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Valeria

di Gualtiero

Quella mattina era euforica,la sera prima aveva chiuso la sua libreria nel centro città e dopo tanti anni di attesa, finalmente il suo sogno si avverava, partiva per un viaggio di quindici giorni per la Grecia la terra dei suoi eroi studiati sui libri e di… Xena, la sua compagna di pomeriggi e serate meravigliose.

Di Xena possedeva videocassette e DVD oltre a costumi e oggetti vari fatti fare su misura da una amica sarta e da Lorenzo, il suo amico di gioventù ottimo a costruire quello che volevi forgiando il rame.

Alle feste in costume sotto a soprabiti e/o vesti lunghe, indossava quello della principessa guerriera e tutti erano concordi nel dire che non assomigliava a Xena ma che era Xena.

D'altronde l’ altezza di 185 centimetri i capelli lunghi e neri gli occhi di un grigio azzurro e un corpo bello e con una robustezza proporzionata davano a Valeria una somiglianza straordinaria con la greca.

Il viaggio era in parte in treno dalla stazione di Firenze a quella di Ancona poi in nave fino a Patrasso poi in autobus Olympia, Micene,Atene e facendo tappa a Potidania ( Potidea ricorda qualcosa?) e gioia……Amfipoli prima di arrivare a Tessalonica e Filippi, poi ritorno ad Atene con volo per Bari.

Quella sera si era riguardata tutto il programma del viaggio, si sarebbe portata il minimo indispensabile, non voleva certo viaggiare con borsoni e altri impicci, se qualcosa mancava lo avrebbe comprato per strada.

Dunque la fedele macchina fotografica digitale, l’ mp3 per sentire le sue canzoni in albergo la sera, una cartina della Grecia, qualche cosina per cambiarsi.

Il treno partiva alle sei e trenta, Valeria aveva messo la sveglia alle quattro ma non era necessario perché quella notte non era riuscita a chiudere occhio, un po’ per l’agitazione ma anche perché c’era qualcosa o meglio qualcuno, che l’aveva tenuta sveglia e non capiva cosa o chi.

Aveva dato colpa al gelato con il cioccolato caldo che si era spazzolato a cena, ma la golosità aveva avuto il sopravvento.

Fatta colazione con latte e biscotti, controllato di aver chiuso acqua, gas e aver messo i ganci alle tapparelle ricontrollato lo zainetto che ci fosse tutto, chiamato un taxi, usciva e dopo aver chiuso la porta e dopo scossoni per controllare che fosse veramente chiusa scendeva le scale e consegnava le chiavi alla portinaia < buon viaggio signorina Valeria e stia attenta, c’è tanta brutta gente in giro> < stia tranquilla signora Bencioni e grazie di controllare le piante e di portare da mangiare a Birillo il cardellino e non si preoccupi che starò attenta, arrivederci >

Il taxi l’aspettava già in strada < stazione…..grazie > erano le cinque e mezza e il traffico ancora scarso, iniziava a vedersi un po’ di luce, il sole avrebbe presto fatto capolino.

Il treno era già al binario e mancava una mezzora alla partenza delle sei e trentatre per Bologna dove avrebbe preso la coincidenza per Ancona.

Era sola nello scompartimento di prima classe e siccome l’arrivo a Bologna era previsto per le sette e quaranta, quindi un oretta ne aveva approfittato per mangiarsi un a merendina e bere un thè caldo comprati in stazione.

Aveva tirato fuori la cartina e cercato Potidea e poi Amfipoli erano scritte veramente in piccolo e circondate da segni che indicavano luoghi di guerre sia antiche che moderne, aveva studiato che intorno a quelle cittadine erano morti molti soldati e civili durante le battaglie fra greci e persiani prima e poi per cacciare l’invasore tedesco ( e anche italiano, purtroppo ).

Il treno stava entrando nella stazione di Bologna e Valeria si stiracchiò e preso lo zainetto uscì dallo scompartimento si avviò verso la porta tenendosi alle pareti per non cadere a causa degli sballottamenti del treno sui numerosi scambi.

Quel giovane era un po’ che la seguiva, da quando era scesa dal treno e si era avviata verso l’uscita, il treno per Ancona sarebbe partito verso le otto e trenta e mancavano ancora quarantacinque minuti, così aveva deciso di andare al bar di fronte alla stazione e comprare qualcosa da mangiare sul treno.

Ma poi perché doveva seguire proprio lei, magari faceva lo stesso percorso, ma quando sentì un forte strappo alla cinghia dello zainetto era troppo tardi per capire, il ragazzo l’aveva scippata e ora stava correndo con il suo zainetto contenente documenti, macchina fotografica e soprattutto i biglietti del treno e del traghetto.

< eeeeeiiiiiiii……..fermati……..bastardo……> si lanciò all’inseguimento ma pensò che non c’è l’avrebbe mai fatta a raggiungerlo, ma improvvisamente sembrò che in lei entrasse qualcuno, le sue gambe cominciarono a correre più forte, la distanza dallo scippatore diminuiva saltava tavolini e sedie come una cerbiatta e il ragazzo voltandosi cominciava ad inciampare e perdere terreno, finchè Valeria vide una traversa di un bar e senza sapere come si trovò attaccata con entrambe le mani poi una piroetta da ginnasta un urlo che assomigliava a quello senti to tante volte nei telefilm della principessa guerriera e……atterro sul ragazzo finendo a cavalcioni del suo stomaco < non mi fare male, lasciami andare, eccoti il tuo zaino……> il viso di Valeria si contrasse in una smorfia di ira e l’indice e il medio della mano destra si unirono e………si fermò in tempo stava per effettuare il tocco sul ragazzo, si alzò prese il suo zaino mentre lo scippatore approfitto del momento per filarsela alla veloce.

< Brava, signorina, lei è stata veramente in gamba….> le dissero alcune persone che avevano seguito il suo intervento, <grazie…..ma è stato un caso….non so nemmeno io….grazie ma devo andare o perdo il treno…> infatti doveva tornare subito in stazione, correre dietro a quel delinquente le aveva fatto perdere tempo.

Le rimaneva solo lo spazio per poter comprare un pacchetto di patatine e una lattina di Coca Cola, il treno era fermo al terzo binario e sarebbe partito fra sei minuti.

Cercò una carrozza di prima e salita trovò uno scompartimento vuoto, si sedette vicino al finestrino e alzato il tavolino vi appoggio le patatine e la lattina.

Pensava a quello che era successo prima, al fatto che quella che correva in quel modo e che stava per colpire il ragazzo con un colpo che poteva essere mortale non era lei e si ricordò anche quello che le era successo la notte passata quando sentì qualcuno vicino a lei, qualcuno che le toccò i seni e li sfiorò con le mani e quella sensazione di labbra che sfioravano il collo fino alle orecchie e poi alla bocca e quel tocco leggero…..lì… che le troncò il fiato e quando aprì la luce non c’era nessuno ma lei era sudata come in un momento di sesso intenso.

Uno scossone, Valeria si accorse di essersi addormentata abbracciata al suo zainetto, troppe emozioni e la stanchezza di una notte insonne, ma….non era più sola nello scompartimento, un uomo era seduto sul sedile di fronte accanto al corridoio.

