episodio n. 18
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Ad un tratto ode un fruscio tra i sottili rami di un cespuglio e intuendo che non si tratti di Argo, scatta in piedi sguainando la spada. Dopo essersi guardata intorno per qualche istante la guerriera corre in direzione del rumore che aveva udito e nascosta da un cespuglio vede la sua compagna di avventure rannicchiata a terra, quasi nascosta e visibilmente impaurita. Il bardo vedendola si alza e la abbraccia:
- Oh Xena! Finalmente … non posso crederci, sei tu! -
L’abbraccio di Olimpia è lungo e carico di affetto al contrario di quello di Xena che resta quasi immobile come confusa dagli eventi: nell’aspetto di questa bionda fanciulla non riconosce la sua Olimpia. Disorientata Xena si ritrae bruscamente sciogliendo l’abbraccio e scettica punta la spada alla gola del bardo:
- Che sei tu? -
- Ma come chi sono Xena?! … Sono io, Olimpia … che ti succede?! -
- … Stai mentendo! - afferma sicura la principessa guerriera.
- No! … Sono proprio io credimi …come puoi non riconoscermi?! -
La lacrime solcano il volto del bardo, che smarrita, si lascia vincere dalla paura e dalle emozioni.
Xena la osserva per qualche attimo combattuta sul da farsi, poi decide di rinfoderare la spada e mettere alla prova la donna per andare a fondo a questa strana faccenda:
- Se sostieni di essere Olimpia … dimmi, che cosa abbiamo raccolto poco fa da un albero? -
- Che cosa? … Ma se ci siamo ritrovate solo ora! -
- Ritrovate? … Ma quand’è che ci saremmo separate!! -
- Da quando … - la frase della donna non trova conclusione. Non ha più ricordi di ciò che le è accaduto se non qualche flash confuso.
- Poco fa io e la vera Olimpia abbiamo raccolto delle mele … smettila con questa falsa e dimmi chi sei! -
La principessa guerriera è nervosa: Olimpia è scomparsa inspiegabilmente e ora ha di fronte a se una donna all’apparenza tutto e per tutto identica a lei qualche anno fa: cappelli lunghi, completo verde e marrone e sguardo dolce e innocente. Nell’osservarla attentamente nota dei lividi sui suoi polsi, segno che è stata legata in modo energico:
- Chi ti ha fatto quei segni sui polsi? -
- … Non lo so … io … ricordo solo che ti stavo cercando e che ti sono stata molto lontana … - cerca di spiegare la donna mentre si osserva le braccia e le mani.
- … E’ follia … - controbatte Xena - … Tu … tu sembri l'Olimpia di molti anni fa! Non riesco a capire dove sia finita quella di sempre e che ho avuto accanto fino ad ora! -
La guerriera chiude per un istante gli occhi cercando di mantenere la calma e riprende a guardarsi intorno in cerca della compagna. Senza esitare si avvicina ad aArgo e si prepara a partire mentre Olimpia la osserva da lontano incredula:
- Dove stai andando? -
- Devo cercare qualcuno o qualcosa che mi aiuti a capire che succede. -
- E hai intenzione di lasciarmi qui?! -
La mora guerriera monta in sella dando di spalle al bardo e dopo aver dato un deciso colpo al fianco di Argo inizia la sua marcia senza proferire parola convinta del fatto che quella donna non sia la sua compagna di avventure, bensì potrebbe trattarsi di un nuovo nemico.
- Xena! … Non puoi andartene così! Torna indietro! - grida la bionda fanciulla che per la disperazione scoppia in lacrime inginocchiandosi a terra.
La principessa guerriera arresta la sua marcia e resta per un attimo ad osservare Olimpia sino a quando i rimorsi vincono la sua razionalità e la conducono a tornare indietro:
- Il tuo cavallo è vicino a quella quercia. Fai in fretta, ti aspetto … - istruisce con tono distaccato Xena.
Il bardo si asciuga gli occhi e ancora afflitta va a prendere la sua cavalcatura:
- Non ho mai avuto un cavallo mio durante i nostri viaggi … - dice cercando di calmarsi dal pianto e dalla delusione per il benvenuto che ha appena ricevuto.
Avvicinatasi al cavallo ne scioglie le briglie legate al tronco di un giovane e sottile albero, mentre Xena la attende ansiosa di riprendere il cammino: vuole scoprire al più presto cosa stia accadendo.
