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"AMORE VERO - Uno studio sul subtext in XENA WARRIOR PRINCESS"

di A. Scaglioni

QUINTA STAGIONE(1999-2000)

(quinta parte)

>>sezioni speciali>>Amore Vero

XENA E ANTONIO E CLEOPATRA

Ecco un episodio sicuramente poco amato dai sub-texters, ma altrettanto sicuramente importante per gli sviluppi della serie. Qui giungono a compimento alcune trame lasciate in sospeso dalla stagione scorsa. Ad esempio, cosa ne è stato delle mire egemoniche e delle lotte di potere del nascente impero romano? Chi pensava che la scomparsa di Cesare ne avesse segnata la fine, si sbagliava. Bruto, ex- pupillo di questi, che aveva guidato la cospirazione per eliminarlo, è adesso in competizione con Antonio per il controllo della potente flotta egizia che potrebbe spostare gli equilibri della guerra dall’una o dall’altra parte. Cleopatra, regina d’Egitto, si trova quindi ad essere destinataria delle profferte dei due rivali in conflitto, ma resta improvvisamente uccisa in un misterioso attentato. (E qui, secondo me, con questa ipotesi gli autori sono andati più vicini alla verità di quanto racconti la storia ufficiale: il presunto suicidio di Cleopatra non mi ha mai convinto, ma come si sa, la storia la fanno i vincitori.) Prima di morire, riesce tuttavia a far pervenire un messaggio a Xena, che aveva conosciuta nel corso della terza stagione, e Xena e Olimpia accorrono in suo aiuto. ( Evi, che non appare nella puntata, viene affidata alla nonna, ma in realtà la storia doveva essere precedente agli avvenimenti del “Crepuscolo degli Dèi”.)
Ma giunte sul posto e appresane la morte, Xena decide di prendere il suo posto e contattare i contendenti per scoprire se uno di loro ne sia responsabile e salvare l’Egitto dai Romani. Xena comincia così la sua opera di seduzione su Antonio, ma qui in apparenza accade l’imprevisto. Il fascino dell’uomo sembra far presa su di lei e la cosa comincia a preoccupare non poco Olimpia, che le è sempre accanto nelle vesti di ancella, anche se Xena nega qualunque coinvolgimento.

OLIMPIA: Sto perdendo di vista il tuo piano, Xena. Flirterai con lui fino ad ucciderlo?
XENA: Sto inducendolo a fidarsi di me, così da poterne fare quello che voglio.
OLIMPIA(diffidente): Stai attenta. E’ il tuo tipo.
XENA: Credi?

I sospetti di Olimpia che presto si trasformeranno in fitte di gelosia, non paiono del tutto ingiustificati. I rapporti tra Xena/Cleopatra e Antonio si fanno sempre più fitti e, poco dopo, durante un banchetto, l’intimità tra i due raggiunge un grado così elevato, che Olimpia non ne può più e li interrompe. La cosa non sembra molto gradita a Xena.

XENA(irritata): Cosa pensavi di fare? Avevo tutto sotto controllo.
OLIMPIA(pulendole con un dito le labbra sporche di miele): Quanto pensavi di spingerti avanti?
XENA: Finché non avesse implorato per avere la mia … flotta.
OLIMPIA: La “tua” flotta?
XENA: So quello che faccio.
OLIMPIA: Xena, e se fosse stato lui ad uccidere Cleopatra?
XENA: Allora, se dovrò, lo ucciderò. Non ho alcun reale sentimento per lui, Olimpia, credimi.

