episodio n. 5
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CAPITOLO 7

<Sono stati amanti per un po'; poi Faone l'ha tradita con una sua schiava, Melitta, di cui si era follemente innamorato. Saffo cercò di vendicarsi pugnalando quella fanciulla, ma fu fermata da Faone, che accorse salvando la sua amata.> Venere aveva spiegato a Xena cosa realmente fosse successo a Saffo dopo che si era innamorata di Faone.
La guerriera che fino ad allora era rimasta ad ascoltare disse: < Questa storia è paradossale!>
Venere era ancora preoccupata per la situazione venutasi a creare, così chiese a Xena: <Xena, non possiamo fare proprio niente per impedirle di compiere qualche gesto sconsiderato?>
Xena rispose rammaricata: <E' piuttosto improbabile. Saffo ha intuito che noi sappiamo più di quello che vogliamo farle credere, è una donna intelligente. Non dirà nulla!>
<Speriamo per il meglio!> disse rassegnata Venere.
Tutto era pronto nell'anfiteatro di Militene, tra poco Saffo avrebbe declamato. Il tiepido imbrunire primaverile, col suo gioco di chiaro-scuri disegnava sul selciato strane forme ed ombre; l'arena era piena ed impaziente di ascoltare la somma poetessa. Come predetto, anche Xena e Olimpia erano presenti a quella manifestazione;
la Principessa Guerriera, non potè fare a meno di notare che la sua amica era tutta un fremito, perchè stava per realizzare il sogno più impensabile della sua vita.

Tra uno sroscio di applausi Saffo fece il suo ingresso, al centro dell'arena; cominciò dunque a declamare. Mentre gustavano lo spettacolo, Xena e Olimpia cominciarono a chiacchierare:
<Alla fine sei riuscita ad essere presente ad un suo spettacolo, hai visto?>
<Si, e sono davvero felice che ci sia anche tu con me!>
La guerriera guardò la sua amica, ed istantaneamente le vennero in mente le parole dettele da Venere quella mattina. Xena sembrava assorta nei suoi pensieri quando Olimpia, cogliendola di sorpresa le chiese:
<C'è qualcosa di importante che devi dirmi? O qualche decisione che devi prendere?>
<No, perchè me lo chiedi?>
<Perchè quest'oggi Saffo mi ha detto che avresti dovuto prendere una decisione importante e che io avrei dovuto saperla...>
Xena fu colta in flagrante; era proprio a quello che stava pensando: a come dire a Olimpia quanto fosse importante per lei. E' vero, glielo aveva detto e dimostrato tantisime volte, ma non erano mai troppe quando si trattava di spiegarle che lei era la ragione della sua esistenza.
<Xena!> ripetè Olimpia.
La donna tossì nervosamente dicendo: <No! Ehm... Saffo si è presa gioco di te, come al suo solito! E' una mattacchiona quella donna!!>
Olimpia poco fiduciosa disse: <Se è realmente così, perchè allora stai ridacchiando dal nervosismo, giocherellando con le nocche delle tue mani? Tu non me la conti giusta!>
Poi Xena, sentendosi tesa come una corda di cetra, spostò il discorso chiedendole: <Cosa ti ha detto Saffo oggi?>
Olimpia ironicamente disse: <Ci risiamo! Va bene, ho recepito il messaggio: Non ne voglio parlare! Fra te e lei, non so chi è la più misteriosa... Ma una cosa l'avete in comune: Quando non vi va di parlare di un argomento, avete l'abilità di deviare il discorso! E comunque oggi le ho chiesto di dirmi di questo Faone.>
Xena inarcando il sopracciglio destro: <E lei?>
<Beh, mi ha detto solo che è un giovane che ama follemente e che sono stai amanti per un po'... Ma quando le ho chiesto di dirmi dell'altro, si è rifiutata di continuare; rispondendomi in maniera un po' alterata. Ma mi ha esortato a spingerti a prendere questa famosa decisione...>
