cui il male è entrato nella mia vita. Un male alto e con i capelli neri… Mi ha strappato la bellezza e mutilato l’anima.

E’ evidente che Olimpia ha affascinato Talia, che pur nel fondo di un’anima inaridita dall’odio, ha avvertito in lei quella luce che si è spenta da tempo in se stessa. E’ interessante questo confronto tra due donne che partite da circostanze molto simili hanno visto sconvolta la loro vita dall’incontro con Xena. Talia nel male e Olimpia nel bene. Siamo tutti convinti che la luce e il calore di Olimpia avrebbero finito comunque per prendere il sopravvento, ma guardando Talia il dubbio non può essere accantonato del tutto. E quando Olimpia nel tentativo infruttuoso di far evadere Xena, viene smascherata, la reazione di Talia a questa nuova delusione è forte.

TALIA: Che stupida sono stata. Ho pensato di piacerti, ma tu mi stavi solo usando per liberarla. (…) Per un momento stavo cominciando a credere a ciò che hai detto sul riscoprire la bellezza della mia anima.
OLIMPIA: E stava succedendo… Riuscivo a vederlo.
TALIA: Olimpia, è finita.

Talia sembra ormai chiusa ad ogni tentativo di raggiungere la sua anima, ma una rivolta già lungamente maturata tra le detenute fa precipitare la situazione e Xena e Olimpia si trovano a difendere la donna dalla rabbia delle rivoltose e nel finale le due compagne riescono a riportare in superficie una speranza nell’animo di Talia.

TALIA(a Xena): Adesso ti devo la vita. Agli Dèi certo piace giocare con i nostri destini, vero?
XENA: Talia, non posso chiedere il tuo perdono. Ti ho fatto una cosa terribile. Ma una cosa la so. Quando ti ho incontrata eri una persona adorabile e meravigliosa. E se lascerai che quell’amore resti sepolto sotto l’amarezza e la rabbia, il male vincerà.
TALIA: Ciò che dici… è vero. La tua amica… mi ha aiutata a tornare in contatto con qualcosa in questi ultimi giorni… la mia anima. La mia capacità di fare del bene era stata mutilata. La Xena malvagia mi aveva fatto questo. Non permetterle di farlo a te. (E guardando la poetessa.) Grazie, Olimpia.(Si allontana.)
OLIMPIA(a Xena): Allora?
XENA: Allora cosa?
OLIMPIA: A proposito del perdonare te stessa.
XENA: Olimpia, non è per me. Ma non lascerò che quel mostro che sono stata… quello che dorme vicino al mio cuore… distrugga tutto il bene che posso fare ora.
OLIMPIA(sorridendo): Non finché ci sarò io.

XENA E IL SEGRETO DI NERISSA

Eccoci ad un dei momenti più importanti della stagione ad un autentica chicca per tutti i sub-texters. Qui, al contrario di quanto è accaduto in precedenza, non è un uomo ad inserirsi tra Xena ed Olimpia, ma una donna. Una giovane condottiera di nome Nerissa (una specie di Giovanna D’Arco ante litteram) che seguendo le voci di esseri solo a lei percepibili che chiama i Lumin, è impegnata in una specie di crociata per la difesa dei deboli e si ritiene la portatrice di un messaggio di pace e d’amore. Olimpia, che ancora è combattuta tra la propria indole che rifiuterebbe la violenza e le scelte opposte che spesso è costretta a fare nella sua vita accanto a Xena, subisce profondamente il fascino di questa donna e della forza delle sue convinzioni (oltre probabilmente quello della sua non indifferente bellezza) e si lascia sedurre dalla possibilità di fermarsi presso di lei ad aiutarla a costruire un ospizio per i poveri ed i malati. Invece Xena sulle prime appare piuttosto diffidente nei confronti di Nerissa che ha subito giudicato una specie di fanatica disposta a tutto pur di ottenere i suoi scopi (ma forse il suo giudizio è in qualche modo inficiato da un po’ di sana e giustificatissima gelosia). Tuttavia lentamente la personalità della donna comincia a sgretolare questa impressione. La fiducia che visibilmente Olimpia ormai ripone in lei e la paura di vederla presto condividere la sua morte per crocifissione come nella premonizione ispiratale da Antinea che sta prendendo il sopravvento nel suo animo, spingono Xena a convincersi ad affidare la sua compagna a Nerissa, cui i Lumin hanno rivelato il destino che le attende, nel tentativo di salvarla.

