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::: NEANCHE LA MORTE :::

- STORIA E ANALISI DELLA RESURREZIONE DI UN MITO -

(dalla Xena Warrior princess Subtext Virtual Seasons)

di A.Scaglioni


A MUSE IN THE HAND (seconda parte)

La gravità della ferita di Olimpia appare subito evidente a Xena. La punta della freccia è andata a toccare la spina dorsale e se avesse leso qualche nervo in quel punto, la ragazza potrebbe perdere l'uso delle gambe. Addolorata, preoccupata e furiosa per non essere in grado di individuare e punire il colpevole, Xena si confronta duramente con Adrienne, ma sia lei che Saffo sembrano sinceramente sconvolte da quanto successo e promettono alla guerriera tutta la loro collaborazione. Visto che per il momento non può fare niente per la compagna, finché il gonfiore intorno alla ferita non sarà diminuito, Xena, Saffo
(ancora nei panni di Olimpia) e Adrienne si recano dal primo sospettato della lista, il magistrato Danos per denunciare l'attentato, ma anche per controllare le sue reazioni nel sapere che "Saffo" è solo ferita sia pur gravemente. Danos si trova insieme ad un gruppo di uomini e Xena nota che tutti indossano un mantello simile a quello che lei ha scorto per un attimo sull'aggressore prima che questi si dileguasse. Ma Saffo ne spegne gli ardori, tanti infatti, dice, indossano un capo simile, molto comune sull'isola, e le chiede inoltre di mantenere la calma o finirà per rovinare tutto. In apparenza, colpito dalla notizia, Danos promette di cominciare subito le indagini. Più tardi, quella sera, nella loro stanza, Xena cerca di curare la ferita della compagna, a cui è anche salita la febbre a causa di un'infezione che si sta sviluppando, dopo averle somministrato una pozione per farla dormire abbastanza profondamente e a lungo da superare tutta la dolorosa operazione. Mentre l'aiuta nel disinfettare il brutto taglio della ragazza, e facendo uno sforzo per non vomitare alla vista del pus misto a sangue che ne fuoriesce, espertamente ripulito da Xena, Saffo le offre di restare da lei, se Olimpia non dovesse guarire. La ragazza potrebbe insegnare nella sua scuola, e l'isola, a parte quello che sta succedendo, è sempre stato un luogo pacifico e piacevole in cui vivere. Xena le promette che ci penseranno, nel caso che le peggiori previsioni dovessero avverarsi. Xena cerca di stare accanto il più possibile ad Olimpia ed è mentre veglia la sua compagna che Adrienne viene a dirgli di aver trovato tra gli alberi dietro a cui si nascondeva l'attentatore un pezzo di tessuto strappato e una larga macchia di sangue che testimonierebbe che forse si è ferito a sua volta ad una mano nel saltare dal muro del giardino. L'apparente goffaggine dell'individuo le ha fatto pensare a Demis, figlio del magistrato, che in passato aveva cercato di entrare tra gli studenti di Saffo, ma poco dopo questa aveva deciso di espellerlo, quando aveva scoperto che, oltre ad essere assolutamente negato ad ogni tipo di arte, il ragazzo aveva una terribile cotta per lei. E ora che Saffo sta per aprire la sua scuola, questo potrebbe averlo spinto oltre il limite. Di conseguenza la lista dei sospetti si arricchirebbe di un nuovo nome, ma per avere la certezza assoluta, Adrienne ha un piano. Olimpia, dal canto suo, sta provando a non pensare al suo stato ed a cercare di mantenere un atteggiamento ottimista, ma man mano che passano i giorni e le sue gambe non migliorano, l'avvilimento comincia ad avere la meglio su di lei. E la ragazza alla fine fa a Xena la domanda che le fa più paura, mentre questa sta, come quasi sempre, vicino al suo letto a confortarla.

OLIMPIA: Non camminerò più, vero?
XENA: E' troppo presto per dirlo.
OLIMPIA: Non ho nessuna sensibilità e non riesco a muovere le gambe, Xena.
XENA: La ferita è ancora molto fresca, Olimpia. Dagli altro tempo.
OLIMPIA: Altro tempo? Di quanto altro tempo hai bisogno per capire che non uscirò mai più da questo letto?
XENA: Olimpia...
OLIMPIA: No! No, Xena, ti prego, risparmiami le frasi incoraggianti. Non startene qui seduta a dirmi che andrà tutto bene, quando sappiamo bene che non sarà così.
XENA(decisa): No che non lo sappiamo. (cercando di non perdere la calma, sapendo che Olimpia sta crollando perché la realtà della situazione comincia ad affacciarsi alla sua mente) Sia come sia, non puoi arrenderti. Non è da te. Qualunque cosa succeda, starai bene. Staremo bene.
OLIMPIA: Supponiamo solo per un minuto che io non cammini più. Cosa faremo?
XENA: Quello che facciamo sempre. Trarre il meglio da una brutta situazione. Ne abbiamo fatta di pratica in questo.
OLIMPIA: E dove andremo?
XENA: Da come la vedo io, abbiamo diverse opzioni.
OLIMPIA: Ti dispiacerebbe dirmele?
XENA: Certo. Potremmo andarcene in qualche bel posto e costruirci una casetta, dove vivere serene e tranquille per il resto delle nostre vite. O potremmo tornare ad Amphipoli o Potidea e stabilirci là. (sorridendo e pizzicandole il naso) Diventare allevatrici di capre o roba simile.
OLIMPIA: Puah.
XENA(ridacchiando): D'accordo, allora potremmo andare...
OLIMPIA: Sai, non ha importanza dove andiamo o cosa facciamo. Se non cammino, sono un peso.
XENA: Non dire così.
OLIMPIA: E' vero. Non posso camminare. Non posso correre. Non posso combattere.
XENA(con fermezza): Ora, tu ascolta me. Tu non sei mai stata e non sarai mai un peso.
OLIMPIA: Xena...
XENA: No! Non voglio che tu pensi questo. Così non puoi camminare... questo non vuol dire che ogni altra cosa nella tua vita si fermi. Non smetterai di pensare, non smetterai di scrivere, e non smetterai di amarmi. Proprio come io non smetterò di amare te.

Olimpia sorride e prende la mano di Xena, portandosela alle labbra, prima di chiudere gli occhi su una lacrima che le scende lungo la guancia. Riuscita in qualche modo a far ritrovare un po' di serenità alla sua compagna, Xena si reca insieme ad Adrienne nella taverna in cui di solito passa il suo tempo Demis per controllare se abbia la mano ferita, ma stranamente il ragazzo non si fa vedere. Ad Adrienne la cosa appare ancora più strana perché Demis è appassionato di carte e non si perde mai una partita. La rieducazione di Olimpia continua a ritmo sostenuto. Saffo sta facendo costruire una sedia a rotelle su disegno di Xena e nel frattempo si prodiga perché la ragazza possa comunque spostarsi fornendola addirittura di una portantina con quattro servitori a trasportarla, e distrarsi non facendole mai mancare pergamene e inchiostro per scrivere. Ma Olimpia non riesce a vedere miglioramenti e il suo umore subisce continui sbalzi passando di volta in volta dalla speranza alla depressione per quanti sforzi faccia Xena per sostenerla. E intanto, la recita continua e per tutti è Saffo la donna ferita, mentre questa continua a spacciarsi per Olimpia. Inoltre Xena e Adrienne spargono la voce che i lavori per la nuova scuola non si fermeranno nonostante tutto ed invitano il rettore Aubin, ormai quasi del tutto ripresosi dall'incidente, a partecipare alla riconsacrazione della costruzione. Passano i giorni e finalmente il lungo lavoro fisico e psicologico su Olimpia comincia a dare qualche frutto. La ragazza riesce a muovere appena gli alluci, ma è già un buonissimo segno e la gioia per quella piccola conquista è festeggiata con una nuotata in mare, durante la quale Olimpia resta fermamente attaccata al collo di Xena, mentre due delfini le fanno festa intorno, e trova anche un rinnovato interesse per le indagini sulle quali Xena le fa un puntuale rapporto. Ma è il momento di far scattare la trappola a lungo preparata, quando nel corso della riconsacrazione, Xena e Adrienne si premurano di far sapere a tutti che "Saffo" si trova nella grande stanza sul lato sud della villa da dove può assistere alla cerimonia. A questo punto non resta che attendere e Saffo, quella vera stavolta, prende il proprio posto nel letto, fingendosi ferita. In piena notte, la porta si apre e un'ombra incappucciata s'introduce nella camera e contemporaneamente, qualcuno anch'esso incappucciato, appare alla finestra. Xena interviene in un lampo e le due figure giacciono entrambe ai suoi piedi. Per prima viene smascherata quella entrata dalla finestra. Si tratta di Demis che afferma di non essere lì per far del male a Saffo, ma per proteggerla dall'attentatore, l'altro incappuciato che è ancora svenuto al suolo. Xena gli scopre il viso: è il rettore Aubin. Allora Demis spiega che lo seguiva da giorni, sospettando che non avrebbe mai permesso che Saffo potesse aprire una scuola che facesse concorrenza alla sua. Così aveva assistito all'attentato e l'aveva costretto alla fuga, ma nella collutazione era rimasto ferito ad una mano e temendo che la circostanza lo rendesse sospetto aveva preferito sparire per un po' finché la ferita non fosse guarita. Risolta finalmente la questione ed affidato il colpevole al magistrato, Saffo può tornare ad essere se stessa, ed è con grande sorpresa di Olimpia che davanti a tutta la popolazione dell'isola proclama che una sezione della futura accademia di Lesbo porterà il suo nome e conserverà una sua nuova opera, quella che Xena l'ha costretta a comporre in quei mesi per tenere la mente occupata. La ragazza non sa cosa dire, e così quando Saffo le chiede di raccontare una delle sue storie, è Xena a farsi avanti.

