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"AMORE VERO - Uno studio sul subtext in XENA WARRIOR PRINCESS"

di A. Scaglioni

SESTA STAGIONE(2000-2001)

(seconda parte)

>>sezioni speciali>>Amore Vero

XENA CONTRO I NOMADI DEL DESERTO

Assistiamo ora ad un nuovo importante passaggio per Olimpia sulla strada della ricerca della propria identità, ma conosceremo anche un aspetto abbastanza inedito di Xena, disposta a passare su tutto, compresi i propri principi di lealtà ed onore ed il suo concetto di Bene Superiore, per amore della sua compagna. La storia ci mostra Xena e Olimpia che per sfuggire ad una tempesta di sabbia nel deserto nord-africano fanno sosta in un oasi dove in una provvidenziale vasca si prendono uno di quei bagni insieme che non ci stancheranno mai. Mentre si rivestono (ed in una scena più unica che rara per un telefilm, abbiamo modo di ammirare, sia pur da una certa distanza, i loro corpi completamente nudi) odono i rumori di una battaglia e giungono in tempo per salvare un gruppetto di nomadi aggrediti, mettendo in fuga gli assalitori. Il gruppo è guidato da una donna, Kalima, e Xena e Olimpia devono faticare a convincerla delle loro identità. Scoprono così che i loro nomi sono ormai entrati nel mito e le odi di Olimpia sulle imprese della Principessa guerriera lette con devozione ovunque. Un po’ sorprese e lusingate da questa grande fama, le due compagne sono ricevute con tutti gli onori, e Kalima spiega loro che, con il loro insperato ritorno, si aprono nuove prospettive per riunire finalmente tutte le tribù nomadi, perennemente divise ed in lotta tra loro, per combattere i Romani invasori. Dopo aver cortesemente, ma fermamente, respinto l’offerta della compagnia di due cugini di Kalima per “trascorrere” la notte, in nome di un non meglio identificato “giuramento amazzone della castità”, in una scena molto divertente, le due donne si ritirano nelle tenda assegnata loro con l’intenzione di aiutare i loro ospiti l’indomani, mentre Olimpia si dibatte con i dubbi che di tanto in tanto le si affacciano alla mente.

OLIMPIA: Xena, hai mai dei momenti in battaglia in cui devi decidere se disarmare un nemico... o ucciderlo?
XENA: Cosa?
OLIMPIA: Ti capita mai?
XENA: Devi solo fidarti del tuo istinto, ecco tutto.
OLIMPIA: E se il tuo istinto si sbagliasse?
XENA(guardandola preoccupata): Se ti fermi a pensare, potresti farti male.

Il mattino dopo, Xena e Olimpia partono con Kalima per il campo di Tazere, il capo della tribù avversaria, per poter far da tramite alla pace. Qui, incontrano Koro, il giovane figlio di Tazere che faceva parte del gruppetto messo in fuga il giorno precedente. Koro è rimasto molto impressionato dall’abilità in combattimento soprattutto di Olimpia e le mostra tutta la sua ammirazione lavandole i piedi in segno di rispetto come vuole la tradizione. Olimpia, un po’ imbarazzata, accetta di sottoporvisi sotto lo sguardo perplesso di Xena. Subito dopo, le due compagne si dirigono verso l’accampamento romano per stabilire le forze del nemico e Xena s’informa con Olimpia sulla strana scena a cui ha assistito.

XENA: Che cosa voleva il Ragazzo del Deserto?
OLIMPIA: Voleva che gli insegnassi ad usare i sai.
XENA(sorridendo): Si è scelta un’ottima maestra.
OLIMPIA: E’ piuttosto strano sentirsi considerare una guerriera più che una poetessa. Credo di avere fatto molta strada.
XENA: Ed è una cosa buona?
OLIMPIA: Sì, lo è.