XENA: Nerissa… il tuo ospizio… perché non lo inizi nel villaggio che prenderai domani?
NERISSA: Ah… ora capisco. (…) Tu vuoi un posto dove lasciare Olimpia.
XENA: Morirà se rimane con me. Hai detto che occorre una scelta drastica per cambiare il nostro destino. Forse è questa.
NERISSA: Non appena capirà che l’hai lasciata, sai che cercherà di seguirti.
XENA (mentre una lacrima le scende lungo il viso): Io vedo tanta gioia nei suoi occhi quando parla della tua missione. Ha cercato sempre uno scopo nella vita. Penso che possa darglielo tu. Non è stato sempre un bene per lei stare con me. Pare che io le faccia solo del male.

E’ una grave decisione quella di Xena. Lasciare Olimpia, sia pur per salvarle la vita, è una scelta che la lacera dentro, ma è disposta a farlo per il bene della sua compagna e in nome dell’amore che prova per lei. E il silenzioso addio che le dà, mentre Olimpia dorme, sparendo nella notte le strazia il cuore. Ma presto Xena apprenderà che le cose stanno ben diversamente da come appaiono. Nerissa è davvero la pericolosa fanatica che lei aveva immaginato, e non esita ad uccidere coloro che non sono disposti a seguirla sulla strada indicata dai Lumin. Xena torna immediatamente sui suoi passi per riprendersi Olimpia, ma Nerissa non è disposta a cederla ed è pronta a combattere per lei. E la feroce battaglia senza esclusione di colpi che si accende tra le due guerriere per l’amore di una ragazza è una tra le scene sub-text più importanti dell’intera serie. Ma sorprendentemente, Xena, cui lo scopo dello scontro ha evidentemente appannato la concentrazione, ne esce sconfitta sonoramente. Ed è solo una sconcertata Olimpia a salvarla dalla spada di Nerissa.

NERISSA(con la spada sollevata, pronta a colpire una Xena priva di sensi): Nel nome della luce, io sconfiggo le tenebre!
OLIMPIA: Cosa? (gettandosi sul corpo di Xena a farle da scudo) Nooo! Dovrai ucciderci entrambe!
NERISSA: Tu non capisci, Olimpia… quell’oscurità dentro di lei ti ucciderà un giorno.
OLIMPIA: Metti giù la spada, Nerissa… e tu ed io… ce ne andremo da qui insieme.
NERISSA: Lo dici solo per proteggerla.
OLIMPIA: Il lato oscuro di Xena mi spaventa e io debbo andare avanti, ma non potrei mai vivere con chi l’avesse uccisa. E non cambierò mai idea su questo.

Posta di fronte ad un tale aut-aut, Nerissa non ha scelta e deve rinunciare ad uccidere Xena, sbarazzandosi così della rivale per l’amore di Olimpia. Quando Xena si riprende, e realizza che nel frattempo Nerissa e Olimpia se ne sono andate, fa una considerazione tra sé e sé estremamente interessante.

XENA: Questo mi insegnerà a non fidarmi di quelli che parlano continuamente della bontà. E’ un osso duro… ma ha una debolezza. La stessa che ho io.

Alla fine Xena riuscirà a raggiungere Olimpia e d’accordo con lei che si è ormai resa conto della verità, a preparare una trappola per Nerissa proprio puntando sull’amore che la donna prova per lei, facendole trovare la ragazza appesa per i polsi su di un profondo abisso (ma i suoi piedi all’insaputa di Nerissa posano al sicuro su di un’asse di legno).

NERISSA(a Xena): E ti aspetti che io creda che la lascerai morire?
XENA: Beh, stiamo a vedere, no? Le ho appena chiesto di tornare con me e sai cosa mi ha risposto? Ha detto che preferisce restare a redimerti. Sembra che la tua fede sia meno spaventosa del mio lato oscuro… Maledetta ingrata. Ma se io non posso averla… nessun altro l’avrà.
NERISSA: Sapevo che non eri giusta per lei.

