torna all'home page


::: NEANCHE LA MORTE :::

- STORIA E ANALISI DELLA RESURREZIONE DI UN MITO -

(dalla Xena Warrior princess Subtext Virtual Seasons)

di A.Scaglioni



FINAL OPTIONS

Xena è furiosa. Soprattutto con se stessa. Non riesce a pensare a come si è fatta giocare da Marte, quando stava per riavere il suo chakram, e anche i tentativi di calmarla di Olimpia hanno scarso successo. Tra l'altro è anche preoccupata di quali siano i piani del dio della guerra a proposito dell'arma che le ha rubato, ma Olimpia le ricorda che il chakram non è più quello che lui le aveva donato anni prima, e che l'influsso positivo del suo lato di luce gli impedirà di utilizzarlo per i suoi scopi. Ma in giro, l'umore della gente nei villaggi e nelle città è molto diverso. Infatti, da quando gli dèi sono morti o scomparsi, (dopo il Crepuscolo degli Dèi in "Motherhood", "Xena e la caduta degli Dèi", finale della quinta stagione) l'economia è diventata florida, non più appesantita come era prima dai tributi che il popolo era obbligato a pagare per la loro protezione o per sostenere le costose campagne belliche da loro provocate. E la sera, nella loro stanza dell'ennesima locanda, reduci evidentemente da un bagno rilassante, Xena distesa sul letto, e Olimpia, avvolta in un asciugamano, mentre finisce di spazzolarsi i capelli ancora umidi, discutono della cosa.

XENA: Non ci avevo mai davvero pensato.
OLIMPIA(guardandola): Su come avrebbe influito su tutti gli altri dopo tutto questo tempo?

Xena sospira e Olimpia posa la spazzola e si distende sul letto accanto a lei.

OLIMPIA: Noi abbiamo combattuto gli dèi perché dovevamo. Ma è bello sapere che ne è nato qualcosa di buono.
XENA(carezzandole la guancia col dorso delle dita): E questo come lascia Marte? Cos'è una divinità senza seguaci?
OLIMPIA(riflettendo): Non lo so.

Olimpia gira la testa lievemente e bacia le dita di Xena. Xena sorride. Si rotola dal suo lato e le due donne si baciano con calda, intima passione. Xena posa la sua fronte su quella di Olimpia.

XENA: Se fossi in Marte, cercherei un modo per ricostruire il mio impero.
OLIMPIA(mordicchiandole la punta del naso): E in tutto questo come c'entra il chakram?
XENA: Non lo so. (liberandola dall'asciugamano e attirandola a sé in un abbraccio) Ma scommetto che lo scopriremo.

Olimpia tira le coperte su di loro.

OLIMPIA: Forse, ma dovrà aspettare fino a domani.
XENA: Senza dubbio.

Xena estrae un pugnale da non si sa dove e lo lancia oltre la testa di Olimpia, verso la candela spegnendola, e la stanza piomba nell'oscurità, ma non nel silenzio. Xena ha immaginato bene. Marte intende riacquistare tutto il suo ascendente e il suo potere sui mortali e tornare ad essere il temuto e venerato dio della guerra, rimettendo in piedi i suoi templi ormai ridotti in macerie. E il mezzo per riuscirci è il chakram di Xena. Con il suo potere riuscirà a riconquistare i passati fasti, se poi nel pacchetto entrasse anche una certa Principessa Guerriera, non se ne lamenterebbe di certo. Ma come intelligentemente intuito da Olimpia, c'e un grosso ostacolo da superare: per accedere al potere oscuro del chakram, bisogna tornare a separarlo nelle sue due nature e, come apprende dai geroglifici incisi sullo scrigno che lo conteneva sul Monte Olimpo, la possibile soluzione del problema si potrebbe trovare nella Terra dei Faraoni. Ma per una singolare coincidenza, in quella terra potrebbe nascondersi anche il mezzo per sabotare e neutralizzare i piani di Marte. Infatti, quando Xena ha parlato ad Olimpia dell'unico modo per fermarlo, cioè l'Occhio di Efesto, anche noto come il "guinzaglio di Giove", uno strumento divino che potrebbe imprigionarlo per sempre, ma che tutti ritengono perduto dalla caduta dell'Olimpo, dalla descrizione che ne ha fatto, la ragazza crede di aver riconosciuto un disegno su una tavoletta che lei stessa aveva visto durante il suo triste viaggio in Egitto, e la sua convinzione è tale da convincere la compagna a salire sulla prima nave diretta a quella destinazione. Dove per altro è già arrivato Marte con il suo praticissimo e rapidissimo modo di viaggiare che ha anche già preso contatto con le divinità locali, e particolarmente Anubi, il dio egizio della morte, a cui ha fatto intravedere il pericolo rappresentato da Xena, la sterminatrice degli dèi dell'Olimpo (dimenticando però di dirgli che nel frattempo questa ha perso il potere di uccidere gli dèi), ottenendo così la sua collaborazione. Intanto, Xena e Olimpia sono in piena traversata, ed il viaggio risveglia memorie dolorose.

OLIMPIA: Stavo pensando a quel mio ultimo viaggio laggiù. A come osservavo le stelle che di notte cambiavano posizione, e a quanto lontana da casa fossi. (sussurrando) Quanto sola fossi al mondo.
XENA: Lo so. Io sentivo i tuoi sogni quando dormivi. Rivivevi l'inferno ogni notte.
OLIMPIA(fissandola perplessa): Sogni? Non rico...
XENA: No. Mi assicuravo che non potessi.

