episodio 12

EPISODIO N. 12
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di GXP

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L’insostenibile leggerezza dell’essere - parte II

 

Capitolo 15 – A caval donato non si guarda in bocca

Quando anche il dolce fu fatto sparire da tutti i piatti, le amazzoni si proposero per mostrare per prime il regalo alla loro regina.

Genziana si recò frettolosamente nella stalla mentre Caleipe porgeva alla regina Valesia una grossa sacca di cuoio. A sua volta Valesia porse la sacca ad Olimpia invitandola ad aprirla. Dentro vi trovò un abito da cerimonia con tutti gli accessori recanti le sue iniziali. Mistrene le si affiancò porgendole un telo che copriva delle armi nuove e Saloniche le allungò una bisaccia gemella di quella già aperta. Solo allora Genziana chiamò dall’esterno facendosi vedere dalla finestra della sala e mostrando il nuovo cavallo di razza che per giorni era stato nascosto alla vista del bardo. Olimpia ne fu entusiasta e le ringraziò di cuore con le lacrime agli occhi abbracciandole una ad una.

Hercules scomparve dall’uscio per riapparire tenendo tra le braccia una grossa scatola di legno. La poggiò a terra e la scoperchiò; Iolao prese ad illustrarne il contenuto.

-Tempo fa Hercules venne a farmi visita portandomi una notizia sconvolgente – rise

- Il buon Salmoneo si era dato agli affari onesti! -

- Decisamente sconvolgente come notizia, non trovate? - disse ironico il semidio.

- Si era rimesso a produrre l'acqua con le bolle, e come ne andava fiero! “Ti assicuro che ha degli effetti molto utili per il corpo! Credimi!!” ripeteva sempre ogni volta che vendeva una confezione. Nonostante la sua età molto avanzata, restava sempre un abile venditore - proseguì l’anziano Iolao porgendo alla festeggiata una delle sacche infiocchettate contenute nella cassa.

- Passavo dal villaggio in cui uno degli eredi di Salmoneo ha portato avanti l’attività ed ecco qui. Fanne buon uso - disse ridendo Hercules.

- Vi ringrazio, sono certa che ne saprò fare un uso adeguato- li baciò sulla guancia.

- Aha – riprese Iolao - Ecco un piccolo extra

Dalla cassa estrasse una bottiglia di vino rosso ed una di olio.

- Dalla mia terra. Ce ne è voluto per vederne i frutti, questo vino ha già 7 anni! -

- Che onore - rispose la donna sorridendo ed abbracciandolo.

- Apri il mio! Apri il mio Olimpia! - chiese Venere con infantile impazienza.

Olimpia andò a recuperare la sacchetta che la dea le aveva consegnato al suo arrivo. La aprì e vi trovò un intero cofanetto pieno di piume e di prodotti per l'igiene e la bellezza: pettini, spazzole, trucchi, terre e olii.

La dea della bellezza e dell'amore ricevette in cambio una risata da Olimpia (ma anche da Xena la quale si era tenuta a debita distanza, soffocando il riso con una mano) nonché un caloroso abbraccio che le fece cascare qualche lacrimuccia.

- Basta così o mi farai sciogliere tutto il trucco! Sono comunque la dea della bellezza io!-

Tutti risero mentre la mano della dea si poggiò sulla guancia dell’amica accarezzandola amorevolmente. Si intesero con lo sguardo: con la giusta forza tutto si sarebbe risolto e lei, sua alleata in eterno, ci sarebbe stata.

- Hei Olimpia, dai, guarda il mio di regalo! - interruppe Fillide avvicinandosi con un piatto tra le mani.

Si fece capannello attorno ai due. Il figlio di Corilo scoperchiò la portata con tronfio gesto mostrando un tuttotondo di pane che raffigurava il bardo amazzone come un aedo o per lo meno quella doveva essere l’intenzione.

- E questo quando lo hai fatto? - chiese stupita Evi

- Ma la testa quale è? - chiese Marte allungando un dito verso il pane subito schiaffeggiato dal ragazzo.