Ancora una volta è battaglia tra le due guerriere, ma questa volta è Nerissa che, preoccupata per Olimpia, non riesce a concentrarsi sullo scontro.

XENA: Vedi? E’ un po’ più difficile con una macina da mulino come lei legata al collo, vero? Tu non ti curi probabilmente molto dei tuoi soldati. Dopotutto se ne vanno da quella grande luce in cielo. Ma Olimpia ti mancherebbe, eh?

Così Nerissa viene sconfitta, ma questa incredibile donna non mostra di provare alcun rancore per Olimpia, pur avendo compreso che ha partecipato all’inganno, e le sue ultime parole prima di essere consegnata ai soldati giunti ad arrestarla per i suoi massacri, quando Xena l’avvicina preoccupata che non abbia rivelato nulla a Olimpia della visione, sono ancora per la giovane.

XENA: Le hai detto della visione?
NERISSA: No. Le avrei fatto del male… e non vorrei mai farlo. Questo è compito tuo.

E mentre Olimpia si allontana con Xena, la vediamo sorridere serenamente.

NERISSA:Ti perdono, Olimpia.

Credo francamente sia impossibile non restare affascinati da questa sconcertante figura. Ovviamente, non possiamo parteggiare per lei, ma raramente, forse mai, ci siamo trovati di fronte ad una donna con una forza di seduzione, oltre che capacità in combattimento, pari se non superiori a quella della stessa Xena. E ad Olimpia (come a noi) non sarà facile dimenticarla. (Per non parlare dei dialoghi di questo episodio. Esplicito come raramente ci era capitato di ascoltarne prima.)

XENA E LA PIETRA DI ISSIONE

Altro episodio fondamentale questo, non tanto dal punto di vista del sub-text, quanto perché solleva il velo su un altro capitolo dell’oscuro passato di Xena. Mentre Xena decide di rivelare finalmente ad Olimpia la visione ispiratele dalla maga Antinea, a proposito della loro morte sulla croce ad opera dei Romani, (ma la compagna si rifiuta di parlarne, asserendo che non intende farsene influenzare) alcuni avvenimenti la riportano a vecchi ricordi. L’assedio alla città di Corinto da parte sua e di Aristarco, più volte citato nel corso della serie, per la ricerca della pietra di Issione, un oggetto di grande potere mistico di cui le ha parlato la maga Antinea, protetto dal popolo dei centauri, proprio mentre sta per mettere al mondo il figlio suo e di Aristarco. Ma quest’ultimo che ha a cuore prima di tutto l’incolumità del bambino cerca d’impedirle di soccombere alla sua sete di potere anche a costo di ribellarsi a lei e di liberare due capi dei centauri fatti prigionieri. Questo finirà per costargli la vita, ucciso da Deione, uno dei luogotenenti di Xena, con la complicità di Eumene, una schiava dalla natura ambigua che nella sua apparente sottomissione cerca di sottrarre a Xena tutti i suoi segreti.

La scena che vede nella tenda la nascita di Seleuco e fuori la morte di Aristarco in un emozionante montaggio incrociato, è tra le più intense e commoventi della serie, ed è anche il momento in cui il dubbio comincia ad insinuarsi nel cuore incancrenito dall’odio e dall’ambizione della Principessa guerriera. C’è qualche cosa d’altro al mondo più potente della sete di potere? Una forza chiamata amore che ha spinto Aristarco a sfidare la morte per salvare lei e il bambino?

Da questo momento la spietata conquistatrice non sarà più la stessa e affiderà il piccolo proprio al popolo dei centauri, perché non debba mai conoscere la morte e la violenza della guerra. Tutto questo passa per la mente di una sconcertata Xena che si trova ad affrontare nella città di Pella, un esercito sconosciuto che usa le stesse tattiche da lei utilizzate al tempo dell’assedio di Corinto. Finirà per scoprire che a capo c’è proprio quell’Eumene che era stata sua schiava e, a sua insaputa, corresponsabile della morte di Aristarco, e ne avrà ragione nel finale, per poi trovare conforto almeno momentaneo dai suoi rimorsi nell’amorevole abbraccio di Olimpia.

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