episodio n. 15
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-riesci ancora a muoverla?-
La poetessa provò a muovere la caviglia e nonostante un piccolo dolore, l’articolazione rispondeva abbastanza bene.
-fortunatamente non ti ha reciso i tendini- disse Xena con sollievo. –dov’altro sei stata ferita?-
Olimpia le mostrò la schiena, su cui c’erano dieci tagli,che fendendo la pelle avevano rovinato un po’ il suo tatuaggio, e poi le gambe, le braccia e il collo, su cui per fortuna, le lesioni erano più superficiali.
Fece una smorfia di dolore, accidenti quanto le friggevano, quelle ferite!
-Murel porterà qualcosa per medicarti, ma per fortuna ora stai meglio, quando sei uscita credevo fossi più grave-
Olimpia annuì:-quando ero lì dentro mi sentivo morire, invece per fortuna non sono così grave.- Xena negò velocemente con il capo:-ho detto che mi sembravi gravissima, non che non lo sei affatto!, per un pelo non ci rimettevi la pelle! Quelle diavolo di ossa, ti stavano per troncarti tutti i tendini!- nella voce di Xena, vibrava una forte preoccupazione. Olimpia le sorrise .
Irruppero nella stanza Murel e Tanus.
-Olimpia, come stai?- domandò Murel avvicinandosi e porgendo a Xena, bende, acqua e vino. Tanus le porse la stessa domanda. “chi sa quanto sarà preoccupato…” si chiese Olimpia, credendo che il ragazzo fosse falso con lei.
-meglio, grazie. Domani sarò come nuova- disse comunque.
-sciocchezze.- ribatté Xena – dovrai riposare, almeno domani.- e prendendo ciò che Murel le aveva portato, iniziò a medicare Olimpia, iniziando dalle ferite che riportava alle caviglie, sicuramente le più gravi e profonde.
-forse è meglio che vi spieghi – iniziò Murel..
–si e vedi d’essere convincente!- l’ammonì la principessa guerriera.
L’egiziana sospirò ed iniziò il suo racconto:-quella che Olimpia ha visitato, era la stanza di mia sorella Rehusi……-
-era demoniaca?- domandò Olimpia con dispiacere. Murel annuì, mentre la sua voce tremava leggermente. –si. e la colpa è stata solo di nostra madre-
-per quale motivo?- chiese Xena.
-tutto risale a quando quella guerriera, entrò nel tempio di Seth. Mia zia era guardiana di quel tempio, era un compito affidatogli da Seth in persona. Ma quando quella donna entrò nel tempio, la uccise nello scempio. Seth era così irato che pretese dalla mia famiglia una nuova guardiana...non so cosa provasse Seth per mia zia.. magari era una delle sue concubine e ora ne voleva una sostituta.. e la pretese nella nostra famiglia, mia madre era alla vigilia delle sue nozze e voleva rifiutare, perché un simile compito significava una vita intera, dentro a quel tempio. Era impaurita ma non riusciva nemmeno a rinunciare, perché temeva che Seth le uccidesse lo sposo, allora promise a Seth che semmai avesse avuto due figlie, la seconda sarebbe stata consacrata a lui che avrebbe potuto farne ciò che voleva- calde lacrime percorsero le guance di Murel. Xena era indignata, come può una madre promettere sua figlia al demonio? Il suo pensiero corse subito ad Evi, e rabbrividì al solo pensiero.
-ma è… disgustoso!- disse Olimpia con evidente disprezzo.
-lo so- disse Murel cercando di contenersi e di trattenere il pianto.- mia sorella ha saputo tutto questo quando aveva solo sei anni. Da allora non è stata più lei. Dapprima era isterica, nervosa e insopportabile, poi si convinse che il male era la sua vocazione. Uccise i nostri genitori e molta altra gente in quella camera, risparmiò solamente me, perché diceva che le servivo per trovare il talismano e così fu, fino all’altra notte, quando lo ritrovò. È lei il demone che ha il talismano di Seth-
Olimpia domandò:-perché non ce lo hai detto?-
Tanus rispose per lei:-aveva paura, anche del vostro giudizio.-
-nessuno qui ha intenzione di giudicare, anche perché non sei la sola a dover raccontare qualcosa.- poi prendendo fiato -Quella guerriera sono io.- disse Xena fissando Murel negli occhi.