Dopo qualche altro minuto di attesa Olimpia monta a cavallo e una volta raggiunta Xena si avviano insieme al sentiero che le condurrà fuori dalla boscaglia:
- Dove andiamo? -
- A cercare un amico … so che non è lontano da qui in questo periodo. - sentenzia Xena con tono enigmatico.

CAPITOLO IV

Nel frattempo nella grotta delle Graie, Olimpia sta riprendendo i sensi. E’ riversa a terra con i polsi legati e un topocammina vicino al suo viso. Vedendolo, sobbalza per lo spavento, poi cerca di alzarsi ma si rende conto di essere legata e avverte inoltre un forte mal di testa. La grotta è molto buia e fredda e Xena non c’è. Dopo qualche istante il bardo avverte una presenza alle spalle: una delle Graie senza occhio le fa da guardia. La paura si fa ancora più forte:
- Salve Olimpia! - sogghigna la vecchia senza denti. - Finalmente ti sei svegliata… ti fa molto male la testa? -
Olimpia si ritrae:
- Dove mi trovo? Dove è Xena?… io ti ho gia visto! -
- Certo ... Sono Panfredo, qui ci sono anche le mie sorelle ci conosci? -
- Lasciami! - il bardo cerca di allentare la corda mentre le altre due si accorgono del suo risveglio e si avvicinano.
- Si vede che questa è la più vecchia! - commenta Deino osservando la guerriera con l'occhio che condivide con le sorelle.
- Prestami l’occhio, sono curiosa, voglio vederla anch’io! - dice Enio.
- Siete le Graie, vero? - domanda Olimpia inorridita nel vedere il loro scambio dell’organo della vista.
- Sii - risponde prontamente Panfredo.
- Cosa volete da me? -
- Oh, sta tranquilla non vogliamo mangiarti. Sei qui perché presto sarai regina! -
- Cosa?! E di quale regno? -
- Di tutti i regni! -
- … E realizzerai il tuo sogno avendo un figlio… - aggiunge Deino.
- Io non voglio avere nessun figlio! Lasciatemi andare! -
Proprio in quell’istante Marte compare alle loro spalle. Nel vederlo Olimpia rimane a bocca aperta: il dio ha scuri capelli mossi che gli cadono sulle spalle, un folto pizzetto intorno al mento e indossa un rigido abito di pelle scura che gli copre l’atletica e possente muscolatura. Non è il Marte del suo presente, bensì quello di molti anni fa:
- Tu?! … Tu sei il responsabile di tutto questo?! -
- Però!! … Negli ultimi anni sei diventata ancora più carina … - esclama compiaciuto il dio per poi rivolgersi alle Graie - Avete fatto un ottimo lavoro finora. Non deludetemi adesso. Fate in modo che Xena non arrivi alla verità e riprenda la vita di sempre con la sua “nuova” Olimpia… o forse dovrei dire “vecchia”? - conclude scoppiando in una fragorosa risata.
Dopo qualche attimo Marte si china verso Olimpia e afferrandola per un braccio la costringe ad alzarsi per poi allontanarsi dalla grotta portando la bionda guerriera con se.


Nel frattempo al presente, Xena e Olimpia marciano in sella ai rispettivi cavalli a passo lento attraversando l’ultimo tratto della boscaglia.
Xena è immersa nei suoi pensieri: chi ha portato via Olimpia e perché lo ha fatto? Che senso ha porre sul suo cammino un’altra donna identica alla sua amica? E chi è questa donna?
- Xena? Dove stiamo andando?… - chiede timidamente il bardo cercando di guardare in viso la principessa guerriera che invece guarda fissa davanti a sé - Voglio dire… andiamo a cercare un amico, ma chi è? -
- Vedrai… -
La fredda risposta delude Olimpia:
- Xena credimi sono io! Non riesco a capire come tu non lo ritenga possibile…eppure mi pare d’avere lo stesso aspetto di quando ci siamo separate! -
- Veramente sei diversa anche in quello… Dimmi Olimpia, dove e con chi siamo state di recente? - controbatte Xena mettendo la donna alla prova per l'ennesima volta.