Ma nonostante le parole della compagna, Olimpia non si sente rassicurata. E francamente, neanche noi. Xena si è davvero innamorata di Antonio? E il suo amore per lei? Ma non dobbiamo dimenticare che Xena e Olimpia, aldilà dell’essere due anime gemelle legate oltre la vita e la morte, sono anche due esseri umani con tutti i difetti, le debolezze e le insicurezze degli esseri umani, soggette alle tentazioni e alle “sbandate” che la vita può riservare a tutti noi. La vera forza sta nella capacità di non lasciarsene travolgere, perdendo il controllo. Intanto, anche Ottaviano, figlio adottivo di Cesare, contatta “Cleopatra”, cercando di convincerla della malafede sia di Antonio che di Bruto, sostenendo che desiderano solo il potere assoluto e non il bene di Roma. Anche Xena ormai, dopo un colloquio con Antonio, in cui ha potuto verificare la sua assoluta mancanza di scrupoli, non ha più dubbi e, dimostrando dopotutto di aver davvero mantenuto il controllo sui suoi sentimenti, decide di agire. Ottenuta la confessione di Bruto sull’assassinio di Cleopatra, con la quale egli non riteneva di avere possibilità contro il fascino del rivale, progetta l’eliminazione di entrambi, facendo credere a ciascuno dei due separatamente che l’aiuterà contro l’altro. Quando i due si rendono conto del tradimento, è troppo tardi. Olimpia uccide Bruto, mentre a Xena tocca trafiggere Antonio sulla punta della sua spada, lasciando al giovane Ottaviano le responsabilità dell’impero e dell’alleanza con l’Egitto. Ma non è uno sguardo sollevato quello che Olimpia, una volta che le due compagne sono tornate nei loro panni, rivolge alla sua “ritrovata” Xena?

XENA E LE LACRIME DELLA MORTE

Con questo episodio, entriamo nel gran finale di una stagione, sicuramente un po’ deludente per i sub-texters, come abbiamo visto, ma con molti spunti interessanti nonostante tutto, e comunque assolutamente fondamentale nel dipanarsi della saga. Questi ultimi episodi in particolare, anch’essi privi di elementi sub-text rilevanti (ma con un paio di momenti comunque da non perdere) e che rappresentano praticamente un tutt’uno, ne costituiscono la punta estrema ed esordiscono con un colpo di scena assolutamente imprevedibile e spiazzante. Siamo in una locanda dove un mercante sta cercando di vendere al maggiore offerente una pergamena, che presenta come “l’ultima conosciuta di Olimpia, la poetessa di Potidea” che descrive “l’avventura finale di Xena, la leggendaria Principessa guerriera”. Mentre cerchiamo ancora di capire cosa sta succedendo, l’inquadratura ci porta su un vecchio curvo per gli acciacchi, che a sentire quei nomi si volta, rivelandosi, con nostra grande sorpresa, per Corilo. In breve, ci rendiamo conto che devono essere passati molti anni dalle vicende narrate negli episodi precedenti. Xena e Olimpia non ci sono più, ma non sono state dimenticate, al contrario, sono ormai entrate nella leggenda, e quella pergamena rappresenta per il vecchio Corilo, forse l’ultima occasione per rinverdire i ricordi delle sue amiche scomparse, al punto da spendere tutti i suoi denari per assicurarsela. Corilo adesso ha una famiglia, una sposa, Melania, una sosia di Xena con cui in passato ha condiviso più di un’avventura, e dei figli e gestisce una locanda, zeppa di ricordi e di oggetti di Xena e Olimpia. E proprio ai suoi figlioletti, Corilo comincia a leggere la pergamena, rituffandoci nell’epoca che ben conosciamo, con le due compagne in perenne fuga dagli Dèi. Xena si reca dalle Parche, cercando da loro, che hanno profetizzato l’imminente “Crepuscolo degli Dèi”, una via d’uscita da quella situazione. La risposta è sibillina: “Solo nell’essenza della morte la bambina troverà la salvezza e il Crepuscolo avrà inizio”, ma da questa comprende che per salvare Evi dovrà sacrificare la sua vita. Dopo l’ennesimo scontro con Minerva, Xena e Olimpia si rifugiano da Ottaviano, nuovo imperatore di Roma e loro alleato. Qui Xena cura le sue ferite e quelle di Olimpia con una pozione velenosa, mortale solo se ingerita, come spiega alla sua compagna. Mentre gli dèi sono riuniti per decidere le prossime mosse, Xena si reca alla fucina di Vulcano, con il quale ingaggia un duello all’ultimo sangue, all’unico scopo di attirare l’attenzione di Celesta, la Morte, che sentendola soccombere appare sul posto per raccoglierne lo spirito. In quel momento, interviene Olimpia che attacca Vulcano tenendolo occupato, mentre una Xena stremata e ferita, ma ancora ben viva lega Celesta con le catene forgiate da Vulcano, in grado di imprigionare anche un Dio. Incatenata, la Morte non può più reggere in mano la Candela della Vita, che fuori dal suo controllo comincia a consumarsi ed una volta terminata ne decreterebbe la fine. Questo porterebbe come conseguenza la scomparsa della morte nel nostro mondo e la vita eterna per tutti. E questo pare proprio il piano di Xena: tenere prigioniera la Morte finché la candela non si sia consumata interamente, impedendo quindi agli Dèi di uccidere sua figlia. E a niente sembrano valere le suppliche di Celesta che lentamente sta perdendo le forze. Xena, spietatamente, le rammenta le sue colpe nei confrontidi suo figlio Seleuco e suo fratello Linceo, fino a provocarne il pianto, poi quasi impietosita, le asciuga le lacrime che le scorrono sul volto. Il giorno dopo, Olimpia viene catturata da Minerva che la usa come ostaggio, offrendola a Xena in cambio della Morte. Xena è costretta ad accettare e a liberarla, ma Celesta si rifiuta di seguire Minerva che vorrebbe usarla per uccidere Evi e se ne va sostenendo che altri hanno bisogno della sua opera. Questo dà a Xena, il tempo di fuggire con Olimpia e la piccola con l’aiuto di Marte sopraggiunto nel frattempo. Questi cerca ancora una volta di convincere Xena, ma davanti al suo ennesimo rifiuto, sparisce lasciando le due donne e la bambina in balia degli altri Dèi che attaccano il carro su cui viaggiavano, distruggendolo. Di fronte ai corpi della figlia e di Olimpia, Xena disperata decide di darsi la morte, bevendo la pozione velenosa che porta con sé, nonostante il tardivo intervento di Marte che cerca di impedirglielo. Distrutto, il Dio della guerra sparisce portando con sè i corpi delle due donne. Questa ecatombe sembrerebbe proprio segnare il triste epilogo della saga, se non fosse che niente di ciò a cui abbiamo assistito è davvero accaduto. In realtà, come spiega Ottaviano a Corilo, giunto sul posto in tempo per essere testimone della tragedia, Evi è con lui. Xena stessa gliela aveva affidata prima di mettere in pratica il suo piano per ingannare gli Dèi.