< Scusi……sa mica dove siamo ?.......> < si, certo, abbiamo lasciato da poco la stazione di Pesaro….> < grazie……> Valeria finse di guardare fuori ma in realtà guardò l’uomo, era bruno di capelli con una barbetta e dei baffi ben curati entrambi e con occhiali probabilmente bifocali, un uomo niente male insomma, che assomigliava qualcuno ma non sapeva chi,stava leggendo un giornale sportivo, < scusi…..signorina > < si……come…..dica…..> < mi scusi ancora, ma mentre lei dormiva a pronunciato più volte una parola………Xena…è una sua conoscente ? ha detto : si, arrivo….aspettami……> Valeria stava bevendo un sorso di Coca che rischiò di andarle per traverso, < no..no..Xena è il personaggio principale di una serie televisiva……una principessa guerriera…..se ho detto……..quello che ho detto…….non so…sarà la stanchezza….questa notte non ho dormito, forse per l’agitazione e ho pure subito un tentativo di scippo a Bologna…..sto andando ad Ancona per imbarcarmi per la Grecia….che è la patria di Xena….tra le altre cose e…..>< si, si, signorina va bene non volevo turbarla è diventata tutta rossa…..mi scusi….anch’io sto andando ad Ancona ad imbarcarmi per la Grecia, sono un professore di storia antica e….anch’io ho un debole per un personaggio greco……Marte…> e nel dire quello un lampo sembrò balenare nei suoi occhi, Valeria a sentire questo rischiò nuovamente di mandare la Coca di traverso perché ora ricordò a chi assomigliava…….< scusi….che ignorante non mi sono presentata…..Valeria Dei….>< io sono il professor Vittorio Martelli….> e questa volta la bibita sbagliò percorso, Marte..lli.

< su su signorina un bel respiro…..ecco brava…..passato ?> < si……..grazie ho respirato mentre bevevo….che stupida…> ma erano tutte coincidenze o stavo per essere coinvolta in qualcosa più grande di me ? pensò la ragazza.

< be stiamo arrivando ad Ancona, che ne dice di fare il viaggio assieme così ci proteggiamo a vicenda e proteggiamo i nostri bagagli o cose importanti qua dentro…> disse il professore indicando la sua ventiquattrore,< certo, meglio essere in due, specialmente di notte sui traghetti….>il treno stava per entrare nella stazione di Ancona e i due si prepararono a scendere.

Era un splendida giornata, il sole caldo pizzicava la pelle e riscaldava il corpo di Valeria perennemente freddolosa, il professor Martelli si era già tolto la cravatta e ora si era sfilato la giacca, Valeria notò il fisico muscoloso dell’uomo che la camicia non riusciva a nascondere.

La brezza proveniente dal mare era piacevole, la stazione ferroviaria era in Pzza Rosselli alla sinistra iniziava via Guglielmo Marconi che portava verso il centro città.

Parlavano del loro lavoro e di quello che si aspettavano di vedere una volta arrivati in Grecia, il professor Martelli era diretto al museo di Atene dove era esposto un busto del dio Marte trovato recentemente vicino alla città di Micene e che riportava iscrizioni molto interessanti, Valeria intendeva invece seguire il percorso deciso alla agenzia turistica di Firenze ma era interessata prima di tutto a vedere le due città di Potidea e Anfipoli, anche se sapeva che non avrebbe trovato niente che poteva ricordarle le sue eroine, ma sapere che era lì nelle loro città le bastava.

Erano le undici e quindici quando passarono davanti alla stazione marittima, ma il traghetto non sarebbe partito prima delle sedici e dunque avevano ancora davanti tre ore e quarantacinque minuti, anche se era meglio essere a bordo un ora prima, restava del tempo per mangiare qualcosa, ma il professore suggerì che si poteva visitare il museo nazionale di Archeologia dove c’erano reperti di arte Greca, Etrusca e Picena.

Arrivarono al museo intorno alle dodici e trenta e il professore fece da cicerone a Valeria spiegandole con minuzia e competenza tutti gli oggetti esposti.

Un ora dopo, con Valeria che aveva le visioni a causa della fame, finalmente uscirono dal museo e si infilarono in un bar di fronte, il professore ordinò un panino di acciughe e burro con un boccale di birra mentre la ragazza uno di prosciutto mozzarella e pomodoro con un succo di frutta.

Il tempo cominciava a peggiorare e per evitare di prendere acqua si avviarono verso il porto, il traghetto, lo Spyros, era già pronto per l’imbarco e i due dopo essere passati in biglietteria per la convalida dei biglietti si avviarono per salire a bordo.

Erano le quindici e quindici, quindi se non avvenivano ritardi fra tre quarti d’ora sarebbero salpati per Patrasso.

Il marinaio accompagnò i due sotto coperta verso le rispettive cabine che, ironia della sorte, erano una di fronte all’altra.

< posso avere l’onore di averla al mio tavolo stasera ? chiese il professore> Valeria non voleva assolutamente dare qualche idea sbagliata a Vittorio < Vittorio…….ma che cavolo…….adesso comincio a chiamarlo per nome..> pensò la ragazza….< signorina ha capito quello che le ho chiesto…..guardi che se preferisce restare sola, non tema di dirlo, anzi mi scuso……>< come…..no…no…mi scusi lei…..e che sono stanca e……ma si, d’accordo accetto l’invito, grazie…..>< bene……allora ci vediamo alle otto in sala pranzo……ora riposi un po’…..a più tardi….> < si….a più tardi…>.

Cominciava a piovere, mentre il traghetto lasciava il porto e l’acqua batteva contro l’oblò, l’aria condizionata per fortuna era ben regolata e si stava bene in cabina che era formata da un letto a castello con bordi alzati un tavolino con due sedie un piccolo armadio di ferro e un angolo doccia con un lavandino, ovviamente tutto ancorato al suolo perché in caso di mare mosso diversamente tutto finirebbe addosso ai o al passeggero.

Valeria, uscì per comprare al negozio che vendeva un po’di tutto una maglietta e un paio di jeans di ricambio da indossare quella sera, poi rientrò e decise di farsi una doccia.

Era piacevole sentire l’acqua scorrere sul proprio corpo e portava via il sudore e la fatica della giornata, chiuse gli occhi………..una mano le accarezzo le gambe…..poi più su….più su…..voleva aprirli gli occhi, avrebbe voluto urlare, ma non poteva…..era troppo……bello….quella mano saliva e scendeva…..i fianchi…. i seni e poi il collo e poi di nuovo giù…giù…giù…..finalmente riuscì ad aprirli gli occhi e cercò quella mano per usare la tecnica di judo che aveva imparato in palestra ma……non c’era nessuno……era sola….sola….ma chi….chiiiiii….Valeria si asciugò e poi vestitosi si sdraiò e cominciò a pensare cosa o chi poteva venire e…….quella mano di chi era ? sembrava di donna perché era molto delicata ma poteva anche essere un uomo con un tocco gentile, Valeria era sicura era la stessa della notte precedente a casa sua, la stessa, ma di chi? di chiii?.

La sala da pranzo del traghetto era ampia e ben illuminata i tavoli formavano una enorme E, diversi erano occupati da due o tre persone qualche genitore con figli piccoli oppure persone sole, i camerieri giravano per i tavoli con vassoi e piatti, Valeria cercò con lo sguardo dove si trovava il professore e lo vide, con un braccio alzato per farsi notare, vicino alla parete in fondo alla sala.

Vittorio, si alzò, per educatamente, spostare la sedia e far sedere la ragazza poi fece un cenno al cameriere < i signori cosa desiderano ? vogliono cominciare con un antipasto di pesce o preferiscono subito un primo o un secondo ?> < se la signorina Valeria si fida direi che ho visto un antipasto di mare che deve essere molto appetitoso e poi salterei il primo e prenderei quel branzino magari cotto al cartoccio > disse il professore, < si, va bene quello che ha scelto…..grazie……Vittorio>< ottima scelta e da bere? >chiese il cameriere < un bianco di Puglia vivace, le piace ?> < si, ottimo>< d’accordo cinque dieci minuti, e vi porto intanto qualche stuzzichino..> disse il cameriere

Stavano parlando del loro lavoro della libreria a due passi da Piazza della Signoria a Firenze di Valeria e degli studi sulle antiche pergamene che da anni cercava di tradurre Vittorio, quando una ragazza timidamente si avvicinò al loro tavolo, istintivamente Valeria si girò verso di lei con aria interrogativa, era graziosa capelli lunghi sul biondiccio occhi castani e un viso dolce con qualche lentiggine che il colorito faceva risaltare, la ragazza timidamente si rivolse in inglese a Valeria che non potè fare a meno di guardarsi in faccia con Vittorio e ridere, perché la signorina si scusava di averla disturbata ma che l’aveva vista dal suo tavolo ed era rimasta sorpresa che l’attrice che interpretava la sua serie preferita fosse li a due passi da lei sullo stesso traghetto e così si era fatta coraggio e si era avvicinata per poterle stringere la mano chiederle un autografo e sapere se interpreterà ancora il personaggio di Xena.

