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::: NEANCHE LA MORTE :::

- STORIA E ANALISI DELLA RESURREZIONE DI UN MITO -

(dalla Xena Warrior princess Subtext Virtual Seasons)

di A.Scaglioni

POMPEII (prima parte)

Chi ha detto che gli eroi non si stancano mai del loro lavoro a tempo pieno? Probabilmente nessuno, perché a pensarci bene, deve essere piuttosto stressante avere quasi tutti i giorni qualcuno da salvare da rapinatori o banditi di strada o da qualche fanatica setta dedita ai sacrifici umani, oppure villaggi da proteggere dalle razzie dell'ennesimo warlord o più semplicemente, come nel caso in questione, da un improvviso violento temporale estivo a base di fulmini che dopo un lungo periodo di siccità ha colpito con tutta la sua forza il piccolo villaggio di capanne di Lemonas, provocando disastrosi incendi che hanno trovato facile preda nel legno secco delle povere abitazioni. Di passaggio da quelle parti, Xena e Olimpia hanno dato come al solito il loro contributo e Olimpia, in particolar modo ha rischiato la vita per salvare una bambina terrorizzata rimasta all'interno della sua casa in fiamme. Con l'aiuto di Xena, è riuscita a riportare la piccola sana e salva tra le braccia di sua madre e, domato definitivamente ogni focolaio d'incendio, più tardi nel loro accampamento, le due donne intente a curarsi vicendevolmente contusioni e bruciature, decidono che è finalmente arrivato il momento di concedersi una vacanza rilassante. E qualche giorno dopo, in una città sulle rive del mare, mentre Xena è occupata a trovare una stalla per Argo, Olimpia girellando per i negozi sul porto s'imbatte in un'insegna che attira subito la sua attenzione, quella dell' AGENZIA DI VIAGGI E NOLEGGIO CARRI FELAFEL. Con una strana sensazione di deja vu, la ragazza entra nella bottega piena di poster con roboanti slogan sulle meraviglie di viaggi in crociera nelle terre degli dèi nordici, o l'ultima opportunita di visitare Atlantide (per dirla con le parole del manifesto "Il viaggio perfetto per coloro che vogliono andarsene da tutto. Per sempre!"). La vista dell'uomo dietro il bancone dell'agenzia accentua l'impressione di Olimpia.

OLIMPIA: Tu sei...?
FELAFEL: No.
OLIMPIA: Ma se non sai neanche cosa stavo per chiederti.
FELAFEL: Sì, invece, e la risposta è no.
OLIMPIA: Ma tu somigli proprio a...
FELAFEL: Problemi di casting.
OLIMPIA: Cosa?
FELAFEL: Non importa. Ora, in cosa posso servirti?

Ancora confusa (anche voi, immagino, ma troverete le spiegazioni più sotto) Olimpia decide di lasciar perdere e comincia ad informarsi sulle scelte di viaggi che l'agenzia offre. Scartata subito l'opzione Atlantide, Olimpia rigetta in rapida successione, il Giappone ("No. La mia compagna di viaggio ci ha perso la testa l'ultima volta."), Roma, l'Africa settentrionale, l'India, le Terre del Nord, tutte per ragioni intuibili, finché l'ultima scelta possibile, senza possibili controindicazioni, solletica la sua curiosità: la bella Pompei, terra di bellezza e leggenda, il paradiso degli artisti. Questa definizione conquista definitivamente Olimpia, e così qualche giorno dopo, troviamo lei e Xena, mentre scendono le scalette della nave che le ha portate nella città sulle sponde del Tirreno. Appena arrivate, Olimpia già contenta di rivedere la terraferma, resta semplicemente affascinata a prima vista dal panorama della bellissima città e le due donne cominciano a darsi da fare per trovare un alloggio in quell'affollatissimo posto, ma presto camminando per le strade si accorgono di essere l'oggetto degli sguardi curiosi dei passanti, tutti in apparenza ricchi e rivestiti di eleganti toghe. E subito la sensazione è confermata dall'entusiasmo intorno a loro, quando vengono riconosciute come la Principessa Guerriera e la sua compagna e immediatamente si apre una gara tra i facoltosi residenti per accaparrarsene la presenza nelle loro ville. La gara degenera in una gigantesca rissa, e mentre Xena resta ad osservare, tra il divertito e l'interessato, la battaglia che si svolge per loro, una donna richiama l'attenzione di Olimpia. Avvicinatasi, la donna che si presenta come Marcella Flavia, dimostra di conoscere molto bene anche lei e l'invita nel suo locale, il ROCK CAFE' DEL BARDO. Con un nome del genere come poter resistere? E Olimpia entra ritrovandosi davvero in una specie di paradiso degli artisti. Su ogni parete ci sono ritratti dei più grandi poeti e cantori, Catullo, Ovidio, Plauto, Saffo, con sotto una delle loro opere autografata, e con grande orgoglio, Marcella Flavia le mostra una cosa che rende esterefatta la ragazza.