XENA: Veramente, se per voi va bene, vorrei provare io a fare il bardo questa sera.

Con l'approvazione della folla, Xena sale sul piccolo palco e si gira a guardare direttamente Olimpia. La sala è silenziosa mentre risuonano le prime parole.

XENA: Io canto la canzone di Olimpia, l'intrepida fanciulla che un giorno seguì il suo cuore e poi rubò il mio...

Olimpia è commossa, ma la sua riabilitazione deve continuare e nei giorni a seguire, Xena la spinge sempre più a mettere alla prova e fortificare i muscoli delle gambe che stanno piano piano riprendendo l'elasticità di un tempo, e perfino a ricominciare gli allenamenti al combattimento. Quando la ragazza è ormai quasi del tutto guarita e nel giardino della villa si sta esercitando con i suoi sai, Saffo la raggiunge e le esprime il suo rammarico per la sua imminente partenza.

OLIMPIA: Parte di me desiderava restare qui e forse insegnare con te alla scuola. In quel momento sembrava la risposta perfetta, avrei ceduto volentieri e so che saremmo rimaste. Ma so anche nel profondo del mio cuore che Xena non sarebbe stata davvero felice qui. E' stata lei a spingermi a lavorare duro per migliorare.
SAFFO: E' questo il bello della vostra relazione. Voi sembrate riuscire a far emergere il meglio l'una dall'altra.
OLIMPIA: Esatto. Proprio come te e Adrienne.
SAFFO: Lo so. Ma non ho capito quanto fosse vero finché non ho cominciato a leggere qualche tua storia. Ho pensato che se tu e Xena potevate sopravvivere a tutto quello che avete passato ed essere ancora così legate, allora anch'io e Adrienne potevamo superare i nostri problemi. Sono così minuscoli al confronto. E ci stiamo provando davvero. Stiamo tenendoci un po' di tempo tutto per noi ogni sera.
OLIMPIA: Ne sono felice. Lei ti ama molto. Vuole soltanto farti felice e proteggerti.
SAFFO: Lo so, quasi quanto io amo la sua testardaggine.
OLIMPIA(ridendo): Le attiriamo proprio.
SAFFO: Fortunate noi.
OLIMPIA: Molto fortunate.

E così Xena e Olimpia riprendono il mare, in cerca di nuove avventure. Come dice la ragazza "Ci sarà qualche posto nel mondo dove ancora non sei stata. Dovremo andare a vedere". Xena ride e la stringe a sé, mentre la nave si allontana salutata dalle acrobazie dei delfini.

PS: Dopo "For Want of An Herb" della settima stagione, ecco un'altro esempio di H/C (hurt and comfort) di cui avevamo già parlato in quell'occasione, risolto secondo me, molto meglio. In quel caso come ricorderete la trama, un po' indecisa tra commedia e dramma, finiva per indebolire la storia, facendole perdere anche un po' in pathos. Ma mesi sono trascorsi da allora e le autrici della SVS hanno messo su un sacco di esperienza nella costruzione delle trame e nello studio dei personaggi, riuscendo a ricostruirne perfettamente le personalità come in qualche caso neanche la serie tv riusciva. Questa seconda parte di "A Muse in The Hand" ci mostra soprattutto un'Olimpia più vera che mai nel suo crescente sconforto nello scoprire giorno per giorno la possibilità sempre più concreta di restare paralizzata, unito però ad una feroce determinazione a continuare a credere nella sua capacità di riprendersi, grazie anche a Xena e alla sua fede in lei. Commoventi ed ispirati, senza mai essere melensi i loro dialoghi ci fanno assistere ad un dramma vero con due donne vere, che si innervosiscono e si arrabbiano perfino tra loro, nei momenti di crisi, ma che non smettono mai di credere l'una nell'altra. Io ne ho riportato solo uno, altrimenti avrei dovuto praticamente tradurre l'intero episodio, ma credo di avere scelto bene. La trama gialla forse non è folgorante, ma se ne deve comunque apprezzare il modo in cui TNovan riesce a legarla al tema "dolore e conforto", senza disperdere né l'una né l'altra e mantenendo una certa incertezza sull'identità dell'attentatore fino al finale. Un ultimo commento sul tema dei sosia che non avevo approfondito al termine della prima parte. Nelle sei stagioni del telefilm ci sono diversi episodi in cui incontriamo "copie" di Xena: "Warrior... Princess" ("Xena e la principessa di Trezene"), prima stagione, "Warrior... Princess... Tramp" ("Xena e l'intrigo a corte"), seconda stagione, e "Warrior... Priestess... Tramp", terza stagione, per non parlare delle discendenti della coppia in "The Xena Scrolls", seconda, delle loro reincarnazioni in "Dejà Vu All Over Again", quarta, e "Soul Possession" ("Xena e il segreto della pergamena"), sesta, e addirittura i loro cloni in "Send in The Clones" ("Xena e Olimpia nel futuro"), sempre della sesta (ma su questi ultimi avremo modo di tornare tra qualche episodio). Ma una vera sosia "contemporanea" di Olimpia (se escludiamo sua figlia Speranza, ma questa è un'altra storia), non l'avevamo ancora trovata. Oggi sappiamo che era prevista, per "The Last Chance", addirittura nei panni della grande poetessa delle liriche saffiche, da cui prendono appunto il loro nome, ma abbiamo dovuto aspettare questa SVS, per vederla finalmente utilizzare.


MY BROTHER'S KEEPER

Nell'ennesimo bivacco di cui è costellato l'interminabile viaggio di Xena e Olimpia, le due compagne passano il tempo lanciandosi l'un l'altra il chakram in sempre più elaborati voli e intanto cercano di decidere la strada da prendere. Xena crede di ricordare un paio di bei posti e Olimpia vuole trovare un angolo in cui fermarsi a godere del panorama e ad odorare i fiori, quindi messo da parte il loro tagliente passatempo, si preparano a ripartire l'indomani. E dalla loro conversazione accanto al fuoco apprendiamo ancora un dettaglio interessante per colmare una lacuna del passato.

XENA(indicando la sacca piena di pergamene di Olimpia): Non ne avevi due di quelle?
OLIMPIA: Si, le avevo. Ma... ehm... ne ho lasciata una nella tomba sotto il tempio di Marte.
XENA(sorpresa): Mi dispiace. So che ci avevi lavorato duramente.
OLIMPIA: Niente di grave. Erano solo alcune delle nostre più vecchie storie. E tutte quelle private.
XENA(che sta bevendo sputa il liquido nel fuoco): Quelle pr... Vuoi dire quelle di te e me e...
OLIMPIA(annuendo con sguardo malizioso): Ho pensato che potesse aver bisogno di qualcosa da leggere.