< signorina, signorina….?><……Ornella….ma tu…..lei parla italiano….e anche bene….> < signorina Ornella……..guardi che lei si confonde….oddio mi fa molto piacere che lei mi scambi per Lucy ma io sono una semplice ragazza italiana come lei e come lei sfegatata della principessa guerriera……ma…..a quanto pare solo somigliante….>< ma….non sei Lucy? ma sei uguale……sei la sua sosia perfetta….>< grazie ma non è così….purtroppo…..ma sto andando in Grecia proprio per visitare tra le altre località anche Anfipoli…..> < vai ad Anfipoli, anche tu….> < perché tu sei diretta a……>< si…..Anfipoli da una mia cugina che ha un albergo….>il cameriere in tanto giungeva con due piatti di antipasto di mare che emanava un profumo appetitoso, < permesso, scusi…..>< o…..scusate……ma che sbadata devi cenare e io sono venuta a disturbarvi>< scusa anche me, non ti ho presentato il mio compagno di viaggio il professor Martelli……>,il professore si alzò e inchinandosi baciò la mano ad Ornella che rimase allibita, < vi lascio mangiare e……scusami ma sei…….lei…..senti sul l’autobus posso starti vicino?..><certo…..se vuoi…..mi fa piacere così parliamo della vera Xena è ?.......> e così dicendo entrambe scoppiarono a ridere.

La tendina davanti a l’oblò era tirata, ma un raggio di sole era riuscito a passare e centrare con precisione gli occhi di Valeria, la ragazza mugolando pose una mano a proteggersi da quella luce che aveva interrotto il sonno, guardò l’ora, erano le nove e mezza, la sera prima si era riempita di pesce e fatto onore anche al vino bianco che fresco era sceso giù con piacere ma che aveva lasciato traccia visto il mal di testa.

Si ricordava che aveva parlato molto con il professore e che avevano anche riso, Vittorio era stato molto spiritoso raccontando barzellette, qualcuna anche un po’ spinta.

Verso la fine della serata si era aggiunta Ornella, è una ragazza simpatica, molto gentile e con una conoscenza approfondita della nostra eroina greca, Xena, ha parlato di lei della compagna Olimpia dei vari personaggi, elogiando uno e criticando l’altro, il professore ascoltava appoggiato al tavolo e solo quando Ornella ha parlato di Marte, il suo interesse è diventato più profondo, era quasi l’una quando ci siamo ritirati nelle nostre cabine.

Valeria, si alzò e ancora in slip e reggiseno fece qualche piegamento e qualche torsione per distendere i muscoli dorsali e degli arti.

Non aveva voglia di far colazione e invece decise di fare una doccia e poi sarebbe salita sul ponte per respirare un po’ di aria marina.

La mattina era veramente splendida, il ponte era pieno di gente che o prendeva il sole o faceva fotografie a qualche peschereccio, in lontananza c’era un altro traghetto che navigava in direzione opposta < è quello che ritorna a Bari……> disse una voce alle spalle di Valeria, che si voltò sorridendo, riconoscendo la voce di Vittorio.

< hai passato una buona notte..?> chiese l’uomo < si, ma questa mattina mi sono svegliata con un mal di testa niente male e ho la bocca secca, troppo vino ieri sera….> < mi dispiace, ma quel vino è traditore, va giù bene ma poi lascia ricordi di se……> e così dicendo si mise a ridere, Valeria gli diede una piccola gomitata < ma….allora lo hai fatto apposta……prima o poi me la paghi, professore…..> disse ridendo anche lei.

< Ei…..vedo che siamo allegri…..bene, perché stamane ho un cerchio alla testa e…….> Valeria e Vittorio si guardarono in faccia e poi si misero a ridere con singulti come ragazzini..< be…..io vi dico che ha mal di testa e voi ridete ?....> disse Ornella un po’ offesa……< scusaci, ma ci siamo ricordati che anche tu alla fine della cena hai bevuto due bicchieri di vino e poi non smettevi di parlare……> < già è vero…….il fatto e che quando parlo di Xena non so più cosa faccio…….e cosa bevo…..ooo.. porcaccia la miseria…. che mal di testa….> disse la ragazza con una smorfia e poi tutte e tre si misero a ridere come ragazzini.

Erano le 14,15 quando finalmente il porto di Patrasso accoglieva i nostri amici, un sole forte e caldo picchiava sul molo e Valeria si tolse il golfino che aveva indossato per proteggersi dall’aria fresca del ponte del traghetto mentre in lontananza si cominciava a vedere le coste greche.

< finalmente siamo in Grecia, la terra di Xena e di Olimpia > disse con una certa emozione la ragazza toscana, < e di quel grande di Marte > disse Vittorio e nel dirlo i suoi occhi si accesero di una luce strana.

L’autobus li aspettava fuori, vicino all’ingresso del porto, per la verità erano più di uno ma il loro era quello col numero due, < speriamo che l’aria condizionata funzioni> disse Ornella che temeva sempre il peggio < a vederlo sembra moderno, vuoi che con sta temperatura non funzioni..> rispose Valeria che si era tolta il giacchetto rimanendo in maglietta, la temperatura effettivamente era calda, anche se eravamo ad Aprile, vicino alla porta del bus c’era una ragazza, con un completo blu, con in mano una cartella che conteneva sicuramente i fogli da distribuire ai turisti e una seconda che teneva stretta al petto, man mano che la persona saliva augurava una ben arrivato consegnava uno dei fogli della prima cartella ma quando fu il turno di Valeria e Ornella consegnò loro una busta assieme al foglio e blocco la loro curiosità con un gesto, come dire < vi spiego dopo > la cosa non sfuggì a Vittorio che scambiò uno sguardo per nulla amichevole con la ragazza.

L’autobus lasciò il porto diretto verso la superstrada che usciva da Patrasso e andava in direzione di Atene, Valeria e Ornella si sedettero in fondo mentre Vittorio a metà, la accompagnatrice preso il microfono < buona giornata a tutti e nuovamente ben arrivati in Grecia terra antica e bellissima, io mi chiamo Cristina e sarò fino ad Atene la vostra accompagnatrice dove sarò sostituita da una mia collega che vi accompagnerà per il resto della vostra permanenza, siamo diretti alla capitale, Atene dove ci fermeremo tre giorni, due per la visita della città e una a vostra disposizione per…..fare ciò che volete, come potete vedere dal programma che vi è stato consegnato ci saranno soste anche a Olympia e Micene dove visiteremo le rovine…..di nuovo ben arrivati…> posato il microfono la ragazza percorse il corridoio fermandosi a parlare con i passeggeri e….quando arrivò all’altezza di Vittorio i loro sguardi s’incrociarono e un sorriso si allargo sul volto dell’uomo, ma non era un sorriso di gentilezza ma di scherno e il pestone di Cristina fu la risposta < oooo…..mi scusi signore……> disse la ragazza prima di proseguire, quando arrivò vicino a Valeria e Ornella, Cristina fece cadere la cartella e chinandosi per raccoglierla < aprite quella busta stasera in albergo…..> < ma , chi sei….e .... > disse Valeria < non fare domande…..ora non posso…c’è lui…> disse la ragazza indicando con un cenno della testa Vittorio, poi ritornò indietro e si mise a parlare con l’autista.

