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::: NEANCHE LA MORTE :::

- STORIA E ANALISI DELLA RESURREZIONE DI UN MITO -

(dalla Xena Warrior princess Subtext Virtual Seasons)

di A.Scaglioni


IN YOUR EYES

Da quando hanno scoperto che il loro matrimonio amazzone ha incredibilmente potenziato il vincolo psichico che le lega, Xena e Olimpia non perdono occasione di mettere alla prova queste loro nuove migliorate capacità. Durante una pausa dai loro viaggi, le due compagne stanno mettendo in opera un singolare esperimento: cercando di entrare in sintonia l'una con l'altra il più possibile, hanno sistemato tutto intorno a loro sul lussureggiante prato sul quale si sono fermate, tanti pezzi di stoffa colorati come bersagli, e mentre Xena se ne sta seduta in posa meditativa con un arco e delle frecce accanto, Olimpia in piedi vicino a lei dà il via alla prova. All'improvviso, senza ordine e senza avvertimenti, la ragazza punta lo sguardo ogni volta su un diverso bersaglio ed ogni volta senza fallo quel bersaglio viene istantaneamente trafitto da una freccia. Assolutamente strabiliata, Olimpia si volta verso la compagna che è ancora placidamente seduta ad occhi chiusi.

OLIMPIA: Stupefacente!! Era come se tu davvero vedessi attraverso i miei occhi!
XENA: E' così.
OLIMPIA: Insegnami come si fa. Per favore?
XENA(riaprendo gli occhi sorridente): Beh, visto che me lo chiedi così gentilmente...

Battendo le mani eccitata, Olimpia le butta le braccia al collo, stringendola.

OLIMPIA: Ti ho mai detto che sei la migliore?
XENA(maliziosamente): Credo che tu me l'abbia detto la scorsa n...
OLIMPIA(coprendone la voce, imbarazzata): Ah, ah. Allora, cosa facciamo?
XENA(prendendole le mani): Siediti qui, di fronte a me.

Le due donne si siedono per terra a gambe incrociate.

OLIMPIA: Bene, adesso?

Xena solleva la mano di Olimpia verso la propria gola. La ragazza si irrigidisce.

OLIMPIA: No, Xena, per favore. Non questo.

Gli occhi di Xena si addolciscono nella comprensione. Le lascia la mano, poi si toglie gli ampi bracciali, e riprende la mano della compagna.

XENA: Metti le dita qui, proprio sul mio polso. Riesci a sentire le mie pulsazioni?
OLIMPIA(piano): Sì.
XENA(con tono ipnotico): Bene.Adesso chiudi gli occhi e concentrati sul battito. Lascia che ti penetri. Rilassati. Concentrati solamente sul battito del mio cuore sotto le tue dita... Tu non ti stai concentrando, Olimpia.
OLIMPIA(aprendo un occhio): So come si medita, Xena. Comunque, non che non mi stia divertendo, ma perché facciamo questo? Tu non hai dovuto concentrarti sul mio battito prima.
XENA(sorridendo in modo inequivocabilmente sincero): Io ho memorizzato il ritmo del tuo cuore da anni.

Un quasi timido sorriso, più bello dell'alba per Xena, sorge sulle labbra di Olimpia.

XENA: Pronta a riprovare?

Olimpia annuisce e richiude gli occhi.

XENA: Rilassati e respira. Rilassati e respira. Concentrati solamente sul mio battito. Rilassati e respira. Rilassati e respira.

La voce di Xena gradualmente si affievolisce e le due compagne siedono in un silenzio meditativo per molti lunghi momenti. Poi Olimpia apre gli occhi. Li spalanca, e boccheggia senza fiato.

OLIMPIA(in Xena): Xena?
XENA(in Olimpia, ancora con gli occhi chiusi): Mmh?
OLIMPIA(in Xena): Sembra... sembra che abbiamo un problema.

(AVVISO N.1: da ora in poi e fino all'avviso n.2 quando leggerete XENA dovrete visualizzare il viso ed il corpo di Olimpia e quando leggerete OLIMPIA dovrete visualizzare invece Xena.)

Le due donne si fissano sbalordite. Evidentemente l'esperimento ha preso loro la mano e involontariamente provocato uno scambio di spiriti. In parole povere, adesso Olimpia è nel corpo di Xena e Xena nel corpo di Olimpia. L'unica soluzione possibile appare invertire il processo cercando di riprodurre lo stesso tipo di concentrazione, ma la cosa appare assai più complicata di quanto si possa pensare, perché Olimpia, adesso possiede l'udito super acuto della compagna e non solo è in grado di percepire il suo stesso cuore che batte nel corpo ora posseduto da Xena ("Beh, questo certo risponde ad un sacco di domande sul tuo udito."), ma anche rumori della piu diversa natura che la circondano e che non possedendo l'esperienza e le capacità di concentrazione di Xena le impediscono anche solo di pensare, figuriamoci di rilassarsi. Dal canto suo, Xena, comincia a sentirsi un po' "stretta" nel corpo di Olimpia, ma i loro ripetuti tentativi di effettuare un nuovo scambio non hanno esito. Nel bel mezzo di tutto ciò, il nuovo spettacolare apparato uditivo di Olimpia coglie l'avvicinarsi di cavalli e un carro, e la ragazza balzata in piedi ha un attimo di sbandamento nel ritrovarsi a dover restare in equilibrio sulle lunghe gambe della compagna. Intanto il lussuoso carro che appare alla vista e che sta per superarle si blocca di scatto e ne esce un uomo di mezz'età che fissa Olimpia, o meglio il suo corpo. L'uomo che pare affetto da una grave forma di balbuzie viene immediatamente riconosciuto da Olimpia: si tratta di Timoteo, uno dei suoi antichi compagni all'accademia di Atene, in quell'indimenticabile avventura che per la prima volta dal loro incontro aveva vissuto senza Xena ("Athens City Academy of Performing Bards", prima stagione). Timoteo è felice di rivedere la sua vecchia amica, anche se ora potrebbe sembrare sua figlia. Ma ovviamente la situazione si presta all'equivoco, perché Timoteo riconosce Olimpia, ma ora nel suo corpo c'è Xena, che non ha idea di chi sia lui, mentre invece la vera Olimpia, che è nel corpo di Xena, deve fingere di non conoscerlo personalmente ma di averne solo sentito parlare dalla compagna. Destreggiandosi alla meglio, le due donne riescono a non far sospettare niente, ma intanto apprendono che l'uomo è diretto proprio all'accademia, dove la situazione è ormai ben lontana da quella che Olimpia ricorda. Infatti già da molto tempo la scuola è diretta da individui senza scrupoli che la utilizzano come fonte di guadagni personali, ammettendo allievi che non hanno alcun talento in cambio di ingenti somme di denaro. D'altro canto, le stesse Xena e Olimpia hanno avuto modo per loro sfortuna di conoscere l'ultimo Rettore, Aubin, quando questi si era recato fino a Lesbo per eliminare Saffo che rischiava con l'apertura della propria scuola di sottrargli allievi, e quindi guadagni. (Stiamo parlando naturalmente di "A Muse in The Hand" in questa stessa stagione.) Ma l'arresto di Aubin non ha migliorato affatto l'atmosfera all'accademia, anzi. All'uscita di scena di questi, i Reggenti si sono affrettati ad eleggere il nuovo Rettore, tale Merikus, che ha proseguito nella politica del suo predecessore che adesso sta cercando di farsi eleggere per un nuovo mandato. E proprio a questo scopo, gli allievi migliori che hanno a cuore il destino della loro scuola hanno chiesto l'aiuto degli studenti più illustri del passato che con il loro prestigio potessero proporre una valida alternativa, e questa è stata indicata in Omero, il giovane poeta (beh, giovane all'epoca) per cui l'allora giovanissima Olimpia aveva mostrato una spiccata simpatia, fino a far correre, secondo Timoteo, voci sul loro imminente matrimonio(?!). La scelta finale avverrà attraverso un certame, una gara poetica che avverrà davanti a tutta l'accademia. Timoteo, ignaro dello sconvolgimento che la notizia ha provocato, chiede a Olimpia, o a quella che lui crede essere Olimpia, di accompagnarlo come membro di quell'antica generazione di studenti chiamati a salvare l'onore e il futuro della loro accademia, insieme a Xena per aiutarli a proteggere Omero dalla minaccia di possibili attentati che si avvertono nell'aria, ma le due donne pur assicurandogli la loro collaborazione, gli chiedono di poterlo seguire solo successivamente. Al momento hanno una piccola questione in sospeso da risolvere. E quando, restano sole...