OLIMPIA(leggendo): "Io canto di Xena, Principessa Guerriera, amica, amante, anima gemella. Paladina del bene superiore. Destinata a vagare per il mondo nella redenzione dei suoi passati misfatti..." (La sua voce si spegne, mentre il suo sguardo si alza su un ritratto molto realistico di lei stessa in colori rosso ed oro di squisita fattura. Con un'espressione assolutamente scioccata, si volta verso la proprietaria.) Quella sono io!
MARCELLA FLAVIA(porgendole una penna): Proprio così. E sarei molto onorata se volessi autografarmi la tua opera.

Non ci vuole molto altro per conquistare la fanciulla, ammutolita da tutta quella fama che evidentemente non sapeva di avere e quando viene raggiunta da una sorridente Xena, felice a sua volta di vederla in estasi, Marcella Flavia ottiene facilmente il loro consenso a rimanere presso di lei. Intanto quella sera stessa avranno l'opportunità di partecipare ad un incontro tra artisti proprio nel suo locale. E a quanto pare, il ricevimento ha ottenuto una partecipazione totale almeno da Olimpia, se la mattina dopo la troviamo a dormire nella stanza offerta loro dalla loro ospite, rigida come un tronco e come al solito distesa sul suo materasso personale che si porta in giro dappertutto, e quando il "materasso" si anima e si alza per prepararle un infuso d'erbe che le faccia passare la sbornia, i fumi del vino cominciano a svanire, ma non il terrificante mal di testa e la memoria molto confusa su quello che è successo. Poi, lentamente, con l'aiuto di Xena, Olimpia comincia a rimettere in ordine le idèe e soprattutto a ricordare i molti attestati di stima che le sono stati tributati.

OLIMPIA: Xena, io adoro la nostra vita insieme. Lo sai che è vero. Ma a volte, è bello sentirsi riconoscere per cose che faccio e che non includono suonarle ai cattivi. Capisci?
XENA(sorridendole con amore): E tu meriti quel riconoscimento, Olimpia. Quello e tanto di più. Sei un bardo straordinario e una persona meravigliosa. Sei la mia luce. E se la gente non riesce a vedere oltre i tuoi sai, allora sono loro a non meritare di conoscerti.

Anche Xena evidentemente, nonostante si porti dietro una reputazione di guerriera scorbutica e silenziosa, sa come usare le parole, data la commozione che provoca nella compagna e il caloroso abbraccio che questo le guadagna. E il loro primo giorno a Pompei viene inaugurato da una lunga passeggiata che comincia dalle mura che circondano la città e che sono un famoso punto d'incontro per amori mecenari, come viene anche facilmente testimoniato dai molti graffiti lasciati a perenne ricordo.

XENA(leggendo): "Qui Harpocras si è fatto una bella %&#@ con Drauca per un denarius."
OLIMPIA: Che volgare.
XENA: Io lo trovo divertente.
OLIMPIA: Figurati. Oh, guarda questo. (leggendo) "Il denaro non puzza."
XENA: Profondo. (leggendo) "Celadus di Tracia fa godere le donne!"
OLIMPIA: Xena!
XENA: Lo sai cosa dicono di noi Traci.
OLIMPIA: Mmh. Giusto.