Cleide era poco distante da loro, e sentiva il vociferare, così si avvicinò alle due dicendo sommessamente: <Ehi, voi due! Non siate così chiacchierone, o finirete col perdervi tutto lo spettacolo! Olimpia, quando pensi ti capiterà più, un'occasione del genere nella vita?> Le tre sorrisero a quella battuta, poi Cleide tornò al suo posto. Quindi Olimpia continuò: <Tu sai qualcosa di più su questa storia di Faone?>
Xena la guardò e disse: <Dunque... Venere mi ha detto che Saffo e il giovane sono stati amanti per un po'; ma poi lui è corso dietro a Melitta, una delle schiave di Saffo. La nostra poetessa, per vendicarsi di quell'abbandono, cercò di pugnalare la schiava, ma Faone glielo impedì. Appena passato quel momento di follia, Saffo si pentì amaramente dell'atto ignobile del quale si sarebbe potuta macchiare...>
Olimpia le disse ambiguamente: <Sicura che sia solo questo, quello di cui devo essere messa al corrente?> Xena esitò un attimo poi riprese: <Ehm... si! Credo di si...>
Appena calò il silenzio tra le due, udirono Saffo prendere parola tra gli applausi dicendo: <I versi che adesso mi appresterò a declamare, voglio dedicarli a due persone davvero eccezionali, presenti tra di voi questa sera...> Si fermò quindi, cercando con lo sguardo Xena e Olimpia; poi continuò:
<... So che queste persone hanno capito chi sono, e vorrei che si ricordassero che... Se anche avessero tutte le stelle del cielo, tutte le conchiglie del mare, tutti i granelli di sabbia, senza l'altra, la loro vita sarebbe comunque vuota... E se possedessero anche tutto l'oro di questo mondo, ma non avessero l'altra, sarebbero le persone più povere che esistano! Perchè queste due persone sono legate da un vincolo di incomparabile purezza e di inestimabile affetto...>
Xena disse: <Credo che si stia riferendo a noi.>
Olimpia le rispose: <Si, non c'è dubbio! Quella frase gliel'ho detta io!>
Xena la guardò dolcemente; sapeva quanto brava fosse la sua compagna con le parole, ma ogni volta che ascoltava i suoi discorsi, ne rimaneva incantata come la prima volta; oltretutto sapeva anche che quelle parole si riferivano a lei, e la cosa la riempiva di orgoglio ed amore per la sua amica, ma non contenta, forse solo perchè alle volte, si ha il bisogno di sentirselo dire, le chiese: <Olimpia, ma a proposito di cosa le hai detto quella frase?>
La bionda fanciulla rispose con una calma disarmante; una calma che Xena, pur provando i suoi stessi sentimenti, non aveva quando parlava con lei: < Come Xena? Non dirmi che non sai che quella frase è esattamente quel che penso di te...!>
Dunque Saffo riprese parola respirando profondamente e recitanto: <Sei giunta: hai fatto bene: io ti bramavo. All'animo mio, che brucia di passione, hai dato refrigerio.>
Un secondo dopo, tutti gli uditori si alzarono in piedi di fronte a quel verso di struggente bellezza e passione, e gli applausi arrivarono a fiumi.
Dopo l'iniziale senso di smarrimento, di fronte al significato eccessivamente esagerato per entrambe, Xena e Olimpia si guardarono attonite, come per dirsi: <Cosa avrà voluto dire adesso?>
Successivamente il sorriso di Xena, verso Olimpia, fu però sincero, sereno, accomodante. Rassicurata il bardo contraccambiò quel sorriso, stringendole la mano.
Xena fissandola nei suoi profondi occhi smeraldini le sussurrò delicatamente, come una sorta di musica celestiale: <Olimpia, ti voglio tanto bene... Sei tutta la mia vita!>
Le due si persero per un attimo nei loro sguardi; poi la bionda si avvicinò al suo orecchio sussurrandole: <Io di più!>
Xena allora se ne burlò: <Sei sempre la solita competitiva eh?>
Olimpia stava per replicare, quando, voltatasi verso il palco, si accorse che Saffo era sparita, senza lasciare alcuna traccia.
Il bardo si volse a Xena: <Saffo dov'è finita?>
Il sorriso si cancellò dalle labbra della guerriera, lasciando il posto ad una smorfia poco rassicurante; poi anche lei si voltò verso il palco e vide che non c'era più.
