torna all'home page


::: NEANCHE LA MORTE :::

- STORIA E ANALISI DELLA RESURREZIONE DI UN MITO -

(dalla Xena Warrior princess Subtext Virtual Seasons)

di A.Scaglioni

 

NONA STAGIONE (2003-2004)

Se nella folla di fans che la SVS ha ereditato dalla serie tv vi era qualche proccupazione per il livello qualitativo che le storie della nona stagione avrebbero saputo mantenere, nel team delle autrici c'era invece grande eccitazione per la stagione che stava per cominciare. Scrive Missy sulla posta del sito: "Siamo molto eccitate anche per la nuova stagione. Ho terminato l'episodio di apertura che sarà in due parti, e che adesso è al montaggio, e sto lavorando su un terzo episodio, mentre Sue e TN stanno a loro volta lavorando entrambe su nuove sceneggiature. Credo che questa stagione abbia già alcune grandi storie." E, come vedremo, la previsione si rivelerà assolutamente giusta, partendo proprio con l'episodio doppio di Missy che va a ripescare un personaggio decisamente a sorpresa, tenuto conto dell'opinione da lei sempre manifestata in merito. Ma non precorriamo i tempi, tutto questo avrete modo di leggerlo tra poco. Comunque, tutta la stagione, di un episodio più lunga della precedente, spazierà come da tradizione dall'avventura, al dramma, alla commedia, riportandoci diversi personaggi del passato, alcuni decisamente dimenticati da tutti, tranne evidentemente le attente scrittrici della SVS, e con interessanti omaggi al mondo del fandom xenita, che gli autori di Xena, sia quelli della serie televisiva che a maggior ragione quelle della SVS, non hanno mai dimenticato essere l'ossatura portante di tutto questo magico mondo.


WHO WATCHES THE WATCHER (prima parte)

Nel tardo pomeriggio di un giorno autunnale, Xena e Olimpia giungono in una cittadina nel bel mezzo di un allegro festival. Tuttavia l'umore delle due donne non appare molto in linea con quello festante della popolazione locale. Sembrano in effetti entrambe reduci da qualche brutta avventura, dato che Xena ha una mano fasciata e Olimpia zoppica ed ha un'altra fasciatura alla gamba. Stanche ed irritate, siedono al tavolo di una locanda, da dove assistono ad uno strano scambio di battute tra alcuni musici che solleva la loro curiosità. Pare infatti che nella vicina città di Petronikus, un nuovo culto abbia preso piede, un culto che proibisce ogni forma di arte e divertimento, di cui hanno appena fatto le spese proprio i musici. Avvicinati da Olimpia, questi si dimostrano molto preoccupati, perché i sacerdoti di quello strano culto minacciano di diffondere il messaggio del loro dio in tutta la regione. Più tardi nella stanza che hanno affittato nella locanda, Xena e Olimpia discutono della cosa e, mentre incidentalmente apprendiamo che l'avventura da cui sono reduci deve essere stata causata dalla malsana idea di Olimpia di rubare del miele ad un orso, assistiamo anche alle loro perplessità davanti alla prospettiva di ritrovarsi a scontrarsi ancora con fanatici bigotti, anche se la loro indole non concede loro alternative.

OLIMPIA: Credo che dovremmo tornare in quella città e vedere che sta succedendo.
XENA: Per la musica?
OLIMPIA: Mi sembra che ci sia più della musica in ballo. (...) Forse non è niente, ma in caso non fosse così...
XENA: Potremo troncarlo sul nascere.(...) Ma lasciamelo dire, se troviamo un altro tizio col cappello a cono, non perderò tempo a parlare.
OLIMPIA(gemendo con una mano sugli occhi): E se troviamo un'altra Dafne, non aspetterò che mi morda un orecchio.(simulando un cazzotto) Bam. La stendo subito.

