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A carte scoperte

di Bard and warrior

Ia parte - IIa parte - IIIa parte


- STRUTTURA RACCONTO: cross-over tra Xena Warrior Princess e The O.C
- AMBIENTAZIONE: Nel distretto di Los Angeles: Newport Beach. Giorni nostri.
- PREMESSA: Vi starete chiedendo il perché su un episodio incrociato unendo due serie apparentemente molto diverse tra di loro?
Beh, ci ho pensato molto anch’io, prima di decidere di elaborare questa storia, e sono giunta alla conclusione, che come in Xena, anche in The O.C, vi è un rapporto che si interrompe e rimane irrisolto, e che io nell’ambito di questa ff vorrei cercare di sciogliere, anche se con il mio personalissimo punto di vista.
Parlo del rapporto amoroso che è stato passato per televisione in O.C, tra la protagonista Marissa ed un personaggio secondario: la bella e prorompente Alex.
Credo che se alcuni di voi hanno avuto modo di vedere il telefilm, possano concordare con me, che data la durata minima, la superficialità e la pochezza di contenuti, con la quale è stata trattata una relazione invece molto seria e complicata, come l’amore tra due donne (anche se purtroppo, per Marissa era solo un gioco), converrà con me, che introdurre questo tipo di discorso nell’ambito di un telefilm, è stata solo una trovata pubblicitaria da parte degli autori, per non far calare l’audience in un momento in cui il telefilm, a seguito di varie vicende diveniva di una noia mortale. L’indelicatezza e il poco tatto con il quale è stato affrontato il tema da parte degli autori del programma, risulta sotto certi aspetti addirittura squallida e offensiva per il pubblico, in quanto prima è stato introdotto il sotterfugio della tresca tra Alex e Marissa, poi è stato spazzato di colpo via in malo modo, e definito sempre nell’ambito del telefilm “relazione contro natura”, per far spazio al nuovo rapporto di coppia che rinasce tra Ryan e Marissa.
Che bisogno si aveva di fare una manipolazione del genere? Dopo la partenza di Lindsday, non bastava solo far riavvicinare i due? Perché coinvolgere una terza persona la quale alla fine sarà l’unica a non aver fatto niente eppure a pagare solo perché sinceramente innamorata di Marissa?
In realtà credo che gli autori del programma non volessero soffermarsi su uno dei tanti aspetti della vita dei teen - agers come può essere la scoperta di un orientamento sessuale diverso dalla maggioranza; ma più che altro fare ricorso ad un rapporto saffico “di convenienza” (come poi si rivelerà esserlo per Marissa), solo ed esclusivamente per tenere incollati i telespettatori davanti allo schermo.
Il trattamento riservato al tipo di storia che si stava sviluppando tra le due e poi interrotto bruscamente per fare spazio al protagonista, è proprio oggetto della mia ff poiché credo sia ingiusto chiudere la storia come si è chiusa, ed allora, mi sono detta: - Perché non provare ad immaginare ( visto che gli autori del telefilm ce l’hanno servita su un piatto d’argento! ) a come sarebbe andata avanti la storia tra le due, se ci fossero state circostanze, modi di comportarsi, ed esigenze di audience diverse? Perché non provare a scrivere di questi due personaggi così come ho fatto per Xena e Olimpia, evidenziando come la vita di Alex e Marissa, traendo giovamento dal loro stare insieme, avesse potuto subire una svolta positiva? -
L’intento del mio racconto, scritto senza scopi di lucro e con nessuna intenzione di infrangere alcun copyright, è solo ed esclusivamente creare, un po’ per divertimento, un po’ per giustizia nei riguardi di coloro che ci sono rimasti male, un finale più congruo e adatto sia per Alex che per Marissa, un finale che non potrebbe mai andare in onda in televisione per ragioni economiche e di copione (altrimenti gli autori non potrebbero più prendersi gioco della sfiga del personaggio di Marissa).
In base a ciò nasce il cross-over con Xena, poiché, come in ogni storia che si rispetti, vi devono essere dei personaggi chiave che mandano avanti la storia, anche quando sembra tutto finito. Saranno quindi introdotti, nell’ambito delle vicende di The O.C, due personaggi in realtà inesistenti ma che ci servono per continuare la storia: Helen e Victoria ( dalle fattezze rispettivamente di Xena ed Olimpia ), che daranno un grande contributo all’evoluzione della storia amorosa delle due, a dispetto del film che la vede nascere, crescere e morire in soli quattro episodi.
Spero di essere stata chiara nei miei intenti e comunque in ogni caso urge una premessa, una sorta di breve riassunto delle puntate che ho preso in analisi ed ho riadattato secondo la mia visione, per spiegare da quali basi parto per la ff, perché tutto ciò che è scritto nel sommario, lo darò per scontato (tranne l’ultima parte sulla quale incide fortemente la mia rielaborazione), all’interno della mia storia.

Sommario: Siamo nella seconda stagione di The O.C, e fin dalla fine della prima, le coppie storiche del telefilm Ryan e Marissa, Seth e Summer si sono lasciate. Nella seconda stagione, permane per un po’ il tema delle “coppie scoppiate”, ed è dato ampio spazio alle relazioni interpersonali che ogni protagonista stabilisce con altri personaggi nuovi.
Arriva ad Orange Country una biondina tutto pepe, che prende in gestione il locale “Bait Shop”, nei pressi del pontile. Questa ragazza: Alex, sarà oggetto delle attenzioni prima di Seth, poi di Marissa.
Ryan intanto si innamora di Lindsday, una ragazza giunta a scuola solo quest’anno che poi scoprirà essere la figlia mai riconosciuta da Caleb, il patrigno di Marissa.
Seth intanto le cerca tutte per riconquistare il cuore di Summer, che ormai è impegnata, suo malgrado con Zack.
Un bel giorno, Marissa incontra Alex con la quale entra subito in amicizia; Alex però sta uscendo con Seth. Saranno vari i colpi di scena che porteranno Marissa ed Alex ad avvicinarsi sempre di più, tra questi, la scoperta da parte di Seth della bisessualità della ragazza; difatti la bionda bacia in presenza di Seth prima un uomo, poi una donna. Seth, dunque capisce che Alex è bisessuale, anche se protende di più verso il saffismo, e comprende che corteggiarla sarebbe solo tempo perso.
Marissa nel frattempo, essendosi infatuata di Alex, la coinvolge nella sua vita caotica e sbandata, fidanzandosi con lei. L’ignara Alex purtroppo però, non sa che in fondo al suo cuore Marissa la sta ingannando, perché nonostante provi dell’affetto vero nei suoi riguardi, Marissa usa Alex come arma di offesa per far indispettire la madre Julie con la quale non corre buon sangue, e sperare di recuperare almeno un po’ l’attenzione di Ryan, del quale segretamente rimane ancora innamorata.
In un turbinio di circostanze, Summer lascia Zack e corre da Seth, mentre Lindsday non accetta di essere riconosciuta come figlia di Caleb, ed è decisa a partire con la madre, nonostante avesse costruito qualcosa con Ryan. A sua volta Ryan distrutto dalla partenza di Linsday, decide di andare via per un po’, ma Seth lo prega di rimanere ancora a Newport; viene supportato da tutti i suoi amici, compresa Marissa
che approfittando dell’occasione venutasi a creare e della vulnerabilità di Ryan, gli si avvicina di nuovo, pronta per riconquistarlo, dimenticandosi completamente che a casa la aspetta Alex ed una vita che lei stessa trasferendosi dalla fidanzata, ha deciso di accettare. Le cose degenerano ben presto, quando Alex viene umiliata da Julie, e scopre dove e con chi Marissa abbia passato la notte. Nonostante le ripetute negazioni di Marissa che cerca di convincere Alex che tra lei e Ryan non c’è stato nulla, la ragazza non le crede, e se da un lato intuisce che probabilmente deve farsi da parte per lasciare Marissa libera, dall’altro lato, la sua coscienza rifiuta di perderla e in un tentativo estremo minaccia Ryan; ma quando è l’ora della resa dei conti, Marissa implora Alex di non dare in escandescenze; le due parlano e dopo aver rotto il loro fidanzamento, Alex va via scomparendo dalla vita di Marissa.

N/B: La storia che vi apprestate a leggere, è ispirata ad O.C, ma liberamente ideata da me, senza alcun vincolo ne coi personaggi, ne con la serie stessa.
Inoltre chiedo scusa fin da adesso, se il ruolo che interpretano Helen e Victoria, sarà più marginale rispetto alla storia tra Alex e Marissa; va così per questa volta, promettendo che presto mi dedicherò ad una ff esclusivamente su Xena ed Olimpia!

Dedico questa fan fiction a tutti coloro che credono che amare sia una cosa giusta a prescindere dal sesso e dall’aspetto della persona che si ama, e a tutti quelli che non sopportano i finali tragici!


CAPITOLO 1: INCONTRI INASPETTATI

L’ alba di un nuovo giorno autunnale, irradiava Newport, dandole delle connotazioni cromatiche molto caratteristiche che andavano dal grigio al viola, dall’arancione al giallo. Tutto era ancora addormentato, pochi i mattinieri per la strada che facevano jogging, o portavano a spasso il cane. Dal mare agitato, si levava una brezza leggera che spirava lungo tutta Orange Country.
Marissa fu risvegliata da un raggio di sole che penetrava dalla serranda della sua finestra, e che si posò diritto sulle sue ciocche color cenere. Si voltò più volte nel letto girandosi su di un lato e a pancia in giù, ma nulla, non riusciva più a prendere sonno: era smaniosa. In realtà, non voleva alzarsi assolutamente dal letto, perché in quel particolare periodo della sua vita nel quale si trovava, considerava solo la sua camera e il suo letto l’unica cosa in grado di proteggerla dal mondo esterno: un po’ un mondo tutto suo, nel quale poteva smettere di recitare il ruolo di persona solare e ribelle, e lasciarsi trasportare dalla sua fragilità.
I suoi litigi e la successiva rottura con Ryan, il suo fidanzato, avvenuti qualche tempo prima l’avevano spossata; alla sua sofferenza amorosa, si aggiungeva il fatto che pur vivendo sotto lo stesso tetto di un miliardario: il suo patrigno Caleb Nicol, con sua madre Julie che odiava dal profondo del suo cuore, e la sorellastra Lindsday, messa al mondo da Caleb dopo una sua scappatella giovanile, si sentiva profondamente infelice e sola, frustrata, insoddisfatta della sua giovane vita.
L’unica persona che per lei rappresentava un porto sicuro nel naufragio era Summer, la sua migliore amica, che adesso però, era troppo occupata a gestire la sua nuova relazione amorosa con Zack, il ragazzo che aveva preso il posto di Seth.
Marissa era una giovane difficile, amante della trasgressione e delle gioie della vita, una studentessa non troppo brillante. Aveva lunghi capelli color cenere ed occhi castani, un fisico asciutto e molto tonico.
Viveva in una villa enorme sulla baia, con un bel giardino ed una grande piscina, eppure spesso, non sapeva come ingannare il tempo. Non avendo voglia di scendere di sotto a fare colazione, poiché non voleva vedere nessuno dei componenti della sua famiglia, decise quella domenica mattina, in cui le scuole erano chiuse, di rimanersene in camera; si mise seduta in mezzo al letto, prese il telecomando dello stereo e lo accese per sentire un po’ di musica. La prima canzone che le capitò a tiro fu Don’t love you no more di Craig David - Ma è una maledizione! - strillò battendo i pugni sul materasso, e ancora più depressa di come si era svegliata, spense lo stereo e prese in mano la cornetta sperando almeno di poter fare due chiacchiere con Summer.
- Pronto, ciao Summer, ti ho svegliata? - parlò Marissa appena sentì sollevare la cornetta dall’altra parte. - Oh, ciao Marissa! Come va? Beh, in effetti dormivo… Ma cosa c’è, è successo qualcosa? - rispose con premura Summer. Marissa si schiarì la voce dicendo: - No, nulla…avevo solo voglia di fare quattro chiacchiere, sai, qui in casa tira una brutta aria e…- - E tu sei depressa come al solito eh? - sentenziò Summer. - Si… - rispose mogia Marissa. Cercando di infonderle coraggio l’amica le propose: - Perché non fai una bella cosa? Mi sembra di vedere il sole dalla finestra della mia camera, esci un poco, fai un giro per la città: devi distrarti Marissa! - La ragazza stette ad ascoltare in silenzio l’amica che continuò: - Ascolta, facciamo una cosa: stamattina ho da fare, ,ma oggi pomeriggio verso le tre, andiamo a prendere un caffé insieme, che dici? - - Si potrebbe fare… - rifletté Marissa, mentre Summer incalzò: - Però nel frattempo, cerca di distrarti, ok? Dai ora vado ci vediamo più tardi. Ciao! - - Ciao… - rispose Marissa riagganciando il telefono.
Mise i piedi per terra scendendo dal letto, si recò vicino allo specchio della cassettiera e si specchiò aggiustandosi i capelli. Si recò verso l’armadio e prese il primo dei pantaloni che le capitarono tra le mani ai quali abbinò una semplice mogliettina ed un giubbino; penso tra se e se: - “Forse Summer ha ragione: se esco mi distraggo!” - e convintasi della sensatezza di quel consiglio, imboccò le scale per scendere in cucina, salutò frettolosamente Caleb senza degnare di uno sguardo sua madre, e prendendo un ciambella filò fuori dalla porta di servizio.
La brezza le scompigliava leggermente i capelli, Marissa non sapeva bene dove dirigersi, pensò dunque di andare verso il pontile, almeno lì avrebbe respirato un po’ di salubre aria di mare.
Mentre camminava svogliatamente, con la testa tra le nuvole, non si accorse di essersi messa sulla traiettoria di una ragazza che faceva Jogging, la quale a sua volta neppure lei vide Marissa, così in poco tempo, vi fu uno scontro tra le due. - Accidenti, scusami! - le disse la ragazza che si rialzò prontamente, porgendo a sua volta la mano a Marissa per rialzarsi. - No, scusami tu, ero soprapensiero! - disse Marissa stringendo forte la mano che la incitava ad alzarsi, e solo allora alzò la testa fissando negli occhi la sua interlocutrice. Marissa poté notare che la ragazza era non molto alta, con gli occhi verdi e i capelli biondi a caschetto corti, fisico molto prestante.
La ragazza si sistemò risistemò l’asciugamano sulle spalle e disse: - Mi sono accorta che eri soprapensiero! Qualcosa non va? - - No, nulla, tutto ok! - sorrise Marissa - La ragazza le porse di nuovo la mano stavolta per presentarsi: - Piacere: Victoria! -
Dopo un primo istante di esitazione la ragazza strinse vigorosamente la mano di Victoria presentandosi: - Marissa! - Victoria la fissò un attimo negli occhi, percependo che forse qualcosa non andava, così insistette: - Sei sicura che stai bene? Mi sembri alquanto sconvolta! - - Si, ti ringrazio! - rispose Marissa mascherando il suo disagio. Victoria guardò le lancette del suo orologio, si abbottono la maglia della tuta poi disse: - Beh, è tardi, devo andare: A presto! - e riprese a correre sparendo così come era riapparsa. - Però! Sono incredibili gli incontri inaspettati che si fanno per la strada! Simpatica quella ragazza! - e si incamminò per ritornare a casa, notando che nella vecchia catapecchia che c’era di fronte al pontile, della gente si affaticava a rassettare. - Che strano! - pensò andando via.

Un nuovo giorno di scuola attendeva Marissa che accompagnata come al solito da Summer, faceva ingresso nell’edificio dell’Hrboor High School recandosi verso gli armadietti.
- E così ieri mattina hai incontrato… o meglio ti sei scontrata con una ragazza? - le chiese Summer apprendendo la storia dell’amica. - Si! Per poco non ci schiantavamo! Era mingherlina, ma è riuscita ugualmente a buttarmi a terra! - constatò Marissa - Un corpo in veloce movimento che segue un traiettoria ha un impatto verso un altro corpo sulla sua stessa traiettoria molto violento, anche se l’altro corpo è in stato di quiescenza! - disse Summer chiudendo il suo armadietto ed appoggiandovisi vicino, per poi dire: - Hai dimenticato che oggi c’era l’interrogazione di fisica? Mi auguro tu abbia Studiato! - la prese in giro l’amica.
- Ma porc… Me ne sono dimenticata! - esclamò Marissa poggiando desolata la schiena vicino l’armadietto.
- Ciao Marissa! - la salutò una tipa passando. - Ciao! - rispose cordialmente Marissa, per poi voltarsi verso Summer e dire : - Boh? Chi la conosce! - Ma il suo atteggiamento mutò quando vide il volto dell’amica: - Ah, è quella con la quale mi sono scontrata ieri! - Summer guardò prima la ragazza che si allontanava, poi attonita l’amica, e disse: - Si da il caso che “quella” come la chiami tu si chiami Victoria Pratt, ed è un astro emergente della squadra di pallavolo “Los Angeles girls”, nonché studentessa modello… insomma Marissa, è una che nella vita ci sa fare! Non come noi che siamo sempre piene di problemi e di guai, così grandi da essere utilizzati come pretesto per non studiare… Cavoli Che stile! - osservò con meticolosa attenzione Summer - Ma se è vestita esattamente come noi! - si lamentò Marissa guardando il suo abbigliamento da capo a piedi - Si, ma lo stile… quello noi non lo abbiamo! - parlò estasiata Summer.
Marissa la fissò, e Summer sembrava quasi adorante sospirò facendo spallucce e disse: - Sarà… - come rinvenendo da un sogno Summer concluse:- Beh, io vado a dopo Coop! -
Marissa salì le scale, e chiamò la ragazza bionda: - Ehi, Victoria! Aspetta! - Victoria si voltò, e gentilmente chiese: - Cosa c’è? - - No, nulla, ma è la prima volta che ti vedo qui! Sei nuova vero? Studi qui? - chiese Marissa incuriosita più per l’ammirazione di Summer nei riguardi di Victoria che per suo reale interesse nei confronti della stessa.- Beh, si lo so, ho appena vinto una borsa di studio ed oggi è il mio primo giorno di scuola qui a Newport! A proposito, sono nella IV B! - rispose sorridendo Victoria - Sul serio? Che coincidenza, è la mia classe! Allora andiamoci insieme, ti presenterò io ai compagni! - concluse Marissa.