-come?-domandò Tanus incredulo –non è possibile- aggiunse poi –dovresti avere almeno .. -
-è una lunga storia –ripeté Olimpia per l’ennesima volta da quando si erano risvegliate dal coma, durato 5 lunghi lustri.
-purtroppo è così- disse Xena con gli occhi carichi di dispiacere –è tutta mia la colpa di ciò che accade in Egitto, e anche del disastro di tua sorella. Ricordo quando uccisi tua zia-
Murel tenne lo sguardo basso verso il pavimento, ormai si era sciolta ad un pianto liberatorio, quanto sofferente, finalmente la causa di tutto aveva un volto e un nome.
Xena cercò d’avvicinarsi, ma Murel le impedì di toccarla, scostandosi repentinamente verso la parete. La principessa guerriera restò a guardarla, immobile,senza sapere cosa dire. –mi dispiace- disse di nuovo, con la voce spezzata.
-sei stata malvagia, Xena ?- domandò Tanus. La guerriera annuì e disse:-si, ero talmente afflitta dal dolore per la morte di mio fratello che non compresi quale era la via giusta.. e ne feci tante purtroppo. Poi Hercules mi fece cambiare.. e grazie ad Olimpia tutto è cambiato-
Murel sentì che era sincera, ma il rancore le impediva di avere un contatto con Xena, non ancora. Disse in modo freddo e spietato:-dovevamo chiamare una donna giusta, non quella maledetta!- e corse via di nuovo tra le lacrime.
Xena avrebbe voluto seguirla, ma Tanus le parò un braccio davanti e le disse gentilmente:-deve stare sola, ora. Ma capirà, non è una bambina-
-lo spero, mi dispiace davvero tanto- disse Xena guardando negli occhi Tanus.
il ragazzo mise le proprie mani sulle spalle di Xena e con cautela la fece avvicinare lentamente a sè:-lo so. Ma ora Murel si è chiusa a ricco e se le provi a parlare diventa un istrice, dalle tempo. Domattina sarà più malleabile, la notte porta consiglio.-
Xena annuì e si staccò subito da quella strana ed imbarazzante posizione, soprattutto perché Olimpia stava assistendo alla scenae non voleva che potesse farsi cattive idee. –buona notte- si congedò Tanus uscendo dalla camera delle guerriere.
Xena, sospirando, riprese le cure alle ferite di Olimpia, la poetessa la guardava senza parlare. Si sentiva strana, forse più cattiva. Quando Tanus aveva messo le mani sulle spalle di Xena, aveva afferrato un sai ed era sicura che gliel’avrebbe lanciato, se improvvisamente l’egizio-macedone non avesse voltato lo sguardo nella sua direzione.
Xena aveva concluso. Ogni lesione di Olimpia, ora era stata sanata, anche se non immaginava che le ferite più profonde si trovavano proprio nel suo cuore, che ora era malato ed infettato da Seth.
La principessa guerriera era triste, si sentiva in colpa per tutto ciò che stava accadendo, anche per Rehusi, e per il dolore di Murel.
-quel Tanus ti sta sempre troppo addosso.- disse tagliente Olimpia.
Xena prese quelle parole, come una sorta di battuta e non ci fece neanche caso.
Ma Olimpia aggiunse:-se ti si avvicina ancora una volta lo ammazzo. Non può portarmi via la mia migliore amica!-
La principessa guerriera comprese l’odio che si esprimeva dalla voce di Olimpia, ma disse solamente:-per favore. Ho altro a cui pensare, ora-
Olimpia la guardò passiva, mentre pensava a Tanus e al fatto che si stava prendendo troppe vicinanze a Xena, credette che la WP ne fosse addirittura contenta.