Olimpia chiude la sua mano su quella di Xena. Si è trovata impreparata, e si vede. Xena fissa un punto lontano sul mare con espressione pensosa.

OLIMPIA: Non è stato facile per te.
XENA(scuotendo la testa): No. I fantasmi non dormono. Ho avuto tutto il tempo di ascoltare la tua anima che piangeva e ripensare alla mia vita. Faceva sembrare il Tartaro un gioco da ragazzi.

Olimpia le posa la testa sulla spalla.

OLIMPIA: Grazie. Ero così presa da ciò che succedeva dentro di me, che non pensavo a quello che doveva essere per te.
Sorridendo, Xena appoggia la guancia sulla testa di Olimpia e chiude gli occhi. Giunte nella capitale d'Egitto, le due compagne si dirigono dove Olimpia ricorda di aver visto la tavoletta incisa con l'immagine dell'Occhio di Efesto, avvolto intorno ad una delle dèe locali, come una cintura, e si apprestano a penetrare nel tempio cercando di non farsi notare. Intanto Anubi sta incontrando difficoltà ad accontentare il desiderio di Marte e questi sta rapidamente perdendo la pazienza. Il problema è aggirare il potere della luce nel chakram per giungere al suo lato oscuro, e il dio egizio ha bisogno di altro tempo per riuscirci. Tempo che potrebbe non esserci, perché Xena e Olimpia sono entrate nel tempio passando attraverso i sotterranei pieni di topi e tombe e ancora una volta il ricordo corre alla notte del suo risveglio in una tomba molto simile ("A Friend Indeed", seconda parte, nella scorsa stagione). Una volta dentro le due donne si separano, Xena si occuperà di Marte di cui ha già avvertito la presenza, mentre Olimpia cercherà di rintracciare l'Occhio di Efesto. Nel tentativo di evitare le guardie del tempio, Olimpia entra in una stanza riccamente arredata. E' la residenza di Qetesh, la dèa egizia dell'amore, che accoglie con sorpresa la straniera, chiedendole cosa mai voglia da lei, dato che alla sua presenza vengono solo coloro che hanno un desiderio sentimentale da soddisfare e Olimpia per sua stessa ammissione l'amore l'ha già. La versione egizia di Venere le mostra poi i doni che i suoi fedeli le recano perché esaudisca i loro desideri e tra questi Olimpia riconosce l'Occhio di Efesto. La ragazza cerca di convincerla a cederglielo, ma la dèa non vuole. L'Occhio le fu donato da un dio che le disse che l'avrebbe protetta. E poi ...

QETESH: E poi, cosa potresti darmi tu in cambio? Le tue mani sono vuote.

Olimpia esita. Non ha altro che le sue armi e i suoi vestiti. Poi la sua espressione si schiarisce e lei sorride.

OLIMPIA: Ma il mio cuore è pieno. Credo di avere qualcosa che potrei scambiare con te.
QETESH: E' potente? Questo... (prendendo in mano l'Occhio) Mi dà grandi poteri. Può il tuo dono fare lo stesso?
OLIMPIA: Io credo che possa. Perché non lo scopriamo?

E comincia a spogliarsi. Intanto Xena ha trovato Marte, proprio mentre Anubi sta finalmente riuscendo nel suo intento di separare di nuovo il chakram in due entità, ma il dio le scompare di nuovo davanti agli occhi e oltre la porta chiusa dove si trova Anubi, Xena non può fare altro che ascoltare impotente mentre l'operazione si conclude. Olimpia la raggiunge mentre sta provando con tutti i mezzi ma vanamente ad entrare nella camera di Anubi. La guerriera è fuori di sè. Marte le è sfuggito di nuovo e con il potere oscuro del chakram nuovamente nelle sue mani cercherà di riportarla da lui. Ma Olimpia le comunica che almeno hanno l'Occhio. Xena lo prende e la guarda.

XENA: L'hai avuto. La loro dèa te l'ha dato così?
OLIMPIA: No. L'aveva Qetesh. E' la loro dèa dell'amore.
XENA: E?
OLIMPIA: Le ho dato in cambio qualcosa che lei ha apprezzato.

Xena fissa Olimpia. Olimpia le rimanda lo sguardo. Dopo un attimo, Xena abbassa gli occhi.

XENA: D'accordo. Andiamocene.

Le due compagne riescono ad allontanarsi dal tempio dopo un rapido quanto impari scontro con le guardie e lasciatesele dietro a chiedersi se quelli non fossero due demoni travestiti da donne, le ritroviamo la sera dopo in viaggio di ritorno verso la Grecia e con una nuova determinazione in animo.

XENA: Stavo pensando.
OLIMPIA: Mmh.
XENA: Questa volta dovrà essere per sempre, Olimpia. Non possiamo accontentarci di... mandare all'aria l'ennesimo piano di Marte.
OLIMPIA(guardandola): Ah. Per il bene superiore, giusto?
XENA(appoggia la testa su un ginochio e la scuote): No. Per noi.
OLIMPIA: Noi?
XENA: Finché sarà al mondo, continuerà a volermi. E finché continuerà a volermi, tu ed io non avremo mai pace.

Olimpia sembra interdetta. Xena non la guarda, fissando il mare aperto.

XENA: Io voglio pace. (annuendo) Per noi.
OLIMPIA(voltandosi verso di lei): Xena, voglio chiederti una cosa, e voglio che tu mi dica la verità, qualunque essa sia. (Xena tace.) Lui è tuo padre?