Il bus si fermò a Olympia all’ingresso di quello che fu uno dei più grandi anfiteatri dell’antichità, Ornella scese con gli altri mentre Valeria rimase seduta la suo posto, non poteva fare a meno di pensare a quello che gli stava succedendo da quando era partita, anzi dalla notte che precedette la partenza, prima quella mano invisibile che aveva toccato il suo corpo, poi quella forza misteriosa che l’aveva aiutata a recuperare lo zainetto a Bologna, poi ancora quella mano che l’aveva nuovamente toccata durante la doccia sul traghetto e ora questa ragazza che consegnava a lei e Ornella quella busta e Vittorio ? chi era veramente ? assomigliava in modo stupefacente al Marte della serie di Xena, ma era un film e invece sembrava che la finzione si fosse trasformata in realtà.

Quando il bus si mosse, se non fosse stato per Ornella,che cominciò a descrivere in modo entusiastico quello che aveva appena visto, Valeria nemmeno se ne sarebbe accorta, talmente era assorta nei pensieri, guardava prima Vittorio che era intento a leggere il foglio del viaggio, o almeno così sembrava perché, ogni tanto appoggiava la testa allo schienale e a occhi chiusi le sue labbra si muovevano come recitasse qualcosa poi Cristina che seduta sul sedile vicino alla porta fingeva di curare il trucco guardando nello specchietto del portacipria ma in realtà controllava quello che faceva il professore.

Si stavano avvicinando a Micene dove si sarebbero fermati per la visita del tempio di Athena, ancora ben conservato e con raffigurazioni di caccia e di scene non del tutto chiare, alcuni studiosi pensano anche a scene di seduzione, ma non c’è certezza.

L’autobus si fermò a fianco di altri e questa volta Valeria scese, l’ingresso del tempio era formato da colonne di pietra rosa e Cristina spiegò che quello non era il colore naturale che in origine era rosso, l’interno era molto vasto e formato da cinque locali, in origine erano sei ma uno vene distrutto da un crollo circa quindici anni fa, in alcuni locali si celebravano riti in favore di Athena e in altri venivano raccolti i doni che i seguaci portavano alla dea.

Valeria fece alcune foto, specie a un altare che portava alcune scritte cancellate dal tempo ma che lasciavano intravedere l’immagine di Athena con a fianco qualcuno che però era abraso e la scritta in greco antico che però Valeria non conosceva, la ragazza stava regolando l’obbiettivo sul macro per una foto più vicina possibile, quando un ombra copri l’altare, la ragazza d’istinto si girò e vide dietro a se Vittorio < scusa non volevo spaventarti, stai fotografando questo altare ? è dedicato a Athena e a Marte e quella figura che il tempo ha cancellato, la scritta appunto dice che qui su questo altare Athena e Marte hanno giurato vendetta a…….Xena……..ahahahah, scherzavo, non fare quella faccia, c’è solo scritto……>< c’è solo scritto che quel……..di Marte ha giurato qualcosa a Athena, ma la scritta è rovinata e non si legge altro> dice Cristina giungendo alle spalle di Vittorio e Valeria, l’uomo, irritato per l’intrusione, prende per il braccio la ragazza ma questa afferra il polso del professore e con una mezza torsione che fa mugolare di dolore l’uomo si stacca da lui e dice che è tempo di tornare sull’autobus, poi mentre Valeria si incammina, senza essere vista sputa sulla scritta dell’altare < ti ha uccisa una volta, lo farà ancora, se necessario..> poi raggiunge gli altri.

Era ormai buio quando l’autobus si fermò davanti all’Alma Hotel di Atene , erano tutti stanchi e vogliosi di una doccia, Cristina si fermò a parlare con il direttore dell’albergo, i bagagli vennero scaricati e portati nelle camere, una coincidenza volle che quelle di Valeria, Ornella e Cristina fossero vicine, ma era veramente una coincidenza ?.

La stanza era molto bella, un misto di antico e moderno ben amalgamato, i montanti del letto e il tavolino e le sedie e l’armadio ricordavano le colonne dei templi greci, in mezzo al tavolo un grosso cesto di frutta fresca.

Valeria, si ricordò della busta e la prese dallo zainetto, ma poi la rimise via, prima avrebbe fatto la doccia e poi sarebbe scesa per la cena e al ritorno in camera l’avrebbe aperta.

Quando entrò nella sala da pranzo, vide subito una ragazza in piedi che agitava le braccia come stesse per affogare, era Ornella, Valeria le fece cenno di averla vista e si avvicinò al tavolo, < ciao, siediti > le disse la ragazza che era molto carina con una camicetta bianca con il colletto alzato e una gonna blu lunga alle caviglie e un trucco leggero che però non nascondeva le sue lentiggini.

< hai visto il professore ?> chiese Valeria, < no, e da quando siamo scesi dal bus che non lo vedo, avrà deciso di rimanere solo > < già sarà così, e Cristina ? >< anche lei non l’ho vista…> < ok, hai già letto il menù e cosa ordinare ? > < si, c’è una insalata tipica, si chiama Koriatiche è molto buona e fa da piatto unico perché molto ricca e poi del Kataifi che una sfoglia con mandorle, da bere direi un bianco Retina…..ho fatto bene ? > < si, certo…> < oooooo……menomale perché ho già ordinato, ho una fame che mangerei un bue…..> disse Ornella, suscitando una risata a Valeria.

Valeria era veramente stanca, sognava solo il letto e poi si doveva svegliare presto perché alle nove sarebbe dovuta trovarsi pronta per la visita della città, ma prima di coricarsi avrebbe letto quello che c’era scritto nella busta che Cristina le aveva consegnato, presa la busta dallo zainetto, la aprì….cera scritto : Domani mattina alle sei trovati all’ingresso posteriore dell’albergo, dovrai scendere dalle scale di servizio che troverai dietro alla porta in fondo al corridoio a destra, normalmente è chiusa ma ho provveduto perché domattina non lo sia, non portarti niente, il passaporto l’ ho io e i bagagli verranno spediti all’indirizzo che ho lasciato ad un cameriere con cui sono d’accordo, ora non ti posso dire altro, ciao Cristina.

Valeria rilesse la lettera due volte, ma che significa ? chi è questa Cristina e che centro io in questa storia e perché dovrei interrompere una vacanza sospirata da tempo per seguire una che non conosco e che non so cosa voglia da me, no…..se lo sogna che io la segua chissà dove e se fosse una terrorista o che so….una spia……ma….poi chi li da il permesso di prendersi il mio passaporto……a no ora mi sente e incazzata apre la porta per andare a sbattere in Ornella che stava per bussare < hai letto ? ma chi è sta Cristina e che vuole ? il nostro passaporto si è preso…..ma io le torco il collo a quella…..> < bussiamo alla porta della sua stanza e chiediamogli di restituirci i passaporti e subito > dice Valeria, bussarono a lungo ma nessuno apriva, allora Ornella giro la maniglia e la porta si aprì, infilò la testa dentro ma era tutto buio, cerco l’interruttore della luce e…….la stanza era vuota il letto intatto e di Cristina nessuna traccia.