XENA(voltandosi verso Olimpia con un sorrisetto ironico): Omero, eh?
OLIMPIA(guardandola di sottecchi): Ti prego. Era solo un amico.
XENA(sogghignando): Stai usando la mia definizione della parola "amico", vero?
OLIMPIA: Ah ah.
XENA: Ehi, non guardare me! Eri tu quella che doveva sposarsi.
OLIMPIA(compassata): Io sono già sposata, tante grazie.
XENA: Lo so.

Il suo sguardo si addolcisce in un sorriso. Gli occhi di Olimpia si spalancano, e lei lentamente si siede su di un tronco ai suoi piedi, col viso lievemente sbiancato.

OLIMPIA: O Dèi!

Xena si guarda per vedere se per caso le sia uscita qualcosa dal corpetto o altro di strano che possa aver ingenerato una simile reazione dalla compagna.

XENA: Che c'è?
OLIMPIA: E' proprio quella la mia espressione quando ti guardo così?

Xena capisce e non può far altro che sorridere.

OLIMPIA: Niente di strano che abbiano chiacchieraro su di noi per anni!

Ridacchiando silenziosamente, Xena si avvicina e si ferma davanti a lei, prendendole le mani.

XENA: Lasciali chiacchierare.

Sporgendosi, accarezza le labbra di Olimpia con le proprie, quindi approfondisce in un lungo bacio. Dopo un momento, le due donne si staccano, con un evidente rossore sul volto di entrambe.

OLIMPIA: Caspita! E' stato...
XENA: Diverso.
OLIMPIA: Eccome. Credo che mi sia piaciuto.
XENA(fingendosi scioccata): Credi?!

Ma adesso urge rimettere le cose a posto e Xena e Olimpia provano più volte attraverso la meditazione di ritrovare quel grado di concentrazione che consenta loro di scambiarsi nuovamente i corpi ma ancora vanamente, e le due donne rassegnate per il momento devono prendere atto della cosa e rimandare la soluzione del problema, per recarsi ad Atene e prepararsi a sostenere quei ruoli invertiti, evitando di sollevare sospetti.

OLIMPIA: A proposito... personalmente non credo che avrò problemi a vedermela con un sicario, specialmente con queste capacità migliorate... ma Xena, tu non sei esattamente conosciuta come un bardo.
XENA(con esagerata dignità): Ti mostrerò che posso essere una narratrice perfettamente adeguata.
OLIMPIA(ridendo): Adeguata a far addormentare il pubblico, forse. (Xena le lancia un'occhiataccia.) Dico sul serio! "Venimmo, vedemmo e a calci nel sedere li prendemmo" non è esattamente il massimo del talento poetico, Xena.
XENA: Ehi! Ha un inizio ed una fine!
OLIMPIA(ridendo): Ma niente nel mezzo. D'accordo, se tu puoi insegnarmi a sentire i suoni dietro ai suoni, io posso insegnarti a far suonare meglio quei suoni. Come ti suona?

Xena congiunge le mani in una melodrammatica posa d'implorazione.

XENA: "Portami con te. Insegnami tutto quello che sai".
OLIMPIA: Oooh, molto bene! Non mi meraviglio che tu non sia riuscita a resistere al mio fascino!
XENA(sottovoce): Se fosse stato solo per questo, te ne staresti ancora a Potidea.
OLIMPIA: Cosa?
XENA: Niente. Muoviamoci. Non sprechiamo la luce del giorno.
OLIMPIA(seguendola borbottando): Niente un accidente. Sta dimenticando il mio udito.

Dopo un lungo tragitto a cavallo, anche più lungo per Olimpia che si è dovuta sorbire i penosi tentativi di Xena di confezionare liriche e poemi, le due donne giungono ad Atene, ma immediatamente la rumorosissima capitale assale l'udito di Olimpia che non si è ancora abituata a questa adesso sua capacità. Seguendo le istruzioni di Xena, la ragazza riesce ad escludere uno dopo l'altro i suoni e rumori molesti, riacquistando un accettabile equilibrio uditivo. Raggiunta la villa di Timoteo dove saranno ospiti, Olimpia può finalmente incontrare il suo vecchio amico Omero, anche se tocca a Xena svolgere le sue veci. Omero appare sinceramente felice di rivederla, pur rimanendo un attimo stupefatto dalla sua ancora fresca bellezza e giovinezza, e le conferma il livello di corruzione all'interno dell'accademia, che secondo lui potrebbe aver causato, oltre all'espulsione di alcuni studenti che avevano provato a ribellarsi al potere imperante, anche la possibile uccisione di un paio di loro, particolarmente riottosi, scomparsi senza lasciare traccia. Questo l'aveva convinto a partecipare come candidato per impedire l'ennesimo insediamento di un Rettore asservito alle logiche del gruppo di potere. E il vedere anche loro lì, gli dà maggiore fiducia di riuscire nell'impresa. Quella sera, prima di scendere per il grande banchetto, nella loro stanza, Xena e Olimpia provano ancora a ritornare ognuna nel proprio corpo, ma ancora una volta senza esito.

