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Sweet little events

di Route 66

(Terza parte)

Potete scrivermi a questo indirizzo: us.route66@hotmail.it


Nel primo pomeriggio Lizzie era in marcia per LochNess. Tanto per far rinsavire tutti quelli che ora stanno fantasticando sul famoso "mostro", è bene ricordare che Nessie non esiste, perchè in questa sede non ci saranno avvistamenti dell'ultima ora, nè misteri legati al povero plesiosauro. E, a onor del vero, bisogna dire che la famosa foto di Nessie scattata nel 1934, si è rivelata falsa: ben 60 anni dopo, Christian Spurling (a 90 anni suonati) ammise di aver assemblato un collo e una testa finti su un sottomarino giocattolo. Ma torniamo a noi.
Lizzie raggiunse il promontorio del lago e rimase a bocca aperta. Le rovine del castello di Urquhart con la loro maestosità dominavano la scena. Peccato che ora come ora una visita guidata per godere di tanta bellezza era l'ultimo dei suoi pensieri. Cacciò un sospiro profondo e prese coraggio.
Non sapeva bene dove cercare Joey, ma Dorothy le aveva detto che per tutto il pomeriggio sarebbe stata lì. Appena varcò l'ingresso la calca di bambini di una scolaresca la travolse letteralmente. Un fattorino vestito di tutto punto stava incitando alcuni di loro rimasti indietro ad uscire. Sulla sua targhetta c'era scritto "Ausiliare Scott". Chissà perchè le saltò alla mente il consigliere Scott. C'era qualcosa di strano nel comportamento di Sandy nei suoi confronti. Non appena fosse ritornata a Boston gliene avrebbe dette quattro.
Andò verso una donna che distribuiva i biglietti per il giro turistico. Se Joey era lì in visita doveva pur cercarla e l'unico modo per gironzolare era acquistare un biglietto. Afferrò il ticket e un volantino e sparì tra le antiche mura.
C'erano molte persone in visita quella mattina e trovare Joey sarebbe stato complicato. Beh, come avrebbe detto Dorothy: inizia da un piccolo passo.
Dopo aver camminato per una buona mezz'ora dietro un gruppo di over 60 ed essersi sorbita la storia ancestrale del castello, Lizzie si staccò dalla fila e si fermò vicino una feritoia all'incrocio con un'altro corridoio. Era sfinita e Joey poteva essere ovunque, considerando poi la sua naturale tendenza ad isolarsi.
-"Non la troverò mai. Forse è meglio aspettarla fuori". Sospirò e si appoggiò al muro.
Subito dopo una voce le giunse distinta da poco lontano.
-"Ok, brutto diavolo travestito da nano....".
Una voce minacciosa, a quanto pareva...
-"...ascoltami bene: se pensi di continuare a farmi impazzire all'insaputa di tua madre ti sbagli di grosso. Vedi quel cunicolo laggiù? Bene, il suo scivolo porta diritto al pozzo del castello e posso assicurarti che non era un semplice pozzo per l'acqua piovana. Beh, ci metto giusto qualche secondo ad infilartici senza essere vista e una volta dentro puoi stare certo che a nulla serviranno le urla per chiamare tua madre dato che sarai sbattuto direttamente al centro della terra! Ora...cosa scegli?".
Questa era una classica minaccia in stile Joey MacLeod.
Lizzie si sporse appena, notando le silouette delle due persone. Dopo un mugugno incomprensibile il bambino corse via.
-"Ma che fai? Minacci i bambini?!".
Joey vide la figura della ragazza venirle incontro.
-"E' incredibile! Sei peggio di un midge! ", mormorò tra sè e fece per andarsene.
-"Aspetta!", Lizzie la seguì, "Che diavolo è un midge?!"
-"I moscerini di queste zone: famelici e irritanti", grugnì Joey.
Lizzie notò la targhetta sul petto della ragazza: Ausiliare Joey.
-"Lavori qui??", chiese meravigliata.
-"Che c'è di male?"
-"No, niente....pensavo di trovarti in veste di turista, non di guida..."
-"Senti ho da fare, non posso trattenermi"
-"Si...io ero venuta per scusarmi con te...."
-"E ora?"
-"E ora cosa?"
-"Hai detto ero venuta. Ora invece? Vuoi farti qualche risata alle mie spalle?"
-"Voglio ancora scusarmi, sempre se me lo permetti"
-"Ah, così ora dovrei renderti anche le cose facili?"
-"No, hai ragione...". Lizzie abbassò gli occhi a terra, mortificata. "Ascolta, so di essere stata una sciocca e tu hai tutte le ragioni del mondo, ma....avevamo 13 anni, eravamo delle bambine! A quell'età si fanno tanti errori!"