-non rimandare…- la voce di Olimpia era glaciale. –non voglio più che quello ti spogli con gli occhi… è chiaro?-
-cosa?- domandò Xena incredula. –NON FINGERE!- urlò Olimpia alzandosi dal letto.- fingere di non accorgerti che quello ti sbava dietro!-
Xena lentamente si arrabbiava :-senti Olimpia, a me non importa se Tanus…-
-glielo devi impedire!-
-adesso basta! Te lo dirò l’ultima volta gentilmente… a me non me importa niente di Tanus e anche se fosse non dovrei renderne conto a te!- e siccome Olimpia non replicava.-bene. non voglio più tornare sull’argomento, intesi? Ora voglio solo dormire!-
E con aria cupa si diresse verso il suo giaciglio, ove si sdraiò.
Xena non riusciva ad addormentarsi, pensava ad Olimpia, da lei non si sarebbe mai aspettata tanta freddezza e distacco. Credeva che l’avrebbe consolata, come aveva fatto prima di quella brutta avventura, invece ora era glaciale e dura. Completamente assente, e poi anche questa storia di Tanus.. non era da lei uscirsi con questa stupida storia dell’amica possessiva. * non è mai stata così gelosa ma forse è solo scossa da ciò che le è accaduto*
Pensò infine Xena, dando la colpa al veloce susseguirsi di eventi, emozioni e novità.
Olimpia decise di dormire e chiuse gli occhi, ma ogni qualvolta lo faceva , rivedeva Xena e Tanus. *brutto bastardo, stalle lontano* pensò infine; quando il sonno la colse aveva un ghigno malefico stampato sul viso.
Xena si addormentò poco dopo, pensando che dovevano sbrigarsi e andare via da quella terra che non solo riusciva a confondere lei, ma anche chi le stava vicino.

CAPITOLO III
Xena si svegliò all’ora convenuta e vestitasi, si diresse verso il salone, dove i tre amici avevano appuntamento. Olimpia non sarebbe venuta: non era prudente sforzare le articolazioni, ancora deboli,e per l’intera giornata sarebbe rimasta a letto e a riposo.
Xena, prima di lasciare la stanza, la guardò dormire dolcemente.
Poi andò nel salone, dove già l’attendeva Murel. L’egiziana era seduta sul divanetto, gli occhi bassi. Xena si fece coraggio e prese parola:-Murel io…-
La ragazza di scattò s’alzò in piedi ed intimò la donna di tacere:-zitta…lascia parlare me.- poi sospirando riprese –Xena io volevo dirti che mi dispiace per il mio comportamento dell’altra sera, non è da me, credimi. So che moriresti per onore e per giustizia, quindi perdonami. -
Xena, incredula, le si avvicinò e le mise una mano sulla spalla:-oh Murel, ma tu non hai nulla da farti perdonare. Sono io che in passato ho sbagliato e molto.-
-ma ora sei qui e per porre rimedio e questo ti fa onore.-
Piombò sulla scena Tanus che con buonumore lanciò a tutti un bel sorriso, dicendo:-buongiorno, fanciulle. Avanti è ora di andare.-
Murel e Xena annuirono e uscendo dalla casa dell’egiziana, Tanus le seguì.
I tre s’incamminarono verso il quartiere di periferia, camminando velocemente.
Come la periferia s’avvicinava, si notavano le case più vecchie e sfasciate , altre mezze crollate. Murel guardava con dolore tutto ciò che la circondava e quello che rimaneva di El Kharga, quella città da sempre tranquilla e serena che ricordava nella sua infanzia come allegra e piena di vita.
Due uomini armati avanzarono improvvisamente verso il trio, ma si immobilizzarono subito dopo, come se per loro il tempo si fosse fermato.