CAPITOLO 2: PIACEVOLI NOVITA’

Era ormai trascorso qualche mese da quando Marissa e Victoria erano diventate amiche. Marissa smise di essere scettica e prevenuta nei riguardi di Victoria, anzi, si aprì molto con lei, rivelandole i drammi della sua vita, i suoi disagi sociali, i suoi problemi con l’alcol, con la cleptomania, e la storia finita con l’amore più grande della sua vita: Ryan, ma nonostante tutto, Victoria si dimostrò sempre comprensiva nei suoi riguardi. L’influenza di Victoria non servì a mitigare il temperamento ribelle ed istintivo di Marissa, ne i suoi voti a scuola, ma servì senz’altro al suo morale perché la loro amicizia coincise con il periodo in cui, per varie problematiche, legate anche all’intromissione di Seth, nel rapporto di Summer e Zack, la sua migliore amica non le fu completamente vicina, ma in Victoria ne trovò una valida alternativa.
I loro rapporti erano diventati più assidui, si frequentavano anche al di fuori della scuola e organizzavano pomeriggi insieme; e fu proprio in uno di quei pomeriggi, organizzati in un bar per fare merenda prima di tentare di studiare, che accadde una cosa per Marissa del tutto inaspettata.
Era seduta sola ad un tavolino del bar, sorseggiando un bicchiere di coca cola, quando un tipo le si avvicinò, sedendosi e cominciando a infastidirla; quando sembrava che Marissa stesse per scoppiare, il tipo si sentì una mano che gli stringeva forte la spalla destra, così si voltò dicendo: - Cosa cavolo vuoi? - Marissa alzò gli occhi e si trovò di fronte due bellissime ragazze, una alta, mora con gli occhi azzurri, ed un fisico possente, l’altra più bassina, bionda con gli occhi color cielo e con un fisico atletico e curato. Non passò molto prima che la mora prendesse parola e dicesse: - Hai sentito? Ha detto che non gradisce le tue avances! Vattene via! - La bionda la trattenne per un braccio e le si rivolse: - Cerchiamo di rimanere calme ok? - La mora fece per allentare la presa, ed il tipo scappò via uscendo dal locale, così la mora colse l’occasione dicendo alla sua interlocutrice: - Corro a prenderlo! - e scattò felina con una risata sardonica.
Prima che uscisse dal locale, la sua amica le si rivolse ironica: - Helen! Hel! Io non capisco perché ti debba sempre atteggiare a difensore degli oppressi! - la mora si voltò, gesticolò come per dirle “è più forte di me”, sorrise e il suo sorriso fu ricambiato, poi uscì dal bar. La bionda rimasta attonita disse: - Contenta tu !?! - poi si sedette soprapensiero allo stesso tavolino di Marissa, che intanto la guardava stranita, mentre bofonchiava tra se e se: - Poverino! Non oso immaginare se Hel lo becca a tiro! - e molto discretamente cominciò a sorseggiare il caffé che fino ad allora aveva tenuto in mano. Marissa allora le si rivolse: - Sbaglio o non sei di qua? Conosco tutta Newport e non ti ho visto prima! - La ragazza le rispose concisamente: - No, non sbagli affatto! - e continuò a sorseggiare la bevanda.
- Beh, comunque ringrazio te e la tua amica: mi avete tolto da un impiccio! - esordì nuovamente Marissa. La ragazza misteriosa fece un cenno di assenso col capo posando la tazzina, poi disse: - Aspetti qualcuno? - - Marissa annuì spiegando che aspettava la sua amica, ma che ormai visto l’orario non sarebbe più arrivata.
Contemporaneamente all’affermazione di Marissa, la porta del locale si aprì lasciandovi entrare Victoria che subito la raggiunse, appena in tempo per vedere la ragazza alzarsi senza dire una parola ed andare verso l’uscita. Marissa richiamò la sua attenzione chiedendo: - Ehi, ma come ti chiami? - Imboccando l’uscita la ragazza rispose: - Mi chiamo Alexandra, ma tutti mi conoscono come Alex! - e richiuse la porta dietro di se.
- Che tipi strani frequenti! - esclamò Victoria sedendosi ed osservando con la coda dell’occhio la ragazza che si era fermata ad aspettare l’amica al di fuori del locale.
- E non hai visto l’amica! - sorrise divertita Marissa giocherellando con la cannuccia prelevata dal bicchiere. Poi aggiunse: - Cara Vicky, sono ormai quattro mesi che sei a Newport, ed ancora non hai capito che qui la stranezza è di casa! Anche tu eri strana all’inizio! - Vicky che stava bevendo il suo succo di frutta, alzò lo sguardo fissando Marissa e disse: - Strana? Cosa vuol dire strana, non mi conoscevi! E comunque spero mai fino a quel punto! - rispose con finto tono arrabbiato Vicky puntando l’indice della sua mano contro la porta dalla quale era uscita poco prima Alex.
- E dai scherzo! - la canzonò Marissa che continuò: - Intorno a te vedevo solo un’ombra di mistero, che ora non vedo più! - -Per forza, ora mi conosci come conosci le tue tasche! - la stuzzicò Vicky - Si, può darsi che non ti conoscessi, ma ora ti conosco e ne sono molto contenta! E chi se lo aspettava che io povera sfigata infelice, nella mia malasorte, avessi trovato un’amica che non necessariamente dovesse essere Summer? - constatò Marissa, che di colpo perse il sorriso. A Victoria non sfuggì questo particolare e quindi le chiese: - Cosa c’è? - Marissa divenendo seria le confidò: - Ad ogni modo… stamattina ho ricevuto proprio un durissimo colpo! Sai, ho intravisto Ryan in giro per la strada, ed era in dolce compagnia…- Victoria chiese: - Chi Ryan il tuo ex? E con chi era? - - Con la mia cara sorellastra Lindsday… Accidenti, ci mancava solo lei ad incasinare la mia vita! - - Non puoi soffrirla? - le chiese incuriosita Victoria.- No, per nulla! Diciamo che questo argomento è l’unico sul quale io e mia madre andiamo d’accordo! - sospirò Marissa. - Comunque mi spiace, so quanto tenevi a Ryan… - la consolò Victoria.
Marissa rifletté un attimo poi disse: - Già… Ma ormai la nostra storia è finita. E’ un capitolo chiuso, e quel che ho visto stamattina me lo dimostra! Per lui la nostra storia è morta e sepolta nel più profondo dei cimiteri! Ma sai cosa c’è? - si fermò un istante per poi concludere con ritrovata grinta: - C’è che sono stanca di struggermi in questo mio dolore! Andiamo, sono giovane, avrò mille altre possibilità di amare nella vita! Nel frattempo voglio guardare avanti, voglio divertirmi, voglio fare tutto quello che mi piace! Voglio frequentare chi voglio quando voglio! Voglio vivere ancora! -
- Ecco! Questo è lo spirito giusto! - esclamò Vicky.
Nel frattempo un cameriere passò di lì per rassettare su un tavolino poco distante, Marissa si voltò e con molto brio gli chiese: - Per favore, puoi portarmi una birra? -
Vicky la fissò sbalordita: - Bel modo per ricominciare! - la rimproverò. - E dai! Brindo solo alla mia nuova vita! - rispose Marissa sorridendo.
- Beh, almeno l’intento è buono! - sospirò Victoria rassegnata al fatto che Marissa era sempre la stessa nevrotica casinista di quattro mesi prima.
- A proposito, domani sera che fai? - chiese Marissa cambiando discorso. - Devo allenarmi sia stasera che domani, ma domani mi sbrigo prima, sai fra poco ho un’importante partita. Perché? - chiese curiosa Vicky. - No, volevo proporti un giro per la baia. Ci sarà anche Summer che vorrebbe fare una bella rimpatriata prima di partire con Zack per l’Italia. Le farebbe piacere se venissi anche tu: lei ti adora, e si gloria ogni volta che esce con te! Si sente più importante! - - Non deve: sono un essere umano come voi, non un mostro sacro! - la prese in giro Vicky. - Si, ma vallo a ficcare in testa a lei! - ribatté Marissa gesticolando.
Vicky sorrise guardando l’orologio, poi si alzò, salutò Marissa e disse: - E’ tardi ora scappo! - E Marissa alzò una mano per salutarla.
Marissa rimase da sola con la sua birra, ancora un po’ nel locale, e le capitò di ripensare a quelle due strane ragazze che aveva incontrato poco prima, così sorrise, ma il suo sorriso si trasformò in rabbia, quando gettando uno sguardo fuori dal locale notò passare Ryan e Lindsday mano nella mano, abbracciati. Tuttavia si ricordò della promessa fatta a se stessa poco prima, prese la borsetta ed uscì dal bar, decidendo di andarsi a comprare un costoso vestito, dato che quando era nervosa fare shopping la calmava, e poi doveva pur sperperare in un modo i soldi della carta di credito datigli dalla sua odiosa madre.

L’indomani sera era giunto presto, e Marissa era nella sua camera, che si stava preparando, per uscire con le amiche. Tirò fuori dal suo guardaroba una lunga gonna nera di stoffa, un maglioncino di pizzo color lilla, ed un giubbino di quelli corti, sempre nero. Si vestì celermente e diede un ritocco al suo make-up, poi scese di corsa le scale. - Buonasera a tutti! - disse frettolosamente infilando la porta, ma sua madre uscì dalla cucina e le disse: - Perché non ceni con noi? - - Forse perché non mi va? - la provocò Marissa, che chiuse la porta dietro di se, e filò di corsa via.
Marissa, Vicky e Summer, passeggiavano parlottando sul pontile affacciandosi di tanto in tanto per sentire il mare che si frangeva al di sotto di esso. Ad un certo punto, Summer si voltò verso la strada e con sua somma sorpresa esclamò: - Guardate quelle luci: provengono dal locale laggiù! - Le altre due si voltarono per vedere, quindi Vicky considerò: - Che strano, sono quattro mesi che abito qui, e non l’ho mai visto aperto prima di stasera! - - Io invece ho visto gente che ci lavorava qualche giorno fa, e si affannavano anche tanto! - concluse Marissa, per poi aggiungere: - Beh, perché non andiamo a vedere di cosa si tratta? -
Senza pensarci due volte, colme di curiosità, le tre si avvicinarono all’edificio, la cui forma era molto strana, sembrava una specie di pagoda cinese, o almeno quella era l’impressione che faceva vedendone il tetto a forma di grande cappello; mentre dell’interno si intravedeva ben poco, e tutto in prevalenza filtrato dalle luci rosse, viola, arancioni e blu, che soffuse erano accese all’interno. Era inconfondibile invece, il baccano che proveniva dall’interno, accompagnato dal vociferare dei passanti incuriositi, che commentavano l’apertura di quel posto. - I nuovi gestori devono aver operato un vero e proprio miracolo! - constatò Summer.
Marissa sollevò il capo, e vide che sopra di lei giganteggiava un’insegna luminosa, la cui luce blu fluorescente lasciava intravedere con intermittenza la scritta “Bait Shop”.
- Che nome carino per un locale! - esclamò; nel frattempo Vicky notò una locandina all’ingresso e cominciò a leggerla: - “Festeggiamo insieme l’inaugurazione del Bait Shop: vieni anche tu ed avrai l’ingresso omaggio con consumazione e musica dal vivo a soli 5 dollari!” - Non credendo alle loro orecchie, le altre due si avvicinarono per dare una sbirciatina alla pubblicità. Un’idea balenò nella mente della geniale Marissa: - Ragazze! Allora, perché non approfittiamo di questa grandiosa occasione? Non vorrete mica lasciarvi scappare una serata del genere? - disse tutta infervorata.
- Non vorrai mica fartela scappare? - ironizzò Vicky urtando Summer e prendendosi gioco di Marissa.
- Andiamo! - concluse Marissa avviandosi verso il corridoio di ingresso, e sparendo dalla vista di Victoria e Summer. - Ma dove sarà andata quella pazza adesso? - chiese Summer. - Non chiedermelo, la conosci da più tempo di me, dovresti sapere che non resiste al rischio ed all’ignoto! - - Beh, entriamo pure noi allora! - concluse Summer. Dopo poco però, anche Summer e Victoria si persero.
La semioscurità dell’ingresso sparì di colpo, rivelando agli occhi di Marissa, un’atmosfera gioiosa e frizzante, sollecitata anche dai ritmi rock della band che quella sera suonava nel locale. Il suo primo istinto fu gettarsi in pista nella mischia e ballare, ballare fino allo stremo.

Approfittando dell’assenza delle amiche, Vicky si reco al bagno per darsi una rinfrescata. Vi entrò dentro e si recò verso l’unico lavabo che non fosse occupato, cominciando a lavarsi mani e viso. Accanto a lei, una ragazza molto alta si stava rifacendo il make-up. Victoria, la ignorò completamente, almeno finché non successe qualcosa di del tutto inaspettato, complice anche il phon elettrico per asciugare le mani, posto al centro dei due lavandini. Accadde infatti che mentre Victoria si asciugava le mani, anche l’altra ragazza allungò distratta le sue per asciugarle, con il risultato di un vero e proprio scontro. - Scusami tanto! - disse Vicky desolata. - No! Scusami tu, ero distratta! - le disse l’altra, che la guardava dritta negli occhi.
Vicky era imbarazzata, aveva lo sguardo basso, moriva di vergogna, ma ad un tratto si sentiì prendere la mano e tirarla sotto il getto di acqua fredda. - Cosa fai? - chiese allarmata Victoria. - Temo di averti procurato un profondo taglio a causa delle mie unghia lunghe… - le rispose l’altra, per poi continuare: - Non ti preoccupare, ora disinfettiamo e mettiamo un cerotto! - - Ma non è nulla! - constatò Vicky.- Fa nulla, sempre meglio disinfettare! - incalzò l’altra. Presto tutto il supplizio per Victoria fu finito, ed ella si ritrovò a dover dire, sempre più imbarazzata alla sua premurosa interlocutrice: - Grazie… come posso sdebitarmi? - La ragazza le mise una mano sulla spalla, mentre l’altra mano la poggiò sotto il suo mento e delicatamente lo spinse in su, cercando di far incrociare le sguardo di Victoria con il suo. Le disse soltanto: - L’unico modo che conosco per farti sdebitare, è quello che tu mi faccia un bel sorriso! - E Vicky fu costretta a guardarla, ma appena incrociò il suo sguardo, non poté credere ai suoi occhi: si trovò di fronte ad una ragazza alta, con un fisico statuario e possente, ed i lunghi e folti capelli neri, ed in breve si specchiò nel mare dei suoi occhi, e dischiuse un timido sorriso. - Oh, finalmente non guardi più solo le mie scarpe! Hai degli occhi molto belli, lo sai? - le disse la ragazza. Victoria, non riuscendo a sostenere la situazione, abbassò nuovamente lo sguardo. - Perchè abbassi lo sguardo di nuovo? Ti do forse troppo imbarazzo? - le chiese. Arrossendo vistosamente Victoria farfugliò: - N.. No! Ma che dici! - - Oh, beh, a me invece sembra proprio di si… Comunque piacere, mi chiamo Helen! - le disse la ragazza porgendole la mano e cercando di metterla a proprio agio. Victoria afferrò con delicatezza la sua mano e disse: - Piacere, Victoria! - - Victoria? Che bel nome! - scherzò Helen, per poi continuare: - Ascolta, se sei sola, ti va di sederci insieme ad un tavolino, così mi onori un po’ della tua compagnia? - Victoria cominciò ad inalberarsi, strabuzzò gli occhi, e cercò di parlare esternando la propria disapprovazione, ma prima fu anticipata dall’altra: - Oh, ti prego, non fraintendere! La verità è che il locale è di una mia amica ed io sono stata invitata, ma ora lei sta lavorando e non può darmi retta, dato che sono sola e non conosco nessuno in città, che ne dici se scambiamo due chiacchiere? - - Ah, mi stavo preoccupando! Quand’è così, ok! Ma bada, anche io sono nuova di Newport e non so ancora tanti pettegolezzi! - scherzò Victoria con maggiore serenità. - Oh, va bene lo stesso! Possiamo parlare comunque del più e del meno! - E le due uscirono insieme dal bagno, cercando un posto tranquillo per parlare.

