episodio n. 19
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Marte e le Graie decidono di lasciare Olimpia nella sala dove l’hanno adagiata considerandola al sicuro da occhi indiscreti. Intanto i quattro si dirigono poco distante per incontrare le Parche nel luogo convenuto:
- Ancora non sono arrivate … maledizione! Prima Xena, adesso loro … stiamo perdendo solo tempo prezioso. Potrebbero scoprirci. Tornate da Olimpia voi tre, sarebbe sospetto se vi vedessero. Io rimarrò qui ad aspettare –
Le Graie borbottando per il troppo cammino che sono costrette a fare, si dirigono lentamente nella sala del bardo, mentre Hercules senza essere notato, trova il fratellastro e appena le tre megere sorelle si sono allontanate si avvicina a Marte che se ne sta appoggiato a una colonna:
- Sorpreso di vedermi? –
- Tu qui?! Come ci sei arrivato? –
- Ho anch’io le mie risorse, cosa credi… -
- C’è anche Xena, vero? Dov’è? –
- Tu dove credi che sia? … Non ci metterà molto a trovare Olimpia. Ormai il tuo piano è sfumato. Dì pure addio ai tuoi sogni di gloria e alla tua invincibile stirpe di guerrieri. –
Preso dall’ira, Marte scaglia una sfera infuocata contro il fratello che lo schiva per un soffio, spostandosi velocemente di lato.
- Vuoi fare a botte qui? Ne sei sicuro? –
Marte si arresta riflettendo sulle parole di Hercules:
"Non ha tutti i torti, Giove potrebbe facilmente vederci e questo mi creerebbe grossi problemi"
- Che cosa vuoi da me? - riprende nervosamente parola il dio della guerra - Non potevi continuare a farti gli affari tuoi, invece di aiutare Xena? –
- … Mhm no! – e così dicendo, l’eroe tira un sonoro pugno alla mascella di Marte, facendolo indietreggiare di qualche passo.
Il dio della guerra, preso ancora di più dalla rabbia, si lancia contro il fratellastro che cerca di schivarlo, ma il dio riesce a toccargli il braccio destro e a portarlo con sé lontano dall’Olimpo, materializzandosi a pochi metri dal cratere di un vulcano:
- Che dici di questo posto per divertirci un pò? –
- Non c’è male… - commenta Hercules, soddisfatto di avere allontanato Marte dall’Olimpo, per lasciare Xena libera di salvare Olimpia.
Il combattimento tra i due ha inizio: Marte scaglia una serie di sfere di fuoco contro il fratello, senza mai riuscire a colpirlo. Stanco dei vani tentativi continua la sua offensiva cercando di avvicinarsi il più possibile ad Hercules per dare avvio ad uno scontro corpo a corpo. Un colpo violento allo stomaco e uno al mento, mettono a terra il figlio mortale di Giove che trova però prontamente la forza per rialzarsi e di iniziare un contrattacco sferrando una serie di calci contro il dio della guerra; il guerriero para gli attacchi per poi reagire al momento opportuno, assestando un pugno ben calibrano riuscendo ad allontanare l'avversario.
Non è semplice per i due concentrarsi sul combattimento: fiumi di lava incandescente scorrono lungo la montagna e permettono la lotta solo all’interno di un triangolo largo pochi metri.
Hercules si guarda intorno in cerca di uno spiraglio: raggiungere un isola di terra più grande gli risulta impossibile in quanto un grande colata incandescente lo separa dalla meta e non vi sono pareti da sfruttare per ottenere una spinta necessaria ad un tale balzo. Il calore è molto forte e questo rende difficile la respirazione dell’eroe a cui più volte si annebbia la vista, ma nonostante le condizioni ambientali scelte da Marte, Hercules continua la sua lotta contro il fratello che risulta, per forza ed abilità alla pari.

CAPITOLO VIII

Intanto sul monte Olimpo, Xena dopo aver cercato in molte stanze, accede finalmente a quella in cui è nascosta Olimpia, ignara di ciò che sta accadendo tra Hercules e Marte.