< Accidenti.. ma dove è finita quella….> disse Ornella < e ora come facciamo per i passaporti, ci tocca trovarci con lei domattina, non abbiamo scelta..>

Le due porte si aprirono quasi assieme e le teste di Valeria e Ornella si affacciarono sul corridoio, tutto era silenzio, solo il ronzio dell’aria condizionata < andiamo ? > disse Ornella < ok, andiamo, in fondo al corridoio a destra ? > < si, così ha detto…..>, le due ragazze si avviarono facendo attenzione a non far rumore e come detto trovarono una porta con la maniglia antipanico, spinsero e si trovarono su di un pianerottolo, delle scale portavano ai piani superiori ed inferiori, probabilmente era l’uscita di sicurezza dell’ hotel, scesero le scale sempre facendo attenzione a non fare rumore e si trovarono al piano terra davanti ad un’altra porta con maniglione, alla loro destra un corridoio che faceva un angolo e da dove provenivano dei rumori di stoviglie e un odore di caffè e di biscotti, probabilmente gli addetti alla cucina stavano preparando la colazione.

Appoggiata ad un auto Cristina, vestita non più con la divisa di guida turistica ma con un paio di pantaloni, una maglietta e un giubbino di pelle li stava aspettando, Ornella appena vista la ragazza, socchiuse gli occhi e gli arrivò addosso come una furia, puntandogli il dito indice della mano destra e battendoglielo sulla spalla < tu……come ti permetti di prenderti i miei documenti, chi ti da il diritto di interrompere le mie vacanze sognate da mesi passati a sopportare gli umori della padrona e dei clienti nel negozio di calzature dove lavoro ? ora tu mi restituisci tutto dopo di che potrai andare e fare quello che vorrai, sono stata chiara….?>

Valeria avrebbe voluto fare lo stesso ma il discorso di Ornella calzava a pennello anche per lei e si limitò ad annuire.

Cristina spostò la ragazza, sorridendo < lo so, che tutto questo e assurdo per voi ma, vi prego, venite con me e mentre saremo in viaggio vi spiegherò tutto, per favore….> detto questo aprì la porta dell’auto invitando le due ragazze a salire, queste si guardarono un attimo poi con un alzata di spalle salirono, Cristina si mise al volante e avviata l’auto girò a destra in direzione dell’esterno della città.

Passarono davanti a diversi siti archeologici con residui di colonne che sostenevano palazzi e templi di quella che era un tempo una magnifica e potente città, stavano per imboccare la superstrada, 1/E75 che da Atene andava in direzione nord verso Làrisa e Katerìni.

Da quando erano partite non nessuna delle tre aveva più detto nulla, Valeria e Ornella dietro e davanti alla guida Cristina che ogni tanto dava uno sguardo allo specchietto retrovisore non si sa se per controllare il traffico, comunque scarso, o per vedere se le sue due compagne di viaggio erano sveglie o dormivano, erano sveglie e guardavano fuori dal finestrino con un aria che scoraggiava Cristina di dire qualcosa, ma doveva farlo, era loro diritto di sapere.

< Tra non molto ci fermiamo a fare benzina e potremo fare colazione al bar attiguo al distributore…> disse Cristina, ma le due continuarono guardare fuori senza rispondere, < sentite ragazze, il viaggio è ancora lungo e se continuiamo così lo sarà ancora di più, vi ho detto che vi spiegherò tutto e a tempo e luogo lo farò, la meta finale, questo ve lo posso dire subito, è Amfipoli…..> a questa rivelazione Ornella smise la sua ostilità e con un viso raggiante < Amfipoli ? la città di Xena ? andiamo proprio li ?> disse tutto di un fiato riprendendo lo sguardo da sognatrice di sempre, < si, e ho anche una sorpresa per te perché alloggeremo nell’albergo di tua cugina Comasia…> < Comasia…..quanto tempo che non la vedo….chissà se è sempre uguale….ricordo che era bravissima in cucina, mmmm….che buoni certi suoi piatti..>, Cristina era contenta che finalmente l’atmosfera fredda si era sciolta…..no non del tutto perché Valeria era sempre seria e pensierosa, < non sei contenta, anche tu che andiamo nella tua città…..Xena… o….scusa Valeria….> disse Cristina con un sorriso, sorriso che Valeria non ricambiò < e tu spiegami perché ci stai portando ad Amfipoli…..Olimpia…..o… scusa…..Cristina..> il sorriso sparì dal viso della ragazza ma apparve su quello di Valeria.

< Ei,un momento, cos’è sta storia, tu la chiami Xena e tu Olimpia…….vi piace scherzare vero….? Si tu Valeria assomigli in modo straordinario alla principessa e tu, è vero, hai un che della barda, ma è solo un caso > dice Ornella, ma ne una ne l’altra parla < e……no, ora basta, voi sapete cose che io non conosco e voglio sapere, diversamente scendo……..cioè se ti fermi…..> .

Cristina entro nella stazione di servizio vicino a Katerìni e fatto rifornimento posteggiata la macchina entrarono nel bar adiacente, si sedettero ad un tavolo un po’ isolato, non prima di aver ordinato dei panini e della birra < ok, è giunto il momento che vi spieghi tutto, anche se credo che Valeria abbia intuito qualcosa ? non è così ? > la ragazza annuì < allora vi ricordate l’altare del tempio di Athena a Micene ? > < si, c’erano delle scritte poco chiare….> osserva Ornella < esatto ma c’era anche uno spazio vuoto….e in quello spazio deve essere collocato un frammento che si riteneva perduto……ma che ora è stato ritrovato…..> <….. e questo frammento è in un busto di Marte che ora si trova al museo di Atene…..> disse Valeria, Ornella guardò la ragazza con un aria interrogativa < e tu come lo sai….? > < te lo ha detto il professor Martelli, vero..? > disse Cristina < già il professor Martelli……Marte, sarebbe meglio dire….> rispose Valeria con un sorriso.

< coooosaaaaa…. Marte è il profess…..o cacchio….ma allora perché stiamo andando ad Amfipoli e non siamo restati ad Atene per impedire a quel……essere di impossessarsi del frammento ? > osservò Ornella, < perché è necessario che siamo in quattro per impedirlo e perché tua cugina ha un oggetto che può distruggere il frammento e impedire che Marte e Diana tornino assieme…> risponde Cristina

< Aiuto, mi state facendo impazzire…..quattro…..e chi sono ? e poi mia cugina ha un oggetto che può spezzare il frammento…..non basta gettarlo a terra ?.....> Ornella appoggio il mento sulle mani e mentre le altre continuavano a mangiare e a bere come nulla fosse, lei aveva lo stomaco che si era bloccato….

< quando saremo in albergo da Comasia vedrai che tutto ti sarà chiaro, come è ora per me…..mangia e bevi che dobbiamo ripartire…. vero Oli….Cristina ? > disse Valeria rivolta ad una sorridente Cristina.

Era ormai tardi quando entrarono a Thessalonìki, l’hotel Medail, dove Cristina aveva prenotato tre camere, si trovava in cima ad una salita che portava ai resti del tempio di Venere.

Il panorama sulla città era molto bello, ma le tre ragazze, stanche per il viaggio, preferirono, dopo una cena frugale, andare a coricarsi, l’indomani avrebbero fatto l’ultimo tratto su di una strada secondaria che le avrebbe portate ad Amfipoli.

Ornella fatta una corroborante doccia, rimanendo solo in canottiera e mutandine, si lasciò cadere sul letto e appoggiando il cuscino alla spalliera, pensò a quello che avevano detto Cristina e Valeria, dunque era necessaria anche la sua presenza per impedire a Marte di portare a termine il suo incarico, sua cugina aveva l’oggetto necessario, ma senza l’aiuto di lei e delle altre non poteva usarlo, ma di cosa si trattava ? stava pensando a questo quando le sembrò che nella stanza ci fosse qualcuno, un ombra vicino alla finestra, si ritrovò in piedi in posizione di difesa, gambe leggermente larghe, braccia piegate e mani a taglio pronte a colpire < avanti fatti vedere vieni avanti che mi voglio divertire…> ma l’ombra era sparita e lei si ritrovò in quella posizione con i muscoli tesi da far male, senza sapere come, da dove veniva quella agilità e quella voglia di battersi ? si sedette sul letto e non si accorse, stavolta, di quella guerriera che, alle sue spalle appoggiata alla parete, sorrideva.