L’evidente soddisfazione di Olimpia nel sentirsi una guerriera ammirata sta per subire però un durissimo colpo. Essendosi finte una patrizia romana, Xena, e la sua fedele ancella, le due donne sono entrate in possesso di informazioni importanti sulle truppe nemiche e stanno tornando verso il campo dei nomadi, quando vengono investite da una nuova furiosa tempesta di sabbia. Nella confusione del momento, Olimpia scorge una figura minacciosa alle spalle di Xena. Rapidamente, rendendosi conto che la compagna non può udire i suoi avvertimenti, interviene e nella colluttazione, pugnala a morte quello che ritiene un aggressore, solo per accorgersi subito dopo con orrore di aver ucciso il giovane Koro che le aveva raggiunte per portare loro la pergamena (che lei aveva scambiato per un’arma) con la quale suo padre Tazere e Kalima avevano firmato la tregua. Più tardi, in un’oasi vicina, un’Olimpia sotto shock riceve le attenzioni di Xena.

OLIMPIA: Non avrei mai pensato che avrei visto questo.
XENA: Che cosa?
OLIMPIA: Tu che lavi sangue dalle mie mani.
XENA: Neanch’io.

Nel vedere la compagna in quelle condizioni, Xena le chiede di aspettarla là e si reca con il corpo di Koro al campo nomade. E’ chiaro che non sa cosa fare o dire, ma giunta di fronte a Tazere e Kalima, istintivamente e con abilità racconta una versione dei fatti che omette la responsabilità di Olimpia, inducendo i due capi nomadi a credere che la colpa sia dei Romani. Questo è un momento importantissimo. A nostra memoria, è la prima volta che Xena mente per nascondere una verità, in una circostanza del genere. Non lo farebbe mai per se stessa, ma lo fa per Olimpia, anche se poi ha grosse difficoltà a dibattersi tra la sua coscienza e la spontanea sincerità della sua compagna.

OLIMPIA: Come è andata?
XENA: Non bene.
OLIMPIA: Sarei dovuta venire con te. Gli parlerò io, Xena.
XENA: No. E’ più complicato di quel che pensi.
OLIMPIA: Xena, non è complicato. E’ semplice… Io ho ucciso Koro.
XENA: Qui la pena per questo è la morte.
OLIMPIA: Io l’accetto.
XENA: Beh, io no. A cosa servirebbe? Non può riportare in vita Koro, ormai, no?
OLIMPIA: Xena, quell’uomo merita di conoscere la verità.
XENA: Lui pensa di saperla. Crede che siano stati i Romani.
OLIMPIA(incredula): Tu gli hai detto questo?
XENA: E’ stato un caso. Lasciamogli credere che siano stati i Romani. Devono comunque combatterli.
OLIMPIA: Io non posso mentire su questo.
XENA: Tu non devi mentire. (…) Per favore. Ti imploro. Per favore, non dire nulla.

Nuovamente ci troviamo di fronte ad una Xena che non riesce assolutamente ad accettare la morte della sua compagna, mentre invece questa è disposta ad accettarla con rassegnazione, e già come era accaduto in altre occasioni, non arretra di fronte a niente pur di salvarla, non esitando a ricorrere se necessario alla menzogna o, come vedremo, addirittura al tradimento. Intanto, gli uomini di Kalima hanno catturato un soldato romano e ritenendolo l’assassino di Koro si apprestano a giustiziarlo. A questo punto, Olimpia non ce la fa più e confessa. Condannata a morte davanti agli occhi della compagna impotente, la ragazza viene incatenata accanto al cadavere della sua vittima in attesa dell’esecuzione e in quei momenti i ricordi della sua vita insieme a Xena l’assalgono in una serie di flashback di grande suggestione e il suo pensiero corre alla compagna.

OLIMPIA(pensando ad alta voce): Xena, una volta tu pregasti perché la luce in me non si spegnesse. Non credo che ne sia rimasta molta. E’ meglio così per tutti.