Marissa si sentiva esausta dopo aver dato fondo a tutte le sue energie, la musica del gruppo che suonava le piaceva particolarmente, ed avrebbe continuato a ballare se solo ne avesse avuto le forze, ma così non fu, ed abbandonò la pista recandosi verso il bancone del bar per rinfrescarsi e sedare la sete.
Si sedette dunque su uno sgabello, si pulì le perle di sudore che le incorniciavano la fronte e chiese alla barista voltata di spalle: - Scusa, ti spiace darmi una birra? - La ragazza voltata le rispose: - Certo che te la do, scusa solo un secondo! - e continuò a svolgere le sue faccende. Poco dopo la barista prese un bel bicchiere profondo, lo riempì di birra alla spina e lo poggiò in un piattino, a sua volta poggiato in un vassoio, al quale aggiunse una scodella con dei salatini ed altri stuzzichini vari. Mentre ancora stava ultimando l’ordinazione, alcune persone le si avvicinarono e dissero: - Ciao Alex! Ancora auguri per il locale! - Alex si voltò con il vassoio in mano e fece per ringraziare cordialmente, ma la sua attenzione fu richiamata da Marissa che sbigottita esclamò: - Alex? - Alex si voltò verso Marissa poggiando il vassoio sul banco e chiedendole: - E’ tua la birra vero? - - C…Certo! - balbettò sorpresa Marissa, che rimase letteralmente senza fiato nel constatare la bellezza della persona che le stava di fronte, e che l’altro giorno, un po’ per la linea difensiva adottata dalla stessa Alex, un po’ per distrazione non aveva avuto modo di notare. Aveva i lineamenti del viso perfetti, i suoi profondi occhi azzurri erano molto espressivi, aveva la folta chioma bionda lunga legata con uno chignon, ed una ciocca blu che scendeva al lato del volto. Il suo fisico era molto curato. Marissa non poté far a meno che riconoscere a se stessa, che quella ragazza era davvero bella. - Ci conosciamo? - chiese Alex avvertendo l’insistente sguardo di Marissa su di lei. - Oh, si! - esclamò Marissa, per poi continuare: - Ricordi il Dry Dock? Ieri ci siamo incontrate lì, e tu e la tua amica mi avete tolto di torno un rompiscatole! Non ho parole per ringraziarvi!- - Ah, si! - disse Alex, cominciando a focalizzare l’episodio, per poi dire: - Beh, non dovresti ringraziare me, Ha fatto tutto Helen! Spero solo non l’abbia mandato al pronto soccorso! - rispose Alex, pulendo con un panno il bancone.
Il dialogo tra le due si interruppe, eppure Marissa sentiva in cuor suo che voleva continuare a parlare con quella persona, ma non sapeva proprio cosa dire, così, guardandosi intorno, prese a parlare della prima cosa che le venne in mente: - Allora, questo è il tuo locale? - chiese. Alex rispose: - Beh, non esageriamo: non proprio mio! Io l’ho preso solo in gestione! Non avrei tutti i soldi che servono per rilevare questo posto dal proprietario! - Sorridendo Marissa disse: - Ieri mi dicesti che non eri di qua… ma dato il fatto che hai aperto un locale, posso intuire che hai deciso di fermarti per un po’ a Newport? - - Beh, puoi vederlo da te: Ormai il locale è bello e inaugurato! - rispose Alex. - Speriamo allora che sia sempre pieno così! - esclamò Marissa cominciando a bere. - Già… - sospirò Alex, poggiando entrambe le mani sul bancone e guardando il gruppo sul palco, che nel frattempo aveva cominciato a suonare canzoni più soft. - Sai… - le disse Marissa sgranocchiando i salatini, per poi ultimare: - E’ uscito fuori proprio un bel localino; era chiuso da non so quanti anni ed ora mi sembra un sogno vederlo aperto! - - I sogni a volte possono diventare realtà! - le disse Alex fissandola, con un filo di nostalgia nella voce.
- A proposito: - Io mi chiamo Marissa: non abbiamo ancora avuto modo di presentarci! - le disse tendendole la mano. Alex la afferrò vigorosamente rispondendo: - Piacere Al…ops, credo che tu sappia già molto bene il mio nome! - ed entrambe risero di gusto. Poi Alex le chiese: - A proposito, sei venuta da sola? - - No! Sono venuta con due mie amiche, ma non le vedo più in giro! - sorrise parlando Marissa. - E’ molto strano: il locale è estremamente piccolo! Come si fa a perdersi praticamente in 50 metri di spazio? - constatò Alex. - Dai, non pensarci, non fa nulla: se mi vogliono mi cercano loro. Io per ora sto bene dove sto! - disse Marissa.
- Sempre ammesso che nel frattempo non si siano accoppiate con qualcuno… in tal caso… sarebbe inutile che tu le aspettassi! - scherzò Alex. - Ma chi? Parli di Summer e Victoria? Ma non farmi ridere! - scherzò a sua volta Marissa, che però dovette spiegarsi meglio, dato lo sguardo interrogativo di Alex, così concluse: - Voglio dire, Summer è subissata dai suoi problemi amorosi! Vive una vita incasinata e non penso ci tenga a complicarsela ulteriormente. Quanto a Vicky, beh, per lei non esistono altri amori al di fuori della pallavolo e dei suoi adorati libri! - Alex sorrise incrociando il suo sguardo con quello di Marissa, poi le chiese: - E tu? Che ami? -
Marissa diventò di colpo seria: nella sua mente tornò come un vivido flashback il ricordo di Ryan e Lindsday mano nella mano, ed il suo sguardo si incupì.
Alex la osservò intuendo il suo repentino cambiamento di umore, e seriamente le disse: - Scusa, non volevo essere invadente… - Marissa che intanto aveva abbassato lo sguardo, lo rialzò lievemente accompagnandolo ad un cenno di assenso del capo; poi guardò l’orologio e disse: - Accidenti! E’ proprio tardi! Devo recuperare quelle due e volare a casa, sennò chi la sente la cara mammina! - e detto questo prese il portafogli dalla borsetta per pagare la sua consumazione. Poggiò i soldi sul banco e si fissò ancora una volta a guardare Alex. Alex a sua volta fissò prima i soldi, poi Marissa, prese la banconota in mano e contemporaneamente la mano dell’altra, e gliela aprì delicatamente restituendole i soldi. Marrisa la fissava perplessa, così Alex le disse semplicemente: - Non devi! Stasera per te offre la casa! - Marissa sfilò delicatamente la sua mano dalla mano di Alex e disse : - Sono ancora una volta in debito con te: grazie! Spero di rivederti presto. Ciao! - Alex la vide allontanarsi e sollevò un braccio per salutarla, la osservò uscire dal locale cominciando ad avvertire una strana sensazione farsi largo in lei.

CAPITOLO 3: SENTIMENTI A CONFRONTO

Una splendida giornata di sole, nonostante il freddo del mese di gennaio, faceva da cornice ad una mattina di relax per Marissa e Victoria, che incontratesi alla villa di Caleb Nicol, stavano sedute sul letto della stanza di Marissa ad ascoltare distrattamente musica e a raccontarsi quella che era stata la loro serata. - Lo sai? Ieri sera mi è capitata una cosa incredibile! - Raccontò entusiasta Victoria. - Ah si? Mai quanto quello che è successo a me! - rincarò la dose Marissa. - Tu dici? - la sfidò Vicky. Marissa la guardò, cercò il telecomando e spense lo stereo, poi disse: - Avanti, racconta! - Vicky sorseggiò la cioccolata calda, che l’amica le aveva preparato, poi si schiarì la voce e cominciò a raccontare: - Tutto è cominciato quando ho perso di vista sia te che Summer…approfittai per andare al bagno, per darmi una sistemata e chi vi ho trovato lì? Una stupenda ragazza che mi ha invitata a passare la serata con lei! - -Wow! E tu? - chiese infervorata Marissa. - All’inizio non mi andava… mi sembrava una cosa alquanto ambigua, ma poi mi sono convinta, ed ho trascorso il resto della serata a chiacchierare e a divertirmi con lei! - le spiegò Victoria. - Oh bene! Sono contenta! - rispose Marissa, che iniziò col prenderla in giro: - Ma ti stai buttando sull’altra sponda? - le disse ridendo. - No, no! - arrossì Vicky che concluse: - Comunque pensavo che se mi trovassi particolarmente bene, e se il nostro rapporto sfocia in un qualcosa di più profondo, non vedo chi può impedirmi di farlo! - constatò seriamente Vicky. - Si, è giusto! - osservò Marissa. - A proposito. Tu invece che hai fatto che sei sparita nel nulla? - le domandò Vicky per sviare l’imbarazzante conversazione. - Ho rivisto Alex! - rispose contenta Marissa. - Alex? ma chi? Quella tipa strana del Dry Dock? - - Si proprio lei! E comunque non è affatto strana, o meglio non lo è più di tanto rispetto all’altra gente! - - E così ora te la difendi anche? Ohi Ohi, sento odore di buone nuove nell’aria! - concluse Vicky restituendo la battuta di poco prima a Marissa. - Dai, smettila! Sto solo dicendo che è simpatica e gentile… Se non fosse stato per lei, ieri sera mi sarei annoiata mortalmente!! - sorrise parlando Marissa. - Cara Marissa, ti comunico ufficialmente che stiamo per attraversare l’altra sponda! - scherzò Vicky alzandosi dal letto ed andandosi a sedere sulla sedia vicino alla scrivania. Marissa la seguì con lo sguardo, prima di ricordarsi per qualche attimo del volto e gli occhi espressivi di Alex, quelli occhi profondi che proprio non riusciva a cancellare. - Ma dai non dire scemenze! Sai benissimo che oltre Ryan per me non esiste più nessuno! - si giustificò, scuotendo la testa e tentando di scacciare quel pensiero dalla sua mente. Vicky esordì dicendole: - Seriamente, passeresti all’altra sponda? - - No! Sai bene come la penso: non posso cancellare il mio passato con un colpo di spugna per mettermi con la prima donna che incontro! - parlò seriamente Marissa.
Ma dimmi, com’è la ragazza che hai conosciuto? - chiese Marissa rimettendo gli occhiali da sole sugli occhi. - Oh… è bella, alta, occhi chiari, capelli neri, fisico possente… mi ha detto che insegna arti marziali! - raccontò ancora Victoria. - E come mai era al Bait Shop ieri sera? - incalzò Marissa - Perché è un’amica della persona che gestisce il locale… - rispose Victoria - Sul serio? - sgranò gli occhi Marissa per poi dire: - Non è che per caso questa persona si chiama Helen? - - Si! Ma tu come lo sai? - chiese Vicky. - Semplice, è lei l’energumena che mi ha tolto la seccatura di quel tipo al Dry Dock! - - Ciò significa che Alex ed Helen sono amiche? E che Alex gestisce il Bait Shop? Giuro mi sarei aspettata tutto tranne questo!! - parlò sorpresa Victioria. - Il mondo è pieno di sorprese Vicky! - sospirò Marissa, che si interruppe un istante bagnando le labbra nella sua cioccolata, poi riprese: - Ad esempio, non si può dire che a Summer la serata sia andata bene! - - E perché? - chiese incuriosita Victoria. - Ha incontrato Seth che ci ha provato di nuovo con lei! Era molto imbarazzata, così è uscita di corsa dal locale ed è tornata a casa, mentre Seth è rimasto solo. Chissà dove sarà andato a fare danno quello scemo! - parlò Marissa e le due sorrisero insieme a crepapelle, poi continuò: - Per una serie di intoppi, è stata costretta a spostare anche il suo viaggio in Italia con Zack… - - Poverina Summer! Non la invidio proprio! - concluse Victoria.
- Comunque al Bait Shop intendo tornarci al più presto! - disse Marissa tornando al discorso sulla sera prima divenendo molto seria. - Io ti seguo a ruota! - ultimò Victoria, che si voltò verso la sua sacca e vi tirò fuori un libro, poi disse: - Ora però studiamo un po’, ok? - - Se proprio non abbiamo altra alternativa… - sbuffò Marissa.

Il campanello di casa di Alex suonava all’impazzata, quasi come se la persona al di fuori della porta volesse gettarla giù. Alex fu svegliata dal suono infernale, si alzò di soprassalto dal letto, ed indossando di corsa il pantalone del pigiama si precipitò ad aprire. - Chi diavolo sarà che butta giù la porta? - disse alterata. Quando aprì la porta si ritrovò davanti Helen. Un guizzo di rabbia passò attraverso i suoi occhi, fece accomodare l’amica e richiudendo la porta dietro di se disse: - Ma sai che ora è? - e si lasciò andare ad un grosso sbadiglio. - Buongiorno a te, si tutto bene grazie: serata ok! - la prese in giro Helen tirando fuori dalla borsa un pacchetto caldo e profumato di vaniglia. - E chi te lo ha chiesto! - rispose Alex stiracchiandosi. - Va bene, so che sono le 11 del mattino, e che ciò per te significa aver dormito solo per 5 ore, ma devo raccontarti una cosa bellissima che mi è successa ieri sera! - si giustificò Helen. - Spero sia una cosa vitale, altrimenti non ti perdono di avermi svegliata! - la punzecchiò Alex - E dai non fare la scorbutica, ti ho portato le ciambelline fritte che ti piacciono tanto! - le rispose Helen fissandola con due grandissimi occhioni. Disarmata di fronte a quello sguardo, Alex sorrise, abbandonò la sua aria da dura e scherzando disse: - Mi hai portato le ciambelline per darmi il contentino! - Poi si sedette sul divano sbadigliando, aveva i capelli ancora arruffati dal sonno e le orecchie poco disponibili all’ascolto, ma capì che tanto Helen si era stanziata lì per ora, e non se ne sarebbe andata finché non le avrebbe raccontato cosa era successo. La sua unica speranza era quella che presto Helen andasse in palestra, così da toglierle il disturbo. Tra Alex ed Helen c’era molta confidenza, perché entrambe erano scappate via dal loro paese di origine, per cercare di migliorare la loro vita. Avevano fondato praticamente una famiglia insieme, pur essendosi conosciute a Los Angeles circa tre anni prima, ed ognuna delle due puntava sull’altra. Helen era orfana, mentre Alex era scappata dai suoi genitori per un capriccio adolescenziale, ma da allora non aveva più fatto ritorno a casa. Era naturale dunque che Hel sapeva di poter svegliare Alex, come Alex sapeva che Helen aveva bisogno di un consiglio in quel momento, altrimenti non i sarebbe mai permessa di disturbarla a quell’ora. - Allora cosa dovevi dirmi di tanto importante da non poter attendere fino a oggi pomeriggio? - la incitò a parlare Alex. Helen, conoscendo a menadito la casa di Alex, si recò verso il frigorifero e vi prese un bicchiere di latte, poi si sedette comodamente sul divano e cominciò a raccontare: - Ieri al locale ho conosciuto una ragazza… - esordì. - E tu mi svegli di prima mattina per parlarmi una ragazza? Sai benissimo che sono agnostica all’amore in questo periodo! - la interruppe l’amica. - Guarda che non voglio presentartela, piace a me! - puntualizzò Helen. - E dunque? - disse Alex spronandola a continuare. - Dunque, ho conosciuto questa ragazza e ho parlato con lei per molto tempo ieri sera… sono giunta alla conclusione di provare qualcosa per lei! - raccontò seria Hel. - Ma non farmi ridere, non hai mai creduto all’amore a prima vista! - si burlò di lei Alex. - Al, sento che è diverso stavolta, non so spiegarlo, ma è così! Per favore, possiamo parlarne seriamente? - la esortò Helen. - -Tu mi stai chiedendo consiglio sulla tua vita amorosa? E’ incredibile! Fammi affacciare, vediamo se il tempo sta cambiando! - continuo imperterrita Alex. - Vabbè, ho capito! Non ti sei svegliata bene stamattina, e data la tua incapacità ad intavolare un discorso serio, me ne vado: perdo solo tempo così! - si arrabbiò Helen posando il bicchiere sul tavolo e prendendo la borsetta, si voltò verso l’uscita. - No, dai, scusami, rimani qui, parliamo! - la trattenne Alex scusandosi per averla presa poco seriamente, per poi continuare: - A parte la stranezza del fatto che ti sia rivolta a me per un consiglio, non vedo dove sussista il problema! Ti piace una ragazza? Ok! Sei sempre stata una rubacuori, vedrai che la otterrai anche stavolta! - la incoraggiò - E’ diverso stavolta Alex, totalmente diverso. Per dirla tutta, mi sembra anche che a lei le donne non le si filino… Cosa devo fare? - chiese aiuto Helen tornando a sedersi sul divano. - Se non le piacciono le donne a questa tua amica,suggerirei di metterti l’animo in pace! - le consigliò Alex - Hai altre alternative a questa? - si informò Helen. Alex le si sedette accanto, addolcì il tono di voce e molto amichevolmente le disse: - Ascolta, sei sempre stata brava a trovarti le fidanzate, non capisco perché ti demoralizzi adesso. Ti piace veramente? Parlale chiaramente, o tutt’ al più faglielo capire: corteggiala! Non so cos’altro dirti! Ma sono sicura di una cosa, comunque vada, anche stavolta farai le scelte migliori per te, perché…beh, perché in fondo, sei una che piace alle donne! - le sorrise Alex, poggiandole una mano sulla spalla. Helen si voltò e ricambiò il sorriso, poi l’altra le chiese: - A proposito: come si chiama la fortunata prescelta? - Serenamente Helen pronunciò quel nome: - Victoria, ma per gli amici Vicky! -
Alex mutò espressione improvvisamente, perse colorito e fu costretta ad appoggiarsi al mobile per non cadere tanto fu il suo stupore. - Alex, ma cosa c’è, non stai bene? - si preoccupò Hel - Si… - sibilò Alex nella cui mente riaffiorò prepotentemente il ricordo della ragazza della sera precedente, quella con la quale aveva scambiato qualche chiacchiera. Ricordò anche che Marissa le aveva parlato di Vicky, e non poteva credere che la sua migliore amica si fosse innamorata dell’amica di quella ragazza che le procurava così tante emozioni. Riprendendosi, con un filo di voce disse: - Hel, credo di conoscerla… - - Sul serio? E come la conosci? - domandò incuriosita Helen - Voglio dire, non la conosco personalmente, ma so che è l’ amica di quella ragazza che difendesti al bar qualche giorno fa… Ricordi? - parlò Alex. - Oh si! Quanto è piccolo il mondo! - esclamò Helen.
Mentre calò qualche istante di silenzio tra le due, il telefonino di Helen squillò, così la ragazza fece cenno ad Alex di aspettare qualche minuto; scavò rapidamente nella borsa, lo estrasse e aprendolo cominciò a parlarvi. La telefonata fu piuttosto breve, ma dopo di quella, Helen, salutò frettolosamente Alex ringraziandola e dicendole premurosamente: - Io credo che sia arrivata anche per te l’ora di conoscere l’amore, perciò, non indurire il tuo cuore e lascia che la gente ti ami! - dunque scappò via per andare a lavorare.
La porta di casa si richiuse ed Alex si abbandonò cadendo, del tutto priva di forze sul divano. Le parole che gli aveva detto Helen risuonarono più volte nella sua mente, associate all’immagine di quella ragazza, ai suoi occhi così sconosciuta che risultava essere Marissa. - Marissa… Marissa… - continuava a ripeterle il suo cuore, ma la sua mente, le spiattellava davanti, attraverso tanti flashback, tutte le sue delusioni amorose, compresa l’ultima di Jodie, la cui storia si era protratta fino a qualche mese prima del suo arrivo a Newport.
Alex si sdraiò sul divano; aveva gli occhi lucidi, stava cedendo al pianto, mentre osservava un punto impreciso del soffitto rimuginando: - La mia vita è una completa rovina… sono scappata di casa a 18 anni, non ci sono più tornata da allora, eppure mi chiedo come sarebbe stata la mia vita se avessi trovato il coraggio di rimanere ed affrontare mio padre…Ho vissuto gli orrori della violenza dell’uomo che mi aveva messa al mondo, ed ora ho paura, ho paura di lasciarmi andare completamente all’amore. Non voglio più soffrire, non posso più permettermelo. Vorrei tanto trovare una persona con la quale costruire qualcosa di solido… una famiglia... so di essere di gusti difficili ed è per questo che con tutte quelle che mi ha presentato Helen non mi sono trovata bene… Io voglio qualcuno capace di amarmi per davvero, capace di trasmettermi forti emozioni, di condividere ed intrecciare la mia vita alla sua…Non posso soffrire ancora! - si ripeté più volte, prima di cedere esausta al sonno ed alla stanchezza, addormentandosi rannicchiata sul divano.