La mattinali erano svegliate con la voglia di raccontare quello che era successo la sera prima, appena sedute a tavola per la colazione davanti a una tazza di latte e un vassoio pieno di biscotti un vasetto di marmellata di arance amara e pane a fette e burro, come ad un segnale tutte e tre < non sapete quello che è successo ieri in camera…> la loro voce risuonò nella stanza vuota, infatti c’erano solo loro e la padrona, intenta ad asciugare dei bicchieri, le guardò con aria interrogativa, < volete dire che è successo anche a voi ?....> < si…..> Ornella spiegò quello che già sappiamo, la stessa cosa era successa anche a Cristina e Valeria, un ombra, loro che reagivano come guerriere e poi una spossatezza come dopo una lunga lotta, una cosa sembrava quasi certa a tutte e tre, l’ombra sembrava quella di una donna.

Il percorso fino ad Amfipoli, una strada secondaria molto trafficata, fu più lungo del previsto e arrivarono alla pensione Taranto di Comasia, nel primo pomeriggiocon una fame da lupi.

La pensione era in una zona con molto verde e Comy, amante dei fiori, l’aveva circondata con fiori di mille colori, la ragazza appena sentita l’auto entrare nel vialetto che portava al parcheggio, uscì sulla porta e salutò con ampi cenni delle braccia, Ornella appena scese dall’auto si precipitò nelle robuste braccia della cugina < era ora che arrivaste, ho preparato dei piatti della mia terra e sono quasi pronti, su andate di sopra nelle vostre camere dove troverete anche i bagagli spediti da Atene, rinfrescatevi e poi a tavola…..su dai forza…..> e così dicendo distribuì pacche sul sedere a tutte.

Dopo una veloce doccia e essersi cambiate, le tre ragazze scesero in sala da pranzo, dove Comasia aveva preparato un tavolo in un angolo vicino alla finestra, un aperitivo alle erbe per aprire lo stomaco, ed ecco arrivare le portate, che fecero battere le mani alle lupe affamate, una zuppiera di orecchiette al sugo, una con spaghetti con le cozze, un vassoio con risotto ai frutti di mare e infine dei calzoni con ricotta dolce e salsa, un piatto di strufoli con miele e di pettole con zucchero, tutto innaffiato con vino bianco pugliese fresco di cantina.

Alla fine del pranzo rimasero solo piatti vuoti, tutto spazzolato, < sono contenta che la mia cucina vi sia piaciuta, il pesce mi arriva tutti i giorni dalla mia città, mi costa, ma ho clienti che vengono anche da lontano per gustare i miei piatti….> e ora spostiamoci in quella saletta appartata dove nessuno ci disturberà e dopo un buon caffè vi dirò quello che ci aspetta per portare a termine la nostra missione.

Comasia, una ragazza sulla trentina, robusta di corporatura, con occhi chiari e capelli corti e biondicci, nativa di Taranto, viveva con i genitori, ed era commessa in una videoteca e proprio lì, un giorno, entra un bel ragazzo greco, per comprare un dvd di Xena, Comy ovviamente è ferrata in materia e così tra un consiglio e un sorriso, scocca la scintilla, si vedono sempre più spesso, finchè un giorno, lui gli propone di partire per Amfipoli, dove, dice i suoi genitori gli hanno lasciato in eredità una pensione, Comasia è al settimo cielo, ha trovato l’amore e si trasferiva ad Amfipoli, la città della principessa guerriera, ovviamente quando lo dice ai suoi genitori, questi cercano di convincerla che non conosce nulla di questo ragazzo, ma lei dice di amarlo e vuole partire con lui, dà le dimissioni dal negozio e ritira tutti i suoi risparmi dalla banca circa 35000 euro, lui gli fa vedere un assegno di 58000 euro e le dice che la vita in Grecia è meno cara che in Italia e con quel denaro potranno iniziare una nuova attività.

Ma arrivati ad Amfipoli c’è già la prima delusione per Comy, l’albergo è da ristrutturare, finestre, porte, scale e il tetto da riparare, se chiamano un impresa i loro soldi volano e allora comprato il materiale, Comy da sola, visto che il suo compagno dice che deve girare per trovare i fornitori, si dà da fare, da mattina a sera tardi a piantare chiodi, levigare, scrostare e verniciare, pausa pranzo e cena con panini e coca cola e a dormire nel sacco a pelo portato da casa.

Dopo una ventina di giorni, Comy è distrutta ma felice, la pensione sta diventando bella, odore di legno nuovo verniciato e muri tinteggiati, infissi riparati e riverniciati, le stanze con letti e mobili lucidati e servizi funzionanti.

Una mattina il suo ragazzo riceve una chiamata sul cellulare e le dice che che si deve recare a Thessalonìki per un appuntamento con un fornitore e che tornerà verso sera, Comy lavora felice è innamorata e non fa che pensare al giorno che si sposerà, ma la sera viene e anche la notte, ma di lui niente, allora telefona ad ospedali, ma nessun ricovero……il tarlo del dubbio comincia a muoversi nella mente della ragazza, va nella stanza dove in un piccola cassaforte a muro, già esistente conserva il denaro……sparito….resta solo l’assegno, ma a quel punto……la mattina telefona alla banca < ci dispiace ma l’assegno è scoperto…..> la rabbia comincia a salire ma non è finita, in un vano della cassaforte trova un documento……l’albergo è ipotecato e allora la rabbia si trasforma in furore afferra un assicella di legno e senza appoggi la spezza…..poi si lava si veste e preso il bus scende in città si reca alla società dei telefoni e riesce a farsi dare i tabulati delle ultime telefonate e scopre che quella ricevuta dal porco è stata fatta da una villetta al margine della città, prende un taxi e si fa portare all’indirizzo segnato, la porta è chiusa ma non a chiave e con la tessera del bus passandola tra gli stipiti riesce a far scattare la serratura, nel corridoio si sente chiaramente una voce femminile che ride e quella di un uomo che propone cose oscene….e la sua voce e uno sguardo di odio appare sul volto di Comy, poi……spalanca la porta e vede i due sul letto….lei sopra lui che…….i passanti vedono uscire dalla casa una donna che urla ed è semivestita e qualcuno chiama la polizia che trova Comasia appoggiata alla parete e lui sul letto che si tiene la spalla probabilmente rotta, < lui, mi ha rubato del denaro lo seguito fin qui, credo sia nella giacca il taglio delle banconote è questo…….infatti i poliziotti trovano il denaro nella tasca della giacca e le banconote corrispondono…….lui dice di essere caduto tentando la fuga e guarda Comy con un mezzo sorriso ma la donna rivolge lo sguardo da un lato…….la verità e che Comasia con una forza sconosciuta lo ha sollevato dal letto sbattendolo contro il muro.

Pagato ed estinto l’ipoteca, a Comy restano 15000 euro, una pensione e un gran freddo nel cuore.