-"Non tutti i bambini sono così. Pensi che questa sia una giustificazione? E' vero, quando si è piccoli si fanno errori su errori, ma qui non si tratta di aver rotto un vetro col pallone o aver mandato il gatto nel frigorifero".
Lizzie si soffermò un attimo su quest'ultima frase: ma che diavolo aveva combinato da piccola?! Le scappava da ridere, ma si trattenne, ricordandosi che la situazione era già abbastanza critica, e continuò ad ascoltare.
-"Qui si tratta dell'animo umano! Lo sai che quando si ferisce una persona a quell'età, quando si subiscono dei traumi molto forti, te li porti dietro fino da adulto?!"
-"Hai ragione e ti chiedo ancora scusa...mille volte. Io in quegli anni ero...davvero...stronza! Ecco la parola giusta! Volevo a tutti i costi far parte del gruppo "in" di Violet e sinceramente non capisco cosa mi passava per la mente. Si può essere talmente stupidi a volte..."
-"Beh, ora ti sei levata il macigno che portavi. Puoi tornartene a casa, chiamare Violet e farvi altre risate su di me. Sarà felice di sapere che mi hai ritrovato", si incamminò.
-"Non la frequento più. Ho chiuso con lei prima di entrare all'università....sono anni ormai"
-"Beh, tanto meglio per te allora"
-"Joey aspetta! Devi dirmi che mi hai perdonato. Sinceramente."
-"Senti, forse non te ne sei accorta, ma io sto lavorando!"
-"Dai, a chi vuoi che importi se ti assenti qualche minuto?". Lizzie la guardò con occhi di supplica. Joey sospirò.
-"Non è così semplice....riesci ad immaginare cosa vuol dire portare dentro di te un peso del genere?"
-"Hai ragione, ma io non ero come Violet e le altre, non sono come lei! Quegli anni mi hanno lasciato dentro un senso di vuoto e di disagio. Ti prego Joey...io non me ne andrò fin quando non saprò che per te non conta più nulla tutto il male che ti ho fatto".
Joey la fissò negli occhi. Stavano diventando umidi. Forse ora poteva anche smettere. Sorrise.
-"Penso che possa bastare...".
Lizzie parve non capire.
-"Sei stata perdonata molto tempo fa Elizabeth Cunningham. Fortunatamente ho superato tutto...il mio animo è sgombro da qualunque rancore".
La faccia di Lizzie cambiò espressione.
-"Tu....vuoi dirmi che sei stata qui a vedermi supplicare e stare male come un verme e in cuor tuo te la ridevi alla grande?!"
-"Non la metterei proprio così..."
-"Brutta caprona insensibile! Sei l'essere più disgustoso e riprovevole che conosca!"
-"Andiamo! Credevi che ti avrei fatto passare tutto liscio, dopo che sei stata la causa del periodo più brutto della mia vita? Dovevi pur soffrire un pò".
Joey le voltò le spalle incamminandosi per il corridoio. Lizzie la seguì, rossa dalla rabbia.
-"Bestia che non sei altro! Due giorni! Ben due, sono stata male! Ma non pensare che ora tra noi sia tutto rose e fiori! Non dopo questo tuo ultimo colpo basso!"
-"Bubbole"
-"E piantala di dire questa parola odiosa!"
-"Ok"
-"Non posso crederci! Con tante persone che vivono qui, proprio in te dovevo imbattermi!".
Le due avvistarono di nuovo il gruppo.
-"Domani andremo allo studio legale a chiudere la faccenda dell'eredità! Non ho intenzione di restare qui un giorno di più! Tu ti farai da parte e...."
-"Lizzie vuoi chiudere la bocca? Io stacco tra un'ora e prima di allora non voglio sentire ancora la tua voce stridula. Aspettami fuori".
Il gruppo inghiottì Joey e Lizzie rimase lì, ammutolita.


Joey finì il turno spaccando il minuto. Quando uscì dal castello il sole si era nascosto dietro un grosso nuvolone grigio. Vide Lizzie seduta su un muretto e la raggiunse.
-"Cavolo, sei ancora qui!"
-"Mi hai detto tu di aspettarti!"
-"Ma sinceramente speravo che non accogliessi l'invito".
Lizzie fece una smorfia, sfinita.
-"Bene, allora vado a prendere l'autobus", fece per alzarsi.
-"Ma dove vai? Ho io la macchina. Finisce pure che dall'eredità mi defalchi il costo dell'autobus..."
-"Piantala! Prendiamo la macchina e andiamo dai Miller!"
-"Sei angosciante sai?"
-"E tu troppo calma, per i miei gusti! Ma forse ne hai motivo...forse sai cose che non so, che qualcuno ti ha lasciato scritto....".
Joey la scrutò, indagatrice, poi esordì:
-"Ah ah! Ecco che vengono fuori le tue intenzioni!"