Tanus notò quei poveretti ancora immobili e disse:-è opera tua Murel?-
L’egiziana sorrise e disse:-certo. Visto che brava?-poi fissandoli, levò l’incantesimo. I due, svegliatesi, si avventarono contro il trio.
Murel:-ci penso io.-
Alzò una mano e subito due pugnali si alzarono in aria, vibranti e veloci puntavano ai petti degli uomini. Ma non ci fu abbastanza concentrazione e i pugnali caddero a mezz’aria. Murel rimase delusa a fissare quei due che le venivano incontro minacciosi. Xena, senza aspettare oltre, sganciò il chakram e lo tirò verso i due, decapitandoli. –questo è molto meglio, fidati- disse poi quando l’arma ritornò fedele nelle sue mani.
I tre ripresero il cammino per andare dalla donna, ormai non mancava molto, giusto una decina di metri.

Olimpia aprì gli occhi in quegli attimi e trovò accanto a sé una donna che vegliava su di lei con dolcezza e ammirazione. Era una serva di colore ed indossava semplici vesti grigie, i capelli erano raccolti ed intrecciati in mille treccine ed era scalza.
-buongiorno!- disse appena si accorse che Olimpia era sveglia, illuminando la poetessa con un grande sorriso. La bionda si alzò a sedere e disse stropicciandosi gli occhi :-ho dormito molto?- e sbadigliò rumorosamente.
La donna disse semplicemente:-ognuno di noi ha bisogno di dormire. Ma ognuno ha un bisogno diverso, l’uno dall’altro.-
Olimpia sorrise pensando *un modo carino per dirmi che ho dormito tutta la mattinata *, poi ritornando seria domandò:-Xena?-
-è fuori assieme alla divina Murel e al grande Tanus- disse la donna con un piccolo inchino. *divina… grande….* pensò schifata Olimpia.
- mi duole dirvelo, ma devo assentarmi per alcune commissioni, dovete restare un po’ sola, signora. Spero non abbiate paura-
Olimpia negò velocemente, non voleva passare per un bambina:-certo che no! vai pure! Vai!-
La schiava si alzò e chinò leggermente il capo, poi la salutò e si congedò.
Olimpia rimase completamente sola nella grande casa di Murel. Aveva ancora tanto sonno, si domandò come mai si fosse svegliata. Forse era davvero molto tardi, presto sarebbe arrivata Xena che l’avrebbe rimproverata per aver dormito così tanto.
Sorrise al pensiero di bisticciare allegramente con Xena, le piaceva molto farlo… le ricordava quando erano andate per restituire l’Elmo di Mercurio… quanto si era divertita!!! Ora, aveva bisogno di vedere un po’ di luce e decise di alzarsi.
Si alzò, andò nel salone e subito fu inondata della calda luce egiziana.
Si sentiva bene, veramente rilassata.
-nooooooooo….. non voglio morire…… ti supplico Rehusi….- una voce echeggiò nella casa, una voce lontana distante e alle spalle di Olimpia.
Alla poetessa venne la pelle d’oca e fece un sussulto, respirò profondamente …non se la sentiva di girarsi. Si voltò.

Arrivarono davanti ad un tempio bellissimo, fortunatamente non ancora toccato dal sisma. Davanti ad esso, una decina di guardie romane presidiavano il luogo sacro.
Tanus si fece avanti e domandò ad una guardia se potevano entrare, il romano rispose:- certo, ma dovete consegnarmi le vostre armi-
Tanus consegnò la sua spada, Xena, con riluttanza, consegnò il chakram e la spada, altre armi, come un pugnale nello stivale, le tenne per precauzione.
Entrarono nel tempio.
Subito un buon profumo di rosa punse le loro narici e tutti se sentirono più rilassati e più sereni. Alcune sacerdotesse si fecero avanti ed andarono in contro al trio.
Avevano la testa rasata ed erano vestite di azzurro e oro.