Comasia usava ancora la vecchia “napoletana” da 12 tazze quando venivano a trovarla clienti di riguardo e amici e questa era una di quelle occasioni < il caffè forte rinfranca il cuore e snebbia la mente > dice mentre riempie le tazze di porcellana < e ora parliamo di Marte e di Athena, come vi ha detto Cristy i due intendono tornare in vita, meglio, Marte lo farebbe utilizzando il corpo del professor Martelli……che tu Valeria e Cristina conoscete bene….mentre Athena verrebbe riportata in vita dall’unione del frammento che si trova nel basamento del busto del dio della guerra e l’altare nel tempio di Micene ed è questo che noi dobbiamo impedire, meglio saranno delle guerriere che conosciamo bene cioè Xena Olimpia Andromeda e Varia….> a questa notizia Ornella uscì con un “ooooooooh” prolungato, mentre Valeria e Cristy non dissero nulla perché già immaginavano < ma per poter agire hanno bisogno di un corpo e qui che entriamo noi perché sarà il nostro che useranno, d'altronde le prove le hanno fatte….con te a Bologna…..Xena ti ha aiutata a recuperare lo zainetto rubato, Valeria….e in camera la scorsa notte…..Andromeda ha provato la tua agilità….Ornella…..con te Cristy……Olimpia…..ha sistemato Marte sull’autobus….e con me Varia….ha sistemato quel porco…..stanotte ci sarà la trasformazione….> < sarà doloroso ?….> chiede Ornella < no, stai tranquilla sentirai solo un calore entrarti dentro…..> le risponde Cristy, Comasia si alzò dalla poltrona < ora aspettate, vi farò vedere la pergamena con il disegno dell’oggetto che dobbiamo trovare assieme per poterlo prendere, poi attivato sarà lui a scegliere chi dovrà usarlo…>.

Comasia tornò dopo pochi minuti con un involucro cilindrico di pelle e sfilò un rotolo che aprì sul tavolo, c’era disegnato un cerchio simile al chakram con all’interno una stella a quattro punte vicino delle fiamme con all’interno delle figure che sembravano Athena e Marte con un altare alle loro spalle, queste fiamme stavano indicare cosa ? che questo oggetto poteva distruggerli o che solo delle fiamme potevano farlo o che altro ? < dove l’hai trovato ?….> chiese Ornella < non l’ho trovato, me la portato Varia una notte e spiegandomi che lo avrei potuto aprire solo quando eravamo tutte riunite…..> < e dove si trova ?.....> chiese ancora Ornella < in una grotta fuori Amfipoli , vicino ad un tratto della ferrovia dove un tempo c’era un villaggio e le tombe della famiglia di Xena e dove è sotterrata la stessa principessa e Olimpia che qui la riportata con l’aiuto di Hercules che ha nascosto il cerchio in un punto segnato su di un sarcofago…..dopo che era finito nelle mani sbagliate di Callisto….per fortuna Hercules è riuscito ad recuperarlo e nasconderlo nuovamente…..> rispose Cristina.

Passarono il pomeriggio a leggere, Ornella e Valeria e a giocare a carte Cristina e Comasia, poi verso le 19, Comasia si recò in cucina a preparare la cena e Ornella la seguì per darle una mano, Vale e Cristy sedute in giardino pensavano a quello che la notte avrebbe portato, domani si sarebbero svegliate, ma solo il loro corpo sarebbe stato lo stesso, delle coraggiose guerriere lo avrebbero usato per impedire che Marte e Athena riuscissero nel loro scopo.

Quella sera cenarono in silenzio, solo il tintinnare delle posate, mangiarono un piatto di spaghetti al nero di seppia e frutta fresca, niente caffè erano già agitate abbastanza….nessuno voleva dirlo……ma pensavano che se le cose andavano male sarebbero tornate padrone del loro corpo ? amavano Xena e Olimpia e le altre ma…..

Dopo una tisana rilassante, le quattro ragazze decisero di andare a letto, si diedero “il cinque” una con l’altra e poi entrarono nelle loro camere.

Valeria si sedette sul letto, togliendosi con calma i mocassini, poi si sfilò maglietta e pantaloni, andò in bagno e aprì la doccia facendo scorrere l’acqua, fece alcuni piegamenti per rilassare la muscolatura e poi togliendosi il resto s’infilò sotto la doccia.

Prima di mettersi sotto le lenzuola, scrisse alcune righe su di un foglietto che mise nel suo zainetto, poi chiuse la luce e si addormentò.

La notte scorreva tranquilla, sognava la sua Firenze, il Ponte Vecchio, dove in una stradina chiusa, 18enne, andava a limonare con il suo ragazzo, Alfredo e facevano progetti per il futuro e una sera le aveva detto che sarebbe partito fra tre giorni per Baltimora negli USA dove si sarebbe fermato tre o quattro mesi per un corso di aggiornamento per il lavoro, era un programmatore di PC, ma poi seppe che la aveva trovato una ragazza californiana e l’aveva sposata dimenticandosi di lei e di quanto promesso.

Ricordava di come lui sapesse toccarla in quello spazio angusto della sua utilitaria, le sembrava di sentire ancora le sue mani che delicatamente scorrevano sul suo corpo seminudo, passare dalle cosce su su fino a li…..e poi su sino ai seni e la sua bocca che lambiva il collo le labbra e poi mordicchiava i lobi delle orecchie mentre le sue mani entravano…e poi scorrevano sulle natiche sulla schiena e poi di nuovo e di nuovo e di nuovo…..ma…..quelle mani…..non sono di uomo ma….di una donna…. aprì gli occhi e sentì quelle mani che continuavano a muoversi su di lei….afferrò per il polso quella mano < haii, mi fai male Xena, una volta ti piaceva….non vuoi che la tua Olimpia ti faccia le coccole ? >.

< si…..lo sai che il tuo modo di toccarmi mi fa impazzire, ma ora abbiamo una missione da compiere..> disse Xena spostando Olimpia, nuda come lei, scese dal letto e infilandosi maglietta e mutandine i pantaloni elasticizzati blu e le scarpe di tela prese per il braccio la barda e tirandola la fece cadere dal letto e battere le natiche sul pavimento < haaaiiii…..ma sei scema……oooooiiiiiii….il mio sederino……> < oooo..poverina….dai muoviti a vestirti pelandrona….> e gli tirò i vestiti e le scarpe appoggiati su un sedia.

Prima di continuare, bisogna precisare che se è vero che Xena e le altre guerriere avevano preso in prestito il corpo delle ragazze, questo era avvenuto solo interiormente, mentre dal di fuori nulla era cambiato, quindi a parte Xena che era uguale a Valeria, Varia esteriormente era Comasia così come Olimpia, Cristina e Andromeda, Ornella.

< Xena, dobbiamo andare prima che Marte possa impossessarsi e sparire con il frammento…> disse Varia affacciandosi sulla porta < veniamo….Olimpia, muovitiii…..> < vengo, vengo, accidenti….lasciami infilare le scarpe…> disse Olimpia saltellando su una gamba mentre cercava di infilarsi la seconda che non voleva entrare.

Fuori, nel vialetto era posteggiato il monovolume di Comasia…pardon Varia, le quattro salirono e l’amazzone con una piccola grattata infilò la retromarcia uscendo sulla strada e rischiando di travolgere un ciclista che transitava e che per evitarla finì a testa in giù nella siepe a fianco della strada.

La grotta distava un quattro cinque chilometri che vennero percorsi in un fiato con manovre azzardate che fecero scartare gli altri veicoli e con urlacci e gestacci che come risposta ricevettero un bel dito medio alzato.

Quando Varia fermò l’auto a ridosso della ferrovia il sole era già alto e la giornata prometteva caldo e afa ma le quattro sentirono un brivido gelato scendere lungo la schiena, Xena indicò un sentiero appena visibile e coperto di vegetazione, con una certa cautela scostarono gli arbusti man mano che avanzavano e Andromeda si tolse con un gesto veloce un ragno che si era attaccato alla camicetta, finalmente vicino alla parete della collina proprio a fianco della galleria ferroviaria, un’apertura appena nascosta da una siepe, Xena si avvicinò ma….mettendosi una mano sul viso cominciò a piangere.