-"Ma che stai farneticando?!"
-"Tu....brutta falsa ipocrita! Fai finta di venire fin qui per farti perdonare e poi invece cerchi di indagare su di me!", sorrise.
-"Ma che dici? Ero qui per scusarmi e basta! Tu, piuttosto, se non hai nulla da nascondere, perchè continui a mettere le mani avanti?"
-"Non sto facendo nulla del genere....Ma guarda che faccia tosta! Tu vuoi sapere della lettera, non è così?!"
-"Non è vero! Stai solo temporeggiando e sai benissimo....o cielo!". Lizzie sbiancò.
-"E ora che c'è?"
-"E'...non ci posso credere! Coprimi presto!", disse guardando verso l'entrata del castello e tirando Joey davanti a sè.
-"Ma che fai?! Neanche i bambini dell'asilo!"
-"Zitta! Sta entrando!"
-"Ma di chi parli? E smettila di tirami la maglia!"
-"Uff! C'è mancato poco! Presto, vieni! Dobbiamo seguirlo!", la ragazza scese dal muretto, tirando Joey con sè.
-"Cosa?! Tu sei fuori di testa! Io non faccio pedinamenti, soprattutto se non so chi pedinare!"
-"Hmm! Sei stancante! Si tratta di William Scott, è consigliere a Boston! Che diavolo fa qui?!".
Accelerarono il passo furtive.
-"Aspetta, entriamo di qui. E' l'ingresso secondario per noi addetti".
Di nuovo si ritrovarono nella penombra delle silenziose mura.
-"Stai facendo una questione per niente! Magari è qui in vacanza! Non è mica vietato!"
-"Macchè vacanza! L'ho intervistato qualche giorno fa e non mi ha parlato di nessun viaggio!". Lizzie camminava circospetta sotto i muri.
-"Piantala di muoverti come un ladro, non c'è nessuno. E comunque non capisco. Ti rendi conto che è un'assurdità?", incalzò Joey.
-"Non è la sola cosa che fatichi a capire! Prendiamo un argomento a caso: la mia eredità!"
-"La nostra eredità, vorrai dire. Questo discorso lo riprendiamo dopo...Intanto vorrei sapere cosa ci vedi di sospetto in una visita del consigliere qui. Magari presenzierà alla conferenza!"
-"Di che conferenza parli?"
-"Fra poco c'è una conferenza nella sala grande. Si tiene ogni anno prima del ceilidh, una festa tradizionale scozzese. Che c'è di strano? Forse è un appassionato"
-"Beh, lui promuove molte iniziative culturali in effetti...ma qui?! Che senso ha?!".
Finalmente si sentirono delle voci. Lizzie potè riconoscere distintamente quella di William. Stava ridendo di gusto?! La faccenda si faceva ancora più misteriosa.
La ragazza fece dei segni incomprensibili a Joey. Quest'ultima sbuffò e poi la seguì, fino alla porta della sala, da dove sembravano provenire le risa.
Lizzie si sporse e rimase ad osservare la scena.
-"Che fanno? Riti satanici?", esordì Joey.
-"Sccchhhh!"
-"Ok, ok"
-"Sta stringendo la mano ad un uomo. Ora ad un altro....sta sorridendo"
-"Davvero sospetto, non c'è che dire!"
-"Ora sta leggendo qualcosa....sembra un fascicolo..."
-"Tsè!"
-"E....ah, sta mangiando qualcosa....aggrotta le sopracciglia...."
-"Potevi fare la cronista. Un talento sprecato"
-"Oddio!"
-"Che c'è, si è trasformato in lupo mannaro?"
-"Peggio! Stanno uscendo! Dove ci nascondiamo?!", disse Lizzie agitata.
-"Non possiamo nasconderci", sorrise Joey calma.
-"Cavolo! Che facciamo?!", la ragazza strattonò Joey in preda al terrore, "Presto! Inventati qualcosa!".


La porta della sala si aprì. Ne uscì il William Scott con altri due uomini. I tre rimasero visivamente sconvolti nel vedere le due ragazze. Poi proseguirono sorridendo.
-"Non c'è nulla da ridere! Trovo che i giovani di oggi abbiano perso totalmente il senno!", disse il consigliere ai due amici, sparendo nel corridoio.
-"Ma che fai?!", disse Lizzie spingendo Joey lontano da sè con un'improvvisa forza e diventando rossa in volto.
-"Mi hai detto tu di inventare qualcosa!"
-"Già! Ma non....questo!"
-"Era solo un bacio!", disse sorridendo Joey.
-"Stai lontana da me!", disse Lizzie agitata.
-"Calmati, non è successo niente"
-"Oh, si! Niente di normale! Senti, portami a casa, per oggi ne ho avuto abbastanza!"
-"Ok". Joey sorrise.


-"Ti rendi conto che sei ridicola?"