Prossima tappa, la piazza principale cittadina, dove si possono ascoltare gli oratori esibirsi. Seguita da una Xena, non particolarmente entusiasta dell'idea, Olimpia si dirige verso la sua nuova destinazione, ma l'orazione che le attende al loro arrivo non è esattamente una di quelle che si sarebbe aspettata. Infatti, l'oratore in questione, che subito non riescono a vedere, è fatto oggetto della derisione del pubblico presente, oltre che di frutta e verdura marcia. E a giudicare dal tono, più una predica che un'orazione, non c'è da stupirsi. Quella voce stentorea che annuncia l'ira di Dio su di loro e li invita a pentirsi dei loro peccati, non è certo fatta per riscuotere applausi in una città come Pompei, ma quel che più conta è che suona stranamente familiare. Avvicinandosi all'improvvisato palco, Xena e Olimpia riconoscono con grande sorpresa Loos, uno dei giovani seguaci di Belur che avevano incontrato nel palazzo di Hedelon (presumibilmente uno dei tanti giovani senza nome che gravitavano intorno ad Evi in "Who Watches The Watcher", seconda parte, in questa stessa stagione). Nel vederle anche l'uomo le riconosce immediatamente ed esulta per la loro venuta, ispirata a suo dire "dal Dio d'Amore che ha inviato la sua Spada della Giustizia a distruggere i suoi nemici". Ma la "Spada della Giustizia" non ha intenzione di distruggere nessuno, e approfittando del rispetto che il suo nome desta tra i presenti riesce a sottrarre l'agitato giovanotto alla rabbia montante della folla. Trascinato via Loos, Xena riesce a farsi spiegare le ragioni della sua presenza in quel luogo. Dopo la tragica fine di Evi, Loos ha sentito che l'unica maniera di onorare il suo nobile gesto era di sacrificarsi a sua volta, e dove meglio che "nella tana di ogni iniquità? Un pozzo marciscente di oscenità e depravazione!" Perchè sempre secondo lui, il tempo sta finendo e l'ira del Dio di Belur sta per abbattersi sui malvagi e lui vuole cercare di salvare l'anima di almeno qualcuno degli abitanti di quella città. E per dimostrare la sua determinazione, Loos si produce immediatamente in un operazione di censura, estraendo dalle sue vesti pennello e vernice e coprendo un affresco murale a carattere erotico sul muro di una villa. Le due donne riescono a fatica a calmare il proprietario che vorrebbe usare il giovane per spazzare la strada, e accompagnatolo a casa sua, se così si può chiamare, visto che si tratta di una stamberga che sta in piedi per scommessa, Xena e Olimpia mettono immediatamente in chiaro che non intendono trasferirsi da lui come questi aveva creduto e fanno per andarsene.

LOOS: Aspettate! Aspettate! Non potete... Non potete pensare seriamente di restare in mezzo a quei... quei... miscredenti!
XENA(sospirando): Loos, non sono dei miscredenti. Sono persone che vivono le loro vite in maniera diversa da te. Non c'è niente di giusto o sbagliato. E' semplicemente così.
LOOS(smarrito): Non posso credere di sentire simili parole provenire dalle labbra della Madre del Messaggero. Questa è... eresìa!
XENA: No, è la verità. La mia verità. Loos, io posso non condividere il tuo credo... (Loos emette un gemito che è quasi un rantolo.) Ma lo rispetto. Ti chiedo solo di fare altrettanto. (con un cenno di saluto) E' stato bello rivederti. Cerca di stare alla larga dai Pompeiani, d'accordo?

Lasciandosi alle spalle un Loos troppo sorpreso per riuscire a ribattere, le due compagne si allontanano ma con l'inquietante impressione di aver ereditato un problema. E di quali dimensioni lo scoprono quella stessa sera all'anfiteatro cittadino, dove Xena ha accompagnato una felicissima e quasi incredula Olimpia che osserva estasiata tutto ciò che la circonda, seduta accanto a lei in due dei migliori posti. Cosciente che quello non è certo il passatempo preferito della compagna, Olimpia le è profondamente grata per quello che fa per lei, ma a sua volta Xena è lieta di poterle offrire tutto il meglio in quella loro vacanza. Quel loro momento di serenità rischia tuttavia di essere rovinato dall'intrusione imprevista di Loos che irrompe sul palco per coprire le nudità di un'attrice, inveendo ancora una volta contro i cittadini di Pompei. Ma Xena è intenzionata a non permettere che alcunché possa turbare quella loro serata e impedisce ad Olimpia d'intervenire, lasciando al personale addetto l'allontanamento dell'importuno. Terminato lo spettacolo, Xena ha un'altra sorpresa in serbo per la sua sposa: entrambe sono invitate ad un ricevimento nel locale di Marcella Flavia, dove gli attori dello spettacolo hanno chiesto di poter incontrare il Bardo di Potidea. E più tardi, mentre come spesso accade nelle serate di Pompei, la festa evolve rapidamente in orgia, con tutti i presenti seminudi, Xena e Olimpia, troppo prese l'una dall'altra per esserne disturbate, ballano lentamente abbracciate al ritmo sensuale della musica nel centro della sala. Olimpia solleva il viso dalla sua spalla per guardarla con occhi scintillanti.