Olimpia le appoggiò la testa sulla spalla, le lacrime copiose di Xena bagnarono i biondi capelli della barda poi si ricompose e accarezzandole una guancia < grazie piccola.....scusatemi....> poi cominciò a tastare la roccia, finchè non trovò un punto e allora premette con forza con entrambe le mani e un pezzo di parete si mosse lasciando cadere terra e foglie, una apertura abbastanza grande apparve alle quattro, cinque gradini immettevano in un corridoio, Xena stacco dalla parete una torcia e con un accendino diede fuoco, spostando ragnatele e radici che avevano bucato il soffitto, in fondo il corridoio piegava a sinistra e finiva in un vasto locale dove nel mezzo c'era un sarcofago e poi un altro e un altro, erano quelli di Irene la mamma di Xena e di Linceo e Toris i due fratelli, Xena appoggio le mani su quelle pietre e le sue guance tornarono a bagnarsi.

< Xena, Olimpia, guardate.....Varia indicò un angolo, dove si vedevano altri due sarcofaghi, uno aveva sul coperchio incisa una spada e un cerchio e un dito indicava un punto della parete l'altro una pergamena è una penna

< ora terminiamo il nostro lavoro, quei due non aspetteranno di certo ancora molto.....> , Xena si avvicinò alla parete dietro il suo sarcofago e cominciò a cercare un punto preciso tastò poi tolto un coltello a serramanico, che teneva infilato tra i seni e apertolo infilò la lama liberando una pietra e facendo leva la scalzò quel tanto che riuscì a sfilarla, la posò a terra e infilò il braccio destro nella fessura ritirandolo immediatamente con un grosso ragno sul braccio, con la lama del coltello lo fece saltare in aria per poi colpirlo e tagliarlo in due, poi con calma pulì la lama sulla sporgenza del foro e fattasi dare la torcia da Varia la mise davanti all’apertura illuminando il foro per evitare altre sorprese, in fondo vide luccicare qualcosa, infilò nuovamente il braccio e lo ritirò con un oggetto in mano, un cerchio simile al chakram ma con una stella a quattro punte al suo interno < è il cerchio che ci permetterà di sconfiggere Marte e Athena, o meglio sceglierà quella che lo dovrà fare….> disse la principessa, poi con calma si avvicinò al suo sarcofago e con la punta del coltello scalzo la terra e la muffa che si era formata sul segno rotondo sul coperchio e vi mise il cerchio, poi invitò le altre tre ad avvicinarsi e a prendersi per mano, ad un tratto il cerchio si illumino e cominciò a girare sempre più veloce infine si bloccò e una delle punte mandò un raggio più forte sul viso di…… Varia…era lei la prescelta a lei toccava impedire che il frammento tornasse al suo posto nel altare del tempio di Micene.

Varia si avvicinò al sarcofago e con un certo timore prese il cerchio che si spense delle sue luci tornando freddo metallo < ma ora che devo fare ?.....> chiese l’amazzone < devi usarlo su chi possiede il frammento, devi colpirlo con questo cerchio e tutto finirà….> rispose Olimpia < ma come faremo a trovare quei due ?....> chiese Andromeda < seguitemi….> disse Xena e si diresse verso un angolo della stanza < ora chiudete gli occhi e camminate verso la parete, non abbiate paura e non apriteli….> si diressero verso il muro chiusero gli occhi e si trovarono……nel tempio di Athena a Micene, si guardarono intorno il sole lasciava filtrare i suoi raggi che illuminavano parte del tempio, vi era un silenzio quasi totale, quasi perché un rumore di passi si senti distintamente risuonare dove vi era l’altare con il frammento mancante < presto sono già qua….> disse Xena e le quattro si misero a correre ed entrarono nella stanza proprio quando due figure si stavano avvicinando all’altare erano il dottor Martelli, cioè Marte e Luisa una collega di Ornella di cui Athena aveva preso il corpo, appena videro le quattro i due si misero a correre per avvicinarsi al punto dove poter incastrare il frammento, ma Xena e Varia furono più veloci e riuscirono a mettersi in mezzo, < Xena sei sempre la solita…..mai che non ti ritrovi fra i piedi…> < non posso permettere che tu e tua sorella possiate portare altro dolore oltre a quello che questo mondo deve sopportare….dovete restare dove siete…..> < sei sempre la solita moralista, Xena , eri una splendida guerriera e guarda quella stupida cosa ti ha fatto diventare….> disse Athena sprezzante < eeeiiiii…..> Olimpia fece per avvicinarsi ma Xena le tenne indietro < datemi il frammento e tornate indietro liberando questi poveretti dalla vostra lurida presenza…> Athena tirò fuori dal taschino della camicetta il frammento < toglimelo….avanti…> Varia < lo farò io, con questo….> e da sotto la maglietta tirò fuori il cerchio, Athena vedendolo impallidì e con un urlo si avventò sull’amazzone cercando di strapparglielo di mano ma Varia fece una scarto e colpi con una ginocchiata la dea che si piegò in avanti per il dolore, nel frattempo Marte aveva attaccato Xena cercando di colpirla con calcio al basso ventre ma la WP lo aveva anticipato con una gomitata al collo che aveva fatto barcollare il dio della guerra, nel frattempo Varia era riuscita ad atterrare Athena e messosi a cavalcioni del suo torace aveva cercato di colpirla con il cerchio ma la dea era riuscita a bloccarle il polso e con un colpo delle gambe fatta cadere alle sue spalle poi afferrato un tondino di ferro lasciato da qualche operaio durante i restauri cercò di colpire Varia che pero si difendeva parando i colpi con il cerchio, nel frattempo Xena era riuscita a colpire più volte Marte cominciava a barcollare.

La lotta tra i quattro proseguiva con Olimpia e Andromeda a fare il tifo per le loro compagne, ad un certo punto un urlo……Athena si guardò le mani sporche del suo sangue che usciva dalla camicetta squarciata all’altezza della spalla < no…..maledizione no…..> disse la dea mentre le forze la abbandonavano, infatti Varia aveva colpito Athena mentre questa cercava di spaccarle la testa col tondino e la lama del cerchio le aveva provocato una profonda ferita alla spalla cosa che era curabile in tempi normali ma che in questo caso voleva dire la fine e il ritorno nell’ombra dei tempi infatti una ferita con quella arma voleva dire annullare i poteri degli dei.

Appena sentito l’urlo della sorella anche Marte si bloccò e guardando Xena le disse < ti ho sempre amata anche se sono state più le volte che ci siamo combattuti….> poi una luce avvolse tutti i protagonisti e quando tutto tornò normale……sul prato di fronte alla grotta di Amfipoli cerano Valeria Comasia Ornella e Cristina e il professor Martelli che si lamentava di dolori al fianco e con lividi un po’ dappertutto e con Luisa con una ferita alla spalla, salirono tutti sul monovolume di Comasia tornarono all’albergo dopo aver lasciato Luisa e Martelli all’ospedale dove dissero di essersi feriti cadendo da un muretto….non si ricordavano niente nemmeno perché erano ad Amfipoli.

Quella sera le quattro non cenarono solo una tazza di latte caldo e miele e a guardarsi negli occhi senza parlare.

Dormirono quella notte e sognarono, sognarono le loro amiche che per un po’ avevano prestato il loro corpo, erano sorridenti Xena Olimpia Varia e Andromeda tutte e quattro assieme su una spiaggia a correre e a schizzarsi l’acqua del mare addosso.

Era l’ora di partire di tornare a casa, Valeria alla sua libreria di Firenze, Ornella al negozio di calzature a Foggia, Cristina sarebbe tornata a Napoli e avrebbe aperto un’agenzia di viaggi, Comasia aveva il suo albergo ma avrebbe chiuso per un mesetto e tornata a trovare i genitori a Taranto.

Il bus era arrivato, sarebbero arrivate a Patrasso solo il mattino dopo e alle 12 in punto il traghetto le avrebbe riportate in Italia, Cristina, Comasia e Ornella a Brindisi, Valeria ad Ancona, l’avventura era finita ma nulla e nessuna poteva dimenticare ne chi era stata per un giorno ne le nuove amiche trovate.





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