La principessa guerriera entra nella prima sala, anch’essa come le altre molto simile ad un tempio e dimora di chissà quale divinità. Osserva con attenzione le statue di marmo che raffigurano vari personaggi che impugnano alcuni oggetti simbolici:
"Devo stare attenta in questo posto … l’apparenza può ingannare e qualcuno potrebbe spiarmi nell’ombra"
Con la coda dell’occhio la guerriera scorge un pezzo di veste marrone, che sporge da dietro una statua. Temendo una presenza divina, Xena, si nasconde dietro una colonna, attendendo un movimento del presunto avversario che di sicuro l’ha vista entrare. Passano alcuni minuti di silenzio senza che nessuno dei due si muova, poi, il misterioso personaggio esce allo scoperto: è Denio. L’anziana divinità credendo che Xena si sia allontanata, ancora impaurita gironzola in giro dirigendosi verso la porta d’ingresso per verificare se la guerriera sia uscita dell’edificio.
Intanto Xena silenziosamente, riconoscendo la Graia, le scivola alle spalle e le punta la spada alla schiena impedendole di girarsi:
- Aahh! Sei ancora qui! – grida Denio che ha l’occhio per poter vedere.
- Non gridare. Sarà meglio per te ... non fare strani incantesimi e conducimi da Olimpia… -
- Non puoi uccidermi! Io sono immortale! – dice ostentando sicurezza la Graia.
- Questo lo so, ma potrei rendere la tua immortalità un eterna agonia ... Alza le mani ben in vista. –
Non appena Denio le ha obbedito, la principessa guerriera afferra la corda che la sorella delle Parche porta in vita come cintura e la usa per legarle i polsi.
- Adesso andiamo insieme da Olimpia. Marte è con lei? –
Innervosita per essere stata immobilizzata la Graia lancia un urlo e prova a mordere Xena su un braccio, ma ottiene in cambio solo un pugno sui denti che la zittisce. Il troppo rumore provocato dalla gracchiante divinità, costringe Xena a nascondersi nuovamente dietro l’imponente colonna di marmo con l’ostaggio, avendo cura di tapparle la bocca con la mano intuendo l’arrivo delle sue due sorelle .
Panfredo e Enio aprono la porta della sala dove erano rinchiuse con Olimpia, ma non avendo l’occhio per poter vedere, si muovono cautamente restando in ascolto con il loro insuperabile udito, temendo per la sorte della sorella. Xena vendendole intuisce la loro difficoltà e senza farsi problemi, le raggiunge a passo svelto tirandosi dietro Denio ancora legata:
- C’è Xenaaaa! – grida la Graia alle due sorelle, che identificata la minaccia, si barricano in sala chiudendo la porta. Tuttavia prima di poter attuare un incantesimo, la principessa guerriera apre la porta con un vigoroso calcio ed entra estraendo la spada, mentre Panfredo e Enio corrono a nascondersi dietro ad una statua come meglio possono:
- Dov’è Marte? – chiede ancora una volta alla Graia prigioniera.
- E’ andato ad aspettare le Parche, lasciaci andare! –
- Olimpia! – Xena vede il bardo stesa sul triclinio e vestita per le nozze. E’ sveglia ma ha lo sguardo assente e sembra non averla riconosciuta.
Per evitare nuovi incantesimi, prima di dedicarsi alla bionda guerriera, Xena, si avvicina alle due Graie e utilizzando la sua frusta, le lega con la sorella alla statua, senza che queste possano opporre resistenza:
- Non puoi farci questo lasciaci andare! –
- - Tacete! –
Xena si avvicina ad bardo per salutarla e guardarla negli occhi. Ma il suo sguardo è assente:
- Olimpia … cosa ti hanno fatto … dimmi qualcosa ti prego… Sono io: Xena! Mi riconosci? –
- … Xena … -
L’espressione di Olimpia è inebetita e ha ripetuto meccanicamente il nome della principessa guerriera senza rendersi conto di averla di fronte a sé dopo tanto penare.