Olimpia atterrita: <Xena, accidenti, corriamo a vedere dove si è cacciata!>
Xena spaventata ma anche infastidita: <Se questo è un altro dei suoi stupidi scherzi, giuro che la farò pentire di avermi conosciuto!>
Improvvisamente, dinnanzi a loro apparve Venere, che con voce rotta dal pianto, e tra i singhiozzi le mise al corrente delle ultime novità: <Ragazze: correte, correte per favore; Saffo è pronta per il suicidio... Fate presto, recatevi alla rupe della Leucade... Non c'è un attimo da perdere!>
Olimpia disse: <Ma tu? Non vieni con noi?>
Venere con un senso di colpa tremendo disse: <No! Preferisco stare qua per stare vicino a Cleide; e poi vi sarei solo d'impiccio! Forza, che aspettate!>
Xena e Olimpia correvano disperatamente per boschi ed alture, intraprendendo una corsa contro il tempo; sapevano che la poetessa stavolta avrebbe consumato il suicidio tanto a lungo meditato; ma in cuor loro, speravano che indugiasse all'ultimo istante, o di poter arrivare in tempo.
Nonostante la loro rapidità, le guerriere arrivarono sulla rupe a picco sul mare della Leucade, troppo tardi: Saffo non c'era più, ed il mare sotto di loro era gonfio, ingombro di grosse onde, che si frangevano sulle rocce del costone.
Stettero a chiamarla per un po' a gran voce: <Saffo...>
<Saffo, dove sei?>
<Saffo!> ma della poetessa, nessuna traccia. Nei pressi di una roccia però, Olimpia scorse una penna ed una pergamena; chiamò a sè Xena, e cominciò a leggere quel messaggio ad alta voce:
<Sono sicura che quando arriverete presso questa rupe, io avrò già compiuto la mia decisione; comunque vada, non sentitevi in colpa: non siete arrivate tardi; e se troverete questa pergamena, allora significa che una volta tanto nella mia vita, sono riuscita a sfidare e a vincere il Fato. Nella mia vita ho amato molto: Ho amato Cercola, il mio sposo, mia figlia Cleide, ed anche tante altre persone, donne come me, che ho incontrato lungo il cammino. Ma il Fato, mai contento di me, mi ha provato rendendomi folle per Faone, che mi ha sedotta ed abbandonata. Non pensate che il mio suicidio sia una fuga dalla realtà della mia vita; guardatelo invece come un atto di coraggio, il coraggio di saper dire basta ai soprusi. A voi voglio dire di non separarvi mai, perché siete il fulcro della vita l'una dell'altra; state vicino a Cleide e dite ad Attis che la amo ancora... Addio prodi guerriere, amiche mie...>
Gli occhi di Olimpia si fecero lucidi, quindi le lacrime cominciarono a rigare il suo volto; tra i singhiozzi, si chiedeva: <Perchè Xena? Perché?> La guerriera la abbracciò senza dir nulla; la strinse a se baciandola sul capo, cercando di consolarla, ma sul suo volto si leggevano chiari i segni di un profondo turbamento interiore. L'amica si stringeva sempre di più a lei, affranta da quella triste vicenda.
Fu allora che Xena le disse: <Ehi... forza! Non so perché... ma è stata una sua scelta e non ci resta altro che rispettarla. Povera Saffo; posso capire come si sia sentita... perdere tante volte le persone che amava, doveva essere terribile per lei; così terribile, al punto di preferire la morte ad altre future sofferenze... D'altronde se ti perdessi, credo che anch'io non esiterei neppure un attimo, al pensiero di uccidermi per liberarmi dall'oppressione di una vita senza te. Lei è già stata abbastanza coraggiosa, perchè nonostante l'amore la facesse soffrire, ha continuato ad amare fino alla fine... senza condizioni, ne impedimenti!> ma quel discorso lo fece in realtà, più per convincere sè stessa, che la sua amica.
Le due rimasero ancora per un po', abbracciate su quella rupe; l'imbrunire, aveva già fatto posto alle tenebre, tutto sembrava come quando Xena le consegnò quella pergamena scritta da Saffo il giorno del suo compleanno; ma stavolta qualcosa era cambiato... Saffo non c'era più.
Poco più tardi, le due fecero ritorno a Militene, e dettero alla gente impaziente di sapere, radunata al centro del villaggio, il mesto annuncio; che fu accolto da pianti strazianti, e le grida di dolore di Cleide: una figlia che aveva appena perso la sua mamma.