OLIMPIA: Siamo davvero nei guai.
XENA: E' chiaramente un problema, ma adesso non abbiamo il tempo di preoccuparcene. qualcuno sta cercando di uccidere il tuo fidanzatino di scuola e impadronirsi dell'accademia.
OLIMPIA: Questo ti diverte molto, vero?
XENA: Certamente. Non mi capita spesso di poterti prendere in giro su qualche vecchia fiamma. Reale o immaginaria.

Al banchetto, le due compagne si dividono e mentre Olimpia, nei panni di Xena, svolge indagini discrete tra i presenti, Xena stessa, negli scomodi e un po' ristretti abiti di Olimpia, dovra atteggiarsi a poetessa e mescolarsi ai suoi antichi compagni. E così, la ex-Principessa Guerriera, ora Poetessa Combattente, fa la conoscenza con uno di questi, Euripide, che però ha verso di lei un atteggiamento ben diverso da quello che la vera Olimpia potrebbe aspettarsi, trattandola come una contadina, e provocando la reazione piuttosto vivace di Xena che lo afferra per il cavallo dei calzoni facendogli quasi uscire gli occhi dalle orbite.

XENA: Adesso ascoltami bene. Ti avviserò solo una volta. Bada a quello che dici o ti chiameranno Euripide per una ragione del tutto diversa. Chiaro? (NDT: Euripide si pronuncia in inglese "iuripidis" che suona foneticamente come "You've ripped this" cioè "Ce l'hai strappato".)

E quella notte, le due compagne distrutte dall'aver dovuto sostenere l'una il ruolo dell'altra per l'intera serata, si scambiano le loro impressioni.

XENA: Stai bene?
OLIMPIA(sospirando): Ho un mal di testa. Ti rendi conto di quanto sia difficile essere te? Lascia perdere. Domanda stupida. (altro sospiro) Allora, sei riuscita a scoprire qualcosa?
XENA(avvicinandosi al letto): I tuoi capelli sono troppo corti, i tuoi modi troppo volgari, i tuoi muscoli troppo evidenti, e... Questi stivali non vanno con questa gonna.

Olimpia spalanca gli occhi un attimo, quindi si abbandona contro il muro, ridendo. Poi si riprende, mentre le fitte alla testa ricominciano. Xena la fa avvicinare e scivolatale alle spalle inizia a massaggiarla, con la conoscenza esatta di cosa fare per liberarla dal dolore alla testa.

OLIMPIA(gettando indietro la testa in estasi): Per gli dèi, che bello.

Olimpia comunica a Xena di non essere dal canto suo riuscita a scoprire molto, se non che qualcosa sicuramente bolle in pentola. La tensione nella sala dei banchetti si poteva tagliare con il coltello, e i membri della classe ricca nella scuola si mostravano tronfi come pavoni. Qualunque cosa stia per succedere probabilmente accadrà nella cerimonia dell'insediamento prevista per la sera dopo e loro due avranno tutto il giorno a disposizione per scoprire qualcos'altro.

XENA: Credo che adesso sia meglio dormire un po'. Come va la testa?
OLIMPIA(stiracchiandosi): Meravigliosamente. Ho proprio un talento in quelle mani, eh?
XENA: Non sono male.
OLIMPIA(voltandosi verso di lei): Non sono male! Brutta...

Gettandosi su di lei, Olimpia comincia a solleticare la pelle esposta della compagna, utilizzando la sua maggiore forza per sottomettere una Xena adesso molto sensibile che si contorce impotente.

OLIMPIA(con un largo sorriso): Ah! Finalmente siamo pari! Quel che è fatto è reso, Principessa Guerriera.

Il mattino dopo, Xena e Olimpia in giro per la città, scorgono Timoteo e Euripide, e Xena racconta alla compagna della sua esperienza della sera prima, ma Olimpia si rifiuta di credere che il suo vecchio amico possa essersi davvero comportato così e ipotizza che forse questi stava solo recitando una parte per mescolarsi al gruppo dei ricchi per conto di Omero e spiarli. Invitata a seguirli a casa di Statteo, un altro della sua vecchia classe, per prepararsi per la sera, Xena è costretta a lasciare Olimpia che potrà così proseguire le sue indagini all'accademia e incontrarsi con lei più tardi dietro il palco della cerimonia. All'interno dell'edificio, Olimpia vorrebbe entrare nel reparto amministrativo, ma la presenza di guardie le impedisce di poterlo fare almeno in maniera ortodossa, costringendola a penetrarvi attraverso il cornicione esterno, rischiando anche di precipitare al suolo e salvandosi solo grazie ai riflessi fulminei del suo nuovo corpo. Una volta dentro, Olimpia comincia ad esaminare i vari documenti d'iscrizione trovando le prove della corruzione ed anche una pergamena che la riempie di tristezza ("No. Euripide. Perché?") e anche di abbastanza rabbia da decidere di tornare indietro dalla porta, mettendo fuori combattimento le malcapitate guardie ("Accidenti. E' stato diverso.") e allontanandosi senza essere vista. Intanto nella casa di Statteo, il gruppo di Omero sta preparandosi ad affrontare il certame poetico e Xena ha il suo bel daffare ad evitare tutti gli allievi che si rivolgono a lei per aiutarli nei loro componimenti, riuscendo a sottrarvisi grazie all'arma migliore di Olimpia, il suo sorriso disarmante ("Mmh. E' stato diverso."). Ma non può nulla contro Omero venuto per portarla alla cerimonia. Nel frattempo, Olimpia, giunta sul luogo scorge Euripide che si sta allontanando e decide di seguirlo, ma la folla che si sta accalcando intorno al palco le impedisce di muoversi. Per timore di perderlo, allora la ragazza compie un'azione davvero "alla Xena", ed estrae la spada facendosi largo con l'intimidazione tra la gente che la fissa spaventata ("Potrei anche abituarmici."). E mentre il Rettore Merikus sta prendendo posizione per dare il via alla serata e Xena e Omero stanno per salire sul palco insieme al loro gruppo, Olimpia trova Euripide sui rami di un albero con una balestra pronta all'uso in mano. Rapidamente, la sua spada si punta al collo dell'uomo che sconcertato afferma di essere lì per proteggere Omero e non per ucciderlo. Olimpia ha grosse difficoltà a credergli, ma proprio in quel momento un individuo mascherato si getta su di loro con la spada in pugno e colpisce con forza Euripide che cade senza un grido. Olimpia cerca di combattere ma come scopre presto, doversi muovere agilmente tra i rami di un albero e per di più in un altro corpo può presentare difficoltà non da poco, e il suo aggressore sta prendendo il sopravvento. Nella lotta, la ragazza batte la testa e Euripide barcollando tenta di fermare l'uomo, ma questi si volta e lo colpisce di nuovo, avventandosi contro di lui con la spada. Olimpia afferra Euripide che sta cadendo e si getta con lui dall'albero, rotolando sul terreno, mentre il suo avversario l'insegue. Intanto Xena, in piena crisi da palcoscenico, sta cercando di raccogliere tutto il suo coraggio per esibirsi di fronte alla folta platea senza avere la più pallida idea di ciò che dirà, quando avverte come un colpo allo stomaco e in qualche modo capisce che Olimpia è in pericolo, sentendo quasi la sua richiesta di aiuto ("Xena, ho bisogno di te.") ed è come se nelle loro menti si accendesse un lampo mentre i due spiriti si fondono per tornare ognuno al proprio posto e Xena si ritrova con la spada in mano ad affrontare lo sconosciuto, mentre Olimpia è sul palco, tra la gente in attesa di ascoltare le sue parole. Cercando di riprendere velocemente le proprie funzioni, Xena affronta e si libera velocemente del sicario, che smascherato si rivela un perfetto sconosciuto, mentre Olimpia, prendendo fiato comincia a declamare alla folla rumoreggiante e impaziente.

