EPISODIO N. 1
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In pochi minuti l’intero equipaggio è stato informato del pericolo imminente che li sta minacciando: quindici uomini si sono armati alla meglio e si sono posizionati sul ponte mentre il rimanente dell’equipaggio si è nascosto sottocoperta pronto ad intervenire in caso di necessità. Intanto, come previsto da Xena, la galea nemica si è portata a poche decine di metri di distanza pronta per l’abbordaggio:
- Sono pronto Xena! – esclama Fillide sguainando la sua spada una volta appartenuta al padre – Non preoccuparti, mi occuperò io di questi quattro mercenari! -
Xena afferra il giovane per la maglia e lo spinge con violenza dietro una grossa botte di sidro costringendolo ad abbassarsi in cerca di riparo:
- Tu resta qui e non combinare guai! -
- Ma io … -
- Fillide… Non intendo ripetermi! Sono stata chiara? – ripete di nuovo l’atletica donna con sguardo ancor più severo e deciso.
- Si… chiarissima… -
- Bene. -
Olimpia sfodera i suoi sais e corre incontro all’amica seguita da alcuni marinai che attendono dai lei istruzioni:
- Xena la nave si è fermata… credo che stiano per attaccarci. -
- Si, hai ragione. – conferma la principessa guerriera mentre chiude gli occhi concentrando la sua attenzione sui suoni circostanti; l’udito si presenta per la donna un senso molto più efficace rispetto alla vista svantaggiata dal gioco delle tenebre.
Possenti fulmini iniziano la loro corsa squarciando il cielo per spegnersi a pochi metri dalla superficie del mare che sembra voler assorbire la loro energia prorompente. Sulla galea dei predoni inizia ad udirsi grande fermento: gli uomini si muovono con frenesia preparandosi all’assalto mentre decine di frecce infuocate sono pronte a vibrare nell’aria innescate dalle corde tese degl’archi:
- Scudi alzati! – grida la principessa guerriera al suo equipaggio nello stesso istante in cui l’attacco ha inizio.
Una pioggia di frecce comincia a cadere sull’imbarcazione presa di mira: gli uomini si riparano sotto i loro paramenti mentre Xena e Olimpia tentano di difendersi bloccando le armi che minacciose si scagliano con velocità contro di loro. Animato dal vento, il fuoco inizia a propagarsi sul ponte della nave mentre i predoni approfittano del diversivo creato per accostare l’imbarcazione avversaria e attraccarla con agganci di acciaio robusto. Decine di uomini sguainano le loro spade e abbordano la nave mercantile iniziando ad attaccare l’equipaggio che cerca di difendersi alla meglio ingaggiando un combattimento corpo a corpo. Il rumore delle lame si mescola al forte rombo dei tuoni che annunciano una tempesta imminente.
Con fendenti precisi e contenuti, Olimpia tiene testa a tre uomini che la attaccano ripetutamente da diversi fronti mentre Xena resta vicino a Fillide sconfiggendo con pochi colpi di spada chi le si para davanti, facendo attenzione all’evoluzioni dello scontro, pronta a dare nuove disposizioni per far fronte alle difficoltà.
Il capitano della nave viene fronteggiato da un uomo alto e robusto dai capelli scuri, la pelle olivastra e gli occhi color della pece:
- Vecchio stolto ti consiglio di ordinare ai tuoi uomini di deporre le armi… arrenditi a me, questa nave è già mia! –
- E tu chi saresti? -
- Io sono Anacreonte, padrone di tutta questa parte del mare… qualunque nave solchi queste acque diventerà mia! Segui il mio consiglio, arrenditi… non gettare via la vita di tutti questi uomini… potrei risparmiarli assoldandoli come miei marinai. -
- Resta qui! – comanda Xena a Fillide avendo notato il dialogo del capitano con il suo ignoto interlocutore.
- Non mi arrenderò a te Anacreonte! – esclama a gran voce il capitano della nave sfidando il suo nemico.