OLIMPIA(emozionata): Grazie.
XENA: Per cosa?
OLIMPIA: Per aver fatto di questa una delle notti più magiche della mia vita.

Gratificandola di uno splendido sorriso, Xena fa volteggiare Olimpia, quindi l'attira nuovamente a sé, e china la testa verso di lei per sussurrarle un "il piacere è tutto mio", e condividere con lei un lungo, intenso bacio che si dissolve naturalmente mentre tornano alla loro danza. Ma la pace quella sera non sembra destinata a durare mai molto e infatti, proprio in quel momento un certo trambusto scuote l'atmosfera. Si tratta, manco a dirlo, del solito Loos che è riuscito a penetrare anche lì, urlando i suoi ammonimenti contro i peccatori e il destino che li attende se non si pentiranno. Ignorato dai più, Loos individua subito però le sue due conoscenze e si avvicina a loro sorpreso.

LOOS: Che fate voi qui?!?
XENA: A te cosa sembra? Stiamo ballando.
LOOS(addolcendosi): Offrendovi l'un l'altra conforto, da sorelle, come baluardo contro l'abominazione che vi circonda. Voi siete autentiche figlie di Belur. (...) Xena, Olimpia, venite con me, vi prego! Non dovete esporvi ulteriormente a questa depravazione!
OLIMPIA: Loos, noi stiamo bene. Tu va', eh?

Allontanato dalle guardie Loos, le due compagne restano a guardarsi. Nonostante l'arrivo del giovane esaltato, l'atmosfera di sensualità nella sala non si è affatto stemperata, anzi...

XENA(sorridendo): Che ne dici di portare questa... conversazione... in un luogo più riservato, sorella?
OLIMPIA: Xena, se mia sorella mi dovesse mai guardare come mi stai guardando tu in questo momento, dovrei ucciderla.
XENA(ridacchiando): Se lei ti guardasse mai così, credo che la ucciderei prima io.

Il mattino dopo, il sereno riposo di Xena e Olimpia, l'una nelle braccia dell'altra nel grande letto della loro stanza, dopo una sicuramente torrida notte, viene bruscamente interrotto da Marcella Flavia. La donna richiede il loro intervento. Il loro "amico" Loos sembra abbia definitivamente abdicato a quei residui di razionalità che ancora gli restavano ed ha imperversato come una furia per le strade distruggendo tutto ciò che trovava e soprattutto ha rovinato tutto il pesce destinato ad essere offerto come sacrificio nella grande festa per il dio Vulcano. Xena e Olimpia raggiungono il luogo del disastro dove ben poco è rimasto dei preparativi della festa, ma anche del povero Loos che gli infuriati Pompeiani, dopo averlo pestato di santa ragione, stanno seriamente considerando di gettare nella bocca del Vesuvio al posto del pesce. Ormai rassegnate a non poter più evitare il problema, le due donne sottraggono il malcapitato alla furia della gente e lo riportano alla sua abitazione, curandolo e ripulendolo sommariamente e imponendogli di non muoversi più da lì. Per accertarsi che mantenga la promessa, però decidono di restare davanti alla casa, accontentandosi di godere della festa da lontano, con una borraccia dell'ottimo vino locale, ma la popolazione non è altrettanto rassegnata a rinunciare alle loro ospiti d'onore e una delegazione arriva a cercare di convincerle ad unirsi a loro, ridestando la rabbia di Loos che gli ordina di andarsene. Ma sia pur con riluttanza Xena e Olimpia sono costrette a rifiutare l'invito. Non se la sentono di lasciare il giovane, che ormai dà sempre più chiari segnali di squilibrio mentale e che potrebbe fare qualunque cosa. E il mattino dopo, quei timori sembrano divenuti realtà, quando al risveglio da un sonno leggerissimo, le due compagne trovano quello che ormai può essere definito solo un folle, che salta e ride sguaiatamente con occhi sgranati e, che vedendole, indica loro qualcosa in alto. Seguendo il dito puntato di Loos, Xena vede finalmente il motivo di tutta quell'agitazione e impreca sottovoce.

continua...