Mentre ci chiediamo cosa mai potessero contenere quelle pergamene "private" (ma almeno abbiamo capito come sono finite nella tomba di Marte, per essere ritrovate poi un paio di migliaia d'anni dopo in "The Xena Scrolls" da Mel e Janice), andiamo direttamente al giorno seguente, in cui Xena e Olimpia giungono in una piccola valle piena di vegetazione, alberi, fiori, ridenti cascatelle, e stormi di bellissime farfalle dai vivaci colori che volano loro intorno. In un simile angolo di paradiso, un bagno è d'obbligo, soprattutto visto che Olimpia ha ancora qualche piccolo fastidio, lasciatole dalla sua brutta avventura a Lesbo, e non c'è niente di meglio di un bell'idromassaggio naturale per rilassare i muscoli. Ma il paradiso è sempre di breve durata nella vita (e nella morte) della nostra coppia preferita, e così, più tardi proprio mentre Xena si appresta a praticare sulla compagna le sue arti di massaggiatrice, che poi avrebbero potuto evolvere nella pratica di altri tipi d'arte, un grido lontano spezza l'incantesimo, e con un sospiro di rassegnazione le due donne prendono le armi e accorrono. Giunte sul posto, trovano un gruppetto di persone, probabilmente mercanti, che stanno cercando di difendere le loro proprietà e le loro vite da un numero assai maggiore di predoni, ma neanche il loro provvidenziale intervento può impedire alle forze preponderanti dei nemici di impadronirsi dei carri con il loro contenuto e sparire con il favore delle tenebre. I superstiti raccontano di come da tempo ormai il loro villaggio è tenuto in scacco da un piccolo esercito di razziatori che bloccano e rapinano tutti i carri che arrivano o partono, e che non si peritano anche di attaccare il loro stesso villaggio. I pochi abitanti validi non bastano a tenerli lontani. Scortati i feriti e le spoglie dei morti fino al villaggio, Xena e Olimpia si trovano di fronte ad una visione desolante, le palizzate in legno che dovrebbero difendere le case sono evidentemente inadeguate e l'interno mostra chiare tracce delle passate incursioni con capanne bruciate ed abbattute. Anche l'umore generale è in tono con l'ambiente. La gente appare scoraggiata ed avvilita e poco propensa a continuare quella vita. Ma una sorpresa attende le due compagne quando il capo di quella milizia malandata si presenta di fronte a loro: si tratta di Tereo, il fratello maggiore di Xena (chi se lo ricorda? In "Death Mask", "Xena e la maschera di Codro", prima stagione) che ora potrebbe benissimo passare per suo padre, a causa dei venticinque anni passati da Xena e Olimpia sotto ghiaccio, ed evidentemente la cosa non riempie di felicità nessuno dei due fratelli. Xena non ha mai veramente superato il rancore che nutre verso di lui dai tempi in cui abbandonò lei e il fratello minore Linceo a combattere Codro, battaglia in cui Linceo perse la vita, e Tereo, dal canto suo, non le perdona di non essere stata presente a difendere la loro madre quando fu bruciata sul rogo dai suoi concittadini (per tutte le informazioni al riguardo, vedere "The Haunting of Amphipolis", sesta stagione). Messe praticamente alla porta da Tereo che rifiuta il loro aiuto, contro il parere del suo luogotenente Jaral, a Xena ed Olimpia non resta che andarsene lasciando gli abitanti del villaggio ai loro problemi. Xena amareggiata vuole partire al più presto, ma Olimpia che vorrebbe darle un'ultima possibilità di riconciliarsi con il fratello, fingendo un problema alla schiena riesce a convincerla a trattenersi nei paraggi ancora per un po'. Intanto nel villaggio, Tereo e i suoi uomini cercano di fortificare le difese, ma prima che possano terminare il lavoro, un nuovo attacco in massa, vanifica il tentativo portando altra morte e distruzione. Approfittando del sonno che a lungo andare ha avuto ragione anche della sua compagna che voleva vegliarla, Olimpia si allontana dall'accampamento con l'intento di raggiungere Tereo e parlargli, ma trova ad attenderla una brutta notizia: durante l'attacco Tereo è scomparso. E' stato rapito dai predoni, o come insinua Xena giunta sul posto sulle tracce di Olimpia, è scappato di nuovo? Pur perplessa dell'utilità della cosa, Xena si lascia convincere a seguire la pista lasciata dagli assalitori per individuare il luogo dove si nascondono. Mentre ripercorrono il tragitto dei cavalli di questi ultimi, Xena comunica ad Olimpia quanto poco abbia gradito non trovarla accanto a sé al suo risveglio.

XENA: Ti ho mai detto quanto detesto svegliarmi tardi e sola?
OLIMPIA: Scusami, credevo di fare presto.
XENA(arrampicandosi tra una fila di alberi): Sai cosa mi ha svegliata?
OLIMPIA(seguendola con determinazione): La rugiada?
XENA: Tu.
OLIMPIA(sorpresa): Io?
XENA: Quando hai visto il villaggio in quelle condizioni. Ti ho sentita.
OLIMPIA: Davvero?

Xena annuisce. Si ferma e si volta, tendendo la mano ad Olimpia che si lascia aiutare a raggiungerla. Le due donne restano a guardarsi.

XENA: Davvero. Proprio come adesso posso sentire che stai male.
OLIMPIA(abbassa gli occhi, poi torna a fissarla): Mi hai detto che l'unico modo che ho per ritrovare la mia forza è di usare il corpo. E' quello che sto facendo. Non tornerò indietro.
XENA(tornando a tirarla): Non pensavo che l'avresti fatto.

E mentre al villaggio, uno dei razziatori ferito è stato catturato, e Jaral e gli altri contano di riuscire a strappargli l'informazione sul loro rifugio, Xena e Olimpia arrivano esattamente sopra la tana dei banditi che si nascondono in fondo ad una gola, dove si può arrivare solo seguendo un sentiero in piena vista e per di più illuminato da torce lungo tutto il percorso con tanto di sentinelle. L'unico mezzo per riuscire ad entrare e liberare Tereo (la cui sagoma legata ad un albero hanno già scorto) è un'azione a sorpresa. Con un solo rapido lancio del chakram, Xena spenge tutte le torce sul sentiero facendolo piombare nell'oscurità, dopodiché approfittando dell'attimo di confusione nelle sentinelle, le due donne sfidando la pioggia di frecce che ne segue si lanciano rotolando giù lungo la pendenza fino a finire in mezzo agli alberi ed ai cespugli che accompagnano il sentiero, nascondendovisi. Per quando le sentinelle sono riuscite a ristabilire l'illuminazione, loro sono ormai invisibili a pochi passi dall'ingresso del rifugio dei banditi, pensando a come entrare. Ma altri predoni arrivano portando con sé Jaral ed un suo concittadino, pestati a dovere. Evidentemente, dopo essere riusciti a farsi dire dal loro prigioniero l'ubicazione della tana dei banditi, vi si sono recati, solo per farsi catturare. Ma c'è di buono che la scoperta degli intrusi ha di nuovo fatto rilassare le sentinelle che devono aver pensato di aver preso i responsabili del caos di poco prima e quindi non si aspettano nuove sorprese. Di conseguenza quando si vedono piombare addosso una specie di diavolo scatenato, sotto forma di donna, non hanno una pronta reazione e questo permette a Xena di creare un bel vuoto nelle loro file, prima che si possano riorganizzare. L'attacco selvaggio della guerriera non ha altro scopo naturalmente che di consentire ad Olimpia di introdursi nella cittadella e cercare di liberare Tereo e gli altri due uomini che sono stati legati insieme a lui. Il piano funziona ed Olimpia sta già per allontanarsi con i prigionieri, quando giunta all'ingresso vede con orrore che Xena sta per essere soverchiata da decine e decine di predoni che le sono sopra. Il suo timore dura pochissimo però, perché con uno sforzo sovrumano, Xena si libera dalla presa dei suoi avversari e con un salto acrobatico si getta nel grande fuoco attorno al quale stavano le sentinelle spargendone tizzoni ardenti dappertutto e causando il rapido espandersi di vari incendi nelle tende e le baracche, costringendo i banditi a dimenticarsi di loro per evitare di finire inceneriti con il loro rifugio. Ormai in salvo al villaggio, che nel frattempo è stato nuovamente fortificato, Tereo si concede ad un saluto a sua sorella, ma le loro divergenze non sono affatto risolte.