- Tanto peggio per te! -
Con gesto fulmineo, il mercenario dei mari estrae dal fodero appeso alla cintura una spada dalla lama ricurva che squarcia la gola dell’anziano capitano colto alla sprovvista dalla velocità dell’azione. Egli si porta una mano alla gola da cui fuoriescono copiosi zampilli di sangue, restando ad osservare il suo carnefice con gli occhi sgranati mentre la vita si spegne dentro di se lasciando il corpo privo di vita cadere mollemente a terra.
Mentre l’assassinio si consuma davanti ai suoi occhi, Xena afferra il chakram e lo scaglia contro il mercenario che lo schiva a fatica, rimanendo impressionato dalla velocità con la quale l’arma taglia l’aria mentre si libra in volo. Il cerchio rotante rimbalza contro il timone della nave e si dirige come un fulmine contro due predoni per colpirli alla testa e poi terminare la sua corsa avvolto dalla presa sicura della principessa guerriera:
- E tu per l’ira di Nettuno chi sei? –
- Il mio nome è Xena! -
- Xena? La principessa guerriera?! … Da tempo speravo di trovarmi faccia a faccia con te … la guerriera leggendaria che ha ucciso gli dei! -
- E tu chi saresti? -
- Io sono Anacreonte… signore di queste acque! – ribatte con orgoglio l’uomo incrociando la sua spada con quella della mora guerriera.
- Bene Anacreonte… sei pronto a morire tra “queste acque”? – ironizza la principessa guerriera allungando le labbra in sorriso di sfida.
La provocazione viene accolta dal brigante che inizia ad attaccare Xena con poderosi colpi di spada. La mora guerriera è costretta ad indietreggiare mentre studia i movimenti dell’avversario limitandosi a parare alla meglio i rapidi affondi che la minacciano da diverse posizioni.
Nel mezzo della mischia sul ponte, Olimpia osserva lo scontro dell’amica ansiosamente, ma la sua attenzione viene presto richiamata di nuovo alla battaglia: un uomo piccolo e basso si pone di fronte a lei iniziando ad impegnarla con un aggressione fulminea. Più volte la bionda guerriera viene messa alla prova dai ripetuti attacchi che il suo avversario le impone con una velocità impressionante. Xena, intanto, inizia la sua offensiva ai danni di Anacreonte che sembra trovare difficoltà nel respingere i suoi colpi:
- Sei in gamba… le voci che circolano su di te ti fanno onore! Questo renderà ancor più dolce la vittoria! -
- Non pensi di correre troppo? -
- Non credo! – esclama sicuro l’uomo cogliendo la sua avversaria alla sprovvista ferendola ad un braccio.
Approfittando di questo attimo di distrazione Anacreonte colpisce Xena al volto e poi violentemente allo stomaco con l’elsa della spada; la principessa guerriera accusa una forte fitta di dolore all’addome che le sottrae aria ai polmoni costringendola a chinarsi in avanti barcollando. Il predone dei mari si prepara ad approfittare dell’attimo che può donargli la vittoria e rotea più volte la spada pronto a trafiggere la principessa guerriera, ma quest’ultima mette a frutto la sua grande esperienza ed estraendo dal calzare un piccolo pugnale, con uno scatto di reni colpisce il volto di Anacreonte sfregiandogli l’occhio sinistro. L’uomo si accascia a terra gridando dal dolore tenendo premuta una mano sull’occhio offeso mentre il sangue inizia a rigargli i lineamenti del volto. Xena si prepara ad infliggere al nemico il colpo di grazia, ma un uomo entra in difesa di Anacreonte e dopo essersi sbilanciato in un poderoso salto, colpisce con violenza la principessa guerriera all’addome facendola rovinare a terra a diversi metri di distanza: l’impatto al suolo è violento ed ella perde la presa della sua spada. Dopo qualche istante, la donna si rialza ancora confusa, ma viene presto circondata da un gruppo di predoni; Olimpia osserva la scena a pochi metri di distanza e l’attimo di distrazione che si concede permette al suo avversario di affondare il suo pugnale nel fianco del bardo. Mentre una fitta di dolore le pervade il corpo, Olimpia grida rabbiosa estraendo dalla carne l’arma coperta di sangue e la scaglia contro il suo nemico che riesce però con facilità a schivarla. L’urlo di Olimpia richiama lo sguardo della principessa guerriera che vede il bardo essere sollevata con forza da terra dal suo nemico che la carica sulle spalle per poi gettarla in acqua pochi istanti dopo.