Xena sembra quasi sollevata dalla domanda, come se se ne fosse aspettata un'altra.

XENA: No.
OLIMPIA: Anche se...
XENA: Anche se l'ha detto. Ha mentito. (Olimpia annuisce.) Ora, sono io che voglio chiederti una cosa e voglio la verità. (Olimpia attende in silenzio.) A proposito dell'Occhio...
OLIMPIA: Era stato dato a Qetesh, come protezione, da Seth, il dio della lussuria. (Mmmh...Per la verità, se è il Seth che dico io, dovrebbe essere il dio della distruzione. Comunque...)
XENA: Sì, ma...
OLIMPIA: Ho scambiato una protezione con un'altra.

Xena aggrotta la fronte, poi i suoi occhi vanno dal viso di Olimpia alla sua schiena, coperta dal mantello. E poi di nuovo al viso di Olimpia che sorride.

XENA: Hai dato il drago? Olimpia, quello...
OLIMPIA: Quello doveva... rimpiazzare te. (fissando il mare) Chiedesti tu che mi fosse dato perché sapevi che tu non ci saresti stata più e pensavi che mi avrebbe aiutato. (Xena tace.) Lo odiavo.

Xena annuisce comprendendo.

XENA: Non sarà facile. Per quando saremo tornate, avrà avuto il tempo di costruirsi un esercito.
OLIMPIA: Qualunque cosa occorra, la faremo.

Olimpia posa la mano sulla guancia di Xena, poi si china verso di lei e la bacia con passione. E come previsto da Xena, infatti Marte è già nel suo tempio, presumibilmente in Macedonia, e grazie al potere del chakram sta rapidamente ricostituendo il suo culto. Dall'alto, osserva la miriade di uomini e donne armati e pronti a rinnovare le sue imprese, e a lui non resta che attendere che il richiamo del chakram oscuro attiri anche la sua Principessa Guerriera. Ma Xena è già arrivata e insieme ad Olimpia, nascosta tra i boschi intorno al tempio, attende a sua volta il momento per agire. E poco dopo fa il suo ingresso nella stanza di Marte che, seduto sul suo nuovo trono, l'accoglie con tutta la pomposa sicurezza di un tempo.
XENA: Cosa ti fa credere che sia qui per te?
MARTE(ridendo): Piccola, sai che è così. Hai sempre sentito qualcosa per me, qua dentro.

Marte colpisce col dorso della mano Xena, sotto l'ombelico. Gli occhi di Xena si restringono.

XENA: Tu l'hai sempre pensato questo, eh?
MARTE: Che tu avessi una passione per me? Certo.

Marte fa per abbracciarla, ma Xena lo evita agilmente, girandogli intorno e andando accanto ad Olimpia.

XENA: Come dicevo, sai qual'è il tuo problema, Marte? Tu non hai mai davvero capito cos'è l'amore.

Marte sbuffa. Xena si gira verso Olimpia e le tende la mano. Olimpia la prende e si lascia attirare a lei. Inclina la testa e attende, fissando il viso di Xena.

XENA: La vedi, Marte? L'amore è lo sguardo nei suoi occhi.

Marte volge i suoi al cielo. Xena prende delicatamente il volto di Olimpia tra le mani.

XENA: L'amore è uguaglianza, Marte. L'amore è due persone che condividono... Tutto.
MARTE: Xena, mi stai sfibrando.

Xena attira Olimpia a sé e le due si abbandonano ad un bacio appassionato, i loro corpi quasi fusi tra loro tanto a lungo che quasi le gambe di Marte cedono. Poi finalmente si staccano per respirare, e Xena sorride.

XENA: L'amore è un miracolo. (guardando Marte, con gli occhi ancora pieni di passione per Olimpia) Io non ti ho mai amato.

Udendo quelle parole, Marte si getta come una furia su Xena, e la battaglia si accende tra i due. Vedere quella scena ha fatto completamente perdere al dio della guerra ogni parvenza di razionalità. Il suo unico desiderio è adesso quello di umiliare e distruggere la donna che gli ha avvelenato l'esistenza, persa ormai ogni speranza di riuscire a riaverla con sé. E lo scontro sempre più devastante, li porta alla tomba contenuta nel tempio. Olimpia che ha seguito l'azione entra a sua volta e scorge in un angolo uno scrigno che potrebbe custodire ciò che sta cercando. Ed infatti è così. Al suo interno giace il chakram di luce, ma Olimpia non si fida di toccarlo, rammentandosi che solo una persona dal cuore puro può maneggiarlo senza essere incenerita, e lei non crede di rispondere più ai requisiti. Ma Xena sta soccombendo alla forza indomabile di un Marte impazzito di rabbia, e così la ragazza ingoia i suoi timori e afferra l'arma. Xena, intanto, dando fondo a tutte le sue energie, cerca di tenere testa a Marte e con un ultimo sforzo gli fa saltare la spada di mano. Allora, Marte prende il suo chakram, quello oscuro, e lo lancia con tutta la sua forza contro di lei, ma la guerriera si sposta all'ultimo istante e la lama si schianta contro la parete dietro di lei, spezzandosi in due. Nei secondi di silenzio che seguono, Marte nota l'Occhio di Efesto, appeso alla parete sopra di lui e scoppia a ridere, comprendendo infine il piano di Xena. Evidentemente, pensava di innescare il "guinzaglio di Giove" colpendolo con il chakram e imprigionarlo per sempre nella tomba. Però il chakram è rotto, e Marte con un ghigno malefico si appresta a colpire Xena con una delle sue sfere infuocate, ma il dio della guerra ha dimenticato qualcosa... e qualcuno: Olimpia che spunta all'improvviso brandendo in pugno il chakram di luce. La ragazza lancia il cerchio verso l'Occhio e Xena si getta fuori dalla tomba, mentre la stanza si riempie di luce. Le urla di Marte vengono bruscamente interrotte e quando le due compagne si sollevano da terra, l'ingresso della tomba appare sigillato da una pesante porta di pietra con il dio della guerra per sempre sepolto dietro di essa. Xena sorride debolmente. "E' finita" dice. "E' finita" conferma Olimpia e le due donne, reggendosi l'una all'altra escono lentamente da quel luogo. E poco dopo, fuori dal tempio, che adesso è nuovamente in rovina, Olimpia consegna il chakram di luce a Xena.