(AVVISO N. 2: da adesso decade l'avviso n.1 e XENA e OLIMPIA tornano ad essere loro.)

OLIMPIA: Io canto di una Regina Amazzone, che nel pieno del suo dolore, combattè coraggiosamente contro l'inganno e giunse in un luogo oltre la morte per sottrarre alla tomba una guerriera caduta. (Il pubblico si zittisce mentre la voce di Olimpia vola su loro.) Io canto oggi del dolore, e della passione, e di un amore così grande che ha il potere di rendere due vite... (sorridendo) Una sola.

Omero scoppia di orgoglio davanti alla prova di Olimpia, mentre Merikus la fissa sbalordito e Timoteo si avvicina invitando Olimpia a continuare. Ma la ragazza fa appena a tempo ad abbassarsi prima che una Principessa Guerriera volante atterri tra loro, mandando qualcuno a gambe all'aria e un pugnale a rotolare ai suoi piedi. E mentre Olimpia solleva l'arma, i suoi occhi si voltano verso l'uomo che Xena sta trascinando: Timoteo. Troppo imbarazzato per negare, Timoteo, arrossito fino alle orecchie per la vergogna, confessa di aver ricevuto diecimila denari e l'offerta di assistente del Rettore da Merikus per eliminare la concorrenza di Omero a qualsiasi costo, e posti di fronte anche schiaccianti prove in mano ad Euripide, i due uomini vengono portati via dalle guardie. Il giorno dopo, Xena e Olimpia sono in partenza e Omero e Euripide dopo aver cercato inutilmente di trattenerle, si preparano a salutarle. E non possono fare a meno di parlare dell'amico.

OLIMPIA: Non riesco ancora a crederci. Di tutti, proprio Timoteo.
EURIPIDE: Neanch'io volevo crederci. Anche con le prove in mano. Era il mio migliore amico.
OLIMPIA: Vorrei capire perché l'ha fatto.
EURIPIDE: A causa della sua balbuzie. Gli ha impedito di diventare il bardo che avrebbe voluto essere. Credo che dopo un po' si sia semplicemente... arreso. Era più facile mettersi dalla parte dei ricchi che gli avrebbero potuto offrire qualunque cosa, che continuare a combattere per fare qualcosa in cui sentiva che non sarebbe mai riuscito ad eccellere. Ha sempre voluto il rispetto e sapeva che non lo avrebbe mai ricevuto con la sua balbuzie.
XENA: Ma perché coinvolgere noi? Questo non capisco.
EURIPIDE(tristemente): Forse pensava che avrebbe avuto qualcuno a cui dare la colpa. Mi spiace, Xena. (ad Olimpia) Merikus è sempre stato dell'opinione che tu non...Umh...
OLIMPIA: Che non dicessi tutta la verita nelle mie pergamene?
OMERO: Qualcosa del genere.
EURIPIDE(sospirando): E suppongo che Timoteo volesse solo essere qualcun altro per un po'.

Xena e Olimpia si lanciano un significativo sguardo.

OLIMPIA: Può essere bello per fantasticarci su, ma nella realtà, non è tutta questa meraviglia, credetemi.(guardando Omero e Euripide che la fissano perplessi) Fidatevi della mia parola.
XENA(salutandoli con un cenno della testa): Omero. Euripide.
OMERO: Felici viaggi, Xena. Ti prego, riportaci presto Olimpia in visita. Mi piacerebbe sentire la fine di quella storia che stava raccontando.
OLIMPIA(sorridendo): Anche a me.

E le due compagne si allontanano, sotto lo sguardo interrogativo dei due uomini.