CAPITOLO 4: RITORNO AL BAIT SHOP

Erano trascorsi circa una decina di giorni dall’inaugurazione del Bait Shop, ed alcune cose erano cambiate mentre Marissa e Victoria perdevano tempo a decidere in quale occasione si sarebbero ripresentate al locale di Alex.
Una mattina, trovandosi in classe, durante un noiosissimo compito di matematica, Marissa (il cui foglio era più bianco ed immacolato della neve), come suo solito era distratta, rintanata nei suoi pensieri, quando tutt’ad un tratto, osservando al di fuori della finestra la pioggia scrosciante, ebbe una folgorazione: - “Perché non tornare stasera al Bait Shop?” - pensò tra se e se. Cercando adepte che perorassero la sua causa, si voltò prima verso Summer, seduta accanto a lei, ma vide che era troppo impegnata a risolvere il suo sudoku, per starla ad ascoltare, poi guardò Victoria davanti a lei, china con la testa sul compito, che scriveva come una forsennata. Non potendo comunicare con lei, seduta al banco davanti al suo, prese un foglio di carta e vi scrisse: - “Stasera serata al Bait Shop; non prendere impegni! Ok? Appuntamento verso le 20.30…” - lo richiuse e lo fece scivolare lentamente in terra, sotto i piedi di Victoria, per poi schiarirsi la voce e dire: - Pratt, hai perso un foglio! - e le indicò il foglio sotto la sua sedia. Victoria intuendo dal suo comportamento, il secondo fine di Marissa, la assecondò, si chinò a prenderlo, ringraziò e lo aprì per leggere. Appena finito, si voltò verso lo zainetto poggiato sulla spalliera della sedia, e fece per prendere una penna: questa fu la scusa ufficiale per poter rispondere sottovoce a Marissa: - Ok! -

La giornata volse presto a termine per le ragazze, che si preparavano a vedersi per andare al loro locale preferito.
Marissa era nella sua camera a truccarsi, quando sua madre aprendo la porta, entrò di soppiatto dicendole sgarbatamente: - Intuisco che neppure stasera rimarrai a casa! - Marissa che era impegnata a mettersi il rimmel, la fissò dallo specchio con la coda dell’occhio, sbuffò poi rispose: - Intuisci bene! - Julie accostò la porta dietro di se e arrabbiata le chiese: - Ma perché ti stai comportando così: non capisco! Cosa ti manca? Hai tutto; tante altre ragazze farebbero carte false per fare la vita che fai tu; vorrebbero avere ciò che hai tu, ma non possono! - - Per favore non ricominciare con i tuoi stupidi discorsi moralisti! Non te lo concedo! - la interruppe bruscamente Marissa, per poi continuare infuriata: - Tu sei l’unica che non può venirmi a dire cosa devo fare o non fare! - Julie smorzando il tono della conversazione chiese: - Ma perché, non capisco, cosa ti ho fatto? - - Cosa credi, che io non sappia che stai con Caleb solo per convenienza? Credi che non sappia che aspetti solo la sua morte per rilevare tutti i suoi averi? E pensi che io non sappia che appena puoi ti infili nel letto di qualcun altro? Sei una sporca opportunista! Non ti sopporto! - le rinfacciò Marissa - Ti impedisco di parlarmi così! Buona o cattiva che io sia, sono pur sempre tua madre! - esplose Julie che le si avvicinò dandole una sonora sberla sulla guancia. Marissa si toccò la guancia dolente, fissò sua madre esternandole tutto il disprezzo che aveva per lei, poi scappò verso la porta, e prendendo la borsetta le strillò: - Avrei preferito non avere una madre, piuttosto che averne una come te! - infilò le scale e scese di sotto. Arrivò all’ingresso per prendere il suo giubbino, passando per il salotto nel quale stava studiando Lindsday. La sorellastra essendo preoccupata per il suo fragile stato emotivo, causato dell’accesa conversazione che non aveva potuto fare a meno di ascoltare, si recò da Marissa e le chiese: - Tutto ok? - - Si. Ciao - rispose fredda Marissa prima di uscire e sbattere dietro di se la porta.
In poco tempo incontrò Victoria e le due furono al Bait Shop.
Marissa di solito raccontava sempre tutto a Victoria, ma stavolta non fu così e stette in silenzio, tanta era l’amarezza che provava; sicuramente più avanti gliel’avrebbe raccontato, ma ora proprio no: doveva rielaborare mentalmente i fatti che erano successi, e cercare prima di sbollire la rabbia che aveva in corpo. Victoria, d’altro canto non era stupida, aveva intuito benissimo che quella sera a Marissa era successo qualcosa di spiacevole, e visto il comportamento silenziosamente insolito dell’amica, e l’alone rosso rimastole sul volto, capì che la ragazza aveva avuto problemi a casa. Rispettando la sua decisione di non parlare, Victoria le si limitò soltanto a dire con molta premura: - Ora sei in giro: Pensa solo a divertirti e lascia a casa i tuoi problemi, vedrai che questa serata si aggiusta! - quindi le carezzò la spalla con la mano, e puntando un dito contro il grosso cupolone del Bait Shop, le indicò la sua fonte di distrazione per la serata.

La musica era molto alta all’interno del locale, e appena entrarono sia Vicky che Marissa si sentirono per un attimo confuse e assordate. Bastò molto poco però, per ambientarsi di nuovo a quel posto e a quella gente, un target giovanile molto vasto, così Marissa quasi come fosse ipnotizzata dalla musica house di quella sera, propose a Victoria di gettarsi nella mischia e ballare fino a che non sarebbero cadute esauste a terra. Per nulla favorevole all’autolesionismo di Marissa, Victoria declinò gentilmente l’invito rispondendole che l’avrebbe aspettata seduta al bancone del bar.
- Vai a cercare Helen? - la stuzzicò Marissa, cominciando a muovere braccia e bacino a tempo di musica - Perché no!?! Mi hai dato una buona idea! - le rispose Victoria sorridendole. E si allontanò dalla pista da ballo.
Victoria si sedette su uno sgabello al bancone del bar, ed aspettò con pazienza che tornasse Alex, che non c’era. Mentre attendeva si guardava intorno, nella speranza di poter intravedere Helen. Nel frattempo, Alex di ritorno dal deposito poggiò rumorosamente per terra una cassa colma di bottiglie di birra che andavano sistemate nel frigorifero; la vide seduta e le disse: - Ciao! - - Ciao! Non ti avevo sentita arrivare! - rispose cordialmente Victoria. - Strano, ho fatto un gran casino! - scherzò Alex, per poi continuare con tono professionale: - Desideri qualcosa da bere? - No grazie! Non voglio nulla. Come va? - rispose Victoria - Bene grazie e a te? - rinviò la domanda Alex tagliando velocemente delle fette di limone da intingere in un cocktail. - Tutto bene, a proposito, io sono Victoria! - disse presentandosi la ragazza. - So benissimo chi sei, la tua amica ti ha dipinto in maniera molto colorita la scorsa volta! - scherzò nuovamente Alex, ed entrambe sorrisero. - Come mai qui? - le chiese poi con più serietà. - Mah, nulla di particolare, passavo di qui e mi sono detta: perché non farmi un giro al Bait Shop? - disse Vicky cercando di non lasciar trapelare i veri motivi che l’avevano spinta fin lì. - Interessi particolari qui al Bait Shop? - chiese allusiva Alex per poi ultimare: - Magari hai pensato: potrei incontrare Helen! - Victoria arrossì violentemente, abbassò il capo imbarazzata e rispose: - No, no, ma cosa vai a pensare… - poi lo risollevò leggermente, guardando di sfuggita Alex il cui sguardo su di lei sembrava dirle: “prova a raccontarla a qualcun’ altra!”. Così spalle al muro Victoria fu costretta a confessarle: - Già… - - Non c’è imbarazzo alcuno, non temere, è lecito che tu sia qui! Qualunque sia il motivo che ti ha spinto a venire! - le disse incoraggiandola Alex. A quelle parole Victoria trovò il coraggio necessario per tornare a guardarla negli occhi, quindi la fissò rasserenandosi della sicurezza che quegli occhi azzurri e sinceri sapevano infonderle, colse la palla al balzo e le chiese: - Come mai non la vedo? - - Beh, in realtà non è venuta! - commentò Alex, indaffarata a versare dei salatini nei piatti, e preparare un vassoio da portare ad un privé - Come? - le chiese Victoria delusa - E’ rimasta a casa perché in questi giorni non è stata bene! - le spiegò Alex - E cosa ha avuto? - chiese preoccupata Victoria. - Oh, nulla di grave, solo un’influenza! Le passerà: ha sopportato di peggio nella vita! - sorrise Alex parlando stranita del fatto che una persona grande, grossa e forte come Hel fosse stata messa praticamente in ginocchio dall’influenza. - E ora come sta? - chiese Victoria. Alex lesse molta apprensione nei suoi occhi, e capì che forse la ragazza aveva bisogno di poter vedere e parlare con Helen, così, fulminata da un’idea le disse: - Senti, facciamo una cosa: Ti do il suo indirizzo, così la vai a trovare di persona e le chiedi tutto quello che vuoi! - Victoria strabuzzò gli occhi dicendo impacciata: - Ma no… non è il caso… voglio dire, a stento mi conosce… - - Non ti preoccupare, sono sicura che le farà piacere vederti! - la rassicurò Alex. - Sul serio? - incalzò la ragazza. - Ho per caso la faccia di una che va in giro a raccontare frottole? - obbiettò Alex con tono falsamente arrabbiato.
Victoria sorrise della battuta e disse: - Ok, grazie! - quindi si segnò l’indirizzo su un pezzo di carta, e scappando via come un razzo verso la pista da ballo urlò alla barista: - Grazie Alex, sei un tesoro! - Alex le sorrise, scosse il capo e continuò a fare le sue faccende.
Victoria arrivata in pista, afferrò Marissa per un braccio e le disse: - Ti fa nulla se scappo? Alex mi ha dato l’indirizzo di Helen, non sta bene e vado a trovarla a casa. Posso lasciarti sola? Mica combini qualche guaio? - Marissa le si appoggiò pesantemente su di un braccio a causa dei suoi giramenti di testa; aveva volteggiato per più di un’ora, e in quel momento le pareva che tutta la stanza stesse muovendosi attorno a lei, ma capì chiaramente le parole di Victoria e la incitò ammiccandole un sorrisetto: - No, no! Vai! -
- E non ridere così scema! - rimbrottò Victoria pensando a cosa Marissa stesse pensando a sua volta in quel momento. - Ok a domani, scappo! Prometto che ti racconto tutto! - le disse in seguito Victoria. Le due si salutarono e la bionda uscì di fretta, recandosi verso la sua auto.