TEREO: Grazie per essere venuta a salvarmi.

Olimpia sorride, mentre Xena fa un semplice cenno.

XENA: Di niente.
TEREO: So che ti sentivi obbligata...
XENA(interrompendolo): Non illuderti. L'avrei fatto per chiunque. E prima che tu mi dica di sparire e non tornare più, farai meglio a riabituarti ad avere una sorella, perché io verrò e me ne andrò a mio piacimento.
TEREO(sconcertato): Non sei cambiata, sai? Anche con tutte le tue bravate.

Sbuffando, Xena si volta e si dirige verso Argo, preparandosi a partire.

OLIMPIA(a Tereo): Questo non è vero.
TEREO: La conosco da più tempo di te, Olimpia.
OLIMPIA: Tu sei solo suo fratello. Non hai idea di che donna sia ora. Io sono la sua compagna, e lo so.
TEREO: Solo? Ah, vuoi dire che non ci si può scegliere la famiglia. E così? Beh, forse hai ragione.
OLIMPIA: Ne sono certa. Torneremo.

Tereo che ha tenuto lo sguardo fisso su Xena, si volta verso di lei.

TEREO: Neanche tu sei cambiata.

Poi si allontana scuotendo la testa. Olimpia é colta di sorpresa per un attimo, quindi con un sorriso raggiunge Xena, e le due donne se ne vanno abbracciate.

PS: Quella di Tereo (o Toris, come in originale) è decisamente una strana figura nella saga di Xena. Di lui s'ignora l'esistenza fino al ventitreesimo episodio della prima stagione, il già citato "Death Mask". Fino ad allora per quanto ne sapevamo tutti, Olimpia compresa, Xena aveva avuto un solo fratello, Linceo, caduto giovanissimo in battaglia, della cui morte si portava dietro il rimorso, poi ecco apparire dal nulla questo Tereo, stranamente unito alla banda di Codro, il crudele warlord che anni prima aveva attaccato Amphipoli e che era direttamente responsabile della morte di Linceo e della decisione di Xena di darsi alla macchia e diventare una guerriera. Nel corso dell'episodio, Tereo dopo un iniziale battibecco con la sorella, collaborerà alla cattura di Codro, e la saluterà apparentemente riconciliato con lei per tornare dalla loro madre. Ma in realtà, misteriosamente come era apparso, il personaggio scompare per sempre, e non solo non si rivedrà più, ma neanche se ne sentirà più parlare, come se non fosse mai esistito. E nessuno degli autori della serie, a quanto è dato sapere, ha mai giustificato minimamente la cosa. Ma se la figura di Tereo non aveva evidentemente colpito il team dei creatori, ben altra sorte aveva invece avuto tra gli scrittori di fanfiction. Melissa Good in particolare ne aveva fatto una delle figure centrali nei suoi romanzi, facendolo partecipare attivamente a molte avventure, e addirittura dandogli una moglie (una delle Amazzoni di Olimpia) e due bambini, approfittando della piega totalmente diversa delle sue storie rispetto allo sviluppo della saga televisiva. E quindi non c'è da stupirsi se è proprio lei a firmare l'episodio che riprende il personaggio nella SVS, dovendo però questa volta assoggettarsi alle regole della serie tv. Quindi niente moglie e figli per lui, ma solo un rancoroso passato costituito dall'odio per la sorella che ritiene ora colpevole non più solo della morte di Linceo, ma anche della loro madre, forse soltanto per seppellire nella sua coscienza la consapevolezza di essere lui per primo responsabile di entrambe con la sua codardia, oltre ad un più giustificato sconcerto nel ritrovarsi davanti una sorella che credeva morta e che invece adesso dimostra trent'anni meno di lui. E il fatto che Missy decida alla fine di evitare il classico abbraccio riconciliatorio è secondo me una scelta giusta. Come dice amaramente lo stesso Tereo "non ci si può scegliere la famiglia", ma solo quella in cui si nasce, sottolinea l'autrice col suo finale, perché la sua vera famiglia Xena se l'è già scelta ed è con lei che si allontana.


A FUNNY THING HAPPENED ON THE WAY TO POTEIDIA

Xena è preoccupata. Negli ultimi tempi, al termine delle sue massacranti giornate, ossa, giunture e muscoli sono sempre più doloranti, e così la guerriera torna a chiedersi, come è già successo in passato, se alla fine l'età non stia avendo la meglio su di lei. La cosa sarebbe confermata da un capello grigio scoperto nella sua folta capigliatura corvina. Inutilmente Olimpia cerca di dissuaderla da questi pensieri.

OLIMPIA: Non ho voglia di tornare a parlarne, Xena. Per l'ultima volta, non ci sono capelli grigi da nessuna parte sulla tua testa. Non oserebbero mostrarsi!
XENA: No? E questo cos'è, allora, eh?

Xena tende un capello chiaro tra le dita. Strizzando gli occhi, Olimpia si avvicina e strappa il capello dalla mano.

OLIMPIA: E' mio, grazie mille. E non è grigio. Solo di un biondo molto, molto chiaro.