-"Non fa niente. Preferisco stare a debita distanza da te", rispose Lizzie dal retro del furgone.
-"Guarda che fa freddo, ti ammalerai"
-"Sempre meglio un raffreddore, che un tuo....si insomma....".
Joey ridacchiò.
-"Non riesci neanche a dire bacio! Sei facilmente traumatizzabile!"
-"Caprona!", borbottò Lizzie.
-"Come dici?".
Si sentì uno starnuto.
-"Lo sapevo. Avanti vieni qui dentro"
-"No!"
-"Non essere stupida! Ti prometto che resterò al mio posto".
Un altro starnuto.
-"Giuro"
-"Prometti?"
-"Si"
-"Bene, perchè altrimenti ti sporgerò denuncia e farò in modo di ricevere un risarcimento per danni fisici e morali"
-"Santo cielo, non sia mai".
Lizzie entrò nel furgone, guardando Joey con occhi di fuoco. La ragazza alzò le mani in segno di resa.
-"Tranquilla. Arriverai a casa sana e salva". Sorrise e ripartì.


Il furgone si fermò sotto l'albergo. Dorothy era sulla porta ad affiggere il menù settimanale. Quando vide Joey, la salutò sorridente.
-"Oh, Joey! Hai riaccompagnato Lizzie?", andò incontro alle due.
-"Già. Come va?"
-"Benone! Avanti vieni dentro, ti preparo qualcosa!"
-"Oh...no, scappo a casa. Ho altre cosette da fare"
-"Sempre indaffarata! E tu che hai?!", guardò Lizzie.
-"Credo di aver preso un bel raffreddore". La ragazza fulminò Joey.
-"Eh, di questi tempi il lago è bellissimo, ma anche insidioso! Beh, vado a prepararti qualcosa di caldo!", e sparì.
Lizzie prese la sua roba e fece per entrare.
-"Allora, ehm...buona serata", disse Joey.
-"Strozzati!", esclamò Lizzie, e chiuse il portoncino con un tonfo.
Joey guardò il cielo, pensierosa.
-"Credo che stasera...non cenerò. Già".


-"No, ti ripeto che non è venuta oggi! Ma mi ascolti?!". La voce di Steve rimbombava dall'altro capo del telefono.
-"Si...scusa. E quindi?"
-"E quindi penso che ieri sera abbiano combinato qualcosa....tipo un cinema o roba del genere! Ma che ti prende?".
Lizzie era nel letto, sommersa da ben tre strati di coperte che Dorothy le aveva premurosamente procurato.
-"Lasciamo perdere...una giornataccia!"
-"Avanti spara! Ho tutto il tempo che vuoi: le bestioline non ci sono"
-"Da dove comincio? L'eredità: una dramma. Ricordi ti ho parlato di quella cafona che mi aveva dato un passaggio? Beh, me la sono ritrovata coinvolta in questa storia: devo dividere con lei il lascito di mia nonna!"
-"Ma dài?! E che pensi di fare?"
-"Non cedere, naturalmente! Oggi infatti sono andata a Loch Ness per chiarire la faccenda con lei! E chi ti incontro lì? Il consigliere Scott! Ho trovato la cosa molto sospetta così l'ho seguito, l'ho spiato e stavamo per essere scoperte quando quella capra mi ha baciato per evitare proprio questo! Ti rendi conto?! Per fortuna non mi ha riconosciuto, volevo sprofondare! E per finire mi sono beccata un bel raffreddore!"
-"Aspetta, aspetta! Che hai detto?!", disse Steve elettrico.
-"Non ci credevo neanche io: William Scott lì. Devo scoprire che cosa c'è sotto!"
-"Non mi riferivo a questo! Ti ha baciata??"
-"Oh, ti prego, non dire più quella parola!"
-"Ma che tipo è?! Carina? Divertente?"
-"Si, ma che c'entra?!", disse irritata Lizzie, "Bell'amico che sei! Se solo penso ai nervi che mi fa venire! E' cafona, antipatica, odiosa, testarda, piena di sè! E poi ripete sempre quella parola....bubbole! La odio!".
Il giovane rise.
-"Steve, per favore! Ci manchi solo tu!"
-"Scusa...è che...per un attimo mi hai ricordato me stesso, quando parlavo della mia ultima ragazza ai miei amici!", ridacchiò.
-"Ecco, lo vedi? Poi è finita male tra voi, quindi non ci vedo nulla di divertente", disse imbronciata Lizzie.
-"Veramente no...ci siamo sposati".
Dall'altro capo Lizzie sospirò e rimase in silenzio.
-"Lo sai anche tu, vero?", aggiunse Steve.
-"Cosa?"
-"Che tutte le grandi storie iniziano così"
-"Si, ma....oddio che stai dicendo?! Io non sono...insomma...come lei! Steve, per favore!"