Come di consueto, ad un certo orario la musica house e tutti i pezzi da discoteca lasciavano il posto a pezzi melodici più pacati, e Marissa decise di smettere di ballare, anche perché si sentiva molto stanca; anche per quella sera si era scatenata, a scapito dei suoi poveri piedi che le dolevano terribilmente, a causa delle scarpe con il tacco. Si sedette a peso morto sulla prima sedia che vide per riposarsi un attimo, poi pensò di andare a salutare Alex, dopotutto glielo doveva, era tutta la sera che non si era fatta viva, e poi aveva la gola secca, avrebbe approfittato per prendere qualcosa di dissetante. Così si incamminò verso il bancone, che però trovò vuoto; si poggiò ad uno sgabello ed aspettò che Alex tornasse. Passarono circa quindici minuti prima che Marissa potesse realizzare ciò che effettivamente stava accadendo, una cosa che andava via via sfuggendo al suo controllo: vicino al palco intravide Seth, che non era solo, ma in dolce compagnia, la sua dolce compagna era Alex. I due si stringevano forte mentre ascoltavano il dolcissimo pezzo: Blu eyes blu di Erick Clapton, i cui assoli di chitarra riempivano l’atmosfera di amore e voglia di stare insieme. Marissa li squadrò ben bene rodendosi dentro, così pensò tra se e se: - “Seth, brutto bastardo! E’ così che cerchi di riconquistare Summer? Vai in giro rimorchiando ragazze, mettendoti con la prima che incontri?” - In realtà, l’impatto con quella situazione fu molto più duro di quanto lei si sforzasse di credere, tanto che non riusciva a capire cosa le stesse accadendo: la infastidiva il fatto che Seth stesse facendo il cascamorto con un’altra che non fosse Summer, o era gelosa che l’oggetto delle sue attenzioni fosse Alex? Marissa rimase a fissarli a lungo, ma d’improvviso Alex si voltò verso il bancone e vi scorse Marissa, che puntava insistente il suo sguardo su di loro, allora si divincolò dall’abbraccio di Seth e continuò ad ascoltare quel pezzo a distanza di sicurezza da lui. - Ehi che ti prende? - chiese Seth spiazzato. - N.. No nulla, ho un po’ di caldo! - si giustificò Alex voltandosi di nuovo verso il bancone nella speranza di rivedere Marissa, che però non era più lì. - Scusami vado a prendere una boccata d’aria… - disse poi rivolgendosi ancora a Seth. - Stai bene? - chiese il ragazzo preoccupato dei suoi atteggiamenti. Alex non rispose e sentendosi un nodo in gola, imboccò l’uscita.
- Cosa diamine vuoi? Non ti è bastato litigare questa sera? Abbiamo dato il meglio di noi davanti a tutti, persino Lindsday ci ha sentite! - urlò Marissa per telefono, appartatasi sul retro del locale. - Ma piantala di dirmi cosa devo o non devo fare! Starti a sentire è solo una perdita di tempo per te e per me! - continuò.
Attirata dal parlare concitato, Alex soggiunse sul retro del Bait Shop e celandosi dietro ad un angolo sbirciò, vedendo che Marissa era a telefono, probabilmente con qualcuno che non gradiva sentire. Alex fu tentata ad andarsene, ma invece rimase, giusto in tempo per ascoltare le battute finali: - Non chiamarmi più quando sono fuori intesi? No mamma, non ti azzardare più! Ok? Notte! - e Marissa staccò la chiamata scagliando il telefono in terra.
Si sentiva a pezzi dopo quella discussione e si sedette, facendo attenzione a non cadere, su una panchina sgangherata. Fissava il vuoto come in cerca di risposte, quando all’improvviso sbucò dal nulla una persona che le si sedette vicino. Marissa alzò lo sguardo ed incontrò quello di Alex. - Ehi! - fu la prima cosa che disse. Alex le sorrise e le chiese: - Come va? - - Non bene…ma non ho voglia di parlarne - - Ok! Non parliamone allora! E’ per questo motivo che sei uscita dal locale? - le domandò Alex recuperando il cellulare che Marissa aveva gettato, restituendoglielo. - Si! - Tra le due calò il silenzio, poi Alex le disse: - Capisco che vuoi rimanere per un po’ sola, e che a casa non ci vuoi ritornare, ma non puoi rimanere qui fuori, tra poco verrà a fare il diluvio universale! - le disse scherzando Alex alzando lo sguardo al cielo e notando dei grossi e cupi nuvolosi neri. - Non mi importa! - rispose Marissa. - Allora, facciamo un accordo: se tu ritorni dentro, ti offro il mio ufficio come luogo di meditazione, e mi impegno a non farti disturbare da nessun seccatore; tu in cambio entri al coperto e non prendi freddo, che già c’ho Helen a casa malata con l’influenza, ok? - Alex riuscì a rubare un sorriso da Marissa e la condusse di nuovo dentro, accompagnandola alle scale per salire nel suo studio. Prima di salire Marissa si voltò verso lei e le disse: - Io non ti considero una seccatrice, potresti farmi tu un po’ di compagnia! - - Solo se pensi ti possa servire a qualcosa! - constatò Alex. Marissa annuì, ed Alex le disse: - Aspetta allora, sistemo un paio di cose e salgo, tu avviati intanto: queste sono le chiavi! - e la osservò sparire di sopra.
Alex girovagò per il locale mettendosi alla ricerca di Seth e quando lo trovò gli disse: - Scusa se sono andata via senza darti spiegazioni, ma non sto molto bene sono andata a prendere una boccata d’aria fuori, ma il mal di testa non ne vuole sapere di andare via. Temo di dover andare un po’ a riposare… - inventò Alex con aria patetica. - Ti accompagno a casa? - chiese Seth. - No, non occorre, salgo nel mio studio! - - Allora ti tengo compagnia! - incalzò il ragazzo - Ho detto che non è necessario! - parlò Alex, accompagnandolo bruscamente vicino all’uscita. - Allora buonanotte! A domani! - disse Seth. - A domani e scusami ancora per la serata andata buca! - rispose Alex, che con un po’ di rimorso lo vide andare via, ma finalmente poté salire a fare compagnia a Marissa.
Quando arrivò davanti alla porta del suo studio, Alex bussò con insistenza,così che Marissa potesse capire che era lei.
Poco dopo infatti la ragazza la venne ad aprire e molto silenziosamente richiuse la porta, mentre Alex sistemava qualche scartoffia sulla sua scrivania.
Marissa camminava nervosamente su e giù per la stanza, distraendo Alex che la seguiva con la coda dell’occhio. - La pianti di andare avanti indietro? Se insisti ancora un po’ consumi il pavimento e ci ritroviamo giù! - scherzò Alex. - Scusami…- rispose Marissa. - Dai, non stare in piedi, c’è il divano, accomodati! - le disse Alex additandole il divano. Marissa si sedette, e guardò Alex negli occhi, Alex a sua volta ricambiò lo sguardo dicendole dolcemente: - Rilassati, fai come se stessi a casa tua! - - Non nominiamo casa, per carità! - parlò Marissa con tono ironico, per poi dire ad Alex : - Ti spiace se mi tolgo le scarpe? Mi stanno tormentando! - - Tranquilla fa con comodo… - Alex si alzò, si diresse verso un mobile e vi scavò dentro per poi continuare a parlare: -…Qui al Bait Shop, siamo molto attrezzati: diamo in dotazione anche le mascherine antigas! Ne vuoi una? Io la metto per precauzione! - scherzò ancora Alex porgendo una mascherina a Marissa che la prese, la guardò intuendo cosa intendesse Alex, e continuando il tono scherzoso della conversazione gliela tirò contro. - Ma come siamo manesche stasera! - la prese in giro Alex - E non hai ancora visto il peggio di me! - le disse Marissa sfoderando un sorriso a cinquantaquattro denti. - E che c’è di peggio di una scorbutica lunatica? - incalzò Alex - Questo! - disse Marissa tirandole un cuscino in faccia - Ah, vuoi la guerra? E guerra sia! - dichiarò Alex. Le due si presero per un po’ a cuscinate, dandosi battaglia sul divano e ridendo a crepapelle quando si facevano il solletico a vicenda, così dopo un po’ giacevano stremate sul divano, tutte spettinate, con un sorriso inebetito stampato sul volto. - Cavoli, non mi divertivo così da una vita! - le disse Marissa. Alex la guardò sorridendo e dicendole: - A chi lo dici! - Ma il suo buonumore si arrestò di colpo quando, guardando in volto Marissa si accorse della macchia rossa sulla gota destra: - Marissa, ma cosa hai fatto al volto? - le chiese estremamente seria, avvicinandosi e sfiorando a malapena la zona arrossata. - Oh, nulla! - rispose Marissa imbarazzata della situazione venutasi a creare. - Marissa, questi sono segni di violenze: sei stata picchiata da qualcuno di recente? - le si rivolse Alex preoccupata. - No, nessuno ti ho detto! - - Se non parli non posso aiutarti; se mi hai voluto qui è perché evidentemente avevi da dirmi qualcosa, cosa aspetti a farlo? - le parlò preoccupata Alex. Marissa abbassò lo sguardo verso il pavimento poi rispose: - Hai ragione, sono stata picchiata da mia madre, ma era solo uno schiaffo… - - Mi spiace - constatò affranta Alex.
- Ma perché - le chiese in seguito. Marissa diventò di colpo seria, si pulì con un dito gli occhi lucidi e cominciò a raccontare: - Oh Alex sapessi… La mia vita è un disastro… Ho una pessima situazione familiare: Mio padre è andato via qualche tempo fa, dopo una lunga e tormentata relazione amorosa con mia madre; mia madre si è messa con un ricco miliardario solo perché è un’arrampicatrice sociale, e vuole essere a tutti i costi più ricca di quanto già non lo sia; inoltre ho una sorellastra che mi gira per casa, e non so neppure da dove è sbucata, e per di più si è fidanzata anche con il mio ex; ho avuto problemi con la droga, con l’alcool, sono stata una cleptomane… - parlò Marissa, come se ad ogni punto del suo discorso si disprezzasse sempre di più. - Cavoli, ho sempre creduto di aver avuto un’infanzia difficile, ed una giovinezza ancora peggiore… ma di fronte alla tua situazione, sono costretta a cederti la palma della sfiga! - constatò con serietà Alex. - Perché, non sei stata felice? - le chiese Marissa incuriosita. - Ti sembra felice una che scappa a 15 anni di casa perché stufa marcia del fatto che il padre la picchiava? - parlò ricordando dolorosamente Alex alzandosi dal divano ed andando a picchiare un pugno contro il muro dalla rabbia. - Ti picchiava? - chiese attonita Marissa - Si, per questo ho riconosciuto subito quei segni sul tuo volto… - disse tristemente Alex. - Ora quanti anni hai? - domandò Marissa. - 17… - rispose Alex. - Ed è da allora che te ne vai da sola in giro per l’America? Sei mai più tornata a casa? - le chiese Marissa. - No, non ci sono tornata, d’altronde mio padre, al mio primo accenno di ribellione nei suoi riguardi, fu ben felice di sbattermi a calci fuori di casa…- parlò Alex. - Perché? - chiese confusa Marissa. Alex la fissò e si accorse che la ragazza che le stava davanti, si stava ponendo mille domande sulla vita, domande a cui nessuno mai aveva provato a rispondere per aiutarla ad uscire dalla sua insicurezza; fu dunque presa dalla tenerezza e la andò vicino dicendole: - Fammi posto, vengo a sedermi anche io sul divano degli sfigati! - disse Alex, continuando il suo discorso: - ...Fin da quando ero piccola mio padre era abituato a picchiarmi per le più svariate sciocchezze… Mia madre non era forte di carattere, o forse non riusciva a combattere contro la violenza di mio padre… Non so dirti ora, ma fatto sta che non parlava mai ogni volta che lui mi menava, e se solo osava farlo, ci finiva di mezzo anche lei. E così ogni volta che il caro papino tornava a casa e le sue cose non erano andate bene, era sempre pronto a prendersela con me… Beveva molto… ed io con il disincanto che ho acquistato in giro per l’America sono giunta alla conclusione che fosse l’effetto dell’ alcool a renderlo così violento.. - sospirò Alex - Ti faceva molto male? - le chiese Marissa poggiandole un mano sul ginocchio - Si, spesso mi prendeva con un bastone, o con la cinta o con tanti altri attrezzi che adesso per fortuna non ricordo. Una volta per scansarmi dalla sua cinta sono caduta ed ho battuto la testa tagliandomi… e da allora mi è rimasta una cicatrice… - raccontò Alex che abbassò il capo spostando una ciocca di capelli in prossimità della fila, per far vedere la cicatrice a Marissa: - Ecco, proprio qua, vedi? - le indicò, passandole un dito attorno. Marissa guardò prima la cicatrice, poi la fissò negli occhi: era senza parole, ma si scoprì estremamente coinvolta dalla vita di quella ragazza che in un certo qualsenso rispecchiava un po’ la sua, anche se per fortuna non aveva un ricordo così orrendo di suo padre. - Spero tu abbia solo questa cicatrice… - disse poi Marissa. - Sul corpo si, ma le cicatrici più grandi, quelle che non si sono ancora del tutto rimarginate sono nel mio cuore e a volte continuano a sanguinare… - rispose Alex dai cui occhi scese una lacrima. Marissa la abbracciò con trasporto, ed aspettò che si riprendesse. Appena Alex si risollevò col morale disse: - Ma basta parlare di me, stasera la protagonista sei tu, raccontami della tua storia con il tuo ex ragazzo; è per questo motivo che l’altra volta non rispondesti alla mi domanda? - le chiese Alex - Non so dirtelo; quando si parla di lui da un lato mi viene un netto rifiuto, dall’altro ci sto ancora molto male… Sono solo una stupida a pensare che possa tornare sui suoi passi: ormai sta con un’altra, non gli interesso più, e la cosa è così palesemente evidente da mandarmi in crisi! Ma in cuor mio lo so che lui sono acqua passata…. quindi come dissi tempo fa a Victoria voglio smetterla di autocommiserarmi; voglio guardare avanti nella vita; non sarà sempre tutta in salita per me, non trovi? - parlò triste Marissa - No, non lo sarà! - le sorrise Alex mettendole una mano sulla spalla. Poi cercò di incoraggiarla: - Ti comprendo, comprendo perfettamente la tua difficoltà ad avere rapporti normali con la tua famiglia, dato che per te sono loro la fonte primaria dei tuoi problemi, però ti do solo un consiglio: guarda sempre avanti nella vita, anche se questo significa andare contro tutto e tutti!- - E come posso? - le chiese Marissa fissandola con occhi interrogativi. - Vedi, a me piace paragonarmi ad un salmone selvatico… questi pesci vivono in mare, ma vanno a deporre le loro uova nei letti dei fiumi… Quando è inverno, sono capaci di nuotare per miglia e miglia, risalire i corsi d’acqua, andare spesso controcorrente, sfidare gli ostacoli, le prove impervie messegli davanti dall’uomo e dalla natura… a volte nel loro cammino trovano la morte, eppure non sono mai andati contro la loro natura… La vita è così Marissa, e tu come quel salmone hai solo una cosa da fare: nuotare! Nuota, nuota controcorrente, nuota anche se ti ferisci, se stai morendo: nuota, e combatti per i tuoi ideali. Questo è il solo consiglio che una come me ti possa dare… - parlò Alex fissando un punto indefinito del pavimento. Marissa si rasserenò: quanta verità c’era nelle parole di Alex; quanto ricca di sorprese si stava dimostrando ai suoi occhi quella sconosciuta, con la quale era nato subito un bel feeling.
Si voltò verso di lei, le sorrise e le disse: - Grazie! - Alex le sorrise, poi si alzò dal divano, si mise il giubbino, prese le chiavi della macchina e disse: - Di nulla! Vieni, è tardi: ti riaccompagno a casa, so che Vicky è andata via e tu sei rimasta a piedi! - - Ok, accetto volentieri il passaggio! Anche se proprio non mi va di ritornare a casa! - disse Marissa rimettendo le scarpe ed alzandosi dal divano.
Appena furono davanti al cancello della villa, Marissa scese dalla geep di Alex, ma prima di salutarla e richiudere la portiera le domandò: - Alex, stasera ti ho vista abbracciata a Seth, posso sapere cosa c’è tra di voi? Lo ami o no? - Alex le sorrise, poi le rispose: - Amare è una parola grossa Marissa… Mi piace, perché ha il fascino dello sfigato, ma dire amore è difficile! - poi Alex le rivoltò la domanda: - E tu? Ami ancora il tuo ex? - - Chi Ryan? No, non credo valga la pena struggersi per uno che ti considera talmente invisibile e insignificante da non badare a quanto ci stia male nel vederlo uscire con un’altra! - constatò Marissa. - Ecco, ora che lo hai detto, prova a convincere davvero te stessa di questa cosa! - le consigliò Alex. Marissa richiuse la portiera ed esclamò dolcemente: - Buonanotte amica mia! -
- Buonanotte anche a te, torna a trovarmi quando vuoi: le porte di casa mia e del mio locale saranno sempre aperte per te! -
Marissa si allontanò sparendo nella semioscurità del giardino della villa; Alex che era stata fino a quel momento ad aspettare che rientrasse in casa, premette l’acceleratore e andò via, pulendo con il tergicristallo le prime gocce di pioggia che erano cominciate e cadere.


CAPITOLO 5: UNA CATTIVA GIORNATA

Il raggi del primo sole mattutino penetravano dalla finestra, attraversando completamente la stanza di Alex. La ragazza fu svegliata bruscamente dalla luce fastidiosa, ed il suo primo istinto fu quello di guardare l’orario sbirciando con gli occhi ancora semichiusi dalla sveglia posta sul suo comodino.
L’orologio segnava le 08.00: era praticamente l’alba per Alex considerato il fatto che fosse andata a dormire alle 05.00; eppure nonostante la sua voglia di rimanere ancora un po’ nel letto, data la sua stanchezza, fu costretta ad alzarsi, poiché fu presa dal panico di dover andare a sistemare il Bait Shop dato che la sera precedente non aveva potuto farlo. Si mise seduta al centro del grosso letto matrimoniale, si stiracchiò ben bene e fece per alzarsi infilandosi svogliata le ciabatte. Come era solita fare ogni mattina, accese la televisione per guardare il notiziario e il meteo, ed alzando il più possibile la voce della televisione, si recò in cucina a prepararsi un caffé. Tra uno sbadiglio ed un altro, con la lentezza che solo un bradipo che deve andare in letargo può avere, Alex aprì con flemma la credenza, gettandovi a casaccio una mano, nella speranza di prendere prima o poi il contenitore del caffé. Dopo qualche tentativo fallito, si decise a prestare più attenzione a ciò che stava facendo, e solo allora, sollevando gli occhi per vedere nel mobile, si accorse di non avere più caffé.
- Porca Miseria! - esclamò portandosi una mano sulla testa - E adesso? - si domandò.
Grattandosi nervosamente la guancia pensò: - “Non tutto è perduto: vado a prendere il caffé da Helen , così approfitto anche per vedere come sta!” - e sorrise soddisfatta all’idea che aveva avuto. Con ancora la televisione accesa, si recò quindi nel bagno per farsi una rinfrescante doccia mattutina; con su l’accappatoio poi, aprì le ante dell’armadio per prendere i suoi vestiti: la sua scelta cadde su un paio di jeans, ed un golfino giallo con lo scollo a V, abbinato ad una camicia bianca con il colletto buttato in fuori; si rivestì di fretta, si mise le scarpe da ginnastica: le sue amate Converse blu, poi spense la televisione, prese le chiavi di casa, mise il giubbino grigio ed uscì.
Appena fuori, constatò che nonostante l’aria fosse gelida e pungente, quella era proprio una bella giornata: calma, limpida con il cielo sgombro di nubi all’orizzonte. Tanta era la tranquillità di quel mattino che addirittura si sentiva il mare frangersi, sprigionando grossi schizzi che talvolta arrivavano ad altezze molto elevate, al di sotto della scogliera, poco distante da casa sua. Si poggiò sul corrimano di ferro dell’entrata del suo appartamento e si soffermò a respirare la brezza marina, godendosi la piacevolezza della giornata. Alex chiuse gli occhi inspirando l’aria a pieni polmoni e si soffermò a sentire per qualche attimo il verso dei gabbiani; dopo aver svolto questo rituale di osservazione, quasi come se fosse una sorta di training autogeno, si incamminò verso casa di Helen, pochissimo distante da casa sua.
Nonostante Alex ed Helen vivessero praticamente quasi sul mare, la via nella quale abitavano non era molto elegante, ed al contrario delle grandi e colorate arterie cittadine, aveva la connotazione tipica della strada periferica. D’altra parte con il tipo di lavoro che svolgevano, non avevano grandi possibilità economiche, per cui dovettero scegliere un posto dove il costo dell’affitto fosse basso. Questo traspariva benissimo dall’aspetto dei caseggiati di quella strada, costituiti di tanti appartamenti a schiera, tutti dipinti di bianco con il tetto grigio, e fatti in prevalenza di legno: le tipiche case per le vacanze. Solo che Alex e Helen erano costrette ad abitare in un luogo così 365 giorni all’anno. Nonostante l’aspetto di quelle case non fosse al top della bellezza, non significava però che gli interni fossero brutti; anzi, erano case comode e pratiche nelle quali potevano starci comodamente una o due persone; inoltre la casa di Alex e quella di Helen, erano tra tutte, le più carine, quelle arredate meglio grazie al buon gusto delle loro affittuarie.

