EPISODIO N. 3
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Nel frattempo Olimpia…..–
Olimpia : < Tutto bene? E’ ferita ? > - Le chiese preoccupata mentre l’aiutava ad alzarsi.
Donna : <Oh …ti ringrazio fanciulla non so come avrei fatto senza di te! > - Ebbe un capogiro non appena la guardò in volto e sarebbe caduta di nuovo a terra se Olimpia non l’avesse afferrata subito.
Olimpia : <La prego, si faccia coraggio, adesso è tutto passato! > -
Donna:< Sei tu! > - Continuò a ripetere mentre stringeva dolcemente le mani del bardo.
Ricordi di un tempo ormai lontano riaffiorarono alla sua mente come un flashback (loro due che passeggiavano vicino alle sponde di un laghetto ad ammirare le bellezze della natura; la festa in onore della poetessa per la sua conversione alla luce o di quando la ragazza la strappò da morte certa dalle mani di un signore della guerra di nome Critone.)
Sì, era stata davvero felice al suo fianco fino a quando quella guerriera da strapazzo gliela portò via e suoi occhi si riempirono di lacrime.
La ragazza non capiva il perché di tanta commozione -
Olimpia :<Cos’ha?Perché piange? Non vi è motivo…> - Più la guardava, più le sembrava di conoscerla. Aveva un viso così famigliare.
Olimpia:<Xena le sta riportando il denaro > -
<Eccomi! > - Disse Xena, che, contenta, le porse il sacchetto con le monete.
La donna non la degnò di uno sguardo. Le strappò il sacchetto dalle mani e si allontanò apatica.
<Ah…GRAZIE TANTE! > - Le urlò dietro Xena -
Xena:<Hai visto? Non ci ha neanche ringraziate per averla aiutata. Ehi!...Mi stai ascoltando?> - La riprese la guerriera -
Olimpia:<Xena…quella donna ha un viso così famigliare …> - le disse, mentre il suo sguardo di affetto era ancora posato su quella signora misteriosa -
Xena:<Famigliare? Ma cosa dici? > -

L’abbaiare insistente di un cane, sbucato da chissà dove e dall’aspetto poco rassicurante, arrestò il passaggio di quella poverina: sembrava quasi che volesse morderla.
Xena era pronta a scagliare il suo chakram per salvarla di nuovo dalle grinfie dell’animale, quando si accorse che dalle labbra della donna uscivano parole incomprensibili.
Il cane si agitò. La sua respirazione era affannosa e compiva sforzi per coprirla. Il suo ventre, ritirandosi, oppresse il polmone; gli occhi si gonfiarono fissandosi; la lingua, spessa e livida, fuoriuscì dalla gola e poco dopo restò privo di movimenti.
Impaurito, lanciò un verso abbacchiato. Fu colto da vertigini e morì tra le convulsioni come quelli che morivano di rabbia.
Xena: < Mhm...E’ strano > - disse pensierosa -
Olimpia : < Cosa è strano? > - Le chiese il bardo -
Xena: < Quel cane stava quasi per sbranarla ma lei invece lo ha bloccato. Devi sapere…> - continuò preoccupata la guerriera -
Xena : < Che ci sono delle donne che hanno il potere di “legare i cani”: cioè sono capaci, pronunciando alcune formule magiche, di ridurre i cani all’impotenza bloccandone i movimenti. Solo chi pratica magia nera è in grado di fare una cosa del genere > -
Olimpia : < Mi stai dicendo che quella donna è una strega? Andiamo Xena non è possibile! Quel cane è morto perché aveva la rabbia, ne aveva tutti i sintomi. L’hai visto anche tu … > - Rispose incredula l’amica -
Xena : < Sì, forse hai ragione, mi sarò sbagliata. > - Xena cambiò subito discorso per non turbarla oltre -
Xena : < Su, forza, dobbiamo consegnare quel furfante alle autorità! > - Olimpia annuì con la testa e la seguì.
Il fiuto della guerriera come al solito le diceva di non fidarsi troppo di quella strana signora e, mentre era assorta nei suoi pensieri, la vide dileguarsi verso una stradina di campagna.
Il suo sguardo acuto, che Marte chiamava d’acciaio, fu eloquente: pareva volesse fulminarla con i suoi occhi di ghiaccio.