- Di recente? … Io ricordo che Marte ha cercato di farti impazzire e siamo andati da tua madre Irene. Poi abbiamo aiutato Boadicea in Bretagna contro Cesare. - Olimpia avverte un forte dolore alla testa quando prova a ricordare - … Non ricordo altro ... -
Xena tira le briglie di Argo per fermarlo. Ciò che ha udito risale a più di venticinque anni prima e a guardare bene la persona che ha davanti ora, le sembra di vedere la Olimpia di quegl’anni:
- Olimpia, dimmi, quando ci siamo divise. È importante ti prego cerca di ricordare… -
Lo sguardo del bardo si fa pensieroso e diventa cupo mentre si sforza di far riaffiorare il passato nella sua mente:
- … Non me lo ricordo … mi dispiace. -
La principessa guerriera azzarda un’altra domanda:
- Il nome Speranza ti dice niente? -
Olimpia scuote la testa dispiaciuta temendo di deludere Xena. La principessa resta a riflettere ancora per qualche istante: ciò che le ha detto le da quasi la certezza di avere di fronte la vera Olimpia anche se si tratta di quella del passato:
- Mi dispiace per come ti ho trattato finora … è evidente che qualcuno ci ha giocato un brutto tiro ma riusciremo a rimettere le cose a posto vedrai. -
Il tono di Xena è rassicurante e per la prima volta da quando l’ha rivista, Olimpia riconosce in lei la donna a cui è legata da un affetto profondo. Tuttavia non riesce a comprendere le sue parole:
- Che significa “qualcuno ci ha giocato un brutto tiro” Xena? -
La principessa guerriera non ha tempo per spiegare ciò che è accaduto e non vuole spaventare la donna che ha di fronte più di quanto lo sia già:
- Fidati di me Olimpia… ti ho mai tradito? -
- No, mai. - risponde il bardo senza esitazione.
- Bene, allora sta tranquilla. Ci sono pane e frutta in quella bisaccia sul lato del cavallo. Mangia qualcosa, devi essere affamata. Raggiungeremo Tebe al tramonto se galoppiamo di buona lena senza fare soste superflue.-

Marte e Olimpia si trovano nel tempio della guerra dove è aperta la profonda voragine infuocata in cui il bardo precipitò molti anni prima con la figlia Speranza, per salvare Xena. Guardandosi intorno la bionda guerriera riconosce lo stesso altare e le stesse armi poste come lugubre ornamento delle pareti. I dettagli di quei tristi momenti riaffiorano nella sua mente come un brutto sogno che all’improvviso si è costretti a vivere:
- Come posso trovarmi ancora qui Marte?! Riportami indietro! Subito! - esclama Olimpia visibilmente contrariata.
Senza proferir parola, il dio della guerra prende un pugnale dello stivale e lo porta all’altezza del petto del bardo. Temendo le sue intenzioni, la bionda guerriera fa velocemente un passo indietro e cerca di farsi scudo con le braccia, mentre Marte quasi compiaciuto della sua paura, si avvicina a lei e recide con il pugnale la corda che le imprigionava i polsi per poi rinfoderare l’arma nello stivale destro:
- Non temere Olimpia. Non ho intenzione di farti del male. E se vuoi che “ti riporti indietro”come tu hai appena detto, sappi che l’ho già fatto…non mi dire che non riconosci questo posto? -
- Per mia sfortuna so dove mi trovo, ma non riesco a capire perché mi hai portato nel passato e in questo posto maledetto! -
Marte si avvicina lentamente alla bionda guerriera prendendole una mano per stringerla tra le sue:
- Mia cara Olimpia…Tu sei qui per restare accanto a me per sempre. Sarai la mia regina della guerra. Le Graie mi hanno fatto vedere in anticipo gli eventi futuri e mi sono accorto…come dire…che tanti errori inutili possono essere evitati. Xena è troppo presuntuosa, per accettare le mie generose offerte e se proprio il crepuscolo degli dei deve arrivare per tutti gli immortali, eccetto me e Venere, preferisco assicurarmi discendenza con l’unica donna a cui Xena non sarebbe capace di torcere un capello. Inoltre sei diventata una guerriera forte e valorosa e questo ti rende perfetta per regnare sul trono accanto a me. -
Marte porta la mano di Olimpia vicino alle sue labbra ma prima di poterla baciare, il bardo la ritrae disgustata trattenendo a stento la collera per ciò che ha appena udito:
- Il tuo piano è folle! Ma se pure esistesse una sola ipotesi di successo per te, hai dimenticato una cosa fondamentale per il tuo piano: non accetterò mai di diventare la tua sposa! E a questo si aggiunge che Xena mi sta già cercando e quando saprà che dietro a tutto questo ci sei tu, la pagherai cara! -
Marte risponde agli avvertimenti con una falsa e fragorosa risata che s’interrompe di colpo per riprendere il dialogo:
- Xena in questo momento, ti ha già ritrovata, solo che sei più giovane ai suoi occhi. -
Olimpia riflette brevemente arrivando alla più ovvia conclusione:
- Ci hai scambiate?! … Non funzionerà Marte, conosci Xena, sai che non si arrenderà prima di mettere le cose a posto. -
- Chi può dirlo. Tu sai essere molto convincente con lei se vuoi - la mano di Marte azzarda una carezza ai biondi capelli di Olimpia.
