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UN ATTESO RITORNO

di Ranma

(prima parte)


INTRODUZIONE:

La Storia che vi sto raccontando parte dall’ultima scena della sesta serie, per essere un seguito di quest’ultima. In effetti, questa è la mia settima serie personale. Ovvero come potrebbe essere la vita di Gabrielle dopo la morte della principessa guerriera. In questo racconto ci sono delle scene d’amore, baci, abbracci e a volte qualcosa di più. Chiunque non sia disposto a leggerli vada avanti, o legga qualcos’altro.

CAPITOLO 1

La nave continuava il suo viaggio e mentre lo spirito di Xena era svanito, Olimpia fissava il tramonto e il mare che le sembrava così immenso.
E dopo il tramonto arrivò la sera seguita dalla buia notte. Olimpia scese sotto coperta per cercare di riposare. Ma non ci riuscì. Ogni volta che chiudeva gli occhi rivedeva il corpo di Xena ancora infilzato di frecce. Quella visione le fece emettere un urlo disperato. “Non so se riuscirò mai a dimenticare quello che ho provato quel giorno. Xena ho bisogno di te!” Una lacrima le rigò il suo dolce volto. Poi cerco di riaddormentarsi. Stavolta sognò dei momenti più felici, come i bagni che soleva fare insieme alla sua amica . Mentre Olimpia sognava, lo spirito di Xena apparve leggero nella stanza. Guardò dolcemente Olimpia, e a vederla così indifesa e sognante come una bambina, provò una forte tenerezza. Lentamente si avvicinò al suo giaciglio, piano come se temesse di svegliarla. Si chinò su di lei accarezzandole i biondi capelli. Le baciò la fronte e poi pose un leggero bacio sulle sue labbra.
“ Sono qui Olimpia,veglio sui tuoi sogni e non lascerò che anche quelli ti tormentino. Voglio che ti ricordi di me com'ero in vita e voglio che tu sia forte e che vada avanti, anche se non mi vedrai io sono al tuo fianco, ma soprattutto nel tuo cuore. Ti amo e così sarà per l'eternità.” disse quasi in un sussurro. Olimpia continuava a dormire. Poi un raggio di sole le illuminò il volto. Lentamente aprì gli occhi. Si stiracchiò, fece uno sbadiglio e strizzò gli occhi. Ad un certo punto fissò nel vuoto come per riflettere.
“Ti ho sentita accanto a me Xena, sei stata qui questa notte vegliando sui miei sogni. Ti ringrazio amica mia”. disse, sorridendo al nuovo giorno.
“Bene! E' l'ora di alzarsi.”Si mise in piedi e andò verso una bacinella in cui vi era dell'acqua. Si lavò il viso e poi uscì fuori sul ponte della nave, respirando l'aria salmastra del mare. Spalancò le braccia lasciando che il vento le sfiorasse il viso e le accarezzasse i capelli: si accorse che non soffriva più il mal di mare, anzi adesso le dava una sensazione di libertà.
La vedetta gridò “Terraaa!!”, non appena avvistò il porto.
“Eccoci qui Xena, nella terra dei faraoni” disse Olimpia tra se e se mentre la nave si avvicinava sempre più alla riva.