-"Calma, calma....forse è meglio sentirci domani, sei alquanto elettrica....ed è comprensibile!", ridacchiò ancora.
-"Basta! Non ti racconto più nulla! Ora vado a letto"
-"Ok....in compagnia?!"
-"C-I-A-O!!!".
Lizzie attaccò, rossa dal nervosismo. Rimase qualche minuto pensierosa, poi alzò di nuovo la cornetta e compose un numero.
-"Pronto?"
-"Joey? Sono Lizzie"
-"Ehi....come stai?"
-"Sommersa tra le coperte, grazie a te!"
-"Ho capito, vuoi litigare"
-"No, ho chiamato per chiederti di accompagnarmi a Maple Court domattina. Sempre se puoi"
-"Veramente...."
-"Non è una richiesta, ma un ordine"
-"Accidenti! Ok, ma non posso dedicarti molto"
-"Non mi importa di te, mi servi solo perchè sai dov'è il posto"
-"Certo, naturalmente...."
-"Bene, allora a domani. Vieni sotto l'albergo alle 8.00 in punto. Ciao", disse risoluta ed attaccò.


-"Splendida giornata, non c'è che dire!", disse Lizzie seccata.
-"La Scozia è così, piove spesso", rispose Joey.
-"Beh, io comincio ad averne abbastanza"
-"Nessuno ti obbliga a restare"
-"Oh, per favore. Risparmiati le frasi idiote"
-"Comunque dovrebbe smettere nel pomeriggio"
-"E da cosa lo deduci?"
-"Più che altro lo spero. Per la festa".
Il furgoncino stava sobbalzando lungo una strada sterrata immersa nel verde. Il tragitto per arrivare a Maple Court era uno dei più suggestivi: una miriade di castelli disseminati quà e là, e in lontananza, come custodi del paesaggio, le montagne di granito rosa dello Speyside. Inutile dire che Lizzie ne rimase affascinata.
Non lo avrebbe mai ammesso, ma stava vivendo in un sogno. Chi l'avrebbe mai detto che il suo primo viaggio al di fuori di Boston sarebbe stato in uno degli angoli più splendidi del pianeta?
Arrivarono a destinazione poco dopo. Joey si immise in uno stretto viale alberato.
-"Non so perchè ho la sensazione che ci siamo perse!", disse imbronciata Lizzie.
-"Non è così, ma se ti fa piacere crederlo..."
-"Non c'è bisogno che mi accontenti come i bambini! Dicevo solo che qui non si vede nulla!"
-"Prova a guardare meglio"
-"Se vuoi insinuare che non ci vedo bene ti avverto che.....".
Fu allora che la vide. Man mano che procedevano, gli alberi lasciarono intravedere Maple Court. E Lizzie ammutolì di colpo per lo spettacolo. Era come in quei film di cui si cibava avidamente il sabato sera. Immaginate l'inquadratura che avanza lentamente tra la vegetazione, curata e verdissima. E pian piano, come un sipario, lascia la scena alla protagonista.
Joey fermò il furgone sul sentiero di ciottoli e guardò Lizzie. Aveva la bocca spalancata come un pesce. Sorrise e poi scese. Lizzie ancora imbambolata, la imitò. Era troppo affascinata per badare alla leggera pioggerella che cadeva. La costruzione era simile ad una mansion house tipica di quei posti, in pietra, su due livelli e l'edera l'avvolgeva quasi totalmente. Di lato una veranda piuttosto grande occupava gran parte dell'ala est. Tutt'intorno, un giardino curatissimo con una varietà strabiliante di piante e fiori.
-"Andiamo o il tuo raffreddore diventerà una polmonite", disse Joey.
-"Io....si.....è bellissima"
-"Già".
Joey aprì il portoncino e un'ondata di profumo di spezie invase le due ragazze. Lizzie si guardò attorno: pulizia e ordine le balzarono subito all'occhio.
-"Mi aspettavo ragnatele, polvere e una puzza di umidità incalzante"
-"Non avrei permesso che si riducesse così", disse Joey, "Vado a prenderti un asciugamano". La ragazza sparì su una scalinata.
Lizzie si mosse lentamente nella stanza, tra le cose di sua nonna. I divani, la credenza, i piccoli oggetti. Sfiorando tutto, come se farlo potesse aiutarla a conoscere chi era. Chiuse gli occhi qualche secondo. I suoi sensi riportarono a galla qualcosa. Quel profumo, una sensazione di vissuto. Il ricordo era vago, ma c'era. Riconosceva qualcosa di familiare.
Sentì i passi di Joey e si ridestò.
-"Tieni"
-"Grazie", si passò l'asciugamano in testa, "Non hai toccato nulla?"
-"Non ho portato via niente, se intendi questo", disse Joey seccata.