PS: Melissa Good, Susanne Beck e TNovan tornano a fare squadra ed i risultati si vedono. Non accadeva più dalla trilogia delle Amazzoni della scorsa stagione e pur tra gli eccellenti episodi che abbiamo visto in questa, la differenza salta agli occhi. E' come se la riunione tra queste tre scrittrici riuscisse ad elidere i difetti l'una dell'altra facendo risaltare solo il meglio. Era già accaduto in "A Friend Indeed" e nella citata trilogia amazzone (oltre che in "Crossroads", sempre della scorsa stagione, dove però solo i primi due lati del triangolo erano presenti, ma con la collaborazione esterna di Robert Tapert) e si ripete adesso qui, in questo episodio in cui assistiamo ad uno scambio di corpi, idea non originalissima, forse (dopotutto nella serie tv, era già successo nel dittico "Intimate Stranger", "Xena contro Callisto e Marte", e "Ten Little Warlords", seconda stagione, tra Xena e Callisto), ma condotta in questa particolare storia con eccezionale maestria, oltre credo con notevole dispendio di energie mentali e conseguenti mal di testa da parte delle autrici, per non perdere di vista il filo della vicenda. Risulta infatti difficilissimo per noi riuscire a rammentare sempre che Xena è Olimpia e viceversa (io ho cercato di ovviare al problema inserendo degli avvisi appositi, ma non so se è stato sufficiente), figuriamoci quello che deve essere stato per chi quella storia doveva raccontarla. Parlando della trama pura e semplice, direi che questo imprevedibile sviluppo del legame psichico tra le due compagne era in fondo logico e potrebbe aprire prospettive inimmaginabili in futuro. Intanto permette loro di godere di un'inedita prospettiva: essere l'altra, essere dentro l'altra, e provare l'indescrivibile emozione di vedere sul volto che adesso è quello della compagna l'espressione del proprio amore, sublimata da un bacio da brividi. (Anche se qualche mix tra le due protagoniste c'era già stato, sia pur in circostanze molto più drammatiche: in "The Quest", seconda stagione, quando per sconfiggere Velsinea lo spirito di Xena era entrato per pochi minuti nel corpo della compagna, e in "Succession", quinta stagione, con lo scambio di corpi alternato all'alba e al tramonto.) Il riferimento principale della storia è però ad un passato remoto e precisamente a "Athens City Academy of Performing Bards", citato anche prima, sul quale forse converrebbe soffermarsi di nuovo un po', visto che nel mio precedente saggio l'ho invece abbastanza trascurato, come ho già avuto modo di dire. In quell'episodio, Olimpia si staccava da Xena per la prima volta dal loro incontro, per iscriversi all'accademia per bardi di Atene. E là incontrava le versioni giovanili di Omero, il futuro cantore delle imprese di Achille e Ulisse (che come abbiamo visto ritoccò un pochino), Euripide, dall'eloquio talmente aulico e forbito da necessitare di sottotitoli, e che per fortuna negli anni sembra avere perso, Timoteo (che in originale si chiama Twickenham, nome che riconosco non adattissimo ad una storia ambientata nell'antica Grecia, e quindi per una volta i traduttori-traditori sono giustificati) e Statteo (che invece in originale si chiamava Stallonus, con chiari ed ironici riferimenti a Sylvester Stallone, per il tono piuttosto fracassone delle sue opere), che però in questo episodio viene solo citato. Olimpia, pur tra cotanta concorrenza riusciva a distinguersi e ad ottenere voti eccellenti che le avrebbero permesso di iscriversi senza alcun problema, ma la ragazza sceglieva invece di tornare accanto alla sua Xena, perché quei bardi potevano solo raccontare le loro storie mirabolanti, mentre con lei aveva l'opportunità di viverle, e per altre ragioni un po' meno evidenti all'epoca, ma in seguito decisamente più chiare. L'altro riferimento assai più recente, tanto da poter considerare i due episodi quasi collegati, è come ho già detto, "A Muse in The Hand", l'episodio in due parti di questa stessa stagione, e proprio come in quello, anche qui siamo in presenza di una trama gialla sullo sfondo, ma risolta forse più brillantemente e con una soluzione finale decisamente più difficile da immaginare. La solita ultima nota questa volta riguarda la minaccia che Xena, nel corpo di Olimpia, rivolge ad Euripide. Può anche sembrare solo una battuta divertente, anche se non certo per l'interessato, ma Xena aveva già messo in pratica senza esitare questa particolare minaccia su un mercante di schiavi che aveva avuto l'infelicissima idea di posare le mani, e qualcos'altro, su Olimpia, nel quinto romanzo della serie alternativa scritta da Melissa Good, "Winter's Ending", e visto che tra le firme di questa storia c'è anche la sua, forse il povero Euripide ha corso un rischio serio.


ECHOES

Sotto la minaccia di un violento temporale in arrivo, Xena e Olimpia si fermano in un villaggio di pescatori. Il posto appare povero e abbandonato, ma improvvisamente un uomo corre loro incontro e presentandosi come il proprietario della locanda si dimostra particolarmente voglioso di ospitarle, offrendo tutto compreso anche un bagno nel loro famoso fango termale. Piuttosto perplesse dall'ambiente (sono chiaramente le due uniche ospiti della locanda), le due accettano comunque la sistemazione, e poco dopo nella loro stanza, Xena con aria poco soddisfatta se ne sta a mollo in una specie di denso liquido marrone che sembra decisamente più budino che fango. Stufa dell'esperienza e dell'aria canzonatoria con cui Olimpia la sta osservando, Xena esce dalla vasca, completamente coperta dalla strana sostanza, ma cercando di ripulirsi si passa una mano sulla bocca e un po' di "fango" le resta sulle labbra. Meravigliata, se le lecca e la sua espressione cambia. Olimpia le si avvicina con curiosità.

OLIMPIA: Che c'è?
XENA: Mmh. Niente male.

Olimpia raccoglie un po' della sostanza dalla pelle di Xena e l'odora. Cautamente l'assaggia, poi con occhio intrigato la spinge delicatamente verso il letto.

OLIMPIA: Ce l'hai dappertutto.
XENA: Già, dovrò uscire sotto la pioggia per liberarmene.
OLIMPIA(sogghignando): E'... Dolce. (Pausa.) Penso che mi piaccia.

Lentamente, Olimpia la distende sul letto, poi le monta sopra a cavalcioni tenendola supina.

XENA: Che stai facendo?

Olimpia si toglie la veste da notte ed agita le dita, con un sorriso diabolico sulla faccia.

OLIMPIA: Prendo il dessert.

Fuori la tempesta è scoppiata in tutta la sua furia e in lontananza si ode il suono della campana di una nave, quasi coperto dal rumore dei tuoni. Con una mano, Xena spegne la candela, sorridendo a sua volta mentre Olimpia si china su di lei. Il suono della campana adesso arriva più forte, e per quanto Xena e Olimpia si sforzino di non sentire e non perdere concentrazione in quello che stanno facendo, grida dall'esterno, unite al suono di un'altra campana, quella d'allarme del villaggio finiscono per indurle ad interrompere e un attimo dopo una Principessa Guerriera e una Poetessa Combattente, completamente
nude, si affacciano alla finestra per capire la ragione di tutta quella bolgia.