Il riferimento è alla bella e toccante preghiera che Xena rivolse al cielo nella seconda stagione, ma anche se Olimpia può accettare serenamente il suo destino, per Xena non è così ed improvvisa un nuovo disperato piano. Corre all’accampamento romano dove, ancora nei panni della patrizia, comunica ai soldati la località in cui si trova il campo dei nomadi. E riesce a tornare appena in tempo per salvare Olimpia, subito prima che i Romani attacchino. Ancora una volta, Olimpia apprende qualcosa su ciò che Xena è disposta a fare per lei.

OLIMPIA: Salvata dai Romani. Non ci avrei mai scommesso.
XENA: Ce ne hanno messo del tempo.
OLIMPIA(fissando sorpresa la compagna): Xena…?
XENA: Avevo bisogno di un diversivo.
OLIMPIA: La notte scorsa pensavo che lasciarmi uccidere fosse meglio per tutti.
XENA: Olimpia, tu forse non ti perdonerai mai per ciò che è successo a Koro, ma questo ti renderà più forte.
OLIMPIA: Non lo so.
XENA: Una volta io mi sentivo così. Credevo che non ci fosse più niente per cui vivere. Ero stanca di provare dolore e volevo solo finirla.
OLIMPIA: Che cosa ti ha fatto cambiare idea?
XENA: Tu.
OLIMPIA: Credo che abbiamo chiuso il cerchio, eh?

Xena e Olimpia offrono ai nomadi allo sbando il loro aiuto e questi, pur controvoglia, devono accettare. Nella battaglia finale, I Romani sono sconfitti ed Olimpia salva la vita a Tazere, riscattandosi ai suoi occhi.

OLIMPIA: Per un po’ oggi, non pensavo che il giorno sarebbe finito così bene.
XENA: Nemmeno io.
OLIMPIA: Tu mi hai salvata oggi, Xena, in contrasto con il Bene Superiore. Perché?
Non è questo ciò contro cui combattiamo?
XENA: Olimpia, nella vita di tutti c’è qualcosa che trascende il Bene Superiore. E’ questo che tu sei nella mia vita. Non potevo lasciarti morire, se c’era qualcosa che potevo fare per impedirlo.
OLIMPIA: E se fosse una mia scelta?
XENA: Soprattutto se fosse una tua scelta.

Queste parole che chiudono l’episodio, non possono che rendere più umana che mai questa donna straordinaria.

XENA E IL RIMORSO DI OLIMPIA

Ecco l’episodio che, dopo i segnali di quelli precedenti e prima dell’esplosione della “trilogia delle Valchirie”, comincia a mostrare significative crepe nel riserbo con cui la relazione tra Xena e Olimpia è sempre o quasi stata trattata. Uno degli episodi più duri in assoluto e con immagini anche disturbanti per l’eterogeneo pubblico televisivo. Xena e Olimpia, di ritorno dalla loro trasferta africana, sono alla ricerca dell’amico Virgilio. Olimpia non è ancora riuscita a venire a patti con la propria coscienza per la morte di Koro e le due compagne ne discutono mentre remano lungo un fiume.

OLIMPIA: Non so cosa ho che non va.
XENA: Ti stai ancora tormentando per l’uccisione di quel ragazzo nel deserto.
OLIMPIA: Mi tormento a causa di suo padre.
XENA:Il padre di Koro ti ha perdonata come chiunque con abbastanza saggezza ed esperienza da sapere…
OLIMPIA: Sapere cosa? Che queste cose accadono?
XENA: Sfortunatamente sì.
(…)
OLIMPIA: Xena, se avessi ascoltato il mio cuore, pensi che quel ragazzo sarebbe ancora vivo?
XENA: Tu hai ascoltato il tuo cuore. Pensavi che stesse per uccidermi. Il tuo cuore ti ha detto di proteggermi. E comunque, un guerriero esperto non sarebbe mai arrivato alle spalle sapendo che poteva essere interpretato come un attacco.
OLIMPIA: Vuoi dire che che hanno mandato un ragazzo a fare il lavoro di un uomo?
XENA: Voglio dire che sono felice di poterti affidare la mia vita…(guardandosi intorno improvvisamente all’erta) soprattutto ora!