-"No, volevo dire: hai lasciato tutto...com'era?"
-"Si. Non...avevo la forza di spostare nulla".
Lizzie entrò nella cucina. I suoi occhi si spostarono piano su tutte le pareti, i mobili, i pensili, gli utensili....tutto in un certo qual modo parlava di lei.
Joey la raggiunse soffermandosi vicino la porta.
-"Senti, non voglio metterti fretta, ma io devo aiutare per la festa e devo tornare fra un'oretta".
Lizzie si limitò ad annuire col capo.
-"Ti spiace se vado sopra?"
-"No, figurati".
Joey la seguì con lo sguardo fin sulle scale. Era strano come la ragazza antipatica e isterica di pochi minuti fa fosse sparita. Era diversa.
Lizzie fece capolino nella camera da letto. Non era molto adorna: un piccolo armadio, il letto e una toletta. Si avvicinò ad essa. Poche cose: una spazzola, un portagioie e una foto. La osservò. Doveva essere sua madre. Aprì il cofanetto. Anche qui non c'era molto: un paio di catenine, la fede, un orologio. Raggiunse l'armadio e lo aprì. All'interno un forte odore di naftalina impregnava gli abiti. C'erano capi in tweed, maglioni di lino e pantaloni. Tanti pantaloni. Lizzie sorrise.
Joey salì dopo poco.
-"Tutto ok?"
-"Si...grazie"
-"Ok...allora ti aspetto giù", la ragazza fece per andarsene.
-"Joey?". L'espressione di Lizzie ritornò dura.
-"Hmm?"
-"Spiegami il tuo ruolo, perchè ancora non l'ho compreso. E visto che mia nonna ti ha lasciato parte dell'eredità ne ho tutto il diritto".
Chiuse la porta della camera e rimase in cima alle scale con l'amica, aspettando che questa scendesse. Joey la fissò qualche secondo, poi imboccò i gradini, seguita da lei.
-"Ho conosciuto tua nonna 5 anni fa. Cercavo un lavoretto e lei qualcuno che le accudisse il giardino. Tutto qui"
-"Oh, certo. Basta questo per essere citati in un testamento! Quasi quasi faccio anch'io la giardiniera!", disse acida.
Arrivarono in salotto.
-"No, certo che no. Non basta questo perchè qualcuno si affezioni a te. Possibile che sai badare solo all'aspetto economico della faccenda?"
-"Oh, andiamo! Non provare a fare la finta puritana con me! Lo so come vanno queste cose: ci si intrufola nelle case degli anziani e si conquista la loro fiducia!"
-"Vedo che hai già tratto le tue conclusioni, quindi non c'è altro da aggiungere".
Lizzie andò verso un tavolino e afferrò una fotografia. C'erano Joey ed Elizabeth in veranda. La fissò qualche secondo, poi disse arrabbiata:
-"Spiegami. Spiegami tu come una sconosciuta possa entrare nelle grazie di un'anziana se non accattivandosela!"
-"Smettila di trattare tua nonna come una povera mentecatta! Lei era in pieno possesso delle sue energie e facoltà mentali! Forse per te è difficile crederlo, ma col tempo siamo diventate buone amiche! Eravamo uguali e ci capivamo al volo, lei era la mia famiglia". Joey afferrò la foto e la riposizionò sul tavolino.
-"E' inutile! Tanto continuerai a mentire pur di arrivare alla tua quota. Ma non credere che te lo lascerò fare. Mostrami la lettera".
Joey la fissò amareggiata.
-"Ora capisco il tuo problema. Cos'è che non accetti? Che sia io quella che le è stata accanto? O forse, che non sia stata tu?".
Ci fu qualche secondo di silenzio.
-"Credo sia meglio ritornare", disse infine Lizzie, con gli occhi bui.


Quel pomeriggio il parco era splendido. Come aveva detto Joey, la pioggia era cessata. Tutto il fogliame risplendeva, bagnato, sotto i raggi del sole. Lizzie, seduta su una panchina, era immersa nei suoi pensieri. Era inutile a questo punto. Era inutile tentare di dirigerli altrove. Ormai era nel pieno della questione, della sua storia, delle sue origini...di tutto. E a nulla sarebbe servito far finta di niente. Compose il numero di Peggy.
-"Ciao Peggy, spero di non disturbarti"
-"Tesoro! Che sorpresa! Tranquilla sono a casa oggi. Dove sei?"
-"In Scozia"
-"Ancora?! Che succede?"
-"Sono nel caos più totale....non ce la faccio più"
-"Sono preoccupata, Liz. Questo tuo stato...."
-"Ho bisogno di te....tu sai tutto dei miei, della famiglia e....parlami ancora di lei, Peggy. Devo capire"
-"Certo cara, ma....", tacque qualche istante, "No, che sciocca! E' giusto così....è giunto il momento. Ognuno arriva ad un incrocio prima o poi, e questo è il tuo."