XENA: Non dimentichi qualcosa? Io non posso prenderlo, Olimpia. Non ho un cuore puro.
OLIMPIA(continuando a tendergli l'arma): Prendilo. Fidati di me.

Esitando, Xena solleva la mano e chiude le dita intorno alla lama. E non accade niente. Olimpia lascia la presa e Xena resta fissare il chakram.

OLIMPIA: E' perfetto per tagliarci il pesce. Tienilo pure.

Olimpia si allontana e Xena, dopo un attimo di riflessione, la raggiunge e le due donne scompaiono nell'erba alta, abbracciate.

PS: Il 13 gennaio 1997, nel bel mezzo della seconda stagione di XWP, andò in onda un episodio bizzarro, che poi sarebbe stato solo il primo di una serie che di stagione in stagione, avrebbe messo in evidenza una delle caratteristiche di questo telefilm: l'imprevedibilità. L'episodio in questione s'intitolava "The Xena Scrolls" ("Xena e le antiche pergamene") ed era ambientato durante la seconda guerra mondiale, in Macedonia. Nella storia, Mel (Melinda) Puppas e Janice Covington, due archeologhe, ignare discendenti di Xena e Olimpia, ricercano e ritrovano nei loro scavi un antico tempio, al cui interno giacciono una misteriosa arma di forma circolare, alcune pergamene e un certo dio della guerra, vivo, vegeto e lievemente incavolato dopo aver trascorso un paio di millenni, sepolto in quella tomba. Risvegliando involontariamente lo spirito di Xena in sé, Mel riesce a neutralizzare Marte e, con l'aiuto di Janice, a seppellirlo nuovamente, grazie all'Occhio di Efesto. Da allora, dei due personaggi non si è più saputo niente (almeno nella serie tv, perché invece intorno a loro è fiorito un ricco filone di racconti di fanfiction), ma non si era mai capito neanche come Marte fosse finito intrappolato in quella prigione e, soprattutto, come mai il vecchio chakram esistesse ancora, visto che si era trasformato all'inizio della quinta stagione nella nuova versione separabile, integrando in sé le due nature della luce e dell'oscurità. I misteri sarebbero stati destinati a rimanere tali, se non fosse stato per Melissa Good, che in questo episodio, a distanza di quasi sette anni, finalmente ci dà un po' di spiegazioni. Anche questo come molti altri episodi della SVS, ha avuto la sua origine nel quasi costante colloquio tra Missy e Tapert, durante la loro collaborazione all'ultima stagione tv e dopo, nella preparazione di questa serie virtuale. A Missy e al suo staff, poi il compito di sviluppare idèe e abbozzi di trame in vere e proprie sceneggiature per proseguire la saga della Principessa Guerriera e della Poetessa Combattente, e en passant risolvere piccoli e meno piccoli problemi ed incongruenze, lasciati in sospeso nella serie tv. E in questo caso, la scrittrice ne approfitta anche per mettere il punto finale ad un lungo ed estenuante tira e molla: quello della presunta passione di Xena verso il suo antico mentore. Quella passione, ci dice Missy, era dovuta all'ingenuità ed alla furia selvaggia della gioventù che albergava nel cuore di quella Xena, che non conosceva ancora alternative a quel mondo. La nuova Xena, anche se di tanto in tanto, può sentire dentro di sé il fascino che una volta Marte esercitava su di lei, è passata oltre e ha voltato pagina. Ed il bacio che si scambia con Olimpia proprio davanti al dio della guerra ne è la più decisa ed incontrovertibile testimonianza. E perfino Marte questa volta capisce, e la sua unica, rabbiosa risposta lo dice a chiare lettere. Anche se poi, nei secoli passati a meditare nella sua tomba, deciderà di fare ulteriori tentativi, altrettanto infruttuosi. Inoltre, qui mi prenderei un momento per una considerazione mia, qualcosa a cui vorrei aver pensato ai tempi di "Amore vero": Xena nel suo primo incontro con Marte in "The Reckoning" ("Xena contro Marte"), prima stagione, non affermava forse di non averlo mai visto fisicamente prima? La frase esatta era: "Mi chiedevo quale fosse il tuo aspetto." E quindi, ci sarebbe da chiedersi come facessero, come sostiene qualcuno, ad essere stati amanti. Non per distruggere le residue speranze dei fans del dio della guerra, ma io credo che la favoleggiata passione di cui si è parlato per tanti anni tra Xena e Marte, si riferisse solo al fuoco della battaglia che il dio le ispirava e che alla Xena di allora provocava un vero e proprio godimento, e a nient'altro. Certo qualcuno potrebbe obiettare che essendo un dio avrebbe potuto assumere altre forme (e questo è vero, come abbiamo visto e vedremo), ma non credete che comunque la questione ne esca notevolmente ridimensionata? Lasciamo stare ed occupiamoci di un paio di punti non chiarissimi. Il primo è l'accenno sul fatto che Marte potesse essere addirittura il padre di Xena. Il riferimento è evidentemente all'episodio d'esordio della terza stagione, "The Furies" ("Xena e la condanna delle Furie"), ma in quell'occasione era stata Xena ad insinuare quella possibilità per tirarsi fuori da una brutta situazione e Marte aveva anzi fieramente negato la cosa, quindi non si capisce bene il senso del discorso. Ho l'impressione che qui Missy abbia fatto un po' di confusione. Un altro momento un po' confuso è quello a proposito del chakram di luce, che può essere impugnato solo da un cuore puro. In realtà, la questione era valida, a quel che si sa, solo finché l'arma era sul suo altare (come si vede in "Chakram", quinta stagione), ma perfettamente innocua una volta rimossa, altrimenti come avrebbe fatto Marte a portarlo fin nel suo tempio? Quindi probabilmente i timori di Xena e Olimpia erano comunque infondati. Si tratta in ogni caso di dettagli da puristi, che non inficiano in minima parte la bellezza dell'episodio. Altre questioni varie: il tatuaggio sulla schiena di Olimpia, fattole in "Friend in Need", viene finalmente cancellato, archiviando definitivamente e in maniera intrigante (chi non ha avuto qualche dubbio, quando Olimpia ha cominciato a spogliarsi davanti a Qedesh, che avesse intenzione di barattare il suo corpo con l'Occhio di Efesto?) anche quest'ultima eredità di quella luttuosa vicenda; Missy non perde anche occasione di tornare ancora una volta su un'altra cosa relativa a "Friend in Need": "Volevo che Olimpia si rendesse conto un po' del punto di vista di Xena quando era un fantasma. Credo che un sacco di gente ce l'abbia con Xena per la sue scelte di quel periodo, e volevo far capire che non era una strada a senso unico. Xena non si divertiva affatto in quella situazione, specialmente dato che che poteva sentire i pensieri di Olimpia." Un' ultima doverosa notazione: questo episodio è dedicato alla memoria di Kevin Smith, indimenticabile interprete di Marte per le sei stagioni del telefilm, e scomparso tragicamente poco dopo la chiusura della produzione. Grazie alle illustrazioni magiche di Lucìa De Nobrega, il volto di Marte continua ad essere il suo, come se lui non avesse mai smesso quella parte, come se il filo della sua vita non si fosse mai spezzato e lui avesse acquisito l'immortalità del suo alter-ego.