Il mattino dopo, sulla strada per Petronikus, le due compagne incontrano una carovana di mercanti che si dirige nella direzione opposta in tutta fretta. Giocando la carta della gentilezza, su richiesta di Xena, Olimpia riesce ad ottenerne le confidenze. Essi sostengono di essere appena stati derubati dalla nuova classe dirigente della cittadina che invita i mercanti per poi costringerli a pagare tasse esorbitanti per il loro culto, e ad ascoltare per di più la parola del loro dio, un dio che non ha nome. ("Come si fa a pregare un dio senza nome? Come lo chiami, ehi tu?"). Sempre più perplesse, Xena e Olimpia, nonostante gli avvertimenti dei mercanti riprendono il loro viaggio.

XENA: Non mi piace questa storia.
OLIMPIA: Neanche a me. Credi che sia una truffa?
XENA(vagamente turbata): Forse.
OLIMPIA: Beh, lo scopriremo presto. E la prossima volta, sta a te fare la carina. Sono stufa di essere sempre io quella gentile.
XENA(fissandola): Mi hai mai vista cercare di essere carina?
OLIMPIA: Sai essere molto dolce quando vuoi, Xena. (ignorando l'occhiataccia di Xena) Non recitarmi sempre la parte della scorbutica.

Ma Petronikus, a prima vista, non dà l'impressione di essere un luogo dove stia accadendo qualcosa di men che normale, e Xena e Olimpia vengono accolte al loro arrivo da persone sorridenti e disponibili, come Heriet, una giovane che si rivela come la figlia del governatore della città e che accoglie con sorpresa la dichiarazione di Olimpia di voler stabilirsi là e dà loro appuntamento per la sera alla locanda dove potranno incontrare suo padre che al momento è occupato, e manifestare a lui il loro desiderio. Attendendo, le due donne possono darsi una guardata intorno e notare come su tutti gli edifici cittadini (locanda compresa) sia dipinto uno strano simbolo rappresentante un cerchio circondato da una serie di triangoli come una corona stilizzata che è l'unico elemento che si distacchi dalla piatta normalità del posto. Come spiega loro la padrona del locale, quello è il simbolo di "colui che veglia su di noi", il "caritatevole", il "depositario delle leggi che guida le nostre vite", e che permette buoni raccolti e una vita tranquilla, lasciando le due donne con più domande di prima. Intanto, Alstan, il rigido e severo padre di Heriet, di pessimo umore, torna a casa dove la figlia è in attesa di comunicargli dell'arrivo delle due straniere e della loro intenzione di restare a Petronikus, mentre sua madre si affanna a servirgli da mangiare.

HERIET: Padre, ci sono stranieri! Vogliono incontrarti. Vogliono vivere qui!
ALSTAN(con diffidenza): Stranieri? Che genere di stranieri?
MADRE(posando la scodella sul tavolo): Strane, secondo me. Donne! Vestite in una tale maniera! Te l'immagini? Avresti dovuto vederle!
ALSTAN(afferrando Heriet per un braccio): Dove sono andate? Le hai lasciate gironzolare per la città? Perché non sei venuta ad avvisarmi?
HERIET(spaventata): Padre, le ho mandate alla locanda ad aspettarti! Tu eri al tempio! Mi hai detto che non devo mai...
ALSTAN: Ah. (improvvisamente calmatosi) E' così, infatti. Alla locanda, hai detto? Bene. Donne? Hah.