-buongiorno …- dissero con voce dolce rivolte a Murel. – siete venuti a parlare con la grande sacerdotessa??-
Murel abbassò il capo in segno di saluto e rispose:-si, umilmente chiediamo il suo consulto.-
Le sacerdotesse le condussero verso un trono,dove sedeva ad occhi chiusi una donna, molto anziana. Una di loro disse:-sono dispiaciuta, ma solo uno di voi, può parlare con la grande sacerdotessa.- e detto questo si congedò.
Murel disse:- Xena, vai tu. Io credo che tu sia la persona più indicata.- anche Tanus era d’accordo e Xena si fece avanti.
Una serva condusse Murel e Tanus in un’altra stanza, mentre un’altra portava Xena davanti al trono.
La sacerdotessa scese dal trono e si sedette su un tappeto che si trovava ai piedi del trono, era bellissimo e con rifiniture in oro.
La donna era vestita con una tunica arancione, sul capo una corona d’oro che terminava con un serpente che si alzava dalla testa e fissava in avanti. Il viso era crucciato, ma al contempo disteso e rilassato: profonde rughe solcavano le sue guance, lievemente truccate con un fard dorato, gli occhi erano rigorosamente chiusi e truccati secondo il modo egiziano, con un lungo tratto di bistro nero.
Le gambe erano incrociate, le braccia distese e rilassate sulle gambe.
Davanti a lei un altro tappeto,su cui Xena fu invitata a sedersi.
La donna le allungò una mano e lei capì che doveva porgergli la propria.
Le dita rugose e ossute della donna massaggiavano la mano di Xena, studiandone le linee, le ossa e le vene che si palpavano sul suo dorso, in un dolcissimo massaggio.
Xena si sentì strana e subito tutto intorno a loro sparì: c’erano solo lei e la sacerdotessa, il resto era buio e informe. Un vento le scompigliava i capelli e vide che la donna emetteva luce. Era un po’ incerta ed insicura.
-che sta succedendo? Dove ci troviamo?- domandò guardandosi intorno, era come se si trovasse in un’altra dimensione. La donna sussurrò:-siamo nella tua mente. Sta avvenendo tutto dentro di te. non pensare, cerca di non usare la tua logica, almeno per ora- e s’interruppe un attimo che a Xena sembrò un’eternità.
-dimmi il tuo nome, ragazza- riprese la voce della donna, così profonda che sembrava giungesse dal centro della terra.
-mi chiamo Xena vengo da Amphipoly, in Grecia….- disse la donna.
La sacerdotessa le fece ora segno di tacere:- shh! So tutto di te, Xena d’Amphipoly… vedo dentro di te. Hai un senso del dovere quasi impressionabile.
Hai un gran cuore,quello che hai fatto in Giappone ti fa onore.-
Xena cercò le parole poi disse:-credevo fosse giusto, ma non so se ora lo rifarei.-
-perché?- domandò incuriosita la donna. –perché ho fatto soffrire molte persone-
L’anziana riprese :- non mentire, so che lo rifaresti. Desideri porre rimedio a tutti i tuoi errori, ed è anche per questo che sei qui, giusto?-
Xena annuì. La sacerdotessa le chiese di avvicinarsi, poi mise una mano sulla sua fronte. Xena si sentì svenire e si rese conto di non stare troppo bene e decise di venire al dunque. Chiese:- potete aiutarmi, signora? Io voglio impedire la venuta di Seth, ma non so come fare….- preoccupazione dava efficacia alle sue parole.
La sacerdotessa scoppiò a ridere, Xena iniziò ad irritarsi e si sentì leggermente in disagio e presa in giro. S’impose la calma. *se non la smette subito, temo che non risponderò più delle mie azioni e dopo mi maledirà anche lei*
La donna smise in quell’attimo e disse con fare sicuro:-tranquilla,io non ti maledirò, bambina. Voglio aiutarti, ma devi stare attenta.- aveva letto nei suoi pensieri.