D’un tratto la canoa viene assalita da alcuni selvaggi e Xena e Olimpia riescono a stento a raggiungere la riva, dove altri assalitori le attendono. Nella lotta, ferocemente gli aggressori cercano di morderle in più parti del corpo. Olimpia sta per trafiggerne uno, quando l’immagine di Koro le torna in mente, facendola esitare e il suo avversario ne approfitta per colpirla ad un fianco e gettarla nel fiume. Inorridita, Xena vede la sua compagna precipitare nelle acque e trascinata velocemente via verso le rapide. Immediatamente si tuffa dietro a lei e riesce a recuperarla prima che anneghi, portandola poi al riparo di una caverna. Olimpia, stremata e ferita, è priva di conoscenza. Temendo che sia troppo tardi, Xena la vede con sollievo, riprendersi.

OLIMPIA: Il fianco…
XENA(baciandola sulla fronte con le lacrime agli occhi): Avanti, tirati su e fammi dare un’occhiata. Stai calma.
OLIMPIA:Quelle cose ci mordevano, come se volessero divorarci.
XENA: Erano cannibali, Olimpia.
OLIMPIA: Cannibali?! Dobbiamo avvertire Virgilio.
XENA: Una cosa alla volta. Hai un pezzo di lama nel fianco. Dobbiamo estrarlo. Va bene, sei pronta? (Con il coltello estrae il frammento dalla ferita.) Non lascerò che il tuo senso di colpa ti uccida, Olimpia. (…) Non puoi continuare a vedere il viso di quel ragazzo ogni volta che alzi un’arma. Non puoi…
OLIMPIA(piangendo per il dolore): Se… se non avessi esitato, forse…
XENA: Non pensarci più. Devi conservare le energie. Voglio che tu scenda nella caverna, più in profondità che puoi. Cerca di stare al caldo. Torno subito.

Ma il tentativo di Xena di risalire la parete scoscesa fallisce sotto i colpi dei cannibali che dai bordi delle rupi le lanciano addosso di tutto costringendola a mollare la presa. Di ritorno nella caverna, a Xena non resta che tenere stretta a sé Olimpia, cercando di scaldarla, mentre pensa al da farsi. Ma le cose peggiorano di ora in ora e Olimpia entra in delirio a causa della febbre e, credendo di parlare a Speranza, dimostra di non avere mai completamente risolto nel profondo della sua coscienza quella crisi.

OLIMPIA: Speranza?
XENA(continuando a tenerla abbracciata): Hai detto qualcosa?
OLIMPIA: Bambina mia, sei tu?
XENA(rendendosi conto dello stato delirante in cui si trova): Sì, sono io.
OLIMPIA: Ti voglio bene. Non ti farei mai del male. Lo sai, vero?
XENA: Lo so.
OLIMPIA: Tu sei mia figlia. Devi andartene. Devi scappare. Lei ti farà del male. Ti porterà via da me.
XENA(piangendo): Devi riposare. Non dobbiamo andare da nessuna parte.
OLIMPIA: Tu non capisci.
XENA: Capisco, invece. Capisco tutto.

E Xena in lacrime, stringe ancora di più a sé Olimpia, posandole un bacio sui capelli fradici di umidità e sudore, comprendendo forse per la prima volta pienamente i tormenti della sua anima. Ma fuori la situazione non è migliore. Una forte pioggia sta facendo ingrossare il fiume, minacciando di allagare la grotta e Xena, che non può più aspettare anche per le condizioni sempre più preoccupanti di Olimpia, prende una decisione e la sveglia.