- Non si tocca! Si mangia! -

Ci fu una risata collettiva mentre il piatto veniva posto sul tavolo.

- Prima di fare a fette Olimpia, possiamo finire con la consegna dei regali? - Chiese ridente Virgilio - Questo è il mio - Le allungò una pergamena.

- Non… non ho avuto modo di comprarti un dono e così ho pensato di creare qualcosa per te, da un aspirante poeta ad una grande artista – concluse timidamente

- Esagerato, ma grazie, lo leggerò volentieri- rispose lei posandogli un bacio sulla guancia.

- Davanti a tanta abbondanza il mio dono può sembrare sciocco- anticipò Evi - Ma spero lo gradirai -

Dalla tasca del suo abito indiano estrasse un ciondolo a forma di pesce avvolto da foglie. Quando la poetessa amazzone lo vide le si illuminarono gli occhi. Belur pensò stringendo al cuore l’amuleto.

- Che la pace ti accompagni, cara Olimpia – concluse Evi avvinandosi per ricevere l’abbraccio che Olimpia le stava porgendo

- Cosa mi tocca sentire- borbottò Marte, poi schiaritosi la gola schioccò le dita facendo comparire delle pergamene e dei pennini con calamaio sul tavolo

– Divertiti- le disse quasi stizzito. Certamente doveva essere difficile per lui fare un regalo a colei che aveva portato al fallimento tutti i suoi tentativi di persuasione su Xena. Ma era anche vero che doveva far bella figura con la principessa guerriera. Venere lo guardò divertita mentre Olimpia sorrideva stupita. Alle spalle di Marte Xena si fece scura in volto.

- Tocca a me… - disse con tono mesto e tutti si voltarono verso di lei. Marte la guardò dritta negli occhi e lei capì che era ora di congedarsi.

- Concedimi solo due parole - gli disse mentre lo superava per raggiungere l’amica.

Si trovarono faccia a faccia, con tutti i loro dubbi, tutte le loro questioni in sospeso. Attorno calò il silenzio.

- Olimpia, io…avrei voluto fare di più ma Leuca era troppo lontana per portarla qui in tempo e...-

- Solo il fatto che tu l’abbia pensato può bastare come dono -

- Xena - interrupe Marte mostrando una sfera di luce nella sua mano. Il rito aveva preso inizio.

La principessa guerriera guardò l’amica sorridendo. Appena sentì il corpo farsi più leggero sussurrò

- Devo andare, presto capirai- si diresse verso la porta uscendo di corsa per svanire subito dopo senza essere vista.

- Ma dove è andata? - chiese Olimpia, cercando di seguirla ma venne bloccata da Marte.

- Osserva - le disse e lasciò che la sfera luminosa levitasse per la stanza.

- Che cosa significa? - chiese lei quasi terrorizzata.

Il globo lucente toccò il soffitto e, allargatosi, sfoderò un fascio di luce conica che invase buona parte della sala, accecando tutti. Quando la luce svanì Olimpia, scostate le mani dal volto, alzò lo sguardo…I suoi occhi erano ancora un po’ abbagliati e difficoltava a scorgere le figure nella stanza…Poi tutto fu più nitido…e la vide: sua madre, affiancata da suo padre, alto e imponente come era sempre stato, giovani come l’ultima volta che l’avevano vista andar via con Xena. Erano lì davanti a lei.

Dimenticò tutto. Dimenticò gli invitati, dimenticò la festa, dimenticò che Xena non era lì con lei. Non pensò ad altro che correre tra le loro braccia e farsi abbracciare scoppiando a piangere.

Venere, compiaciuta, si strinse al braccio del fratello che ricambiò il gesto affettuoso con una smorfia.

Quando la poetessa si sciolse dall’abbraccio non poté far altro che iniziare a far domande.

- Madre, padre, ma come è possibile? Marte, che sortilegio è questo -

- Non è un sortilegio, è un dono – disse una voce ben conosciuta.

Tutti si voltarono verso l’angolo da cui proveniva. Dall’ombra uscì un uomo sulla trentina con un buffo elmo tra le mani ed il sorriso ingenuo e sincero che aveva sempre allietato la compagnia nei momenti più bui.