Appena giunta sull’uscio della casa di Helen, Alex bussò con insistenza, matematicamente certa che a quell’ora Helen fosse in casa.
La ragazza infatti, non tardò molto ad aprire la porta. - Buongiorno Hel! - disse Alex trovandosela davanti ancora in pigiama. - Ma dico: sei scema? - rimbrottò Helen parandosi gli occhi con la mano, a causa dell’improvvisa troppa luce. - Perché? Cosa ho fatto? - chiese Alex. - Per poco non mi buttavi giù la porta! E poi sono solo le 08.40 del mattino! - la rimproverò Helen. - Ma come, non sei proprio tu quella che sostiene che il mattino ha l’oro in bocca? - la prese in girò Alex. - Cosa vuoi Kelly? - domando seccata Helen - Ehi, calma, non c’è affatto bisogno che mi chiami per cognome per stabilire le distanze! Sono venuta per vedere come tu stessi, ed anche perché mi devi fare un favore… - parlò Alex. - Di che si tratta? - rispose Helen con calma: - Te ne prego: fammi una tazza di caffé! A casa l’ho finito e sai che senza caffè vado in crisi! - la scongiurò Alex con tono melodrammatico. - Ok, entra! - le disse Helen facendosi da parte, per poi aggiungere: - Ma bada: Non fare troppa cagnara! - Alex le rispose: - Fino a prova contraria quella che a prima mattina si reca a casa della gente per fare cagnara sei tu! - le rinfacciò Alex, riferendosi al fatto che sovente Helen andasse a disturbarla appositamente la mattina per il solo gusto di farla alzare dal letto. Poi aggiunse: - A proposito, come mai oggi hai mancato al nostro appuntamento quotidiano, nel qual io ti tiro il paradiso a terra per un buon quarto d’ora? - Shhht! Non urlare! Parla poco! - le disse Helen tappandole la bocca con una mano. - Ok, ok! Ma perché tutti questi misteri! - le chiese Alex sottovoce. - Vieni in cucina che ti spiego! - soggiunse Helen. - Va bene… - disse Alex fissandola perplessa da capo a piedi, ed entrambe entrarono in cucina richiudendo la porta dietro di loro. - Allora? Mi spieghi l’arcano? - le chiese Alex sedendosi vicino al tavolo. Helen si voltò di spalle, aprì la credenza e prese l’occorrente per preparare il caffé, poi disse: - Sta dormendo! - - Chi? Pussy? - chiese Alex - Ma quale Pussy! Il mio gatto è già sveglio da tre ore, l’ho sentito grattare vicino la porta di ingresso e ho dovuto aprirla per farlo uscire! Tre ore fa circa!- rispose Helen - Scusa allora, ma proprio non capisco! - affermo guardandola Alex. Il caffè intanto era pronto, Helen lo versò in due tazze e lo servì a tavola, poi si sedette e cominciò a sorseggiarlo, anche Alex la imitò. Improvvisamente, con una frase a bruciapelo Helen rispose all’amica: - Victoria: è lei che sta dormendo! - La rivelazione di Helen lasciò sconvolta Alex che strabuzzò gli occhi, sputò il caffé che le stava andando di traverso, e sbigottita disse: - Ha dormito qua? - - Si! - esclamò soddisfatta Helen. - Allora state insieme? - continuò Alex - No! - fu l’unica risposta di Helen. - Ma scusa eh, ci dormi insieme però non state insieme? E’ un controsenso! - incalzò Alex - Non necessariamente dormire insieme significa stare insieme! - le disse Helen fissandola con aria bonaria, per poi continuare: - …Ma questo tu che sei agnostica all’amore non puoi capirlo; anche se ti confesso che ho la vaga sensazione che presto anche ti accorgerai di cosa questo significhi! - le sorrise maliziosa Helen, alludendo ad un’eventuale futura relazione amorosa di Alex. - Mah! - le rispose la bionda. Helen lesse titubanza negli occhi di Alex, quindi dovendole una spiegazione si schiarì la voce e disse: - Ora ti spiego: ieri sera avevo ancora qualche linea di febbre, ed approfittando della mia malattia, mi sono spaparanzata davanti alla televisione, per passare una noiosissima serata in compagnia del reality più demenziale d’America… - - Valle di lacrime scommetto! - la interruppe Alex. - Esatto! Ad ogni modo, mi ero ripromessa di andare a dormire presto per poter andare a lavorare nel caso mi fossi sentita meglio…sai, i soldi fanno sempre comodo! Improvvisamente però, sento suonare il campanello… all’inizio non volevo aprire, ma poi ho pensato che poteva essere qualcuno che voleva qualcosa di importante, che ne so: tu, il proprietario di casa... quindi ho aperto, e sorpresa delle sorprese: mi sono ritrovata Victoria davanti in tutto il suo splendore. Mi ha detto che era stata al Bait Shop e che mi aveva cercato, ma tu spiegandole cosa mi era successo, le avevi dato il mio indirizzo, così è passata a trovarmi…- - Ecco, appunto potresti almeno ringraziarmi dato che ho fatto da ponte fra voi! - scherzò Alex. - Inoltre ha avuto un’idea molto carina: ha portato due pizze e abbiamo cenato insieme conversando tutto il tempo del più e del meno. Erano le quattro quando abbiamo finito di parlare, e non me la sono sentita di farla ritornare a casa con la stanchezza che aveva addosso ieri sera. così le ho proposto di dormire da me. Tutto qua! - ultimò Helen per poi aggiungere: - E non guardarmi così: dorme nella camera degli ospiti, mica nel mio letto! - le disse girandole giocosamente la faccia verso l’altro lato con una mano.
Alex diventò seria e disse: - Allora ti sei trovata bene? Sono molto contenta! Sai, ieri sera ti cercava disperatamente, ed anche se all’inizio non me lo ha detto esplicitamente, sono sicura che sia stata contenta di ricevere il tuo indirizzo; lo dimostra il fatto che non se lo è fatto ripetere due volte, prima di venirti a trovare! -
constatò. - Si, me lo ha detto che sei stata subito molto disponibile! - puntualizzò Helen. per poi ultimare: - Devo ammetterlo tu e lei siete riuscite a stupirmi! - - No cara, ha fatto tutto Victoria! Io non c’entro nulla, le ho solo dato un indirizzo! - Alex le rispose.
Helen prese ad preparare una spremuta di arance, pane burro e marmellata, e canticchiava. Alex notando attentamente i suoi movimenti le disse: - Hai cominciato a fare colazione al mattino? - - Non è per me, ma per Victoria! - esclamò Helen - Stai andando proprio fuori di testa! - le disse Alex, mentre l’amica stava continuando ad armeggiare con coltelli e tostapane; poi Helen le confessò: - Abbiamo parlato di tutta la nostra vita, ed è stato un qualcosa di estremamente edificante! Ad esempio: lo sapevi che si è trasferita da poco qua? - - Si, da quattro mesi! - le rispose Alex . - E sapevi che lei è di Los Angeles, ma ha vinto una borsa di studio per l’Harbor High di Newport? - continuò Helen - Si…- rispose con tedio Alex - E allora sapevi che gioca nella squadra di pallavolo delle Los Angeles Girls? - incalzò Helen - Si, ti dico anche il ruolo: alzatrice! - sospirò Alex - Giusto… - parlò Helen cominciando ad avere qualche perplessità - Però non lo sai che è la più brava della sua scuola? Che a soli 20 anni gia scrive articoli per un giornale e che ama viaggiare, fare sport e leggere? - tornò alla carica Helen. - No! Helen, non capisco dove tu voglia arrivare! - le disse Alex insospettendosi di un fraintendimento da parte dell’amica. - Cosa ne sai tu di tutte queste cose: non è che mi stai circuendo la ragazza? - le chiese con tono semiserio Helen. - La pianti o no di dire cavolate? - la ammonì Alex, per poi continuare con più calma: - Se lo so è perchè queste informazioni me le ha date la sua amica, che poi è la famosissima ragazza del Dry Dock! - - Con la quale stai intrattenendo una sorta di amicizia! - la canzonò Helen. - E a te chi te lo ha detto? - chiese incuriosita Alex. - Victoria e Marissa parlano molto di noi fra di loro, e mi ha confessato che Marissa ha una simpatia particolare nei tuoi riguardi. parlò Helen sottovoce. - Cosa c’entra, anche a me sta simpatica Marissa, ma non per questo penso che debba sfociare tutto in qualcosa di più! - disse arrossendo Alex. - E poi ormai sto conoscendo Seth, e mi piace molto! - parlò Alex cercando di convincere più se stessa che Hel - Ma non farmi ridere! Quando mai ti sono interessati gli svampitelli! Alex, il solo fatto che tu gli abbia concesso a Seth di lavorare nel tuo locale come inserviente, non significa che tu debba per forza metterti con lui, per apparire quanto più normale possibile! E poi guarda in faccia la realtà: è l’inserviente più scansafatiche che io abbia mai conosciuto!- le parlò schiettamente l’amica. - Helen, non mettermi tarli nella testa per favore, oltretutto Marissa pensa ancora al suo ex. Non mi sembra proprio il caso di imbarcarmi in rapporti impegnativi nei quali perdo in partenza!- disse alterata Alex. - E chi è questo ex fidanzato? - domandò Helen. - Te lo ricordi il biondino che accompagnò Seth al Bait Shop quando lo assunsi? Temo proprio che sia Ryan, l’amico di Seth; tutto mi riconduce a lui se penso che l’estate scorsa Seth stava con la migliore amica di Marissa: Summer, e Marissa stava con il migliore amico di Seth: sono loro quattro le ex coppie dell’anno scorso, ne sono sicura! - concluse Alex - No!! E’ mister muscolo dal ciuffo d’oro l’ex di Marissa?- disse Helen prendendolo in giro, per poi continuare: - Beh, però potrebbe essere un vantaggio, lei ama i capelli biondi e tu sei bionda - scherzò Hel.- Ah ha ha! Spiritosa! - fece Alex con una smorfia. - Ma lei sa che tu sai? - domandò con ritrovata serietà Helen - No, lei non sospetta che io so… Ieri sera però si è lasciata scappare il suo nome, per questo sono sicura che sia lui; inoltre quando sto con Seth, mi racconta vita morte e miracolo dei bei tempi andati. Quel ragazzo ha la bocca più aperta di un forno di campagna! - concluse Alex - Dovresti dirlo a Marissa che sai! - suggerì Helen - E perché mai? Tanto per me resterà sempre e solo un’amica. Anzi, proprio ieri l’ho riaccompagnata a casa dopo che Victoria l’aveva lasciata al locale, e l’ho fatto solo per amicizia! - parlò stizzita Alex - E non ti domandi cosa ti abbia spinto ad accompagnarla a casa? - incalzò Helen volendole strappare a tutti i costi dalla bocca la confessione che lei aveva un feeling particolare con Marissa. - Certo è ti rispondo anche: l’ho accompagnata perché non aveva l’auto, si era fatto tardi e per di più non era neppure dell’umore adatto per ritornare a casa da sola! - strillò Alex per poi prendere la borsetta e dire tagliando corto: - E comunque scusami, non ne voglio parlare! Ora tolgo il disturbo perché ho da fare al Bait. A stasera! - Alex aprì la porta della cucina e si incrociò con Victoria che si era appena svegliata; la salutò cordialmente e le disse: - Scusami se ti ho svegliata! - Poi si voltò verso Helen e le disse: - Ciao, se hai bisogno chiamami! - Ed uscì sbattendo la porta. Che le è preso? - le chiese Victoria -
- Oh, nulla di che… era un po’ nervosetta stamattina, spero non sia stata colpa del caffé troppo ristretto che le ho fatto! - sorrise Helen cercando di sdrammatizzare, suscitando l’ilarità di Victoria. - Allora Vicky, ti va di fare colazione? le chiese Helen cercando di sorvolare l’argomento - Volentieri le disse Victoria per poi continuare: Perché non mi hai svegliata per tempo? Ho perso una giornata di scuola! - - Beh, vista l’ora assurda che abbiamo fatto a causa della mia logorrea , lasciarti riposare mi sembrava il minimo che potessi fare! - Hai ragione, non avrei dato il meglio di me oggi! - sorrise Victoria azzannando famelica un tramezzino grondante di marmellata.
- Hai fame eh! - le disse Helen sorridendo porgendole un tovagliolo per farla ripulire il muso. - Sai, sono contenta di essere venuta ieri sera, ti trovo un persona molto interessante!- si abbandonò ad una confidenza Victoria - A chi lo dici! - rispose Helen fissandola nei suoi splendidi occhi verdi che le ricordavano molto il colore del bosco in alta montagna, la montagna da dove Helen proveniva, ed ogni volta che la guardava le sembrava un po’ come ritornare a casa.

Alex, arrivata già da un po’ al Bait Shop, si gettò a capofitto nel lavoro per non ripensare alla discussione avuta con Helen circa i suoi presunti sentimenti per Marissa. - “Che stupidaggini Io e Marissa insieme, sfigate come siamo!”- pensò tra se e se sorridendo. Nonostante lavorasse come una forsennata però, quella mattina era molto deconcentrata, distratta; aveva altri grilli che le saltavano per la testa, e finì col rompere alcuni dei calici che stava ripulendo con il risultato di tagliarsi un dito. All’agitazione preesistente, si aggiunse anche il panico della telefonata di Seth, che la avvisava che quella mattina per motivi familiari non sarebbe potuto andare a lavorare. Le toccò quindi ripulire anche i bagni, e rifornire i frigoriferi del bancone del bar di merce da prelevare dal deposito. Verso metà pomeriggio era talmente stanca da non riuscire più a muovere un dito; aveva un forte mal di testa, così si rintanò nel suo studio e si sdraiò sul divano, cercando di riposare un po’. Una strana sensazione si fece largo in lei, quando appoggiò il suo corpo dalla parte sulla quale era stata poggiata Marissa la sera precedente; prese un cuscino e se lo poggiò sotto la testa, poi ne prese un altro che lanciò per aria divertendosi a riprenderlo, mentre in maniera del tutto inconscia il suo pensiero stava correndo verso Marissa.


CAPITOLO 5: ASCOLTARE IL PROPRIO CUORE

Passarono alcuni giorni dall’avvicinamento di Helen e Victoria, che si scoprirono molto prese l’una dall’altra, tanto che cominciarono a vivere quasi in simbiosi: facevano tutto assieme, dalle cose più impegnative alle più semplici, scoprendo di avere molte cose in comune, prima fra tutte l’amore lo sport a livello agonistico, d’altronde non era più un mistero ormai che Vicky giocasse nella squadra di pallavolo giovanile della città di Los Angeles, così come non era più una novità sapere che Helen era una bravissima istruttrice di arti marziali, ed un’atleta pluripremiata grazie ai suoi quindici anni di esperienza.
Le due cominciarono quindi a frequentarsi più assiduamente, non solo nell’ambito Bait Shop, ma anche da altre parti, intrattenendo una bella e sincera amicizia.
Una domenica mattina di metà gennaio, si diedero appuntamento ai giardinetti pubblici per il loro consueto allenamento mattutino, che prevedeva la parte del cardio-fitness in comune, così Helen si offrì di accompagnarla dato che si stava avvicinando la data dell’inizio del campionato per Victoria che si sentiva molto agitata. Quella mattina Helen era seduta su una panchina, all’ombra di un grande cedro del libano, ed osservava la desolazione del parco nella quiete domenicale della cittadina, che invece nei giorni feriali era piuttosto caotica; vi era poca gente ai giardini pubblici, la maggior parte della quale faceva footing, o portava a spasso il proprio cane.
La giornata era discreta: un timido sole spuntava di tanto in tanto aldilà delle nubi, riscaldando a malapena le cose che sfiorava, e lei era lì con le cuffie nelle orecchie ad ascoltare musica, mentre aspettava la sua amica. Improvvisamente, la sua attenzione fu attirata da qualcuno che in lontananza si muoveva abbastanza velocemente verso di lei. Appena fu in grado di focalizzare, si alzò in piedi, tolse le cuffie dalle orecchie e disse a gran voce: - Ciao Vicky! - salutando con la mano. Il suo saluto fu ricambiato ed in poco tempo, Victoria la raggiunse.
- Ehi, sei in anticipo! - le disse Victoria salutandola affettuosamente appena le fu vicina. - Si! So che ci saremo dovute vedere solo tra venti minuti, ma ero sveglia, e siccome so che tu cominci sempre molto presto i tuoi allenamenti mi sono detta: Perché non cominciare ad avviarsi ai giardini? Può darsi che già la trovo a correre!- rispose Helen - Hai fatto bene! Così adesso mi annoio di meno! Correre da sola non è un granché divertente! esclamò Victoria. - Soprattutto se consideri che non hai qualcuno accanto con cui spettegolare mentre fingi di allenarti! - scherzò Helen, facendo sorridere la sua amica.
Victoria prese fiato, si sedette qualche istante sulla panchina per riposarsi e bere il suo integratore di sali minerali, ed invitò Helen ad aspettarla qualche istante. - Nessun problema! - le disse la mora, sedendosi nuovamente sulla panchina poco distante da lei, togliendosi la visiera che aveva sul capo.
Victoria distese le membra, poggiò il capo sulla spalliera della panchina, alzò lo sguardo verso il sole e chiuse gli occhi. Ad Helen la cosa non passò inosservata, così furtivamente si fermò a guardarla per qualche istante, e subito la raffica di pensieri che aveva maturato nel periodo in cui si erano conosciute, le schizzò in mente: - “Come sei bella, Sei la creatura più splendida che abbia mai visto, l’essere più angelico che sia mai entrato nella mia vita!” - pensò, constatando che la sua esistenza ed i suoi comportamenti avevano cominciato a mutare in funzione di Victoria; ella pendeva letteralmente dalle sue labbra, amava ogni suo singolo gesto, ogni suo singolo comportamento, ogni suo sorriso ed ogni sua arrabbiatura: amava tutto di lei, compreso il fisico, quel fisico asciutto e tonico che quella mattina traspariva dal di sotto degli attillati pantaloni in poliestere della nike, della sua magliettina con lo swoosh della nike al centro, la felpa arrotolata intorno ai fianchi, e il giubbino con il logo della sua federazione di pallavolo. Era così attraente, così bella, così irraggiungibile, tanto che Helen si perse per un po’ nei suoi pensieri, vagheggiando su come sarebbe la vita insieme a quella ragazza, ma fu riportata alla realtà da Victoria che le disse: - Io sono pronta: mi sono riposata abbastanza, vogliamo ripartire? - Helen trasalì scuotendo il capo, e senza darle troppo a vedere nessuna delle cose che pensava su di lei le disse: - Ok, andiamo! - per poi proporre: - Cosa ne dici di fare dieci volte il giro del parco? Poi se ci avanza un po’ di tempo facciamo streetching sul pontile! - - Dico che è un’ottima idea! - rispose Victoria, e le due cominciarono a camminare a passo sostenuto per qualche metro, cambiando poi il passo in una leggera corsa.
- Sai, io credo che Marissa ed Alex starebbero molto bene insieme! - esordì Victoria parlando con un po’ di fiatone. - Si, ma purtroppo non sta a noi decidere con chi stiano bene o male le nostre amiche… Non possiamo pretendere che loro brucino le tappe: una relazione amorosa è un qualcosa di molto serio; non possiamo pretendere che perché noi crediamo che stiano bene insieme, loro debbano necessariamente finire insieme… Se invece questo dovesse succedere non dobbiamo spingerle ad accelerare i tempi, Vicky. Dobbiamo aspettare, vedere le situazioni come evolvono, e ti garantisco, se son rose fioriranno! - le rispose Helen, con tutta l’obiettività di cui era capace, cercando di evitare di affrontare discorsi sull’amica per non sbilanciarsi troppo, circa la tempesta sentimentale che stava scuotendo Alex in quel periodo.
- Comunque si sono avvicinate molto in questi giorni! - constatò Victoria. - Si, ma non è sufficiente per dire che hanno le basi giuste per stare insieme; prendi noi ad esempio, facciamo tutto insieme, eppure mica siamo fidanzate? - le disse provocatoria Helen. - Beh… hai ragione, in effetti…- terminò Victoria con una punta di rammarico.
Dopo circa un’ora di allenamento, finalmente le due arrivarono nei pressi del pontile, e fecero streetching. Si affacciarono dunque dal pontile per osservare qualche minuto il mare che scorreva al di sotto di esse, poi Helen chiese a Victoria: - Cosa fai stasera? - - Oh, nulla di importante, penso di studiare… - rispose tranquillamente Victoria. - Facciamo una cosa: anticipati un po’ con lo studio, così stasera mi accompagni al cinema! - soggiunse Helen. - Mhm… mi sembra un’ottima idea, e cosa si va a vedere? - chiese Victoria - Hostel! - rispose infervorata Helen. - Ma che schifo! E’ un film orrendo! Tra gli horror, è uno dei più crudi e violenti che abbia mai conosciuto! Se sono queste le condizioni mi sa che stasera ti do buca! - esclamò Victoria - E cosa ti piacerebbe vedere, invece? - chiese Helen - Un storia romantica o un cartone animato! - - Beh, non è che sia proprio il mio genere… L’unico cartone animato che ho visto al cinema è stato Madagascar! però ti accompagno volentieri, e lascio a te la scelta! Purché però non si vada a vedere Wallace e Gromit: la maledizione del coniglio mannaro! - la prese in giro Helen - Perché? E’ un cartone animato adorabile! E’ candidato anche agli oscar come miglior film di animazione per il 2006! - parlò Victoria. Helen fece spallucce, così Victoria incalzò: - Allora andiamo a vedere Brokerback Mountain! - - Ma è una storia tristissima! - si lamentò Helen. - Scusa, ma non hai detto che dovevo scegliere io? E comunque so benissimo che è una storia tragica, ma guardo il positivo: almeno se piango ho chi mi consola! - rispose Victoria facendole l’occhiolino. - E va bene… Mi hai convinto! - cedette Helen per poi ultimare: - E’ tardi, ora vado. A stasera allora. Passo a prenderti io alle 19.30 ok? - -Perfetto! Allora ciao! - le disse Victoria. - Ciao a stasera! - le disse Helen prima di andare via.