XENA: Olimpia? Olimpia, è il momento. Ora usciamo di qui, d’accordo?
OLIMPIA(cercando di dominare il tremito che la scuote): Xena, ho un ultimo desiderio.
XENA(cominciando ad assicurarla a delle corde): Non voglio sentirlo.
OLIMPIA: Parlo sul serio. Non vuoi saperlo?
XENA: Di che si tratta?
OLIMPIA: Non voglio essere sepolta con le Amazzoni.
XENA: Va bene. Tra cinquant’anni, quando sarà il momento…
OLIMPIA: Xena, io voglio giacere accanto a te, con la tua famiglia ad Amphipoli.
XENA(sospendendo il lavoro, per fissarla). E la tua famiglia?
OLIMPIA: Gli voglio bene, ma io sono parte di te. E voglio esserlo per sempre. Io ti amo.

E le loro mani si stringono le une alle altre, mentre gli sguardi s’incrociano commossi. Non è la prima volta che assistiamo ad un dialogo simile tra Xena ed Olimpia, ma mai prima le parole erano state così esplicite ed inequivocabili. Questa richiesta in punto di morte è di una tale intensità emotiva da farci sentire fisicamente la sofferenza di Olimpia e la sua urgenza di comunicare alla sua compagna questo ultimo desiderio nella paura che la morte possa impedirle di farle questa estrema dichiarazione d’amore. E Xena, sconvolta anche lei dall’emozione, deve fare appello a tutte le sue forze per mantenere il controllo.

OLIMPIA(piangendo disperata): E’ tutta colpa mia.
XENA: Non è colpa tua. Non è colpa tua. E’ mia, per averti condotta su una strada che non eri destinata a percorrere.
OLIMPIA: Ogni strada va bene, Xena, finché è insieme a te.

Così, con Olimpia legata alla schiena e con il favore della notte, Xena ricomincia la scalata con la sola forza delle braccia e delle gambe, lungo la parete a strapiombo sotto una pioggia battente per arrivare infine esausta in cima al dirupo. Ma la parte più difficile del suo piano deve ancora incominciare. Scorgendo tra gli alberi, le fiaccole dei cannibali, chiede ad Olimpia, appena cosciente, di fidarsi di lei e poi lancia il suo grido di battaglia. Udendolo i cannibali arrivano, ma trovano solo Olimpia e la portano via, mentre Xena, nascosta dietro una roccia, li sorveglia. Il suo scopo a questo punto è chiaro: gli unici che possano curare Olimpia sono proprio i cannibali e lo faranno per poterla mangiare una volta guarita. Xena conta di tenerli d’occhio in attesa del momento giusto per intervenire. Portata all’accampamento della tribù, Olimpia ritrova Virgilio, catturato in precedenza, e viene subito sottoposta alle cure dello stregone che presto cominciano a dare i loro effetti. Intanto Xena sta dando atto ad un’altra parte del suo piano, costruendo una diga improvvisata di tronchi e rocce che posiziona in cima alla cascata, interrompendo il flusso delle acque. Quindi è il momento dell’attacco. Proprio in tempo, perché ormai sfebbrata, Olimpia è già stata cosparsa di aromi e spezie ed è pronta per il banchetto. La battaglia è feroce e Xena e Olimpia riescono a fuggire con Virgilio dal villaggio inseguite dai cannibali. Xena li lascia accanto alla diga con l’incarico di tagliare la corda che la trattiene al suo ordine. Mentre attende, Olimpia scorge uno dei cannibali che, scoperta la corda, sta per mozzarla anzitempo, e abbandonati tutti i suoi dubbi, nel timore che la cascata riaperta troppo presto, possa travolgere anche Xena, si lancia e lo uccide senza pensarci. Poi, al richiamo di Xena che si è fatta raggiungere dagli inseguitori, facendo da esca nel letto del fiume, taglia la corda di netto e le acque, liberate, travolgono i cannibali spazzandoli via. Più tardi, ormai al sicuro, Olimpia si confida con la compagna.

XENA: (…) Come ti senti?
OLIMPIA: Mi sento meglio.
XENA: Volevo dire di testa.
OLIMPIA: Xena, ho fatto ciò che dovevo. Imparerò a vivere con i miei errori… per quanto terribili possano essere. E’ il solo modo.

Olimpia le sorride e Xena la guarda con occhi che le esprimono tutto il suo amore più di tante parole.

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