“Olimpia”! Lo spirito di Xena era di nuovo accanto a lei. Olimpia si voltò e la vide al suo fianco. “Xena” rispose la giovane. “Ho bisogno che tu faccia una cosa in Egitto!” riprese Xena. “Cosa?” chiese Olimpia. “Evi si trova li in questo momento, sta portando il suo messaggio di pace in quella terra.”disse la guerriera.
“Tu vuoi che io le dica...” “ Si Olimpia, vorrei che tu le dicessi cos'è successo, ha il diritto di sapere.”
“Ma Xena, come posso io dirle che tu sei... morta!” “Preferisco sia tu a dirglielo, Olimpia, tu sei come una seconda madre per lei e Evi ti vuole bene. So che tu l'ami come l'amo io”.
Il volto di Olimpia cominciò a riempirsi di lacrime. “ Xena... io... non so cosa dire, ti giuro che darò a Evi tutto l'amore che le posso dare, anche il tuo!”
Xena si avvicinò ad Olimpia, con lo sguardo pieno di speranza. “So che tu puoi farlo Olimpia, tu puoi dare tanto amore e tanta gioia agli altri, così come li hai dati a me, è per questo che ti amo!”
Poi la strinse a se abbracciandola e Olimpia la ricambiò.
In quel momento la nave attraccò al porto.
Xena era di nuovo sparita, e Olimpia sentì un vuoto nel suo cuore, e un peso insopportabile da dover affrontare:dire a Evi che sua madre era morta. Come avrebbe reagito la ragazza a quella notizia?Certo non bene e lei lo sapeva.
Già il suo cuore non aveva accettato la morte di Xena, figuriamoci Evi che aveva con la principessa guerriera un legame di sangue.
L'ancora ormai era stata gettata e la nave era ferma.
Olimpia prese l'urna con le ceneri, e la mise in un posto sicuro nella sua bisaccia e dopo aver dato un ultimo sguardo al mare (con il pensiero volò ad Higuchi dove si erano svolti gli ultimi istanti della sua vita insieme a Xena), finalmente si decise a scendere. Con il cuore in gola cominciò a camminare per il porto. C'era gente nuova, sconosciuta, che lei vedeva per la prima volta. Alcuni marinai si voltarono a guardarla come se lei arrivasse da un altro pianeta.
“Xena, vorrei che tu fossi al mio fianco adesso. Mi sento così sola senza di te!” pensò Olimpia, continuando a camminare.
Ad un certo punto quattro brutti ceffi le si avvicinarono, e non avevano buone intenzioni.
“Ehi dolcezza, ti va di fare un giro con noi?” disse uno di loro.
Olimpia li ignorò e continuò per la sua strada.
“Ehi tu bella bionda, stiamo parlando con te” disse un secondo uomo mettendosi davanti a lei.
“Lasciatemi in pace!”disse Olimpia.
“Perchè? Sei così carina, lasciati toccare!”non appena quello con la mano cercò di sfiorarla lei gliel'afferrò tirandolo e spingendolo a terra.
“Ehi ci sai fare bambola, vediamo come te la cavi!” detto questo sfoderò un pugnale.
Olimpia si abbassò afferrando i sai dai suoi stivali e mettendosi in guardia.
Il tizio si avvicinò cercando di colpirla, ma lei lo evitò tirandogli un calcio in pieno volto.
Gli altri tre scattarono verso di lei, tutti armati di pugnale. Olimpia ne colpì uno con l’elsa del sai, un altro con un calcio rotatorio e l’ultimo affondano la lama nelle sua gamba.
Poi si avvicinò ad uno di loro e per la prima volta usò il Pinch in modo perfetto.
“Hai 30 secondi prima che il sangue non fluisca più al tuo cervello. Cerco il palazzo del faraone. Dimmi dov’è e sarai libero.”
Il tizio che riusciva a malapena a respirare le rispose “Devi attraversare il deserto e arrivare…. Alla valle dei re. E..un giorno di viaggio!”
Olimpia tolse il pinch da quel tipo “ Grazie!” Lei stessa si era meravigliata di esserci riuscita.
Si sentiva come se lei e Xena fossero diventate una persona sola: Xena era in lei!
S’incamminò verso il deserto, pensando a quando in precedenza lei e Xena lo avevano attraversato in un altro luogo, quando i romani attaccarono i nomadi. Ripensò a come lei e Xena li sconfissero.
Il deserto era immenso e interminabile e l’aria era troppo calda da sopportare. Il sole bruciava sulla sua pelle. Si ricordò di avere un mantello nella sua bisaccia e lo uscì fuori per proteggersi dal sole.
Continuò a camminare sulla sabbia rovente fino a che la sua vista non cominciò ad annebbiarsi e, esausta cadde per terra svenuta.