CAPITOLO III

Le due eroine si precipitarono da quel tipo ma, una volta giunte sul posto, dell’uomo non vi era più traccia.
Xena:<Ma com’è possibile?...Era qui… lo avevo legato ben stretto!... E’ tutta colpa mia, non dovevo lasciarlo solo…maledizione! > -
Olimpia:<Vedrai che riuscirai a riprenderlo Xena…non darti colpe che non hai! > -
Xena:<No, Olimpia! Dovevo stare più attenta! Ho messo al servizio della giustizia le mie doti di guerriera!> -
Olimpia:<Xena, hai appena aiutato quella poveretta a recuperare il suo denaro, senza di te sarebbe tornata a casa a mani vuote > -
La guerriera non era molto soddisfatta del suo operato e, mentre pensava a cosa fare, fu attratta dal luccichio di un oggetto lasciato per terra.
Si chinò per guardare meglio e notò che era un ciondolo in ferro con l’effige di un serpente a tre teste. Lo raccolse e poi disse ad Olimpia -
<Guarda...Qualcuno lo ha perduto. C’è qualcosa che non mi convince: prima la morte di quel cane e ora questo amuleto > -
Olimpia:<Ma cosa vuol dire Xena? Io non vedo alcun collegamento > -
Xena:<Non ti ho ancora detto che gli amuleti in ferro hanno proprietà magiche > -
Olimpia:<E allora?> - Rispose secca l’amica.

Nell’oscurità di una caverna di rocce sulfuree e densi vapori, la voce di una donna riecheggiava per l’intera grotta rimbalzando da una parete all’altra.
Donna:<Bene…Hai soddisfatto le mie aspettative > - si rivolse al giovane che era accanto a lei –
Donna:<Tutto procede secondo i miei piani... Xena è sempre pronta ad aiutare il suo prossimo e sapevo che mandandoti da lei con la storia dei briganti si sarebbe precipitata in città con la sua Olimpia > - gli parlò in maniera sensuale e poi lo baciò sulle labbra. Sicuro di avere i suoi favori, ricambiò il bacio con passione.
<Non è stato affatto piacevole sentire le dita di Xena premute sul mio collo mentre tu tenevi a bada la sua amica: merito qualcosa di più di un bacio … > - le disse il giovane dopo quella dolce effusione –
Donna:<Tranquillo, io mantengo sempre le mie promesse > -
Si allontanò un attimo da lui. Con passi sicuri si diresse verso un altare per i sacrifici, alla cui base vi era posto un calice colmo di un liquido rosso molto denso. Era impreziosito da motivi ornamentali raffiguranti quattro pipistrelli che contornavano lo stelo.
Donna:<Su bevi! > - Porgendogli la coppa –
Donna:<Ti farò diventare come me! Avrai i miei stessi poteri! Saremo invincibili ed insieme domineremo il mondo! > - Enfatizzava il suo discorso nel tentativo di convincerlo a bere e non dovette faticare molto, in quanto il giovane era allettato all’idea di diventare quasi una divinità. Non poteva rifiutare un offerta così, anche perchè quella donna era molto attraente e non gli dispiaceva affatto poter continuare a dividere con lei il suo letto.
Uomo:<Finalmente, dopo tutti questi anni, avrai la tua vendetta su Xena… Non è vero Nerissa?Io ti aiuterò ad annientarla una volta per tutte!Sicuramente avrà ritrovato il tuo piccolo e innocuo amuleto > - Seguì una risata da parte di entrambi per essere riusciti a raggirare la principessa guerriera.
L’uomo continuava a ridere e felice sorseggiò il suo vino. Ma ad un tratto fu colpito da una sensazione improvvisa di calore e, sentendosi strozzare in gola, le sue gambe si fecero tremanti e cadde inginocchio, lasciando che il liquido traboccasse dalla coppa.
Uomo:<Che…che …cosa mi hai dato? > - Era tutto gonfio e rosso in volto –
Nerissa:<Veleno. Ho mescolato insieme al vino, erbe magiche e sangue di vipera > - Gli rispose con un sorriso stampato sulle labbra –
Uomo:<Sei una puttana! > - Terrorizzato, si trascinò carponi all’indietro mentre Nerissa lo fissava negli occhi, assaporando deliziata la sua morte.
Nerissa:<Mai fidarsi di una strega. Ti ho usato al solo scopo di riconquistare Olimpia e vendicarmi di Xena! Mio caro, non avrai creduto che volessi te al mio fianco? E’ Olimpia quella che voglio e l’avrò ad ogni costo! > -
L’eco della sua risata risuonava non umana come se provenisse da un mondo ultraterreno. Buttò la testa all’indietro ridendo istericamente e allargò le braccia come le ali d’un uccello.
Nerissa era tornata più malvagia di prima, manipolatrice di veleni e di sostanze disgustose. Assassina e perversa!
Si preparava adesso ad un rito magico per richiamare spiriti infernali. Uno spettacolo tanto spaventoso che perfino il sole cercò di nascondersi dietro i grandi sepolcri per evitare di assistere a tali orrori.