- Cosa avete fatto ad Olimpia? – chiede Xena adirata alle graie voltandosi verso di loro e accorgendosi che Denio sta provando a recitare delle formule, guardando verso la sfera del potere dell’occhio posta per terra in un angolo, semi nascosta dal sacco che la contiene. Perciò corre verso l’oggetto causa di buona parte dei suoi guai e afferratolo, si avvicina alla finestra da cui si vede tutta la Grecia e minaccia le graie di lanciarla nel vuoto.
- Noooooo!!!!! La sfera! – gridano in coro le sorelle, piagnucolando per la sorte della fonte dei loro incantesimi. – Come faremo senza? Non farlo ti prego! – Supplica Panfredo dimenandosi per la stretta presa della corda.
- Fate tornare Olimpia come prima, muovetevi! – ordina Xena.
- Non possiamo, devi farle bene il contenuto dell’ampollina che è nel sacco con il tappo d’oro. – dice Enio mentre la principessa guerriera si china per rovistare nel sacco e trovare ciò che ha detto.
- Bene … vedo che quando collaborate andiamo d’accordo… adesso voglio che la Olimpia di questo presente perda memoria di ciò che è successo da quando l’avete mandata nel futuro fino ad oggi e si ricordi di tutto quello che le è successo prima di questa storia. … obbeditemi, Olimpia è qui fuori e posso verificare se mi state ingannando… – finge Xena per convincere le Graie a riportare le cose a posto.
Le sorelle recitano delle formule per sciogliere l’incantesimo preoccupate della sorte della sfera e dopo pochi attimi una di loro afferma prontamente:
- La memoria della tua amica è stata cancellata e ha dimenticato ciò che è successo in questi giorni. – dice Panfredo
- Adesso rimetti a posto la sfera! – intima Enio, chiedendo che la parola venga mantenuta.
Xena, sapendo di non poter correre altri richi, dopo aver riflettuto per qualche istante decide di lanciare la sfera nel vuoto:
– Mi dispiace ma non posso accontentarvi… - dice lanciandola con forza fuori dalla finestra mentre le Graie iniziano a piagnucolare per aver perso la fonte dei loro incantesimi.
- Nooo!!! Come hai potuto!!!! –
- Non avreste mai dovuto aiutare Marte. Chissà .... se siete state fortunate, può darsi che la sfera sia ancora intera… - sorride Xena beffandosi delle tre sorelle, prima di avvicinarsi ad Olimpia con in mano l’antidoto al suo incantesimo.
- Bene … vedo che quando collaborate andiamo d’accordo… adesso voglio che la Olimpia di questo presente perda memoria di ciò che è successo da quando l’avete mandata nel futuro fino ad oggi e si ricordi di tutto quello che le è successo prima di questa storia. … obbeditemi, Olimpia è qui fuori e posso verificare se mi state ingannando… – finge Xena per convincere le Graie a riportare le cose a posto.
Le sorelle recitano delle formule per sciogliere l’incantesimo preoccupate della sorte della sfera e dopo pochi attimi una di loro afferma prontamente:
- La memoria della tua amica è stata cancellata e ha dimenticato ciò che è successo in questi giorni. – dice Panfredo
- Adesso rimetti a posto la sfera! – intima Enio, chiedendo che la parola venga mantenuta.
Xena, sapendo di non poter correre altri richi, dopo aver riflettuto per qualche istante decide di lanciare la sfera nel vuoto:
– Mi dispiace ma non posso accontentarvi… - dice lanciandola con forza fuori dalla finestra mentre le Graie iniziano a piagnucolare per aver perso la fonte dei loro incantesimi.
- Nooo!!! come hai potuto!!!! –
- Non avreste mai dovuto aiutare Marte. Chissà .... se siete state fortunate, può darsi che la sfera sia ancora intera… - sorride Xena beffandosi delle tre sorelle, prima di avvicinarsi ad Olimpia con in mano l’antidoto al suo incantesimo.