Come avevano detto le Parche: “Solo nell’essenza della morte, la bambina troverà la salvezza”, e l’essenza della morte, nell’interpretazione di Xena, altro non sono che le lacrime della Morte. Xena non aveva mai avuto l’intenzione di ucciderla, ma solo di procurarsi le sue lacrime, che poi bevendo hanno provocato una catalessi in lei e Olimpia inducendo gli Dèi a crederle morte.

Ma purtroppo il piano ha avuto anche troppo successo. Marte, convinto del loro decesso, le ha portate entrambe in cima ad un ghiacciaio dove le ha seppellite in bare di ghiaccio, ed è interessante notare come perfino il Dio della guerra abbia ritenuto che le due compagne dovessero rimanere comunque insieme. Seguiamo il suo necrologio, unica notazione sub-text di questo episodio. Dopo aver adagiato i corpi di Olimpia e Xena nelle bare, una accanto all’altra, Marte si ferma a fissare il volto immobile della Principessa guerriera.

MARTE: Sei insieme a lei, adesso. Ho sempre sbagliato tutto con te, lo so. Lei sapeva di cosa avevi bisogno… amore puro e incondizionato… e io non potevo dartelo. Ma io apprezzavo di te cose che lei non poteva… la tua rabbia… la tua violenza… la tua bellezza. Quando ti sacrificavi per gli altri, tu eri sua… ma quando combattevi… eri mia. Ti amo, Xena.