Si alzò una leggera brezza scompigliando delicatamente le chiome delle guerriere ma ad un tratto il vento cominciò a soffiare forte e una fitta nuvolaglia si addensò sulla città. Il tempo si metteva decisamente al brutto.
Un lampo squarciò il cielo diventato plumbeo, seguito all’improvviso dal rumore roboante di un tuono che fece drizzare le gambe alle due amiche. Alcune gocce di pioggia si riversarono sulle calde guance della mora.
Xena:<Forza Olimpia…torniamo alla locanda prima che venga giù il diluvio > -

Nerissa, intanto, si portò di nuovo verso l’altare dei sacrifici.
Indossava una lunga veste cerimoniale in lino, di un colore rosso fiammante, e sulle spalle un mantello nero, ampio e lungo.
Il suo collo era impreziosito da un pendente dalla forma di un drago a due teste. Al polso aveva un bracciale in rame ritorto a forma di serpente regolabile che si attorcigliava a difendere chi lo portava se la sua testa veniva rivolta verso l’esterno.
Alle dita, invece, facevano corona due anelli: compariva un ologramma, all’interno di
questo un cranio, simbolo alchemico di morte e rinascita dell’adepto che si incammina
sulla strada tortuosa della magia. L’altro, apribile, con pietra nera e draghi alla montatura.
Sul ripiano dell’altare campavano in bella vista alcuni oggetti pagani: due candelabri raffiguranti una mezza luna ed una statuetta con corna di cervo sul capo, metafora rispettivamente dell’immortalità ma anche del mondo sotterraneo.
Un forte odore di incenso si espandeva tutto intorno.
Nel suo tetro rifugio, Nerissa dava ora inizio al suo rituale magico.
Afferrò nel suo pugno una lama tagliente per sminuzzare erbe micidiali. Con piglio sicuro spremette la bava velenosa di alcuni serpenti, impastando uccelli sinistri; il cuore di un tetro gufo; le viscere di stridula strige sventrata viva. Successivamente rimescolò questi ingredienti, borbottando formule magiche sconosciute incise su placche metalliche.
Sparse in espiazione liquidi vari e offrì a se stessa libagioni di vino miscelato. Poi intrecciò tra loro capelli, ponendoli a bruciare nella brace insieme a una gran quantità di profumi.
Ecco che subito l’irresistibile potenza dell’arte magica costrinse i Lumin ad intervenire con la loro occulta energia: una luce così intensa e forte illuminò la grotta da eguagliare quella del sole.
I poteri dei Lumin iniziarono a fare effetto sulla loro protetta: il corpo di Nerissa iniziò una lunga e lenta trasformazione in una nera creatura alata dall’aspetto orrendo, con artigli taglienti e denti aguzzi; becco affilato a forma di uncino e seni simili a quelli femminili contenenti una sostanza velenosa.
La sua metamorfosi era compiuta. Le sue sembianze erano come quelle di un uccello predatore. Si librò in alto fra grida terrificanti attraverso un lucernario naturale, in cerca della sua preda: Olimpia!!

di Sietta

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