E Alstan comincia a mangiare con una sinistra risatina. Nella locanda, ora affollatissima, l'attenzione di Xena e Olimpia è soprattutto richiamata da un tavolo dove sono seduti sei uomini tutti vestiti con una tunica scura con il simbolo della corona sulla schiena che sembrano essere al centro dell'attenzione della sala più ancora di loro. I vaghi sospetti nutriti da Xena fino ad allora stanno trovando conferme solide quando lei riconosce nel comportamento della gente intorno lo stesso tipo di atteggiamento di odio e paura che lei e i suoi uomini provocavano nelle persone che avevano la sfortuna di incontrarli nei suoi antichi giorni da warlord. Proprio in quel momento uno degli uomini si alza, e con voce perentoria annuncia che dal giorno dopo tutti dovranno consegnare i loro tributi al tempio, dove saranno benedetti ed inviati a colui che veglia, spartendosi poi i frutti ricavati da queste donazioni. L'annuncio riscuote il tiepido ma pronto consenso dei presenti. Convinte di aver visto e sentito già abbastanza e stanche di aspettare, le due compagne se ne vanno a cercare Alstan, proprio un attimo prima che questi entri, raccogliendo subito il rispettoso inchino degli uomini in tunica scura. Ignare di aver mancato il loro uomo per pochissimo, Xena e Olimpia dopo averlo cercato vanamente a casa, si recano al tempio che appare sbarrato e impenetrabile. Ma questa parola non esiste per una certa Principessa Guerriera che senza perdersi d'animo comincia a scalare una pianta d'edera che molto opportunamente cresce su una parete della costruzione, molto meno entusiasticamente seguita da Olimpia, che comunque cerca di vedere il lato positivo della cosa.

OLIMPIA(guardando in su verso il "posteriore" della compagna, sussurrando): Almeno mi godo un bel panorama intanto.
XENA(a bassa voce, f.c.): Ti ho sentita!

All'interno del tempio, ferve l'attività tra gli uomini del culto, ma non si tratta esattamente di preghiere o devozioni quelle a cui assistono le due compagne, una volta entrate. Il posto è ingombro di casse al punto da sembrare più un deposito che un tempio, malgrado un altare al centro con una riproduzione gigantesca in legno del simbolo del culto che lo sovrasta. I discorsi e le battute tra gli uomini che stanno trasportando il materiale non lasciano spazio ai dubbi che ci sia davvero poco di religioso in ciò che accade. E all'improvviso appare anche Alstan che richiama i suoi attorno all'altare.

ALSTAN: Ho grandi notizie. Il nostro grande successo qui ha convinto colui che veglia a concederci il permesso di diffondere la nostra causa alle città vicine. (Mormorii di approvazione giungono dagli uomini intorno a lui.) Io sceglierò alcuni di voi per recare e diffondere il nostro messaggio di amore e pace... (Risatine varie.) E obbedienza... (Altre risatine.) E devozione verso colui che veglia ad altri, così che essi possano beneficiare della conoscenza del messaggio e della saggezza del messaggero. E così sia! (Applausi e incitamenti.)(...) La chiave naturalmente è mantenere il nostro sacro legame di fratellanza e il nostro codice della fede. (...) E dobbiamo ricordare il nostro giuramento di preservare questa fede da ogni minaccia dei miscredenti, giusto?(...) Morte ai miscredenti! Lodate tutti il messaggio e i suoi guardiani!

Nello schiamazzo provocato dal discorso di Alstan, la polvere sollevata dal suolo dai presenti che saltano e battono i piedi, testimoniando il loro entusiastico assenso arriva al soffitto dove Xena e Olimpia sono ancora appese alle travi di sostegno, e cercando di evitare uno starnuto, Olimpia perde la presa e comincia a cadere, afferrata al volo da Xena che però rischia di perdere a sua volta il precario equilibrio. Le due donne stanno inesorabilmente scivolando verso il basso. Olimpia cerca di sostenersi ad un'altra trave ma il legno le si spezza tra le dita e la ragazza precipita in avanti. Disperatamente, Xena lascia la presa e appesa per le sole gambe a testa in giù, afferra nuovamente Olimpia, prendendola questa volta per una gamba e per la collottola e le due compagne rimangono così, come in un incredibile numero di equilibrismo circense a penzoloni e in assoluto silenzio molti metri sopra il gruppo di uomini che non si sono accorti di nulla. Solo Alstan nell'andarsene nota in terra dei frammenti di legno, ma pur rimanendone evidentemente perplesso non fa due più due e non pensa nemmeno di guardare verso l'alto, per fortuna delle nostre amiche che così pochi momenti dopo quando i seguaci del culto si sono allontanati tutti richiudendo le porte del tempio, possono completare il loro spettacolare esercizio e con consumata abilità atterrare sane e salve. Ormai certe di aver a che fare con una complessa organizzazione che sfrutta la credulità della popolazione a suoi loschi scopi, Xena e Olimpia decidono però di soprassedere al momento, per cercare di arrivare prima ai veri capi, stroncando così alla radice ogni possibile futura recrudescenza e continuare ad indagare discretamente, seminando qua e là qualche dubbio nelle menti della gente sui reali intenti dei sacerdoti del culto, tanto rispettati ed obbediti in città. L'opera di dissuasione comincia con la locandiera per poi spingersi tra gli altri cittadini, ed alla stessa Heriet, la figlia di Alstan. La giovane è incuriosita da Olimpia che sta scrivendo una delle sue storie.