Nonostante Olimpia le rammenti quante avventure, e tutte molto dure, hanno dovuto sostenere nell'ultimo anno, e gliene faccia un'elenco particolareggiato consultando le sue cronache che sta proprio allora aggiornando, al punto che Xena per farla tacere è costretta a chiuderle la bocca con un bacio, la compagna non pare convincersi. Quindi Olimpia giudicandola, e forse a ragione, bisognosa di coccole, le offre di riposare usando il suo grembo come cuscino, e quando Xena finalmente cede al sonno, volge gli occhi al cielo ed esprime un desiderio verso la prima stella che vi appare. Contemporaneamente sull'Olimpo, dove è rimasta la sola Venere, circondata dalla sua solita corte di danzatori adoranti e poco vestiti, una delle stelle notturne della dèa colpita accidentalmente in un gioco cade verso la terra. Stella cadente più desiderio uguale risultato garantito, bisognerebbe solo sapere qual'è il desiderio espresso da Olimpia. Intanto il mattino dopo, Olimpia sta ancora dormendo, avendo trascorso la maggior parte della notte a vegliare il sonno irrequieto di Xena, che invece come d'abitudine si è alzata presto e dopo la caccia si sta occupando della colazione, quando avverte l'avvicinamento di qualcuno, e poco dopo, Olimpia si risveglia circondata dai corpi esanimi di quattro banditi. Dopo una tranquilla colazione, la coppia riprende il suo viaggio in direzione di Potidea, il villaggio di Olimpia, dove trascorrere l'imminente Solstizio, con Olimpia a cavallo, per non stancarle la schiena ancora in via di guarigione, ma ecco l'occasione per mettere alla prova i progressi fatti: un gruppetto di altri sei banditi con idee bellicose nei loro confronti si fa avanti per essere poi lasciato indietro sulla strada in condizioni non migliori dei loro predecessori. Quando, poco dopo, le due compagne subiscono l'agguato di altri due banditi, questa volta giovanissimi, Xena, ormai a corto di pazienza, decide di scoprire come e perché si è aperta improvvisamente la stagione di caccia alle principesse guerriere, e praticando la sua celebre "stretta" alla gola di uno dei due ragazzi, finalmente ottiene la risposta. Si è infatti sparsa la voce che Xena sia invecchiata e ormai priva del suo chakram, sia diventata una facile preda per chiunque voglia diventare famoso. Dimostrato al terrorizzato giovincello quanto infondate siano le chiacchiere su di lei, e ottenuta la promessa che si dedicherà in futuro ad altre attività, Xena e Olimpia possono riprendere il loro viaggio, almeno fino all'incontro con un imbranato pastorello, Beau Peep (fin troppo scoperta citazione della sbadata pastorella Bobeep nelle "Storie di Mamma Oca", famosissimo libro di fiabe di cui torneremo a parlare) che guarda caso ha smarrito le sue pecorelle, esattamente come la quasi sua omonima, costringendo Xena a rischiare di cadere da una scogliera per riportargli il suo gregge di undici pecore. Incassati i ringraziamenti del pastorello, Olimpia e una Xena che deve camminare contro vento per l'odore di pecora che le è rimasto addosso, non tardano ad imbattersi in un nuovo problema. Un gruppo di dieci orfanelli (che evidentemente si adattano bene alle storie del Solstizio, ricordate "A solstice Carol", della seconda stagione?) che cercavano di attraversare un fiume camminando sulla superficie ghiacciata, è rimasto bloccato dall'improvvisa rottura della lastra su cui si trovavano che ora sta rapidamente disfacendosi. Olimpia vorrebbe andare con Xena a salvarli, ma la compagna le ricorda che se dovesse cadere nell'acqua gelida, questo potrebbe rappresentare un bel problema per la sua schiena non ancora in perfette condizioni e la convince ad attenderla sulla riva, reggendo un capo della corda a cui si legherà lei e che servirà a portare in salvo uno alla volta i bambini. Il salvataggio, pur con qualche perplessità da parte dei piccoli (quella non può essere Xena! Xena ormai è una vecchia, e poi senti che puzza!) viene portato a compimento, non senza però che Xena finisca nell'acqua gelata nel tentativo di saltare dalla lastra di ghiaccio sempre più piccola con l'ultimo bambino in braccio. Il provvidenziale intervento di Olimpia, permette a Xena, infreddolita e bagnata fino al midollo, di tornare a riva. Archiviata anche questa pratica, le due compagne si mettono alla ricerca di un posto caldo dove trascorrere le notte, ma il destino non ha evidentemente finito di sottoporle a delle prove, dato che subito dopo una musica ne attira l'attenzione. Intorno a dei carri un clan di zingari pare intento ad una festa danzante, se non fosse che le nove danzatrici che ruotano follemente su loro stesse non sembrano assolutamente felici di farlo ed anzi decisamente terrorizzate. Xena individua immediatamente l'origine del problema che gli zingari attribuiscono al malocchio: si tratta di tarantismo, un impulso incontrollabile a muoversi freneticamente che potrebbe essere stato causato da erbe intossicanti o dal morso di un ragno. Avvicinarsi alle donne vorticanti è difficile senza essere colpiti da una mano o da un piede, ma grazie alla sua velocità ed al suo infallibile sistema che usa di solito per immobilizzare i suoi avversari, Xena riesce a bloccare le poverette e a far bere loro un antidoto per liberarle del veleno ingerito, guadagnandosi la stima e l'amicizia dei fino allora diffidenti zingari. Giunte ad una fattoria, Xena e Olimpia riescono a caro prezzo ad ottenere dal burbero fattore il permesso di trascorrere il resto della notte al riparo nel granaio, in compagnia delle mucche e delle sue otto vocianti figlie occupate a mungerle, non senza essere state prima squadrate attentamente dall'uomo che le diffida dal "toccare le sue figliole" (strana richiesta, eh?). Ma il loro riposo dura poco, perché un incendio improvvisamente scoppiato, le costringe ad impegnarsi nel salvataggio delle bestie e delle rumorose fanciulle. Visto che il loro riparo non esiste più, a Xena e Olimpia non resta che riprendere il viaggio, nel corso del quale hanno ancora modo di salvare sette strani speleologi incastrati in una grotta, prima di trovare finalmente una locanda in una cittadina sul mare dove Xena possa finalmente con un bagno caldo liberarsi dei molti odori accumulati e alleviare il brutto raffreddore causatole dalla caduta nel fiume gelato. Ed è qui che Olimpia le confida un dubbio.

OLIMPIA: Xena... Io credo di essere la causa di questa giornataccia.

Xena si tira su dal letto e la guarda interrogativamente.

OLIMPIA: Ricordi l'altra notte, quando abbiamo avuto quella nostra piccola discussione?
XENA(lentamente): Sì?
OLIMPIA(arrossendo): Beh, dopo che ti sei addormentata, io...ho espresso una specie di desiderio. (rapidamente) Non era pensato male... è solo che mi è venuto così.
XENA: Che cosa hai chiesto?
OLIMPIA(sospirando): Qualcosa che ti provasse che non stavi invecchiando.

Sorridendo, Xena si alza e raggiunge la compagna avvolgendola in un caldo abbraccio.

XENA: E' solo una coincidenza, Olimpia. Non hai fatto niente di male.(ridendo, mentre Olimpia strofina il naso sul suo collo.) In effetti, penso che sia bello che tu abbia chiesto questo per me.
OLIMPIA: Sì?
XENA: Sì... allora, sei pronta per venire a letto?
OLIMPIA(con le guance arrossate): Oh sì.

Il giorno dopo, Xena è sfebbrata, come constata con soddisfazione Olimpia. Appena in tempo per occuparsi di sei sprovveduti rapinatori che hanno avuto l'infelice idea di rubare la cassa della locanda nel giorno più sbagliato, cercando poi di svignarsela via mare. Catturati i banditi e recuperata la refurtiva, Xena e Olimpia si sottraggono alle manifestazioni di gratitudine della popolazione e ripartono per Potidea, ma i loro incontri non sono finiti. Ecco infatti spuntare inaspettatamente il buon vecchio Hercules, come al solito impegnato in qualche missione, tesa a mantenere la pace e l'armonia tra i popoli. In questo caso, il semidio ha il compito di scortare dei menestrelli alle nozze tra due principi che assicurerebbero la pace in quelle terre per lungo tempo, ma pare che nella direzione opposta vi sia una gigantesca idra a tre teste che sta distruggendo un villaggio, quindi perché le sue due care amiche non si occupano loro della scorta dei menestrelli, così da renderlo libero di pensare al mostro distruttore? Prima che Xena possa pensare ad una buona scusa per sottrarsi, Olimpia si è già fatta convincere dal tono implorante del figlio del defunto signore degli dèi, e così le due donne si ritrovano con cinque menestrelli che fino allora cantavano le lodi di Hercules e che immediatamente, appresa la loro identità, iniziano a cantare delle loro imprese, mostrando di essere sorprendentemente ben informati, ma anche facendo capire come mai Hercules fosse così ansioso di liberarsene, al punto da sparire di corsa appena ottenuto il consenso ad affidarglieli. Dopo ore di canti ininterrotti nelle orecchie (alcuni dei quali decisamente inopportuni), finalmente, Xena, Olimpia e i cinque menestrelli imbavagliati giungono in vista di Pilates, la città dove dovrebbero avvenire le nozze, ma vi pare possibile che i guai per le nostre due amiche possano finire qui? Quando mai. Proprio prima dell'ingresso alla città, infatti, la strada è interrotta da quattro carri carichi di botti di birra per il ricevimento capovolti e gruppi di persone a vari stadi di ubriachezza che vagano intorno cercando di succhiare quanta più birra sia ancora possibile. Hopseus, il conducente è disperato. Il re vorrà la sua testa se non recupererà il carico, e indovinate un po' chi dovrebbe aiutarlo? Così destreggiandosi tra carri rovesciati, cavalli imbizzarriti e cittadini ubriachi, Xena (che ha affidato ad Olimpia, visti i suoi noti problemi alla schiena, la sorveglianza dei menestrelli, anch'essi ubriacatisi, nel frattempo) riesce a rimettere insieme la maggior parte delle botti e nuovamente sudicia come non mai e questa volta con un forte odore di birra addosso, ha almeno la soddisfazione di potersi finalmente liberare del suo rumoroso ed ingombrante carico, dandolo in consegna al riconoscente Hopseus. Allontanandosi da Pilates, Xena e Olimpia hanno il tempo di sventare il rapimento del principe del luogo ad opera di tre sicari, più stupidi che pericolosi, e giunte quasi a Potidea, di neutralizzare due ciclopi ciechi (uno dei quali conosciamo bene, essendo lo stesso a cui era sfuggita Olimpia in "Sins of The Past", primo indimenticabile episodio della serie tv), e finalmente entrate in città, le due compagne vengono accolte da Leuca, la sorella di Olimpia, ancora addolorata per aver collaborato con Janos contro Xena. Ma Xena e Olimpia hanno già perdonato e dimenticato e nel pieno spirito del Solstizio le tre donne si abbracciano commosse. Tuttavia ci sarebbe ancora un piccolo problemino da risolvere: un gattino si è arrampicato in cima ad un albero e da tre giorni si trova lassù, troppo terrorizzato per scenderne. Sarebbe Xena così gentile da...? Xena, stanca di imprese per quel giorno, rifiuta, ma non ha tenuto conto della padroncina del gatto, una bambina di non più di tre anni con due occhioni verdi come quelli di Olimpia. E così con un sospiro di rassegnazione, alla guerriera non resta che cominciare ad arrampicarsi, e poco dopo precipitare di sotto, piena di lividi e graffi, ma col gattino al sicuro tra le braccia. E dopo aver celebrato la notte del Solstizio intorno all'albero con tutti i cittadini di Potidea, finalmente le due compagne possono godersi un po' di pace nella casa di Leuca, che discretamente per quella notte resterà da amici, e passare al rito dei regali. Xena ha confezionato per Olimpia una cartella di pelle dove tenere tutte le sue pergamene, e Olimpia le risponde con una poesia dedicata a lei.

