episodio n. 18
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CAPITOLO VIII

Nel passato intanto, Olimpia non riesce a prendere sonno nel tempio della guerra. Continua a fissare il soffitto stesa sul letto e a ripensare alle parole di Marte con le Parche:
" Il debito delle Parche con Marte … non dimenticherò mai cosa si prova a vedere scorrere il filo della vita di Xena tra le dita di Marte che minaccia di tagliarlo … per salvarla mi gettai nel pozzo infuocato con mia figlia… ma perché le Parche permisero a Marte di giocare con le nostre vite? … Deve essere di questo che stavano parlando…Probabilmente mi trovo qui per lo stesso motivo. Devo riuscire a saperne di più…"
Mentre il bardo è immerso nei suoi pensieri, Marte si affaccia alla porta con le braccia incrociate cercando di non fare rumore, ma Olimpia lo vede subito e data la posizione vulnerabile, scatta in piedi prima che lui possa avvicinarsi:
- Cosa vuoi? - chiede Olimpia con la voce carica d’odio.
- Pensavo dormissi. Volevo guardarti. -
- Credi davvero che con te nei paraggi qualcuno avrebbe il coraggio di dormire?! -
- Se stai cercando di dirmi che non ti fidi di me, lo capisco. Certo non è un bel modo questo di chiedere in sposa una donna ma con te purtroppo non ci potevano essere mezze misure. -
Il dio della guerra si avvicina al letto e si siede mentre Olimpia si allontana da lui avvicinandosi alla finestra. Mentre nella stanza cala il silenzio la bionda guerriera ripensa al debito delle Parche e decide di sfruttare la situazione a suo vantaggio cercando di strappare a Marte qualche informazione:
- Quando verranno celebrate le nozze? -
- La tua domanda mi sorprende piacevolmente … se hai fretta di avermi possiamo farlo anche ora … - propone Marte con tono malizioso accarezzando la superficie del letto.
- Per favore! - risponde Olimpia ridendo della sua presunzione.
Le è molto difficile fare la “carina” con lui ma è l’unico modo per spingerlo a parlare, anche se questo richiede molta forza di volontà dato che il dio della guerra la disgusta:
- Allora hai deciso il giorno o no? -
- No… ma se vuoi possiamo deciderlo insieme. Dopodomani va bene per te? -
- Cosa?! Così presto?! Vuoi che mi sposi senza un vestito decente e senza preparare un banchetto?! Mi serve molto più tempo.-
- Mi dispiace mia cara ma non si può e poi non ne hai bisogno perché il tuo amato sposo ti sta facendo confezionare una veste bellissima e i seguaci di Dahak stanno ripulendo ben tre villaggi per preparare un banchetto nuziale senza eguali. Tutto per te… non sei contenta? -
Olimpia vorrebbe urlargli che lo reputa un pazzo e non lo sposerebbe nemmeno se fosse l’ultimo uomo al mondo ma le circostanze le richiedono ben altro tipo di risposta:
- Chi celebrerà le nozze? -
Marte intuisce chiaramente che Olimpia sta fingendo: la donna non può essersi arresa così rapidamente al suo ricatto. Tuttavia vedere fino a che punto la donna si vuole spingere è per il dio della guerra, una provocazione femminile a cui non ha mai saputo resistere:
- Le Parche naturalmente…lo hai dimenticato? -
- Ah si, hai ragione… me ne avevi parlato a proposito di quel “problema” con Xena … - dice ironicamente la donna con un falso sorriso stampato sulle labbra.
- Bene Olimpia, ora vuoi spiegarmi cosa ti ha convinto ad accettare di diventare mia moglie? -
Olimpia va a sedersi sul letto accanto a Marte mentre lui rimane in attesa di una risposta:
- … Il fatto che non ho scelta e che ho sempre desiderato avere un figlio. Un figlio voluto anche da me, non solo da suo padre … perciò se tu saprai essere un marito gentile e generoso con la madre dei tuoi eredi come hai detto … ti concederò tutto quello che vuoi … - conclude il bardo con voce seria e suadente.
Marte si lascia abbagliare dalle motivazioni che ha appena udito e che coincidono perfettamente a ciò che avrebbe voluto sentirsi dire, ma gli rimangono ancora molti dubbi sulla sincerità della donna:
- Ti darò molto di più di ciò che chiederai se farai davvero ciò che hai appena detto… - dice avvicinando il suo viso a quello della donna e prendendole la mano.
- Davvero? - chiede Olimpia ormai vicina alla domanda che aspetta di formulare dall’inizio del discorso.
- Certo. Chiedi e ti sarà dato -
- Beh, in effetti ci sarebbe una cosa … io vorrei sapere da te … qual è …qual è il debito delle Parche, Marte? -
Il dio della guerra scoppia a ridere, la furbizia di Olimpia lo aveva quasi persuaso di averla fatta cedere al suo volere.
- Perché ridi? … - continua a fingere Olimpia nonostante sa che Marte non è caduto nella sua trappola.
- Tu vuoi sapere qual è il debito delle Parche? - continua a ridere il dio della guerra - Fa l’amore con me e te lo dirò! - conclude velocemente Marte sorridendo e aspettando una prevedibile reazione negativa da parte di Olimpia.
- Avevi detto che mi avresti dato qualsiasi cosa o sbaglio? - tergiversa Olimpia.
- E tu non avevi detto che mi avresti concesso tutto di te? -
- … Certo, ma dopo le nozze. - sbotta Olimpia.
- Allora dopo le nozze saprai qual è il debito delle Parche - conclude il dio della guerra alzandosi dal letto e uscendo dalla stanza - Buonanotte … mia amata! -
Olimpia si stende nuovamente sul letto delusa dal suo fallimento.
"Sarà difficile convincere Marte a parlare, se sono così fredda con lui…devo cercare di convincerlo con i fatti … l’unico problema è che non nè ho nessuna intenzione ..."