- Bevi Olimpia, vedrai che ti sentirai meglio… -
La principessa guerriera avvicina l’ampolla alle labbra del bardo e lascia scorrere il contenuto nella sua bocca, facendoglielo ingoiare. Dopo pochi secondi la donna avverte un forte dolore alla testa e quando riapre gli occhi si rende conto di avere Xena di fronte a sé:
- Oh Xena, sei tu! – esclama abbracciando teneramente la mora guerriera che ricambia l'effusione.
- Ti senti meglio adesso, vero? –
- Si, meglio… - risponde la donna, vedendo finalmente la principessa guerriera davanti a sé. Tuttavia entrambe sono disturbate dalla presenza delle Graie e dopo essersi guardata intorno per qualche istante Xena propone di allontanarsi:
- Vieni, andiamo via di qui, prima che torni Marte - dice Xena prendendo Olimpia per mano.
Le due lasciano insieme la sala dirigendosi a passo svelto fuori dall'edificio lasciando le sorelle delle Gorgoni a dimenarsi cercando di allentare la frusta che le imprigiona.
Cautamente le due guerriere corrono tra le sale dell'Olimpo facendo attenzione a non destare alcun sospetto tra gli immortali trovando poi riparo dietro ad una grande fontana da cui scorre copiosa dell’ambrosia in cui si erge al centro una grossa statua raffigurante il dio del fulmine in tutto il suo vigore. Le due donne trovano riparo dietro di essa coperte da alte piante di fiori mai visti sulla terra. Xena fa sedere Olimpia sul bordo della fontana e si inginocchia ai suoi piedi per parlarle.
- Stai bene? Cosa ti ha fatto Marte? – chiede preoccupata la guerriera prima di passare a tutt’altro discorso.
- Non preoccuparti sto bene. Marte non ha osato farmi del male. In verità, però, non so chi mi abbia vestito così, né dove mi trovo… -
- Siamo sull’Olimpo ... era qui che dovevano essere celebrate le nozze dopo che hanno scoperto il nostro arrivo. Le Graie ti hanno fatto un incantesimo che probabilmente ti avrebbe fatto cedere al fascino di Marte, ma poco fa ti ho fatto bere l’antidoto. –
- … Capisco …ma come sei arrivata qui? –
- - Le Parche mi hanno aiutato ... mi hanno rivelato qual'era il loro debito ... appena avremo un po’ di tempo te ne parlerò; adesso dobbiamo stare in guardia perché non sò dove sia Marte e non vedo più Hercules in giro. Gli altri dei non devono sapere di questa faccenda, altrimenti le Parche potrebbero avere dei problemi con Giove. Dobbiamo nasconderci. –

Dopo qualche istante le custodi del destino compaiono accanto a Xena e Olimpia rispettando i tempi richiesti per liberare il bardo:
- Dov’è Marte? –
- Sta combattendo con Hercules, lontano da qui… - risponde Cloto.
- Non ci metterà molto a tornare perciò dobbiamo riportarvi nel futuro. – aggiunge Lachesi.
- Siamo pronte … -risponde prontamente Xena ponendosi di fronte alle tre dee.
- Prima di riportarvi al vostro tempo abbiamo deciso di aiutarvi affinché Marte non cerchi più di usare le vostre anime come pedine di un meschino ricatto … - dice Atropo sorridendo.
- Aiutarci? E come? – domanda Olimpia incuriosita dall’inaspettato gesto delle Parche.
- Uniremo i vostri destini e ne faremo una cosa sola, così che nessuno possa mai più provare a separarvi. – conclude Lachesi.
- Questo significherebbe che le nostre reincarnazioni future saranno destinate ad incontrarsi?. – domanda Xena.
- Si, principessa guerriera. – risponde Cloto.
- Io sono d’accordo. – conclude il bardo sorridendo alla principessa guerriera.
- Cosa stiamo ancora aspettando allora? – conclude Xena ricambiando il sorriso.
Accordate sul da farsi le due eroine seguono le Parche verso la loro dimora mentre il loro cuore si riempie di gioia; stanno per vivere un momento estremamente importante, un occasione che fin da quando si sono incontrate hanno sempre sognato: unire i loro destini per l’eternità.