A MUSE IN THE HAND (prima parte)

Xena e Olimpia sono in viaggio per l'isola di Lesbo chiamate dalla poetessa Saffo per un non ben specificato incarico. E i loro discorsi ci permettono di chiarire qualche dettaglio del passato ( "Many Happy Returns", sesta stagione).

OLIMPIA: Allora, cosa credi che voglia da noi?
XENA: Non ne ho idea. La lettera che ha mandato non lo diceva. Ci chiedeva solo di venire ad aiutarla.
OLIMPIA: Tu l'hai conosciuta, vero?
XENA: No.
OLIMPIA: Ma la poesia...
XENA: Ho avuto un piccolo aiuto da Venere per quello. Noi eravamo occupate con la nostra piccola amica vergine all'epoca. Ricordi?

Olimpia è particolarmente eccitata dalla possibilità d'incontrare il simbolo a cui ogni bardo guarda come il più puro e fulgido esempio da seguire, ma come le accenna Xena forse ci sono anche altre cose che le accomunano (senza sospettare fino a che punto ha ragione).

XENA: Diciamo che potreste essere più simili di quanto pensi.
OLIMPIA: Cosa vuoi dire?
XENA: Beh, entrambe scrivete e diciamo che, da quello che ho sentito su di lei, Saffo ha gusti piuttosto eclettici nelle "compagnie".

Dopo un attimo di perplessità, Olimpia capisce il sottinteso di Xena. Le due donne sbarcano di lì a poco sull'isola, ma fin dall'inizio, dall'atteggiamento delle persone che incontrano, notano qualcosa di strano. Tutti sembrano osservarle con attenzione e anche i commenti che gli abitanti si scambiano al loro passaggio potrebbero far intuire che qualcosa che non va effettivamente c'è.

DONNA(mentre le due compagne si allontanano): Sembra che Saffo se ne sia trovata un'altra.
UOMO: E sta succedendo qualcosa. La guerriera l'ha chiamata Olimpia.
DONNA: Non voglio neanche sapere perché. E una donna molto, molto strana.