- Padre! - esclamarono in coro Fillide e Virgilio.

Corilo si passò una mano nei capelli, imbarazzato, mentre muoveva un passo verso di loro. Olimpia lo osservava con le mani alla bocca e le lacrime che le scivolavano sulle guance mentre il padre e la madre le si stringevano alle spalle.

- Corilo - sussurrò lei allungano una mano verso di lui. Il sorriso dell’uomo divenne ancora più luminoso e mentre i figli gli si avvicinarono rapidi ed avidi di un abbraccio, Olimpia si voltò a cercare il volto di Xena per ringraziarla dello splendido dono che le aveva dato. Ma non la vide. Lei non era lì, era scappata dalla porta pochi secondi prima. Perché? Cosa c’era sotto? Dov’era l’inganno? Decise che ne avrebbe parlato con lei solo quando tutti gli invitati se ne sarebbero andati. Non conosceva la durata di quella meravigliosa magia e voleva viverla intensamente fino all’ultimo instante. Ingoiata la saliva salata dalle lacrime, si lanciò con due passi lunghi e decisi verso l’amico e lo abbracciò con forza, stringendosi al collo di lui. I figli, da poco scioltisi dal loro abbraccio, rimasero ad osservare la scena, capendo quale fosse l’intensità dell’amicizia che il padre nutriva per il bardo amazzone. Nessuna gelosia verso le rispettive madri. Solo molta tenerezza.

- Olimpia, sei sempre meravigliosa- disse Corilo mentre le accarezzava la testa.

- Amico mio, quanto mi sei mancato - rispose lei guardandolo negli occhi colmi di lacrime.

- Ohh, su Olimpia, non piangere. Siamo qui per fare festa! È il tuo genetliaco! Dai! Coraggio! - disse lui, mascherando altrettanta commozione.

Il bardo amazzone annuì e asciugatasi le lacrime, si girò verso il resto degli invitati.

- Festeggiamo!-

- Era ora! - commentò Marte e, battute le mani due volte, fece riapparire le luci e le musiche ritmate invocate precedentemente dalla sorella.

Hercules aveva provveduto a trovare altre sedie per i tre nuovi ospiti mentre Iolao rianimava il camino con qualche difficoltà.

- Permetti? - disse Marte arrogantemente e con un colpo di indice scagliò delle fiamme tra le radici e il ceppo che l’anziano nemico/amico aveva posto dell’anima del caminetto.

- Tutto facile per te, vero? – commento sarcastico l’anziano combattente.

Marte rispose con una smorfia, facendo comparire un boccale di birra nelle mani e simulando un brindisi a Iolao.

Olimpia si sedette tra i genitori di fronte a Corilo seduto in mezzo ai figli.

- Io sono Fillide, tuo figlio, nato dalla relazione con ... -

- So chi sei figliolo - gli rispose poggiandogli una mano sulla spalla - Da lassù si vedono molte cose -

- Padre, io non sapevo che ci saresti stato anche tu, Xena non ci aveva detto nulla di tutto ciò - interruppe Virgilio.

- Non so spiegarti quale fosse il piano. So solo che ho avuto questa opportunità e l’ho colta al volo -.

- Spiegatemi come è successo - chiese Olimpia.

- Figlia mia, non possiamo rivelarti ciò che è mistero anche per noi - disse la madre

- La tua amica ha fatto in modo di farci venire qui, come non ci interessa- disse più bruscamente il padre. Non aveva mai nutrito simpatie per Xena e non voleva concedergliene nemmeno ora. Olimpia lo guardò con rimprovero.

- Ma lei ora dov’è? - domandò nuovamente la festeggiata.

- Non lo sappiamo cara - rispose dolcemente la madre - Ma sono certa che non devi temere nulla, tornerà - accarezzò il viso perplesso che la figlia le mostrava.

Venere sentì di dover intervenire - Io direi che qui ci vorrebbe ancora più allegria, che ne dite gente? - disse ad alta voce e con una scrollata di capelli, fece cadere della polvere dorata su tutti loro.