E’ la prima volta che Marte ci suscita commozione, ma questa sua confessione davanti alle bare di Xena e Olimpia, mentre pianta la spada e il chakram della Principessa guerriera nel ghiaccio, come una lapide, non può non emozionarci (anche se ci permettiamo di obiettare che Olimpia sapesse apprezzare eccome la bellezza di Xena), ma ci dice anche molto sul sotterraneo duello che si è svolto sotto i nostri occhi fin dagli esordi della serie tra Marte e Olimpia per l’anima (e il corpo) di Xena e che vede adesso l’amara vittoria di quest’ultima, ma ormai le due compagne giacciono sigillate sulla cima di una montagna, una ignota tomba che potrebbe conservarle per l’eternità.

XENA E LA SFIDA DI LIVIA

Un raggio di sole si fa finalmente strada attraverso il ghiaccio e risveglia dal suo sonno Xena. La donna, confusa e stordita, rompe la bara di ghiaccio in cui ha giaciuto fino ad allora e fa altrettanto con quella che contiene Olimpia aiutandola a riprendersi. Le due compagne dapprincipio non riescono a capire esattamente cosa sia accaduto e dove si trovino, ma la prima preoccupazione è che fine abbia fatto Evi. Uscite faticosamente dalla tomba costruita per loro da Marte, scendono nel più vicino villaggio dove fanno una scoperta sconvolgente: dal loro seppellimento sono trascorsi venticinque anni! Nel periodo in cui sono state immerse nel sonno catalettico, il mondo le ha credute morte e Evi è scomparsa. Nel tentativo di riannodare i fili con il passato, Xena e Olimpia si dirigono verso Roma. Lungo il tragitto, arrivano ad una locanda, e la loro attenzione è attirata dalle strane insegne esterne che ricordano le armi di Xena. All’interno, tutto il locale sembra un museo dedicato alla loro memoria, e Olimpia fissa esterrefatta la locandiera. Si tratta inequivocabilmente di Melania, una donna simpatica del tutto simile a Xena in gioventù, ma dalla moralità alquanto elastica, che ora appare come un’immagine della Principessa guerriera a cinquant’anni lasciando interdetta l’originale. Nel rivederle, la donna è sorpresa dalla somiglianza ma non pare riconoscerle e dimostra di non aver cambiato carattere nel tempo.

MELANIA(fissando Olimpia): Sai una cosa, tappa? Tu le somigli proprio… Solo che Olimpia non era così mascolina.

Ancora esterrefatte dall’incontro, Xena e Olimpia restano ancora più sorprese nel vedere l’uomo anziano che sopraggiunge subito dopo. E’ curvo e canuto, ma non ci sono dubbi: quell’uomo è Corilo. Il vecchio non riesce a credere ai propri occhi e i tre, gonfi di commozione e rimpianto, si siedono a rievocare il passato. Dentro di sé, Corilo non ha mai cessato di sperare che un giorno le avrebbe riviste e a questo scopo ha addirittura tenuto Argo, la cavalla di Xena, e alla sua morte ne ha allevato la figlia, Argo seconda, che la Principessa guerriera cavalca subito. Ma non c’è troppo tempo per i ricordi. Xena è terrorizzata dall’idea di quello che può essere capitato alla figlia in tutto quel tempo, e le notizie che le dà Corilo ne confermano i timori. Di Evi non si sa più nulla, ma a Roma le cose sono molto peggiorate. Ottaviano è sempre l’imperatore, ma Livia, nuova condottiera dell’impero e futura imperatrice a sua volta, ha stabilito un regno di terrore nei confronti dei Seguaci di Belur che schiavizza e stermina senza pietà in nome degli Dèi. Andare a Roma in quella situazione è pericoloso e Corilo si offre di accompagnarle insieme al suo figlio maggiore Virgilio, un ragazzone robusto e dall’aria sveglia che anche a prima vista deve aver preso ben poco dal padre. Giunti nella capitale, Xena s’introduce subito nel palazzo imperiale e si presenta davanti ad Ottaviano. L’imperatore, invecchiato e stanco, la riconosce immediatamente, e dal loro colloquio Xena apprende una verità a cui non riesce a credere: Livia, la feroce persecutrice e campione di Roma, oltre che prossima sposa dell’imperatore stesso, altri non è che la piccola Evi. Ottaviano l’ha cresciuta tenendone l’identità nascosta agli Dèi e ammonisce Xena dal rivederla, poiché questo potrebbe metterla di nuovo in pericolo. Xena è sconvolta nello scoprire che sua figlia è cresciuta ignorando la sua esistenza e che è diventata una guerriera sanguinaria e disumana, come era lei stessa un tempo, e nella notte Olimpia la trova sveglia e in lacrime.