OLIMPIA: "Il mio vero amore ha molte doti
Come spesso mi dice
Ma anche con tutte quelle doti
E' più dura con se stessa di quanto dovrebbe.
Crede di essere vecchia e ormai in calo
Ma io so che non è vero
E con questo sistema glielo dirò
Altrimenti so che non mi ascolterebbe.

Olimpia guarda sorridendo Xena che ride dolcemente.

OLIMPIA: Nei giorni prima del Solstizio il mio vero amore mi ha regolato
Dodici banditi repellenti
Undici pecore fuggenti
Dieci orfani vaganti
Nove dame danzanti
Otto vergini mungenti
Sette speleologi esploranti

Xena ride forte. Olimpia sorride e continua.

OLIMPIA: Sei ladri salpanti

Xena geme.

OLIMPIA(sorridendo... e cantando): Cinque menestrelli erranti!
XENA(ridendo più forte): Oh, dèi.
OLIMPIA: Quattro carri frantumati
Tre sicari assoldati
Due ciclopi accecati

Olimpia lancia un'occhiata a Xena che sorride.

XENA E OLIMPIA(cantando insieme): E un micetto bloccato in cima a un albero!"

In distanza si sente il miagolio offeso di un gatto, e le due donne crollano una sull'altra ridendo. Dopo un lungo momento, Xena si rialza asciugandosi le lacrime.

XENA: Grazie, amore mio. Questo è il più bel regalo di Solstizio che abbia mai ricevuto.

Olimpia si tira su, baciandola su una guancia.

OLIMPIA: Di niente. (posando la pergamena sul tavolino, si volta verso Xena) Allora, ci credi adesso che non sei vecchia e hai solo bisogno di una vacanza?
XENA(fingendo di riflettere): Forse.
OLIMPIA: Cosa ci vuole per convincerti?
XENA: Tu cosa hai?

Con un sorriso, Olimpia torna verso il letto, porgendole il cintolo della veste che indossa.

OLIMPIA: Devi solo scioglierlo per scoprirlo.

E dietro la finestra dai vetri appannati, un torrido bacio alza notevolmente la temperatura nella stanza.

PS: Prima di tutto, una spiegazione di questa mia nuova traduzione del celebre " the pinch". Come tutti gli xeniti ben sanno, una delle armi più efficaci nell'ampio arsenale di Xena, sono le sue dita che lei utilizza in una rapida mossa alla gola per bloccare il flusso del sangue al cervello dell'avversario di turno o di qualcuno a cui vuole strappare informazioni. La traduzione esatta della parola inglese nella nostra lingua sarebbe "pizzicotto", ma come si può facilmente capire con un nome del genere la cosa perderebbe molta della sua drammaticità, quindi anche nel doppiaggio della serie tv si è optato per qualcosa d'altro (Lì, la chiamarono "la mossa", ma francamente non mi pare un granché come pensata. A me ricorda Ninì Tirabusciò, e a voi?) Io, anche in "Amore vero", l'ho sempre chiamata "la presa", perché in effetti si tratta di afferrare e torcere rapidamente la vena del collo, ma in realtà non mi ha mai convinto del tutto, e stavolta, dopo una lunga riflessione, l'ho ribattezzata "la stretta", che mi pare renda forse meglio il movimento richiesto. Ma se qualcuno ha un'idea migliore, sono aperto ai suggerimenti. Ed ora veniamo a questo episodio. Una delle tradizioni delle serie tv americane è la puntata ambientata a Natale, e molto abilmente gli autori di Xena, riallacciandosi alle antiche origini pagane di questa festa, poi riadattate dal cristianesimo, riuscirono ad inserirla nel periodo storico, identificandola con il Solstizio invernale, nel già citato "A Solstice Carol", in una storiella molto carina che metteva in risalto in tempi anteriori, anche se non di molto, a "The Quest", quanto Xena fosse disposta a fare di tutto, se a chiederglielo era Olimpia. La SVS riprende il tema in occasione dell'episodio mandato in rete per il Natale 2002, per utilizzarlo in una storia a chiave che si conclude con una versione personalizzata di un'antica filastrocca popolare "I dodici giorni di Natale", molto nota nei paesi anglosassoni, molto meno da noi, che io ho cercato indegnamente di adattare in italiano, e che è lo scopo e la spiegazione finale di una trama, anche divertente ma parecchio caotica, in cui trovano spazio personaggi un po' dimenticati come il ciclope cieco del primissimo episodio, Venere (che comunque tornerà in pompa magna tra qualche episodio) e perfino lo scomparso Hercules che non vedevamo più da "God Fearing Child" ("Xena e la fine di Giunone e Giove"), quinta stagione, come guest star. Scritta da Susanne Beck, rappresenta anche il ritorno della commedia nella SVS, da "Beau & Arrow" della settima stagione, dopo un lungo periodo a cavallo della pausa estiva di episodi quasi esclusivamente drammatici, e non ha altro intento, credo, che quello di alleggerire la tensione in vista delle feste natalizie, né altro è lecito chiedergli. Ultima nota: con un piccolo sforzo da parte del reparto grafico, l'ultima illustrazione dell'episodio, quella della finestra con la scritta Happy Solstice, nasconde una piacevole sorpresa natalizia per tutti i subtexters, infatti cliccandoci su, l'interno della stanza diventa visibile e ci mostra il bacio torrido tra Xena e Olimpia di cui sopra.


CLONING AROUND

C'erano una volta (o meglio oggi) un gruppetto di scienziati fanatici che innamorati persi della serie tv "Xena Warrior Princess" decisero di ricostruire Xena e Olimpia attraverso la clonazione, grazie a due capelli ritrovati in un'antica tomba. Come l'esperimento riuscì e contemporaneamente fallì clamorosamente ricorderete di averlo visto nell'episodio della sesta stagione, "Send in The Clones", ma cosa ne fu dei due poveri cloni non si più saputo. Ufficialmente risultavano distrutti, nel tentativo di salvare i loro imbranati creatori, in una terrificante esplosione, ma all'insaputa di questi, tutto lasciava supporre che in realtà se la fossero cavata alla grande e quell'impressione è confermata adesso, mentre scrutiamo attraverso le vetrine di un bar da poco prezzo e scorgiamo una ragazza identica a Olimpia dietro il bancone intenta a versare bibite ed alcolici e a lanciare occhiate di fuoco a tutti quelli che allungano le mani sul didietro di una cameriera che sembra la gemella di Xena. Vedere le nostre due eroiche protagoniste in abiti moderni e per giunta tanto dimessi fa uno strano effetto, ma purtroppo, le nostre due amiche hanno dovuto presto rendersi conto che il mondo in cui sono rinate è molto diverso e molto più complicato di quello che ricordavano. Qui non bastano più una spada ed un chakram per procurarsi da vivere. Bisogna essere in possesso di un certificato di nascita, di una patente e di un numero di sicurezza sociale ("Non capisco. A cosa serve un numero per essere sociale e sicura?"), tutte cose che data la loro particolare natura i due cloni non possono richiedere, dovendo accontentarsi di trovare lavori occasionali e sottopagati dove non vengono fatte troppe domande. Ma lavori da cui è anche molto facile essere licenziati, come accade appunto quando involontariamente le due edizioni moderne di Xena e Olimpia si trovano coinvolte in una rissa nel locale in cui lavorano e si vedono sbattute fuori senza complimenti. Trascinandosi tristemente tra la modestissima camera di motel che dividono, e dove occasionalmente passano il tempo a riguardare gli episodi della serie tv, nella speranza che le aiutino a ricordare le loro vite nell'antica Grecia, ma restando costantemente deluse dall'approssimazione con cui le storie sono raccontate ("Credo che non ne abbiano imbroccate molte. Forse qualcuno ha tradotto male."), e la ricerca di qualche impiego per rimpinguare le ormai scarsissime finanze, le due donne sono talmente disperate da contemplare anche un piano estremo.