Hercules e Xena giungono al tempio della guerra di Tebe e lasciati fuori i cavalli entrano per richiamare l’attenzione di Marte. Nel tempio non c’è nessuno, solo un altare costruito con ossa umane e qualche spada posta ad ornamento delle pareti, segno di degrado e abbandono quasi totale.
Hercules inizia a chiamare il fratellastro a gran voce:
- Marte fatti vedere!… Devo parlarti! … Coraggio vieni fuori, ti prometto che non ti farò male stavolta! -
Xena lo guarda divertita: l’unico modo per spingere Marte a mostrarsi è provocarlo. Allo scopo anche Xena inizia a chiamarlo:
- Mostrati Marte … so che sei già qui… non lo sai che è cattiva educazione spiare? -
Il dio della guerra si manifesta in quel momento a torso nudo, con i capelli corti spettinati e l’aria seccata di chi è stato interrotto sul più bello…
- Che cosa c’è? Non vi hanno detto che i mortali la notte dormono? Mi avete interrotto con una donna! Lo sapete che questa è una delle cose che più mi innervosisce di più? -
- I tuoi affari non ci riguardano, dobbiamo trattenerci pochi minuti anche se comunque credo che saranno più di quanti tu ci avresti messo con quella fanciulla! - attacca Hercules divertito mentre Marte è già pronto ad alzare le mani contro di lui. Xena si frappone tra i due fratelli per evitare che corrano le mani e afferra Marte per le spalle:
- Sai dov’è Olimpia? -
- E io che ne so? Sei tu che le stai sempre appiccicata notte e giorno e lo vieni a chiedere a me? … E’ scappata forse? Si sarà stancata delle tue paranoie e sarà fuggita con un bel guerriero …- conclude simpaticamente Marte ricevendo in risposta da Xena, un forte schiaffo sulla guancia.
- Devi picchiarlo più forte, altrimenti non li sente gli schiaffi! - commenta Hercules alle spalle della principessa guerriera.
- Forse hai ragione Hercules … lo lascio a te… convincilo a parlare. -
- L’idea di giocare un po’ con te mi alletta fratellastro, davvero, ma ho altro a cui pensare in questo momento perciò sarà per un’altra volta, ok? - dice Marte avvertendo con ironia che sta per congedarsi.
- No, Marte aspetta! - si introduce Xena che continua a parlare solo dopo che il dio della guerra le offre nuovamente attenzione - Odio chiedere il tuo aiuto, ma Olimpia è sparita e al suo posto ora c’è la Olimpia di molti anni fa. -
- E allora? - ribatte Marte lasciando trasparire poco interesse per la faccenda.
- Ti ricordo che se oggi sei ancora un dio lo devi a me e a Olimpia. Non ti ho mai chiesto niente e se potessi arrangiarmi in altro modo anche adesso, non sarei certo venuta qui da te. Ti chiedo solo di dirmi se ne sai qualcosa. Qualunque cosa pensi che possa avere a che fare con la sua scomparsa. -
La richiesta di Xena è precisa e Marte sa che non può voltarle le spalle ora, perché non gli verrebbe mai perdonato:
- E va bene! … Raccontami tutto, ma fai in fretta … - conclude seccato il dio della guerra.
Xena inizia a descrivere l’accaduto di quella mattina con molta precisione, finchè non viene il momento delle domande:
- Sembra opera di una divinità … gran bello stile… - commenta Marte un po’ sorpreso dell’accaduto.
- La domanda è: chi può essere stato? E se le ha scambiate, come ha fatto a portare qui Olimpia dal passato? - chiede Hercules al fratello.
- … Gli dei che avrebbero potuto farlo sono tutti morti. Non ne ho idea. … un momento … - riflette Marte incupendo la sua espressione - Non starete pensando a me spero?! Perché siete venuti proprio qui? … Io ho rinunciato alla biondina Xena! Mi sorprende la tua malafede! -
Xena e Hercules si lanciano un’occhiata d’intesa, quasi per voler commentare quella visione del dio della guerra in versione vittima:
- Va bene Marte, noi togliamo il disturbo ma avvisami se dovessi avere delle informazioni utili. - conclude la principessa guerriera per non perdere altro tempo prezioso.
- Certo dolcezza … e ricordati che per qualsiasi cosa devi solo chiamarmi … l’importante è che non ci sia questo caprone! - dice rivolgendosi ad Hercules.
- Non stancarti troppo …- controbatte il figlio illegittimo di Giove a Marte, prima che se andasse fingendo d'ignorando la sua provocazione.