- Un topo! Un topo!! – urla Denio, cercando di divincolarsi dalla frusta che la tiene legata alla statua con le sorelle mentre Panfredo le pesta un piede con violenza:
- Smettila di urlare! Ormai per noi è finita! Xena ha lanciato nel vuoto la nostra sfera e tu pensi ai topi?! Ma ti è rimasto un po’ di sale in quella zucca vuota? –
- Ma cosa posso fare adesso? Stiamo qui ad aspettare che qualcuno ci liberi… se mai qualcuno verrà! Le nozze sono sfumate e Marte non ci darà nemmeno un seguace di Dahak! Io ho fame ... Vorrei almeno consolarmi con un topo! –
- Sei senza speranza sorella … - conclude Panfredo.
- Coraggio non abbattiamoci! – incita Enio – Cercheremo la sfera quando ci avranno liberate e torneremo più forti di prima! –
- Sei ottimista sorella...troppo ottimista … - risponde Panfredo.

Nella dimora dell’Olimpo destinata ad accogliere le Parche, tra fusi e centinaia di fili, Xena e Olimpia stanno per sancire la loro eterna unione dinanzi a un sobrio altare. Le Parche si avvicinano ad esso lentamente posizionandosi al centro ed alzando le braccia al cielo indicano alle due eroine di essere pronte per il rituale. Xena e Olimpia si scambiano uno sguardo per poi avvicinarsi alle dee e porsi di fronte all'altare attendendo in silenzio che l’unione abbia inizio:
- Il destino vi ha condotto fin qui oggi, per unire le vostre vite e tutte quelle che verranno nei secoli. – dice Lachesi stando al centro tra le sue sorelle, dinanzi alle due guerriere.
- Nessuno potrà rompere questo vincolo che noi oggi celebriamo, perché queste anime sono da sempre insieme e per sempre lo resteranno. – dice Atropo mentre segna la fronte di Xena e Olimpia con dell’acqua, tracciando un cerchio con il pollice.
Il simbolo tracciato rimane visibile per qualche secondo, brillando di luce propria, per poi svanire alla vista dell'occhio umano rimanendo però impresso nell’anima delle due donne.
- …Adesso nessuno potrà più dividervi. Siate felici in questa vita, perché non ce ne sarà mai più un’altra che vi vedrà insieme forti e unite…altre ne verranno, ma non potranno mai essere paragonabili a questa. – sentenzia Atropo sul futuro delle due donne.
Terminato il rituale Xena e Olimpia si scambiano uno sguardo e si abbracciano prese dall’emozione per poi ringraziare le Parche per aver concesso un simile privilegio a due mortali:
- Vi ringrazio…senza di voi, tutto questo non sarebbe mai stato possibile. –
– La vostra condotta e il vostro coraggio, si sono conquistati questo merito. - risponde Atropo - Noi non vi abbiamo regalato nulla. –

CAPITOLO X

Intanto, nel vulcano in piena eruzione, il combattimento tra i due figli di Giove prosegue senza esclusione di colpi. Una serie di pugni al volto stanno mandando Hercules al tappeto, ma l’eroe sta solo prendendo tempo prima di sferrare il suo attacco e dopo aver costretto il dio della guerra alla difesa con un gancio diretto stomaco, si interrompe bruscamente:
- Aspetta, aspetta … -
- Che c’è? Ti sei stancato? Vuoi riposare femminuccia? –
- No, vedi… è che stavo pensando: chissà se Xena avrà già trovato Olimpia … - scherza Hercules, facendo notare al fratellastro che accecato dall'ira ha perso di vista il suo obbiettivo perdendo tempo prezioso.
- AAAAHHHH! Sei un …! –
- Cosa? Cosa vuoi dire? –
Marte afferra il fratello per il colletto del gilet di pelle e con lui scompare da quel caldo luogo, ritornando sull’Olimpo nel punto in cui avrebbe dovuto aspettare le Parche senza però trovarle:
- La pagherai Hercules! Tu e Xena me la pagherete molto cara! … Devono essere sicuramente rifugiate nel tempio delle Parche!–
Senza aggiungere altro il dio della guerra corre in direzione della dimora delle dee del destino seguito da Hercules e visibilmente innervosito fa irruzione nel tempio dove vede Xena e Olimpia intente a parlare con le Parche:
- La pacchia è finita! Adesso si celebreranno le nozze Xena, ti conviene toglierti di mezzo! – intima Marte, interrompendo il momento felice delle due donne.