-"Grazie"
-"Cosa vuoi sapere?"
-"Che successe dopo che mia madre partì?"
-"Come ti ho detto, tua nonna si chiuse nella sua testardaggine e per anni non si sentirono affatto. Sia lei che tua madre avevano un carattere così orgoglioso! Poi però successe qualcosa....poi sei nata tu e come un fulmine a ciel sereno hai smosso le nubi nel cuore di tua madre. Un bel giorno Giorgia chiamò Elizabeth e le disse che aveva una nipote. Credo che per quanto fossero aspri i loro conflitti, entrambe sapevano di non potersi odiare davvero...tu hai fatto quel piccolo miracolo"
-"E' così che hai conosciuto mia nonna? E' venuta a Boston per me?"
-"Si, durante una delle tante visite. Perchè dal giorno della tua nascita, miracolosamente, cominciarono ad esserci incontri sempre più frequenti. Oh, ma non immaginarti sorrisi amorevoli e pranzetti in famiglia: tua nonna rimaneva dietro il suo bel broncio, non avrebbe dato nè a tua madre nè a tuo padre la soddisfazione di ammettere le sue colpe. E Giorgia sapeva che non le avrebbe strappato niente di più. Tutte e due in fondo erano conscie che qualcosa si era risanato, ma nessuna delle due avrebbe fatto il primo passo. Che testarde, eh?", sorrise.
-"Già! Mi verrebbe voglia di prenderle per i capelli! Il guaio è che così facendo hanno precluso a me la possibilità di avere una nonna, una famiglia!".
-"Beh, si è vero, ma non del tutto....". Peggy aprì un cassetto ed estrasse delle vecchie foto ingiallite, "Tua madre ha voluto che le tenessi io...poche foto, ma preziose. Ci sei tu con Elizabeth o i tuoi. A testimonianza che...li hai avuti, anche se per poco"
-"Perchè non me le hai date prima?"
-"Perchè....perchè eri ancora una bambina, non era giunto il momento, ma ora....ora lo è". Le sfogliò, sorridendo.
-"Stai ridendo?!"
-"Si...scusa....ne ho qui una molto buffa: tua nonna in una birreria con i suoi amici, che ride di gusto".
Dall'altro capo, Lizzie provò a immaginarsela meglio che potè e spuntò un sorriso anche sul suo volto.
-"Una vera rarità, non c'è che dire! Sembra incredibile, ma quando era in Scozia diventava una persona diversa...era se stessa...forse è anche per questo che non l'ha mai abbandonata. Era legata indissolubilmente a quella terra e lo si capiva da come ne parlava. E' capitato spesso che si fermasse a mangiare al Fizzy e ricordo perfettamente come criticava tutto: dai piatti alle sedie. E non ti dico le lezioni di cucina che dovevo subirmi! Questo non si fa così...da me lo fanno in modo sublime....cosa sarebbe questa schifezza?....e questa la chiami birra?", Peggy rise. "Era impossibile! Ma capii subito che le ero simpatica, perchè preferiva restare con me a impartirmi lezioni di vita, come diceva lei, piuttosto che gironzolare con tua madre per la città! E devo ammettere che ho avuto molti consigli preziosi....!"
-"Tu e lei siete state insieme parecchio"
-"Beh, non molto a dire il vero. Lei preferiva passare il suo tempo con te, ma spesso restava al Fizzy... si trovava bene a parlare con me e passava ore a raccontarmi di tutto: i suoi amici, le coltivazioni...e naturalmente il suo paese: riuscì a farmelo immaginare sempre come una terra meravigliosa"
-"Si...è così"
-"Una frase mi torna sempre alla mente...eravamo in cucina e lei mi stava insegnando un piatto tipico delle sue parti. Io naturalmente non la smettevo di farle domande sulla Scozia e lei tagliando corto disse: Senti Peggy, questo è tutto quello che devi sapere...il confine con l'Inghilterra non si vede. Ma quando lo superi, tutto cambia. Anche la birra.". La donna rise ancora. "E' incredibile, era una donna di poche parole, ma quelle che diceva bastavano sempre"
-"Grazie"
-"E di cosa?!"
-"Di rendere il tutto meno triste e difficile di quanto non sia"
-"Non è una fatica, Liz: è proprio tutto così".
Lizzie sospirò.
-"Ti invidio...avrei voluto avere anche io dei ricordi su di lei, averla conosciuta. Se solo fossero state meno testarde!", disse con rabbia e battè un pugno sulla panchina.
-"Già, ma non serve a nulla prendersela...ormai è andata così. E poi se può farti star meglio, alla fine loro avevano capito..."
-"Che vuoi dire?"