OLIMPIA: Non puoi dormire?
XENA: Mi sento come in un vicolo cieco.
OLIMPIA: Che vuoi dire?
XENA: Ho abbandonato un figlio una volta… E stavolta volevo stare accanto ad Evi... Mi sveglio e la mia bambina mi è stata strappata dalle braccia.
OLIMPIA: Xena, lei è viva. C’è ancora la possibilità che tu entri nella sua vita.
XENA: Non sarà facile. Ha il mio lato oscuro dentro di lei. E lo spirito di Callisto. Sono ostacoli duri da abbattere.
OLIMPIA: Tu ce l’hai fatta.
XENA: Ho avuto dell’aiuto.
OLIMPIA: Lei ha noi, Xena. Può cambiare. Tale madre, tale figlia. Vai da lei e parlale. Capirà la verità. (Le carezza il viso, asciugandole una lacrima.)
XENA(un po’ rincuorata dalle sue parole): Hai ragione. Qualunque cosa abbia cambiato Evi, possiamo riportarla indietro. Tale madre, tale figlia.

Ma il giorno dopo, Xena ha un’ulteriore amara sorpresa ad attenderla. Nel tentativo di avvicinare Evi scopre che questa è la nuova pupilla di Marte. Il Dio della guerra in tutti quegli anni ne ha fatta una copia perfetta di quella Xena che ha sempre rimpianto, pur non sospettando mai di trovarsi di fronte alla figlia della Principessa guerriera. Bellissima e selvaggia, Livia, guarda con gelosia e sospetto la donna apparsa all’improvviso nell’arena in cui si sta allenando con Marte. Questi dal canto suo, fissa ad occhi spalancati colei che credeva morta da venticinque anni. Resasi conto che Marte non conosce la vera identità di Livia, e non volendo combattere con lei, Xena fugge in attesa di poterle parlare da sola. Nel frattempo, Olimpia, Corilo e Virgilio sono stati arrestati dai soldati come seguaci di Belur, e sono in procinto di essere giustiziati, se un loro campione non si batterà con Livia sconfiggendola. Fermamente intenzionata a riavere sua figlia, Xena rivela ad Ottaviano della tresca con Marte e riesce anche ad aprire gli occhi alla ragazza sulla scarsa affidabilità del Dio della guerra come alleato. Furiosa nel vedere sconvolgere il suo futuro attentamente programmato, Livia ha un violento scontro con Xena che le rivela di essere sua madre. La ragazza però si rifiuta di crederle e la sfida nell’arena per la vita dei suoi amici e dei Seguaci di Belur. Livia affronta il combattimento con ferocia, ma Xena riesce a sconfiggerla senza farle del male e a liberare i prigionieri. Livia, umiliata e assetata di vendetta, scappa via, lanciandole minacce. Ma nello sguardo addolorato di Xena non vi è altro che il desiderio di salvarla dagli Dèi e da se stessa.

XENA E IL RICATTO DI MARTE

All’inseguimento di Livia/Evi, Xena, Olimpia ed i loro amici devono continuamente scontrarsi con la dura realtà dei fatti. Per quante speranze Xena continui a nutrire di recuperare sua figlia, questa non solo non pare minimamente propensa a rivedere il suo stile di vita, ma si accanisce ancora più ferocemente sui seguaci di Belur, sobillata anche dal Dio Marte che pare intenzionato a scatenare una lotta mortale tra madre e figlia, ma che in realtà ha scoperto la verità e intende sfruttare questa conoscenza per tenere in scacco Xena, ricattandola con la minaccia di rivelare tutto alle altre divinità in cambio del suo assenso a dargli un figlio. Intanto, nonostante il costante incoraggiamento di Olimpia, a cui Xena ricorre spesso per rinforzare la sua vacillante determinazione nel cercare di salvare Evi, assistere alle stragi perpetrate dalla ragazza, spinge la Principessa guerriera a ripensare profondamente ai suoi scopi.