- BOCCALI!- urlò allegramente e dei boccali colmi di birra apparvero nelle mani di tutti gli invitati.

- SPAZIO!- disse con tono civettuolo, allargando le braccia ed il grosso tavolo su cui si stava banchettando venne sollevato sopra le loro teste.

- MUSICA e LUCI!- la musica già presente aumentò di volume mentre le luci si facevano sempre più bizzarre.

- Ed ora… I PUPILLI!!- urlò piena di gioia.

Si sedette sulla sua sedia di legno, che subito trasformò in un comodo scranno, e con uno schiocco di dita fece comparire davanti al pubblico cinque ragazzi muscolosi e cosparsi d’olio, vestiti solo con un perizoma, che si esibivano in pose atletiche mostrando bene tutte le loro curve. Un’ovazione compiaciuta partì dalle amazzoni mentre Evi osservava divertita ed un po’ imbarazzata dall’angolo in cui si era rifugiata, vittima dei suoi sensi di colpa verso Corilo. Olimpia rimase spiazzata dalla mossa della dea, mantenendo le distanze per parlare ancora con i suoi famigliari e Corilo. Insieme decisero di uscire da quella casa per udirsi meglio e si sedettero attorno al fuoco da campo allestito dalle amazzoni. A loro si unirono Virgilio e Fillide.

Hercules, Iolao e Marte osservavano inorriditi le performance dei ragazzi di Venere.

- Potresti unirti a loro- disse ironico Iolao sgomitando l’amico

- Credo che per me non ci sia più nulla da fare qui, vi saluto - disse Marte mentre si preparava a scomparire.

- Dove credi di andare, devi riportare Xena qui! - lo fermò Hercules.

- Quello accadrà autonomamente quando Olimpia si addormenterà - detto ciò scomparve.

- Siamo rimasti soli amico - disse Iolao mentre sorseggiava la sua bevanda.

- Usciamo di qui o prederò a calci nel sedere qualcuno di quei bell’imbusti- commentò il semidio.

Il bagliore provocato dalla scomparsa di Marte attirò gli occhi di Olimpia verso l’interno della casa. Ne vide uscire i due uomini intenti a parlare tra di loro. Li chiamò.

- Hercules, Iolao. Marte se ne è andato? -

- Sì, riteneva la festa conclusa- rispose Iolao.

- Conclusa? Chi sta gestendo questo rito allora? – chiese perplessa la donna.

- Da quanto abbiamo capito, si concluderà non appena tu ti addormenterai. Quindi non hai più bisogno di lui - spiegò il semidio.

- E Xena?- domandò ancora la bionda.

- È un dettaglio che non conosciamo- rispose nuovamente Hercules con tono dispiaciuto.

- Io credo che tutti dovremmo ringraziare questa valorosa donna che ci ha riportato un amico, un padre, un valoroso guerriero, grazie Xena - disse Virgilio in piena commozione alzando lo sguardo verso il cielo.

Tutti annuirono eccetto Olimpia e suo padre. In quel momento Evi abbandonava la casa e, vedendo tutti raggruppati davanti al fuoco, ebbe un attimo di esitazione... il dolore per aver ucciso il migliore amico di sua madre, non l'aveva mai lasciata…e ora, faccia a faccia con lui, per di più con i suoi figli, stava ancora peggio.

Corilo la notò. Si staccò dagli amici e la raggiunse.

Scese il silenzio. Tutti assistevano alla scena un po’ intimoriti. Si trovarono l’uno di fronte all’altra. Virgilio cominciò a tremare preso dal ricordo e dalla rabbia. Sebbene l’avesse perdonata tempo fa, ora, avendo avuto il padre tra le braccia ancora una volta, aveva rianimato quel fuoco vendicativo che fremeva sotto la pelle.

Corilo mise una mano sulla guancia della ragazza.

- Sei bella come tua madre-

- …io-

- E con il tempo…sei diventata dolce come Olimpia-

Evi sfoderò un mezzo sorriso imbarazzato.