PS: Già in occasione di un altro episodio doppio, "A Muse in The Hand", dell'ottava stagione, avevo accennato a DJWP, non meglio identificata, come l'avevo definita, autrice di "A Bard Day's Night", un romanzo che poteva essere servito da parziale ispirazione a quella storia. Ottima scrittrice di fanfiction, DJWP è però molto più conosciuta tra gli xeniti per il seguito a quel romanzo ed una delle migliori opere incentrata su Xena che sia mai stata scritta (e sicuramente la migliore tra quelle che ho letto io), "Seven Days in Pompeii", che prende le mosse dopo la conclusione della terza stagione e la caduta di Olimpia nel pozzo di lava ("Sacrifice II"). Prima che parta la quarta stagione con gli avvenimenti che ben conosciamo, DJWP s'inventa questa bellissima variazione sul tema e ci mostra una Xena distrutta per la perdita della sua compagna che rievoca attraverso gli scritti che le sono rimasti di lei, suo ultimo ricordo, un'avventura che avevano vissuto tempo prima a Pompei, appunto. La storia include un nuovo incontro con Saffo (che le due compagne avevano conosciuto nel romanzo precedente) e quello con i più nobili residenti della città ed accompagnandoci per le strade ed i luoghi più noti, con l'ausilio di un ricco corredo illustrativo, ci fa rivivere l'atmosfera di quei giorni di gozzoviglia e spensieratezza che precedettero la distruzione ad opera del Vesuvio. Qui non c'è davvero tempo né spazio per rendere il giusto omaggio ad una trama ricca come poche altre e densa di avvenimenti e di suspence, oltre che con una delle scene erotiche più bollenti che abbia letto, al punto che la scrittrice l'aveva estrapolata dal romanzo e la forniva solo su richiesta scritta a coloro che davvero desiderassero leggerla, per evitare problemi. (Se la cosa vi sembra esagerata, pensate che stiamo parlando degli Stati Uniti, uno dei paesi in cui il bigottismo ipocrita in alcuni stati arriva al punto che si può essere anche rischiare l'arresto, semplicemente se sorpresi a leggere una cosa del genere.) A quella storia si ispira Sue Beck per questo "Pompeii", in quello che è il primo omaggio ufficiale della SVS alla fanfiction classica con tanto di dedica dell'autrice dell'episodio. ("L'autrice desidera ringraziare la meravigliosa DJWP per la sua brillante storia, Seven Days in Pompeii, che è stata d'ispirazione a questo lavoro.") Naturalmente molti dettagli del romanzo originale devono essere necessariamente soppressi, come, ovviamente, i riferimenti al dolore di Xena per la morte presunta di Olimpia, che appartengono ad una fase antica e superata della serie tv, o la scena "bollente" tra Xena e Olimpia, di cui parlavo prima, qui sostituita da un ballo, mentre vi sono stati inseriti personaggi che non si trovano nel romanzo, come ad esempio Felafel, uno strano tipo che negli anni delle serie tv è apparso saltuariamente in Xena e in Hercules producendosi in varie attività imprenditoriali, una specie di Salmoneo in tono minore insomma, ma mai acquistando le dimensioni di un vero personaggio, e accontentandosi solo di qualche divertente comparsata come questa (la battuta "Problemi di casting" è eccezionale, e sottolinea ironicamente anche l'abitudine della produzione all'epoca di usare per economizzare quasi sempre gli stessi figuranti); o Loos, l'ex adepto del culto fondato da Evi. Così dopo averci mostrato in "Who Watches The Watcher", pochi episodi fa, la facilità con cui il potere può travisare e distorcere a proprio beneficio i movimenti religiosi che lo minacciano, la SVS ci mostra anche l'altra faccia della fede, quella che degenera spesso nell'ossessione e nella follia del fanatismo, un fenomeno che il popolo americano, e non solo quello, conosce molto bene e con cui deve confrontarsi giornalmente. Per altre considerazioni, vi rimando al termine della seconda parte.





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