La principessa guerriera, si avvicina al dio della guerra con aria spavalda:
- Sei arrivato tardi, qui è già stato celebrato un rituale, ma tu non sei stato invitato. –
Profondamente irritato dall’arroganza di Xena, il dio si fa breccia verso l’altare ed intuendo il tradimento delle Parche intima:
- Voi! … Avevamo un accordo… la pagherete cara! Che cosa avete fatto … parlate! -
- Abbiamo unito le anime di queste due donne affinché tu smetta di perseguitarle … - risponde con prontezza Atropo senza temere l’ira del figlio di Giove.
- Getta la spugna Marte, anche stavolta ti è andata male. Ormai Olimpia non può più diventare la tua sposa e se Giove sapesse tutto il trambusto che hai ordito, specie se dovesse sapere che stai macchinando nell’ombra con Dahak, di certo non te la farebbe passare liscia. – conclude Hercules, per spingere il fratello a ritirarsi.
- Ciò che dirò a Giove è affar mio e delle Parche… - ribatte il dio guardando le custodi del destino.
- Noi non abbiamo mai avuto intenzione di aiutarti … - risponde Cloto.
- … Stiamo solo obbedendo al destino e anche tu lo farai, perché il destino non può essere cambiato. Giove non ti crederà se gli dirai del crepuscolo e di come salveremo te e Venere … - continua Lachesi.
- Perché non è ancora giunto quel tempo. – conclude Atropo.
Marte resta per un attimo immobile mentre le labbra si contraggono in un ghigno di rabbia e dopo aver osservato tutti i presenti della stanza scompare scotendo la testa cercando di controllare l’ira: i suoi piani sono sfumati; non gli resta che ritirarsi nel suo tempio a meditare sulla sconfitta cercando di smaltire la rabbia.
Vedendolo andar via, Olimpia tira un sospiro di sollievo e va ad abbracciare Hercules che non aveva ancora visto fino a quel momento:
- Hercules! ... Sono felice di rivederti! -
- Anche io Olimpia e sopratutto sono felice di poterti riportare a casa… - risponde Hercules sorridendo al bardo.
- Non vedo l’ora di togliermi questo scomodo vestito di dosso… -
- Però! Adesso che ti guardo, devo ammettere che sei proprio elegante… –
Olimpia arriccia il naso, poco convinta del commento dell’eroe, mentre Xena si avvicina ai due appoggiando una mano sulla spalla del figlio di Giove:
– Hercules ha ragione, eri una sposa molto elegante … - commenta ammiccando facendo allusione al matrimonio saltato con Marte.
- Ora dobbiamo riportarvi a casa… - si intromette Cloto.
- Finalmente! – commenta sorridente Olimpia avvicinandosi alla principessa guerriera.
Xena accoglie la notizia con un velo di tristezza ripensando al giovane bardo, forse ancora da sola nel bosco in balia di Speranza e del Distruttore:
"Non devo temere per lei, c’è un’altra Xena che la sta cercando e so che la troverà presto…mi mancherai Olimpia e ogni volta che ripenserò a te, mi girerò e ti vedrò al mio fianco…perché è qui che sei: sempre accanto a me."
- Qualcosa non va? – chiede il bardo.
- No, è tutto a posto. Non vedo l’ora di tornare al nostro presente, ho tante cose da raccontarti. –
- E io non vedo l’ora di sentirti parlare… -
Così dicendo, Olimpia stampa un dolce bacio sulla guancia di Xena per poi rimanere a guardarla qualche secondo negli occhi prima che le Parche ed Hercules si avvicinino a loro per ritornare al loro tempo.

FINE

di Darkamy e Xandrella

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