XENA: Deve essere successo qualcosa. C'è tutto il villaggio là fuori.
OLIMPIA: Non vedo inondazioni. Qual'è il problema?
XENA(guardandola): Credo che dovremo scoprirlo, no? Prima lo scopriamo e lo risolviamo e prima torneremo qui.
OLIMPIA(sospirando con rammarico): Sì, ma con questo tempo...
XENA(richiudendo la finestra): Ci faremo un altro bagno di fango.
OLIMPIA(f.c.): Ricordami di chiedere la ricetta.

Rivestitesi in fretta e giunte tra la folla, le due compagne vengono a sapere che il suono della campana indica una nave in difficoltà e la popolazione del villaggio deve sempre accorrere in questi casi, ma al momento tutti gli uomini validi sono via per la pesca e nessuno dei rimanenti è capace di governare una barca in un mare così agitato. Gli abitanti si rivolgono speranzosi a Xena e Olimpia che paiono invece perfettamente in grado di compiere il salvataggio e, nonostante Xena avverta una strana tensione tra la gente, le due donne non possono fare altro che accondiscendere alla richiesta. Partite con una piccola barca a vela e solo della corda a bordo, Xena e Olimpia cercano di individuare, in mezzo alla tempesta che si fa sempre più violenta sballottando la loro fragile imbarcazione, la nave che dovrebbero soccorrere, ma il buio sembra impenetrabile. Improvvisamente, Xena crede di scorgere la luce di una lanterna in distanza e le due donne cercano di dirigere verso quella direzione, quando Olimpia si accorge di una falla nella loro barca e contemporaneamente l'imbarcazione che stavano cercando appare improvvisamente, sollevata da una gigantesca ondata e ricade sulla barca, rovesciandola. Rischiando di annegare, Xena e Olimpia riescono ad attaccarsi con la corda allo scafo rovesciato, ma il vascello come dotato di vita propria ancora una volta punta su di loro, costringendole ad una mossa disperata e mentre ciò che resta della loro imbarcazione sta affondando, le due compagne strette l'una all'altra e legate alla corda si danno una spinta formidabile finendo sul ponte dell'altra nave. Ma qui le attende una sorpresa, perché non solo sulla nave non pare esserci anima viva, ma neanche una traccia di campane o di lanterne. Xena e Olimpia cominciano a passare al setaccio l'intera imbarcazione ma senza alcun esito, la nave inoltre sembra essere in pessime condizioni e come abbandonata da anni. Non sapendo cosa pensare, le due donne temono anche di avere molte difficolta per tornare a terra, perché il buio intorno a loro è più fitto che mai, impedendo anche agli acutissimi sensi di Xena di individuare la direzione da prendere. Cercando qualcosa che possa tornare utile, Xena apre un portello che conduce probabilmente alla stiva. Oltre si scorgono appena alcuni gradini, ma appena inizia a scendere, una tenebra ancora più fonda sembra inghiottirla e sotto gli occhi inorriditi di Olimpia, il portello si richiude sigillando la compagna all'interno. La situazione si fa di attimo in attimo sempre più drammatica, e vanamente Xena chiama Olimpia a pieni polmoni o cerca di risalire le scale che adesso non riesce più a trovare. Il buio che la circonda è quasi totale e accentua il senso di disperazione ed impotenza della guerriera che tentando di orientarsi, trova un remo con cui spera di poter forzare in qualche modo il portello, ma nel muoversi tocca qualcosa che un momento dopo sembra sparita e in Xena nasce la sensazione di non essere sola in quel buio. Non molto meglio sta andando a Olimpia che visto fallire ogni tentativo di aprire il portello, urlando il nome della compagna, sta cercando adesso di sbirciare attraverso le minuscole fessure nel legno o di udire la voce di Xena, ma senza miglior fortuna. Tra loro sembra esserci molto di più di quel semplice spessore di legno. Imprecando, la ragazza si solleva in piedi e in quel momento scorge un'ombra accanto all'abero di maestra, ma di chiunque si tratti, non risponde ai richiami di Olimpia, e scomparendo e riapparendo la induce a seguirla. Nella stiva, intanto, la presenza avvertita da Xena si è rivelata, la guerriera fissa sbalordita l'immagine di suo figlio Seleuco che lei credeva in pace nei Campi Elisi. Ma il ragazzo che vede davanti a sè è ben lontano da quello che ricorda. Con lo sguardo cupo e vestito di stracci, il fantasma l'accusa di averlo tradito e strappato così al suo paradiso. Ma Xena nega.

SELEUCO: Davvero? Lei ha causato la mia morte e tu l'ami. Come puoi fare una cosa simile, madre?
XENA(fissandolo): Di cosa stai parlando? Speranza? Io non l'ho mai amata! Gli dèi sanno che l'ho quasi...
SELEUCO(avvicinandosi e alzando una mano): Olimpia.

Seleuco si avvicina ancora e le tocca un braccio.

XENA: Olimpia? Lei non...
SELEUCO: Sì, invece. Tu lo sai, madre. Ti ha mentito... Ti ha tradito... E per questo io sono morto. (in un mormorio) Come hai potuto?

Costernata per le accuse di suo figlio, Xena non trova risposte ed ignora che un dramma quasi analogo lo sta vivendo contemporaneamente sul ponte Olimpia che ha raggiunto l'ombra misteriosa rivelatasi proprio per la sua defunta figlia Speranza che le appare come un'immagine speculare di se stessa più giovane e con i capelli lunghi e vestita nella sua antica tenuta da Amazzone ma ridotta ormai a brandelli. Speranza le rammenta amaramente il suo passato e di come le sue scelte avrebbero potuto cambiare gli avvenimenti.

OLIMPIA: Sappiamo entrambe che non è vero.
SPERANZA(guardandola dritta negli occhi): Tu speri solo che non lo fosse. (puntandole il dito contro) Tu avresti potuto cambiarmi. Avresti potuto cambiare tutto. Tu questo lo sai nel tuo cuore perverso.
OLIMPIA: No.
SPERANZA: Ma tu dovevi sempre scegliere Xena, vero? Mai me.(...) Io ero una bambina quando mi gettasti in quella cesta... Dahak mi raccolse. Che scelta avrei potuto fare, mamma? Hmm? Tu avresti potuto portarmi con te e allevarmi, e tutto sarebbe stato diverso!
OLIMPIA: No!
SPERANZA: Sì! Ma no, tu dovevi restare con Xena. C'è sempre stata Xena prima di tutto. Prima di tutti. (Altre figure cominciano a formarsi alle spalle di Speranza.) Prima di tutti noi.

E come in una specie di replica fedele nella stiva, Xena vede apparire accanto al figlio altre ombre che la circondano, tra le quali spicca quella di sua madre Irene col volto e il corpo deturpati dalle fiamme del rogo che l'ha uccisa.