Quella domenica fu una giornata molto pesante per Alex, che cominciò a lavorare duramente nel suo locale sul far della sera.
Alex si sentiva alquanto nervosa quella giornata: si muoveva freneticamente, gettandosi a capofitto nel lavoro, per non pensare a nient’altro che non fosse il soddisfacimento delle sue aspettative economiche. Una delle cose che la metteva in crisi era il suo profondo travaglio interiore causato dall’ “uragano Marissa”; d’altronde i suoi rapporti con Marissa erano ancora poco confidenziali, ma in fondo le andava bene così: una parte di lei, non voleva assolutamente che la loro amicizia divenisse più intensa. Inoltre, ripensava anche al bacio scambiato con Seth qualche sera prima: fu un’esperienza traumatica per lei. Alex sentiva di non amarlo, e finalmente realizzò che le parole che Helen le rivolse qualche tempo prima, erano assolutamente vere, ahimé, per sua sfortuna. Decise così che avrebbe dovuto affrontare al più presto un discorso con Seth circa la loro separazione.
Quella sera era quindi al bancone del bar, intenta a shakerare un cocktail, e a preparare degli stuzzichini per alcuni clienti, ed approfittava di quei pochi attimi liberi che aveva per cercare di riposare, date le sue notti insonni. Un evento particolare ed inaspettato però, contribuì a turbare ulteriormente quella serata; difatti mentre stappava una birra, per un ragazzo al banco, si ritrovò seduto di fronte a lei, sullo sgabello aldilà del bancone Seth. -Bella serata, vero? - disse retorico Seth cercando anche solo il minimo pretesto per attaccare bottone con Alex. - Seth! Non ti ho sentito arrivare! - esclamò sorpresa la ragazza, per poi concludere: - Beh, non è poi tanto diversa dalle altre disordinate e caotiche serate! - - Perché dici così? Mi sembra che stia andando tutto alla grande! - rispose Seth. Alex annuì senza proferire parola e riprese a lavorare ignorando completamente il ragazzo. - Qualcosa non va? - chiese Seth stranito da quel comportamento. - No, va tutto ok, solo che non mi aspettavo di vederti stasera, dato che hai lavorato fino ad oggi pomeriggio! - disse Alex malcelando il suo fastidio nel vederlo - Si, ma non ci siamo visti proprio perché sei tata tutto il tempo nel tuo studio! - parlò Seth. - E perché sei venuto stasera? Dovevi dirmi qualcosa di urgente? - chiese Alex spinta dal rimorso di dovergli dire che tra loro era finita prima ancora che fosse cominciata. - Eh… in effetti… Sono venuto per chiederti una cosa… - parlò Seth, timoroso di una cattiva reazione da parte di Alex - Di cosa si tratta? - chiese con disponibilità Alex. Seth distolse lo sguardo dai suoi occhi, si sfregò nervosamente le mani, poi prese coraggio e disse: - Ecco… vedi… Volevo solo invitarti al ballo invernale della mia scuola che si terrà la settimana prossima! - sospirò pesantemente, conscio di essersi tolto un peso, poi alzò di nuovo lo sguardo verso Alex. Alex distolse a sua volta lo sguardo dal ragazzo cambiando repentinamente umore: si irrigidì tutta, e la sua disponibilità nei confronti di Seth sparì immediatamente; assunse un’espressione corrucciata, poi gli disse semplicemente: - No, grazie, queste cose non mi interessano! - - Ma… - obbiettò Seth cercando di convincerla. - Ascolta Seth, credo che tu abbia frainteso tutto! Ho pensato molto a quello che sta succedendo tra di noi, e sono arrivata alla conclusione che io e te è meglio che si rimanga solo amici. Non voglio rapporti impegnativi: fidanzati che ti invitano a dei stupidi balli scolatici, etc: lo vuoi capire o no? Il solo fatto che ti abbia baciato la scorsa volta, non significa che io e te stessimo insieme, ne tantomeno che provo amore nei tuoi riguardi. Mi piaci, è innegabile, ma oltre l’attrazione non c’è più nulla. Un solido rapporto di coppia non si costruisce solo perché una persona ti piace perché ti fa ridere, e io con te sto bene solo per questo, ma finisce tutto qua! Hai capito? - gli disse schiettamente Alex per poi continuare: - So che esci da poco da una disfatta amorosa che ti ha provato molto, ed è proprio per questo che voglio parlarti sinceramente: non voglio tu soffra ulteriormente! - - Io non lo credo! Stai solo cercando di alzare un muro tra di noi. Sono sicuro al 100% che tu sei attratta da me, e che, se solo me lo concederai potrei renderti felice: potremmo essere una bella coppia insieme perché… - Seth non finì neppure di parlare, che Alex davanti a lui uscì dal bancone e si diresse verso i tavolini. Seth la seguì con lo sguardo. Appena fu vicino ad un tavolino, Alex baciò per prima un ragazzo, uno a caso tra la folla, uno sconosciuto qualsiasi; successivamente baciò una ragazza, anch’esse sconosciuta. Quello fu il messaggio che Alex volle dare a Seth, il cui significato voleva dire che per ella un bacio non era importante al fine di un coinvolgimento amoroso, e che era dichiaratamente bisessuale. A Seth ci volle un poco prima di incassare il colpo, ma quando realizzò, la prima cosa che chiese fu quella di licenziarsi. Da persona onesta e corretta quale si reputava, Alex accettò le sue dimissioni, quindi prese parte dell’incasso della serata e glielo offrì come liquidazione. Seth prese i soldi e senza neppure salutare uscì confuso dal locale.
Alex fu molto dispiaciuta di quell’increscioso momento, ma d’altronde l’unico modo per poter spezzare con Seth un legame che stava diventando così impegnativo al punto di soffocarla, era quello. E poi non voleva prenderlo in giro, perché lo considerava pur sempre un amico.

Victoria ed Helen uscirono dal cinema verso le 22.00, la serata era filata liscia come l’olio come sempre, e si apprestarono ad avviarsi verso il parcheggio dove era fermato il coupé di Helen. - Allora, ti sei divertita? - le chiese la mora prendendola a braccetto. - Si, da morire, è la prima volta che guardo un film strappalacrime e non piango! - rispose ridendo Victoria. - Merito mio! Sono un ottimo supporto io, che pensi!?! - scherzò Helen - Oh, cominciano le manie di onnipotenza? Io credo che se non ho pianto è perché la trama non era poi così catastrofica! - la stuzzicò Victoria. - Come no, ma se uno dei due muore! - incalzò Helen. - Si, ma è morto amando fino alla morte l’altro e credimi non c’è cosa più bella! - si infiammò Victoria - Se lo dici tu… - concluse Helen per poi aggiungere: - Ti riaccompagno a casa? - - E se andiamo da qualche altra parte? - rispose Victoria. - Vogliamo passare al Bait Shop a salutare Alex? - propose Helen.- No io ho un’idea migliore: Una pizza a casa tua! Così ti sottopongo anche un progetto che avevo per il campionato! - sentenziò Victoria. - Consigli tecnici per migliorare la tua ricezione non so dartene! - la prese in giro Helen che ultimò: - Ok! Casa mia è sempre aperta per te! Beh, a questo punto fermati a dormire da me! Prometto che domani ti sveglio in tempo per la scuola; anzi, sai che facciamo? Ti ci accompagno io, così, sono sicura che entri e non fai filone! - - Se! Credo che non lo vedrai mai il momento in cui io marino la scuola? - le disse Victoria mollandole un pizzicotto sulla guancia. - Quando io ci andavo lo facevo sempre, entravo praticamente due giorni su quattro! - ricordò sorridendo Helen - Ed i risultati si vedono! - scherzò ancora Victoria. - Ehi! Potrei offendermi e scaricarti sotto casa tua! - disse Helen con finto tono arrabbiato voltandole la faccia. - Dai sciocchina, metti in moto e andiamo, che già è tardi e dobbiamo passare anche per casa mia! Il progetto che voglio esporti non può aspettare! - concluse Victoria. - Ma di che si tratta? - rispose Helen. - Non te lo dico! - la stuzzicò Victoria. - E dai! - insisté l’altra - No no no! E’ un progetto di cui discutere con molta tranquillità! - - Ma giuro che ora sono tranquillissima! - incalzò Helen. - Uffà! E va bene: volevo portarti con me ai campionati a Los Angeles! Dureranno all’incirca due mesi… Potremo alloggiare per quel periodo dalla mia famiglia, loro amano avere sempre tanta gente per casa! Non devi rispondermi ora comunque, è giusto che ti dia un po’ di tempo per pensare… - spiegò Victoria. La salivazione di Helen si azzerò per qualche istante: la donna che amava le stava chiedendo di accompagnarla per tre mesi fuori da Newport… sentì di poter toccare il cielo con un dito, poi controllando l’emozione disse: - Oh Vicky! Ma certo che ti accompagno! A patto però che tu mi accompagni nei tuoi ritagli di tempo a San Francisco: ho da fare un master in arti marziali! - concluse Helen. - Mi sembra una proposta equa! Affare fatto! - le disse Victoria suggellando l’accordo con un caldo bacio sulla guancia.
Helen arrossì a quel gesto, sospirò, sorrise e mise in moto la macchina ingranando in breve tempo la quarta, e sparendo in un attimo dal buio parcheggio del cinema.

CAPITOLO 6: IL BALLO INVERNALE

Un nuovo inizio di settimana spuntò per gli studenti dell’Harbor School, e come in tutti i giorni di lezione, si apprestavano a grandi masse a varcare i cancelli della scuola.
Erano circa le 08.15 quando Marissa, arrivata a scuola, si apprestò a salire le scale per entrare nell’edificio scolastico, ma la sua attenzione fu calamitata da Lindsday e Ryan, che appartatisi in un angolo dei giardinetti adiacenti allo scalone centrale, si scambiavano tenere effusioni. Quella scena le dette tremendamente fastidio: anche se non voleva ammetterlo a se stessa, Marissa era ancora gelosa di Ryan, nonostante tutti i suoi buoni propositi, perché evidentemente in fondo al suo cuore c’era ancora un barlume d’amore per lui. Mentre guardava i due con un’aria disgustata, fu distratta da un’altra voce che la chiamava squillante da dietro: - Marissa! Ehi Marissa! - Marissa spostò lo sguardo e vide che la persona che la stava chiamando era Victoria che si apprestava a scendere dal coupé di Helen, salutando la ragazza al volante con un bacio sulla guancia. Marissa aspettò che Victoria la raggiungesse, mentre Helen rimise in moto, poi Marissa sollevò il braccio e salutò Helen, che ricambiò il saluto con un sorriso. Victoria e Marissa entrarono a scuola dirigendosi verso gli armadietti.
- Bella macchina sportiva! Che bolide! - constatò Marissa. - Si! E’ un mostro di potenza quella macchina! - sorrise Victoria. - Ma come mai ti ha accompagnato lei a scuola stamattina? - le chiese incuriosita Marissa. - Ho dormito da lei! - rispose tranquillamente Victoria - Sul serio? - strabuzzò gli occhi dallo stupore. - Si, sul serio! - rispose Victoria. - Eh eh eh! Sento aria di novità in giro! - disse stuzzicandola Marissa. - E non sai ancora la novità più grande!! - parlò Victoria raccogliendo volutamente la provocazione, per il solo gusto di dirle che avrebbe passato molto tempo insieme ad Helen. - E qual’ è? - chiese Marissa pensandoci su qualche attimo, per poi continuare: - Non dirmi che state insieme! - - No! - rispose Victoria che a sua volta aggiunse, svelandole l’arcano: - Fra una settimana ho l’apertura del campionato a Los Angeles e… Helen mi accompagnerà per le partite! Staremo due mesi a stretto contatto! - - Ma dai! Che bello Ma dove starete? - obiettò Marissa - Credo a casa mia… Sai miei genitori, loro amano avere tanta gente per casa! - disse Victoria aprendo l’armadietto e tirandovi fuori i libri di fisica e letteratura - Non è una brillante idea credo… Come farai a giustificarti per loro per tutte le occhiate, i sorrisi e le attenzioni che dedicherai ad Helen? - constatò Marissa - La vuoi la verità? Non me ne importa un fico secco! Se mi scopriranno, dovranno imparare ad accettarmi! Perché non rinuncio ad Helen! - rispose decisa Victoria. - Beh, questo ti fa onore! - rispose Marissa appoggiandosi con un braccio vicino all’armadietto, per poi gettare un’occhiata aldilà di Victoria ed intravedere alle loro spalle Summer che stava avvicinandosi.
- Ciao ragazze, come va? - salutò cordialmente Summer. - Summer, che bello rivederti, sono giorni che non ti fai viva, temevo fossi partita senza avvisarmi! - rimbrottò Marissa. - Oh no, non temere! E’ solo che sono stata molto impegnata a conoscere la famiglia di Zack al gran completo! - rispose la ragazza. - Wow, fantastico! - esclamò Victoria - Toglierei il wow ed ogni sorta di esclamazione festosa: è stata una tragedia! - rispose scoraggiata Summer - Perché? - chiese Marissa - Perché se mi confronto con loro mi sento la persona più ignorante di questa terra! L’altra sera ad esempio, sono andata a cena con loro… Si parlava del cachemire, ed io, per rompere il ghiaccio, ho esposto la mia teoria sul lavaggio dei panni di lana… Va a saperlo invece che si riferivano ad un territorio di non so quale parte del mondo in cui c’è stata non so quale guerra! - ultimò depressa Summer - Dai, non deprimerti! - la incitò Victoria per poi continuare: - Basta solo essere un po’ più informati, tutto qua! - -Si, ma sono troppe le cose che devo leggere! E l’informazione ogni giorno varia, muta ed io non reggo più il ritmo… mi accorgo di non essere più al passo con i tempi… Se solo si potesse fermare il mondo per un giorno, mi rimetterei in carreggiata! - Parlò Sumer con tono melodrammatico, sistemandosi i libri in mano, ma lasciando cadere sbadatamente alcune riviste in terra. Marissa si chinò per raccoglierle e le sfogliò: - Finanza, economia, geografia, politica estera… Ma che cavolo leggi? - le disse restituendogliele. - Comunque non è difficile essere informati: basta guardare di meno valle di lacrime e di più i telegiornali! - esordì Victoria. Marissa e Summer le gettarono uno sguardo omicida, poi Summer le disse scherzando: - Tu non hai diritto di parlare, sai tutto, e non puoi capire come si sentono le povere ignorantucole come noi! - - Va bene, come non detto: io vado in classe, devo finire un esercizio prima che arrivi la prof di letteratura! A dopo! - si congedò Victoria. - A dopo! - le dissero in coro. Quando Victoria fu sparita dalla loro vista, Summer continuò: - Coop, sono in crisi! Quando hanno cominciato a parlare di Kofi Hannan volevo sprofondare! - - E chi è questo? - disse strabuzzando gli occhi Marissa. - Mah, non so, a quanto pare è un amico della mamma di Zack che si diverte a volare! Boh! Farà il pilota… - constatò Summer - Passando ad altro: usciamo stasera? - chiese Marissa. - No… stasera ho appuntamento con Zack per andare al cinema! - disse Summer. - Vabbè, ho capito: Tu esci con Zack; Victoria la settimana prossima va via… credo che mi rifugerò al Bait Shop e nella cioccolata yo-hoo di Alex stasera! - sospirò Marissa. - Entriamo in classe, la campanella è appena suonata! - constatò Summer.
Erano le 13.00 e Marissa concluse la sua giornata scolastica, così, dopo una pausa breve per il pranzo, essendo membro della commissione delle feste, si dedicò all’organizzazione del grande ballo invernale. Era un’ organizzatrice molto brava e le sue pecche didattiche venivano tutte compensate dalla sua capacità organizzativa; peccato però che nessuno le desse un voto sull’organizzazione delle feste, eppure ci teneva a fare bella figura, quindi si impegnava anima e corpo affinché la preparazione garantisse il risultato di piacevole cerimonia.
Mentre lavorava nella preparazione dei complementi d’arredo con la cartapesta, tutti i suoi amici passarono a turno a salutarla dato che stavano andando via. La prima fu Victoria, che bussando allo stipite della porta semiaperta disse: - Ciao è permesso? - - Ma certo, entra! - le disse Marissa. - Come procede? - le chiese Victoria raccogliendo da terra un paio di forbicine. - Bene grazie… Sono molto indaffarata! - esclamò Marissa tergendosi con il dorso della mano una goccia di sudore che le stava scendendo dalla fronte - Lo vedo: sono passata solo per salutarti! - le disse Victoria. - Allora, te lo conservo il biglietto per il ballo di dopodomani? - chiese Marissa prendendo in mano il blocchetto e la penna. - No grazie, non ho nessuno con cui venire, e poi devo allenarmi mercoledì sera, ormai manca veramente poco all’inizio dei campionati! - rispose Victoria - Sicura? Non vuoi portarci Helen? - osservò Marissa. Victoria ci pensò qualche istante, poi concluse: - No, sono sicura che si annoierebbe tremendamente; non è il tipo che partecipa a questi balli studenteschi… ed in fondo neppure a me piacciono granché queste manifestazioni! Facciamo una cosa però: So che i soldi del biglietto andranno in beneficenza, giusto? - - Si! - rispose Marissa. Victoria continuò: - Allora ti do i soldi per un biglietto, ma non staccarlo, non lo voglio. Prendilo tu e portaci qualcuno gratis… oppure regalalo a qualcuno che non hai i soldi per poterci venire…Non so, vedi tu! - - Sei molto generosa! - disse Marissa stupendosi dello stupendo gesto compiuto da Victoria, che prima di pensare a se stessa aveva pensato agli altri. - Ora scappo! - le disse Victoria controllando l’orologio. - A presto Vicky! - la salutò Marissa sorridendo e chinando il capo per ritagliare una striscia di cartapesta.
Passò solo qualche istante, e Marissa alzando lo sguardo, vide arrivare Summer con in mano una tazza di caffé: - Ciao Coop! Ti ho portato un bel caffè, credevo ne avessi bisogno! - - Oh, certo! Grazie! - disse Marissa gettando la matita sulla scrivania e prendendo subito il caffé. Appoggiandosi con il fondoschiena ad un banco, Marissa sorseggiò il suo caffé fissando qualche istante Summer, e notò nell’espressione del suo volto un po’ di tristezza: - Che è successo? - le chiese con un po’ di apprensione. - Nulla, ho appena litigato con Zack perché mi ha visto appartarmi per parlare con Seth… Mi ha detto che non può più venire al ballo della scuola a causa di problemi familiari…ma so benissimo che è una scusa! Pensa: mi ha consigliato di portarci Cohen al ballo… - constatò Summer. - Brutto affare… E quindi? Non li tengo da parte i vostri biglietti? - chiese Marissa - Boh, non so… Non rinuncio al ballo invernale e penso che piuttosto che chiederlo a Seth, mi presenterò da sola…Oltretutto che ne so quel babbeo chi porta! - disse infastidita Summer per poi aggiungere sconsolata: - Vado a casa per studiare francese, tanto a quanto ho capito è saltato anche il cinema, e stasera comunque non mi va di uscire… - - Ti chiamo stasera prima di andare al Bait Shop.. - ultimò Marissa.
Mentre Summer usciva dalla stanza, si incrociò con Seth e Ryan, che avevano fatto la cortesia a Marissa di scaricarle dall’auto tutti gli scatoloni che aveva portato per allestire il ballo. Summer fece finta di nulla ed andò via. - Ciao ragazzi! Grazie per la vostra collaborazione! - salutò Marissa. per poi aggiungere: - Vi ho conservato quattro biglietti: due per voi e due per le vostre ragazze - - Ok, grazie! Anche se non so se verremo… - constatò Ryan - Problemi con Lindsday? - chiese curiosa Marissa - No, niente di serio, è che non vuole venire al ballo, dice che si sente troppo timida ed impacciata per queste cose…- spiegò Ryan. - Capisco… - constatò Marissa con un tenue senso di sollievo nel cuore. - E tu? - chiese poi rivolta a Seth. - E’ escluso che Alex venga al ballo! Sai com’è fatta, il suo codice di bulletta di periferia le impedisce di abbassarsi al livello di qualsiasi ragazzo normale con la voglia di divertirsi! - constatò Seth. - Peccato! Quest’anno sarà ancora più bello degli altri anni! - parlò entusiasta Marissa. I due salutarono andandosene, e Marissa sospirò meditando tra se e se: - “Speriamo che sia davvero così…” -