Xena e Olimpia, cercarono di far forza a Cleide; e tra i presenti, vi era anche Venere, che come tutta l'altra gente sembrava realmente addolorata di quella grave perdita. Xena le si avvicinò, scostandole dalla spalla una ciocca di capelli dorati cascanti, e poggiandole quindi, una mano su questa.
La dea, che aveva riconosciuto il tocco, senza neppure voltarsi, urlò arrabbiata con se stessa: <Guardami Xena! Ma che razza di dea sono, se con i poteri che mi ritrovo, non posso neppure aiutare qualcuno a cui tengo?> Xena le disse: <Venere, non è soltanto colpa tua!>
<Ma io..> incalzò la dea.
Xena le disse: <Capisco come ti senti; se solo avessi provato ad insistere di più con lei, a farmi spiegare tutto fin dall'inizio; se solo fossi stata più attenta, invece di arrabbiarmi per quella minuzia della sorpresa per Olimpia, probabilmente a quest'ora sarebbe ancora viva...>
<Tu non c'entri nulla Xena! Sai bene che Saffo si sarebbe uccisa con o senza il tuo intervento, quindi non darti colpe che non hai! >
Xena prese fiato e disse: <Eppure, qualcosa mi dice che forse avrei dovuto essere più sveglia e pronta all'azione...>
Venere si voltò adirata: <Invece di stare qui a piangerti addosso, pensa a tutto quello che Saffo ti ha detto e consigliato quando era ancora in vita! Guarda: hai una compagna straordinaria; tutte le persone con un minimo di buon senso farebbero follie per averla, ma lei stravede per te; non lasciartela scappare mai, Xena!>
La guerriera le sorrise, e la rabbia di Venere si sciolse in quel caldo sorriso; poi Xena le disse: <Venere, so che sei addolorata, che ti senti in colpa, ed il rimorso è la cosa più brutta con la quale ogni uomo, sia esso comune mortale o divinità, si ritrova a dover convivere. Ma abbi fiducia: Il tempo guarisce tutte le ferite... e col tempo, si cresce più forti e saggi; cosicché non si commettano più gli errori del passato!>

Tra la folla che era accorsa per partecipare a quel triste evento, un fanciullo, appena giunto al villaggio, si avvicinò a Olimpia e chiese:
<Scusami guerriera; hai notizie della poetessa Saffo?>
Olimpia si chinò verso di lui, guardandolo negli occhi, e dicendogli sommessamente, ancora presa dallo sconforto: <Vedi: Saffo adesso ci guarda dai Campi Elisi!>
<Vuoi dire che Saffo è morta?> Chiese sgranando gli occhi il piccoletto.
Olimpia gli cinse le spalle, ed annuì.
Il ragazzino aveva gli occhi lucidi dal pianto, tanta era la carica emotiva che in quel momento tutti i presenti, compresa Olimpia, stavano trasmettendogli.
Olimpia continuò: <Serba il suo ricordo nel tuo cuore, ricordandola non per la fragilità di donna che l'ha spinta al suicidio, ma per la bellezza immortale dei suoi versi che esprimono, seppure in maniera poetica, il significato intrinseco dei valori interiori, dei sentimenti, e della stessa vita. Perché i posteri possano un giorno rammentarla, non per le sue miserie e le stranezze della sua vita sentimentale, ma per l'eccelso contributo che questa Decima Musa, ha saputo apportare all'arte della poesia...>
Il giovane l'ascoltò sinceramente appassionato, poi Olimpia gli chiese: <Ma come ti chiami?>
Il ragazzo rispose: <Platone, signora! E vengo da molto lontano, perchè volevo incontrare Saffo...>
Subito dopo, Platone ripartì, per dare la cattiva novella ai suoi compagni d'accademia. Olimpia lo guardava andare via, ma il suo pensiero era rivolto a tutt'altra persona: Meditava infatti a quanto siano stati allo stesso tempo tragici e preziosi, quei due giorni trascorsi insieme a Saffo.
Xena dunque la cinse da dietro circondandola con le sue forti braccia; il bardo adagiò quindi, il suo capo sul petto della compagna e si lasciò andare, sussurrando:
<...E' così che avrebbe voluto che la ricordassimo. Ne sono sicura...>

Fine dell'episodio

di Bard and Warrior

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