IRENE: Lei non ci ha mai amati. Nessuno di noi. Tutto ciò che contava è sempre stato solo quello che voleva.

Xena appoggia la schiena alla parete di legno, fissando le ombre con occhi spalancati, e il remo abbandonato al suo fianco.

IRENE: Almeno la tua morte è stata rapida, Seleuco. Al contrario della mia.
XENA: Madre, aspetta.

Le ombre cominciano ad avvicinarsi.

IRENE: Ho finito di aspettare. Ho bruciato tra le fiamme anche troppo per te.
XENA: No. State indietro.

E impadronitasi del remo, Xena lo brandisce di fronte a sé. Mentre sopra di lei, Olimpia sta affrontando altri fantasmi del suo passato che le stanno sempre più stringendosi intorno.

OLIMPIA: Speranza, non provare a fare l'innocente con me. Ti ho dato tutto quello che avevo.
SPERANZA: Mi hai dato una coperta e uno stupido agnellino di legno.(afferrandola per il braccio e spingendola contro l'albero) E ti sei ripresa la coperta. In più bruciandola fino all'ultimo frammento, vero? Credevi che ti avrebbe alleggerita la coscienza così che potessi dormire accanto a Xena senza brutti sogni?
OLIMPIA(liberandosi dalla sua presa): Stai lontana da me.
SPERANZA: La verità fa male, eh, mammina? E tuttavia hai sempre abbandonato tutti per lei.
OMBRA(sussurrando): Abbandonati senza un pensiero. Lasciati a morire.

Gli occhi di Olimpia si dilatano, e cerca di sottrarsi alle voci, mentre i suoi genitori, Ecuba e Erodoto, escono dal buio.

ALTRA OMBRA: Non ha neanche aspettato che la mia tomba si raffreddasse.

E adesso è la figura di Perdicca a farsi avanti, mentre Olimpia arretra ancora.

SPERANZA: Credevi che fossi la sola con delle lagnanze, mammina? Xena ti ha condotta per un sentiero molto, molto lungo e rischioso. E adesso è ora di pagare.

E le ombre ormai stringono d'assedio Olimpia mentre i fulmini rischiarano il cielo scuro. Nella stiva nel frattempo, Xena sta provando a dominare il panico, ricorrendo al ragionamento. Lei e Olimpia erano sole sulla nave, quindi tutto ciò che sta vedendo non può essere reale, ma anche questo tentativo di razionalizzazione fallisce quando il remo che continua a brandire in difesa viene afferrato e strattonato con forza da Seleuco e le ombre sempre più solide che la circondano cominciano ad inondarle la mente di ricordi di sofferenza e morte, la visione di Anphipoli distrutta, il cadavere di Seleuco nelle sue braccia, Irene che brucia sul rogo e l'Inferno che si spalanca sotto la locanda di sua madre. Xena urla dal dolore mentale infertole da quelle immagini. E Olimpia, a poca distanza sopra lei, resiste strenuamente alle voci degli spettri che la perseguitano, ma è difficile ribattere alle loro accuse, e ogni sua parola sembra rivoltarsi contro di lei.

SPERANZA: Così ammetti il tuo egoismo! Non ti è mai importato niente di noi. Solo di te. E di Xena.
OLIMPIA(con rabbia): Non è vero!
PERDICCA: Sì, è vero, Olimpia. I morti possono sentire i pensieri dei vivi, ricordi? Immagina come mi sia sentito freddo nella mia tomba, morto a causa tua... Solo per sentire te che pensavi a lei.

Olimpia sembra arrendersi nel silenzio.

SPERANZA: Immagina come mi sono sentita io, spinta in un pozzo di lava... per lei.
ECUBA E ERODOTO: Immagina come ci siamo sentiti noi nel vederti abbandonarci... per lei.

Olimpia si regge al parapetto con entrambe le mani. Sa che c'è del vero in quelle parole, a prescindere dalle circostanze. Quasi arrese, soffocate da sensi di colpa solo parzialmente sopiti dal tempo, Xena e Olimpia, separate solo dallo spessore del ponte di legno della nave e tuttavia in quel momento lontanissime l'una dall'altra, perse nei propri incubi rievocati dalle ombre del loro passato, paiono ormai facili prede dei loro persecutori che fanno la loro richiesta. Ognuna di loro dovra dichiarare amore verso gli spiriti dei propri cari rinnegando la compagna. Ma mentre Xena non sembra capace di rispondere a Seleuco ("Dillo, madre. Strappatela dal cuore, e saremo noi ad amarti al posto suo."), Olimpia ha un'ultima fiera reazione.

OLIMPIA: Non posso. Non posso dirti questo, Speranza. Perché hai ragione. Io amo Xena più di chiunque altro a questo mondo. (tirando a sè Speranza che ringhia quasi.) E, per gli dèi, dopo tutto quello che ho passato per restare al suo fianco, ci vorrà molto più di te per riportarmela via.

Come liberata da uno stato ipnotico, Olimpia sfugge agli spettri e si getta sul portello della stiva, strappandolo a mani nude. Ma Speranza le ricorda che anche Xena sta operando una scelta e questa potrebbe non essere a suo favore. E' pronta ad affrontare la possibilità?("Quel chakram non ti lacererà solo la testa questa volta." dice. "Correrò il rischio" risponde Olimpia, dopo aver scrutato nel buio che l'attende in fondo alle scale.) Ma anche Xena, quasi all'unisono, sembra essere riuscita alla fine a scuotersi dai suoi incubi, e si rifiuta di rinnegare la sua compagna.

XENA: Mai.
SELEUCO(chinandosi su di lei): Neanche per tuo figlio?
XENA: Mio figlio... (prendendo un profondo respiro) ... non me lo chiederebbe mai.

E con il suo urlo di battaglia, Xena si lancia contro Seleuco e le altre ombre scagliandole via e afferrando il remo, pronta allo scontro, ma proprio in quel momento, qualcuno cade dall'alto con un grido e Xena fa appena in tempo a prendere al volo tra le braccia Olimpia. Le ombre le avvolgono portando dolore al loro contatto e le due compagne urlano insieme stringendosi l'una all'altra e un attimo dopo guardano la luce della luna che filtra dall'ampio foro sulle loro teste, mentre la tempesta ed i fantasmi sembrano scomparsi simultaneamente. Il mattino dopo, Xena e Olimpia escono dalla locanda, pronte alla partenza, inseguite dal locandiere che si profonde in scuse per l'accaduto, spiegando finalmente ciò che si celava dietro la misteriosa nave che adesso è placidamente attraccata ad un molo, e appare assai meno minacciosa alla luce del giorno.