OLIMPIA: Xena, stavi quasi per farcela con Evi, oggi. Hai solo bisogno… hai solo bisogno di un’altra possibilità.
XENA: Le possibilità stanno esaurendosi, Olimpia… per tutti noi.
OLIMPIA: Se questo è vero… se Evi non può cambiare… riusciresti ad uccidere tua figlia?
XENA: Se dovessi… Sì, potrei.

Scossa dal cambiamento nell’animo di Xena, Olimpia decide di prendere in mano la situazione. Mentre Xena, appreso che un raduno di seguaci di Belur sta per avere luogo presso il tempio maggiore di Ostia e immaginando che le truppe di Livia siano dirette lì, parte da sola per precederle, Olimpia approfitta della sua assenza per recarsi direttamente all’accampamento romano.

VIRGILIO: Che pensi di fare?
OLIMPIA: Cercherò di impedire a Xena di fare qualcosa per cui non si perdonerebbe mai.

Lo spirito di sacrificio di Olimpia per Xena è ammirevole, ma purtroppo giunta al cospetto di Livia, deve rendersi conto dell’inutilità di ogni tentativo di riportarla alla ragione. La ragazza sta cercando di seppellire nel sangue ogni pur minima traccia di coscienza in lei e non sopporta nemmeno di sentirsi chiamare Evi. E visto che sua madre non pare intenzionata ad attaccarla, pensa di ricorrere ai mezzi estremi uccidendone la compagna. Intanto, Corilo scoperto il piano di Olimpia, manda il figlio ad avvisare Xena, mentre lui si reca all’accampamento. I tre giungono sul posto quasi contemporaneamente e mentre Livia sta per trafiggere Olimpia davanti a Xena, Corilo si getta sulla sua spada prendendosi il colpo destinato a lei. Questo dà il tempo ad Olimpia di salvarsi ed a Livia di fuggire ancora una volta con i suoi uomini. Così, il povero Corilo (ora mi spiace di averlo trattato forse un po’ duramente) che in vita non era mai stato l’eroe che aveva sempre sognato di essere, riesce a diventarlo nella morte circondato dagli sguardi tristi ed impotenti dei suoi amici. La morte di Corilo sembra segnare definitivamente la linea di non ritorno per le ultime residue speranze di Xena e Olimpia per la salvezza di Evi. Olimpia stessa, che fino all’ultimo ha cercato di confortare e sostenere Xena, ormai non ci crede più.

OLIMPIA: Xena, sono andata da Livia. Ho cercato di dirle che l’amiamo. Ma a lei non importa.
XENA: L’hai chiamata Livia.
OLIMPIA: E lo è. Evi è morta. Lei non è più tua figlia, Xena. Appartiene a Roma.

Distrutta, Xena si isola e rivolge a Belur una preghiera in cui amarezza e disperazione prevalgono in cerca di una risposta a quei dubbi che non riesce a trovare più intorno a sé.

XENA(rivolta verso il cielo): Belur, dovunque tu sia, so che puoi sentirmi. Ho un po’ di problemi a capire il tuo messaggio, Belur. Sono una guerriera. Ho un cuore da guerriera. E tuttavia tu mi dicesti di combattere i miei nemici con la compassione invece della spada. Adesso scopro che devo uccidere mia figlia, la mia carne e il mio sangue. E’ questo che intendevi quando dicevi che dovevo amare il mio nemico?! Mostrami un’altra strada. (amaramente) Dov’è il tuo infinito amore?