Pervasa da una forte preoccupazione per le sorti dell’amica, Xena fa leva sulle braccia e con un calcio circolare a due gambe fa cadere a terra gli avversari che la circondano per poi correre in direzione di Olimpia, ma altri uomini le si pongono davanti arrestandola nuovamente. La principessa guerriera si guarda intorno studiando la situazione: la sua spada è a terra a qualche metro da lei e non vi è modo di riprenderla per affrontare il nuovo scontro.
All’improvviso Fillide esce allo scoperto e lanciando un rauco grido di battaglia, si scaglia in aiuto di Xena; un marinaio mediante uno sgambetto pone fine alla sua avanzata, ma nel momento in cui goffo guerriero inciampa in avanti, colpisce la nuca di un suo avversario cadendo con lui a terra. Stordito, Fillide si rialza e senza volerlo assesta una gomitata ad un altro marinaio che replica al gesto tirando al giovane un sonoro pugno al volto che gli fa perdere i sensi. Questo bizzarro salvataggio da parte del figlio illegittimo di Corilo offre a Xena la possibilità di compiere uno slancio all’indietro per correre a recuperare la sua arma. Prima di buttarsi di nuovo nello scontro, la principessa guerriera osserva l’andamento della battaglia: Anacreonte è tratto in salvo da alcuni uomini e portato sulla sua nave che inizia a staccarsi prendendo le distanze. La ritirata appare a Xena immotivata dal momento che l’assalto sta portando ai predoni una netta superiorità che può comportare la vittoria. Ad un tratto però, la donna si accorge che il fuoco provocato dalla pioggia di frecce che ha dato il via allo scontro, si è propagato per la nave grazie al vento e sta pericolosamente raggiungendo alcuni barili di polvere nera che dovevano essere trasportati in India:
- Abbandonate la nave! – grida ai soli tre marinai scampati alla lotta. – Abbandonate la nave!!! –
Una saetta illumina a giorno l’ambiente circostante e il forte rombo del tuono che segue annuncia l’inizio della tempesta: la pioggia comincia a cadere copiosa ma la sua forza non è sufficiente a spegnere l’incendio che divampa sulla galea. Xena rinfodera la sua spada per poi caricarsi sulle spalle il corpo del giovane Fillide e un istante prima che il fuoco raggiunga i barili di polvere nera, si lancia dalla nave. Al primo contatto con la fonte di calore la preziosa polvere innesca una violenta esplosione che distrugge la galea in un grande globo di fuoco e fumo.
Xena rimane colpita dall’onda d’urto che la sbilancia e la fa cadere con violenza in acqua: il duro impatto le fa perdere la presa e Fillide viene travolto dalla marea. La principessa guerriera si guarda intorno confusa, ma in un secondo momento tira un lungo respiro e trattenendo l’ossigeno nei polmoni si immerge per qualche istante risalendo in superficie una volta trovato il figlio di Corilo. La mora guerriera continua a guardarsi intono: non riesce a scorgere nessun altro superstite all’esplosione, ma il pensiero che maggiormente le attanaglia il cuore è Olimpia; dal momento che l’ha vista cadere in acqua non ha più avuto modo di sincerarsi delle sue condizioni e l’ansia per la sua sorte inizia ad angosciarla:
- Olimpia!! – grida a gran voce – Olimpia!! Dove sei?!! -
Gli occhi cristallini della mora guerriera si muovono frenetici scrutando attentamente tutto l’ambiente circostante senza però riuscire a scorgere il bardo. Afferrato un grosso pezzo di legno trasportato dalle agitate onde dell’oceano, Xena mette in salvo Fillide per iniziare a nuotare in varie direzioni in cerca dell’amica. La stanchezza inizia a farsi sentire in lei che dopo l’ennesima immersione, si vede costretta a cedere alla debolezza trovando riparo sulla piattaforma di legno in cui il figlio di Corilo giace incosciente.