Giunte alle stalle dove secondo le istruzioni della lettera, le attende un carro, Xena e Olimpia continuano a registrare le strane parole dello stalliere che evidentemente le ha scambiate per qualcun altro, ma ancor di più all'ingresso nel palazzo di Saffo, quelle del guardiano al cancello che nel vedere Olimpia appare esterefatto e le chiede come mai si trova lì. Tutti questi misteri trovano la loro soluzione quando, poco dopo, finalmente, si trovano faccia a faccia con la padrona di casa. A parte i lunghi capelli, quella che hanno di fronte è una copia quasi perfetta di Olimpia. Dopo la reciproca sorpresa e la doverosa presentazione, Saffo spiega le ragioni della sua richiesta di aiuto. Da quando ha deciso di aprire una scuola per aspiranti poeti, impegnando il suo nome e la sua fama nell'impresa, sono cominciati ad arrivarle minacce di morte e la donna non riesce a capire chi possa voler osteggiare a tal punto un progetto che porterebbe solo maggiore notorietà all'isola. Le minacce sono iniziate subito dopo una conferenza da lei convocata con i rettori di altre accademie della Grecia per ottenere dalla loro esperienza consigli utili. E pochi giorni dopo, il rettore dell'accademia di Atene è stato vittima di un incidente molto sospetto, quando uno dei ponteggi allestiti per la costruzione dell'edificio scolastico è crollato. L'uomo ferito, sia pur non gravemente, è stato ospitato da lei nel suo villino per gli ospiti, in attesa del pieno recupero. Oltre alle preoccupazioni per le minacce e il possibile attentato, Saffo è anche angustiata dal litigio avuto con la sua compagna, Adrienne, a causa del quale la donna se n'è andata a sbollire la rabbia nel suo rifugio, una capanna ai bordi dei suoi possedimenti, dove sfoga le frustrazioni spaccando letteralmente vasi. Intanto la somiglianza impressionante tra Saffo e Olimpia ha dato un'idea a Xena, e nonostante le perplessità della compagna, convince le due donne a metterla in pratica. Con i capelli tagliati corti come quelli di Olimpia, Saffo si scambierà il posto con questa, in modo che Xena potrà tenerla con sè e costantemente d'occhio, mentre la vera Olimpia, vestita ed abbigliata come la poetessa, svolgerà indagini discrete nel palazzo. E così quella notte, Xena e Saffo, nei panni di Olimpia, sono costrette a dormire nella stessa stanza. Saffo guarda Xena che si sta preparando un giaciglio sul pavimento ai piedi del suo letto.

SAFFO: Sei sicura che Olimpia sia d'accordo?
XENA: Certamente. Sa che dobbiamo renderlo il più credibile possibile. E poi lei ha fiducia in me. Sa che non c'è rischio a stare qui insieme.
SAFFO(infilandosi sotto le coperte): Voi due siete molto fortunate ad avere così tanta fiducia tra voi.
XENA: Dopo tutto quello che abbiamo passato, ce lo meritiamo.
SAFFO: Non sono sicura che io e Adrienne ci fidiamo altrettanto l'una dell'altra.
XENA: Vi siete mai date delle ragioni per diffidare?
SAFFO: Qualche anno fa, Adrienne ebbe una piccola "cotta", ma fu quasi per colpa mia. Non le prestavo l'attenzione che avrei potuto.
XENA: Non è una buona ragione. Ammetto che noi abbiamo fatto i nostri errori, ma se questa fosse una scusante, Olimpia potrebbe aver avuto un migliaio di "cotte", per tutte le volte che io non ero attenta come avrei dovuto. E anch'io ho avuto la mia dose di possibilità, quando lei era via per qualche sua piccola avventura. Ma questo non è quello che fanno le persone che si amano.
SAFFO: Ma io l'amo. L'amo con tutto il cuore. Lei ha fatto uno sbaglio per cui l'ho perdonata e da allora non è più accaduto.
XENA: Sai cosa?
SAFFO: Cosa?
XENA: Vi amereste e vi fidereste l'una dell'altra se poteste superare tutto questo.

Nel frattempo Olimpia, pur nel confortevole letto di Saffo, non ha pace. Non è abituata a dormire da sola e soffre l'assenza di Xena. Abbracciando un cuscino cerca di trovare un po' di sonno e non si accorge della figura che è penetrata nella stanza attraverso la finestra, e quando un momento dopo, sente qualcuno infilarsi sotto le coperte accanto a lei, schizza in piedi, battendo l'alluce nel bordo di legno. Zoppicando per il dolore, Olimpia si allontana dal letto, sotto lo sguardo sbalordito di una donna bruna che può ricordare un po' alla lontana una Xena più giovane. Come è facilmente intuibile a questo punto, quella deve essere Adrienne che balza giù dal letto e si offre di massaggiare il piede di colei che evidentemente crede Saffo e le propone con un sorriso malizioso di fare pace ("Sai quanto ti piace fare pace"). Proseguendo nella finzione, Olimpia si sottrae a fatica dalle sollecitudini della ragazza, e affermando di essere ancora arrabbiata con lei, scappa dalla stanza e si precipita in quella di Xena. Evitata per un pelo la spada della guerriera, che pensava ad un'aggressione, Olimpia racconta alla compagna e a Saffo l'accaduto, e quando Adrienne, che l'ha inseguita sorpresa e furiosa per quell'incomprensibile reazione, la raggiunge e si trova di fronte due Saffo, le spiegazioni sono d'obbligo. Adrienne non fa salti di felicità apprendendo che Saffo ha chiamato due straniere per farsi proteggere e trovare chi la sta minacciando, non fidandosi chiaramente di lei, ma adesso il problema è di limitare i danni e assicurarsi che nessuno si sia accorto di quell'agitazione notturna. Per evitare ulteriori problemi, Saffo e Adrienne resteranno insieme nella stanza, e Xena, presumo senza troppo rammarico, raggiunge Olimpia in quella di Saffo. Il mattino dopo, le due coppie si dividono, e Olimpia e Adrienne rimangono nel palazzo, cercando di scoprire qualcosa, mentre Xena e Saffo vanno in città a svolgere indagini tra la popolazione. Adrienne avrebbe preferito che Saffo restasse a casa, ma Xena le risponde che per quel che dovranno sapere tutti è proprio così, visto che le due donne continueranno nel loro scambio di ruoli. A piedi per le strade cittadine, Saffo si sente abbastanza a disagio sia per la succinta tenuta di Olimpia che è costretta ad indossare, che per i sai che le pendono alle caviglie, appesantendole il passo. Tuttavia stringendo i denti, la poetessa cerca di mantenere una certa naturalezza per non sollevare sospetti, e indica a Xena un uomo, Danos, magistrato locale, un altro non esattamente entusiasta della sua idea di aprire una scuola. Interrogandolo discretamente, Xena riesce a fargli ammettere che il progetto di Saffo non è ben visto da molti sull'isola, perché si teme che possa portare troppi forestieri, ma non che questo possa essere un motivo sufficiente per un omicidio, anche se la guerriera dopo avergli parlato sospetta che l'uomo sappia più di quanto abbia detto. Intanto, Olimpia è in colloquio con Adrienne, cercando di convincerla che anche se Saffo ha chiamato loro, questo non significa che l'abbia messa da parte.