XENA: Se avessimo mezzo cervello tra me e te, andremmo da questo Rob (Robert Tapert) a dargli informazioni di prima mano.
OLIMPIA: E cosa gli diremmo? "Salve, siamo i cloni del 21° secolo delle antiche guerriere di cui parlate nel vostro show. Antinea ci ha richiamate qui nel tentativo di resuscitare la Xena malvagia."
XENA: Ci farebbe rinchiudere, eh?
OLIMPIA: In un attimo.
XENA: O ne farebbe un film.

Ma forse il momento no sta per finire. Dalla lettura di un giornale, Xena e Olimpia apprendono della spedizione di un certo Dottor Otto Leonard che starebbe per partire per la Grecia alla ricerca del tesoro perduto di Xena, e questo apre una porta nella mente del clone della guerriera che comincia faticosamente a ricostruire le memorie confuse di quell'epoca. Messesi in contatto con Leonard, le due donne riescono a convincerlo almeno ad ascoltarle presentandosi come due discendenti della coppia originale, Lucy (Olimpia) e Ethel (Xena), in grado di aiutarlo a tradurre le pergamene che sta studiando. Naturalmente, il piano di Xena si spinge oltre quello che ha detto all'archeologo. L'intenzione vera è quella di farsi finanziare il viaggio fin laggiù e sviare i membri della spedizione portandoli solo ad una piccola parte del tesoro, tornando in possesso della maggior parte, frutto per altro dei saccheggi della Xena degli anni da warlord, nascosti e mai recuperati in seguito al suo ravvedimento, e potendo così ricostruirsi un'esistenza lussuosa e confortevole.

OLIMPIA: Ti rendi conto che tutto il denaro del mondo non ci basterà per ottenere documenti d'identificazione.
XENA: Oh sì, invece. Guardati intorno, Olimpia. E' il denaro che governa il mondo oggi e coloro che ne possiedono lo controllano. Quando hai denaro nessuno chiede o pretende risposte.
OLIMPIA: Xena, quanto denaro c'è in quella caverna?
XENA: Se la memoria funziona bene... milioni. Oro e pietre preziose, Olimpia. Grezzi e pronti ad essere venduti per solido contante.
OLIMPIA: C'è qualcosa che non mi torna. Io non ricordo niente di tutto questo.
XENA: Xena nascose questo tesoro molto prima che incontrasse Olimpia.
OLIMPIA: Vuoi smetterla di parlare in terza persona? Mi dà i brividi. E quello che voglio dire, è che non ricordo che tu me ne abbia mai parlato.
XENA: Xena... (s'interrompe e sorride) Io misi quel denaro là come fosse una polizza assicurativa. Se avessi deciso di tornare alla vita da warlord, sarei tornata a prenderlo. Ma quando ti incontrai, capii che non avrei mai più potuto tornare indietro. E non volevo avere più niente a che fare con quel denaro. Ma ora la situazione è completamente cambiata. Allora andava benissimo vivere alla giornata, ma non possiamo più farlo oggi. Questo mondo è molto più complicato del nostro. Non ci sono più piccoli villaggi da salvare per avere dei polli in pagamento.
OLIMPIA: Lo so. So che tutto quello che dici è vero. Ma comunque mi sembra disonesto.
XENA: Non lo è, Olimpia. Quel denaro è nostro e se è ancora là ci faciliterà molto la vita. Credimi, la gente a cui l'ho preso è morta da molto tempo e non ne ha più bisogno, ma noi sì. Ne abbiamo necessità se vogliamo sopravvivere senza diventare criminali. Io non escluderei piccoli furti se significassero mangiare o tenerti al caldo in una notte gelida. E se comincio così, dove potrei andare a finire? Ho una predisposizione programmata per la violenza. (prendendo la mano di Olimpia e portandosela alle labbra) Io ti amo, e voglio stare con te, ma pensa alla vita che abbiamo vissuto insieme.
OLIMPIA(ridacchiando): Che ricordiamo.
XENA: Giusto. Ricordi come era dura? Dormire per terra, lavarsi sotto qualche gelida cascata. Con la cena da cacciare. E inseguite da ogni pazzoide, despota o divinità a cui puoi pensare. Avanti, Olimpia. Perché dovremmo vivere ancora così? Non abbiamo già pagato abbastanza?
OLIMPIA(sorridendo, appoggia la sua fronte a quella dell'altra): Beh, te lo concedo, Ethel. Dici un sacco di cose sensate.

Non trovate interessante questo dialogo? Si direbbe che i cloni delle nostre due eroine siano molto più pragmatici degli originali. O forse è l'influenza di questi nostri tempi moderni, cinici e bari, a pesare sulle loro personalità? Comunque, quello stesso pomeriggio le troviamo nello studio del Dottor Leonard, e in attesa che lo studioso le riceva hanno il tempo di far sparire una delle pergamene di Olimpia conservate su uno scaffale ("Perché alcune di quelle storie non sono fatte per essere rese pubbliche"). Poco dopo nell'incontro con Leonard, le due donne non hanno molte difficoltà a convincerlo che loro sono la chiave per arrivare al mitico tesoro, mostrandogli una mappa della zona che Xena ha ricostruito mettendo alla frusta la sua memoria e dimostrandogli in pratica la loro conoscenza della materia. Abbattute quindi le ultime resistenze del dottore, poco tempo dopo "Lucy e Ethel" sono in partenza insieme a Leonard e ad un piccolo gruppo di suoi assistenti, in qualità di guide e fornite di passaporti nuovi di zecca. Durante tutto il volo, Xena pensa e ripensa al nascondiglio del tesoro, cercando di ricordare esattamente come sia dislocato e quali trappole possa aver montato per impedirne il rinvenimento. Ma tutto quello che riesce a ricostruire è che c'è una grande caverna centrale circondata da cinque anticamere disposte come i petali intorno ad un fiore. Tre di quelle contengono abbastanza tesori da far felici Leonard e il suo seguito, tenendoli quindi a distanza dal vero tesoro, ma due in realtà sono solo trabocchetti che ucciderebbero chiunque vi entrasse e lei non riesce ancora a ricordare quali, quindi l'unico sistema è una volta sul posto entrare per prima, impedendo agli altri di farsi ammazzare. Inoltre su tutta la zona sta per abbattersi una di quelle improvvise tempeste di neve tipiche delle montagne del luogo, e il gruppo dopo una faticosa prima arrampicata su per uno scosceso sentierino, si trova di fronte ad un abisso, dove il ponte che Xena ricordava esserci non esiste più. Ma Leonard, probabilmente imbeccato dagli altri membri del gruppo, che Xena ha già inquadrato come più disponibili a raggiungere il tesoro per proprio tornaconto che per amore della scienza, l'interpreta come una conferma ai suoi sospetti che le due donne li hanno condotti in un vicolo cieco per sbarazzarsi di loro ed impadronirsi del tesoro, e con l'aiuto degli altri le immobilizza e le lascia legate ad un albero, prima di ripartire con i compagni di cordata. Poco dopo, quando il gruppo è ormai lontano, Xena e Olimpia si liberano.

OLIMPIA: Avremmo dovuto combattere, Xena.
XENA: E finire per farci sparare? Io sono veloce, Olimpia, ma non posso afferrare i proiettili. Le armi da fuoco sono un progresso di cui faccio a meno. Che divertimento danno? E' facile uccidere qualcuno con uno di quei cosi, ma non richiede alcuna abilità.

Intanto la priorità è raggiungere Leonard prima che il suo gruppo si sbarazzi anche di lui, ma al momento questi hanno ben altri problemi. La temuta tempesta è esplosa in tutta la sua forza, costringendoli a trovare rifugio in una cavità nella montagna, mentre Xena e Olimpia scendono abbracciate lungo la corda per raggiungere una delle entrate della caverna del tesoro, ma una volta riusciteci, le difficoltà non finiscono lì, perché in realtà l'ingresso si rivela per una delle due trappole e fortunatamente Xena se ne ricorda subito prima che entrino. Il suolo trema e crolla lasciando solo un minuscolo ponticello sul quale Olimpia deve seguire attentamente i passi di Xena, mano nella mano, giungendo dall'altra parte con un sospiro di sollievo. Ormai arrivate alla caverna principale, Xena non ricorda però come far scattare il meccanismo per ruotare la solida parete che hanno davanti e spinge vanamente.