- Sorridi proprio come lei... -

La giovane alzò lo sguardo ora rammaricato. Corilo la osservava negli occhi con dolcezza e il suo sorriso la rincuorava.

- Chi mi ha ucciso è morto tanto tempo fa. Livia non c'è più. Ora davanti me c'è una ragazza genuina, onesta, messaggera di pace: la figlia delle mie due migliori amiche -

Evi rimase senza parole. Le lacrime cominciarono a scenderle sulle guancie mentre Corilo le teneva le mani sulle spalle.

- Padre, sei sicuro di ciò che dici?- chiese Virgilio preoccupato più della propria reazione.

- Sicuro! Virgilio, figlio mio, non è giunto il momento di accasarsi per te? Potresti continuare l'attività che io e tua madre eravamo riusciti a creare con tanto sacrificio.

- Padre, è un messaggio subliminare? Perché io non ne capisco il nesso!-

- Padre, padre! Io sono un ottimo cuciniere! Lasciamo al bravo Virgilio la poesia e a me i fuochi!- squittì Fillide.

Tutti scoppiarono a ridere, compresa Evi, che venne abbracciata da Corilo in modo molto caloroso.

Trascorsero il resto della sera in racconti e memorie dei momenti trascorsi insieme tra lacrime di commozione e risate di gioia. Ci fu solo un attimo di disagio quando il padre di Olimpia commentò negativamente una delle avventure di Xena, Olimpia e Corilo, tacciando Xena di ipocrisia.

Corilo ne prese immediatamente le difese, mentre Olimpia, un po’ scocciata dalla sparizione dell’amica chiese semplicemente al padre di non proseguire con certi argomenti. Fu Fillide, degno figlio di suo padre, a causare il danno.

- Sì, signore, Xena è una gran donna. Ha fatto tutto questo per amore di Olimpia e non capisco perché lei non accetti le scelte di sua figlia. Insomma, è grande ormai. Guardi noi: siamo fratelli, siamo completamente diversi eppure ci vogliamo bene e mio padre ha concesso a mio fratello di fare il poeta. Che c’è di male? –

- Che c’entra con il mio discorso, ragazzo. Xena è una persona egoista che pensa solo a se stessa. Stava bene con mia figlia e non ci ha pensato due volte a portarmela via –

- Padre, basta. È stata una mia scelta –

- La conoscevi appena, come potevi scegliere? Ti avrà certamente circuita con promesse di denaro e fama!

- Mi credi così sciocca?-

- Certo che no! È lei che è abile con le menzogne!-

- Padre, falla finita!-

- Erodoto, io credo che ti stia sbagliando. Xena è certamente una persona capace di persuadere, ma lo fa a fin di bene. Quante volte l’ho vista gabbare i nemici con le sole parole - la difese Virgilio.

- Do ragione a mio figlio. Salvò anche me più volte con l’inganno della parola - aggiunse Corilo.

- Lo dite voi stessi che è un’ingannatrice. Se fosse veramente la gran donna che dite ora sarebbe qui a godersi il lavoro ben riuscito e invece dov’è? - domandò arrogantemente il padre di Olimpia, alzandosi e spostandosi nello spazio intorno al fuoco prima di proseguire – Non c’è! E sapete perché non c’è? Perché deve aver di certo ingannato qualcuno per averci qui e sicuramente ora starà pagando il suo debito o starà cerando di fuggire dal pagamento –

Il dubbio esplose dentro Olimpia come una bomba. Xena non c’era. Era scomparsa poco prima che Marte desse inizio al rito. Poi Marte se ne era andato ritenendo che il suo lavoro fosse finito. Che i due si fossero accordati? Conosceva Marte. Poteva chiedere poche cose a Xena e quella su cui puntava di più era il ricatto sentimentale. Che cosa avevano messo in gioco quei due? Perché Marte l’aveva soggiogata con quel sortilegio qualche sera prima? Che cosa voleva dimostrarle? Perché l’aveva torturata con i ricordi delle passioni per Burnhilde? Era solo sopruso gratuito oppure celava un messaggio che l’aedo doveva decifrare? Nella sua mente le immagini del sogno vissuto durante il rito amazzone si sormontavano alle domande ed ai ricordi che da giorni la perseguitavano. La voce dei partecipanti si faceva sempre più acuta e dal semplice scambio di opinioni si era passati ad una vera e propria discussione in cui era intervenuto anche Hercules.