ADRIENNE: E voi davvero mi permetterete di aiutarvi?
OLIMPIA: Ma certo. Puoi aiutarmi, evitandomi di fare grossi errori impersonando Saffo.
ADRIENNE(riflettendo): Ummh, allora dovresti essere più... più...
OLIMPIA: Più cosa?
ADRIENNE: Femminile.
OLIMPIA: Scusami?
ADRIENNE: Beh, Saffo è la personificazione della donna. Veramente femminile.
OLIMPIA: E io no?
ADRIENNE: Certo che sì. Hai solo uno stile differente. Tu esprimi sicurezza nel modo in cui cammini, come se dicessi "datemi noia e vi prendo a calci". Saffo non saprebbe fare del male ad una mosca. Dovresti un po'...
OLIMPIA: Femminilizzarmi?
ADRIENNE: Solo un pochino.
OLIMPIA: Si può fare.

E Olimpia supera Adrienne di qualche passo con un'andatura sinuosa, dandole quasi un colpo d'anca.

ADRIENNE: Esatto! E' proprio così.

Poco dopo, le due donne sono nella villa degli ospiti, in attesa di essere ricevute dal rettore Aubin, l'uomo ferito nel crollo. Questi, afferma di stare molto meglio, ma resta un po' perplesso nel vedere "Saffo" nel suo nuovo taglio di capelli, ed ancora di più quando apprende che Xena e Olimpia, sosia quasi perfetta di Saffo, sono lì per indagare sul possibile attentato, avanzando riserve sul passato della guerriera. La cosa innervosisce notevolmente Olimpia che non sopporta di sentire commenti gratuiti sulla compagna, e Adrienne accorgendosene la trascina via prima che possa succedere l'irreparabile. Fuori da lì, Olimpia può dare sfogo alla sua rabbia, staccando con un pugno la testa di una delle statue nel grande giardino della tenuta di Saffo. E subito, Adrienne si affretta a controllare che non si sia rotta qualcosa. Olimpia l'osserva, mentre le palpa cautamente la mano, e sorride.

OLIMPIA: Ti viene naturale prenderti cura della gente, eh?
ADIENNE: Faccio del mio meglio, ma non è sempre gradito. Quando qualcosa fa arrabbiare Saffo, a lei piace farsi venire un artistico attacco isterico e mettere su il broncio. Non mi permette di provare a farla stare meglio. (dandole un buffetto sulla mano) Non è rotta, ma potrebbe venirti un livido. Certo che hai un bel caratterino.
OLIMPIA: Ci credi se ti dico che c'è solo una cosa che mi fa perdere il lume degli occhi?
ADRIENNE: Certo. E scommetto che è la sola cosa che fa infuriare anche me.
OLIMPIA(sorridendo annuisce): Divento davvero furiosa quando la gente dice quelle cose di Xena.
ADRIENNE: Adesso sai perché mi tengo il mio piccolo rifugio. Devo avere un posto dove sfogare la mia frustrazione. Perchè sono le persone che amiamo di più, quelle che sempre ci fanno sentire in quel modo?
OLIMPIA: Oh, è facile. Perché sono le sole che ci rendono così appassionate. Da quanto tempo siete insieme tu e Saffo?
ADRIENNE: Mmmh, dieci anni. E tu e Xena?
OLIMPIA: Contano i venticinque anni passati in una bara di ghiaccio?

Adrienne ride e lancia un sasso attraverso un laghetto, facendolo rimbalzare sulla superficie diverse volte.

ADRIENNE: Potevate parlare, litigare e fare l'amore?
OLIMPIA: No, eravamo proprio congelate.
ADRIENNE: Allora no. Non contano.
OLIMPIA: Circa sette anni, quasi otto, quindi.
ADRIENNE: Abbastanza tempo da conoscere i difetti l'una dell'altra.
OLIMPIA: Oh sì, sicuramente abbastanza per quelli. Ed abbastanza per amarsi sinceramente malgrado quelli.

Xena e Olimpia si ritrovano alle rovine del crollo, mentre la guerriera sta esaminando una delle assi che sembra parzialmente segata. Le due compagne si scambiano confidenze sui progressi fatti nella giornata e giungono alla conclusione che sia il rettore Aubin, che forse sospetta qualcosa della sostituzione tra Olimpia e Saffo, che il magistrato Danos sono buoni candidati come possibili attentatori, mentre Olimpia esclude che Adrienne possa essere coinvolta, nonostante i problemi avuti in passato con la sua amante. E infatti, giunte poco dopo nella grande sala della villa, sorprendono le due donne in un momento d'intimità, ma poi, durante la cena, alcune osservazioni fatte da Adrienne, sul fatto che forse l'autore delle minacce non intende fare del male davvero a Saffo, ma solo spaventarla, riaccendono i sospetti anche su di lei, mettendo a disagio Olimpia che non vorrebbe proprio crederci, come dice poi a Xena, più tardi a letto nella loro stanza. Ma Olimpia ha anche notato uno strano atteggiamento da parte di Xena per tutta la cena e ora vuole sapere da lei di cosa si tratta, anche se Xena preferirebbe non parlarne.