HERIET: Che stai facendo?
OLIMPIA: Sto scrivendo una storia su qualcosa che ci è capitato.
HERIET(sedendolesi accanto): Mio padre dice che narrare storie è peccato.
OLIMPIA(guardandola): Perché?
HERIET: Distoglie dal lavoro e diffonde menzogne. Dice che le uniche storie che dovremmo ascoltare sono quelle di colui che veglia.
OLIMPIA(posando la penna e soffiando sulla pergamena per asciugarne l'inchiostro): E tu ci credi davvero? Cosa rende le storie del tuo profeta più credibili delle mie?
HERIET(indignata): Esse rappresentano la parola di dio!
OLIMPIA(piattamente): Beh, io ho imparato sulla mia pelle che la parola di un dio non vale molto di più di quella di chiunque di noi.
HERIET(alzandosi e allontanandosi da lei): Non dici altro che ignobili menzogne. Mio padre ha ragione.

Ma nonostante la reazione di alcuni abitanti, il seme del dubbio comincia a spargere i suoi frutti e quella sera fuori dal tempio dove Alstan e i suoi accoliti attendono la visita della gente di Petronikus per la consegna dei tributi, anche Olimpia è tra i presenti, mentre Xena sorveglia il tutto dalla vicina boscaglia, e denuncia davanti a tutti la truffa di cui sono vittime. Furioso Alstan ordina l'immediata lapidazione della ragazza, ma ha la brutta sorpresa di scoprire che i sassi che la gente raccoglie vengono scagliati invece contro di loro. I seguaci del culto cercano di disperdere la folla, ma il preponderante numero di questa più Olimpia e Xena che si è unita alla battaglia sono decisamente troppo per loro, costringendoli a battere in ritirata e a trovare rifugio all'interno del tempio. Perfino spaventata dal proprio coraggio, la gente di Petronikus si chiede cosa abbia mai fatto e se non dovrà subire la vendetta di colui che veglia, ma ormai non si può più tornare indietro e non resta che seguire gli ordini delle loro nuove condottiere, sorvegliando le porte del tempio per impedire ai suoi occupanti di fuggire. Ma nottetempo, servendosi di un'uscita segreta sul retro, Alstan e i suoi si allontanano verso la città di Hedelon, la residenza del custode del culto, il messaggero di colui che veglia, senza accorgersi però che Xena e Olimpia, che evidentemente non attendevano altro, li stanno seguendo da vicino. Giunto ad Hedelon, il gruppo si riunisce a molti altri pellegrini, arrivati ad ascoltare il messaggio divino e anche le due compagne s'introducono nella città dietro di loro. Ma una volta dentro, lo sguardo delle due donne si posa sulla statua davanti alla quale tutti i fedeli chinano il capo reverenti, evidentemente la statua del loro profeta ed il sangue si ghiaccia loro nelle vene: nelle fattezze di pietra si riconosce senza difficoltà il volto della loro figlia, Evi.

continua...





torna all'home page