- Io non accetto - disse il semidio in tono baritonale - che la reputazione di una mia cara amica venga così infangata-

Fece una breve pausa osservando dritto negli occhi il padre di Olimpia. Erano entrambi visibilmente alterati, i muscoli di Hercules venivano sottolineati dalla luce delle fiamme.

-Lei, Xena, sa benissimo quello che fa e sa cosa è disposta a perdere per ottenere ciò che vuole. Non posso accettare che un’antipatia così sciocca come la tua, Erodoto, sia motivo di dissidio con tua figlia e con Xena stessa –

- E che cosa dovrebbe ottenere? Ha già preso mia figlia!- ruggì l’uomo.

Fillide intervenne prontamente con la sua voce stridula e decisamente fuori luogo.

- Beh ma dopo il tradimento di Olimpia… - si tappò subito la bocca con le mani. Virgilio, Hercules e Iolao lo osservarono disgustati da tanta ingenuità.

- Che cosa? – chiese inorridito Erodoto.

- Ma come è potuto succedere?- chiese Corilo schioccato.

- Di…dicevi di vedere molte cose da lassù padre… io… - cercò di giustificarsi il ragazzo.

- Stai zitto – lo rimproverò Virgilio.

Calò il silenzio. L’atmosfera di serenità si era lentamente dissolta per poi precipitare violentemente nel dissenso generale.

- Questo dimostra che Xena ha preso mia figlia con l’inganno e che appena ne ha avuto l’opportunità mia figlia è scappata con un altro, ma Xena è andata a riprenderla con la forza. Ecco perché ci ha chiamati qui. Per convincere Olimpia a stare con lei. Ma non la merita! – sentenziò il padre.

- Questo è davvero troppo! – esclamò Evi balzando in piedi imitato da Virgilio che si mise davanti al padre del bardo.

- Non diamo retta alle parole avvelenate di un padre geloso – le disse.

- A dire il vero Olimpia è tornata di sua iniziativa dopo che Brunhilde aveva sentenziato la fine della loro relazione! – disse Fillide preso da uno scatto d’ira. Ma la bocca gli venne subito richiusa da Evi che chiese scusa a tutti. Si parlava di sua madre. Le era impossibile resistere al moto impetuoso che le muoveva il cuore. Ma ora chiedeva di ignorare le parole dell’amico. Era però troppo tardi. Il padre di Olimpia andò su tutte le furie.

- Brunhilde? Brunhilde? Un’altra donna?! Figlia, credevo che l’amore per Xena fosse dettato da qualche stregoneria o pazzia dovuta alla morte di Perdicca. Ma ora capisco che con te non c’è più nulla fa fare! –

- Padre, ti prego -

- No, non hai nessun diritto di pregarmi. Io rinnego la tua nascita e ogni tuo beneficio in qualità di figlia!

- Erodoto… – disse con tono di supplica la moglie Ecuba.

- Taci, donna! - la zittì lui - Che questo rito si spezzi subito! - urlò al cielo l’uomo.

- NO! – urlarono in coro Corilo, i figli, Evi e la stessa Olimpia.

- Che accidenti succede qua fuori?!? – esclamò Venere, apparsa poco distante dal gruppo animato.

- Adesso basta con tutti questi dissidi- disse scrollano un dito verso il cielo, poi proseguì – Oggi è un giorno di festa. Vi ordino di ritornare ai lieti ricordi e che nessuna ombra oscuri i vostri sorridi. Adesso! –

Una strana sensazione attraversò il cuore dei presenti. Si sedettero nuovamente attorno al fuoco riprendendo la narrazione delle buffe avventure vissute con Corilo, come se nulla fosse successo.

di GXP

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