- Non toccarmi! - intima con sguardo odioso il bardo convincendo il dio della guerra a ritrarre la mano.
- Ti dico una cosa Olimpia: non metterti contro di me e i miei piani o Xena morirà. Le Parche hanno ancora in mano il filo della vita della principessa guerriera e sono pronte a tagliarlo al mio ordine. - Olimpia non ha parole per replicare. Non si aspettava di dover subire ancora una volta le conseguenze di un vecchio ricatto. Può solo ubbidire per il momento e pensare ad una soluzione:
- Chi mi garantisce che non l’ucciderai comunque? -
- Le Parche. Le nozze al loro cospetto saranno una garanzia per entrambi. Benediranno la nostra unione e da quel momento se tu mi tradirai si sentiranno autorizzate a … -
Marte indica con l’indice e il medio della mano destra un veloce sforbiciare ironizzando sulla morte di Xena:
- Non hai ancora risposto alla mia domanda…- ribatte la guerriera.
- Sai, non ti ricordavo cosi perfettina! Dunque, se Xena dovesse morire per causa mia, le Parche porranno fine alla mia vita perché non ho rispettato l’accordo sancito di fronte a loro. Sei soddisfatta, ora? - dice con tono seccato, attendendo risposta per qualche secondo.
- Ora si! -
Il dio della guerra schiocca le dita richiamando l’attenzione di due servitori alti e muscolosi con il volto coperto da una maschera di cuoio nero e di due ancelle altrettanto alte che fino a quel momento si trovavano in un'altra sala del tempio:
- Loro si occuperanno di te e ti sorveglieranno fino alle nozze. Dopo sarai libera di andare dove vorrai ... tu tieni molto alla vita di Xena e non azzarderai mosse sbagliate. … Portatela via! -
I due uomini afferrano la bionda guerriera per le braccia e la forzano a camminare verso la porta laterale che dà accesso a un’altra stanza del tempio,ma Olimpia dà un po’di strattoni per dimenarsi dalla presa:
- Sò camminare con le mie gambe! Lasciatemi! -
Marte fa cenno ai suoi scagnozzi di accontentarla, restando comunque accanto a lei per scortarla nella nuova stanza. Le due donne invece si avvicinano al dio in attesa di ordini. Sono due fanciulle che servono Marte in nome della loro fede verso Dahak e sua figlia Speranza, di cui sono seguaci:
- Prendetevi cura di Olimpia, voglio che non le manchi niente. -
Le due giovani dopo aver fatto un cenno col capo in segno di sottomissione, si ritirano mentre Marte rimasto solo pensa alla sua prossima mossa:
- Ora devo occuparmi di Xena. Devo assicurarmi che non arrivi alla verità e che accetti la giovane Olimpia accanto a sé. -
Mentre ripensa ai dettagli del suo piano, lancia un’occhiata fuori dall’unica finestra del tempio della guerra e osserva tre seguaci di Dahak intenti a dare fuoco ad alcune cataste di legna. Sopra, ci sono due fanciulle vive e legate per un sacrificio umano alla dea da poco morta pugnalata con il sangue della cerva d’oro per mano di Xena. Gli adepti al signore dell’eterno fuoco incendiano le pire di legna con delle torce, noncuranti dei lamenti delle due donne ancora vive sulle cataste. L’aria acquista ben presto un odore di fumo che inebria le narici del dio della guerra:
“Se quello stolto di Hercules non si fosse intromesso incitando Xena, a quest’ora Callisto sarebbe ancora viva. Pochi sapevano apprezzare il suo temperamento…” pensa Marte allontanandosi dalla finestra e prendendo dal tavolo un calice d’oro in cui è contenuto dell’ambrosia per berne qualche sorso.

di Darkamy e Xandrella

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