Ma dal cielo non sembra giungere alcuna risposta ed è ormai l’ora della resa dei conti. Giunti al tempio di Belur, Livia e i suoi uomini hanno la sorpresa di trovarvi invece Xena e i soldati di Ottaviano, che è stato ben lieto di offrire alla Principessa guerriera la sua collaborazione contro quella che ora considera una traditrice, e uno scontro feroce si accende tra le parti al cui culmine c’è il duello tra Xena e Livia a cui assiste da entusiasta spettatore Marte. Xena ha la meglio ed è praticamente ad un passo dal tagliare la gola a sua figlia, ma la sua mano esita e Livia ribalta la situazione. Questa volta è lei ad avere tra le mani la vita di sua madre e non pare tormentata dagli stessi scrupoli, quando una luce improvvisamente la colpisce dall’alto e la sua mente è invasa da immagini del suo concepimento con Callisto che “tocca” il ventre di Xena e le trasmette la sua anima, della sua nascita, dell’amore di sua madre per lei. E’ un momento di grande suggestione e lo sguardo di Livia cambia totalmente. D’un tratto conscia del male provocato, cerca di allontanarsi e Xena che, nel guardarla, vede risorgere la speranza, riesce appena in tempo a fermare la spada di Virgilio che stava per abbattersi su di lei e sotto gli occhi furiosi del figlio di Corilo che vede sfuggirgli la vendetta, Xena resta a guardare attonita la ragazza fuggire sconvolta.

OLIMPIA(sopraggiungendo): Xena, che è successo?
XENA: Credo che il miracolo per il quale pregavano i seguaci di Belur si sia avverato.
OLIMPIA: Che cosa ti ha detto Livia?
XENA: Ha detto che il suo nome è Evi.

XENA E LA CADUTA DEGLI DEI

Lo scontro finale tra Xena e l’Olimpo si apre con la ritrovata Evi che, in fuga dal suo passato di morte e distruzione, si trascina nel deserto sotto un sole accecante che le sta devastando la pelle. Ad una certa distanza da lei, Xena e Olimpia ne sorvegliano il cammino.

OLIMPIA: Xena, non so se voglio aiutarla o… Lei ha ucciso Corilo.
XENA: Ed è smarrita, proprio come ero io. Ma io ebbi fortuna, perché trovai te. Ora devo aiutarla a trovare la sua strada. Olimpia, ti capisco se tu non te la senti…
OLIMPIA: Xena… salviamo tua figlia.

Intanto sul Monte Olimpo, gli Dèi sempre più agitati stanno cercando di organizzarsi contro il risveglio della minaccia che credevano scongiurata venticinque anni prima. Alla riunione partecipa anche l’indeciso Marte che ancora non ha ben scelto da che parte stare, ma è come al solito Minerva a prendere in mano la situazione. Ha un nuovo piano e pensa di servirsi delle Furie per metterlo in pratica. Venere che è sinceramente affezionata ad Olimpia cerca di perorare la sua causa.

VENERE(a Minerva): Non potremmo lasciare la poetessa fuori da tutto questo?
MINERVA: Hai un debole per Olimpia?
VENERE: E’ mia amica.
MINERVA: Oh, allora non guardare.