La galea dei predoni è ormai lontana e mentre la tempesta si fa sentire in tutta la sua violenza, Xena si adagia sull’umida superficie di legno abbandonandosi ai sensi e sprofondando nel sonno mentre il suo cuore continua a battere con maggiore velocità per effetto della grande preoccupazione per la prode poetessa.

CAPITOLO III

Il sole alto nel cielo risplende sulla calma superficie del mare limpida e cristallina. Risvegliata dal continuo ondeggio della piattaforma di legno, Xena si alza di scatto realizzando in un attimo tutto ciò che nel corso della notte precedente era accaduto. Provata da acuti dolori alla schiena, la donna si alza in piedi scrutando l’orizzonte: ovunque il suo sguardo si posa riesce scorgere solo un’immensa distesa d’acqua che sembrava non avere fine. Sopra il suo capo il sole cocente irradia i suoi splendenti raggi donando luce abbagliante alla superficie d’acqua. In ansia per la sua sorte e quella di Olimpia, Xena si avvicina al figlio di Corilo e con qualche lieve colpo sulla spalla lo richiama dal sonno nel quale era caduto:
- Fillide, Fillide svegliati … -
Il giovane si ridesta improvvisamente e si alza esclamando:
- Sono qui, sono pronto dove sono i predoni! –
- Calmati… - lo rassicura Xena – Non c’è nessun predone. -
- Ma dove siamo? – domanda Fillide con un velo di smarrimento che traspare dalla voce mentre osserva la distesa d’acqua che li circonda.
- Non lo so… -
- Dov’è la nostra galea? Come siamo finiti qui? -
- Il fuoco portato dalle frecce che i predoni hanno scagliato contro la nostra nave si è propagato fino alle cabine merce e due barili di polvere nera hanno fatto esplodere la galea… temo che siamo gli unici sopravvissuti… -
- Cosa?? Ma siamo bloccati in mezzo all’oceano! Come faremo?! -
- Non lo so Fillide, non lo so… -
- Come sarebbe non lo sai… moriremo… andremo in contro a morte certa me lo sento! -
Il giovane inizia a muoversi freneticamente preso da una crescente ansia per la loro sorte che costringe la principessa a guerriera a schiaffeggiarlo:
- Cerca di calmarti adesso! Non serve a niente disperarsi… siamo nelle mani del destino ora… possiamo solo lasciarci trasportare dalla corrente e sperare che ci porti in salvo… -
- Potremmo morire prima di vedere terra! -
- Non abbiamo altra scelta Fillide! – controbatte Xena nervosamente voltando le spalle al suo interlocutore per continuare a scrutare l’orizzonte.
Una lunga pausa di silenzio cala tra i due fin quando il giovane, sgomberata la mente per un istante dalla forte paura, decide di rivolgere una nuova domanda alla principessa guerriera:
- Dov’è Olimpia? – nel tono del giovane si riesce ad avvertire il timore per la risposta che però non arriva.
La mora guerriera resta immobile con la mente e con il cuore rivolte alla compagna di avventure. L’angoscia le impedisce di proferire parola e mentre una lacrima le riga il volto, la piattaforma di legno sulla quale ha trovato salvezza si lascia trasportare dalla corrente.

di Darkamy

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