CAPITOLO 2

Olimpia si risvegliò, e non era più nel deserto, ma in un luogo fresco e accogliente: dava tutta l’impressione di essere un’oasi. Sentì il suo viso bagnato e si accorse anche che qualcuno era li accanto a lei.
“ Evi!” esclamò Olimpia meravigliata di vederla proprio li.
“Olimpia, come stai adesso?”chiese la ragazza preoccupata.
“Meglio , ma dove mi trovo?”chiese sempre più stupita e disorientata.
“Sei in un’oasi non lontana dalla valle dei Re. Ti ha trovata un ragazzo e ti ha portata qui. Quest’oasi è una specie di ricovero per le persone bisognose di aiuto.”spiegò Evi.
“ Capisco”. Fece il bardo.
“Olimpia, nel sonno a causa della febbre ti ho sentita delirare: parlavi di mia madre, era come se avessi paura di non poterla più rivedere. Dov’è adesso? Come mai non è con te? Te la senti di parlarne?”
Olimpia guardò Evi negli occhi, e per un attimo sentì il suo cuore come trafitto da una lama. Era venuto il momento di dire a Evi come stavano le cose, e sebbene non se la sentiva di darle la triste notizia, si fece forza.
“ Evi, ti racconterò tutto, dall’inizio alla fine, promettimi che mi ascolterai!” disse Olimpia con gli occhi lucidi.
“D’accordo Olimpia, ti ascolto.”
“ Tutto è iniziato quando un monaco proveniente dal lontano Sol Levante ha portato un messaggio a Xena. Il messaggio era una richiesta di aiuto da parte di una sua vecchia amica. Io e lei ci siamo recate ad Higuchi…” Olimpia continuò il suo racconto, mentre Evi l’ascoltava attentamente.
Olimpia arrivò al punto in cui ritrovò lo spirito di Xena, rendendosi conto che era morta. Qui si fermò perché vide le lacrime rigare il volto di Evi.
“ Mia madre…. Mi stai dicendo che mia madre è morta, no, non posso crederci, è assurdo, non può essere..”disse la ragazza piangendo.
Olimpia le prese la mano, e la strinse nella sua. “Lo so che è difficile da credere Evi, neanche io volevo crederci, ma è successo. Permettimi di raccontarti il seguito.”
“ Va bene, va avanti Olimpia..”disse Evi asciugandosi le lacrime che continuavano a scendere giù nonostante cercasse di trattenerle.
Olimpia continuò il suo racconto, parlandole del ritrovamento del suo corpo, della cremazione, della battaglia finale tra Xena e Yodoshi, e del saluto finale. Olimpia mostrò a Evi anche le ceneri di sua madre. La ragazza prese l’urna, l’avvicinò al petto stringendola con tenerezza.”Madre!”sussurrò.
Olimpia aveva le lacrime agli occhi. Sapeva quanto per Evi fosse dura accettare tutto questo e per confortarla l’abbracciò. La ragazza si abbandonò al pianto.
“Piangi Evi, sfogati! Ti farà bene!” dicendo questo le accarezzava i capelli.
“ Madre! “ ripeté Evi. Si staccò da Olimpia. “Olimpia scusami, vorrei rimanere un po’ sola” disse alzandosi. “Vado fuori, ma tu stai li, hai ancora bisogno di riposare. Tornerò!”
“Evi, sei sicura di star bene?” Chiese Olimpia preoccupata.
“Si, sto bene, ho solo bisogno di pregare” , detto questo, uscì fuori dalla tenda. Olimpia la guardò pensierosa, era seriamente in pena per lei. “ Evi!” sussurrò.
Evi si allontanò andando verso il deserto. Li dove nessuno poteva ne vederla né sentirla si abbandonò cadendo sulle ginocchia, piangendo come mai aveva fatto prima. “Madre!” gridò.”Perché? Perché?”
Poi alzò gli occhi verso il cielo: “Belur!E’ questa una prova forse che mi stai inviando?.Mia madre è morta, mentre io ero lontana da lei . Non ho potuto vederla un’ultima volta, avrei voluto dirle quanto le sono grata per avermi dato la vita, per avermi salvata e per tutto l’amore che mi ha sempre dato. Ho seguito la strada che tu mi hai indicato! Ma è veramente questa la mia strada! Perché l’hai presa con te proprio adesso, perché ho dovuto perderla a questo prezzo? Belur, il tuo amore è infinito, ma è davvero necessario che una persona soffra per amore?” la ragazza abbassò la testa.
Poi lanciò un urlo disperato: “Belur!! Devo forse tornare a combattere! Vuoi che impugni nuovamente la spada?! Cosa devo fare? Mandami un segno, ti scongiuro.”Poi tornò di nuovo il silenzio. Una voce familiare le parlò “Evi, figlia mia. Sii forte e non perdere la speranza. Continua a seguire la strada dell’amore e della pace. Olimpia è con te e ti sarà sempre vicina. Non ti arrendere e non lasciare che il male ti vinca di nuovo. Ho fiducia in te. Ti voglio bene e vivrò per sempre nel tuo cuore.”
“ Madre! Ti voglio bene anch’io. Grazie di tutto!” Si alzò e tornò da Olimpia.





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