Xena si sentì in imbarazzo, ma cercò di non darlo a vedere e disse:-in che senso?-
-Il male altro non è che uno spirito, Seth s’impossesserà di un corpo per venire in questa terra, lo vedrai in sembianze umane. Stai attenta, potrebbe prendere te, vuole vendicarsi.-
Xena sospirò:- se dovesse prendere me, che mi accadrebbe?-
-il tuo corpo ospiterebbe Seth per tutta l’eternità. Ma non temere Iside veglierà su di te. -
Xena sbuffò riguardo alla protezione di Iside e disse:-si ma, il corpo di cui Seth farà uso, è pur sempre umano. Basterà ucciderlo e Seth sarà costretto a tornarsene negli inferi..-
L’anziana corrugò la fronte e pronunciò le seguenti parole:-non è così semplice, ma non temere non è impossibile ucciderlo, solo che serve un’arma speciale-
La donna spiegò:-per combattere il male, non c’è nulla di più potente in tutto l’Egitto, che l’arma di Maat-
-dove posso trovarla?- chiese Xena.
- l’arma di Maat non si trova in nessun luogo, ma poi avere un contatto con la dea in un’oasi vicino alle rovine di Asyut. Posso dirti solo questo-
la donna le passò una mano sugli occhi e Xena, istintivamente li chiuse.
Stava per dire qualcosa, ma l’egiziana la precedette:- apri gli occhi, ora-
Xena obbedì e si ritrovò nel tempio, a El Kharga.
Ringraziò la donna, stava per andarsene, quando questa la trattenne.
-rifletti, su ciò che ti ho detto, ma ricorda: a volte è quasi impossibile tornare dal mondo di Maat-
Xena disse determinata:-ce la farò.-
La donna aprì finalmente i suoi occhi , così piccoli ma così profondi da dire da soli, migliaia di parole. Le prese le mani:- conosci il tuo destino bambina, Ora segui il suo percorso-
Xena annuì e si congedò dalla donna, che si risedette sul trono.
“conosci il tuo destino…” ripensò e convenne che era giusto.Camminò lentamente e ansimando ad ogni passo, quell’incontro l’aveva sordita, ma ora sapeva cosa fare.

Olimpia s’appiattì alla parete, impaurita.
Una donna era trascinata da una ragazzina per i capelli per il corridoio verso la camera maledetta. La donna gridava di non farlo, che le voleva bene, che sarebbe andato tutto per il meglio.. ma niente la ragazzina era irremovibile.
Al suo passaggio la donna lasciava una striscia di sangue.
Gli occhi della ragazzina erano infuocati, le sue mani erano insanguinate e piene di capelli che lentamente strappava dalla testa della madre.
La donna si voltò verso Olimpia, la poetessa la guardò e le due si fissarono per un momento, quanta paura e implorazione si rispecchiavano in quegli occhi pieni di lacrime. Quello sguardo non l’avrebbe mai dimenticato, Olimpia ne era sicura.
Piombò sulla scena un altro fantasma, Olimpia riconobbe Murel, anche se aveva circa 14 anni.. –Sorella mia… non fare dal male a nostra madre, ti supplico! Risparmiala!-
Urlò Murel inginocchiandosi davanti a Rehusi, la bambina la prese per i capelli e sollevandola la sbatté su una colonna, Murel perse i sensi.
La madre cercò di nuovo di dimenarsi, ma le forze sembravano abbandonarla… era ferita e graffiata quasi dappertutto e un braccio completamente ciondolante e tranciato a metà. La ragazzina continuava a trascinarla verso la sua camera, ma prima le diede un sonoro schiaffo.
Poi la ragazzina scostò il velo della sua camera ed entrarono.
-Rehusi non farlo!!!!!- si sentì urlare.
–STA FERMA!!!!!!- seguì agghiacciante e demoniaca la voce della ragazzina.
Olimpia si sentì impotente e tramortita. Decise d’andarsene, aveva visto sin troppo.
Le urla disumane della madre torturata riecheggiavano nella casa.. o forse solamente nella mente di Olimpia.

di Diomeche

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