I due eroi ripartono al galoppo diretti a casa di Iolao. Xena è silenziosa ed immersa nelle sue preoccupazioni: sperava che Hercules e Marte avrebbero tirato fuori qualche indizio o sospetto ma ora è di nuovo al punto di partenza:
"… A chi altro potrei chiedere ..." la sua mente cerca un nome, un ricordo di un evento che possa esserle d’aiuto.
"Un momento!" Xena tira con forza le briglie di Argo arrestandone velocemente la corsa. Hercules sorpreso della sosta, si ferma a sua volta:
- Qualcosa non va? -
- Devo andare in un posto e devo fare in fretta. Puoi aspettarmi da Iolao? -
- Certo… Sei sicura di voler andare da sola? - chiede con discrezione Hercules, evitando di domandare dove sta andando.
- Si, non preoccuparti. Spero di rivolgermi alla persona giusta stavolta … Se il destino vuole, riabbraccerò Olimpia molto presto. -
- Te lo auguro Xena … ti aspetto da Iolao come d’accordo - conclude l’eroe riprendendo il cammino mentre Xena cambia sentiero scendendo verso la valle.

CAPITOLO IX

Nella camera degli ospiti della dimora di Iolao, Olimpia sta riposando sul letto accanto alla finestra aperta. Un lieve soffio di vento fa ondeggiare la tenda lentamente.
Il sonno della donna è agitato: sta sognando Xena. La vede avvicinarsi a se minacciosamente e a fatica, con un pugnale in mano. La mora guerriera è affaticata, come se qualcuno la stesse trattenendo mentre avanza verso di lei. Quando mancano pochi passi per infliggerle una ferita mortale, un’altra Olimpia a sorpresa si antepone tra lei e la principessa guerriera e dopo averla afferrata per le spalle, precipita in un cratere infuocato trascinandola con se.
- Noo! … - La donna si sveglia di soprassalto con il battito cardiaco accelerato e la fronte imperlata di sudore.
- Che strano sogno …Xena voleva uccidermi … non è possibile… - commenta affannosamente Olimpia cercando di calmarsi e di riprendere sonno, ignorando di aver rivisto in sogno la figlia Speranza e di aver ricordato come salvò la vita a Xena gettandosi nel pozzo infuocato.