-"Quel giorno.....non potrei mai dimenticarlo....Giorgia venne da me, era al settimo cielo....Elizabeth l'aveva chiamata per dirle che era ora di comportarsi da adulti, non voleva essere solo una figura sbiadita in una foto, voleva far parte della tua vita, riprendersi il suo ruolo di madre e nonna. Così aveva invitato i tuoi per un chiarimento. Tutti e tre erano pronti ad accantonare il passato...in fondo Elizabeth non aveva mai avuto nulla contro tuo padre e la prova che il loro era un amore vero l'aveva già avuta....", Peggy socchiuse gli occhi, "Ma quel pomeriggio da lassù avevano altri piani....".
Lizzie si fece cupa in volto.
-"Un camion travolse la macchina con i tuoi genitori mentre stavano andando da tua nonna....proprio quando stavano per dare inizio alla vostra vita....mi dispiace tanto tesoro".
Peggy vide sentì il silenzio dall'altro capo del telefono, "Oh, piccola....forse non avrei dovuto dirti queste cose....lo so: è tutto così assurdo, non ha nessun senso...a volte il destino è così incomprensibile e irragionevole...arrabbiati se vuoi"
-"No...sto bene..."
-"Beh, per oggi è stato abbastanza. Basta così"
-"No, aspetta. Sto bene", Lizzie si fece coraggio, ancora un pò. "Perchè dopo la loro morte la nonna non è rimasta con me?".
Peggy tacque qualche istante.
-"Perchè dopo quell'incidente lei si diede la colpa di tutto....pensò che se erano morti era tutta colpa sua....che forse non avrebbe dovuto fare quel passo, che era un segno del destino, che doveva restare tutto come prima e lei aveva infranto quest'ordine naturale....insomma, ripartì per la Scozia lasciandoti con me e pensando che per il tuo bene era meglio così".
Lizzie scattò in piedi piena di rabbia.
-"Ma che razza di idiozie farneticava! Accidenti! Cose più assurde e senza senso non le ho mai sentite! Perfino io ho accettato il fatto che si è trattato di un incidente!"
-"Liz...."
-"La odio! La odio con tutta me stessa!". Lanciò il cellulare nell'erba con tutta la forza che aveva e si incamminò isterica.


-"Pronto?"
-"Joey sono Lizzie. Vienimi a prendere, andiamo dai Miller a chiudere la faccenda. E non sto scherzando".
Joey sentì la voce risoluta e carica di rabbia della ragazza. Rimase pensierosa per qualche secondo. In questi casi un buono psicologo consiglierebbe di assecondare il paziente in stato angoscioso e delirante.
-"Ok", si limitò a rispondere.
Dopo mezz'ora il furgoncino brontolante era sotto il Glen Mhor Inn.
Lizzie salì a bordo sbattendo furiosamente la porta. Joey, immobile come un sasso, la salutò:
-"Ciao, tutto be..."
-"Zitta e parti".
Per tutto il tragitto nel furgone non volò una mosca. A Joey questi silenzi la irritavano. Aspettate: fin quando era lei a stabilire che calasse il silenzio, ok. Ma quando nell'aria c'era tensione....proprio non resisteva.
-"Si può sapere che hai?"
-"E si può sapere tu da quando sei così loquace?!", rispose acida Lizzie.
-"Ok. Messaggio ricevuto".
Dopo 100metri, Joey fece svoltare il suo macinino con una stridula sgommata. Lizzie si guardò attorno per un pò, poi esordì:
-"Questa strada non la ricordo....sbaglio o per lo studio bisognava svoltare più avanti?!"
Cinque minuti e davanti a lei si aprì un vasto terreno pianeggiante che terminava con una scogliera imponente. In fondo, su un lato, un faro a strisce bianche e blu faceva da padrone. Dall'altro lato e tutta al centro del pianoro, Lizzie potè riconoscere distintamente quelli che erano i preparativi per una festa. La festa, anzi.
-"Ma che....?! Dove diavolo mi hai portata?!", disse arrabbiata.
Il furgoncino frenò proprio vicino al banco dei premi.
-"Alla festa"
-"Questo lo vedo! Ma...perchè?! Joey, dobbiamo andare dai Miller!"
-"Liz vuoi chiudere quella dannata bocca per una volta?! Sei qui in Scozia da quanto? Tre, quattro giorni? Ma hai mai pensato per un secondo, solo uno, di fermarti a prendere fiato e goderti quello che c'è qui?! Smettila di opporre resistenza e di restare dietro i tuoi steccati!"
-"Io voglio solo chiudere questa storia e non posso perdere tempo! Joey!", Lizzie tentò di afferrare il braccio dell'amica ma questa si era già fiondata fuori dalla macchina.
-"Beh, vorrà dire che resterò qui!", disse imbronciata.





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