LOCANDIERE: Belegos era il capitano di una nave. Molto famoso e molto abile nella pesca, e anche un brav'uomo. (...) Si era innamorato di una ragazza di qui e l'aveva sposata. Era pazzo di lei. La venerava... avrebbe fatto qualunque cosa per lei.
OLIMPIA: Continua.
LOCANDIERE: Mentre era per mare, la ragazza... Beh... Comunque, lei lo tradì. Una notte lui tornò inaspettatamente e andò a casa. Era il loro anniversario, capite, e...
OLIMPIA: Ah.
LOCANDIERE(asciugandosi le mani sul grembiule): Non riuscì a perdonare. Li uccise entrambi e scomparve.(guardando la nave) Qualche anno dopo cominciarono le chiamate. Sapevamo che quando suonava la campana, qualcuno doveva essere mandato, altrimenti...
XENA(gelidamente): Quella gente non è mai tornata.
LOCANDIERE(con imbarazzo): Ehm, no. Ma dovevamo farlo, altrimenti lui avrebbe rovinato la pesca, e sapete... Noi... ci viviamo su quella.

Glissando sulla logica del discorso, Xena e Olimpia lasciano il locandiere, con la coscienza un po' alleggerita dalla confessione e dal non dover annoverare anche loro sulla lista delle vittime della nave fantasma, e si allontanano, andando a sedersi di fronte al mare. Olimpia prende un sasso e lo getta nell'acqua.

OLIMPIA: Quanto c'era di reale, Xena?
XENA(scuotendo la testa): Non lo so.
OLIMPIA: Voglio dire, come poteva il fantasma del capitano o chiunque fosse, sapere chi evocare? Sapere quali dei nostri ricordi avrebbero...
XENA: Non credo che l'abbia fatto lui.

Olimpia si volta verso di lei e la guarda.

XENA: Credo che si trattasse solo di far emergere il peggio dalle coscienze della gente.
OLIMPIA(riflettendo): Di sicuro ha fatto centro pieno con noi due.

Xena sospira e prende un sasso, lanciandolo nello stesso punto in cui Olimpia ha gettato l'altro.

XENA: Già. Non c'è dubbio.(gettando un altro sasso) Mi chiedo cosa l'abbia fermato.

Olimpia lentamente si appoggia contro la spalla di Xena, prendendole la mano.

OLIMPIA: Forse finalmente ha trovato qualcuno che amava con la sua stessa intensità.
XENA(con un leggero sorriso): Forse ne ha trovate due.

E le due compagne restano ad osservare il sorgere del sole, l'una appoggiata all'altra.

PS: "Subtext" è una parola divenuta familiare a tutti gli xeniti nel corso dei sei anni della serie tv. Senza stare a tornare sul suo significato nel contesto, atteniamoci solo a quello letterale: argomento sottinteso, ma abbastanza chiaro da essere facilmente deducibile dal tono, in uno scritto, una conversazione, ecc. La vicenda a cui abbiamo appena assistito entra pienamente in questa definizione. Togliete infatti la nave fantasma, gli spettri e la maledizione del capitano e rimarremo con Xena, Olimpia ed i loro incubi causati dai sensi di colpa mai veramente risolti. La storia infatti, altro non è che una specie di seduta terapeutica a base di traumi psicologici allo scopo di riportare a galla quei conflitti interiori occultati e solo apparentemente dimenticati. In realtà tutte le cattiverie che i fantasmi dicono alle due compagne (appositamente separate, perché ognuna delle due non abbia l'altra a sostenerla e quindi si trovi faccia a faccia con i propri dubbi da sola), sono soltanto cose che loro stesse sentono verso se stesse nella profondità più oscura della loro anima (e da questo il buio che regna sovrano sopra e dentro la nave). Le accuse più crudeli degli spettri (egoismo, perversione, abbandono dei propri cari) sono semplicemente le accuse che Xena e Olimpia si rivolgono, probabilmente da sempre. E chissà se questo ultimo confronto con il proprio passato le avrà davvero risolte. In qualche modo, l'impressione, supportata anche dal finale, è che questi confliti siano in qualche modo "alleggeribili" solo quando le due donne sono insieme (gli spiriti spariscono quando Olimpia cade tra le braccia di Xena), ma sempre in agguato in ogni momento di solitudine. Insomma, diciamo che come season finale, questo episodio firmato da una Melissa Good al meglio delle sue capacità, svolge perfettamente le sue funzioni e non si lascia nemmeno scappare la possibilità di una ghiotta (ghiotta stavolta in più di un senso) scena erotica, marchio di fabbrica di Missy (a proposito, la strana sostanza pare che fosse proprio cioccolato). Oltre naturalmente a sovrabbondare di citazioni, questa volta quasi tutte funeree, che cercherò di elencare meglio possibile: la morte di Perdicca è in "Return of Callisto", seconda stagione; Olimpia è costretta ad abbandonare sua figlia ancora in fasce in "Gabrielle's Hope", la morte di Seleuco per mano di Speranza è in "Maternal Instincts", e Olimpia si getta nel pozzo di lava con lei in "Sacrifice II" , tutti e tre della terza stagione, mentre la morte di Irene risale a "The Haunting of Amphipolis", sesta stagione, e Olimpia distrugge la coperta che aveva avvolto la neonata Speranza in "Dreams of The Heart", settima stagione. Xena è già stata perseguitata dai fantasmi del passato varie volte a partire dal terzo episodio della serie,"Dreamworker", mentre Olimpia ne ha fatto la conoscenza, col gentile "aiuto" delle Furie in "Motherhood", quinta stagione. Infine Xena e Olimpia non hanno una felice tradizione con le storie ambientate sull'acqua ("Tsunami", "Xena e il presagio di sventura", terza stagione, solo per citarne una) e la tradizione proseguirà, come vedremo in futuro. Intanto si conclude questa ottava stagione che ha mantenuto come promesso l'eccellente qualità a cui la saga di Xena e Olimpia, prima in tv e ora in rete, ci ha abituato (anche se, per le ragioni già discusse precedentemente, subendo una drastica riduzione del numero di episodi) e nuovamente negli ansiosi xeniti, già da qualche settimana si è riaperto l'annoso dibattito: ci sarà una nona stagione, e riusciranno a mantenere il livello delle storie ottenuto finora? Alla prima domanda, la risposta è sì, per la seconda non resta che continuare a leggere.





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