Era dunque giunta la fatidica sera del ballo. Durante la giornata precedente erano successe molte cose che avevano mutato la situazione di quella sera: Lindsday rimase della sua convinzione di non voler partecipare al ballo, così Ryan trovandosi solo, fu spinto da Marissa, sola anch’essa, a presentarsi come suo cavaliere al ballo, mentre Summer, come ella stessa aveva previsto si ritrovò da sola, o almeno sola fino al momento in cui Seth, anch’esso scoppiato decise di andare al ballo. Si riformò così lo schieramento delle due coppie dell’estate prima, con una sola differenza: ora non stavano più insieme ed erano andati in gruppo solo per non dare a capire alla gente che erano soli.
Quella sera però, nonostante fosse l’ora di raccogliere i frutti dei suoi giorni di frenetici preparativi, Marissa non era tanto entusiasta, ciò dipendeva dal fatto che sua madre aveva deciso, in quanto responsabile del comitato delle feste scolastiche, di partecipare anche ella alla cerimonia.
Almeno le prime due ore della festa, trascorsero per i quattro ragazzi senza particolari intoppi: ballarono più volte insieme, parlarono risero e scherzarono, Marissa riuscì a sorridere anche dell’incombente presenza di sua madre; ma la situazione ben presto precipitò drasticamente: Marissa, chiamata in disparte dalla madre ebbe con lei un nuovo e violento litigio a causa di un presunto amante della madre che si era presentato alla cerimonia, ed al quale la madre era rimasta incollata per tutta la sera; Ryan uscì a prendere una boccata d’aria e si accorse che si sentiva un pesce fuor d’acqua, il suo posto non era quello, non era con Marissa; il suo posto era accanto a Lindsday, anche se la ragazza aveva deciso di non partecipare al ballo, proprio per questo decise che non poteva stare più lì, e congedandosi frettolosamente dai presenti, non preoccupandosi minimamente dove fosse finita Marissa, si recò verso la sua auto e sfrecciò diritto filato a casa di Lindsday.
Gli unici due che paradossalmente sembravano stare bene insieme, andando d’amore e d’accordo furono Seth e Summer, che per tutta la sera non avevano fatto altro che ballare; ma ben presto la tempesta si abbatté anche su di loro: nel mezzo di un lento, con loro somma sorpresa, intravidero Zack, il quale era tornato per scusarsi con Summer e per rimediare al suo errore di non averla accompagnata alla festa.
A Zack però, non passò inosservato il fatto che loro stessero ballando insieme un lento, così gli si parò dinnanzi per dirgliene quattro, ma era talmente nervoso e geloso, che decise di lasciare di corsa la festa, senza dare ascolto alle parole che Summer cercava invano di rivolgergli per spiegargli la situazione.
Ci volle poco tempo per Zack prima di arrivare al Bait Shop; il ragazzo infatti, essendo molto nervoso non volle ritornare a casa in quello stato, così si fermò da Alex per bere una cioccolata fredda. - Ciao! Serata fiacca stasera, vero? - constatò salutando con gentilezza Zack, e sedendosi al bancone del bar. -Si, tutti i ragazzi sono andati alla festa invernale dell’Harbor School… - constatò Alex guardandosi attorno e scorgendo la desolazione del locale. - A chi lo dici, vengo da lì? - sospirò Zack per poi continuare: - Mi dai una cioccolata fredda? - Alex lo servì immediatamente per poi dirgli: - Non hai affatto l’aria di uno che è stato lì a divertirsi! - - Infatti non mi sono divertito per niente: ho scoperto che la ragazza con cui sto da sei mesi ama ancora il suo ex… - raccontò Zack. - Brutta storia! Ed è bevendo una cioccolata solo soletto che pensi di conquistarla? Hai dato una bella prova di coraggio: un coniglio scapperebbe dopo di te! - lo spronò Alex. - E dimmi, cosa dovrei fare: pestare il suo ex? - e chiese Zack bevendo la cioccolata - No, essere semplicemente là e farle capire che a lei non rinunci! - incalzò Alex. Zack posò il bicchiere sul bancone, rifletté qualche istante e disse: - Ma lo sai che hai ragione? Il mio posto è la!E poi…ma si! Chi se ne frega se volerà qualche cazzotto, tanto Seth Cohen lo stendo subito! - Parlò Zack lasciando il bicchiere mezzo pieno sul bancone e uscendo dal Bait Shop. Alex lo vide andare via poi sobbalzò allarmandosi, chiese quindi alla cameriera accanto a lei: - Ha detto Seth Cohen? -
Summer era molto triste per via del litigio, e si era rifugiata su una panchina all’esterno del locale. Seth era molto dispiaciuto dell’accaduto quindi era uscito a cercarla per scusarsi della brutta serata; quando la trovòsi sedette sulla panchina con lei, ma una macchina d’improvviso frenò davanti a loro, e Zack senza dire nulla scese mollandogli un pugno in pieno volto, provocando la caduta di Seth. - Accidenti! Ma che ti è preso! - disse Summer a Zack chinandosi verso Seth. Un’altra macchina d’improvviso frenò bruscamente, ed una voce da lontano chiamò: Seth! - poi si avvicinò al gruppo. - Alex, che ci fai qui? - chiese Seth coprendosi il viso con una mano. - Diciamo che mi sento responsabile per quello che è successo tra di voi stasera… - Summer guardò infastidita Alex, che ultimò: - Lui viene con me! -
Alex aiutò Seth a rialzarsi, si misero in auto e lo portò al Bait Shop per medicarlo. - Sei una frana! - gli disse dolcemente Alex applicandogli uno straccio con del ghiaccio sul viso. - Mi dispiace che tu sia venuta prima che io potessi rialzarmi e colpirlo con uno dei miei pugni micidiali! - rispose Seth scherzando. - Ma piantala che non sai neppure tenere i pugni chiusi! Vieni qui, ti faccio vedere io come si fa a difenderti! - gli disse Alex provocandolo e tirandolo all’impiedi per le braccia.
I due giocarono per qualche istante a picchiarsi, poi cedettero all’attrazione reciproca e si baciarono un paio di volte.
- Dai, è tardi, torna a casa! - gli disse ad un tratto Alex. - E mi lasci andare così? Sono molto ferito! - disse Seth con tono melodrammatico. - Ma se stai meglio di me! - incalzò Alex pizzicandogli un braccio. - Dai, vai che è tardi! - continuò la ragazza. - Ok! Grazie - disse Seth congedandosi.
Alex si guardò attorno, e nonostante fosse stanca a causa della seratina che gli si era profilata dinnanzi, si fece forza e cominciò a riordinare il macello che era rimasto al Bait Shop durante la sua assenza. I suoi occhi però cominciarono a chiudersi assonnati, quindi convenne che per cercare di rimanere sveglia quanto più a lungo possibile, doveva accendere lo stereo e alzare il volume al massimo. Si recò dunque vicino allo stereo, lo accese e le note di Bad Day di Daniel Powter, cominciarono a diffondersi nell’aria. Prese quindi dei sacchetti dell’immondizia e cominciò a ripulire i bicchieri ed i tovaglioli lasciati ai tavolini dei privé; all’improvviso sentì entrare qualcuno nel locale, e convintasi che fosse Seth disse ridendo: - Seth, sei tu? ti ho detto di andare via! - Si voltò verso l’ingresso del locale e si ritrovò Marissa di fronte, appoggiata timidamente allo stipite della porta. Alex la guardò, ma Marissa eluse il suo sguardo, così la bionda riprese a fare le sue faccende. Marissa alzò lo sguardo e le disse: - Ciao… - - Salve! - rispose Alex, pulendo con un panno umido il tavolino. Marissa si soffermò a sentire la canzone e rifletté qualche istante, poi disse: - Sembra cucita addosso a me questa canzone… - constatò con evidente imbarazzo. Alex si fermò un istante, ma non sollevò lo sguardo dal tavolino, per paura di incappare nello sguardo dell’altra e cedere all’infinita tenerezza che provava nei riguardi di Marissa, ma il suo tentativo fu vano, e dunque le chiese: - Ma tu non dovevi essere alla festa stasera? - Marissa non rispose, e solo a quel punto Alex sollevò lo sguardo per incontrare quello della sua interlocutrice; in quel momento intuì che forse qualcosa era andata male, così si sedette sul divanetto di pelle argentata e le disse: - Fammi immaginare: dovevi essere alla festa ma qualcosa è andato storto! Giusto? - - Esatto… - constatò Marissa per poi continuare alquanto imbarazzata: - Scusami non so neppure io perchè sono venuta qua! - - Forse perché volevi sfogarti? - le chiese Alex sfiorandole dolcemente la mano con la sua, per poi aggiungere: - Avanti, sono qui! - Marissa fissò per qualche istante il vuoto, cercò di fare ordine nella sua mente, di trovare le parole adatte per spiegare ad Alex quale fosse il suo nodo in gola, ma non vi riuscì; l’unica cosa che rimbombava nella sua mente erano le parole della canzone di sottofondo, così con le lacrime agli occhi le disse: - Non riesco, sono molto nervosa… - Alex si alzò dal divano, e si avviò a spegnere lo stereo, intuendo che quella musica sortiva in quel frangente un effetto devastante su Marissa; quindi le disse: - Sei già troppo depressa, se poi ascolti pure questa canzone, il risultato è che il tuo morale sembra essere stato investito da un tir! - poi le tornò vicino, le mise una mano sulle spalle e disse premurosamente: - Hai bisogno di distrarti, prendi il cappotto che andiamo a farci un giro sulla spiaggia! - - Ma… - obiettò Marissa - Niente ma! L’aria salubre del mare, unita all’armoniosa melodia ipnotica delle onde, sarà una panacea per il tuo umore: fidati di me! - disse Alex scherzando, aiutandola ad infilarsi il cappotto. Le due quindi uscirono dal locale.
L’aria della sera era abbastanza pungente, per questo motivo Marissa si strinse ancora di più nel suo cappotto mentre camminava sulla spiaggia, fianco a fianco con Alex, che guardava in giro, mentre aspettava che Marissa cominciasse a parlare. Avevano ormai già fatto qualche metro, lasciando dietro di loro le orme del tragitto percorso, impresse nella sabbia umida. - Allora, ti senti un po’ meglio? - le chiese Alex fermandosi. - Si, avevi ragione Alex… - constatò Marissa fermandosi anch’essa a sua volta.. - Ti va allora di dirmi quello che è successo? - le chiese Alex carezzandole il viso - E’ per via di tua madre che sei ridotta così? - aggiunse. - Si, ho avuto l’ennesimo litigio con lei. Giuro: mi sta esasperando questa situazione! -
Le due ragazze si sedettero su una piccola barca capovolta tirata in secca, Alex si chinò a raccogliere alcuni sassolini che si divertiva a scagliare lontano, nel frattempo le disse: - Ti ascolto, dimmi tutto! - Marissa riprese a parlare: - Lei è la presidentessa del comitato per le feste scolastiche, perché in tutto ciò che di mondano esista a Newport, stai sicura che c’è sempre il suo zampino! Perchè è sempre presente e pronta a dominare con la sua personalità le situazioni più disparate! - - E’ carismatica! - affermò Alex. - No! E’ solo una fanatica, un’esaltata mentale che crede che se non ci fosse lei, il mondo non sarebbe lo stesso! - sorrise parlando ironicamente Marissa. - La tua stima nei riguardi di tua madre mi sorprende sempre di più! - scherzò per sdrammatizzare Alex. - Scema! - le disse sorridendo lievemente Marissa, dandole un colpetto con la punta delle dita sulla fronte, e facendogliela arretrare leggermente. Poi continuò con più serietà: - Mia madre insomma, è una che ama molto far parlare molto di se; poco le importa se in negativo o in positivo! Difatti alla festa di stasera era sulla bocca di tutti! - riprese Marissa - Cosa può aver fatto di tanto grave da essere condannata senza possibilità d’appello? - la interrogò Alex - Credi che sia sintomo di una persona normale portare ad una festa scolastica il suo amante, assumendo con lui degli atteggiamenti chiaramente equivoci? - parlò tutto d’un fiato Marissa. - Beh, capisco adesso la tua arrabbiatura! - constatò Alex. - A me non importa nulla che il suo comportamento possa ferire in un qualche modo il mio patrigno Caleb; il problema più grande è che ogni volta che cede alle avances di un uomo getta fango sul ricordo che io ho di mio padre… Ammazza per una seconda, ed una terza volta il suo nome ed il suo onore! Ed è un l’unica donna al mondo che non può permettersi di fare tutto ciò, perché ella stessa è marcia! E se adesso mio padre è da chissà quale parte del mondo è solo per colpa sua! - la bionda gettò i sassolini che ancora aveva in mano sulla sabbia, poi si voltò per incontrare il suo sguardo colmo di lacrime; Alex la fissò colma di tenerezza, tenerezza che arrivò fino al cuore di Marissa e sciolse parte del gelo in cui era improvvisamente piombato, così la giovane continuò: - Mio padre ha sempre fatto di tutto per accontentarla, la amava molto… E’ finito addirittura nei guai per garantirle il tenore di vita che lei adesso ha. E’ diventato un truffatore, un ladro ed è stato licenziato! Tutto solo a causa sua e delle sue assurde pretese, delle sue ambizioni sfrenate! E quando poi è arrivato il momento di ricompensarlo dei suoi sforzi, mia madre gli ha voltato le spalle scegliendo un ricco miliardario piuttosto che la sua famiglia. Ha preferito i soldi ed il successo a noi! - parlò nervosamente per poi continuare con un urlò: - Lui era l’unico a tenermi con i piedi per terra, il mio costante punto di riferimento. E adesso non c’è più! Se n’è andato! - Alex la afferrò tirandola verso di se, e la strinse in un forte e caloroso abbraccio. Marissa cominciò a piangere, cercando protezione tra le braccia di Alex e lasciando scorrere liberamente le sue lacrime sul petto dell’amica, la cui maglietta chiara si macchiò di rimmel. Marissa continuò con un filo di voce: - Ti dissi che sono stata alcolizzata, cleptomane, a volte anche tossicodipendente, ma tutto è per colpa sua. Io non volevo che si separassero Alex! Io sono stata sull’orlo di una crisi di nervi! Sono stata rinchiusa in una clinica psichiatrica tempo fa! - - Sta calma ora, è tutto passato! - la rincuorò Alex carezzandole i capelli. - Agli uomini che la corteggiano non piace lei, ma il suo conto in banca, o la sua elevata posizione sociale! Perché è tanto cieca da non vederlo? - affermò con una risata amara Marissa. - Capisco... Ma tu le hai parlato? - le chiese Alex. - E secondo te perché ci ho litigato stasera? - disse Marissa divincolandosi delicatamente dall’abbraccio. - E lei cosa ti ha detto? - le chiese ancora Alex - Che la vita è sua e che non mi devo azzardare a giudicarla, perché giusta o sbagliata che sia è pur sempre mia madre, e non crede di meritare un trattamento del genere da parte mia. Mi ha detto di stare più attenta alla mia di vita che alla sua, perché lei è come un gatto: cade sempre all’impiedi, io invece sono un topolino: preda di tutto e di tutti…E ha concluso dicendo che se fossi andata a dirlo a Caleb, lei mi avrebbe messo in punizione togliendomi il telefonino per un mese! - - Che stronza! - constatò amaramente Alex, per poi dire: - Adesso è tardi però, ed hai bisogno di riposare: ti accompagno a casa? - le chiese guardandola. - No, a casa non ci torno! - parlò decisa Marissa. - E dove ti porto? Non posso mica lasciarti in questo stato da sola per strada! - le parlò Alex alzandosi da dov’era seduta. - Vai tu che è gia tardi! Io cercherò un posto dove dormire: che so un albergo, un motel, o perché no: dormirò qui sulla spiaggia… - rispose Marissa - Ma sei matta? Guardati! Stai già tremando dal freddo! - le disse Alex togliendosi il giubbino e posandoglielo sulle spalle; poi rifletté qualche istante, valutandone i pro ed i contro, e le disse: - Non si discute: Vieni a dormire da me per stanotte! - Marissa la fissò riconoscente, sussurrandole un flebile: - Si… - così Alex le porse la mano e la aiutò a rialzarsi: - Forza andiamo che è tardi! - concluse Alex, sistemandole meglio il suo giubbino sulle spalle, ed abbottonandole il primo bottone per non farglielo scivolare di dosso.


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