Dopo un ora di cammino Xena giunge in una vallata dove lascia Argo a riposare mentre lei procede a piedi verso un piccolo tempio.
All’interno sono accese molte candele ai due lati della sala, mentre in fondo accanto a un telaio le tre Parche seguono le trame della vita e del destino dei mortali:
- Ti stavamo aspettando Xena … - dice Cloto tenendo in mano un fuso.
- … Sappiamo perché ci stai cercando … - aggiunge Lachesi.
- Chi sta giocando con il destino? - chiede Xena, sicura di ottenere la risposta che cerca.
- Da quando Cesare modificò la tela …- risponde Atropo
- … Alcune cose sono cambiate e gli dei non possono più muoversi nel tempo ma solo nello spazio. - rivela Lachesi sicura della pronta interpretazione di Xena che non si fa attendere:
- … Se gli dei non si muovono più nel tempo … Allora esistono tre Venere, tre Hercules e tre Marte … uno nel passato, uno nel presente e uno nel futuro … - deduce la principessa guerriera con prontezza.
- Noi vogliamo aiutarti Xena … - dice Cloto.
- … Devi distruggere il potere dell’occhio e chiudere il passaggio che ha generato … - aggiunge Lachesi.
- … Così che ogni cosa torni al suo posto. - conclude Atropo.
- … Il potere dell’occhio? - chiede Xena non intuendo il significato di quelle parole - Cosa significa? Chi ha rapito Olimpia? … -
- Il debito è ancora aperto … - risponde Lachesi voltandole le spalle.
- … Non possiamo dirti altro Xena, ma fa presto … - raccomanda Cloto.
- … O il destino cambierà. - conclude Atropo scomparendo con le sue sorelle.
- Aspettate! … - grida inutilmente Xena rimanendo da sola a riflettere su quelle poche parole.
" …Quale debito? E cos’è il potere dell’occhio? …Almeno ora ho la certezza che qualcuno ha scambiato Olimpia con quella del passato e che tutto questo sta succedendo per colpa del guaio che combinò Cesare tempo fa …devo trovare il modo per aprire un varco spazio-tempo e tornare nel passato se voglio rimettere le cose a posto …"
Continuando a riflettere con il cuore pieno di speranza, Xena esce dal tempio e riprende il cammino diretta a casa di Iolao.


Hercules in cammino verso la dimora di Iolao, incontra sulla sua strada un giovane guerriero tebano a cavallo, che viaggia nella direzione opposta alla sua. A mano a mano che l’uomo si avvicina, l’eroe lo riconosce come il figlio di Iolao: Stenelo.
- Hercules! Come mai da queste parti? Hai già finito di aiutare Zorba? -
Il giovane è di bell’aspetto: alto e dal fisico prestante; gli occhi verdi e i capelli biondi e corti. Il viso dai lineamenti delicati è incorniciato da un sottile pizzetto.
- Veramente no, ma un’urgenza mi ha costretto a sospendere i lavori. Sto andando a casa tua, vuoi venire? - chiede Hercules che da tempo cerca di mettere la pace tra Iolao e suo figlio.
- E’ forse successo qualcosa a mia madre? - risponde preoccupato Stenelo che conosce le condizioni di salute della donna.
- … No, sta tranquillo. Un’amica mi sta aspettando lì. -
- Capisco … comunque quella non è più casa mia da quando mio padre ha detto che non sono più suo figlio ricordi? - puntualizza il giovane.
- Coraggio Stenelo, so che anche Iolao ha commesso degli sbagli, ma sono sempre i tuoi genitori e sono convinto che tuo padre ti accoglierebbe a braccia aperte se tu tornassi a trovarli. -
- Io non credo… - nel volto del soldato appare un velo di tristezza - …E’ tutto inutile Hercules. Non voglio illudermi e tornare lì per farmi cacciare lui. Sono un uomo prima di essere un figlio e non permetterò a mio padre di umiliarmi di nuovo. Mi dispiace solo per la mia povera madre… -
- La scelta è tua… ma fin quando non affronterai la cosa non saprai mai come andrebbe a finire e potresti rimpiangere per tutta la vita questi anni. -
Non è la prima volta che Hercules consiglia al giovane di parlare con suo padre, ma sempre senza risultato.
- Ascolta Hercules… io non posso tornare a casa sperando che mio padre mi accolga a braccia aperte sapendo ciò che sto per dirgli. Se torno lì devo essere sincero fino in fondo e spiegargli tanti perché… sono un guerriero eppure non ho il coraggio di parlare con mio padre …è assurdo non trovi? - sorride il giovane con rammarico rifiutando per l’ennesima volta la proposta dell’eroe.
- …Io non pretendo di sapere ciò che devi dirgli ma ti dico solo di provare… conosco Iolao e non posso credere che si rifiuterebbe di comprenderti. - conclude il figlio di Giove prima di riprendere il cammino.
- … A presto Hercules. Torno a Tebe, spero di vederti la tra qualche giorno. - è l’ultima frase di Steselo che in segno di saluto stringe la mano all’eroe.
Dopo essersi scambiati un lieve sorriso i due riprendono le rispettive strade ripensando a ciò che si sono appena detti.

FINE PRIMA PARTE

di Darkamy e Xandrella

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