XENA: E' una stupidaggine.
OLIMPIA: Oh, adesso sì che voglio saperlo. Tu non fai mai stupidaggini.

Xena sospira e si stringe più vicina ad Olimpia.

XENA: Sei sicura che non posso interessarti con qualcos'altro?
OLIMPIA: Forse. Dopo che me lo avrai detto.
XENA: Stasera quando siamo entrate là dentro e ho visto Adrienne baciare Saffo, mi sono come ingelosita. Voglio dire, lei è proprio come te e per un secondo, ho potuto capire come sarebbe trovarti tra le braccia di qualcun altro. Non mi è piaciuto molto.

Olimpia si gira verso di lei e le sorride.

OLIMPIA: Come sei dolce.
XENA: Veramente credo che fosse piuttosto sciocco. Cioè, tu eri lì, accanto a me. Lo sapevo, e tuttavia c'è stata questa rapida impressione di una pugnalata al petto.

Olimpia si raggomitola contro di lei e le bacia il collo.

OLIMPIA: Grazie. Questo mi fa sentire bene.
XENA: Scommetto che posso farti sentire anche meglio.

Al mattino, Xena, Olimpia, Saffo e Adrienne sono sul luogo del crollo e Xena mostra ad Adrienne l'asse segata, chiedendole se ne sa nulla. La donna non fa in tempo a protestare per l'evidente sottinteso nella domanda, quando Xena improvvisamente grida ad Olimpia di mettersi al riparo e si lancia verso un gruppo di alberi da dove ha visto spuntare qualcosa. Mentre Olimpia cerca di trascinare al sicuro Saffo, proteggendola con il proprio corpo, una freccia si pianta nel terreno a pochi passi da Xena e, nel voltarsi, la guerriera ne vede un'altra spuntare dalla schiena di una delle due donne, ma senza riuscire a capire di quale delle due si tratti. Xena scorge con la coda dell'occhio, un mantello scuro scomparire dietro uno dei muri della costruzione, ma in quel momento tutta la sua attenzione è sulla donna ferita, la cui schiena sta sanguinando copiosamente. Con un balzo, Xena l'afferra tra le braccia, e si accorge con terrore che è Olimpia. La ragazza riesce appena a sorriderle, prima di accasciarsi nelle sue braccia.

continua...

PS: Ne abbiamo già discusso molte volte, in queste righe ed anche in lavori precedenti, ma non c'è dubbio che la mancata produzione di "The Last Chance" sia ai primi posti (solo qualche gradino sotto il tragico finale della serie), in un'ideale classifica dei rimpianti degli xeniti, e in particolare dei subtexters. Immaginiamo quindi quanto questo valga per Melissa Good, xenita subtexter per eccellenza, e co-autrice insieme a Robert Tapert, dell'episodio in questione. Tanto per non rievocare per l'ennesima volta le vicissitudini per le quali non fu realizzato (chiunque fosse interessato potrà trovare un'ampia trattazione dell'argomento nell'introduzione alla sceneggiatura in italiano, presente su questo sito), diciamo solo che evidentemente il fantasma di quell'episodio abortito ad un passo dalla nascita, non ha mai smesso di infestare i pensieri e le menti dei suoi autori, visto che Tapert lo omaggiò con la scena finale di "Many Happy Returns", nell'ultima stagione tv (di cui, in questo episodio, troviamo anche una spiegazione su come Xena si procurò la poesia di Saffo per Olimpia), e la Good trovò il modo di riciclare la scena clou del bacio tra Xena e Olimpia, in "Happily Never After", nella scorsa stagione della SVS. Ma questo "A Muse in The Hand", si spinge più in là di parecchio, perchè già in questa prima parte possiamo trovare molti momenti chiaramente ispirati a quella storia, come la sostituzione tra Olimpia e Saffo (anche se in "The Last Chance", pure Xena, a sua volta sosia di Morai, la compagna della poetessa in quella versione, partecipava alla finzione sostituendosi a lei, mentre qui c'è solo una vaga somiglianza, sostenuta però dal particolare che anche Adrienne è capace di lanciare i sassi facendoli rimbalzare sull'acqua e assume atteggiamenti simili ai suoi), o la fuga di Olimpia dalla sua stanza inseguita da Adrienne e le sue chiacchierate confidenziali con lei. Scompaiono qui, ovviamente, tutte le canzoni che in un contesto come quello della SVS non avrebbero senso (oltre a costare una tombola di diritti), sostituite da una trama gialla che invece in "The Last Chance" non esisteva (ispirata forse a "A Bard Day's Night", un romanzo di DJWP, non meglio identificata autrice di fanfiction a cui abbiamo già accennato e di cui parleremo ancora). E per ora concludiamo qui, ricordando solo che l'episodio è firmato da TNovan, che torna a lavorare ad una sceneggiatura dopo molti mesi, anche se l'apporto della Good deve essere stato notevole, e lasciamo ogni altra considerazione alla seconda parte.







torna all'home page