OLIMPIA: Sei sicura che sia questa la parete?
XENA: Assolutamente. Riproviamo.

Con un grugnito, entrambe vi si gettano contro spingendo con tutto il loro peso ma senza esito. Frustrata, Xena batte un pugno sulla pietra.

XENA: Maledizione! Lo so che è questa la strada. Me la ricordo distintamente.
OLIMPIA: Forse c'è qualcosa che va fatto prima perché si apra.

Xena fissa la parete, poi un sorriso le attraversa il viso ed afferra Olimpia scoccandole un sonoro bacio sulla bocca.

XENA: Sei un genio!

E lasciando Olimpia immobile con un sorrisetto stordito sulla faccia, comincia a tastare la roccia alla ricerca di qualcosa. L'impronta di una mano scavata migliaia di anni prima.

XENA: Beh, ora scopriremo quanto io sia esatta come copia.

Poggia la mano sull'impronta, e poi spinge con la spalla contro la parete che slitta aprendosi. Ed ecco, davanti ai loro occhi un immenso tesoro, raccolto dalla Xena originale in anni di campagne belliche. Un tesoro che l'Olimpia originale le chiederebbe di restituire, ma che questa non ha intenzione di fare, essendo perfettamente d'accordo con il discorso che Xena le aveva fatto in precedenza.

XENA(maliziosamente): Olimpia, non ti starò mica trascinando al lato oscuro?
OLIMPIA: Solo al lato realistico, Xena. Sarebbe sciocco da parte mia pensare che saremo mai in grado di fare altro che vivere in tuguri e accettare lavori che sono ad un passo dall'illegalità.
XENA(appoggiando la fronte alla sua): Devo concedertelo... sei molto sensata, Lucy.

Mentre a me non resta che confermare l'osservazione che facevo prima sul nuovo pragmatismo di queste versioni moderne delle due compagne, ora il loro compito è quello di ritrovare Leonard e la sua squadra e sviarli dal tesoro principale. Essere rimasti sepolti dalla neve nella cavità in cui avevano trovato rifugio, non ha evidentemente giovato all'umore degli assistenti dell'archeologo, che in caso ci fossero stati ancora dubbi sulle loro reali intenzioni, hanno preso in ostaggio l'ingenuo dottore e accolgono a colpi di pistola Xena e Olimpia quando le vedono spuntare da dietro la coltre di neve, rischiando di provocare qualche valanga. Dopo una rapida collutazione, i tre ex-assistenti di Leonard, ridotti a due dopo che uno dei proiettili vaganti ha trovato la sua giusta collocazione nella testa di uno di loro, sono messi nell'incapacità di nuocere e le due compagne possono finalmente scortare lo studioso alla caverna del tesoro, evitando che si accorga che quella sulla quale ha messo le mani è solo una piccola parte dell'intero bottino della vecchia Xena, e convincendolo perfino a concedere ad "Ethel" di tenersi la vecchia spada della guerriera come premio per averlo salvato e condotto a destinazione. E così, qualche tempo dopo ritroviamo le nostre protagoniste in panciolle su una lussuosa spiaggia a bere cocktails e godersi il sole. Senza un'ombra di colpa per aver rinunciato alla loro vita avventurosa, dopotutto dopo qualche mese di tranquillità , potrebbero sempre tornare ad impegnarsi in qualche impresa pericolosa, come ad esempio, affrontare qualche migliaio di fans scatenati nella Xena Convention di Pasadena, e magari incontrare quel tizio, Robert Tapert, e scambiarci due parole.

PS: Nel panorama della fanfiction dedicata alla Principessa Guerriera, vi è un filone molto particolare, noto in gergo tra i fans con un termine tedesco: über, letteralmente "sopra", ma che è usato qui accademicamente per riferirsi all'essenza fondamentale di un concetto o di un'idea o di un personaggio. Nel caso di Xena si tratta di estrarre l'essenza delle personalità delle protagoniste e proiettarle in un altro tempo, un altro luogo, un'altra realtà. In pratica sono storie per lo più ambientate in epoche diverse o in mondi alternativi, che mostrano versioni differenti di Xena e Olimpia. L'input, come sempre, lo diede proprio la serie tv con quello che rimane forse il classico assoluto del genere, il già citatissimo, "The Xena Scrolls" della seconda stagione, che vede l'apparizione delle discendenti delle due compagne, le archeologhe Janice Covington e Melinda Puppas, di cui abbiamo già parlato in occasione di "Final Options" in questa stessa stagione, che evidentemente colpirono particolarmente i fans visto che a loro sono dedicate moltissime opere di fanfiction. Ma molto popolari sono anche la Xena malvagia, che non ha mai incontrato Hercules ed è diventata la Conqueror e la sua schiava Olimpia, non più la sua compagna ma solo l'oggetto sessuale dei suoi desideri, apparsa solo in un episodio di Hercules ma che scatenò le fantasie degli scrittori per le ghiotte alternative, soprattuto in chiave erotica, che offriva (ma su questo avremo modo di tornare). Meno sfruttati invece, abbastanza stranamente, furono i due cloni, protagonisti di "Send in The Clones", sesta stagione, che ritroviamo in questo episodio firmato da TNovan. Forse perchè non fornivano la possibilità di interpretazioni sessuali alternative o affascinanti avventure alla Indiana Jones, restarono abbastanza dimenticati, ma come vediamo qui, a torto, perchè quello che rende Xena e Olimpia, personaggi così universali, è la loro capacità di potersi riciclare praticamente in qualsiasi veste ed epoca, perfino cambiando sesso, a volte, eppure restando sempre perfettamente riconoscibili, cosa che accade solo con i grandi personaggi dell'immaginario collettivo (Topolino, Superman, Zorro, Tarzan e pochi altri). E non c'è dubbio, secondo me, che le versioni clonizzate di Xena ed Olimpia offrissero anch'esse spunti interessanti su cui lavorare, basta vedere la facilità con cui l'autrice dell'episodio le inserisce in un contesto urbano moderno, evidenziando tutti i problemi che due donne nate oggi, ma con memorie genetiche di migliaia di anni fa, incontrano nel nostro mondo, ma sottolineando anche la loro indiscutibile abilità ad adattarsi all'ambiente (questa tipica anche dei modelli originali), e agli usi e costumi in voga (questa meno tipica, perché non credo che le vecchie Xena e Olimpia avrebbero resistito molto a vivere nel lusso e nell'ozio). Divertenti poi i siparietti in cui i due cloni cercano di ricordare le loro vite passate, riguardandosi gli episodi tv (proprio come in "Send in The Clones") e trovandovi poche somiglianze, e le battutine su Robert Tapert, fino al viaggio a Pasadena per la Xena Convention che conclude l'episodio. Una delle caratteristiche più sfiziose del telefilm, era anche la sua capacità di sapersi prendere in giro per primo (per evitare probabilmente che lo facessero gli altri), e fa piacere vedere che la SVS, tra i tanti elementi ereditati, possiede anche questo. Per concludere una nota sul tesoro perduto di Xena. In effetti, che io ricordi, nella serie tv non se ne fa parola, e a me era sempre venuto da chiedermi cosa ne avesse fatto Xena di tutto il bottino raccolto in anni di pirateria e saccheggi. La prima traccia di una risposta la trovai nel primo romanzo di fanfiction che abbia mai letto, "New Beginnings" di Carole Giorgio. In quella storia, scritta e ambientata dopo la quinta stagione, l'autrice ipotizzava appunto che Xena l'avesse nascosto all'interno di una caverna imbottita di trappole, per impedire che qualcuno potesse mai trovarlo, omettendo di comunicarne l'esistenza anche alla sua compagna. Un'ipotesi che ritroviamo ripresa pari pari qui, sia pur in circostanze diverse, al punto da domandarsi se lo staff della SVS, e TNovan in particolare, non l'abbiano letta anche loro.






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