Salvata Evi da un gruppo di vendicativi giustizieri che intendevano punirla per i misfatti commessi, Xena e Olimpia accorrono da lei, proprio mentre le Furie invisibili circondano Olimpia e cominciano ad invaderle la mente con pensieri di odio verso Evi, lavorando sul sotterraneo rancore che la ragazza nutre per colei che ha ucciso l’amico. Rifugiatesi presso dei seguaci di Belur, le tre donne apprendono che lì vicino, c’è un uomo che prosegue le tradizioni della loro guida e purifica le anime dei peccatori con l’acqua, conosciuto come il Battista. (Ancora una volta, ogni riferimento ai Vangeli non è puramente casuale.) Recatesi sul posto, Evi riceve la benedizione, mentre contemporaneamente uno spirito celeste illumina Xena comunicandole il compito che l’attende. L’attacco degli Dèi arriva improvviso, ma improvvisa ed inaspettata è anche la reazione di Xena. Sotto i suoi colpi, ben tre diverse divinità (Nettuno, Vulcano e Discordia), restano uccise, e la sorpresa e la paura da parte dei superstiti è tanta che Xena, Olimpia ed Evi possono allontanarsi indisturbate. Xena informa Olimpia che lo spirito che le è apparso era inviato dall’arcangelo Michele e, come madre e protettrice della Messaggera destinata a preparare la via al Regno dell’Amore, l’ha investita del potere di uccidere gli Dèi, finché sua figlia vivrà. Ma la strada dell’espiazione per Evi è impervia e passa necessariamente dall’affrontare coloro che hanno sofferto per colpa sua. L’inizio non è incoraggiante. Virgilio, da cui si recano, è in partenza per raggiungere sua madre e i suoi fratelli ad Atene, ma non appare affatto intenzionato a perdonarla per la morte di suo padre. Rimaste nella locanda ormai abbandonata, Xena si prepara ad affrontare un nuovo attacco degli Dèi, senza sospettare che il vero pericolo viene dall’interno. Infatti, sempre più ossessionata dalle Furie, Olimpia sta per cedere e le immagini di Corilo e di Speranza inviate alla sua mente che continuano a ripeterle che Evi non è cambiata e che un giorno potrebbe anche uccidere Xena, fanno saltare le sue ultime resistenze. Xena, attirata all’esterno dall’apparizione di Marte, intuisce quasi subito la manovra diversiva, ma è troppo tardi. Olimpia, fuori di sé, trafigge più volte Evi e non risponde neanche alle urla della sua compagna e Xena, terrorizzata per sua figlia, perde la sua lucidità e lancia il chakram colpendo Olimpia alla testa. Immediatamente l’essenza delle Furie fugge dalla sua mente, facendo capire a Xena cosa è realmente accaduto. E’ un momento di estrema drammaticità. Evi ed Olimpia sono praticamente in fin di vita e la Principessa guerriera deve affrontare l’assalto in forze degli Dèi. Ma una Xena disperata è un avversario difficile ed altre due divinità, tra cui Plutone, signore degli Inferi, pagano con la vita nella locanda ormai in fiamme. Sotto una pioggia battente, Xena trascina fuori i corpi di Olimpia e Evi.

XENA: Nessuna di voi mi lascerà. (Chinandosi su Olimpia priva di sensi.) Olimpia, sei la cosa più pura della mia vita. (E ad Evi) E tu sei la mia grande speranza. Quindi non permetterò a nessuna di voi di andarsene.

Venere, impietosita, è rimasta e acconsente all’accorato appello di Xena di portarle sull’Olimpo, dove solo Minerva può salvarle. Giunte nella dimora degli Dèi, tra Xena e la Dea della Saggezza si apre un aspro scontro, mentre Marte, ferito ed incatenato da Xena, giace accanto ai corpi ormai quasi privi di vita di Olimpia e Evi. Nel momento in cui Evi spira, e Xena perde il potere di uccidere gli Dèi e sta per soccombere, il Dio della guerra prende la sua decisione. Liberate le mani, le tende verso i corpi immobili e, sacrificando la sua immortalità, ridà loro la vita. Riacquistato il suo potere, Xena trafigge una stupefatta Minerva che ha assistito al tradimento del fratello, e muore facendo crollare definitivamente l’Olimpo.

Il Crepuscolo degli Dèi si è compiuto. Xena dopo un lungo sguardo, tra il sorpreso e il grato, all’ex-Dio della guerra, ormai semplice mortale, può allontanarsi abbracciata alle due donne della sua vita. E più tardi, su di una spiaggia, mentre Evi siede poco lontano, Xena e Olimpia si scambiano due battute che da sole ripagano la pazienza dei sub-texters in una stagione fondamentale, ma che a loro ha riservato poche soddisfazioni.

OLIMPIA: Sembra che tu abbia riavuto tua figlia.
XENA(poggiandole una mano sulla spalla): No, noi abbiamo riavuto nostra figlia.

Alleluia. E così sia.

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